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Stasera andiamo di poesia: non m’importa nulla dei film preferiti di Tarantino, ecco invece i miei insospettabili


04 Apr

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Sì, ogni anno Quentin Tarantino vi ammorba con la lista dei suoi film preferiti della passata stagione.

Ora, non voglio discutere su Tarantino e Dio abbia in gloria Le iene, Pulp Fiction e Jackie Brown.

Ma c’è poco da dire. Gli altri suoi film sono disorganici, cinematograficamente dislessici, illuminati da scene meravigliose alternate a un potpourri di stronzate sterili.

Sì, mi divertii anche io col misogino bastardo Stuntman Mike/Kurt Russell di A prova di morte.

E, in Bastardi senza gloria, la scena della taverna varrebbe da sola il prezzo del biglietto oltre a un Christoph Waltz titanico e spaventoso.

Kill Bill è bello solo nella scena finale con l’epica frase pronunciata da un Michael Madsen che, stranamente, recita per pochi secondi come Marlon Brando di Apocalypse Now. Cagandosi però già nelle mutande.

Ma il finale invece del capitolo due fa ribrezzo. Non soltanto a Sergio Leone di C’era una volta il West ma anche a Ken il guerriero.

E non basta riciclare la colonna sonora di Ennio Morricone de La cosa per The Hateful Eight al fine di spacciarsi per eredi leoniani.

Un filmaccio infarcito solo di dialoghi ove il formato 70mm Panavision c’entra come i cavoli a merenda per un kammerspiel quasi totale.

Dov’è la Monument Valley di John Ford? Che senso ha allargare le immagini quando ci si trova in un posto così ristretto e angusto in cui, peraltro, Tarantino gira in maniera poco mozzafiato, tediandoci con uno splatter sanguinolento che, per l’appunto, non è per nulla funzionale alla catarsi a differenza del Cinema di Carpenter?

Insomma, fa cagare.

Non parliamo poi di C’era una volta a… Hollywood. Bischerata tremenda ove Margot Robbie, più che assomigliare a Sharon Tate, sembra una valletta. Sì, è bella. E quindi? Che c’azzecca con l’ex moglie di Polanski?

Chi definisce C’era una volta a… Hollywood un capolavoro, ah ah, è meglio che capisca che cosa sia l’etica, l’estetica e anche la f… a.

Ridley Scott, dopo Black Rain, girò mezze schifezze. E Il gladiatore è il film più sopravvalutato della Storia, non solo romana.

Allora! I capolavori veri di Scott sono I duellanti, Alien e Blade Runner.

Poi, come ben affermò Gianni Canova, straordinarie scene qua e là in tante pellicole esageratamente pompose, retoriche, mal amalgamate.

Un po’ come Christopher Nolan. Ripeto, a costo di apparire pleonastico e antipatico, Interstellar dura cinquemila ore ed emoziona solo nei cinque minuti finali.

Dove cazzo lo vedeste il capolavoro? A proposito, Anne Hathaway è ancora persa nello spazio? Se sì, non mi spiacerebbe esserle il suo “alieno” mentre indossa un paio di slip striminziti come Sigourney Weaver.

Sì, sono un uomo intergalattico, amante dei buchi neri esplorati non soltanto da Stephen Hawking, bensì da ogni eterosessuale maschile desideroso di mitragliarvi come in Black Hawk Down.

Ah, per molto tempo fui la lindezza e l’innocenza fattasi carne. Cioè un uomo affetto da disturbo ossessivo-compulsivo come Nic Cage de Il genio della truffa.

Mi diedero del criminale, quasi dell’American Gangster perché fui un cannibale solo di me stesso.

Altro che Hannibal. Peraltro, non vorrei dire. Lecter sarà pure uno psichiatra geniale che sa entrare in ogni mente col solo potere dell’intuito bestiale ma, a coiti fatti, no, a conti fatti… rimane un coglione.

È l’unico uomo che riesce, infatti, a ipnotizzare, grazie al suo carisma animalesco da uomo di pazzesco intelletto, sì, Julianne Moore.

Alla fine la lascia scappare. Insomma, come si suol dire, un uomo che sa entrarti dentro subito.

Dappertutto, nell’anima e nel cuore ma non tanto in quella zona molto sensibile quasi quanto Jodie Foster ne Il silenzio degli innocenti. Donna tutta d’un pezzo e lo seppe Miggs/Stuart Rudin.

Ora, a parte le cazzate, adoro questa scena. Quando si aprono le acque…

Qui c’è la poesia, ragazzi e ragazze.

E poi, lasciando stare Scott e le cotte, ne vogliamo parlare di Balla coi lupi?

Chiedete anche al Kevin Costner di Open Range come si giri un western coi contro-cazzi.

Il Cinema è sogno ed è forse oggi perduto nelle purezze estinte di un sommerso nostro mondo eclissatosi in Atlantide.

Sì, a quarant’anni sono ancora un adolescente. E, se vivrò ancora a lungo, lo sarò anche quando un prete alla The Irishman mi darà l’estrema unzione o mi ricorderà che presto, anziché Natale, sarà Pasqua.

Sono oramai in disaccordo con quasi tutti i critici dei quotidiani e della rete. Ce l’ho spesso anche contro il mio amico Federico Frusciante.

Dai, Fede, non si può dire che Freddie Mercury non fosse un genio. Se poi, amico, vuoi mantenere un profilo cazzuto da uomo che non si fa fottere mai, stai mentendo.

D’altronde, chi non vorrebbe vivere per sempre?

Solo nella fantasia, gli uomini e le donne si ricreano. Altrimenti c’è il progressivo spegnimento emotivo, l’abitudinaria routine d’una vita piatta e borghese, mestamente corretta, dunque orrida.

Anche Cristoforo Colombo fu un sognatore.

Dunque, quali sono i miei film preferiti? Non lo saprete mai poiché non mi va di dirvelo.

Così è. Amen.

 

di Stefano Falotico

Che Jena Plissken: ieri son stato al mare. Ho visto in spiaggia molte scimmie. Ho telefonato subito allo zoosafari di Fasano affinché le ospitino


30 Jul

stephanie kurtzuba

Da tempo immemorabile, non mi recavo più, appunto, al mare.

