Finalmente, siamo in perfetta sintonia. Complimenti, ottime scelte.
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Autostime, anche auto-stigmate, Dogman? No, underdog
Hai permesso al primo fesso che arrivava di farti dire che non eri bravo. Sono cresciute le difficoltà, ti sei messo alla ricerca del colpevole e l’hai trovato in un’ombra… Ora ti dirò una cosa scontata: guarda che il mondo non è tutto rose e fiori, è davvero un postaccio misero e sporco e per quanto forte tu possa essere, se glielo permetti ti mette in ginocchio e ti lascia senza niente per sempre. Né io, né tu, nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti… così sei un vincente! E se credi di essere forte lo devi dimostrare che sei forte! Perché un uomo vince solo se sa resistere! Non se ne va in giro a puntare il dito contro chi non c’entra, accusando prima questo è poi quell’altro di quanto sbaglia! I vigliacchi fanno così e tu non lo sei! Non lo sei affatto!
Tempo fa, in una landa desolata ai confini di periferia, venni bombardato da “sani complimenti”.
Eh sì, scrissi qualcosa su Scent of a Woman e l’impresentabile film Don’t Say a Word, al che ecco che un figlio di puttana vigliacchissimo mi scrisse in privato… perdonami per tutto, sei un grande.
Quel “grande” sapeva di ulteriore, inammissibile presa per il culo.
Sì, perché ora vi spiego bene. Nel film di Martin Brest, Pacino fa la parte del cieco che cieco non è dalla nascita, però. E alla fine la spara grossa, sputtanando tutte le ipocrisie con un discorso memorabile.
Quel che, pressappoco, avvenne anche nella mia “storia”. Non un discorso ma addirittura un libro. E che classe, che puntiglio di prosa raffinata, che delicatezza in quell’autobiografica esaltazione delle mie “follie” per rivelare tutto il marcio e mettere alla gogna ogni altra stronzata sul mio conto. Ogni altra porcata, detta come va detta.
Insomma… quel sei grande stava a dire, impunito e lercio, eh sì, sei “cieco”, nel senso che per molto tempo non hai visto il mondo con occhi giusti, anzi l’hai distorto e sei diventato irascibile, scontroso e fastidiosamente polemico con tutto. Sostanzialmente deficiente. Adesso ti sei svegliato e sei in maniera tragicomica enorme in questa patetica rivendicazione… “Monumentale”. Vabbe’, bravo, l’hai sputata… adesso, vedi di crescere e stare zitto. Vedi? Ti ho dato un caloroso abbraccio… telematico. Che vuoi di più?
Mentre per quanto riguarda il secondo film, era come dire… sei sempre stato taciturno, “muto”, ai limiti della demenza… a forza di beffe e canzonature, te l’ho fatta venire la voglia…
Peccato che io non sia mai stato né cieco, neanche in senso lato, né muto e quello che scrissi su quei film suonava davvero come una triste giustificazione delle mie scelte di vita e del mio stile “appartato”, lontano dalla frivolezza, dalle ragazzate bambinesche e dalle stupidaggini beote. Sì, a volte uno è talmente riservato e preferisce percorsi di vita più personali tanto che la gente si costruisce delle imbecilli fantasie e poi è capace di appiccicarti addosso le patenti più schifose e ripugnanti. Perché tanto sei il coglione che non reagisce mai e la tua signorilità viene scambiata per idiotaggine, per stolto sbalordimento di un mondo che non capisci… in poche parole vieni coglionato “bellamente” e deriso per stupidità e mancanza di “palle”. Perché, a differenza di te, quel “grande pischello” è uno che gioca con le “palline” e suona la chitarrina, credendosi Eddie Vedder, per attorniarsi di qualche scemotta che gli ciucci il “candelotto”. E ostenta una serietà inappuntabile solo per far contenti i genitori che altrimenti l’avrebbero diseredato, e per sembrare agli occhi degli amici un bravissimo ragazzo tanto in gamba…
Un bon vivant, allegro, compagnone, sempre “acculturatissimo”, ove per lui cultura significa leggere Ballard senza capire un cazzo, fare l’anticonformista solo per ammantarsi di carisma, che lui direbbe “figaggine”, e sorbirsi i peggiori film americani retorici tanto perché odia l’Italietta e a qualche fesso può far credere di essere all’avanguardia. L’hai visto Cecil B. DeMented? Cazzo, John Waters… eh, guardalo bene… ah ah.
