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Festival di Venezia ti disdegno: sono The Young Pope senza La La Land


31 Aug

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Urge in me questo presente. Avrei voluto usare la coniugazione di passato remoto “urgette” o “urse” ma, come (non) sapete, non esiste. Allora fu urto in me questo sociale, totale rifiuto. Sempre più fiero della mia vita eremitica, da anni (in)consapevoli non mi reco più al Lido, perché questo lor chiacchiericcio non mi par grande bellezza. Gente che applaude Gosling, porgendo leccate di culo alla Stone, mi dà di stomaco. Il concetto di figata non l’ho mai capito. Secondo me è figo un bufalo nelle praterie sconfinate dell’Ovest che “pascola” assieme al suo piccolo, dandogli da mangiare l’aria cosciente della loro fresca, robusta animalità. Caduche le foglie di quelle steppe poi si (ri)posano su un’alce inne(r)vata che, mesta, passeggia “lagrimosa” nella scoscesa sera tranquilla, senza tutte queste mondane scosciate. Sì, Venezia n’è allagata. Donne che tutto l’anno “cacciano” il cibo del loro “erotismo”, zampettando su tacchi a spillo per uomini che, cedendo alle “lusinghe” del loro sesso così “bell’esposto”, maliziosamente (non) celato, crolleranno “colanti” dinanzi a un paio di collant attizzanti per la “gioia” di 15 minuti di cannibalismo accoppiato. Roba per gente carnale e vogliosa di successo… che cessi. Scoppiate… a piangere davanti al mio papa, sono un pappamolla e vi racconto questa. Per via del mio stile di vita autarchico, ai confini con la foll(i)a, la donna del settimo piano, quando mi vede scendere le scale, pronuncia sempre un lapidario “mah”. Come dire: ma questo ci è o ci fa? Lei (non) sa che appena la vedo mollo, appunto, una “sana” scoreggina secca, “calibrata” di sfintere libero come una libellule senza i “cazzi” di queste vecchie donzelle. Acida, frustrata, con un marito geologo che non so se ancora la trivella. Di mio, preferisco le caramelle. Anche la caravella del parlare di ovvietà come se avessi scoperto l’America. Sì, adoro il Sabato sera degli anticipi di Calcio, di questi giocatori al “potassio” che “scuoiano” le palle in pantaloncini “sintonizzati” sullo Sky-line degli abbonati non so se di normale tifo “abbottonati”. Un gioco che piaceva a Pasolini e garba pure a me. Vi racconto quest’altra. Come tristemente abbiamo appreso, è morto il grande Gene Wilder, icona Mel brooksiana ma soprattutto Willy Wonka. Oggi, Mereghetti ha ben accolto La La Land, apprezzandolo per il suo romanticismo sognante schierato a viso aperto contro il cinismo andante. Sì, proprio lui che giustamente stronco Willy Signori e vengo da lontano. Che c’entra? C’è un filo logico in questa cagata, sì, perché leggo il Mereghetti sempre sul water, imparando a memoria le sue stellette quando la merda fa flop, no, pluf. Ecco,ve ne racconto un’altra. Oggi son andato a pigliare… un mio amico. Mi ha confidato che assume delle pasticche che non glielo fanno tirare. Poi mi ha chiesto se anch’io prendo quella robaccia. Io ho assentito, e lui: come fai? I migliori anni della tua (s)figa, cazzo, per la Madonna di Cristo impestato! Devi scopare.

Lo scaricai, dandogli la benedizione e mandandolo a puttane. Di mio la mia vita non va a zoccole, ma per via del “fallo” di essere un san(t)o la gente mi riverisce come fossi Bergoglio.

Detta fra noi, Allah o Dio mi sembrano due idoli messi lì per rincoglionire il popolino.

E questa kermesse, secondo me, può anche andare a farsi fottere.

 

Firmato l’uomo sul cui uccello anche l’acqua santa non può elevarlo.

 

Post scriptum: una ragazza su Facebook esulta dopo la “visione” di La La Land.

Di mio, mi accontento di essere un deficiente migliore dei deficienti “normali”.

 

– Ma Falotico, lei non si fa schifo? Non ha ambizioni.

