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Sono JACK TORRANCE di SHINING o Alex di A CLOCKWORK ORANGE? Mi trovo al KOROVA MILK BAR?


04 Jan

Comunque, non era male la pornostar Mia Malkova. Perché nelle sue alcove, ah ah, gatta ci cova/ò. E tre civette sul comò fecero davvero al vero amore con la figlia del dottore? Mah, non lo so! Ohibò! E soprattutto non confondete McDowell con Andie MacDowell. Costei, co-protagonista, assieme a Christopher Lambert, della storia della vostra vita, bertucce da asilo nido, sì, GREYSTOKE – La leggenda di Tarzan! Io non sono il signore delle scimmie, in quanto, parafrasando Totò, signori si nasce e io modestamente lo nacqui. Dunque, uomini mai nati o annacquati, siete rimasti con molta acqua o acquolina alla bocca e alla gola? Io sono un genius innato, purtroppo in passato ammainatosi. Ah ah. P.S.: alla cura Ludovico, preferisco il sig. Avico, un mio ex amico. Ma ad Avico preferisco la mia topa, no, tipa.

di Stefano Falotico

arancia meccanica imdbbar renzo imola

Bologna HARD BOILED & L’amore ai tempi del Covid – Il carnato di una città escoriata: scende in campo il più grande attore vivente. De Niro? Daniel-Day-Lewis, Toni Servillo, Gary Oldman? Uhm, non credo


25 Jun

apocalypsenowfilmtvmartinsheenPartiamo con una freddura alla Falotico.

Uno studente del Dams sostiene una potente interrogazione su Apocalypse Now.
Il prof.: – Mi parli di questo capolavoro di Coppola, tratto da Conrad.

– Ebbene, è un grandissimo film. Vi è anche la cavalcata di VAL KILMER.

Sì, faccio ridere le persone. Ho sempre pensato di essere bruttissimo. Mi vergognavo della mia bruttezza, cioè questa.Falotico

Ora, facciamo i seri.

Avete riso? Sì, non sono Val Kilmer dei tempi dorati, neanche Alain Delon. Infatti sono meglio. Comunque, non mi prendo mai sul serio. Ora, facciamo i seri. Prima, lasciavo che tutti mi prendessero per il culo. Sì, mi piaceva. Una donna, che ne so, mi diceva che ero carino e io rispondevo che lei non era bella. Lei rispondeva che ero un coglione e io replicavo di esserlo. Al che lei pensava che fossi Val Kilmer del film A prima vista. Aveva visto giusto. Ero totalmente cieco. Anche lei però, ah ah.
Al che le persone mi domandavano: Ma ci sei o ci fai? Il tuo problema qual è?
E io: – Non vedo una mia vita.
E loro: – In che senso? Cioè, fammi capire. Anche se tu fossi ricco e miliardario, saresti depresso lo stesso?
Io: – Più depresso di prima. Gli uomini e le donne sarebbero miei amici, non solo amici, soltanto nella speranza di fottermi.

Capito questo di me, avete capito tutto.
Breve estratto del mio libro, disponibile sulle maggiori catene librarie online, nei formati cartaceo e digitale. Presto anche su Audible, ovviamente.

Il finale di True Detective è di natura cristologica.

Attenendoci puramente, no, puristicamente alle parole da Rust/McConaughey pronunciate e scandite testualmente secondo il doppiaggio effettuatogli da Adriano Giannini, udimmo quanto segue:

È questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. Ci sono considerazioni più ampie all’opera. Principalmente, l’idea di ciò che c’è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni…

Quello che erano… che ognuno di noi e tutto questo grande dramma non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà.

Le persone sono così deboli che preferirebbero gettare una moneta in un pozzo dei desideri che comprare la cena. Trasferimento di paure e disprezzo di sé verso un tramite autoritario, è catartico. Lui assorbe la loro paura con la sua oratoria e per questo è efficace in proporzione alla quantità di certezza che riesce a proiettare.

Alcuni antropologi linguistici pensano che la religione sia un virus del linguaggio che riscrive i percorsi nel cervello. Soffoca il pensiero critico… Almeno, io penso con la mia testa.

Tutti noi incappiamo in quello che io chiamo la trappola della vita. Questa profonda certezza che le cose saranno diverse, che ti trasferirai in un’altra città e conoscerai persone che ti saranno amiche per il resto della tua vita e che t’innamorerai e sarai realizzato. Vaffanculo alla realizzazione… e la risoluzione? No, niente finisce davvero.

Nell’episodio 2, Rust inoltre dissertò, con saggezza ammirabile e finissima dialettica, sull’inequivocabile orrore rappresentato dall’amorale gesto condannabile di mettere al mondo una vita, tante vite, le nostre dissipate esistenze già nate finite. L’errore del voler partorire, con arbitrio degno nemmeno di Dio, tale succitato errore, sì, il bieco errore nato dal perpetuarsi dell’abominazione chiamata orgoglio…

Quando muori, il guaio è che sei cresciuto. Il danno è fatto, è tardi.

Avete figli? Credo che sia da presuntuosi volersi ostinare a sottrarre un’anima alla non esistenza e relegarla nella carne. Trascinare una vita dentro questo tritatutto. E mia figlia, lei mi ha risparmiato dal peccato di essere padre…

Parole, quelle di Rust, da santo o malsane? Chissà. Sciorinate con piglio melanconico da uomo rabbuiatosi per colpa d’un mondo vacuo, futile eppur allo stesso tempo ricolmo di carne umana erosa e corrottasi alla base, macerata e bruciata in questa porca brace atroce.

Maciullati, infatti, siamo noi tutti dentro la putredine bruciante d’una società che dei nostri corpi ha inestinguibile fame. Mangiati e divorati senza pietà saremo dagli uomini e dalle donne miserabili che attenteranno alla nostra incolumità per segregarci nella prigionia d’ogni mentale sanità oramai andata a puttane. Ineluttabilmente scomparsaci e andata via. Chissà dove, chissà quando, chissà in quale nero anfratto. Infranti, affranti, eppur giammai domi, speriamo forse da illusi infanti che migliore sia e sarà il domani, però giammai saremo dormienti in un mondo addormentato e precipitato nell’insipienza, pieno zeppo di fottuti stronzi e pavidi incoscienti.

Un libro cinematografico in cui vengono citati molti film. Fra cui questi. Vi consiglio la parte partente, eh eh, da 3:08:00.
Come disse Jack Burton/Kurt Russell: basta, adesso!
In effetti, sono un minus habens, vero?shiningnicholsonkubrick Ah ah!

Chiudiamo con una nuova super-freddura.
Un professore di Cinema mostra una foto di Francis Ford Coppola a un suo allievo (per modo di dire) e gli domanda:
– Chi è questo?
Risposta: – Un panzone.

Ecco, al che vi aspettereste che il professore abbia bocciato, semmai ingiuriando a sangue, il suo studente.
No, il professore risponde al ragazzo: – Bravo, anche io risposi così quando dovetti sostenere la mia tesi di laurea su Coppola.
Il ragazzo: – Non la bocciarono?
– No, io sono Francis Ford Coppola.
– Cavolo. Mi scusi se le ho dato del panzone. Ora lei è molto dimagrito. Ma, signor Coppola, mi tolga una curiosità. Lei sostenne la tesi di Laurea su sé stesso? (ricordiamo che non si scrive se stesso, anche se è comunemente considerato corretto e invece è reputato, erroneamente, paradossalmente sbagliato. Pregasi le insegnanti di Italiano di correggersi. Sì, nei libri troverete se stesso, quali libri?).
– Sì, negli Stati Uniti non esiste il Dams.

