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Filogamo, l’alano, amò la fede di lana


08 Nov

Le donne sono le “colonne”.
Sì, del “colon”.
E dell’idrofilo cotone dopo le “ferite”

Ieri sera, dopo essermi bevuto, a casa d’un mio amico, tutto d’un (senza) fiato il primo Tempo d’un “lapidario” Bayern Monaco, che in 45 minuti ne infilò già cinque, rincasai tutto “strapazzato”.

Al che, aprii Facebook per gli “aggiornamenti”.
Durante il pomeriggio uggioso, inviai l’amicizia a “una” che stimolò subito il mio “apparato” visivo, comparendo semi-ignuda di “vulva” nel “Trova amici” da mia “fava” di fuca, di mia fame da foca…
Chi trova un amico, trova un tesoro, chi trova una troia, non trova la “chiave” di una senza castità ma, di forziere “scassinato”, nel “casino” dei forzuti della sua “gloria” da Umberto Tozzi.

Scoprii ch’ella accettò, una bella da “belare”, e subito “la” colsi in chat. Per un’immediata colite. Più che una scopata, fu una “trombata”.
E un’accolita di “decollarmelo” d'”impatto imminente”. No, non era mattino, ma quasi Mezzanotte.
Infatti, me “lo” spezzò di Luna sua di “traversa”.

Il suo cognome (ché si sappia per “evirare” altri “birbanti” poi impagliati…) è Filogamo.
Ma mi par più doveroso elidere il “lo” e il “mo” e lasciar solo “Fi-ga” (sì, “sciamoci” dentro, “inneviamoci” d'”innervosimento” da cavernicoli sui nostri eretti-li corpi cavernosi…). Fi-ga!  Ah ah, come Pacino bisogna pronunciare  e ben scandire il “candito” piccantissimo di tali due sillabe pro-fumanti.
Palpabili alle labbra e d’arrossire di “rossetto”. Eh eh.
Filogamo non è fica di legno ma da uno di “mogano”. “Rettifichiamo”. Ficchiamola, miei finocchi!
Non so se abita in “quel” Milano, di certo bisogna “darle di mani”.

Mi spingo oltre? No, volevo solo “spingere” un po’. Non prendetemelo… per “uno” che esagera.
Al massimo, son Troisi vestito da Arcangelo Gabriele con Lello Arena, per il mio “pollo” che mi “svergina” al grido “Annunciazione! Annunciazione!”.

Se Nunzio fu conduttore, Filu-o-mena Marturano fu la prostituta dei “maturandi”, poi maturò e si convertì ai monologhi col caffè di Eduardo De Filippo.
E Berta filava, filava davvero… sulla “bocca di rosa” di Rino Gaetano.

Sì, De André era un poeta, Troisi ricominciò da tre, ma Rino, bando alle ciance, sapeva la verità: di Notte c’è un Mondo diverso… fatto di sesso, chi vivrà vedrà.
Infatti, Stanley Kubrick s’ispirò a tal ritornello per Eyes Wide Shut.

Tornando alla Filogamo, mi rifilò uno “sfilettarmelo”. E il “mio” non si “sfregò”, perché m’inculò di “fregatura”.
Sì, ove le “confetture” son di fragole, anche il “duro” s’”intenerisce”. Ammosciatellissimo senza più “pisello”.

Io volevo solo “intascarmela” strappandole il “tanga”, coi miei amici a “stappar” il brindisi d’applauso!

Finìi di  schiena e di spada nella mia chiappa “finemente” sfinita. Altro che clap clap da lieti fini…

Altro che felino e ferino. Questo è un Inferno, oh mio Dio!

Lo so, non disperiamo d’uccello, Caronte il traghettatore recitava la nostra nave al mot(t)oNon isperate mai veder lo ciel.

Troisi lo sapeva. Al pelo… E anche Pasolini d’”uccellini” alla Ninetto D(i)avoli.

Questa è la verità, mentecatti e mendicanti, accattoni e minchioni!

Non ne esiste un’altra  al di fuori di “quella”.

Sono un provocatore, aizzo la mia mente alla “demenza” solo per non patire le depressioni ma, nel “buttarlo” a ridere e non nelle “buttane“, scarabocchio le vostre teste, anche perché poche donne amano che “schizzi” fra le “loro”.