– Signora “cara”. Si faccia i cazzi suoi. Considerando il suo trucco, mi pare che lei sia proprio una “diva”. E di cazzi, cantando trallallero, va il fil(m)ettino.

 

 

di Stefano Falotico, detto il Papam della Pescarola. Uomo che preferirà sempre una Coca Cola col limone ai limoncelli delle cocainomani.

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La nona porca, no, The Ninth Gate


29 Apr

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Io capisco solo di Cinema, mai servo ma cainiano alla Servillo in Sorrent(in)o che brinda al suo seguir il Corso d’una vita da nove porte, amante di Stefano… King, anche Prince

Nuoto in quest’umanità nello sfacelo, al freddo e al gelo non scendo dalle stelle, non (re)cedo, me “lo” recido, sto in un recinto, mannaggia a mia madre, di me rimasta incinta, bevo in una stalla, imitando talvolta Sly Stallone e Rock(y) nel pop d’una visione onirica dinanzi alla mentalità che mi fa orrore dei borghesi panzuti, ché il sistema non sistema, ti rende (dis)agio, s(c)isma e “scemo”, chi non raccoglie è colui che non ha seminato? Allora, il liquido seminale mi sarà “cast(razi)o(ne)”, me “lo” turlupino, inganno da cane scannato come un por(c)o, mi schiaccio il porro, so’ povero, mentecatto che odia le gatte, a pelo arruffato son “buffo” e sempre annoiato sbufferò contro chi di “pelli” e carne s’abbuffa. Faccio plof, non ho da insegnar dolce Nu(te)lla, mica, minchia, son un prof. di ‘sti cazzi, so’ cinico, arcigno, ti guardo appunto in cagnesco, e non “(fuori)esce”, sto (al) fresco, senza tresche o donne con le trecce, ché al Mulino Bianco ho sempre preferito le case stregate e gli stregoni ai consolatori Stregatti. Che meraviglia, mangio un’Alice e la vi(t)a è salata, “bimbo” in salamoia col mio “salame” sbudellato, Roger Rabbit senza conigliette, coniglione scappo e non scop(pi)o, miei consiglieri, vado lento, miei fraudolenti, non so’ bullo e neanche Bullet, adoro però Rourke Mickey, talvolta “mouse”, schiacciando sull’ergonomica, anche economica, tastiera del mio gusto, che taste, non ho tatto, “erettile” funziona meglio di tanti (s)mascherati rettili col mascara, che mascherate, che “maschi”, me “lo” raschio. Mi dà gusto mangiar la patata, come Castor Troy “la” prendo al vol(t)o, sparandone un’altra di “lingua” (in)compresa, sbavo per colpa delle “compresse”, deturpo la mia face/off ché, fra il bene e il male, ricordatevelo, vince sempre la mela, anche se hai il fis(i)co a pera… con un po’ di Viagra va comunque la bananaunico frutto dell’amore? No, mandatemi a morte, mollo… tutto, deglutisco le tagliatelle alla boscaiola e amputo il mio (g)orgoglio nello “spezzarlo” come Cristo nell’ultima ce(r)n(ier)a dell’eremita che vive sul Monteuomo che (non) ha detto “!”. Agli yes man, preferisco esser pollo al curry, basta con Jim Carrey, meglio Bugiardo bugiardo, e sfoglio il “bugiardino” del mio “sapor” della ciliegia, ché la torta è già in faccia di culo d’un “duro” che le “massaggia” come le millefoglie. Chiaro, son Kiarostami, ma dove s(t)o? Chi lo sa? Forse Moretti con la moglie mora, secondo lui Pacino è sempre più basso ma Al si è (cor)rotto nella sua City Hall e adesso, dal carcere, scrive le sue m(em)or(i)e per un avvocato del diavolo. Dategli da mangiare almeno un avocado. Soffre pure d’Insomnia e, mentre non dorme, legge “Il gioco di Gerald”, angosciato da paure primitive e irrazionali, come l’ombra dello scorpione del suo scarface, che (scara)faggio, mica come quella cantante che vuol ridurre tutto ad un giorno di Sole. Stava con Cremonini, “buon viaggio”, andrà a trovar la tigre di Cremona e Gianni Minà intervisterà Mina assieme al Conte Dracula. Offrendo ai “presenti” il non mor(t)o, ora è canuto e brizzolato, del nostalgico presente. Di mio, faccio ancora il presepe, credo in San Giuseppe, fumo la pipa? No, mi faccio le pippe su una della Madonna, dopo aver letto, nella mangiatoia e nel vivo mangiato, le avventure di Pippo. Gufi, non gufate, son Goofy, goffo, loffio, uffa. Ai cani, comunque prediligo i buo(n)i “cattivi”, e agli asini tua sorella, vacca boia, proprio bona.