Italietta che invece, sebbene non lo sappia, incarna da cima a piedi. Piccolo borghese, moralista fradicio, uno da Made in Italy di Ligabue, “politicamente corretto” solo di oratoria, disprezzatore dei vizi italioti da Grande Fratello… ah, per l’amor di Dio, e invece gran troione cretino ed esaltato.
Sì, le sue offese al prossimo sono sempre di una bassezza abissale. Sempre a sfondo sessuale, come un film con Ezio Greggio, ma poi tutto “intonso” è già pronto a scrivere del remake di John Woo…
Cazzo, Lupita Nyong’o.
Però i film di Sorrentino e Matteo Garrone non li recensisce mai. Eh no, soprattutto Garrone gli trasmette “tristezza”. Invece la sua vita no.
Che dire? È un grandissimo uomo…
Vedete. Nella vita, a essere troppo buoni, a far finta sempre di niente e poi esplodere… si vien presi per “criminali” o peggio addirittura per pazzi deliranti.
Dovete adottare la strategia più furba come gli stronzi e i pezzenti. Quella del genio. E lì lo stronzo non può più ricattarti psicologicamente ma vivere per sempre con un dolorino che non gli può curare neanche il premio Pulitzer a cui ambisce e che lo vedrà come vedeva Elizabeth Berkley quando si tirava le seghe.
Di solito, i deboli lo prendono in quel posto se deboli lo sono davvero.
Sei invece incontri un campione vero, finisci a tappeto e fai una figura di merda.
Perché lui prima che partissi in quinta non ti aveva mai offeso. Però ti ridimensiona, nano.
Cazzo, Robocop lo adorava. A 8 anni imparava le battute a memoria.
Peccato che dopo una vita è rimasto fermo alle battutine. Anche alle battone, probabilmente.
– No, guarda, non è una battona, sfigatone!
– Infatti, non mi sembra così. Ma per stare con un maiale come te lo deve essere per forza.
Scusa, non ti offendere, sono sincero. Non te la devi prendere mica, eh? Sei fatto così.
Adesso, vedi di lavare i piatti… sì, sono un “porco” come tu dici, quindi ora scopa anche a terra.
E non farmi vedere più la tua faccia di merda.
Eh sì, invece di portarlo al cinema a vedere Mezzanotte nel giardino del bene e del male dovevo lasciarlo a leggere i libretti di Lucarelli. Ché a forza di leggere robaccia vedeva psicopatici dappertutto. E forse non si vedeva allo specchio. O forse lo vedeva troppo bene e per esorcizzare la sua malattia mentale dava appellativi agli altri…
di Stefano Falotico
Loro… la subiscono, non sono dei vincenti, siamo tutti domenica in chiesa e lunedì all’inferno
Sì, loro sono quelli che hanno sempre fatto le scelte giuste, incontestabili, con la “fedina penale” dell’esteriorità più “sana” e “giusta”, loro sono quelli che sfruttano le donne, le trattano da oggetti, sono maschilisti fradici, incessantemente, invincibilmente ossessionati dal cul(t)o… del sesso e del successo. Sono quelli che pur di avere un posto da giornalista a Mediaset, si sono prostituiti al becero qualunquismo, alla retorica smodata, all’enorme bugia del “si vive bene se si lavora da mattina a sera come nella catena di montaggio”, ma loro nella fabbrichetta non ci vanno. Disdegnano i proletari, che manco esistono più, perché la società si è spaventosamente imborghesita e quelli che si definiscono comunisti sono ancora più borghesi degli altri. Semmai dissertano del Cinema di Elio Petri e di classi operaie che vanno in paradiso con la certezza che tanto domani è solo un altro giorno, forse sottopagato ma certo non da morti di fame, piattamente allineato al porcile di massa, più consumisti di quelli che accusano di essere spendaccioni, perché visto che criticano loro… si son scelti un mondo frustrante che esalta la frustrazione. Baloccandosi oggi con Guillermo del Toro, adoratore dei “diversamente abili”, e di Tim Burton, poesia infantilistica applicata a belle