Scappa da tutto il nostro Pat. Scappa dalla vita. Ma Jennifer ti prende. E, tutta attizzante e attillata, t’ha già fregato.
Una corsettina molto “coniglietta”.
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“L’orlo argenteo delle nuvole”, poesia meravigliosa in movimento
“Zero Dark Thirty”, best movie secondo il National Board of Review
Ha vinto la Bigelow. Eh sì.
In vista degli Oscar, alla fine credo che la spunterà di nuovo la Bigelow. Il suo è un film appassionante con al centro un’eroina determinata, Jessica Chastain, un’attrice che adoro, tanto che, se andrete su lulu.com, nella “Ricerca” rinverrete un mio libro dedicato a Michael Mann e proprio adorante la sua fulva, ineguagliabile Bellezza. Consiglio per gli acquisti di Natale? Perché no? Silver Linings Playbook, invece, ha entusiasmato un po’ tutti e, con la giusta campagna promozionale della solita intraprendente e furba ex Miramax, ora Weinstein Company, potrebbe anche farcela. Se non a vincere come “Miglior Film” (ripeto Zero Dark Thirty mi pare aver più carte in regola per un consenso unanime dell’Academy), almeno a intascarsi qualche premio “minore”. Fra i papabili, proprio il nostro Bob De Niro, su cui il signor Harvey sta pubblicizzando a iosa la sua performance. A prescindere se vincerà o meno, credo che entrerà nella cinquina dei candidati, e sarà un piacere rivederlo al Kodak. Da vent’anni “e passa” non viene candidato. E le sue ultime prove c’han lasciato l’amaro in bocca, arrugginendo un po’, neanche tanto in fin dei conti, il suo untouchable mito. Sarà proprio DiCaprio a contendergli la statuetta. Vedi gli scherzi del destino. Il suo “erede” scorsesiano. Credo che sia ingiusto che DiCaprio vinca per Django in veste di non protagonista. Già. Avrebbe meritato l’Oscar maggiore per The Aviator. Questo sa di contentino. Non abbiamo ancora visto quest’annunciatissimo Quentin, potrebbe essere un’interpretazione epocale ma sempre “Oscaretto” rimarrà. Ribadisco, vale molto di più d’un supporting actor.
E “costui” dove lo mettiamo?
“Silver Linings Playbook”, intervista al regista e a De Niro
Il nostro caro “The Hollywood Reporter”, appunto, riporta questo video, ove qualcuno ha il “riporto”.
David O. Russell and Robert De Niro Reminisce About ‘Silver Linings Playbook’
Last week in New York, I sat down with a large contingent of the team that made The Weinstein Co.’s best picture Oscar hopeful Silver Linings Playbook — writer-directorDavid O. Russell; actors Robert De Niro, Paul Herman and Shea Whigham; and one of its three producers, Bruce Cohen — to discuss how the acclaimed dramedy came together. (You can watch video of our conversation above.)
Among the topics that we covered:
- How Russell and De Niro — both of whom have a child with special needs — first met and became friends, and the emotional meeting years later that led De Niro to agree to star inPlaybook;
- The advantages of producing Russell’s first film after the 2010 film The Fighter, in the view of Coen, a best picture Oscar winner for the 1999 film American Beauty (“It was almost cheating… great actors wanted to be in David O. Russell’s next movie”);
- Russell’s rare ability to see things in actors before others do — sometimes including the actors themselves (before Russell gave them a chance to show that they could be more, many dismissed Mark Wahlberg as just a rapper and underwear model and Bradley Cooper as just the funny guy from The Hangover films);
- What it was like for De Niro to reteam with Cooper, his costar in the 2011 film Limitless (“We have a relationship already. …There’s no downside to that”);
- What De Niro made of Russell’s famously eccentric directing style (“It gives it an immediacy, a spontaneity. … It’s a terrific way to work. You don’t have time to think or edit”);
- Russell on De Niro and Herman, who have now appeared in 13 films together over 28 years, which made their characters’ longstanding relationship and constant banter seem all the more believable (“I could listen to them talk all day. I could have made a movie about the two of them”);
- The show-stopping scene in which De Niro becomes emotional while talking to Cooper (“That scene, to me, called for that kind of thing, but I never demanded it of myself. … I was very comfortable in just going for whatever I felt in the scene”) (“He surprised us all on that day”);
- The unique talents of the film’s female lead Jennifer Lawrence, in Russell’s view (“She has a presence about her, and an authenticity, and a big heart, and it’s all visible on her face. … She could be 20, she could be 40 … very special”) and her pairing with Cooper (“Those two had a great chemistry. They had to go into two weeks of dance rehearsal right off the bat. They got to know each other very quickly”);
- What it’s like to work with Russell and the very positive reaction to the film ever since it premiered and won the audience award at September’s Toronto International Film Festival, in De Niro’s view (“Working with David was a special experience. … I’m just happy that people really like the film, and my work, and everybody’s work”);
- What it was like for Russell to get to direct De Niro, one of his heroes (“Every day, he was the guy who was early and knew every line — long monologues that are hard to remember and that were even evolving on the day”).