Che c’entra questo col titolo del post? A forza di leggere, l’ho preso in quel post’, vedi che ci sta?, che vita da nerd di merda, ho aperto la porta del Paradiso della coscienza, rimango con poche cos(c)e e andrò “rizzo” all’inferno. Ce l’ho sempre “b(r)uc(i)ato”. I “bucati(ni)”. Gnam gnam. Che puzz(ol)a. Datemi dell’infermo ma state fermi con le mani.

Sì, non “menatevelo”. Dai, dai. Ai(uol)a.

 

di Stefano Falotico

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La volpe di Wall Street, del mio fe(ga)to a strisce, (st)retto, vai, i denti (a)stringi, altrimenti aspirine e aspra vita(rella), mio rospo che neanche (ca)pisci


08 May

 

di Stefano Falotico

Vita snella? No, la vedo color acquerello, molto acqua alla gola. Boia!

 

Cosa resterà di noi e del Cinema…?

Periodo, come sovente, di meste, pacate e implacabili riflessioni, indolenzite non tanto dalla malinconia quanto da un perturbante, insistente dolore alle gengive, causato dalla raucedine della gola arrochita per colpa di troppe sigarette rancide e mal aspirate, trattenute, una dolenza dura(tura), severissima che attanaglia il mio flusso mandibolare e furiosamente, in modo quasi ebefrenico, mi fa masticare amaro. Eppur, da tale amarezza cincischiante, di denti corrosi da nottate poco ingorde, in bianco e dunque di ingiallirmi anche nell’animo, apprezzo la purezza franante di me oramai (in)giustamente c(r)ol(l)ato a picco(nate) d’una rabbia che reputo sana perché partorisce arte, anzi Arte, di A maestatica, maiuscola, suprema, scrivente libri che non leggerà nessuno perché son ignoranti e pigri ma così (in)felici, mai ponderata ma eccessiva, di me infoiato che, adirando ancor di più le stesse mie ire, rubicondo, quindi prosciugato nel sangue, vomito nel cesso la merda diarreica d’una società sconcia, chiacchierona di insanabili, continue logorree false, truffaldina, ingoiante, cannibalistica, ché sacrifica le coscienze maggiormente lucide e migliori per far sì che, omologati senza libero… arbitr(i)o, (im)parzialmente (s)cremati si “ottemperi” al “temprarsi” ove devi attenerti alla “normale” crescita del tempo tuo “adulto”, ove, come tutti, si capisce, non puoi fuori dal vaso pisciare ma rispettare, da “cagato”, zitto, ammutolito, amputato, spezzato, infranto, trattato da infante, l’indigestione di massa, ben pettinandoti e portando “(ris)petti” (eh sì, bisogna essere-non essere uno, nessuno e centomila per fottere meglio di apparenza che inganna eppur è scannante, che se ne sbatte) in fuori da chi, “decoroso” e perciò camminando a testa “alta”, oserei dire pagana, atea, molto altera rispetto a ogni valore tradito, non dovrà appunto espettorar “a vedere” il suo malessere interiore, ma (s)viscerarlo solo nell’intimità dei suoi furiosi sfoghi. In una società di stronzi, non ti resta che cavartela per rimaner a galla e non affogare nell’escrementizia raccolta dei rifiuti ove precipiterai se non annuserai il profumo di “vittoria”. Con acume e fiuto? No, rubando a destra e a manca ma non dando nell’occhio perché hai parato il culo. Perché non si può evacuar né tantomeno evadere dalle regole prefabbricate. Ora, capisco perché la mia vicina di casa, un’avvocatessa, tira lo sciacquone cautelandosi che nessun s’accorga come getti nell’acquedotto i suoi clienti mal assistiti, a cui non garantì legittima difesa ma trattò da vermi-ratti solitari a panzetta di suo marito dotto(re) col quale si spaparanza nell’aver sol a codesti poco desti tanti soldi spillato, su suoi tacchi a spilli, ed è già troppo se (non) li ha salvati dai domiciliari arresti, relegandoli ai centri di salute mentale, ove saranno semplicemente “curati” di più inculate sedative e ipocrite, da bavagli formato neurolettici in controtendenza a lei che se la tira dilettosa e fra l’altro con molti amanti di letti altrui da circolo vizioso degli armadi con la borghesia “sana” da fantasmatici scheletri, ché tanto tutti vedono i morti così ammazzati ma stan muti perché lei è (pro)tetta da un amico di parlamentare “immunità”.