Così è, così sarà.
Parola del “sudore”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. No!… Sono vergine (1970)
  2. Shining (1980)
  3. Whore – Puttana (1991)
  4. Gloria. Una notte d’estate (1980)
  5. Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991)
  6. Uccellacci e uccellini (1966)
  7. Nottataccia (1991)
    Doccia fredda…

“Shining” – Recensione


21 Oct

Shining

La casa del fantasma fra le nevi d’un albergo maledetto



Grey luccicchii o Mr. Grady, “compassato cameriere” nella “vacanza” dai soliti incubi degli spettri di Jack Torrance, enigma “torreggiante” nell’orrorifica memoria “assopita” d’una labirintica mostruosità gelidamente “sepolta viva”.

Quale aberrazione si nasconde nella room 237? Red ascia del lupo affamato, macchiata di sangue “rabbonito” nell’identità celata d’un signore fin troppo ligio al dovere?

L’Incipit si (s)taglia delle sequenze “finali” del Blade Runner davvero “director’s cut”, “evirate” dai limiti imposti dalla produzione, qui inanellate negli stupefacenti, “lacustri”, ghiacciati panorami “floridi” d’un nightmare già “flemmaticamente” scandito di brivido denso, endemico, “corrucciato” nelle vertigini d’altopiani a planarvi foschi(a) nel bosco sperduto. Ove, come nitido bagliore d’“arredati” misteri, s’“inarca” l’Overlook Hotel, “nevralgia” d’ogni pericoloso esaurimento ne(r)voso, solido e granitico in mezzo alla grandine, alle piogge invernali, alla “valanga” terrificante d’una perversa mente lì lì a “squagliarsi”, a sgelare appunto l’orco ch’era scomparso.
Attività paranormali come scossa tellurica a svelar la visione, ad allucinarla d’occhi spaventati, tremolanti e rabbrividiti da lugubri riemersioni d’un assassinio che mangiò l’innocenza, divorandola nella “beatitudine” (ri)composta di Jack, del chi è Jack?
Un triste figuro da mattino con l’oro in bocca?

Jack Torrance, “inebriato” nel sobrio Jack Nicholson più “arricciato” di “controllo” mimico, scrittore fallito in cerca di “serenità” e di un lavoro tranquillo che possa “illuminarlo” dai “blocchi” dell’ispirazione smarrita.
Sostiene, di beffarda “irrisione” forse già rivelatrice, il classico, “incravattato” colloquio per l’“assunzione”. Per “assolversi?”.

Forse già la soluzione degli arcani? O dissolvenze, kubrickiane “maschere” eyes wide shut d’uno Stephen King “traslato” e qui livido di traslucida detection-“detentiva-intuitiva?”.

Jack vorrebbe farsi assumere come “guardiano” di un albergo, proprio l’Overlook.
Il direttore lo prende subito “in simpatia”, con tanto di firma (faustiana-nefasta?) al cont(r)atto.
Sì, prima d’apporre la “calce”, Jack è stato avvertito dalla “vocina” del direttore.

Il lavoro è “semplicissimo”. La “manutenzione” appunto di un albergo nei mesi di chiusura, cinque “tondi tondi”. Ma…, in questi cinque mesi, il clima “lassù” è rigidissimo e costringe all’isolamento perché tutte le strade (i collegamenti col Mondo esterno) sono “intasate” a causa, o per cagione (cacciatrice?), della “sventura termica”.
Anni fa, un altro signore con una situazione “identica”, accettò l’incarico, un “tale” Delbert Grady, che si trasferì nell’aspro eremitaggio con moglie e due figlie gemelle.
Ma, per colpa della solitudine, impazzì e massacrò la sua famiglia.

Jack, dapprima un po’ “impaurito” dal macabro “racconto dell’ orrore”, poi giovialmente “ridacchia” che, per quanto gli concerne, questa sorte è davvero poco avverabile. Si dichiara un Uomo stabilissimo, imperturbabile. Desidera solo “staccare un po’ la spina” dalle frenesie cittadine, sgombrare la mente dall’ansia asmatica dei turbinii chiassosi, solo perché possa riscaturire la “limpidezza” appannata del suo fervore creativo, momentaneamente spento. La “pace” d’una vita estemporaneamente lontana dalle “oculatezze” d’una “normale” esistenza, ché sarebbe facile a “distrarsi” per via degli “attriti” sociali, e la tranquillità potrebbe essere ciò che cerca per finire il suo romanzo “interrotto”.