scenografie, elegia “preziosa” sui “mostri”. Sì, an vedi quanto è bona Gemma Arterton! Che tettone! Dio mio! L’unico “mostro” che hanno il coraggio d’incontrare non è Johnny Depp di mani di forbice ma l’incarnazione della bestemmia animalesca che cacciano quando per cena c’è solo pane e cicoria. Perché la bisteccona è bona ai ferri! Ed ecco che allora attaccano Berlusconi, il responsabile dei loro mali, la rovina dell’Italia. Sì, il mafioso, il puttaniere… sai che ti dico? Stanotte, vado da quella sui viali che avevo adocchiato di ritorno dall’Odeon. Ma sì, so’ uomo o non sono uomo? Un purissimo sfogo non farà male a nessuno. Allorché, in quest’ipocrisia generalizzata, adesso abbiamo gli espertoni di Cinema ma che non saprebbero scrivere neanche una sceneggiatura con tre personaggi in croce, che in loop si guardano Sergio Leone perché tanto una scena “rustica” non la sanno girare neanche nella cucina arredata con mele marce e due corone appese al muro. E intanto la vita va avanti. Mica ti sarai perso l’ultimo Shyamalan, dai, adesso scrivo una cazzata su Facebook, ma sai… ora metto una foto in cui scimmiotto John Travolta di Grease, così mi diranno che sono figo. Adesso mi fotografo con l’ultimo libro del filosofo thailandese che visse a Bangkok in una palafitta e morì suicida di harakiri assieme ad altri malinconici alla Hana–bi. Potessi avere io l’attico di Nicolas Cage, quell’incapace maledetto!
Me la tirerò da esistenzialista che detesta quel maniaco “nucleare” di Kim Jong-un, ma in fondo in fondo son guerrafondaio col vicino di casa perché non si è presentato alla riunione condominiale. Sì, sarà war contro il signor Rossi, e sarò reazionario contro questo rosso… Mi lasciasse in pace, ho le mie gatte da pelare, mi lasciasse coccolare la mia coniglietta… dai, bella, andiamo alle Maldive, ci sono dei tramonti che fan venir la monta quando, anzi, cuando calienta el sol… ti farò veder le stelle!
Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi…
Sì, abbiamo ancora i fanatici di Paulo Coelho? Sì, una generazione di adulti da Quelo alla Corrado Guzzanti. Sempre a far compere alla Comet e poi ognuno, menefreghista, a vivere dei suoi egoistici e imbarazzanti credo…
Una donna alla sua amica… credo che la mia vita non sia perfetta, però io ci credo. Alla fine del tunnel, c’è la luce. Non può piovere per sempre. Adesso si è fatto tardi, mio figlio non so dove sia andato. Dal pusher, forse?
Se sei un giovane triste perché avverti come in Matrix che c’è qualcosa di malato nel mondo, danno del malato a te. Perché combattere per i propri sogni è corretto solo se i sogni alla fine ambiscono ad avere la villa ad Arcore.
Su, Cicciobello, che c’è che non va? Stai sereno e, se non stai sereno, pigliati questo sedativo e adesso lasciami vedere la Roma contro il Liverpool, ché domani m’aspetta un’altra giornataccia. Cagna impestata! Lupa puttana! Ah, fraciconi!
Come? Non hai ancora visto L’ora più buia? Ma cazzo… mi deludi, fratello, Oldman ha vinto l’Oscar. Poi è di Joe Wright. GIGANTESCO!
E di Dunkirk cosa ne pensi? Sì, dai, non malaccio, anzi, Nolan qui è “sincero”, sì, il budget è sempre faraonico ma è stato stavolta meno interstellare, più coi piedi per terra. Sì, questo è un Nolan che mi garba. Una sentita “analisi” storica, cazzuta.
Quasi carpenteriano, con assedi da Distretto 13 dilatati però in prospettive oceaniche a mar aperto della planata aerea “immersiva” di Hardy.
Sì, fanculo questi statali, paraculi, bombardiamoli. Loro non sanno che vuol dire arrivare a fine mese con le pezze al culetto! Pezzenti! Vi rode eh?
Io invece sono un comunale non comunista e voto Silvio. Tu voti Renzi? Non ti stringo la mano, ma a messa scambio sempre il segno di pace.