Iodio… no, odio tutta questa folla che s’accalca, che sbraccia per ficcare un ombrellone, disprezzo e detesto tutti questi perizomi e topless di uomini e donne ignude che fanno bella mostra di tutte le loro origini darwiniane.

Sì, conoscete la teoria di Darwin? È sbagliata completamente dalla A alla Z.

Secondo Charles, esemplare di gorilla canuto assai borioso, le uniche specie animali e vegetali che sopravvivono, cazzo, sono quelle coi caratteri ereditari più resilienti e forti. Una teoria nazistica, insomma.

Mah, mi pare già una cagata. Basti assistere all’umanità che ci circonda. Sono tutti dei vegetali animaleschi.

Sì, invero l’uomo, nonostante anni di evoluzione, è rimasto tale e quale al capo branco dei primati di 2001: Odissea nello spazio.

Con le uniche differenze che ora va dal parrucchiere per non sembrare Tim Roth di Planet of the Apes e veste firmato anche se è un semi-analfabeta come Vittorio Gassman de I soliti ignoti.

Vi ricordate quando Totò, nel suddetto film, chiede al personaggio interpretato da Vittorio di apporgli una firma?

Giuseppe Balocchi/Gassman impiega dieci minuti per scrivere la sua firma e alla fine consegna a Dante Alighieri, no, a Dante Cruciani/Totò uno scarabocchio.

Ah, uomo di Lettere. Sei stato in Cina?

 

Sì, oggigiorno sono quasi tutti Laureati ma sono più cazzoni di Leonardo Pieraccioni.

Imparano due pappardelle a memoria, recitandole a menadito a professori più scemi dei loro studenti, cosicché possano intascare il cosiddetto titolo della minchia.

Grazie al quale gli uomini accedono alle maggiori cariche pubiche. Sì, non pubbliche. Pubiche. Col pezzo di carta, puoi avere la strada spianata per ricattare tutte quelle che stanno sotto.

Sì, una volta che sfondi… puoi perfino vantarti di essere un eroe così come fa Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street con quella povera disgraziata a cui firma, appunto, l’assegno.

Lei lo ringrazia platealmente e gli grida ti amo! Con tutti gli altri broker di Neanderthal a elevare Jordan Belfort in Gloria di Umberto Tozzi. Ah ah.

Sì, non è l’attrice Stephanie Kurtzuba, bensì Nicole Minetti con la parrucca bionda. Di mio, che posso dirvi?  Ho scritto il libro La leggenda di King Kong. Cercatelo sulle maggiori catene librarie online. Sì, son sempre stato uno della foresta. Amo Jack London e Tarzan. Una delle mie maggiori fantasie sessuali era quella di fare sesso con Sigourney Weaver di Gorillas in the Mist: The Story of Dian Fossey. Rimasi però intrappolato nelle sabbie mobili da cui il celeberrimo ritornello di Franco Battiato di Bandiera bianca:

siete come sabbie mobili tirate giù…

A Bandiera Bianca e a Bandiera gialla del Pettenati, ho sempre preferito Moby Dick. Una balena che, come tale, non ha bisogno di pettinarsi. Spesso, assomiglio anche a Carlo Verdone/Oscar Pettinari.

 

di Stefano Faloticoweaver gorilla nella nebbiavardone oscar pettinari67827630_10214171692389144_1023803955781566464_n

Ci siamo scordati di Woody Allen, incorreggibile: meglio un uomo cupo che uno stupido, meglio la pornografia noir alla socialità “light”


03 Feb
YEAR OF LIVING DANGEROUSLY, Sigourney Weaver, 1982, (c) MGM

YEAR OF LIVING DANGEROUSLY, Sigourney Weaver, 1982, (c) MGM

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Sì, lo so. Chiedo venia. Chiedo anche vene. Mi avete dissanguato. Vado ora a comprarmi il cappellaccio da stregone alla Rocky Balboa e canterò questa canzone… del Carosone, miei uomini da strapazzo ancora fermi al Carosello. Sotto al lampione, ma quali banane e lamponi.

e passa e spassa sotto a stu balcone ma tu si guaglione tu non cunusce i femmene sei ancora cu si giovane tu si guaglione…

No, purtroppo io conosco le femmine. Tant’è che, a forza di conoscerle, stavo diventando effeminato. Come si suol dire. Mi ero talmente immedesimato, trasfuso, condiviso da rischiare la fine di Almodóvar.

Le donne erano sull’orlo di una crisi di nervi. Io sull’orlo di una crisi di cervi. Sì, da fanatico del film Il cacciatore, dopo tutto quello scombussolamento, avevo la testa, e non solo quella, fottuta. Dovevo giocare alla roulette russa. E smetterla con tutte quelle sottane. Mi stavano drogando di bambinate. Mi stavano invogliando a leggere Moccia.

È lapalissiana la mia incontrastabile misoginia, la mia misantropia incurabile, la mia genialità ovviamente disturbante i piccolo borghesi banali e perbenisticamente nauseanti, la mia schizofrenia inculante, il mio uomo allunato che piace agli omosessuali strafottenti e allupati a cui caccio un pugno tonante, il mio sarcasmo galoppante e le vostre arteriosclerosi devastanti.

Sì, è stato tutto chiarito, acclarato nero su bianco.

Ah, il noir. Cosa c’è di meglio se non gustare in solitudine un giallo di Agatha Christie lontano dai poveri cristi che fanno i piacioni come Hayden Christensen? Un bel biondino. Sì, anche uno stupidino.

Mah, di mio, credo di essermi sparato qualche sega semmai su Helena Christensen da vero cuore selvaggio alla Chris Isaak. Sì, Chris è un bel nome, come Walken Christopher. Colombo Cristoforo invece no. Era un illuso quel Colombo, ha fatto la scoperta dell’America. E manco quella perché fu il Vespucci.