Morale della favola: se uno è un genio, non ha bisogno di pezzi di carta. Bensì soltanto di dimostrarlo.
Quando lo dimostra, è come trovarsi dinanzi a Marlon Brando. Tutti coloro che lo avevano deriso, piangono e piangono, piangono e piangono, piangono e piangono. Parafrasando Rust Cohle: ancora e ancora, ancora e ancora, ancora e ancora.
Per il semplice fatto che derisero un genio. Quindi, compresero di essere degli idioti.
Insomma, sarebbe come dire. Uno prende per i fondelli Orson Welles perché non lo capisce.
Pensava che fosse scemo perché non era come gli altri.
Ebbene, per la signora in prima fila, che non è Rita Hayworth, no, mi sembra sulla racchia forte, un altro giro di vodka, un valzer col cascamorto boomer e poi, domani, tribuna elettorale coi politici matusalemme alla tv.
Il mondo si divide in due categorie: chi è tonto e, in quanto tale, non capirà la vita.
E chi la capisce subito. Perciò piange, ride, soffre, ama, odia, si arrabbia, si dispera, sta bene, crolla, rinasce, balla e poi canta, dunque si ammutolisce, poi non viene capito, lui stesso non capisce sé stesso, si pone delle domande inutili, si arrovella, si scervella, dà di matto, poi si placa, è inquieto, nevrotico, irrequieto, felice e poi tristissimo.
Per forza, non è mica un imbecille. Mi spiace per gli imbecilli. Sono sempre sicuri di sapere tutto degli altri e di sé stessi.
Ne sono sicuri?
Finirei così.
Vado da un mio amico, almeno pensavo lo fosse.
– Che hai?
– Niente. Non avevo capito nulla di te. Mi perdoni?
– Di cosa dovrei perdonarti? Di avermi giudicato troppo presto?
– Sì, di questo. Ho sbagliato. Me ne vergogno dal più profondo del cuore.
– Ma io lo sapevo già. Mi hai chiamato a casa tua solo per scusarti? Scusa, ho fatto dei chilometri soltanto per ascoltare il tuo pulirti la coscienza?
– Scusami.
– Scuse (non) accettate. Tanto, sbaglierai ancora. E ancora e ancora, ancora e ancora.
– Come fai a saperlo?
– Si chiama vita. Altrimenti si chiamerebbe morte. Non lo sapevi?

truedetectivecohlemccoanugheydraculabramstokeroldmancoppola

di Stecitybytheseadenirodzundza5numeroperfettofano Faloticofilonascostodaylewis

Marco Montemagno, “comunicatore” doc un po’ meteora, intervista il critico Paolo Mereghetti ma entrambi non sono ferrati nelle loro materie e forse sono banali materialisti?


22 Jan

monty montemagno

Evviva il meteorismo! Ora, Montemagno è un uomo che sta sempre più cifre pazzesche guadagnando, sfruttando la comunicazione SEO. Intanto, l’appetito vien mangiando. Districandosi di qua e di là fra libri di dubbia attendibilità e interviste d’altrettanta inconfutabile, no, (in)contestabile validità e qualità. Eppure, nella sua arrampicata socio-economica senza pari, forse da Hilton Paris o solo da paradiso, comparabile alla scalata di Reinhold Messner senza bombole d’ossigeno sull’Everest, insomma, da uomo della seggiovia, no, da apripista sciistico, no, da arrivista furbamente mellifluo, oserei dire cinico e studiatamente ruffianissimo, Montemagno assomiglia a colui che azzeccò la schedina vincente nel film Al bar dello sport di Sergio Martino, vale a dire Banfi Lino, raggiungendo il Montepremi. Salendo sulla Mole Antonelliana, da Lino ribattezzata Mole di Antonello, decantando le vette alpine che, da lassù, in quel di Torino si possono ammirare all’orizzonte, vicino al confine. Ovvero, il Monte Rosa, il Monte Bianco e…, forse festeggiando la sua vincita miliardaria da super fortunato con un barattolo gigantesco di Nutella da Bianca di Moretti Nanni oppure mangiando la torta intera, anzi il delicatissimo dessert Mont Blanc. Sì, Marco magna il suo dolce… senza volerlo ripartire a fette. Uomo non nazista gerarca, il Marco, bensì scalatore della dura piramide gerarchica. Uomo emancipato, oramai quasi arrapato, no, d’altopiano più ambito, no, un altolocato forse amante di sua moglie, non so se bella come Laura Morante o premio Nobel come Elsa Morante, oppure graziato dalla divinizzazione di sé stesso che, in maniera capziosamente affettata, leggermente affrettata, sta ottenendo soldi e patate, no, a palate grazie alla sua veloce, persuasiva, assai scaltra parlantina da volpino dal pelo candido e pulitino… Uomo spumeggiante, light e piumato. Brinda di grandi spumanti il suo “furfante” o il suo essere scafato malandrino? Uomo navigato, il Montemagno, che lecca tutti a mo’ di gelato Magnum. “Sommariamente”, miei somari, senza in testa la brillantina, in quanto Marco è sul pelato-stempiato quasi attempato, sì, vicino alla pasciuta (finanziariamente parlando) cinquantina da emigrato non alla Lino pugliese in Piemonte ma a Londra ove poche volte, probabilmente, mangia la pastasciutta, Montemagno stappa uno spumantino ed è salito in cima non al K2, bensì sulla sommità di esagerate, pecuniarie somme.

Come se la cava da tuttologo affamato di scibile, obiettivamente? Insomma… Dopo aver intervistato Insegno Pino e Stefano Accorsi, al suo capezzale, Paolo Mereghetti è accorso. Ma tutti e due, a mio avviso, necessiterebbero del soccorso. Perlomeno, di una controllatina da una crocerossima… Loro succhiano un tiramisù da Antica Gelateria del Corso? No, s’arruffianano la gente che, rispettivamente, dalle labbra pende di Lavorability e del Dizionario dei Film scritto dal critico del Corriere della Sera. Il Mereghetti, chi sennò? Celeberrimo opinionista cinematografico che ha un privilegiato editoriale sul più culturalmente celebrato quotidiano nazionale succitato, scrivendo spesso impagabili, assai pagate stronzate, dicasi altresì recensioni sciatte e svergognate, impudiche e spietate. Marco Montemagno di Cinema ne capisce quanto una ragazzina di 18 anni di Instagram che fa sfoggio dei suoi brufoli curati dal Topexan su addome perfettamente piatto, palestrato e gambe depilate in virtù di strepitosi pilates, mostrandola, no, esibendo sua tartarughina comprata allo zoo di quell’animale del suo fidanzato, sinceramente un quarantenne non disoccupato, neanche debosciato, però ignorante come una capra ma ricco sfondato. Eh sì, nella vita ci vuole culo, miei iellati e “caramellati”.  Bisogna farselo per farsi… il Brand oppure Love Brandi. Bevendo poi, felici e contenti con lei strafatta eppur soddisfatta, eh già, un brandy o un Martini con Colombari Martina oppure con un’altra donna, si fa per dire, coglionata. Molte volte, codesta è stata all’università trombata oppure sempre promossa poiché raccomandata, diciamo anche cazzuta, no, fottuta…e vai di spintarelle, di veline e di vedo-non vedo… dell’ipocrisia più troia di questa vita put… na e lurida.  Montemagno chiede a Paolo se qualche regista italiano che Mereghetti stesso disprezza, eh eh, si sia contro di lui scagliato. Palo sostiene che nel suo ambiente è criticato ma al contempo stimato.

Lezioni di Scienze delle Comunicazioni, forse di un’inutile istituzione creata e patrocinata da Umberto Eco, autore de Il nome della rosa, il suo unico capolavoro, cioè un trombone e un finto sapientone…

