Inutile quanto giusta constatazione delle ovvietà: vivere in questa società è sempre più abbruttente e imbarazzante.
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La società odierna, quindi anche il “Cinema” che vi meritate, idioti!
Capitolo 1
Tatuaggi sull’addome carnoso del mio “lebbroso”, i miei libri son migliori dei tuoi aforismi, io vergo il Ver(b)o vitale dei vostri nervosi, spruzzo l’ingrediente del non gradirvi
Vedo gente stanca e la irrido perché posso permettermi il lusso di sbeffeggiarli quando, cortesi di “baciamani”, corteggian sol che fraudolenze a caudine sessualità già lorde in “candore” così schiaffato in faccia senza dignità.
Passeggio, arrotolando del tabacco mesto e, di fanfare, innaffio i “copricapi” testardi, programmaticamente stolti, nel venerarmi più piacente a mio sorriso “camuffato” dietro un’aria seria speculare a quest’idiozia “sincera” e tanto sfacciata da indurmi al vomito.
Acciuffo le mie ossa e me ne ingurgito, nell’odore secco di tanto vostro essiccare e annuir con far “cotanto”. Ah, sarà l’aurora boreale che, dall’Africa, in squittii maestosi delle sue cavalcate, soffia sin qui, in tal tetra città ove l’Estate è sempre immutabilmente grigia e noiosa.
Spettino i miei capelli e, arruffatissimo, arraffo a man bassa, nel loro palmo non solo di cartilagine ma di sradicate narici, ché ne inalo i veleni lor da inetti, iniettandomi carezze soffuse nell’umanità mia non gravitazionale a tali (os)curati.
Ah, miei pagliacci ipocondriaci, additatemi da matto e vi sarò mattanza, nel massaggio “taumaturgico” che vi sanerà d’ogni ferita poc’aromatica. Lo so, patite il reumatismo di troppe “flessioni ginniche” moderate da studi “classici” d’un Ginnasio che a me pare asino e da graffiar con forza e mai loffio “infermo”. Gioisco a deridere le ragazzine tristi, “giocherellone” delle loro unghiette, son spezzatino quando se le rompono, illuse di spaccarmi il cranio perché non son a codeste coccodè un figlio di puttana per scoparmele di sana pianta.
Eh sì, sono erboristico e m’impunto, meglio dei punti e crocette di vostro “lustrarvi” fra orecchini e un paio di “gioielli”. Bevo la litania delle mie ma(n)i malinconie, in quanto fresca euforia, miei festanti frivoletti.
Son oggi pargolo e domani a pascolarvi nel pianto così colmo di lagrime, poi domani paradossi trasformisti nel saltarvi addosso. Preferisco il tè al farlo dandoti del “Lei”.
Da me, allietata non sarai, io salirò e non mescerò salivare la mia lingua in tal porcile anale. Son il cane, son la cruna dell’ago, son crudo e voi “bagnate”.
Immergetevi in questa colica renale, frizzanti nei bollori, da me sol che bollicine al vostro schifoso “sapone”. Sì, insaporisco il mio viso nel deturparlo in quanto non laido come voi ladri “puliti”.
Mi travesto da clown, di contraltare e son anche poco tenue di soprano, un soprammobile accidioso, un menefreghista a tenore del non attenuarmi come i buonisti.
No, non addolcisco la mia voce fuori dal cor(te)o, affilo i coltelli e raschio la gola, fin a giugulari golose del mio eremita e non nelle “delizie del palato” come tali sposalizi invero oziosi.
Mie viziate, vi donerò l’orzata amara, son la malattia venerea a una vita che voi adorate in quanto volete, volenti o nolenti nonostante la dolenza e le lenze di lisca d’abboccate esche, durar nel galleggiare per la vostra galleria degli orrori.
Preferirò la galera a questi galli cedroni e una limonata gelata alla pesca del mio “frigorifero” a questo sbaciucchiarvi e brindanti stappati.