Sì, secondo me la storia è questa. Quell’Isabella di Castiglia scopava poco e aveva trovato l’italiano Cristoforo. Uno dal sangue caldo col suo “mandolino”. Colombo accettò di trombarsela a costo che lei gli comprasse le caramelle. No, le caravelle. Santa Maria! Comunque, alla Sigourney Weaver di 1492 – La conquista del paradiso anch’io avrei dato una botta e non solo una. Ma soprattutto a quella di Alien. Ottima passerona in quel film con quegli slip da Intimissimi.

Alien dura circa due ore ma per me furono tre. Verso il finale, quando Sigourney si spoglia, ricordo che misi in pausa e mi alienai dal mondo, tirandomela di brutto per sessanta minuti. Sì, c’è il film col Cage. Fuori in 60 secondi. Io, dopo aver carburato con una masturbazione al diesel, eiaculai col turbo dopo un’ora circa. Con estrema calma, gustando tutto il suo inguine depilato con tanto di zoomata sulla zona pelvica della Weaver. Finito che ebbi l’auto… palpamento, me lo sparai… fino in fondo. Io ero andato con gli ormoni fra le stelle, l’alieno era stato sbattuto nello spazio.

Fu una sega magnifica, da vero gorilla nella nebbia. Un an(n)o vissuto pericolosamente. Sì, in questo film di Peter Weir, la Weaver tocca l’apice della figona. Il suo accavallamento di gambe al bistrot è sensazionale, paragonabile all’Alba Parietti dei tempi migliori, prima del botulino.

Le cosce di Alba son sempre state ottime come un pasticcino con la crema, la sua faccia molto meno. Basti vedere il figlio, nato dalla sua relazione con Oppini.

Avete presente il protagonista blu di Avatar? È lui.

Per molto tempo, non confidando mai niente a nessuno, soprattutto in merito alle mie donne preferite, fui scambiato per Linda Hunt. Sì, una specie di figlia di Fantozzi, Mariangela, dalla sessualità dubbia.

La mia prima ragazza, o pseudo tale, capì benissimo che dietro questa faccia da Mel Gibson sognatore dagli occhi non azzurri bensì neri, dietro Gli anni spezzati, si nascondeva invero il suo amico Mark Wahlberg. Quello di Boogie Nights.

Andò piuttosto bene, anche troppo. Infatti, le facce di me e lei a fine scopata furono queste. E ho detto tutto.

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Io rimasi distrutto, avevo scoperto che mi ero inspiegabilmente tagliato metaforicamente l’uccello senza motivo, lei fece una faccia di cazzo sconvolta.

La scopata durò abbastanza, la nostra relazione non tanto. Ottenuto quello che lei voleva, “appurate” le mie doti nascoste e trivellate, da lei ficcate, si annoiò a stare con me. Mi portava sempre al ristorante cinese e mi trascinò anche a guardare Sin City di Robert Rodriguez.

Sì, carino Dal tramonto all’alba, un po’ sopravvalutato, invece la nostra storia durò, duramente, dalla notte al giorno.

Lei era stata vampirizzata dal mio carisma a pelle, mi aveva spappolato le palle in ogni sen(s)o, succhiato tutto il collo e anche altro, soprattutto altro, poi mi scaricò e m’incazzai come Danny Trejo di Machete. Ma non perché mi aveva mollato ma perché mi aveva reso un Desperado.

Furono anni orribili quelli che seguirono. Anni in cui, avendo scoperto il mio “talento”, ero attratto dal gentil sesso in maniera incommensurabile quanto angosciato in modo sproporzionato, in maniera proporzionale alle mie dimensioni da iperdotato, all’idea di poter incontrare soltanto una zoccola che mi avrebbe spennato.

Incominciai a fumare forte per scaricare il nervosismo, lo stress da prestazione. Ero diventato Gene Hackman di Heartbreakers – Vizio di famiglia. E tutte le vedove inconsolabili alla Angela Nardino/ Max Conners/Ulga Yevanova attentarono ai miei “gioielli” preziosi. Sì, ero molto corteggiato dalle donne dell’Est. In generale dell’estero.

Uno schifo, credetemi.

Mi stavano corrompendo, trucidando ogni residua innocenza oramai non andata a puttane ma quasi.

Ero tramutato in una testa di minchia. In una scimmia.

In uno scemo qualsiasi. Che aspetta il sabato sera per leccare la passerina di qualche “bambina”. E far finta di lavorare durante la settimana per farsi stimare falsamente da finti amici e da genitori antiquati e retrogradi che mi avrebbero detto: oh, così mi piaci, stupendo, normalissimo, un uomo che crede agli amori frivoli, ai soldi e alla gnoccolona! Vai! Ah, sì, basta con queste tristezze da film di Paul Schrader. Goditela!

Grande.

Sì, una merda.

Il Falotico è nato per essere un amante… del Cinema. E vi rivela anche qualcosa che non vi piacerà affatto.

Sveglio lo è sempre stato, erano gli imbecilli che dormivano dietro una bella mascherata.

Sì, ho sempre amato la pornografia, i film erotici, le storie tese, nere, le anime dissolute, le persone vere.

E mi son sempre stati sui coglioni i ragazzini che adoravano L’ultimo bacio e stronzate simili.

Volete vedere un capolavoro sulla vita e sull’amicizia? Riguardate appunto Il cacciatore.

Volete vedere un film, sì, buonista ma bellissimo? Sparatevi Green Book. Ma lasciate perdere, per piacere, le disamine all’acqua di rose, i luoghi comuni, le puttan(at)e di massa.

E soprattutto quel demente di John Lennon con Imagine. Sì, roba che le donnette e le ziette avevano gli orgasmi a sentire una canzone così patetica e strappalacrime.

Anch’io immagino un mondo migliore ove tutta la gente si bacia e abbraccia.

Ma questo, realisticamente, non è possibile.

Ci sarà sempre qualcuno che vorrà fare lo stronzo.

Combinare casini e porcate perché gli stanno sulle palle le persone libere.

E gli piace, sadicamente, giocarci. Suggestionarle, coglionarle e pensare che siano sempre così stupide da non accorgersi mai delle sue prese… per il culo.

Così come nascerà, d’altro can(to), sempre l’osso appunto troppo duro.

Ciò non è eccezionale per lo stronzo, ma è un pugno allo stomaco da fargli andare di traverso ogni altra idiozia da gonzo.