Paolo non disprezza, invero, alcun regista. Sì, egli valuta di esegesi personali, non so se con della fine ermeneutica, ogni film da lui visto, compreso The Mule, non solo per il Corriere ma al calar della sera. Spesso lui stronca in forma apodittica e aprioristica, diciamo prevenuta e qualche volta ballistica. Se ne frega se i registi contro i quali lui si accanisce in faccia gli stranutiscono, no, starnutano, no, sputano. Non ha prezzo il suo metro di giudizio, in effetti, se vogliamo essere dei puristi della lingua, come appena dettovi, Paolo nessuno disprezza. Diciamo che non molti apprezza. I costi dei suoi aggiornamenti dizionaristici hanno elevatissimi prezzi poiché Paolo vuole essere ottimamente retribuito in quanto auto-definitosi il critico più letto e amato, il più elevato. Dal canto suo, Montemagno non gli è da meno. Non pretende, a differenza di Netflix, che gli iscritti al suo canale YouTube paghino una quota mensile, altresì viene cospicuamente remunerato dagli annunci pubblicitari pallosi, un tantissimo ogni due minuti, che disturbano e interrompono la visione dei suoi filmati ottenenti migliaia di visualizzazioni a mo’ di pausa “ristoratrice” fra il primo tempo e il secondo. Paolo Mereghetti ha assegnato voti mediocri a tutti i film di Scorsese con DiCaprio eppur afferma che è grazie a Scorsese se il bel Leo è arrivato. Dove o con mille donne? Paolo conosce bene la bavetta, no, la gavetta e i ferri del mestiere. Infatti, non si ricorda il nome dell’attore premio Oscar per Il ponte delle spie, ovvero Mark Rylance. Poi, tardivamente, gli sovviene ma non lo perdoniamo e presto sarà citato in aula di tribunale dal giudice Frank Langella de Il processo ai Chicago 7. Sarà assolto da ogni accusa, no, da ogni refuso e lapsus freudiano se reciterà il rosario e avrà il coraggio di ammettere che è troppo precipitoso nei suoi verdetti mai finali. Alzando a tiramento… le stellette in base a ciò che più, col passare del tempo, risulta accattivante e conveniente. In base a ciò che maggiormente lo aggrada. Gli sarà tolto un grado.  A Paolo di ciò non frega niente ed è come il miglior Cinema d’annata. Riesce a unire l’utile al dilettevole, ci tiene fermamente alla sua dignità professionale inviolabile e contemporaneamente vuole offrire ai suoi lettori un punto di vista facilmente fruibile, associabile a un blockbuster divertente, intrattenendo ogni “utente” con una prosa piena di colpi di scena esilaranti, mescolata ad osservazioni pungenti e polemiche alla maniera di Ken Loach e della Settima Arte impegnata. Paolo è il Kubrick di Shining. Sì, il suo dizionario è Arte pura che appassiona e, al contempo, fa godibilmente paura. Con la “piccolissima” differenza che, più che paura, fa pena quando Paolo si lascia andare a triviali battutine sulle donnine a mo’ di Ezio Greggio de Il silenzio dei prosciutti. In quanto Paolo, dinanzi a ogni attrice che scoscia, non riesce a resistere alla tentazione di lodarne le forme estetiche assai graziose e burrose. Paolo adora, per esempio, il delizioso culo di Joanna Pacula e asserisce duramente che Zandalee valga la visione solo per Erika Anderson perché, in tale pellicola inguardabile e “sudaticcia”, Erika è indubbiamente un’inaudita fig… na. Ce la dia, no, ce la vogliamo dire tutta? Uomini e donne, alle prossime erezioni, no, alle prossime elezioni, votate il Falò. Il più severo povero cristo, no, intransigente ed integerrimo Critico di Cinema del mondo, soprattutto di sé stes(s)o. Infatti, a forza di fare autocritica, è un uomo che è riuscito a essere bello e maledetto come Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi, conservando orgogliosamente le sue origini e il suo onore da Sophia Loren de La ciociara. Insomma, il Falò, un soprammobile, no, un sopraffino critico perfino più bravo di Francesco Alò. Ohibò, ah ah.

Marco Montemagno, detto Monty. Chi? I Monty Pithon o Montgomery Clift? A Mereghetti Paolo piace da morire Un uomo tranquillo. In questo film non vi è Monty, bensì John Wayne. Uomo che fu sceriffo di grossa stelletta. Mereghetti reputa The Irishman un grande capolavoro. Chissà quante stellette darà a Gray Horse, il prossimo film di Scorsese. Se lo stroncherà, non avrà scampo. E gli farò lo shampoo, no, lo scalpo. Giù il cappello! Sì, anche io dinanzi ad Erika Anderson divento un selvaggio e mi scappello.

Comunque, Nicolas Cage è L’ultimo dei Mohicani? No, non è proprio cane, dai. In Zandalee, spinge…

di Stefano Falotico

montemagno mereghetti

 

Teoria del complotto del Nuovo ordine mondiale: il new world order esiste da sempre, non abbiamo scoperto l’acqua calda né l’America ma, per piacere, non “tramiamo” sul Cinema e sulla vita, aprite gli occhi…


28 Dec

tom cruise

Sì, debbo ammettere che per molto tempo, essendo io forse geniale come Stanley Kubrick, dunque avendo trasceso anzitempo molte ragazzate e bambinate, superando precocemente la fase adolescenziale appena fui infante, essendo molto avanti come Mozart, fui scambiato per un esibizionista alla Amadeus, alias Amedeo Sebastiani. Famoso presentatore televisivo che assomiglia, in alcune sue espressioni grandguignolesche e ghignanti, sia a Robert Englund che a Jackie Earle Haley. Ah, che Nightmare on Elm Street.

In effetti, anziché praticarmi la cura Ludovico, essendo io già amante di Ludwig van Beethoven, anche di Marco van Basten e di Vincent van Gogh, perfino di Jean-Claude Van Damme, la gente pensò che, non andando matto per i fratelli Gallagher degli Oasis, fui un pazzo da educare in quanto adoratore dell’ultraviolenza da Senza esclusione di colpi.

Sì, vollero nanizzarmi a mo’ di Gulliver. Divenni un lillipuziano e, rimanendo rattrappito, oserei dire rapito nei sogni sanissimi da ragazzo purissimo, venendo sequestrato, osteggiato, preso in ostaggio da gente cosiddetta adulta, forse sol adultera come nella fantasia erotica di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut, vidi presto ogni film di Stanley Kubrick. Anziché diventare un lupo cattivo come Jack Nicholson di Shining, il forte “distanziamento sociale” mi rese però sexy come Tom Cruise… di Leone per agnelli.

Sì, sono il lupus in fabula, non lo sapevate? Mio padre è un brav’uomo come Barry Lindon ma non ho da rimproverargli nulla. Mi permise infatti di essere un uomo libero già a tredici anni e assieme fummo pacifisti. Obiettando di coscienza contro ogni guerrafondaio alla Bush. Sì, se non fosse stato per Bush, le Torri Gemelle non sarebbero crollate, non sarebbero mai state bombardate.

Un mio amico mi ha detto che, in Terminator 2 e in Matrix, compare la scritta attenzione all’11 Settembre. Ma questi sono film antecedenti all’esecrabile malefatta orchestrata, mostruosamente concepita e purtroppo concretizzatasi, partorita dalla mente malata di Osama bin Laden.

Ecco, se volete farmi la guerra, prima vi obbligherò a vedere Orizzonti di gloria, il Dottor Stranamore e Full Metal Jacket. Comprenderete che le false etichette appioppatemi, gli epiteti diffamatori appiccicatimi addosso in modo del tutto sbellicante di vostre risa, bellicoso ed arbitrario, improprio e assai approssimativo, quali misantropo, social-fobico e misogino, dovreste attaccarli a voi.

A mo’ di un personaggio famosissimo di Fuga da Alcatraz del grande Don Siegel col mitico Clint Eastwood, com’è stata la mia infanzia? Più breve delle bugie che certa gente, a mio danno, mise in giro.

Ah, le prese in giro esistono, eccome.

Per esempio, Wikipedia vorrebbe farci credere che chiunque pensi che, dietro il Covid-19, possano nascondersi dei dietro le quinte assai inquietanti, sia solo un fallito e un coglione. Ché la gente “seria” non ha tempo da perdere in fantasticherie e idiozie…

Kubrick era molto amico di Steven Spielberg. Quest’ultimo ereditò da Stanley, eh sì, A.I.

A dirla tutta, i geni si distinguono dalla gente normale poiché pensano che la vita non sia solo lavorare come schiavi di Amistad, ingrigirsi come Robin Williams di Hook – Capitan Uncino, ripudiare per l’appunto la parte sanamente pagliaccesca e puerile, considerata erroneamente ed orridamente dalle persone “cresciute” come qualcosa di disgustoso, triviale e stupidamente boccaccesco.

Insomma, anziché pensare che Incontri ravvicinati del terzo tipo ed Essi vivono siano dei capolavori, dovevo laurearmi in Giurisprudenza o fare il dottorino come Tom Cruise dell’ultimo, postumo film di Kubrick? Evviva L’attimo fuggente, vorrei ben vedere.

Ecco, Wikipedia generalizza troppo e, secondo le stupidaggini che in essa sono spesso contenute, veniamo a sapere che John Carpenter è un esponente del Cinema “proletario”.

Sì, certo, allora Ken Loach cos’è?