Abbiam finito le munizioni, c’han murati vivi. Che Guevara, se ci sei, risorgi.

Sempre più giovani vedo sconsolatamente distrutti, in quanto assillati dalla volgarità cafona oggi riconosciuta invece apparenza (im)bell(ettat)a in cui vige l’obbligo perentorio, insindacabile, quasi (da osso) sacro, che devi sempre, assolutamente, (di)mostrarti figo, altrimenti patirai il luogo comune… dell’esser additato a (giro)vita marchiante la patente… di sfigato, cioè sarai costretto, a causa della violenta emarginazione, che non vuol sentir ragioni né “urla” tua da ribelle, forse sei bello, sì, va ammesso-omesso se non vai a messa ma povero “in canna”, nonostante la mente acuta e le potenzialità di molte frecce al tuo arco, poco di trionfi e molto purtroppo da tonfo, sarai accerchiato a morir di fame, se ti va bene, di sete se resisti allo sciopero (in)volontario per mancanza anche dell’unico tuo frutto dell’amor, la banana del tuo cuor’… sì, se ti sei mangiato pure il cuore, la vedo nera.
Fra poco ti vedrò nerissimo da pompe funebri.

E tutto ciò è causato dalla mentalità “moderna” di tal “meraviglioso” grigiore. Ma questi (im)piegati han da pen(s)ar alla causale.

Un nuovo (im)broglio e guai per chi è a sciolta briglia. Anche sciolta di water.

Amen.

A meno che qualcuno s’incazzi e non riescano a tagliargli il cazzo. Ma sì, andiamo al cinema, “rilassiamoci”, c’è l’acclamata storia amorale, sì, l’amoralità va “di brutto”, “a bestia”, di Jordan Belfort, celebrata anche da Scorsese, che un tempo girava Taxi Driver e ora gliel’ha data su, raccontandoci la fav(ol)a oggi tanto “amata” di un povero stronzo senz’arte né parte che, fregando tutti, ha vissuto da “vincente”, facendo soldi a palate e a “patate”.

Sì, ecco, rimproveriamo a questo film di forse eccedere di “troppa carne al fuoco”. Per il resto, sì, certamente, è un capolavoro.

E dire che mi piange il cuore ad ammetterlo, pensavo Scorsese fosse uno dei pochi sani di mente rimastici.

E invece mastico.

Che grande bellezza…

La grande bellezza del cazzo


21 Jan

La grande bellezza… del glande  e Tua mamma è lotta(trice) a letto col fringuello del brutto a burrone, film “fini” finanziati dal Mi(ni)stero degli Inter(n)i, insomma Interiors di Allen, “identico”.