Sì, lo stronzo me lo immagino solo soletto come un cane, senza nessun gregge ora che gli regge pecorone le sue offese pecorecce da demente che ama le pecorine.

Se vuole, può spaccarmi la faccia ancora.

Non vedo l’ora.

A patto che poi non mi faccia la fine di Robert De Niro di Red Lights.

Non sarebbe, diciamo, esattamente quella che si definisce una figura da persona che, come dice lui, vede oltre…

Quello che comunque mi stupisce, nonostante tutto, è come abbiano fatto psichiatri e professionisti seri a credere alla sua versione dei fatti per così tanto tempo.

A distanza di circa un ventennio da tante inutili baggianate, finalmente tutti ci sono arrivati.

Perché hanno acuto finalmente, final-mente, ripetiamolo, il coraggio di dire la verità.

Sì, e come disse il mio vicino di casa, il Lucchi, in dialetto bolognese quando per colpa dell’acquazzone gli si allagò la cantina irreparabilmente…

E adesso chi pega? Sì, chi PEGA?

Non certo le istituzioni. Che devono mantenere la facciata e preferiscono liquidare la vicenda con una stretta di mano, ben coscienti però dell’orrore, non certo lo stronzo che continuerà a ridersela sotto i baffi.

E neppure ovviamente io che devo continuare, giocoforza, ad accettare un mondo d’idioti senza battere ciglio.

Facendo finta di ascoltare Ed Sheeran alla radio e credere davvero che una vita giusta sia essere miliardario e cantare l’amore. Anzi, l’aMMMore.

Perché, pur fregando il prossimo con delinquenziali parcelle da porcello, il mondo non si può cambiare, è sempre stato questo e questo sarà sempre. Quindi, dite a Mel Gibson di prendere il suo Braveheart e di ficcarselo nel tempo delle mele di Sophie Marceau.

Per arrivare a pensarla così, significa che molte cos(c)e non sono andate al posto giusto? No, è il contrario.

Tutto, ma proprio tutto, è andato come doveva e dove doveva andare. E si prende maggiormente coscienza, appunto, che non sei fatto per il generale, superficiale salvadanaio e puttanaio.

È una vita del cazzo?

No, è una grandissima vita.

La vita di quei pochissimi che la vedono… con gli occhi ben aperti. E che non aprono le gambe in maniera facile.

Insomma, morale della fav(ol)a: nessuno se lo sarebbe mai aspettato e sapete perché?

Perché la gente ragiona, appunto, col culo. Perché, come si suol dire, se ne frega… se ne fotte.

Auguri e figli maschi.

E finirei così: ragazzi, datemi retta, se siete ancora giovani, avventurieri, intrepidi, con tanti sogni nel cassetto, scappate via dall’Italia quanto prima.

L’Italia è un Paese dei balocchi, degli allocchi, di chi prende per i fondelli i finocchi, un Paese da Pinocchio, fascista, retrogrado, fortificato nelle sue mentalità difficilissime da scalfire, irremovibili, puntigliose, bigotte, moralistiche, catto-borghesi.

È un Paese ove la gente si laurea per pavoneggiarsi, tirarsela…e avere la villa al mare, trovandosi una povera cretina bona da mantenere che legge Novella 2000, è un Paese dove le stolte, anziché preoccuparsi dei figli malati terminali, inscenano recite parrocchiali per quattro rimbambiti che possano compiacere l’intellettuale da quattro soldi delle pazze scriteriate che sono, le quali si fregiano e imbrodano di far le gran signore, è un Paese sommerso dai debiti che non vede l’ora però di esultare al prossimo goal di Cristiano Ronaldo, è un Paese che tifa Italia solo allo stadio, è un Paese retrivo, conformista ove la gente accetta il merdaio collettivo pur di far stare tutti tranquilli. Non generando problemi…E celebrare il santo Natale perché a questa gente piace da impazzire credere che la bontà sia una lauta e luculliana mangiata in cui si ringrazia il Signore nei giorni di festa ma poi continuando a sbattersene “altamente” finito lo zucchero…

L’Italia è un Paese ove gli artisti son presi per tonti a meno che non siano figli di tal dei tali. Ove chi è talentuoso, semmai, pure ce la fa ma deve comunque abbassarsi le mutande e rispettare i taciti accordi dei potenti, un Paese ove se non arrivi a fine mese devi lo stesso far finta di essere felice perché ti dicono che comunque un tetto ce l’hai e pan e vino non ti manca, è un Paese ove le persone depresse non vengono accettate perché la vita è un dono ed è una vergogna lamentarsi sebbene il mondo sia tutto sbagliato, è un Paese ove si tifa Napoli con gli spiccioli di zio Felice, ci si preoccupa se i ragazzi si fanno le seghe, mentali e non, e invece non si rompono il culo dietro un lavoretto che li svilisce anziché valorizzarli, è un Paese ove siamo tutti, a proposito di Colombo, poeti, santi e navigatori anche se non sfogliamo neppure La Settimana Enigmistica, è un Paese orribile.

È un Paese di galleristi d’Arte che non hanno mai affrescato neanche le pareti del bagno e invece danno di “bianco” con arroganza sulle anime giovanili “sporche”, è un Paese di esaltati, di chiacchieroni, di gente che parla di Cinema in uno sgabuzzino e non saprebbe neanche girare come dio comanda la comunione del figlio ché non ha perché è “underground” e spirito libero… ma a cui piace pontificare sui figli altrui. È un Paese che legge i saggi dell’Oriente per elevarsi quando riceve uno schiaffo morale in faccia, è un Paese di tuttologi, è un Paese ove se nasci privilegiato pensi che gli altri si meritino le loro sfighe perché non si sono impegnati a dovere, è un Paese ove se indossi un abito che fa il monaco, semmai pedofilo, tutti ti trattano con reverenziale cortesia e “amabile” gentilezza, è un Paese ove se sei triste ti urlano che devi scopare e anche sgobbare di più perché, solo godendo ma al contempo soffrendo, capirai i valori sinceri, ah ah, è un Paese che vive al motto di piglia quel che passa il convento e sta zitto.