Così, la famiglia Torrance va a vivere, appunto, all’Overlook.
Il figlio di Jack si chiama Danny. Danny è in effetti dotato dello shining, il sensitivo potere, dunque sesto senso, di vedere i “morti”, oppure è un bambino “disturbato?”.

No, forse Danny possiede davvero questo dono “speciale”.
A rivelarglielo è Mr. Halloran, il cuoco dell’albergo che, all’arrivo dei Torrance, fa i suoi “onori di casa”, “porgendo” a Torrance le “chiavi” delle “camere”… segretissime.
Mr. Halloran ha visto in Danny qualcosa che lo turba, lo spaventa. Ma Danny è un bambino, e deve essere protetto dal Male che si annida nei “nascondigli” del “castello”, ove potrebbe imbattersi in una vera “cella frigorifera”, scoprendo un mistero raccapricciante, che non va, per nessuna ragione, “sprigionato”…
Danny invece scorrazzerà liberamente, “abbandonato” a se stesso lungo i cunicoli della magione. E, inabissandosi col suo triciclo, dedalicamente “a zonzo”, riporterà alla Luce la fiaba, nerissima, di Charles Perrault, “Le Petit Poucet”.
Il nostro piccolo Danny trasmuta quindi in Pollicino nel gioco degli inganni e degli incastri.

Il resto è Storia consolidata del Cinema, “ossidata”, anzi… pelle e ossa.

Jack Torrance lo sa…
(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Walt Kowalski versione Jack Torrance


28 Jun

 

Il ghigno “buono” potrebbe incattivirsi per i cattivi, e non lasciarli stare, ma di asce “sciarvi” dentro, “innevandoli” un po’ nella “bufera” dell’imbufalito

Gente irriverente che, sanguisuga ed, “esanguemente”, già (s)morta, il cui massimo, sadico divertimento, “al sugo” e sanguinolento, è insudiciare le coscienze altrui, macchiandole di (pre)giudizio e villani assedi alle loro scelte di vita, a cui “arbitrariamente” lesero il libero arbitrio, “arbitrandole” per “abitarne” l’anima.
Ah, io son liscio ma non m’eliderete, no, non sono Linus né liso. Il “villain” sono io!

Gente che, stavolta, ha incontrato il cosiddetto, e non ossidabile, osso troppo duro, che non si spezza neanche se mi “piegheranno”, per un po’, con le loro “spiegazioni” per arrostirmi come uno spiedino.
Tali predoni saran appiedati dopo avermi “appestato” e aver calpestato, di poche “strisce pedonali bianche”, ma d'”investiture” calunniose nel turbinio frenetico della loro corsa impazzita all’oro e al loro “orto”.
Eh sì, gli orchi potrebbero incontrar un “fior fiore” d'”oca”, il cui malocchio si sta ritorcendo contro ancheggiando loro intorno, dopo il loro “torchio”.

Di come la folle strega fu distrutta da un “folletto”

Sì, ho sempre sospettato delle sicule, tanto “sicure” di sé quanto sempre nelle chimere e nelle “chiome”, soprattutto della loro “erogena” genetica frigidissima.
Molti “millenni” fa, un esemplare di questa specie rivoltante, volle rivoltarmi come un calzino, per pur diletto che “la” allietava nel prendersi “giogo” d’uno che non amava i “letti” con le tette ma era depresso sul “materassino” del mare burrascoso.
E ne voleva incasinar il cervello, per poi “sollazzarsela” col bordello del marito lordetto, di “budini” da “cioccolato” anche nei tinelli.
“Lei” che, di mattina “insegna(ntucola)” alla lavagna, e “lui” alcolista fra le vigne con una pancia sbudellata da troppi bignè.
Sì, è un pasticciere, che osò con me di troppo “(r)osé“, ossessionato, piccin qual è, dal sesso con la sua “piccioncina”, e voleva appiccarmi fuoco perché io, invece, ero tipo da rose rosse.
Eh caro flatulentone, sei stato “pasticcione” con la persona che volevi “guarire” con dei “forni crematori”, e invece ti (s)cremerà la faccia proprio dei tuoi “pasticcini”.

Consigliamo a tale famiglia di recarsi in libreria fra un mese, e di precautelarsi se si “oseranno”, appunto, a “denunciare” le persone di “schizofrenia”, solo perché non sono dei maiali come loro.