In verità vi dico che solo due tre personaggi sono proletari nel Cinema di Carpenter. E non lo è Roddy Piper di They Live. A me parve onestamente solo un disoccupato che la vide fin troppo bene.

Alla pari del sottoscritto, aveva un bel fisico, non credo però nucleare da Empire of The Sun, forse non era bello come Tom Cruise di Vanilla Sky, remake di Apri gli occhi ma, come dicono a Bologna, aveva una gran cartola. Cartola significa carisma.

Dunque, se vogliamo dire che il sottoscritto fu e sia uno sfigato perché fu ed è Mel Gibson di Arma letale, non quello di Conspiracy Theory, prego, dite e accomodatevi pure.

Se volete dire che non gli piacciano le donne poiché non gli piace Julia Roberts, ciò non comporta che debba essere simile a Brad Pitt di 12 Monkeys.

No, non voglio divenire un guru come Mauro Biglino ma sicuramente una cosa è certa: una volta che mi conoscerete, sarete sicuri che Ridley Scott aveva ed ha ragione.

Gli alieni esistono.

Finisco con una freddura. Molti pensarono che fossi Jim Carrey di The Truman Show. Sono Ed Harris.

Comunque, il miglior film di Carpenter non è The Thing, bensì Il signore del male:

Questo non è un sogno. Non è un sogno. Noi usiamo il sistema elettrico del tuo cervello come una ricevente. Non possiamo trasmettere attraverso interferenze consce. Tu ricevi questo messaggio come se fosse un sogno. Noi trasmettiamo dall’anno uno nove nove nove. Ricevi questo messaggio perché tu possa modificare gli eventi che vedrai. La nostra tecnologia è conosciuta da coloro che hanno delle trasmittenti abbastanza potenti da raggiungere il tuo stato conscio e la tua consapevolezza. Ma questo non è un sogno. Tu vedi quello che succede realmente.

Come disse un uomo, celebrato qualche giorno fa, esattamente il 25 Dicembre:

Sarà così il vostro domani e il presente è simile al futuro. Tutte le porte vi saranno chiuse in faccia e nemmeno ai giardini che si aprono sotto le stelle sarà consentito essere vostro giaciglio.
Se i vostri piedi tollereranno la strada e mi seguiranno, forse troverete un luogo in cui lavarvi e coricarvi, e forse anche del pane e del vino. Ma se accadesse di non trovare nulla di tutto questo, sappiate allora che avrete attraversato uno dei miei deserti.

Morale: svegliatevi prima che sia troppo tardi.

Non credete nel Messia? Credete al Buddha?

Credete a quello che volete. Basta che crediate in me. Finitela di lanciarmi le pietre, miscredenti.

Siatemi fedeli, siatemi fratelli e andiamo ognuno nella nostra fede. Non traditemi, seguitemi. Sì, dovete essere miei seguaci. Questo è un dogma inappellabile e inalienabile. Altrimenti vi scomunico. Ah ah.

Non allestite mai più delle fantasie da Doppio sogno.

Ora s’è fatto tardi, tu ti sei fatto una tardona mentre la mia lei è più bella della Mimi Rogers che fu.
Non ho sonno, riguarderò Alien Nation.

 

di Stefano Falotico

 

Mank di Fincher, che film! Il fascino di Gary Oldman e di Orson Welles e la classe non è acqua, infatti è meglio la Coca-Cola


05 Dec

oldman mank

Insomma, questo Fincher è un bel provocatore. Quasi alla pari di David Cronenberg che nutrì riserve nei riguardi di Shining. Fincher critica Orson… Soffre di blasfemia?

Be’, nella mia vita non ho combinato nulla di buono. Non c’è che dire. Se vossignoria volesse recarsi su Amazon, IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dati alla mano constaterà che stiamo parlando (utilizzo il plurale maiestatico da buffone di corte e scemo del villaggio…) di una persona, cioè il sottoscritto, che nella sua inutile, “improduttiva”, fallimentare (in)esistenza anodina, “anti-emotiva”, asociale e accusata di essere affetta da chissà quali strane, psichiche turbe irrisolvibili da parte di gente “rispettabile” che sa come si st(i)a al mondo, ha scritto pochissimi libri… la cui quantità può rivaleggiare con l’ipertrofica verve letteraria, non so se lessicale, di Stephen King.

In tale mio annotabile excursus bibliografico-autobiografico-esistenziale spaventosamente abissale, non so se da annotare in qualche atto notarile o apprezzato dalla bella società di animali, sciacalli delle emozioni altrui che loro spolpano a mo’ di sanguisughe importanti a livello sociale, rilevanti nella gerarchica scala piramidale da squallida catena alimentare, spuntano libri altamente polemici contro i falsi apparati psichiatrici e para-istituzionali. Dopo la morte insegna…

Un libro “doccia fredda” a mo’ di J’Accuse à la Roman Polanski.

Compaiono altresì saggi monografici, anche tradotti in inglese, su Scorsese, il succitato Cronenberg e John Carpenter. Sono ravvisabili opere noir erotiche che certamente infastidiranno le persone bigotte che rideranno in modo ipocrita sulle modelle da me inserite nelle rispettive cover, dando loro la patente di mign… te.

E risalta un mio libro che ovviamente leggeranno quattro gatti, cioè La leggenda dei lucenti temerari.

Ah, che coraggiosi…

Mentre, in questi giorni, assieme al mio editor personale st(iam)o lavorando a Bologna insanguinata.

Be’, debbo ammettere che, specchiandomi, rividi me stesso (non tanto messo bene o troppo superiore agli altri per potermi rispecchiare nelle loro deficienze bruttissime), denudato di ogni falsa maschera appioppatami. E rinvenni, anzi riesumai il mio viso, ringiovanito di colpo, similmente a Gary Oldman del Dracula di Coppola. Una donna mi vide camminare per strada. Non le succhiai il collo, al massimo le guardai il c… lo, ma lei, quasi (s)venuta dinanzi alla mia beltà da “miserabile”, dirimpetto alla mia rinnovata, ancora molto bella età, volle vampirizzare qualcos’altro…

Oh me, povero tapino, oh, uomo meschino. Che ci fa in questa società infida e cretina?

Costei, non rimanendo fatta da me, bensì solo stupefatta, se la fece nelle mutande? Stupita, stupida o forse da me non cagata? Non lo so. Ah, sono un pis… letto.

Sono un uomo fedele e non posso tradire la mia lei.

Come sapete, la Universal realizzò molti film sui grandi “mostri sacri” non della recitazione come Oldman, vero attore monstre, bensì sulle creature orrifiche più fighe della storia, il cosiddetto Monster Universe.

Di mio, ho un emotivo universo da proteggere. Non c’è verso che qualcuno sappia scrivere meglio di me, maestro di tutti i versi. In passato, onestamente, fui solo… molto introverso. Alla mia lei dedicai e dedico tuttora poesie molto più delicate di quella eccitata, no, citata dall’Oldman di Mank, da lui recitata dinanzi ad Amanda Seyfried. La cui pronuncia esatta è “saifred”. Come per dire, donna, se hai freddo, ti scalderò col mio mantello.

E, giocando di associazioni “linguistiche” e di rime baciate, assai eccitanti e stimolanti, anche con quello… A Marion Cobretti, Brigitte Nielsen offrì la sua bellezza. E Stallone di Cobra seppe bene che le patate potevano affogare nella salsa. Forse anche nella Lambada. O no?

Ah, Stallone, uomo allampanato, assai invecchiato, incartapecorito e un po’, forse, in Rocky… un finto ritardato. Uomo pallido però palestrato, forse solo mentalmente appannato, che andava spronato o forse solo abbronzato al tepore di una lampada caliente. Ah, il calore! Stallone starebbe bene anche ossigenato, uomo proletario giammai patinato. Ma al Cinema spesso appare platinato. Gary Oldman è un attore esagerato.

Dopo aver furiosamente litigato con Uma Thurman e con Isabella Rossellini, pazza conclamata più del suo fu David Lynch, più violenta di alcune scene di The Irishman di un altro suo celeberrimo ex, cioè Scorsese Martin, lasciò Gary per andare con un Paisà. Sì, poteva essere sposata a un attore magnifico ma preferì ritirarsi a vita bucolica, quasi da zotica, bagnando nel latte i Pavesini. Solo quelli, però. Ah ah.