Se mi vuoi dar una mano, ti meno. In quanto a(r)mante.
Sì, ogni vacca sicula alle terme se la sciacqua “frizzante”, dopo il logorio d’una vita domestica masticata… Io diffamo tal affamata e, di scolo, non glielo (s)crollerò. Evviva gli scogli e le linguine alla panna. Se a codesta farò pena, sempre meglio che darle il pene. Da me, non riceverà neanche il pane. Va solo sfiancata. Perché di botte piene è la mammona ubriaca.
E io non sono una mummia avvinazzata, detesto i mammoni, meglio i papà sudati sul dargliene a tutta birra nel popò. Altro che le sue tristi sborrate. Sbrodolassero per questa i questori del far comune(lla). Vanno solo a zitoni e zitelle.
Attento alla bretella, io sono un bretone. Non una besciamella d’amplessi per le volgari abbuffate, come questa zoccola di tua madre, bensì un romantico che la prende, bel culo, a duri zoccoli. Immarcescibile, marcerò contro tal marcia. Eh sì, il mio non la marchia, il mio è di marca.
Antonio? No, non ti do. Din don dan, pugno! Allo stomaco? Sì, basta che non sia un suo festino di fisting un po’ più s(c)otto…
A Canicattini Bagni, lei da piccola se la bagnava, di pinzimonio, tutta già tumefatta e “in umido”, al bagnomaria andò a nozze. Con tanto di parruccona da domenicali parroci per l’ost(r)i(c)a benedetta delle domeniche “festive”. Presto detta, svestito il marito (an)dato. Ma lei è una svelt(in)a e molto di più.
Sì, mentre lei assaggiava, volente, entrante, nolente e semi-paraplegico, il “lento” del marito, con squisitissimi baci e “tenerezze”, da leccarsela… ella stessa… i baffetti, ah tal di malaffare donna da far… ribrezzo di cotanta… schifezza, il figlio invece scimunito ammirava L’armata delle tenebre. Che feci. E chi ne fa la foca? La voce? Urla sempre. Sempre lì lo piglia.
Lei, “amatissima”, il figlio preso dal grande Raimi, ma non si salvò dalla scimmia.
Finirà peggio dei cretini che giocano a ramino. A questo punto, meglio se avesse venduto sé stesso, di cocomero spompato, senza zucca in testa, a Rimini. Da me, tal zuccone, solo in testa beccherà i miei testicoli. Altro che bel riccioluto. Neppure affogato a Riccione. Ah, e si spacc(i)an per ricchi. So per certo che ama gli uomini ginnasti di “spaccate”.
Poi, lo scaraventerò a mare col testacoda.
Ani di anno, infatti, sempre in sguaiato suo fallo, fallito in stagioni sterili, lo scemo del villaggio non avrebbe, di lì a pochezza del suo cervello, viaggiato mica tanto. Ingombrato dalla madre castratrice, soprattutto dei suoi somari scolari, a cui li scrollava, bocciandoli anche di palle e la pala d’un ventilatore della sua a(i)u(o)la (con)ficcato a figa ammuffita nel ventilare che la promozione sarebbe stata (man)tenuta se nel bagnetto, appunto, avrebbero incessantemente “incensato” lei, il cesso con lode e tanto di water.
Va lo sciacquone, il marito è un “trombone”, il figlio, fra “botte” e inculate mai viste, non sente un cazzo oramai.
Mamma santa!

“Tiratela!”.

Doppio sen(s)o, cioè se la tira… che pellaccia.

Sabrina Ferilli spinge a Cannes!


21 May

Le tette reggono ancora, vero Sabrinona?

“La grande bellezza”, il Trailer


02 May

Il pagliaccio ridens, “al dente” – L’italiano vero è un russo che se “la” russa


08 Oct

Stephen King sono io, e pure Sutter Cane.
Meglio il purè, dai

Ho sempre amato i clown.
Il clown, di “suo”, cazzeggia e se ne bea. Sta nel circo, “scoscia” alle donne, mostrando il pelo “ritto” dinanzi ai mariti “dritti”, e d’occhiolino “annusa” già le prime pubertà dei bambini, “solleticando” la loro voglia di gelato al limone, con occhio “indelebile” da Pennywise che spunta da dietro le lenzuola dei “panni sporchi” d’una società bugiarda.
Egli è It, di Notte s’accomoda in salotto e gioca all'”allungotto”, selezionando con “cura” le migliori pornoattrici che “gliela offrono” sul piatto d'”argento”.
Sì, quello d’oro è già servito da quello “colato”, erculeo e dunque “inculato” più vicino alle zone “prelibate”, da “yogurtare” per “fermoimmagine” raccapricciante delle sue smorfiettina da gatta soddisfatta.