Tu stasera a chi ti dai? A me piace quella sulla sinistra. Quella sulla sinistra qual è? Non ricordo.
Una volta mi dissero… una volta che tornerai nella realtà, puoi anche buttarti giù dalla finestra! Ti derideranno, massacreranno, in una parola sei fottuto!
Ne sono ancora sicuri?
Vedete, il mondo si divide in due categorie: chi accetta la realtà perché non la capisce e chi non la capisce ma la accetta lo stesso.
Poi ci sono io, “caso” a parte. Fortunatamente.
Adesso paragonano Loro a Scorsese. Ma scusate. Nelle interviste, Sorrentino ha mai nascosto il suo amore per il Cinema dello zio Marty?
Almeno è onesto.
E perché se Tarantino dirige un film intitolato Once Upon a Time in Hollywood non ve la prendete del suo dichiarato omaggio a Leone? Ah, perché Tarantino è più simpatico perché nerd. È uno di noi…
Capisco.
E ricordate: tutti copiano, tutti reinventano. Di mio, non sono mai stato uno scolaretto. Ero già “pazzo”.
Menomale.
Vivrò ancora fra agonie e tormenti ma la mia anima e la mia mente non me la toglie neanche Trump.
di Stefano Falotico
La rinascita di Sharon Stone e l’ascendente zodiacale di chi crede nell’oroscopo, anche se tutto partì dalle sue sostumate sc… te
Eh sì, l’abbiamo vista tirata a lucido ai Golden Globe. Ancora ha voglia di farli “tirare”. Sto parlando della signora Stone, perché oramai è signora indiscutibilmente, visto che taglierà presto il traguardo delle sessanta primavere. Molta acqua è passata sotto i ponti e nelle sue “gambe”, perché la Stone non ha mai fatto segreto di essere donna tanto di sguardo ficcante quanto ficcata da molti uomini, quindi sessualmente molto concupita e lì” molto “diluita”. Ah ah!
Ora, chiariamoci. La Stone è un fenomeno. È un rarissimo caso di attrice con una filmografia assai bruttarella e poco presentabile, in cui può annoverare un solo capolavoro, Casinò di Scorsese, e invece una caterva infinita di filmacci inguardabili. Esordì però con Allen, quindi la sua bellezza fine e arrapante fu notata da Paul Verhoeven, che dapprima la svestì “gentilmente” in Atto di forza, in una scena di sesso castigatissima con Schwarzy, quindi in maniera esuberante la fece esplodere in Basic Instinct, un concentrato di sex plastico al servizio dell’allora star Douglas. La star però divenne lei, e “meritevolmente” perché, al di là della bassa qualità della pellicola, il suo accavallamento senza mutandine ha fatto tr… a, no, storia. E di cui ho memorie masturbatorie niente male…
La Stone negli ultimi pareva scomparsa, e per sbarcare il lunario approdò anche qua da noi, dove si fece dirigere da quel rincoglionito di Pupi Avati. Il punto più osceno della sua carriera, altro che le “sconcezze” di Verhoeven. Adesso, dopo essersi annacquata in film straight to video, che nessuno ha visto, è pronta per il rilancio in grande stile. La sua agenzia, la CAA, annuncia che sarà diretta presto nuovamente da Scorsese, e IMDb infatti cita questo progetto senza titolo, anche se nessun comunicato ufficiale in merito è mai stato dato, e soprattutto la Stone dichiara che quest’autunno sarà al servizio di Paolo Sorrentino per The New Pope. Cosa farà? La suorina!?
Una donna magra, eppur “attizzante”, che non ha mai avuto due grandi poppe, infatti se l’è rifatte, che indefessamente continua a riciclarsi, non sazia delle sue batoste e di essere stata abbandonata per molto tempo dalla Hollywood che conta. Perché sa che non si può dimenticare una che “li” faceva diventare “tosti”. Lei sfila orgogliosa, esibisce il figlio, e cammina a testa alta su tacchi a spillo che, tempo addietro, “sciolsero” molti maschi che per lei persero la testa e probabilmente anche “qualcos’altro”, a forza di “smanettare” in modo esagitato. I celeberrimi “smanettoni”, vi possono tornare utili se avete problemi al computer perché loro, “digitalmente” esperti, potranno “farvelo” come nuovo. Ah ah. Sanno sempre dove mettere le mani, da un punto di vista prettamente informatico. Da un punto di vista “infornante” non lo so… potete appurare. Appurate e sarà un bianco purè! Ah ah!