Di mio, sono camaleontico come Oldman. Infatti, sono l’unico uomo che, nei momenti miei più allucinati e duri, riesce a delirare più di Gary di Léon, riuscendo però a mantenere intatto un carisma da Jean Reno. Sì, in quegli attimi orrendi, cado in stato catatonico. Raffrontabile alla recitazione mono-espressiva del co-interprete di Ronin. Comunque, non guido una BMW, neanche una Renault.

Il mio primo libro fu pubblicato quando ebbi venticinque anni. La stessa età in cui Orson Welles uscì col suo epocale Quarto potere. A differenza di Orson, patii un calvario ingiusto identico a quello passato da Tim Robbins de Le ali della libertà. Entrai nella mia Rita Hayworth e, sotto una pioggia liberatoria, compresi che molta gente dovrebbe lasciare perdere le compresse. Se è cascata nel tunnel non di The Shawshank Redemption, bensì della droga, io posso aiutarla.

Infatti, non ho mai fatto uso di stupefacenti. Sono stupefacente dalla nascita. Al massimo, me la tiro, fumo parecchio e adoro Dulcinea del Toboso del Don Chisciotte della Mancia. Insomma, dulcis in fundo, non sono Dracula. Forse Wolfman, detto anche lupus in fabula.

Sì, sono un favolista, un uomo favoloso. Dai tratti spigolosi eppur dolcemente schiumosi. Un uomo cremoso… Uomini, se litigherete con la vostra lei, regalatevi Intesa Pour Homme. Ci siamo intesi?

Che voglio dire? A me il dopobarba lo regala lei. Non sono omosessuale.

Dunque, fatevi i caz… i vostri. Oppure, fatevi una canna. Basta che non mi rompiate più la panna… Comunque, non voglio più appannarmi, nemmeno apparire Narciso… Lo sono.

Gary Oldman ed Orson Welles sono indiscutibili, invece. Beati loro. Di mio, metto sempre in discussione anche i miei libri più belli della sceneggiatura di Citizen Kane.

Sì, sono un critico di Cinema, soprattutto di me stesso. E rifletto sempre prima di riflettermi nelle altrui sceme(nze). Posso dirvi che se pensate di essere più bravi e belli di me, ne possiamo discutere. Sì, vi concederò trenta minuti al giorno in salotto. Siete felici? Nelle restanti ore, devo fare altro…

Debbo anche assistervi, no, asserire che, per un tempo infinito, amai Al Pacino e Bob De Niro alla follia. Non amai altro, neppure me stesso. Intanto, Al amò Diane Keaton e tante altre donne. Mentre De Niro pare che sia stato anche con Moana Pozzi durante le riprese di C’era una volta in America.

Non credo nei buonismi e nei buonisti. D’altronde, Non ci resta che piangere…

Sia Massimo Troisi che Roberto Benigni stettero con Moana. Ecco, se voi pensate che il direttore della RKO Pictures versò lacrime vere assistendo al funerale di un suo “amico” suicidatosi, non avete capito nulla della vita.

Nemmeno di Mank. Neanche dei monchi… che siete.

Comunque, se pensate che essere comunisti significhi il predicare banalità e bontà a buon mercato, accattivandovi le simpatie del popolo con video su YouTube in cui, facendo maieutica critica, v’illudete di essere dei divi, guadagnando soldi con le visualizzazioni, siete Mel Brooks di Che vita da cani! Cioè dei bastardi capitalisti. Se non conoscete invece la differenza fra socialismo e comunismo, ve la spiega Oldman/Mankiewicz nel capolavoro di Fincher. Fincher è uno stronzo e non è vero che Orson Welles fu immaturo. Va altresì però ammesso che Mank è un capolavoro. Non è al contempo Quarto potere.

Detto ciò, a Fincher preferisco David Lynch. E credo che, al posto di Peter Finch di Quinto potere, premiato postumo, avrebbe dovuto vincere De Niro di Taxi Driver.

Ora, se credete che Oldman sia più grande di De Niro solamente perché ha poco meno di vent’anni meno di lui e, a differenza di Bob, non ebbe la stessa fortuna, guardatevi Niente per bocca. Cosa voglio dire? Che avete, sinceramente, poco da giudicare le vite degli altri. E che De Niro rimane più grande di Gary. Sebbene entrambi siano doppiati da Stefano De Sando. Secondo me, se a doppiarli fossi io, tutt’e due sarebbero più grandi di Orson Welles. E ho detto tutto…

Amici, non è che mi farete la fine di Oldman in Air Force One? Più che un comunista arrabbiato e in lotta contro il capitalismo personificato dal Presidente degli Stati Uniti, Gary, in tale film, appare come un idiota che inserisce stories su Instagram in cui, atteggiandosi da mitico Oldman, pensava che sarebbe diventato un dio della recitazione grazie a due mi piace in più di qualche donna più deficiente della Rossellini. Cioè, il Gary identico alle donne e uomini che oggi imperano…

Vi do un consiglio da “coniglio” quale sono: i grandi attori e i grandi uomini, le grandi attrici e le grandi donne non si misurano dal ranking dei social network e dalla loro faccia da culo spiccicata a quella di Brad Pitt. Non so se di Fight Club… Ecco, di mio, se per qualche sfiga dovessi morire prossimamente, forse sui grandi schermi, la mia lei direbbe questo: a suo modo era un grand’uomo…

Comunque, la mia lei è più bella di Marlene Dietrich e io sono molto più magro dell’Infernale Quinlan.

Non riesco a capire per quale motivo sia rimasta affascinata da me. Non lo so. Credo che le piaccia Gary Oldman… E dire che pensavo di essere De Niro. Concludo con un piccolo grande uomo? No, aneddoto. Due mesi fa, un tipo grassottello alla Welles, insomma un ragazzotto pienotto con ambizioni da regista, mi contattò su Messenger:

– Lei è Falotico? Guardi, sono un futuro genio del Cinema. Le devo dire la verità, Falotico. Lei è uno sfigato come Mankiewicz. Ma ho letto alcuni suoi libri e vorrei che scrivesse la sceneggiatura del mio film d’esordio. Accetta l’offerta?

– No, grazie.

– Perché mai?

– Lei non è Orson Welles.

– Che modi sono? Le ho detto che io sarò un titano del Cinema.

– Va bene, lo credo. Al momento però non voglio rimediare altre figure di merda. Sa, non vorrei che venisse rovinato tutto…

– Guardi che lei è già rovinato…

– Non ha capito niente. Caro Orson Welles dei poveri, ho un breve messaggio. Glielo posso riportare? Amico, baciami il cu… il cuore…

Ora, non so se Quarto potere sia il film più bello del mondo. So solo che Non finirà di Enrico Ruggeri è magnifica. Penso che Shining non sia il capolavoro che si dice… questo, in work in progress, sarà più bello.

di Stefano Falotico

 

RILEY KEOUGH: dopo la mia lei, modestamente parlando, è la donna, attrice e modella più del mondo, a prescindere da VANESSA KIRBY ed ELIZABETH OLSEN


20 Sep

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rileykeoughSettimana nuova, buon lunedì a tutti, post dunque nuovo. E Falotico nuovissimo. Diciamo, rinato e rinnovato, forse solo riamato, ritornato. Chissà.

Speriamo, inoltre, che questo terribile incubo del Covid-19 finisca completamente e che si possa tornare in sala regolarmente senza mascherine e mascherate varie. Ma dove siamo? In Eyes Wide Shut? Il Carnevale di Venezia è a Febbraio e il Festival della kermesse veneziana è finito oramai da un pezzo.

Quindi, cerchiamo di tornare alla normalità quanto prima. Io sono tornato normalissimo. Anzi, al momento sono fin troppo normale, dunque imborghesito in modo confacente alla cosiddetta realtà sociale. Che può essere disturbante poiché la vita vera può presto annoiare e bisogna, appunto, presto ritornare a sognare, dunque andare nuovamente al cinema.

Sessualmente parlando, ho appurato di essere eterosessuale. Tranne quando vedo, anzi, rivedo Riley Keough e, come si suol dire, non vi sto dentro. Riley è stupenda e se la può battere con la mia lei. Perde solo ai punti. La mia donna, lo dico senza falsa modestia, è veramente bellissima. Secondo lei, a prescindere dalla mia stempiatura abbastanza evidente, anche io posseggo una bellezza fuori dal comune.

