No, non credo che The Mule sarà un capolavoro, ne dubito fortemente. Credo che apparterrà, sin da subito, all’Eastwood “minore”. Minore, personalmente, per Eastwood corrisponde comunque a grande film.
Ecco, la prenderò molto larga.
Innanzitutto. Credo che abbiate frainteso il Cinema e, più in generale, la vita stessa.
Quello che fanno molti di voi, semmai dopo tante tribolazioni, percorsi esistenziali frastagliati, confusioni momentanee, cervellotiche riflessioni probabilmente anche assai ponderate o addirittura esageratamente soppesate, dopo che avete con accuratezza scandagliato, analizzato, vivisezionato i vostri demoni interiori, dopo che avete trivellato la vostra anima, ponendovi delle incognite che avete con tutta probabilità risolto con teorici teoremi perfettamente allineati alla vostra coscienza, non lo nego e non ardisco a esser così tanto presuntuoso dal voler vagliare le ragioni che hanno sotteso i vostri complessi ragionamenti, la complicatezza svelata delle vostre intimità divelte nell’averle voi giudicate con metodo, attraverso meditazioni trascendentali e ginnastiche neuronali, ecco, fate questo…
No, non mi permetterei mai… Invece, mi permetto.
Ciò che fate è esattamente. essenzialmente quanto da me qui esplicatovi.
Dopo che vi siete inoltrati, inabissati nelle emozioni riemerse del vostro vissuto, dei vostri mille subconsci, abbracciate un’ideologia il più possibile affine alla vostra visione del mondo, vi effondete in essa e la baciate, la coccolate, senza battere ciglio, vi radicalizzate in convinzioni soggettive maturate dal vostro relativismo.
Questo si chiama anche narcisismo, egocentrismo, più che altro solipsismo.
Allora abbiamo colui che idolatra John Carpenter. E, anziché essere oggettivo riguardo al singolo valore intrinseco delle sue opere, lo magnifica più del dovuto ed eleva in gloria qualsiasi suo film. Perdendo di vista, appunto, l’oggettività. A differenza di come ho fatto io nel mio libro monografico dedicatogli senz’agiografie di sorta, senza elevarlo a santino, a guida spirituale, bensì cercando di essere coerente, distaccato, in una parola obiettivo, tanto che mi sono azzardato, con molto coraggio, ad affermare fermamente che Villaggio dei dannati e Christine sono senz’ombra di dubbio film molto eleganti, parimenti d’altronde a tutte le pellicole di Carpenter, maestro comunque indiscusso della finezza stilistica anche laddove è gore e sanguinolento, truculento e rude, opere ammantate di un classicismo persino commovente, ma sono film inferiori rispetto agli altri.
Sì, un Christine non può essere messo sullo stesso piano de Il signore del male. Il signore del male è il suo capolavoro assoluto. Molto di più de La cosa, un gradino sotto.
No, suvvia, non fate così. Non strumentalizzate il Cinema e i registi, adattandoli alla vostra “poetica” del vivervi quotidianamente.
L’avevo già scritto. Quando dite, e ciò lo asserisce anche Wikipedia, prendendo un abbaglio colossale, che Carpenter è un regista “proletario”, bestemmiate. A parte Essi vivono, film oserei dire propagandistico, apertamente schierato, e il Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown, dove avete visto che i protagonisti dei suoi film appartengono alla classe proletaria? In quale vostro tripdistorsivo, allucinato e appunto solipsistico?
Se siete degli “hater” e pensate che il mondo sia profondamente ingiusto, che il sistema capitalistico sia Satana, forse non avete tutti i torti. Anzi. Ma per piacere, non affidatevi a guru cineastici, che plasmate a vostra immagine e somiglianza, per avallare e sostenervi in questo bacato vostro pensiero filosofico e anche politico. Smettetela, quanto prima.
Sì, molti di voi, e lo facevo pure io sino a qualche anno or sono, fa questo.
Scegliamo i “maestri” sempre più simili a noi, per le cosiddette affinità elettive, un regista o uno scrittore, per fare delle loro opere omnie un monumento alla nostra personale forma mentis.
Ma che cazzo state facendo?