Mah, “goduta” o solo (ap)pagata?
Sul dubbio, “rimango in mutande”.
“Sfinisce” sempre così, sul più “bello” mi s'”ammoscia”.
Perché, dai “frizzi e lazzi” iniziali delle tante “infilzate”, il mio Cuore malinconico si spegne, arreso di fronte a quest’obbrobrio di carne “macellata” per “proiettarti” nel “piacere”.

Così, “scendo” nel tinello e accendo i fornelli. Spesso, medito seriamente (più serio di me, chi c’è?) di “porgere la guancia” sulla fiamma, per riscaldarla d'”amore bollente”.
Ma desisto e mi brucio solo il dito col fiammifero nell’attimo “friggente” delle riflessioni.

Passato il “bruciore”, riempio però lo stomaco, e mi cucino degli spaghetti con aglio, olio e peperoncino, appunto, cotti “ardenti”.
Più di quelle fredde mentecatte che son già fritte nella padella di quelle “palle”.
Sì, la pornografia è pallosa, dopo un po’ provoca… solo la fame.

E, mentre aspetti di “venire”, ritardi solo l’appetito.

A “dirlo” tutto”, io non ho mai avuto una grande propensione, diciamo, per questo tanto “vivandato” sesso del cazzo.

Mi ricordo che abbandonai gli studi, proprio in “virtù” di tale turbamento. Sì, le ragazze a quell’età sono frivole e pensano solo al pene. Giocando con le tue “dimensioni” e guardandoti dalla loro prospettiva.
Avranno tutto il tempo per “rifarsi”.
Infatti, dalla “bella” imbecillità iniziale della “passerella”, (s)passan” poi nello “shopping” delle scemelle, “colleghe” indaffarate ad amare i tacchi e a vestirsi “attraenti”.
Sì, per quel panzone che le riempirà di coccole.
E anche di pugni. Infatti, le cause di divorzio stanno aumentando più dell’idiozia delle “massaie”.

I maschi (non) son da meno(mati).
“Faticano” per le pagnotte, e poi infornano prendendo in giro il panettiere a cui rubano la farina del suo “sacco”.
Sì, quel poveretto viene solo umiliato dalle loro bocche ingorde da dottori “provetti” e di “provette” nella lievitazione della “mozzarella”.
Prima acquistano la mollica e poi gli fanno la “crosta”.
Perfino, il nostro “esimio” Jovanotti li appoggiò di sfottò col suo tutto il giorno inforno…
Il doppio senso del “venduto”.

Mah, il peggioramento è evidente.
Prima, avevamo la tigre di Cremona, adesso Cremonini Cesare.

Stava (sta ancora?) con Malika Ayane, ma son “falli” che (non) mi riguardano.
Malika mi ha sempre dato l’impressione di essere una “maiala”.
“Le” preferisco il Cinema di Terrence Malick e pure la figa del dragone di CiminoAriane.

Mah. Abbiamo avuto le tre parole di Valeria Rossi (meglio Pablito dell’82, che ne infilò tre al Brasile, che Sole!)
adesso le tre cos(c)e di ‘sta qua:

tre sono le cose che devo ricordarmi di fare 

Te “lo” dico io quali:

1) In primis, guidi sempre in prima. Cambia marcia e il sedile posteriore sarà “reclinato” e non ti serviranno i fiori. Però la Notte rumoreggerà.

2) in secundis, dovresti conoscere Pasqualino, secondino che, assieme ai carcerati, gioca al “buchino”.

3) in terzis, vai a dar via il culo, appunto. Di tette stai messa bene. Mi pare una quarta. Otterrai un “lavoro” da “cantante” melodrammatica sulle strade dei “sogni”.
Dei camionisti.