È un Paese che ti grida… smettila di frignare. Pensa a una bella fregna. Che te frega?

In parole “povere”, è un Paese di malati di mente.

Solo che non sanno di esserlo.

A proposito, qual è la tua squadra del cuore? Sei milanista? Interista? Juventino? Atalantino?

Ci andremo al mondiale stavolta?

Chi vincerà l’Oscar quest’anno? Be’, è una gara da infarto. Non male Rami Malek ma anche Christian Bale non scherza.

Io invece tifo per Viggo.

Non vincerà.

Se dovesse mai sia vincere, ma non credo, sarà stato soltanto un miracolo…

Io adoro Viggo Mortensen. A mio avviso, il più grande attore di Cinema del mondo.

In A Histoty of Violence era veramente già da Oscar.

 

Non preoccupatevi.

Mi conoscete, oramai. Ci sono giorni che sono molto incazzato col mondo. Poi, mi passa.

Son un cane che abbaia ma non (de)morde.

L’altro pomeriggio, ad esempio, mi ha contattato su Facebook una di nome Chiara.

Solo perché ho commentato una sua foto palesemente provocante, scrivendole nello spazio commenti… sei un’ottima figa.

Lei, dopo aver visto alcune mie foto, n’è rimasta entusiasta, mi ha scritto privatamente in chat e mi ha chiesto il mio WhatsApp. Gliel’ho dato…

Dopo tre minuti scarsi, a sorpresa, mi ha chiamato.

 

– Pronto?

– Ciao, sono Chiara. Quando scopiamo?

– Come? Prego? Ah, così. Sei partita in quinta.

– Sì, però indosso solo una quarta. Allora, io abito in Umbria. Ma in poche ore sei da me, su, su, dai, vieni.

– Senti, Chiara. Ti vorrei essere chiaro. Chiaro? Chiara? Non sono il tipo che si dà con tanta facilità.

– Capisco. Ma insomma… hai visto che culo che ho? Vorresti dirmi che non sei tentato?

– Tentato da che?

– Suvvia, non fare lo scemo.

– No, guarda. Scusa, nel mio profilo Facebook vi era scritto professione gigolò?

– Scusa, ma sei frocio? Ma fottiti!

 

Sì, sono stanco di queste donne. Ma che cazzo vogliono? Meglio fottersi da solo.

Racconto quest’avance a un mio amico…

 

– No, rifammi vedere la foto della tizia. Ecco, e tu avresti rifiutato una così?

– Sì, perché?

– Ah, è proprio vero quel detto. Chi ha il pane non ha i denti.

– Mah, può essere. Di mio, a volte credo di non avere il pene. È questo il guaio. Sì, a volte non riesco a trovarlo. Scompare. Il mio uccello è come il gioco delle ombre cinesi. Da dietro le tende assume forme strane…

– Cazzo, e dire che pensavo non avessi le palle.

– No, le palle ci sono. Sì, ne ho tre. Ne vuoi una? Te la offro in sacrificio. Tanto una più una meno, me ne frego.

E ancor me la/o meno. Chi fa da sé fa per tre.

 

di Stefano Falotico

A proposito di James Cameron… gli ho sempre preferito le corritrici, dette anche corridore del Camerun, dette anche corridore del Camerun, date il bentornato a John Connor, ah ah


26 Jul

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Sì, quest’uomo mi ha sempre inquietato. Questo riccone sfondato che viene considerato uno dei più grandi registi del mondo.

E qui mi lancerò nella disamina, ragionata, ponderata, porgendogli lo stesso sguardo severo e arcigno di Sigourney Weaver, una donna da cui star lontani perché, con la sua seriosità sussiegosa, potrebbe attentare al vostro guascone star al mondo, adocchiandovi dall’alto in basso come Ripley e schiacciandovi come scarafaggi.

Tornando al Cameron, costui, in quasi quarant’anni di carriera ha diretto meno di dieci film, se escludiamo i prossimi Avatar, che non credo riuscirà a giare perché, pur essendo nato nel 1954, mi sembra malmesso e ridotto in stato pietoso. Quindi non camperà, secondo me, ancora molto. Non gliela può fare. Ma, se riuscirà nell’impresa, mi congratulerò con lui e gli offrirò da bere al bar TRIUNFO, scantinato losco delle zone del materanese.

Costui esordisce con uno dei film più brutti di sempre, una cagata sesquipedale chiamata Piraña paura.

Sì, all’epoca, dopo Lo squalo di Spielberg, ci furono le annate in cui andavano di mode i film sui “pesciolini” cattivi, tipo L’orca assassina. Mi ricordo che lo vidi da piccolissimo in tv perché mio padre, in assenza di mia madre, voleva rifarsi gli occhi sulle due interpreti femminili, la Charlotte Rampling che fu, e soprattutto quel pezzo di patonzona di Bo Derek. Sì, mio padre è stato sempre appassionato anche di Jacques-Yves Cousteau e seguiva tutte le sue immersioni subacquee, perché spesso veniva affiancato da modelle in bikini atomici. E mio padre sognava di accalappiarsele in un sol boccone in maniera “palmata”. Sì, per poi trascinarle sulla terraferma e praticar loro il bocca e bocca con tanto di bocchini “branchiati”.

In quel periodo, dopo la visione di Piraña paura, mi ricordo di una serata in cui i miei mi portarono in un ristorante rustico. C’era un acquario con questi roditori e il cameriere mi disse di non immergere la mia manina in quell’acquetta ma di soddisfare la mia acquolina in bocca con un paio di gamberi fumanti. Poi, mia madre mi disse di mangiare una sogliola, perché conteneva il fosforo necessario allo sviluppo di un ottimo cervello. Ma vi dirò… un cervello ben sviluppato abbisogna anche di un vertebrato muscolare denominato appunto spesso e volentieri “pesce” ma che appartiene alla classe molto “animalesca” degli endotermi, cioè bisogna avere anche un grosso uccello, uccello a sua volta originatosi dal velociraptor che, se non usato con gentilezza alle donne, può trasformarsi in un predatore alla Harvey Weinstein.