Ecco, ragionando come voi, senza dubitare un istante, come mio scrittore preferito sceglierei Dostoevskij. Credo di essergli praticamente identico. Ombroso, cupo, disperatamente pessimista tanto da essere un enorme realista. Tormentato, eternamente combattuto, un po’ santo e un po’ ambiguamente ermetico. E anche insanabile.
Le persone perfette non esistono. Cosicché non esistono i “messia” registici.
Ad esempio, se il vostro regista preferito è Fellini… forse non è che vi siete riconosciuti nei suoi vitelloni, nella sua poesia di strada, nella sua barocca e visionaria misoginia conclamata, e guardate le donne come a delle creature di un quadro di Botero?
Forse è così? Sì che è così.
Adesso bestemmio ancora con più forza. Stanley Kubrick a me non piace. Ma per niente proprio!
L’unico suo vero capolavoro è Arancia meccanica. E sapete meglio di me perché.
Anche gli altri lo sono. Ma sono capolavori di un ciccione che ha sempre odiato il mondo, un malato, sciroccato, folle misantropo pieno di paure, complessato, perfino sessuofobo, moralista incallito. Un povero stronzo. Pure ipocrita!
Ho già detto la mia su Kubrick in altri scritti. Se ne siete interessati, cercateli sparsi in rete.
Shining? Ha ragione, checché ne diciate, Cronenberg. Kubrick non sapeva che cazzo stava facendo.
È un film algido, magistrale, sì, esteticamente altissimo. Ma non è un horror, non fa paura, non perturba, Nicholson è troppo sopra le righe e gigioneggia a briglia sciolta. Insomma, barman, dammene un altro. Ah ah.
In tv passa Shining… uff, che palle.
A proposito di Cronenberg. Un genio. Un genio però autoreferenziale. Che ha poco da spartire con la realtà.
E arriviamo a Scorsese. Ora, chiariamoci molto bene. Scorsese è un figlio di Little Italy. Lui è Mean Streets.
Scorsese ha firmato solo due capolavori assoluti, che sono Taxi Driver e Casinò.
Quei bravi ragazzi? E basta, dai. Molto bello, simpatico, un Amici miei fra gangster scemi, un film dal ritmo strepitoso, pieno di situazioni grottesche, assurdo, goliardico. E poi?
Scorsese è come Fra Cristoforo de I promessi sposi. Uno che, se non avesse fatto il regista, forse diventava davvero un criminale. Ma si sente ossessivamente nei suoi film il suo bisogno quasi tenero e pietistico di volersi emancipare da quel ragazzo timidissimo, diverso dai suoi coetanei, cresciuto in una famiglia di mangia-spaghetti, educato al cattolicesimo più imbarazzante, castrante, ridicolo, che ancora lo strugge, lo asfissia e lo induce, di tanto in tanto, a farsi assalire da cristologici dubbi religiosi afflittivi e martorianti.
Scisso fra il desiderio di essere Mick Jagger e sapersi, sinceramente, un adoratore di Orson Welles con l’anima quasi bigotta di sua nonna.
Scorsese caro, ti benedico, adesso vai a farti far una pompa da tua moglie. Su.
Uh, che bestemmia! Cazzo. Ma verissima.
Christopher Nolan? Oddio mio. L’ultima mezz’ora d’Interstellar credo sia peggiore di una barzelletta di Francesco Totti. Ah ah.
Ebbene, i grandi capolavori intoccabili di Eastwood sono tre. Come? Solo tre? Sì, solo tre. Ovvero Gli spietati, Un mondo perfetto e Gran Torino.
Million Dollar Baby e Mystic River? Anche. Ma capolavori per dizionari da stellette.
Million Dollar Baby è in fin dei conti prevedibile e strappalacrime. Mystic River ovviamente troppo ovvio.
Forse, sì, c’è un altro capolavoro di Eastwood.
È Debito di sangue. Il film più sottovalutato di sempre.
Sì, mi spiace per Scorsese. È stato il mio regista preferito per una vita.
Clint Eastwood è più grande, molto più grande di Scorsese.
Scorsese non ha mai girato due scene così. Che grandangolo, che sguardo panoramico… sulla vita.
di Stefano Falotico
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