Sono l’irriverenza assoluta, il codice morale sviato per avvitarti ai tuoi obblighi “estetici”, ché dell’etica son afflizione e indemoniato a non “attivarmi” come voi passivi, già trapassati in quanto mai nati, delinquenti d’oratorie orali e di lingue sguaiate.
Capitolo 2
Quando Cronenberg sostenne che, dai cinecomics, non si può ricavar Arte, gli caverei gli occhi come Daredevil…, che sono io
Certo, se danno a Nolan la trasposizione commerciale dell’“Uomo nero con le ali”, il Cinema atterra mediocre di sopravvalutato, se danno a me la profondità delle sfaccettature a tema del mio “doppio”, ne salterà fuori un Superman fortificato dal mio Kick-Ass
Sono John Lennon, critico Bale Christian, la falsa cristianità e le vostre vite che non vivono la propria!
Christian Bale è il più grande del Mondo, dunque anche storiografico del Pianeta Krypton, in quanto superomista delle trasformazioni mutanti alla Wolverine oggi e domani Batman, l’X Man t’incula e cambia forma.
Gli manca Cronenberg, ma lo vedrei bene catapultato in un suo “carnaio”, che voi definite “chirurgico”, per la serie “La frase fatta dedicata al cineasta di vostra ignoranza superflua e alla bona, quant’è bona”, Chris a involarsi, avvoltolato nel sangue schizzante, purulento e poi veloce di pus nel più “lestofante” amplesso (s)garbato, da bad guy anche un po’ gaio nell’ambiguità sopraffina delle sue sopracciglia alla Beppe Bergomi, questo Chris pittato nei levigati zigomi anneriti dietro una maschera “pipistrellesca”, che deride il Joker con voce cavernosa ed è mobile più di Big Jim su fisico tutto d’un pezzo a (s)montare Catwoman e cazzoni vari mentre si sbarba col maggiordomo versione “rasoio” d’un servigio Barbie e stile integerrimo del doggie ad apparecchiare le sue gatte in calore con tanto di tacchi(no).
Stessa classe di Michael Caine. Bale è un cagnaccio!
Wayne distinto, di stile, come no. Uno spiritello porcello alla Michael Keaton. Un mani di forbice più “wonderland”, nel senso di Val Kilmer/John Holmes. Sì, per mantenersi in forma, non va in palestra, ma usa la “balestra” scoccante nel mangiarsi tutte le alici…
Le adesca a paraventi di ventosa. Loro pensano infatti, “in fallo” che, dietro il trucco indelebile e resistente, forse potrebbe spingere indistruttibile di marmo.
Che Batman sia un maniaco sessuale è cosciotto accertato, nevrotizza la pulsione castrata della corazza nel “Tutto fuoco e niente arrosto”, con armi a raggi “microonde” su moto dalle gomme pneumatiche. Le “bombastiche” lui mastica ed appiccica il “mastino” nel tirato a lucido…
Batman sterza, in quanto “sterile” e per di più anestetizzato da quel che di Notte, solitamente, dovrebbe alluparsi. Cioè, quando la Luna brilla lassù, uno con un corpo alla Bale dovrebbe sbatterle sopra e sotto di “brillantine”, ululando. Invece, cazzeggia per purificare Gotham. Pensasse a come arrossire le gote e godrà senza il suo Notre-Dame.
Sì, il Batman di Bale è un gobbo, legge pure male le battute.
Un vero falco nel buio, un aquilotto che “spicca”, spacca il culo ai cattivi ma le donne lo picchiano. Da cui The Dark Knight che non rises in quanto poco riso e il cazzo non abbonda nello stolto che rosica e aspetta l’alba in bianco.
Ma il Batman di Nolan è anomalo. Per questo dobbiamo “(e)levarlo” in “pompa”. Un “losco” figuro a cui non frega un cazzo delle fighe. Egli bisbiglia, imbroglia, spinge, annusa e ammicca d’occhi neri nello spu(n)tar di visiera impercettibile. Quindi, schizza… altrove, da paladino che tutti impala e poche “impallina”. Anzi, nessuna.