Ora, tornando al Cameron. Terminator è un capolavoro, anche Aliens, anche The Abyss. E Terminator 2 vale per la colonna sonora e, se eravate delle ragazzine in cerca del vostro idolo teen, per un Edward Furlong “carino”, prima che si disfacesse con droghe e zoccolette.

Sì, Edward è uno che consigliava a Schwarzy di dire no hay problema e invece di problemi ne aveva un casino. Tanto che credo faccia adesso lo stesso lavoro di Spider in Quei bravi ragazzi.

Titanic invece è l’apoteosi della grandeur. E lo sfoggio “pomposo” del seno di Kate Winslet prima che diventasse una matrona da casa di appuntamenti romani. Sì, Leo a poppa e a pru(gn)a se la spupazzava col suo vigoroso “albero di mezzana”.

Avatar… non ne parliamo neanche. Le bambine della scuola elementare vicino a casa mia scrivono sceneggiature ben più intriganti. Sì, sono precocemente smaliziate. E, fra una matita e un pastello, immaginano già di “colorare” il “pennello” del maestro.

Su Rai 3 danno la corsa campestre. Gara fra donne con cosce slanciate. Fra una scandinava moscia e una tedesca rocciosa, preferisco la camerunense. Ha uno stacco migliore di Kathryn Bigelow. Anche se Jamie Lee Curtis dello spogliarello di True Lies è imbattibile.

Questa è fantascienza. Allo stato puro.

di Stefano Falotico

Storie di Ghost(buster)s, è meglio l’acchiappafantasmi Bill Murray o Patrick Swayze? Forse, son meglio io, appaio-scompaio, al buio acchiappo e te lo ficco nelle chiappe


13 Dec

Murray Ghostbusters

In tal mattinata solare-plumbea-quasi piovigginosa-uggiosa sull’ermetico pen(sier)oso, ho afferrato il volante per il mio cornuto e, con qualche “cirro” pazzo, nonostante la rasatura pressoché a zero su cranio di “rapa”, da “caprone” mi son in(dia)volato, ascoltando l’autoradio sparata a tutto volume, fra omaggianti dediche dell’etere in deejay “svolazzanti” le canzoni sto(r)iche del da poco morto Pino Mango, un “moro” da “Mediterraneo”, classici degli anni ottanta e sognar un sabato ser(r)a di metter a novanta una ma, (sin)cera(mente), credo che finirà in bianco, sciolto, cagato male, sullo “storpi(at)o” in “stropicciarmelo” e al solito “beccarmelo” in quel posto. Notar, nel video, “sottostante”, voi, statele sopra, i sedili posteriori su cintura di sicurezza, attenti, (t)rombatori, al “toro”, al guida-tore, potrebbe accelerar di brut(t)o e farvi “partire” quella che vi state sbattendo su “sbandata” del “venirle” senza “airbag”, leggasi profilattico sal(t)ato in mio gridarti che dovevi “tirar” il freno “a mano”, cioè “alzarlo” ma riparar di (d)an(n)o perché, “schizzato” in “botta” precoce, sarà/fu/è un sinistro figlio, previo aborto.

Sei venuto dritto in diretta!

Questa si chiama testa di cazzo, stronza(ta) sesquipedale, “spinge”.

Son un uomo che se ne fotte, s(i)curo di me, non uso le sicure, a te piace quella scura? Fattela da negro, basta che non mi rompi i timpani in lei che “urla”, altrimenti ti tampono e saran cazzi tuoi, trombone.

“Cazzi tuoi” uguale inculate…

Ora, son un “duro”, miei vuoti a perdere, pneumatici.

Non son una donnetta da Ghost, insomma, il regista de L’aereo più pazzo del mondoah ah, voleva girare un film romantico? A me, quella storia strappalacrime, ove il (non) “moro”, biondo-castano-muscoloso Patrick, torna dall’aldilà per “darle” una lacrima sul viso da Bobby Solo, m’è sempre parsa una melassa di grana grossa. Comunque, Swayze, prima del Cancro, ce l’aveva grosso, da cui Point Break… “punto” e la rottura di palle, come accennai poc’anzi. Ricordate, uomini, ché siate d’oroscopo Vergine o tori in “gemelli”, state attenti all’ariete se non volete involontariamente ingravidarla con un figlio che poi vi chiederà l’aumento, ficcandovi nel didietro. Da cui il portabagagli di Pulp Fiction. Se il figlio scassa e non potete sbatterlo fuor di cas(s)a, ammazzatelo e buttatelo nel baule. Troverete una strada nel vostro “vicolo cieco”, lo potrete poi lanciare nel cassonetto e poi ammazzarvi, di sen(s)i di colpa in qualche zoccola dei cessi peggiori ché, “pen” che vada, una “pompa” allev(i)erà la (di)partita persa. Da cui l’IVA, “fiscale” fu quel figlio a ca(u)sa della mal calcolata “uva”. Fai benzina e non pen(s)arci.

Sapete la verità?

Alle unchained melody, ho sempre preferito Bill Murray.

Una faccia da culo come la mia.

Un uomo magico, your touch…

Entro in un bar, la barista pensa che io, per quanto riguardi i miei sentimenti, bari.

Al che, considerandomi un topo, vuol mettermi/mela al “tapp(et)o” e, nonostante un po’ “ci provi”, la topa non mi mette in trappola. Da ometto, glielo ho (o)messo? La domanda è d’uopo, la barista era vecchia ma fa(ceva) buon brodo, care galline. Caro uomo, vai a sbatter le uova.

 

– Falotico, lei è un sentimentale?

– Non lo so.

– Se non lo sa, lei, dovrei saperlo io?

– Io so solo che vuole che gliela st(r)appi. Mi raccomando, puttana, dopo essertelo “bevuto”, pulisci, però.

Guarda, ti offro un Euro come “anticipo” del far le pulizie. Che schifo, che popò, hai fatto anche la pipì.

 

Lei chiama la polizia, la polizia arriva in loco e i poliziotti la sbatton anche lor in cu(cu)lo.

Da cui l’ambulanza che porta la ninfomane in manicomio.

 

Cari miei, di “mio”, va da Dio.
Buonanotte.

 

Ah, scusate. Prima di prender sonno, controllate che vostra moglie non sia un fantasma.