Ecco, detto ciò, inserita/o che ho la mia lei al primo posto assoluto e inarrivabile, parliamo delle tre donne e attrici, a mio avviso, più belle e sexy del mondo.

Ora, chiariamoci molto bene prima di incorrere in fraintendimenti. La mia attrice preferita, in senso prettamente recitativo e/o attoriale, è Jodie Foster. Jodie è di una bravura immane, è mostruosa. Su questo, non si discute. Non mi metto neanche con(tro) una così, una donna veramente cazzuta.
Jodie, anche se mai sia dovessi un giorno conoscerla dal vivo, non potrebbe comunque venire con me.

Sì, è lesbica e dunque preferisce i rapporti saffici.

Di mio, a 13 anni fui perdutamente innamorato di una ragazza della mia classe terza media, ovvero T. Laffi. Poi mi persi per strada e, qualche volta, qui a Bologna gironzolai pure per via Saffi.

Quando dal resto del mondo mi oscuro, purtroppo, significa che sono nuovamente ricaduto in nero stato depressivo. Al che, divento un tipo schivo e poco di me sicuro. Ma, statene sicuri, dinanzi alla mia lei mi riaccendo, per lei non più mi trascuro e sono duro.

Rimanendo però magnificamente un puro.

Non mi do più agli atti impuri e, da qualche giorno, ho visto Le strade del male di Antonio Campos.

In questo film che, a dircela tutta, non è bello come Robert Pattinson, c’è l’ex di quest’ultimo, vale a dire Riley Keough, per l’appunto.

Al Festival di Venezia vidi (qui cambiamo in passato remoto) The World to Come con Vanessa Kirby. Ma non vidi Vanessa dal vivo. Mentre Tom Cruise del succitato Eyes Wide Shut vide quella di Shaw Vinessa.

Considero, dopo la mia lei, Vanessa Kirby la donna più bona della storia. Altro che Nicole Kidman.

Dunque, Vanessa, in quale posizione la mettiamo? Naturalmente, al primo posto del podio. Al secondo, piazzo Elizabeth Olsen. Come già vi dissi, la vidi in Red Lights e forse fui cieco poiché, a quei tempi, non mi piacque. Anzi, la considerai racchia.

In Red Lights, vi è il mio attore preferito. Chi è? Lo sanno pure le pietre e i bambini di 5 anni, suvvia, bambagioni, è ovviamente Bob De Niro.

In questo film, vuole dare a bere a tutti di essere sensitivo e super dotato… di poteri paranormali. Si finge pure cieco.

Invero, il sensitivo si scopre essere Cillian Murphy (spoiler) e Simon Silver/De Niro rimediò una figura da coglione peggiore di Tom Cruise nel capolavoro del Kubrick sopra menzionatovi.

Sì, ero cieco, ora ved(ev)o come Bradley Cooper di Limitless.

Nella mia vita, persi di vista le ragazze, persi quasi tutto a essere sinceri, adesso ho riacquistato la vi(s)ta e non solo quella.

Col senno di poi, debbo ammetterlo. Elizabeth Olsen è una così f… a che, come si suol dire, non si può vedere, ah ah.

Riley Keough non scherza, però.

Come si suol dire, che il Falotico sia un uomo normale, non vi crede nessuno.

Basta che la mia lei creda in me.

Anche perché devo dirvi la verità in tutta franchezza.

Vanessa Kirby, Elizabeth Olsen e Riley Keough sono, come detto, bellissime.

Ma anche ricchissime.

Forse, potrei anche permettermele. Ma non ho, devo esservi onesto, il carattere per stare a Hollywood.

È un posto pieno di stronzi.

Preferisco uscire prestissimo col mio nuovo libro. La cui prefazione sarà curata da D. Stanzione, ottimo recensore e critico di Best Movie.

Non vi sto mentendo. Domani dovrei riceverne la bozza definitiva, ultimata e corretta.

Il libro s’intitola La leggenda dei lucenti temerari.

Credo, in tutta sincerità, che Stanley Kubrick fosse e sia stato un genio anche se trasse le sue sceneggiature dai libri degli altri.

Non aveva, come si suol dire, molta fantasia. La sua fantasia peggiore era diventare triste, misantropo e solo come Jack Torrance/Nicholson di Shining.

Non l’avevate capito? Allora, siete veramente più tonti di quello che pensavo.

Domani, forse risplenderà il sole, a fine mese dovrei incontrare la mia lei di nuovo e diverrò radioso, oserei dire caloroso e raggiante.

Come dicono in meridione, statem’ buon’.

Che volete farci e farmi? Sono un bello e dannato. Anzi, d’annata.

L’unica differenza fra me e Robert Pattinson, a parte qualche capello in più di Robert, è il fatto che lui fa il piacione perché è un riccone. Ho scritto… riccone. Pensate, a me non piace neanche andare a Rimini e a Riccione. Sono ambienti pieni di tamarri, preferisco rimanere sia Joker che Batman. Ora, scusatemi, s’è fatto tardi. È l’una e mezza infatti di notte. Devo dormire oppure riguardare Via col ventoDomani è un altro giorno. E ci saranno nuove gatte, sì, Catwomen da pelare. Soprattutto, se vogliamo essere realistici, non fantasticando troppo di cinecomics, la mia vita è stata tragicomica. Non s’è mai visto, difatti, uno scrittore forse più bravo di Kubrick che ha/abbia meno soldi di un analfabeta.

La prendo con filosofia. Riley+Keough+Riley+Keough+Jimmy+Kimmel+Live+vHUfQGsHcomlVoi, invece, se ce la fate, prendetevi RilRiley+Keough+Riley+Keough+Ben+Smith+Petersen+ZkSB0On81CGley.Riley+Keough+Riley+Keough+Ben+Smith+Petersen+GVH4G3bz8LPlRiley+Keough+Girlfriend+Experience+New+York+vbT3WKZ39dAlRiley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+clTh1L8_zBkl Riley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+b_zt67RjTsll Riley+Keough+Premiere+Warner+Bros+Pictures+awC2-9ui-zFl

 

Il Batman di/con Robert Pattinson è uguale a uno zombie de L’alba dei morti viventi, anche dementi e, all’uomo pipistrello, preferisco il mio BIRDMAN da mystery thriller di VILLA CLARA


23 Aug

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Batman, ho sempre preferito Joker e, a Colin Farrell, il Pinguino della De Longhi

Quando uscirà, finalmente, il film Clara di Francesco Longo?

Villa Clara, celeberrima haunted house per eccellenza dell’entroterra periferico della piadina, no, pianura emiliano-romagnola, situata a due passi da Trebbo di Reno ove, nel lontano 2003, rischiai di morire d’incidente stradale ma, per vostra disgrazia, scoppiò l’airbag e dunque sono ancora vivo e vegeto, ah ah.

Credo sostanzialmente che Bruce Willis di Unbreakable sia, rispetto al sottoscritto, Mr. Glass. Ah ah.

In verità, soffro di molte fragilità interiori ma la gente, giudicandomi dall’esterno, mi considera indistruttibile. Appaio infatti superbo. Di mio, posso dirvi che, 10 ore su 24, sono distrutto.

Poi, riesco sempre comunque a ricompattarmi come Robert Patrick di Terminator 2. Ah ah.

Anno Domini T-1000, no, 2003, forse solo dopo Cristo. In cui, prima d’incontrare una ragazza di Trieste che prosciugò il mio sangue, succhiandomi nello sverginamento mio tardivo avvenuto a Modena, no, a mo’ di Zora la vampira in quel di Porretta Terme ove lei mi tese una trappola degna della casa degli orrori di Gardaland al fine di divertirsi con me, con giochi d’adulti adrenalinici da montagne russe di Mirabilandia, ecco… dicevo, un’altra volta mi sono perso nel labirinto di qualche luna park o del mio dedalico e angoscioso, nerissimo passato da ragazzo semi-disadattato da Ken Park. Il quale, smarritosi nei meandri del suo spaesamento esistenziale, dimenticò il piacere di mordicchiare e gustare deliziosamente un morbido zucchero filato, dando un po’ di sugar alle bone bionde qual fu Bridget Fonda de L’armata delle tenebre. Sì, fui un ragazzo tenebroso, più che altro tenerissimo. Ora, durissimo. Ah ah. Diciamocela senza peli sulla lingua, la Fonda di Jackie Brown ha un lato b sul quale Bobby De Niro/Louis Gara andò subito a fondo. Ah ah. Mah, in Terapia e pallottole, De Niro si rivolse allo psichiatra Billy Crystal affinché un duro come lui, per l’appunto, non potesse rimediare figuracce da “ammosciamento”. Di mio, so che il sessuologo-andrologo Maurizio Bossi, dinanzi a Susanna Messaggio, lo ebbe e crebbe più duro dell’ex capo della s… a, no, Lega. Umberto!