Sì, la Stone è un’attrice di mediocrità imbarazzante, ma fa sempre notizia. È “hot”, come si suol dire. Dovreste imparare, donne, da codesta. Lei è sempre sul “pezzo”. I vostri mariti amano le (noti)zie “bollenti”. Invece hanno delle donne lente… e, ballando il lento, non va liscio. Ah ah!
Chissà se è d’accordo, la Stone, con le dichiarazioni di Catherine Deneuve che, come sapete, ha detto che gli uomini devono essere un po’ “porci” e, in fondo, per far carriera molte donne la devono dare. Non ne facessero scandalo.
Lo sa Paul Verhoeven, che la Stone spupazzò, e chissà se Woody Allen, in quelle Stardust Memories, abbia abusato della sua “mi… enne”.
Su tal dubbio poco amletico ma di certezza lapalissiana, ho detto la mia, la Stone ha dato la sua… parola.
Detto questo, oggi pomeriggio sono stato al bar. Al tavolo era seduta una donna che “zuccherò” il mio voyeurismo, e che con la sua amica parlava di ascendenti zodiacali. E dire che io volevo essere solo “aromatico” nello “scendente” delle mie labbra macinate “in polvere” nel suo caffettino “al dente”. Si sa, sono una bevanda eccitante, anche se rimango molte volte deficiente e spesso ottengo un bel niente. Con enorme charme, pagai e posso dire che in vita mia non ne ho mai pagata una. Ho combinato molte cazzate, e infatti i miei nemici mi urlano che la pagherò! Ma, scusate, se non voglio pagarla, perché volete che la mia vita vada a puttane? Ah ah!
Fa parte del Falotico sapiente essere uomo oggi salente e domani “saliente”, nel sen(s)o di “montante”. I miei detrattori dicono che io sia anche un po’ montato. Posso affermare che nessuno mi ha mai inculato anche se spesso son stato “trombato”.
Sono distinto e anche d’istinto. Avercene…
di Stefano Falotico
Domani, il Papa a Bologna? Ma com’è possibile? Io, che son Dio, son sempre stato a Bologna
E non faccio le vacanze da una vita nella mia vita vagante eppur non di emozioni vacante.
Ma apprendo, in tarda ora odierna, che tal Bergoglio atterrerà con l’elicottero, quindi reciterà l’Angelus e poi andrà alla mensa dei bisognosi, col Sindaco in “pompa magna” in questo papocchio disumano che è la mia Bologna, città che mi diede i natali e in cui rimango anche a Natale, festeggiando col presepio della mia vita lontana dalle false prosapie e non credente in padre Pio.
Sì, sono un burlone, un elemento san(t)o in questo sfacelo contemporaneo, l’apoteosi della carne fattasi ascesi, eppur alle volte soffro di ascessi poco “metafisici” che mi fan patire più delle stigmate e a qualche persona, nella stima, scendo. Io la verità discendo pur non essendo del Cristo un discepolo. Sono scapolo e in vasca da bagno, come tutti, mi gratto le scapole, “mollandone” qualcuna in silenzio “religioso”, nell’idromassaggio emolliente del viver di pet(t)o in fuori e remoto dal voler essere un premier in pectore. Sono il discendente, a proposito di “discernere”, ah ah, di Edgardo Mortara, fatto ostaggio di questi Asinelli felsinei così, vi dico, peccaminosi, di pettegolezzi smaniosi e, invero, anche un po’ maniaci. Sì, questi bolognesi medi mi alzano spesso il dito medio mentre in Via Indipendenza ordino una pizza da Altero, da uomo che vive di sua esistenza capricciosa nelle quattro stagioni dei miei umori balzani, unti da presuntuosi dottorini alla Balanzone, insomma sono l’incarnazione della Madonna della più fiera alterità. Ah ah, tant’è che le donne, alla mia vista, gridano Oh, Gesù, Giuseppe e Maria!, facendosi il segno della croce affinché non possano, ah ah, attentare alla mia falsa verginità. Mi maledicono perché da me son tentate eppur le cago a stento. Vergine lo sono solo di segno zodiacale, essendo già stato traviato, in questa mia vita travagliata, anni fa, quando dimenticai l’acqua benedetta per “intingerlo” in qualcosa di egualmente bagnato/a. Non è blasfemia, è l’ironia consapevole di un uomo saggio che non porta il saio, che eppur ha letto Il nome della rosa, che ancor di Eco echeggia nelle mie memorie…