Potrebbe sembrare lì con voi in carne e ossa ma, in verità, vi dico, che sta “cagna” con me di cane.

Comunque, vorrei davvero (s)finirla qui.

Incontro un’altra topina, una tipa, insomma, mi dice che abita perlopiù a Londra.

E mi chiede se voglio “venire” con lei nella capitale inglese.

Io, poco englishman, le d(ic)o che “vengo” anche qua.

 

Il dialogo fu questo:

 

– Vieni a Londra con me?

– No, veniamo Qui, Quo, Qua a mo’ di “lontre”. Da cui i manuali delle giovani marmotte.

Groundhog Day!

 

Lei non capisce un cazzo ma, “sostanzialmente”, lo indurisce in sua tener(ezz)a.

 

A “darla” tutta, questa vita è una mer(da).

Ma, alle maschere di Pirandello, ho sempre preferito toglierle il mascara di uccello al “mascarpone”.

 

 

di Stefano Falotico


 

 

 

 

“Red Lights” di Sentieri selvaggi…


09 Nov

Ecco, la recensione (in)aspettata della nuova opera di Cortés, Red Lights.

Curioso personaggio questo Rodrigo Cortés: produce, scrive, monta i suoi film e – dopo l’esercizio di stile di Buried – continua la sua indagine teorica sulla radice del fare cinema oggi. Red Lights sabota dall’interno il genere thriller paranormale e fa un bel discorso sullo statuto iconico di De Niro e della Weaver. Ma, alla lunga, il giovane regista spagnolo in preda a un’ansia declamatoria e assertiva spreca un po’ troppo il potenziale della sua storia

Curioso personaggio questo Rodrigo Cortés. Giovane regista spagnolo esponente di spicco di quella generazione cinefila che da qualche anno esporta il cinema iberico nel mondo, questa volta messo a servizio di una produzione internazionale con star di primo livello. Lui però continua a produrre, scrivere e montare i suoi film come un volenteroso artigiano e – dopo l’interessante Buried – continua anche la sua indagine teorica sulla radice del fare Cinema oggi e sulla mutata percezione dell’immagine in era digitale.

La prima ora di film (sicuramente la più riuscita) ribalta dall’interno un sottogenere codificato, quello dei thriller paranormali, assumendo come protagonisti degli investigatori/scienziati che si occupano di smascherare i “falsi” poteri dei sensitivi. L’equipe universitaria formata da Sigourney Weaver e Cillian Murphy sabota dall’interno il thriller e ne smaschera i trucchi guidandoci in una meticolosa indagine su come l’immagine (del Cinema) possa creare illusione ma anche pericolose derive. E s’intravede anche un notevole discorso sullo statuto iconico di De Niro (l’enorme e idolatrato attore anni ’70 che forse da dieci anni ci prende un po’ tutti in giro…) e della stessa Weaver (l’alien-a pragmatica e spudoratamente teorica che squaderna l’ordine prestabilito, un ruolo che aveva già ricoperto quest’anno in Quella casa nel bosco). Nella seconda ora di film, invece, il regista diventa troppo impegnato a dimostrarci la bontà della sua riflessione, sfornando addirittura una sequenza in cui la tracciabilità del pensiero di Silver è indagata su tre supporti: una macchina fotografica digitale, una analogica e una Polaroid, tanto per sottolineare la natura teorica del tutto…
Insomma, Red Lights rimane solo un buon esercizio di stile. Pensato da un giovane autore che dimostra un innegabile talento, ma ancora in preda a un’ansia declamatoria e assertiva che nel finale spreca un po’ troppo il potenziale di questa storia. Affrettandosi a “chiudere” tutti i quesiti posti e tutte le derive di genere intraprese. Nonostante ciò rimane un film che sfugge sempre la banalità, che ritaglia finalmente a De Niro un personaggio nel “suo” tempo e che tutto sommato consegna allo spettatore un ruolo attivo e partecipe.

by Pietro Masciullo

Vote Obama, votate “moi”, l’Uomo che usa il dopobarba solo quando va a pescar nel laghetto


06 Nov

Nel mio appartamento “confortevole”, m’appartai per anni, poi “(ri)partii in quinta”, nello stupor generale di chi mi fu “caporale”

Quest’inversione di rotta, dopo le mie “interruzioni”, fu ritenuta ancora interdetta da un tifoso della squadra nerazzurra, nel Moratti sullo “Stramaccioni” che spera oggi di militare ancora in zona “Champions” con tanto di Freddie Mercury nella “Coppa” e Milito a spronar la carica di nuovo “capocannoniere” per stramazzar tutti gli avversari al suolo.
Una vita ch’è, “senza dubbio”, una “cannonata”, da chi ha “cannato” tutto pur possedendo un’indole canina. Sì, i denti aguzzi marcirono nel tartaro cariato del “cattivo regime” delle “reti” nazionali. Fidatevi, meglio i cannelloni con la “besciamella”.
Eh sì.

Son ubicato in Via della Ca’Bianca n.3/3, tradotto il numero “civico” e poco civile della Trinità “candida”. “Incassato” e incasinato in una periferia “malsana” di “spifferi” e di “Me l’ha detto l’usignolo”.
La mia vicina di casa, Angela, è sposata con Cecchini. Pare che, da giovane, il marito fosse un cecchino “impiegato” in Cecoslovacchia a combattere i serbi col suo ormone “sebaceo”.
Poi, rincasato, coltivò l'”or(t)o”, prodigandosi per l’educazione (s)corretta della figlia. Adolescente che ascoltò Baglioni Claudio di camicia “fina“. Cristina, tal il suo(nato) nome “altisonante”, appunto di musichette “leggere” alla Cecchetto (eh eh…), s’impiegò come “commessa”-ragioniere ammaritando il “maritozzo” d’un saldatore a me omonimo, Stefano. Stefano adorava Cuccarini Lorella e, ogni Domenica, mangiava a sbafo dalla suocera nella cucina Scavolini. Esorcizzando le scalogne lavorative con delle scaloppine “al limone”, dopo primi piatti abbondanti “all’arrabbiata”. Infatti, si lasciò turlupinare dalle promesse-“gatto con lo Stivale” di Berlusconi Silvio, abbindolato dal suo “nuovo miracolo italiano“.
Al grido “Forza Italia!”, la sua mente, un po’ minorata, rimase in zona Mino Reitano. Ma il “tanga” di Cristina “lo” attizzava di balli col “liscio” alla Antonacci Biagio.