Meglio, fidatevi, uno sfigato come Lupo Alberto.

Di mio, non soffro Berlusconi né soffrii di ejaculatio praecox ma fui un enfant prodige quasi Precog. Tant’è che la mia vita fu indagata di Minority Report. A causa dello stress provocatomi, persi molti capelli e rischiai di farmi il riporto…Adesso, qualcuno/a sostiene che sia uguale a Tom Cruise. Gli strani scherzi del destino. Intanto, Francesca Pascale sta con Paola Turci. A questi uomini ipocriti e a tali saffiche, preferirò sempre Via Saffi, gustando un ottimo gelato al limone per rifarmi i baffi. Comunque, a 13 anni volli scopare T. Laffi. Ecco, ora lo sapete. Però, non scassatemi il cazzo.

Basta con la goliardia alla Bruce Campbell/Ash di The Evil Dead e torniamo a parlarvi delle mie notti solitarie d’adolescente ombroso, quasi afflitto dalla malattia del Lombroso, concentrandoci e sprofondando ancora negli insondabili corridoi sinaptici dei miei opachi, tetrissimi pleniluni da Zio Tibia, da ragazzino, più che malavitoso e malmostoso, assai cresciuto già in modo troppo precipitoso e dunque malvisto dagli adulti perversamente vogliosi, ingordi, capricciosamente maliziosi in maniera morbosa, eh già, fui un teenager a livello anagrafico con un cervello da Sam Raimi maturo di The Gift, un ragazzino scambiato per Spider-Man e per Max Pezzali degli 883 da hanno ucciso l’uomo ragno, non si sa neanche il perché, avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè, invece già amante di Angel Heart, un grande horror al “semifreddo” di Peter Parker, no, Alan.

Un ragazzo che, già a quindici anni, vide tutta la filmografia di Woody Allen, soprattutto SettembreInteriors e Radio Days, ah ah, perciò fu per il culo preso a morte dai miei coetanei odiosi, sciocchi e libidinosi che mi perpetrarono scherzetti di cattivo gusto da Amici miei precoci o da rincoglioniti anzitempo di M.A.S.H assai, loro sì, permalosi. Capite? Stetti per essere messo a pecora da questi pecoroni inetti con le loro squallide battone, no, battute pecorecce da insetti.

Fidatevi, piuttosto che frequentare questi compagni di merende, è meglio gustare da soli un pecorino, ammirando Paura e delirio a Las Vegas con la fotografia di Nicola Pecorini.

Ah, gli adolescenti sono più falsi dell’amica di Jamie Lee Curtis di Halloween. Dicono cioè a lei, di pure True Lies, di non scegliere come uomo un edonista à la Arnold Schwarzenegger ma poi vogliono diventare tutte fighe come Sharon Stone di Atto di forza. Ma in quale pianeta vivono? Su Marte? Ah ah.

E ho detto tutto…

Di mio, invece, che posso dirvi?

Vidi La casa assai presto e lo rividi per di più mille volte. Anzi, no. Per essere precisi, lo reputai sin dapprincipio un film enormemente sopravvalutato. Lo riguardai soltanto di zoomate alla Pronti a morire per fermare le immagini quando Ellen Sandweiss, aggredita dalle creature notturne risvegliate dal Necronomicon, mostrò il suo boschetto, in mezzo alla foresta, più della già (ec)citata Sharon Stone di Basic Instinct.

Qualche anno fa, auto-pubblicai, coadiuvato dal mio personale editor, autore della bellissima raccolta Lettere dal buio, un’antologia di tales orrifici, intitolata Fantasmi principeschi. Lo trovate in vendita presso le maggiori e migiori catene librarie online. Su Amazon e non sulle amazzoni. Un libro molto bello, così bello da far spavento. Quando si suol dire… è scritto da dio in maniera mostruosa e raccapricciante.

Un libro in cui, a pagina 23, è contenuta una mia breve storia su Villa Clara.

Ah, non volete neanche comprare questo mio libro in eBook a un paio di Euro?

Siete degli ingrati. Come farò a pagarmi le bollette? Capisco, in maniera similare a Jack Torrance/Jack Nicholson del succitato Shining, vorreste asfissiarmi e semmai pure vivo murarmi.

Adesso, sto scrivendo un romanzo su Bologna. Devastante. Ricolmo di ricordi rinati in gloria, pieno zeppo di malinconia e dunque euforia per la mia vita ancora non scivolatami via.

Bensì, ritornata a essere quella del numero uno come ai tempi delle scuole medie. Quando il mio compagno di b(r)anco, il gemello Longo, no, non il regista di Clara, mi disse che ero un genio e che, non potendo essere capito da questo mondo di scemi e illusi-ingenui, sarei per l’appunto impazzito, ammalandomi di metafisica. Sì, me ne ammalai mentre il Longo lo diede lungo e tosto a più di una figa dal culo rotondo.

Ieri pomeriggio, invece, mi ritrovai nuovamente dalle parti di Villa Clara e scattai una foto.

Si racconta che la gente normale abbia paura ad avvicinarsi presso tale magione per timore di essere contagiata dalla tristissima leggenda che su di essa aleggia in maniera macabra. Oddio, maledizione!

Io, in tale casa, v’entrai a sedici anni in un’estate alla Stand by Me assieme a dei ragazzi della mia squadra di Calcio. Quando militai nel Lame Ancora, compagine balistica di quartiere che primeggiò nel campionato provinciale grazie alle mie reti da fallito Maradona. Ah ah.

Ah, della mia vita sapete davvero poco.

Anche della mia attuale ragazza.

Lei mi considera più sexy di Robert Pattinson, io la considero più gnocca di Catwoman/Pfeiffer Michelle.

Quello che posso dirvi è che su Carmine Falcone avrebbe dovuto indagare Borsellino ma fu ucciso forse dagli stessi bastardi che ammazzarono Salvo D’Acqisto. Il carabiniere a cui, tutt’ora, è dedicato il nome della mia ex scuola media.

John Turturro è geniale in The Night Of e, a essere sinceri, non voglio essere figo come Pattinson oppure come Colin Farrell.

Tanto, anche avendo io avuto un’adolescenza da Clara, feci all’amore con una più sensuale di Juliette Binoche di Cosmopolis e la mia lei è molto, molto, molto più eccitante di Julianne Moore di Maps to the Stars. Sono Mark Wahlberg di Boogie Nights? Meglio quello di Max Payne.

Insomma, se siete invidiosi che io sia un maledetto come Jack Nicholson, chiamate Louise Fletcher di Qualcuno volò sul nido del cuculo e sposatevela.

È pazza e brutta come voi. Ah ah.

Comunque, staremo a vedere come sarà questo The Batman.

Nel frattempo, stasera ho voglia di essere Flash Gordon.

Inoltre, odio sia la DC che l’ex Democrazia Cristiana.

Insomma, dinanzi a me, siete ancora all’ABC.

Siete degli ignoranti come Adriano Celentano. Siete delle oche come Ornella Muti o solo mediocri come Alberto Sordi?

Ah, dimenticavo: a Matt Reeves e a questo Pianeta delle scimmie, preferirò sempre Steve Reeves. In quanto, se mi rompi le palle e mi dai patenti sbagliate, posso trasformarmi in Superman.

 

 

di Stefano Falotico

batman pattinson

Shining è un film sopravvalutato, in tempi di quarantena?


17 Apr

shining triciclo

shiningAh, quest’isolamento forzato, derivato dal Covid-19, fa impazzire solo chi già pazzo lo fu innatamente, di mio, soffro di “luccicanza” e sono sleeper, altro che Doctor Sleep

Capitolo 1

L’origine della psicosi…

 

Jack Torrance di Shining non è psicopatico, è psicotico.