“Silver Linings Playbook”, la Featurette
Premi su premi, recensioni quasi unanimi ad acclamarlo come capolavoro (o giù di lì), e ieri ha fatto incetta di candidature agli Indipendent Spirit Awards.
Sì, il cavallo da battere quest’anno agli Oscar, pare proprio il film di David O. Russell.
Allora, osserviamolo ancora una volta più da vicino, di dietro le quinte e interviste.
In attesa che esca quanto prima anche in Italia dopo, appunto, gli entusiasmi oltreoceano.
(Stefano Falotico)
“Silver Linings Playbook”, il Red Carpet
Un Cooper sensuale, un De Niro ringiovanito, un film…
“Silver Linings Playbook”, altre clip
Indiscutibilmente, è il film dell’anno. La Critica america americana sta andando fuori di senno per come se n’è innamorata. E pioveranno Oscar come rane di Mosè.
Dunque, ancora una volta, scrutiamo da vicino questo imperdibile, grazie ad altre clip che la Weinstein Company, dal suo canale ufficiale di “YouTube”, ci propone.
Dalle best reviews ad altre brilliant e pure gold immagini. Un grande movie già moving. Già un classico intoccabile, ma anche toccante. Da commozioni in sala con lagrimuccia vera e non furbetta da “tavolino”.
Una strepitosa commedia drammatica dolceamara. Che ad alcuni ha subito ricordato il miglior Frank Capra aggiornato ai tempi nostri, obiettivamente più incasinati, meno buonisti e meno “sempliciotti”.
Un film che mescola, a quanto leggiamo, aspettando di potercene fare un’idea più soggettiva quando uscirà anche da noi, ingredienti con cui bisogna stare attentissimi nella mistura. Troppo pepe e potrebbe essere scotta, poco zucchero e sarebbe insipida, troppa glassa e vomiteremmo d’indigestione, troppo cinismo e la pietanza sarebbe surriscaldata.
Invece, il “cuoco” David O. Russell, dopo averci entusiasmato col terrific The Fighter, da un “manicaretto” apparentemente banale e già “fritto” in altre salse, l’omonima novella discreta di Matthew Quick , pare che abbia cucinato un capolavoro d’ottima confezione.
Ah, mi sto perdendo nel “primo piatto”, non voglio esser logorroico, poi vi vorrà il lassativo per “diarrea”.
Dunque, direi di mostrarvene una:
Sono Simon Silver… linings playbook, un buffon’ “finto cieco” di rivelazione profetica
Spoiler: nel film, Red Lights, che solo la redazione di “FilmTv” ha stroncato, salvo l’ammanicato Porro Maurizio, il quale, in uno dei pochi momenti illuminanti della sua via ruminante, ha indovinato il meccanismo ingegnoso del film di Cortés. Sì, compro settimanalmente la mia affezionata rivista, ma non mi “vedo” nei giudizi. Per anni, noi lettori fummo ammorbati da Bocchi Pier Maria, che tenne in auge solo Michael Mann, trascurando sua moglie che miscelava nel manico di “scopa” con uno più “ameno”. A quanto pare di “canna” più a-r-mata. Prima, avemmo Martini Emanuela ché, se il film non era triste e “propenso” in zona tragica, non lo lodava. Solipsista della sua incurabile depressione, amò Clint Eastwood solo perché fraintese le sue “monoespressioni” per la sua vita senza jazzistica session d’uno duro duro d’erezioni. Quindi, Magrelli Enrico, di “panciotto” a incensare Cameron Diaz, tanto che ora “accavalla” con Marzullo Gigi, e “distilla” recensioni da bottiglie di vino nella cantinella del cantuccio del “cinema” caruccio. Mah…, il dubbio permane: chi assunse tali suini? Tornando al Porro, gli preferisco l’omonimo Vincenzo della mia periferia “scalognata” nella Bologna più “Pescarola”. Porro era un mio compagno delle medie, a tutte le insegnanti alzava il dito medio, poi gettava il suo “pennarello” sotto il banco per “oscur” scrutare il peletto della compagna, “ridendoselo” di gusto col suo compagnon’ di “merende”, tale Bronte, già bisonte a dodici anni. Dopo molte prese nell’ano, Bronte par che viva sui monti, nel “fanculismo” da “deluso” peloso alla Vasco Rossi. Porro & Bronte, due “cuoricini”, s’incontreranno come delle “star” al Roxy Bar, cantando con Ligabue la loro piccola “stellina” senza cielo. Si bruciarono, dunque se di tanto uccello favellarono, adesso di feci ancor “fannulleggiano”. Vite da “favola”. Porro però aveva una “marcia in più”, però. Sì, quella del teppista “Carmageddon”. Una volta offesero sua sorella perché è handicappata, e “lui” li “accoppò” di tamponamento. E anche di tampone, avendoli accoltellati previo senso di colpa da “infermiere” redento. Prima spaccò tutti i lor denti, quindi, dopo il “traumatologico”, li fasciò con delle garze… Eh già, come la sepoltura dei faraoni egizi…, li mummificò in modo tale che la polizia non potesse risalire (eh, il sale “bendato” sul volto putrefatto-“balsamo-che salma”) alle impronte del Carbonio 14. Altre volte invece, stanco di quei “preparativi” asfiassianti… e “infarinanti”, prima li polverizzò e poi li carbonizzò. Andando poi a gustare, col “carbonaro” Bronte, dei fumanti spaghetti alla carbonara presso l’osteria “Il mulino bruciato”, ove assieme ad altri “spellati vivi” intonavano la “canzoncina” canzonatoria dal ritornello sei diventato nero, nero, nero, come il carbon’!