Sentiti “in bocca al lupo!”, dunque!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Shining (1980)
  2. La vendetta di Carter (2000)
  3.  Gran Torino (2008)

Siamo tutti i matti di qualcuno, che ci (po)mata


24 Apr

 

Dottori del “tene(b)ro-orso” lindo su “paure & deliria Las Vegas

 

Ah, le “anomalie” mentali son mio fiero diletto, me ne “uncino”, seviziandole e saziando il plasma neuronale di “convulsioni” glabre, soffici, quasi di fusa, e diffuse, nella gattesca beffa “corrosa” d’”ustioni” su lacera pelle nelle macerie e macerazioni comuni, e m’intono, “schizzo” serpentello nei miei attriti (sì, qualche volta, non tira, “ondulato” si scombina in snodato onanismo) con la realtà sociale, tra una ragazza che mi ripudia, uno che mi sputa, e un “capo” che mi “spidocchia” con “autorevole creanza” di pancia, nel “curativo” sorrisin che, “tintillandomi” e blandendomi, ingarbuglia il bandolo delle mie matasse, da tasso… nel suo taxi driver, anche Torquato, liberate Gerusalemme, infidi infedeli, ripristinate l’aroma della credenza popolare, del sagrestano, orsù, miscredenti, non inscenate follie altrui solo perché li tacciate di “creduloneria”, i puri saran, “smodatamente crudeletti”, non nudi e crudi. Son rudi e combattivi e non sventolano bandiera bianca, ostinati issan in gloria l’aroma degli amori, liberi nel vento, fra una penisola iberica, nuove “ibernazioni” e piacevoli “scostumatezze” di mutante azione. In uno scatto sorprendente, da bocca aperta, ah, eh, adesso abboccate voi, il “giogo” non durò poco, e ora è “duro” più incendiario di quando non “piselleggiò” ma, appisolandosi, s’isolò.

 

Rido, rido quando un critico della mutua, introduce il capolavoro di Von Trier, con sesquipedale ignoranza che, a “ragion” sofistica e citazionista della sua “coltezza”, cita, “a pappardella”, una nota introduttiva sulla cosiddetta “schizofrenia”.

 

Costui, tal impostore di “forbite” parole ben acco(r)date, dai modi perfettini, ha solo letto questi “opuscoli” a mo’ di manualetti?

 

Schizofrenia con “risvolti” irrefrenabili con “riporto” d’alopecia e gastriti intestinali per il digestivo Giuliani…

Segnalibro” per ogni falso, superficiale “libraio” delle anime altrui.

Tenetelo, appunto, a mente, quando qualcuno vorrà “disilludervi” e smontarvi, ficcandovi dentro questi “reparti”.

 

Definizione

 

Con il termine Schizofrenia (una parola d’ascendenza oscurantista di caccia alle streghe, che incute timore già a udirla, per pelle accapponata e non “insaponata”) vengono indicati una serie di quadri clinici caratterizzati, tra l’altro, dalla presenza di disturbi formali e del contenuto del pensiero (deliri ed allucinazioni), evoluzione cronica e progressivo deterioramento della personalità.

 

Epidemiologia

 

In letteratura vengono riportati valori di prevalenza (numero di casi in un determinato intervallo di tempo) compresi fra 0.1 e 1%; il rapporto maschi/femmine è di 1:1 mentre l’età all’esordio sarebbe più tardiva nelle femmine (tra i 25 e i 35 anni) rispetto ai maschi (tra i 15 ed i 24 anni).

 

Studi effettuati su famiglie di soggetti schizofrenici hanno rilevato che fra i loro parenti di 1° grado c’è un rischio 18 volte superiore rispetto alla popolazione generale di sviluppare il disturbo. La presenza di complicazioni ostetriche alla nascita rappresenta un fattore di rischio in soggetti con familiarità positiva per Schizofrenia.

 

Psicopatologia

 

Le manifestazioni cliniche della Schizofrenia sono alquanto numerose e mutevoli nel tempo; di seguito vengono sintetizzati gli elementi psicopatologici che, combinandosi tra loro, caratterizzano il quadro clinico della malattia.

1. Dissociazione mentale. Indica la perdita dei legami associativi tra le singole idee; la conseguenza è che la condotta e le modalità di comunicazione del paziente diventano bizzarre ed incomprensibili.

2. Autismo. Si caratterizza per un distacco profondo dalla realtà, talora associato ad una ricca produzione fantastica sostenuta da deliri ed allucinazioni.

3. Turbe della coscienza dell’Io. Il soggetto avverte i contenuti psichici non più come propri, ma estranei a se stesso, imposti dall’esterno.