Chi si crede d’essere? Batman è misogino o misantropo alla Capitano Nemo? Batman è ancor più “sommergibile”, naviga sott’acqua e scova i topi che scopan tra le fogne, li affoga di tutte foghe e quindi ottiene il suo “sfogo” senza bisogno d’infuocar le topine.
Non è un personaggio della Disney, ma un folle che “scoreggia” in città nel silenzio assordante dell’omertà. Gordon lo scambia per il corvo Brandon Lee, come look siam quasi lì se si confonde nel suo nemico per antonomasia, Heath Ledger “defunto” prima della fine delle riprese, con tanto di mitomania del compianto per far più cassetta. No, poiché supereroe, dunque filantropico è pure amico dei fruttivendoli, in piazza egli appare vestito da Pinguino di Elio… con Tom Hardy/Bane urlatore su doppiator Filippo Timi/Mussolini al fin di smerciar più banane e cicorie.
Se andava al mare, più cocomeri avrebbe rifilato alle “melone”. Eh sì, nonostante “tutto”, Batman è un “duro” grossissimo.
Testa di cocco bello!
Ce la vogliamo dire? Chi paragona Nolan a Kubrick, da me solo calci nel culo e vada a lavorare anziché allestire teorie “gasate” del suo eye wide shut.
Ma non distraiamoci. Torniamo a Bale. Bale non racconta balle, non è un cazzaro alla Nic Cage, non balla come il John Travolta che fu ma di pelle è camaleontico alla De Niro dei tempi d’oro.
Tant’è che comparirà, “irriconoscibile”, di nuova “muta” impressionante proprio col Bob.
Bale è inespressivo, basa tutto sul “carisma” del fregare lo spettatore. Lo spettatore va al cinema, guarda il “suo” nuovo film e rimane ipnotizzato per due ore circa dal Chris nuovamente “diverso”. E, mentre il pubblico continua a ripeter fra sé e sé, “Incredibile, cazzo, non sembra lui”, il film è finito.
Così, Bale si fa bono con tutti i soldi che vi frega da sotto il nasino.
“Ma quant’è bravo Bale”.
Più che altro, voi bevetevi Bale e la vostra vita, a forza di guardare i cazzi degli altri, non vedrete né Michelle Pfeiffer né Anne Hathaway “dal vivo” ma, soprattutto, neanche il vostro “uccello”. Detto piffero violato, poco volante di manubrio incastrato.
Sì, la vita vola via, e tu stai a osannar Batman nell’alto dei cieli. Pensa al tuo uccello prima di ammirar il pipistrello.
Ho detto tutto.
Che c’entra Cronenberg? Anche i geni come Lui sparano cazzate. Sì, avete una visione distorta dell’eXistenZ.
Quando capirete che è tutto un giocattolo, tuo figlio avrà scopato tua moglie. E saranno cazzi. Prenderete coscienza che avete invertito il giudizio frettoloso sulle “tappe” mentre vostro figlio è sempre stato Tom Stall.
Non potevate capirlo subito perché, quando nacque, stavate scopando con una prostituta sui viali. Sì, vostra moglie partorì e voi avevate la testa “altrove”.
Cioè “a culo”.
Da me, società di ritardati, solo che pugni in faccia. Come vuole la massa. Va al cinema e, se non assiste a scazzottate, torna a casa “abbattuta”.
Ecco cosa s’è perso oggi. Il senso della misura… di mio, posso garantirle un “Batman” che impenna di ottime proporzioni, tant’è che fui contattato an(n)i fa da Burt Reynolds di Boogie Nights ma preferii Demi Moore di Striptease nella sua controfigura.
Un Tempo, sì, maschi e femmine si commuovevano per Ghost, quando è poi morto invece Patrick Swayze, dopo un agonizzante, incurabile Cancro, le donne sono diventate come Bridget Fonda di Jackie Brown… nello sfotterlo a mo’ di Louis Gara, gli uomini son rimasti delle iene.