Di mio, sono umido, tendente alle previsioni sospette del “Meteo”, apatico e abulico come le nubi che si schiariranno, forse, nel sereno “precipitevolissimevol…(n)ubile”.
Di Sguardo “celibe”, già, mi sverginai con Roberta.
Ma scoprii che s’accoppiò col sottoscritto solo perché m’aveva scambiato per una “proiezione” olografica di Depp Johnny, il “figo”. Scoperto l'(auto)inganno, mi rispedì nel poster-iore.
Quindi, approdai su un’altra “gallina” ma, anch’ella, mi spennò dopo avermi “spillato” tutti i soldi “grazie” al movimento dei suoi fianchi. “Infilai” la mano, ma il danno fu immane.
Malfermo, mi ricoverarono per troppi calci nelle “palle”, così rischiai di ricascare nello stato “statuario” da catatonia-“daltonica”.
All’Ottonello di Bologna, “ramo” del Maggiore (sì, il lago più grande del nostro Paese non è questo, ma il Garda-land), la dottoressa Martelli “martellò” per aggiustar le “cervella”.
Mi ficcò in bocca varie pillole alla “Mary Poppins“, a cui ovviai rintanandomi nello “stanzino” condiviso con un flatulentissimo essere molto demente. Prima di prender “sonnifero”, leggevo molti libri, come “Kitchen” di Banana Yoshimoto. Sì, fra quegli scimmiotti e scemotti, l’unico sano ero io che pensava a come arredare la sua “casa” del Futuro.
Quindi, mio padre, durante una visita pomeridiana, mi riconsegnò (a) Umberto Eco, e mi confuse le idee perché restai indeciso se ingollarmi “Il nome della rosa” oppure “L’isola del giorno prima”. Nel dubbio, optai per “Il pendolo di Foucault”.
Dopo innumerevoli passaggi “ostici”, impazzii davvero nel “Vaffanculo!” molto “focoso”. Tanto che la Martelli spense il “brucior di stomaco”, “porgendomi” altri sedativi per ammortizzar il fegato.
Non morii, e sono di nuovo qua.
Eccoci qui.

Ho, al momento, vari romanzi all’attivo e un uccello spesso “disattivato”.

Ora, chi salirà al “potere” in quel degli USA?
Secondo me, Charlie Sheen sarebbe la scelta più “ponderata” nel “democratico-repubblicano” Chris Walken de La zona morta.

Ho detto tutto…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. La mosca (1986)
    Metamorfosi kafkiana da processo alla Orson Welles.
  2. Red Lights (2012)
    Sigourney Weaver mi s’avvicina “felpata”:- Signor Falotico, Lei come fa a vedere oltre? Ha vissuto da semieremita per un’eternità? Ma, certamente, è un sensitivo.
    Se tocco “qui”, che succede?
    – Qualcosa di “paranormale”…
  3. Il nome della rosa (1986)
    Il fraterello infilò l'”alberello” nella “monachicchia”.
    Umberto e tal regista, di “bacio alla francese”, c’ammorbarono con “riassunti”-soliloqui un po’ “perversi” d’amplesso nell””iperbole”.
    Ecco, caro il mio Eco, dinanzi a Valentina Vargas, te “lo” dice senza bisogno d’ulteriori spiegazioni “descrittive” da “voce narrante”.
    Valentina è una “arrapante”. Punto e basta.

“Red Lights”, recensione di Best Movie


02 Nov

Mostrato in anteprima il nuovo thriller che ruota attorno a un uomo cieco dotato di poteri extrasensoriali

Era dai tempi di Ronin che non vedevamo un Robert De Niro così intenso. Abito a giacca, occhiali da sole, inquietanti occhi grigi… e voilà, la metamorfosi è completata. De Niro interpret aSimon Silver in Red Lights, proiettato ieri in anteprima al Lucca Comics & Games 2012, un uomo cieco dotato di capacità extrasensoriali che torna sul palcoscenico dopo essere stato lontano dai riflettori per 30 anni, in seguito alla morte improvvisa di un suo rivale durante uno dei suoi spettacoli. Ma mentre il mondo pende dalle sue labbra, Margaret Matheson (Sigourney Weaver) e Tom Buckley (Cillian Murphy) pensano che anche lui, come molti altri, sia un truffatore. Questa volta, però, i due fisici si trovano di fronte a fatti inspiegabili, inquietanti, che rischiano di risucchiarli in un vortice da cui è impossibile uscire.

Nonostante il film mantenga un alone di mistero attorno alla figura di De Niro, la maggior parte della tensione è dettata da spaventi improvvisi, come uccelli che si schiantano contro finestre, luci che si spengono inspiegabilmente, rumori improvvisi o personaggi inquietanti che compaiono senza preavviso al fianco dei nostri due protagonisti. Incredibile l’interpretazione di Sigourney Weaver, che sembra reggere tutto il film da sola, mantenendo il confronto con il carismatico De Niro. E nonostante Cillian Murphy si trovi in mezzo a questi due grandi attori, riesce comunque a non sfigurare e a uscirne a testa alta. Red Lights si presenta come un thriller ad alta tensione, puntando forse troppo sull’escamotage dello spavento improvviso, che alla lunga finisce per essere ripetitivo. Un appuntamento imprescindibile per tutti gli appassionati del brivido e per chi vuole rivedere un Robert De Niro in forma come non lo vedevamo ormai da diversi anni. Red Lights esordirà nelle nostre sale l’8 novembre 2012.

 

 – 02/11/2012

 

“Red Lights”, nuovo spot


25 Oct


Mi stai sfidando? Metti in dubbio i miei poteri?
No, ci vengon due dubbi. Non è che sia una plateale stronzata?

“Red Lights”, il Trailer ufficiale italiano


18 Oct

 

Sbagliano entrambi (?).

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)