giunto al termine della mia vita di peccatore, mentre declino canuto insieme al mondo, mi accingo a lasciare su questa pergamena testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui mi accadde di assistere in gioventù, sul finire dell’anno del Signore 1327. Che Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto allora avvenne in un luogo remoto a nord della penisola italiana, in un’abbazia di cui è pietoso e saggio tacere anche il nome…
Ebbene, mi confesso, prete, giunsi congiunto alla Fede nel mio peccar quotidiano alla magra coscienza del mio testimone perplesso in questa Terra maledetta da Dio, e preda del demonio che, nonostante dai cristiani venga demonizzato, si accanisce sui poveri cristi e non fu debellato da Max von Sydow ne L’esorcista. Ah ah. Mi perdoni perché, oltre a essere un uomo peccante, uso spesso sopra i maccheroni il piccante. Non ho altre colpe da riferirle, se non che l’anno scorso amai The Young Pope del Sorrentino.
Amici, fratelli della congrega, qui giunti in raccoglimento, cogliete L’attimo fuggente… Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà.
Io, fortunatamente, non son ancora appassito e mi piacciono le passere, cari uccelli in volo.
Sempre sia “lodata”, anche se mi faranno santo per questo mio “sbocciar” nell’astinenza sessuale così “rocciosa” come il fisico oramai flaccido di Schwarzenegger.
Chi ha orecchie per intendere intenda e, sotto le tende, “lo” tenda, chi ha invece quella tendenza, oltre alle orecchie, è ricchione. E, comunque, domani voglio per pranzo le orecchiette con la mia testa di rapa.
Andate in pace, figliuoli…
Eh sì, non mi crocifiggete se affermo, con vividezza giovanissima, che nonostante molte bambinate l’ultima canzone di Justin Bieber spinge “beatamente”. Ah ah. Sono un diavolaccio, siate clementi, e datemi le “clementine”. Ah ah.
Sono iniziate le riprese di Loro di Sorrentino, ma chi è Berlusconi, e siamo tutti (Sca)marci?
Eccolo lì al for(n)o imperiale il nostro Paolo, a dirigere la troupe per questo film su Berlusconi, interpretato dall’esimio Toni Servillo. Spunta anche Riccardo, nei panni dell’imprenditore che “riforniva” il premier del cazzo. Film molto atteso, ma mi soffermerei sulla panoramica italica, dando nel frattempo un’occhiata a quest’esibizione “notevole” di (para)culi.
Stamane, al cantar del gallo in tal finir tramontante dell’estate accesa, qui a Bologna, città tetra per antonomasia, son andato al bar a ristorarmi con un cappuccino, professione che i pii svolgono con devozione, “allattando” le suore quando il dì scende e qualcosa di blasfemo fa la “schiuma”.
Sì, l’Italia è un popolo di peccatori. Non me ne vogliate se dico il Ver(b)o in abiti miei “talari” da menestrello che trascorre le giornate nell’indolenza e nel dolersi solo dell’atmosfera grandinante delle tempeste mie ormonali.
Pasolini ebbe occhio profetico e ritrasse, ancor prima che “venisse”, con estremo acume la rabbia dei giovani, così scissi fra ciò che carpirono della morale e l’ambiguità della moralità falsa, cioè quella cattolica. Spinti a inserirsi in una società che non rispetta i loro amori puri, la loro voglia di esuberanza troppo allegra, troppo viva(ce). Dunque li punisce, castigandoli in “collocamenti lavorativi” demagogici, per alimentare la catena di monta(ggio). Non mi stupisce allora che nel nostro Paese dei piccoli si sia fatto strada, facendosene tante a “caro prezzo”, Silvio, l’emblema del sesso “elevato” a successo. E mi rattrista sapere che ancor in molti voterebbero quest’uomo così “facente” e così rifatto. Ormai la frittata è fatta e il bunga bunga la fa da padrone, cari servi della gleba.