Soprattutto quelli che si svendono da brave “personcine”. Detta come mangio, sono sciacalli. Han lucrato anche sul dolore.
E quello che ti fa rabbia è che sono adesso loro sulle prime pagine dei giornali. Non perché abbiamo i nuovi mostri, ma Fabrizio Corona con tanto di didascalia: “Ho rovinato la vita a mezza Italia, scarceratemi, devo interpretare il remake italiano di Scarface”.
Guardate, sono Robert Forster e lo libero io su cauzione.
Poi, anziché il Pacino tamarro de no’ altri, gli do la parte di F. Murray Abraham sempre di De Palma.
E lo lascio penzolare.
Pensateci. Se firmate la petizione, mancano solo una manciata di firme, avremo una merda in meno.
Se po’ fa’? Sì sì.
Ora, secondo voi dobbiamo regalare i nostri soldi a Christopher Nolan, a Bale e compagnia belloccia, quando abbiamo l’erede di Cronenberg. Peraltro, con qualcosa in più?
L’ironia che a David manca. La fumettistica alla Tarantino.
E chi sarebbe? Come chi sarebbe?
E chi può essere?
Il qui presente-rinomato-assente. Oggi, non lo vedi, domani ti entra.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- American Hustle (2013)
- Killing Season (2013)
Vero cult movie in quanto già inverosimile. - Wolverine – L’immortale (2013)
“Into the wild” – Recensione e dedica
Dedicato a Elena.
La Natura incontaminata dell’amore
C’è un nome che ha risuonato per tutta la visione di questa opera magna di Sean Penn: Elena.
No, non scherzo, sto conversando da qualche Giorno con una creatura che m’ammalia e ha sedotto un Cuore infranto, restaurandolo con “canagliesco seviziarlo” al fin taumaturgico di ripristinarne l’aroma troppo smaltato da una patina dolciastra che, di corrosive, taglienti “redini”, opprime, attimo dopo attimi a oscurarmi, l’anima mia più eccelsa per cui nacqui: l’astrazione, innata di divinatoria concezione metafisica della vita.
Le ho dedicato una poesia, vergata nei capelli suoi “lagrimosi” di melanconico umorismo furbetto, per odorarla, anche da lontano, nella porpora viva d’un fruscio erotico che eccita l’eclissata pulsione d’amarla, tergerne gli occhi in baci d’addolcir in tramonti che “piangan” l’estasi della nostra folgorazione in un Mondo sempre più divorato da crudeli brame di falsità.
Il suo nome vero è Elena.
M’irride, giuocandosi imprudentemente delle mie pazienze, ma poi non “stacca”, allacciata d’ipnotiche empatie, e attratta da come non cedo nel mio danzarle, sobrietà medioevale schiumata d’alcol fantasmatici, nei vagiti sinuosi in cui smania di troneggiante passione pura. Già “invisibile”.
Sì, me ne sono invaghito, e quest’incantesimo non si spezzerà in luci offuscate di borghese, “melenso” crogiuolo d’obblighi o circuito dall’inganno maligno in cui molti, di consapevole pattuirsi da ipocriti, rinnegano l’essenza per poi rapirsi, sì, rattrappiti d’ischeletriti battiti strozzati, d’ingiallite vene a “onorare” pragmatiche d’un ematico dolore mai sviscerato, mai urlato e disincarnato come un sogno mistico che “ferisco” nella lirica contemplazione d’onirici intrecci spirituali, d’agon sensuale e “cristologico”, ascetica finezza del sospiro e del gemerci.
Perché peccare di “virtuosa” pacatezza quando i profumi della vita riscoccano in ansiti d’assoluta e messianica libertà?