“. Sì, Maurizio è un po’ più intelligente dell’altro Porro(so), ed è lui a suonargliela. Maurizio, secondo la “legge” del Darwin, crede che a (r)esister a questo Mondo, sarà solo il più “forte”, infatti è un “patito” di Alberto Fortis: Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere oh Vincenzo io ti ammazzerò perche’ perche’ non sai decidere! Comunque, facciamo i seri, chissà… Nel film di Cortés, una super racchiona cosmica, con tre chili d’occhiali, intervista De Niro da giovane, “scimmiottato” da tal Sbaraglia Leonardo. Chi ha scelto costui? Non c’assumigghià pe’ nient’! Infatti, all’intervistatrice vien da ridere, sebbene Simon Silver non stia scherzando. Lei lo definisce un pagliaccio, e Leonardo fa una smorfia deniriana-beffarda alla Carlo Verdone del rosso “qualcosa come riso, come me vien’ da ridde’…“. Ieri Notte, al solito non presi sonno, provai col sonnifero ma ripiegai, dunque piluccai, nella Nutella, appuntamento immancabile del mio scaffale formato “sarcofago” con voglia di qualcosa di buono. In mancanza d’una bonazza, il barattolino. Mentre leccavo, cantai con Lucio Battisti, in memoria di mio cugino Ivan… mi ritorni in mente bello come sei, forse… non più. Ora, poche persone si chiamano Ivan e hanno discendenza italiana. Solo i figli dei bolognesi comunisti. Suo padre infatti, deceduto e pace all’anima sua, era un fervido sindacalista, anche se non faceva, in fin dei conti, un cazzo. Ce “lo” menava con Stalin, la Russia, e anche Dolph Lundgren del quarto Rocky… All’ultima cucchiaiata di Nutella, mi son chiesto questo questo: Ivan era come Cabrini, il classico bel ragazzo con le “palle”, perché s’è sposato con un cesso? E, su questa domanda senza risposta, dopo indigestione immediata da scorpacciata, son andato in bagno e ho fatto tremare tutto l’appartamento con delle “botte” pirotecniche da “protettore” del mio culo. Quindi, dopo aver evacuato, alle tre di Notte nette, ho telefonato a una certa Elena, una che voleva fossi nel suo letto a quell’ora “tarda”. Lei, tutta gentile ed eccitata all’idea del “non è mai troppo tardi per tirartelo e bagnarmela”, ha reiterato l’offerta, e io: – Volevo sincerarmi che sei la solita troia. Hai qualcosa in bocca mentre stai parlando con me?. Un cioccolatone…, vero, tutto intero? Lei: – Pezzo di merda! Io: – No, qui casca l’asina. Sono uno stronzo “integrale” eppur integro cara la mia “Te la do gratuitamente”. Sì, non sono Simon Silver ma la tua totoiana “clausola” Murphy ché, se “qualcosa” può andar male, una così, non da clausura se “lo” farà a “prescindere“.
Una “pescivendola”.
Ho detto tutto…
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
“Silver Linings Playbook”, Press Conference, basta crederci
Fiato alle trombe, la Weinstein sta pubblicizzando a tambur battente questo film, dato tra i favoriti ai prossimi Oscar, un po’ in tutte le categorie.
Dopo la sua presentazione al Toronto Film Festival, ove fra l’altro ha vinto, eletto dai votanti del pubblico, ieri s’è tenuta la conferenza stampa ufficiale e la “passerella”, organizzata proprio dalla Tribeca di De Niro.
Scorriamo alcune immagini.
Come potete vedere, cast al completo, il protagonista Bradley Cooper, il regista David O. Russell, Chris Tucker e la grande (sebbene da noi poco conosciuta) Jacki Weaver.
Unica assente, proprio l’altra meravigliosa interprete, Jennifer Lawrence, al momento troppo occupato a finir le riprese del seguito di Hunger Games.
Mi concentrerei però su “costui”.
Il prossimo anno, compierà 70 anni. A me appare ringiovanito rispetto a un decennio or sono. Era messo maluccio e imbolsito parecchio. Qui, lo ritroviamo piacevolmente più magro, molto più in forma di quanto non t’aspetteresti. Con un carisma ammodernato, diciamo.
Sarà il profumo di statuetta che sta bussando alle porte, dunque alle sue narici “oculari”, per la sua interpretazione?
(Stefano Falotico)