Invero, stamattina, mi son svegliato triste e ho constatato, aprendo la finestra, che in giro ci sono molte puttane.
Questa è la parola di Dio, andate in pace e non in “pene”.
Se Servillo sarà Berlusconi, io sono un Divo, e voglio narrarvi questa storia
La storia, da non confondere con Troia, sebbene i canti omerici nell’Iliade parlarono di cavalli con dentro uomini con la grinta di un toro…
Mattina altera, forse alterata, di me come sempre affabile nel traffico cittadino, poco pingue perché poche macchine vidi, sebbene un extracomunitario, cantandosela, vendeva il Resto del Carlino a un semaforo di colore… rosso come la sua pelle, al verde come il suo stipendio, giallo come i peggiori film di Dario Argento. Argenteo, poi mi diressi verso il solito bar, ove trangugiai una colazione “raffinata” a base di brioche salata parimenti proporzionale alla mia “dolcezza”, e di un cappuccino più “pio” dei monaci francescani. Riprendendo quindi a girare. Sapete, spesso mi girano e divengo in quegli attimi fatali come Attila, flagellando il mio (D)io a base di ire sgommanti come i tir della Domenica. Quindi, in un altro bar, allo “scader” di un caffè amaro come il mare d’inverno di una canzone rifatta più volte come Silvio, meditai su questo film, Loro, ove l’accento va posto nel modo più consono alla ricchezza italica della nostra Lingua vorace, forse solo verace come le cozze napoletane nella gola “profonda” di un uomo non partenopeo che tifa Milan. Sì, rincasai e mi “posizionai” appunto nella mia cas(c)ina, ove, quando sono triste, masturbatorio mi do al cul(t)o dell’osservanza di belle coscine. Facendo su e giù in stato “down” della mia dignità. La dignità! Da quando il Capitale ha preso podere, no, potere nelle testicolari teste di cazzo degli italiani, il lavoro “utile”, non umile, è divenuto una priorità. L’uomo invece deve venire e darsi alla creatività, altrimenti diviene svenevole. Donne, venite a me, urlava Berlusconi, uno che ne circuì parecchie, per il suo uccello liftato che ne gioiva, giovava, erano molto giovani. Io mi arrangio, arranco, non seguo il branco, sebbene abbia molto amato Marlon Brando. Sono un selvaggio, cari bulli e pupe.
Sono un ricco nell’anima, povero in canna, ma non fumo neanche le canne. Berlusconi, invece, a ottanta “ani” tira ancora di brutto, ma si crede bello.
di Stefano Falotico
L’ultima partita der PUPONE, che “grande bellezza”
Ebbene, domani Domenica 28 Maggio 2017 sarà (forse) l’ultima volta che Francesco Totti indosserà la maglia della Roma. Un “uomo” che ha visto passare 3 papi, 6 sindaci e varie circonvallazioni, divenendo l’idolo pasoliniano perfino delle prostitute. Sì, le vidi piangere dinanzi alle sue prodezze come fossero state pagate da Berlusconi in un festino in Parlamento. Si svestivano e “allegramente” gioivano dirimpetto a un uomo Colosseo, no di classe colossale. Urlando “goal” a ogni “ficcata” di lor amanti “fendenti” come l’ambidestro del nostro “divo”. Totti, uno che di fregne se ne freg)i)ò parecchio/e, dalla De Grenet alla Blasi, sciorinando la sua “cul-tura” da personaggio classico romanaccio che non ha mai frequentato il Ginnasio ma soprattutto in “quelle” ha fatto molta “ginnastica”, superando Falcao a grosse falcate e non ricordandosi quando fu ucciso Falcone. Insomma, er PUPONE.
Un doveroso “omaggio” per questo suo last match di fine maggio. Un uomo di piumaggi.