Sì, la amo…
E questo mio pensiero si concilia con questo capolavoro. Indecifrabile viaggio esistenziale, d’una strada da lastricar di sangue “appuntito” nei polmoni, d’urgenze impellenti e denudanti a esplorar, “violentare” la deflorazione cosmogonica dell’interiorità umana più profonda, come raggi di “vitrea seta” d’un assetatissimo, inesausto Sol battagliero (t)ersissimo, intrepidamente fiero e “(in)cosciente” nell’ululato lunare di notturne, guascone “morti” d’euforia folle del nostro man walking rinascente.
Un’evirazione sofferentissima ma vivifica, illuminante dalla società, come intona un “triste” Eddie Vedder nell’utopia dell’happiness angosciante, anelata, disperata e forse celestialmente “immersa” nelle aspersioni d’iridi toccate da un Dio armonioso dell’imman beatitudine della salvezza.
Colonna sonora “fluviale”, tene(b)ra come già detto del leader dei Pearl Jam in rifulgenti (as)soli intinti di fluorescenza temp(e)rata, anche allucinatoria, che urla “cupamente” abba(gl)iata proprio nel picco di “The Wolf”, nona track, l’unica ch’è un vagito, una sprigionata, inafferrabile, “ferina” redenzione dalle ibernazioni del mellifluo grigiore, e vola incorniciando, sghemba e dissolventemente turgida, dinamicamente statuaria, il selvatico liquore del primordiale, creatural incanto.
Culmina, rocciosa di montagne, nella sua sommità.
Il candore di Chris McCandless muterà, traslucido, nel febbrile Alexander Supertramp, eruzione nella sua licantropica, vulcanica, irrefrenabile voglia di fuga dalle istituzioni e dall’asservimento logorante, asfissiante e caudino.
Capitoli scanditi dall’evoluzione che corre veloce, scalpita ed è illiquidito “marmo” (im)perfetto del senso, sfiora occhi innocenti (una Kristen Stewart “tragicamente” magnifica) e preferirà l’innevata e florida Alaska d’un magic bus perso tra le “foglie” fotografiche del Tempo, nella memoria istantanea, memorabile d’un autoscatto a immortalare un Uomo.
Nel planarci, soffici, d’un ricordo inestinguibile.
Forse, il valore e grondante dolore di questo film è inciso nello Sguardo (dis)illuso di Vince Vaughn, uno dei tanti compagni dell’avventura in cui Alexander s’è imbarcato, quando lo lascia solo al “volante”, come a “mordergli” amorevole un “Vivi e ama come desideri, come imparerai da solo”.
E non si coagulerà…
(Stefano Falotico)
“Into the wild”, Tribute
Scalpitan gli zoccoli dell’ombra maledetta e, dal buio, franta in dardi fratturati d’arcobaleno mistico, si spande la Luce a illuminar i binari neri degli uomini vagabondi, nel mio Tempo senza dimensione, approdando a una spiaggia selvatica di primitive erosioni a sgualcir tra le foglie malinconiche di un’isola ove alberga King Kong, creatura parsimoniosa “ottenebrata” per assolate, salvifiche e salubri adorazioni superomistiche di me nell’abbacinante estasi miracolosa d’una giungla nella sua essenza palpitante.
Udite come vergo il mio sangue meravigliandolo d’oriental decadenza nella vacuità dell’infinito, a me indomito e domato, mio scettro rubicondo di Gioconda metafisica dalle iridi acquiescienti di senziente “Buona Notte” alla meditabonda scelleratezza:
It’s a mistery to me
we have a greed
with which we have agreed
You think you have to want
more than you need
until you have it all you won’t be free
society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
When you want more than you have
you think you need
and when you think more than you want
your thoughts begin to bleed
I think I need to find a bigger place
‘cos when you have more than you think
you need more space
society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
[Society Lyrics on http://www.lyricsmania.com)
I hope you’re not lonely without me
there’s those thinking more or less less is more
but if less is more how you’re keeping score?
Means for every point you make
your level drops
kinda like its starting from the top
you can’t do that…
society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me
society, have mercy on me
I hope you’re not angry if I disagree
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me
Ricordate: il Maestro è tornato…
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)