4. Disturbi percettivi. Comprendono i fenomeni allucinatori che possono essere uditivi, visivi, gustativi, tattili etc. Tipiche sono le voci dialoganti, imperative, offensive, i fenomeni di eco del pensiero, di possessione del proprio corpo o di violenza sessuale.

5. Disturbi del contenuto del pensiero. Le tematiche deliranti più frequenti sono quelle persecutorie, ma possono essere presenti anche deliri d’influenzamento, di controllo, di grandezza, nichilistici, erotici, somatici, mistici, di trasformazione corporea etc.

6. Disturbi del linguaggio. Nel soggetto schizofrenico possono essere presenti diversi disturbi del linguaggio, ad esempio: paralogismi (sostituzione di una parola con un’altra che ha un significato diverso), neologismi (creazione di termini nuovi), schizofasia (il linguaggio perde di coerenza e di comprensibilità), ecolalia (ripetizione automatica delle frasi udite), palilalia (ripetizione di un discorso, ma con formulazioni verbali differenti), stereotipie verbali (ripetizione regolare di una parola o di un gruppo di parole), mutacismo etc.

7. Disturbi dell’affettività. Possono manifestarsi, ad esempio, sotto forma di atimia (indifferenza affettiva rispetto a qualsiasi stimolo), paratimia (discordanza tra reazione emotiva e stimolazione: un sentimento piacevole determina tristezza o rabbia e viceversa), stati di umore euforico etc..

8. Disturbi dell’istintualità e della volontà. Nei soggetti schizofrenici sono frequenti alterazioni qualitative e quantitative degli istinti vitali (lavarsi, produrre etc.) e sessuali; si possono osservare inoltre disturbi psicomotori catatonici quali lo stupore catatonico (il soggetto può rimanere immobile per settimane o mesi, indifferente alla realtà esterna), l’eccitamento catatonico (stato d’iperattività con manifestazioni improvvise di violenza auto o etero diretta), le stereotipie (ripetizione continua di schemi di movimento, di gesti o di parole), i manierismi (modalità d’espressione motoria che rappresenta un caricatura di atteggiamenti normali), il negativismo (il soggetto compie azioni contrarie a quelle richieste).

 

Forme cliniche

 

Kraepelin riconobbe tre varianti cliniche di Schizofrenia:

1. Forma ebefrenica, caratterizzata prevalentemente da apatia, disinteresse, disadattamento ed incapacità a svolgere le normali attività quotidiane; è presente inoltre un certo grado di disorganizzazione dei processi ideativi.

2. Forme catatoniche, nelle quali prevalgono fenomeni come lo stupore catatonico (soppressione di ogni movimento), il negativismo (manifestazioni oppositive), le stereotipie, atti di obbedienza “automatica” etc..

3. Forme paranoidi, nelle quali prevalgono, su tutte, le manifestazioni deliranti.

 

Alle tre varianti proposte da Karepelin, Bleuler aggiunse una quarta variante clinica da lui definita Schizofrenia semplice, caratterizzata da esordio precoce, evoluzione lenta e da continuità con tratti caratteriali preesistenti improntati all’isolamento dall’ambiente (schizoidia). I più recenti sistemi classificativi delle malattie mentali (ad esempio il Manuale Diagnostico-Statistico dei Disturbi Mentali — Edizione IV-R) hanno sostanzialmente accolto la suddivisione orginaria effettuata da Kraepelin.

 

Sulla base di considerazioni psicopatologiche e cliniche è stata proposta un’ulteriore suddivisione nelle seguenti due forme cliniche:

1. Tipo1, con sintomi “positivi” (deliri, allucinazioni), “disorganizzazione “produttiva” del pensiero (incoerenza, illogicità, deragliamenti, tangenzialità) e comportamenti bizzarri. Il decorso di tale forma è acuto, la risposta al trattamento favorevole e la prognosi relativamente buona.

2. Tipo 2, con sintomi “negativi” (impoverimento delle capacità verbali, alogia etc.), appiattimento affettivo, apatia, asocialità, anedonia, anergia. In questo caso il deterioramento comportamentale è grave, la risposta ai trattamenti è scarsa, il decorso è peggiorativo, la prognosi particolarmente sfavorevole.