La grande bellezza, racconto ero(t)ico
Salve, sono Gambardella. In questo pullulare pusillanime di scribacchini che vogliono “vergare” pagine “sudate” di passione, ove imperano le sfumature di grigio, anch’io voglio cimentarmi in un racconto “piccante”, dunque peccante, perché ricordiamolo viviamo nel Paese dei moralisti e dei benpensanti, quando è invece al “pen” pen(s)are che dovremmo darci. Voglion votare i grillini ma è ai femminili grilletti che dovrebbero “innalzarlo”. Spassionatamente, con un po’ di malincuore e giusta serenità antitetica a questo sentimento malinconico ch’è la mia notevole pigrizia, posso ammettere, anche se vorrei solo “metterlo”, che, nonostante le mie mille mortificazioni patite e il mio ego un po’ partito, nessuno è riuscito ad abbattere il mio senso gioviale, affabile, (dis)umano nei riguardi della vita. Sapete… tentativi ostracizzanti di volermi annettere alla comune massa volgarotta, e cercarono di “castigarmi” in un lavoretto all’insegna della demagogia più spicciola per “curarmi” dal mio invero innato bisogno di creatività, di sapidità euforica del mio animo sguinzagliante tra la foll(i)a. Così, per qualche tempo immemorabile m’addolorai e, “pun(i)to”, quasi mi convinsi che avessero ragione. Ma io sono appunto anima libera, che canta fuori dal cor(p)o, e vive di sue estasi esistenziali al di là delle mer(l)e esistenze “pie” e conservatrici di “valori” fasulli e fallimentari come la filigrana di uno zingaro proprio falsario. No, non mi avranno, e (r)esisterò in un altro(ve) tutto personale, “baionettando” di libri appunto liberi, di miei momenti estemporaneamente metafisici, addentrandomi nelle braci viscerali del tenebroso mio “stronzo” a cuor aperto. Sì, con questa frase son stato ermetico, ma fa parte del mio (t)essere. Ah, son tutti alla mediocrità tesserati e si plastificano in vite odoranti solo il dio denaro, per lo squallido compromesso dell’accettabilità sociale. Dio me ne scampi dalle socialità e da questi sorrisi ipocriti che pretendono tu ti conformi all’idiozia generale per un esasperante buonismo che in verità, vi dico, scontenta tutti. Allorché, fra i miei polmoni innaffiati di gaudio, anche se taluni ignoranti mi piglian per “gaio”, scrivo di quest’avventura trasognata, fantasticata, del mio uccello fanatica.
Ella stava seduta sul divanetto di una sauna, no, sala d’aspetto e, pettoralmente, mostrava il suo basculante balconcino mobile, lustrandosi le gambe carezzevolmente con le sue mani delicate da signora poco angelicata. In quell’accavallamento di ormoni, “rinvenni” le sue cosce muscolari, già pronte a “prostrarsi” al mio “coso” (t)irato. Mi avvicinai in modo felpato, infatti indossavo un felpino, e felino adocchiai le sue movenze felliniane. Donna di grandi curve abbondanti, su cui Valentino Rossi avrebbe “disegnato” le sue giravolte rallistiche, sgommando a velocità “liscia” delle sue “gomme” pneumaticamente dense di corpi cavernosi enfiati, dilatatisi nell’acceleratore forse di un’eiaculazione precoce. Sì, di lì a po(r)co l’avrei “oliata”, nel seder inchiappettata di mio “gusto”, e sarei “ribollito” così come l’aroma del caffè “vien su” mentre “lo” mandi giù. Ella stette al “giogo” e, cavalcandomi “a singhiozzi”, ebbe il suo “duro” affare, no, da fare, mentre io me la facevo di tutto gel e poco gelo. Scaldandola, ebbi maniera di “pittarle” il mio “amore”, circumnavigando la sua pelle di profonda gola “schitarrante”, forse solo di colpi di tosse scatarranti per via del “fallo” che mi (re)spingeva poc’ardimentosa ma via via comunque più carnosa.
Poi, andammo a mangiare una pizza a Canosa. E parlammo delle “imprese” del Canova, gustando un siciliano cannolo mentre dei ragazzi vergini si fumavan le canne.
Ah sì, il Festival di Cannes.
Ricordate: forse non sono intellettuale di spicco ma di “spacco”, sicuramente di “sticchio”.
Non sono distinto ma d’istinto e lì dentro “la” tingo. Non canto Tenco ma un po’ triste mi mantengo.
Ora, balliamo il tango, e poi ti toglierai, ti toglierei il tanga.
di Stefano Falotico