Un mio amico mi “sprona”:

– Stefano, perché sei sempre triste?
Ti è morto il gatto?
– No. Sai però che verso fa il cane?
– Lo sanno tutti, fa bau-bau.
– No, fa “bua” che t’azzanna di dolore.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il seme della follia (1994)
    Son tutti scemi.
  2. Come l’acqua per gli elefanti (2011)
    Mah, c’è Pattinson il vagabondo-orfano, Reese al solto da “imbiondare” e Waltz “domatore”. C’è pure unoelefantiaco.
    Sì, ma manca il pezzo da novanta.
    Indovina chi?
  3. This Must Be the Place (2011)
    – Ecco, questo dev’essere proprio il posto.
    – Ah sì? Finalmente. E qual è?
    – Girati di schiena e capirai subito.
  4. La promessa dell’assassino (2007)
    Non ho capito il titolo.
    Più che una promessa d’assassino, mi sembra The Pledge di Sean Penn, appunto.
    Un film “tremendo”. “Amaramante”, “mente” parlando”.
  5. Zodiac (2007)
    – Sei Vergine?
    – “Tendente” al Toro.
    – Ah, ma è proibito.
    – Perché?
    – Avrai la Luna in Capricorno.
    – E tu quella nelle corna.

I migliori film di un anno “maledetto”, oserei dire “magro”


19 Aug

Quando l’Estate ammoscia, l’Uomo che non teme il suo calore, medita sulla stagione “uva passa”, mescolando la nostalgia ai “sudori”

Sì, i miei genitori sono “in “agitazione”. Dopo un “ingrassamento a pera”, causa “calmanti” per moderare gli stati di “alterazione perversa” della mia mente, dopo che mi furon “sottratti” per appurata “purezza” delle mie fantasie “bene-fiche”, il mio corpo non è più umano. Assomiglia tanto allo Skeleton di “He-Man”, tanto che lo specchio di 2 cm invidia i miei addominali, quasi di “carta vetrata” con sbalzi “bassi” d’un punteruolo per sette “lustri” di sfighissima.

“Trastullandomi” già in pigiama, abito poco “conveniente” e “contenitivo” quando le masturbazioni bussano alla “porta” (sì, sono tutte al mare, io amo il rozzo montagnoso), fra una che contatto per stimolar le eccitazioni e una che mi telefona per “attardarlo”, penso a quali film questo 2012 ci ha offerto.
E una lagrimuccia scioglie l’irruenza maschia d’una commozione femminile.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Carnage (2011)
    Polanski alle origini del kammerspiel “in famiglia”.
    Due coppie s'”accoppano”. Jodie Foster è intellettuale alla John Lennon, Christoph Waltz uno che dà le medicine ma rimane in mutande, con tanto di Kate Winslet ad “asciugarglielo”.
    L’unico che se ne frega è John C. Reilly, beatamente ubriaco nel “puttanaio” generale.
  2. A Dangerous Method (2011)
    La famosa malattia melanconica affascina tutti gli artisti, essendone Io il Maestro che ne soffrì con “idiozie” allaVon Trier.Detta come va detta, si chiama “suggestione”. Il resto è una Keira Knightley da mettere a novanta come il “buon” Jung sapeva bene.
  3. The Avengers (2012)
    Quando l’indole del supereroe decide che è giunto il momento per fottersi Gwyneth Paltrow a mo’ di Hulk, non c’è Capitan America che tenga. Se poi aggiungiamo l'”occhio di falco” sulle vedove nere, fate un po’ voi.
    Sì, ci son molte frecce a quell’arco, e il da(r)do è tratto.
  4. Hugo Cabret (2011)
    Mai perdere i sogni. Lo sa Ben Kingsley che prima curò DiCaprio nell’isola Shutter, e poi diede spettacolo, come me.Dite a quella screanzata di lasciarmi “accecare” la Luna.
  5. This Must Be the Place (2011)
    Sì, come questo Sean Penn, sono un pagliaccio vero.A te che frega nazista? Ti “spoglio” vivo.
  6. Killer Elite (2011)
    Mai dare del “vecchietto” a De Niro.Uno che, come il sottoscritto senza “nocche” sulla tua “linguaccia”, spunta da dietro l’angolo e ti riempie di pugni al motto “Ora, stai zitto panzone!”.
  7. The Double (2011)
    Cassio sono io, e ora ti fai i cazzi tuoi, scemo!

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)