 

Decorso

 

Fase prodromica

Si caratterizza per un cambiamento netto, rapido, ma a volte subdolo, del soggetto; esso può essere scambiato per una crisi adolescenziale, per una reazione eccessiva ad eventi di vita stressanti tuttavia, la persistenza e la tendenza peggiorativa, sono caratteri distintivi della fase prodromica della Schizofrenia.

 

La manifestazioni più significative sono l’isolamento dall’ambiente con ritiro sociale, lo scadimento del funzionamento nelle diverse aree d’interesse, (scuola, lavoro, famiglia etc.), talora sono già presenti comportamenti strani o francamente bizzarri. La durata di questa fase è estremamente variabile, da giorni a settimane, da mesi talora ad anni.

 

Fase attiva

 

Si manifesta dopo un intervallo di tempo varabile, anche di anni, con la presenza dei sintomi tipici del disturbo.

La malattia può avere un’unica fase attiva seguita dalla fase residua oppure possono aversi più fasi attive differentemente intervallate fra loro.

 

Fase residua

 

Si caratterizza per il marcato deterioramento nelle diverse aree del funzionamento (familiare, sociale, lavorativo).

L’eventuale presenza di più fasi attive precedenti peggiora ulteriormente la sintomatologia della fase residua.

 

Trattamento

 

Il trattamento della Schizofrenia è complesso è deve tener conto di diverse variabili quali il quadro clinico, la fase del decorso, l’aderenza del paziente al trattamento, la disponibilità di presidi terapeutici territoriali, la disponibilità (o la capacità) dei familiari a collaborare al trattamento etc.

 

La terapia farmacologica verte essenzialmente sull’impiego di farmaci neurolettici mentre quella elettroconvulsivante è talora riservata ad alcune forme gravi (ad esempio catatoniche) e resistenti ai farmaci; la messa in atto di trattamenti di tipo socio-riabilitativo è utile nella gestione delle fasi residue della malattia.

 

Ah, qui c’è da ridere, un luogo comune dietro l’altro e generazioni per lo psichiatra “generico” o degenerato che “accavalla” sempre più “diagnosi avallanti”, a valor della sua “posizione”, forse “rabbuiante”, di tanto suo “umor(istico) brillante-ina” su ciuffettin “mosciarellissimo”, e segretarie, non tanto “bianche”, ma “mozzarelle, di cosce d’Inverno, e di caldi ogni dì nello sgabuzzino, per “rallegrarla” d’Estate abbronzante in una vacanzina di “creme solari” di “piluccandoli”.

 

Sì, altre patologie, altre cazzate.

 

Fobie sociali, depressioni bipolari, panici e ragazzi nella “tana”.

 

Quando tutto ciò mi “rompe”, bisogna arginar l’ipocrisia, e godercela in questi film, con una Donna che non ha paura delle sue scollature, dei suoi collant, e di bere “a collo”.

 

Fidatevi, non suggestionatevi, amate la suggestione.

Se “vien” anche (nel)la suzione, è meglio, piacevolissimi si suda davvero.

“Freddi”, praticamente in mutande.

 

 

Sì, con queste facili definizioni da “prontuario” soprattutto del conto in banca del borgheson che tifa “Basket” per “cestinar” le “palle” altrui, certa gente se le “fa” nelle ville al mare.

 

Se devo scegliere fra il “male” minore, scelgo il bene “delirante”.

Evviva Robert De Niro!

 

 

Nella mia vita incontrai un dottorino ino ino che voleva “lobotomizzarmi” così.

 

Il suo cervello è ben “accaldato”.

 


Firmato il Genius

 

Della serie: “Volete fare fesso me, fessacchiotti?Dai su, guarda che fondoschiena che c’è lì…”.

La geniale “misantropia” di Stanley


26 Nov

 

Woody Allen viene quasi unanimamente considerato un genio misantropo.
Non è vero, è vitalissimo. A tal proposito, Morando Morandini lo definì “melodico”.

Lo stesso, non si può dire a mio avviso di Kubrick, fervida mente distillata in “pochi” film, forse, forse tutti dei capolavori.
Qualcuno riderà che ne metto in discussione il genio.
Ma, unita alla mia sconfinata ammirazione, ne nutro un certo “disagio”.
Un po’ rabbrividisco di fronte alla sua immagine “triste” dell’esistenza.

Giuseppe Avico ha assemblato per noi un altro esemplare “Video tributo”, in omaggio al controverso quanto inarrivabile Stanley.

Che lo si ami o lo si odi, pietra miliare di se stesso. Decisamente antimilitarista.

 

 

Firmato il Genius

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)