Apparentemente, la differenza fra questi due termini, pressoché infatti identici tranne il pa che li distingue l’uno dall’altro, è irrilevante e inesistente. Che, peraltro, è quasi la stessa cosa.

Invece la differenza è netta e decisamente sostanziale. Informatevi.

Una persona è psicotica dalla nascita o, invece, lo può diventare? Per quale o quali ragioni, soprattutto?

Ragionamento… Da cosa, insomma, deriva la psicosi? Spesso da un rapporto ostile fra l’individuo, ammalatosene, e la realtà esterna. Può ingenerarsi in seguito a forti eventi stressanti che hanno destabilizzato l’equilibrio e la struttura psichica del soggetto interessato. Anzi, in questo caso, stressato. Eh eh.

Stati di robusto, protrattosi isolamento imposto o inconsciamente autoindotto possono condurre una persona alla “pazzia”. Intesa in senso lato e non in forma pericolosamente psicopatica.

Lo psicotico, infatti, è soprattutto pericoloso per sé stesso. Più che per gli altri, a dire il vero. Anche se, in casi di estrema degenerazione della psicosi stessa, la persona può essere di altrui pericolo se la sua soglia di criticità supera il suo normale livello di “anormalità”. Assurdo, no?

Dunque, la psicosi non è mai genetica. Anche se, in persone con indoli e sensibilità particolarmente sensibili e spiccate, quasi da sensitivi, la tendenza a divenirne affetti è più marcata.

Banalizzanti, neanche tanto, brevi esempi sintomatici di tale sindrome:

  1. Un uomo perde il lavoro, perciò la moglie lo lascia. Oltre al danno economico, la beffa emozionale. Da cui la caduta bestiale da licantropo arrabbiato…
  2. Un ragazzo viene trattato da sfigato ad libitum, ovvero per tempo illimitato. Anziché reagire come Michael J. Fox in Voglia di vincere, incomincia ancora più a tremare, quasi affetto dal morbo di Parkinson, diventando perfino catatonico per colpa dell’estremizzazione pazzesca del suo eccessivo sublimare le delusioni in modo asintomatico…
  3. Cosiddetti adulti imbecilli sono preoccupati soltanto della sfera educativa di natura scolastica e didattica, pedagogica e falsamente culturale delle nuove generazioni. Disinteressandosi totalmente dei bisogni affettivi del sangue del loro sangue.

Al che, in tale caso, abbiamo una ramificazione del caso stesso, vale a dire:

 

  • Il conflitto psicologico che ne deriva può portare alla rassegnazione, all’assistenza sociale, all’eterno, irreversibile piagnisteo, alla depressione immutabile e an(n)ale, alla malinconia imperitura oppure a un’inaspettata ribellione che fa paura.
  • L’ipocrisia della piccola borghesia partorisce mostri peggiori di chi vive d’ipocrisia stessa in maniera paternalistica e demagogica.

 

Chapter due…
Intellettuali dei coglioni, non fatemi la fine di HAL 9000

– Ah, sai, io sono premio Nobel dell’astrofisica.

– Sì, dunque sei un uomo spaziale. Ma quanti buchi neri, su questa terra, visitasti?

– Invero, nessuno.

– Ti piace Nonno scatenato con De Niro?

– Suvvia. È un film di merda.

– Ok, boomer.

 

Ah ah.

Ebbene, so che state riguardando Shining del Kubrick. In questi giorni in cui, obbligati a stazionare fra le vostre mura domestiche, che siano principesche o reali come nella reggia di Caserta oppure anguste, asfittiche e di pochissimi metri quadrati, vi stanno, a prescindere dal terreno calpestabile, strozzando.

Direi praticamente castrando…

Ora, su Shining scrissi molti pezzi. È la storia di Arthur Fleck, alias Joker. Come no?

La storia di un uomo che non trova lavoro stabile e, a forza di essere precario, si raffredda nell’animo oltre che gelare nel corpo per via della neve d’un inverno rigidissimo, soprattutto nel suo cuore inariditosi.

Lavorare tutto il giorno, rende Jack un triste figuro, da noi resa col mattino ha l’oro in bocca.

Di suo, Jack Torrance cazzeggia a tutto spiano, battendo sui tasti ripetitivamente per perdere tempo. Sperando che la quarantena finisca e possa, all’alba, mangiare un bignè in pasticceria.

Semmai, in una calda giornata estiva. In compagnia di una donna meno brutta di Shelley Duvall, perlomeno passabile come Helen Hunt di Qualcosa è cambiato.

Sì, in tale appena succitato film, Jack interpreta la parte di un misantropo alla Kubrick realmente scrittore. Non certamente di capolavori come Arancia meccanica, sia nella versione letteraria che in quella adattata per il grande schermo, bensì di libricini simili a quelli di Harmony.

Poiché ricordate: l’uomo affettivamente (dis)armonico è un po’ come il sottoscritto, il Falotico.

Ovvero, se dapprima cadde vittima di manie ritualistiche e igieniche come Jack di As Good as It Gets, oggi come oggi, la prende un po’ più a culo.

Non si duole se talvolta riscivola nella depressione e la vede invece benissimo. In alcune occasioni, quando rimembra il suo passato di terribili delusioni, ancora però tende ad arrabbiarsi come Al Pacino di Scent of a Woman.

Un uomo, cioè, non cattivo e che in verità non odia il mondo. Odia sé stesso e dunque scarica sugli altri le sue rabbie da lupo. Non più, comunque, solitario.

Anzi, oggi è un uomo che sa allupare le donne. Wolf – La belva è fuori!

Sì, per anni interminabili, per tempo immemorabile, il Falò divenne Batman. Uomo dalla doppia personalità da “pipistrello” che poco volò sulle pas… re. Bensì stette molto in zona Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Tutti i nidi, no, nodi vengono al pettine?

No, sono ben pettinato, mi sono ricresciuti i capelli e non son ancora dunque semipelato come Jack di Shining.

Ma, sebbene sia piacente e di bell’aspetto come Ewan McGregor, me la dormo poco.

Ah sì, tutti i nodi vengono al petting. Altroché.

Finitela di leccarvi, metaforicamente parlando.

Non fate neppure però i geni della minchia. Potreste anche capire tutto al volo ma la fregatura è dietro l’angolo. Sappiatelo.

La promessa docet.

Nella vita, accadono cose davvero spiacevoli e tragiche ma non bisogna mai pensare che il dolore sia unilaterale.

Tre giorni per la verità ancora insegna…

Detto ciò, Shining, come già dissi più e più volte, è un film sopravvalutato. La penso quasi come David Cronenberg a riguardo.

Michael Moore invece, a proposito di Joker, paragonò Todd Phillips a Kubrick.

Esagerò e invece il film di Todd Phillips è semplicemente un film adatto ad adolescenti mal cresciuti?

Ora, vi pongo una domanda. Potreste essere stati dei padri meravigliosi, degli educatori perfetti, potreste non aver peccato di mediocrità come Barry Lindon, donando ai vostri figli, sin da piccini, un triciclo più bello di quello regalato da Jack a suo figlio in Shining. Vostro figlio, inoltre, cresciuto che fu, si laureò con 110 e lode in Storia e Critica del Cinema con una tesi su 2001: Odissea nello spazio.

E trovò subito un lavoro più remunerativo e sicuro rispetto a quello di Jack Torrance.

Ovvero, scrisse articoli ben pagati sulla Settima Arte. Insomma, non dovette darsi a una Rapina a mano armata. Sebbene suo padre amasse Stranamore condotto dal compianto Alberto Castagna, il figlio s’elevò e amò Dr. Strangelove. Anche se il figlio un po’ mente riguardo la sua perfezione moralmente “geometrica” e, oltre alla collezione di tutti i film di Kubrick, ha pure tutti i film interpretati dalla pornoattrice Brandi Love. Inoltre, nel suo portafogli ha l’immagine in miniatura del fondoschiena di Nicole Kidman in Eyes Wide Shut.

Ho detto tutto. State lontani dai saputelli del cazzo. Mi pare il caso di dirlo.

Ma chissà se il Cinema, dopo la quarantena, sarà più come prima.

Siamo tutti dentro un labirinto. Stiamo ghiacciando e moriremo, oltre che di asfissia ed emotiva atarassia, d’ipotermia e forse atroce apatia, sì, tutti congelati nella melanconia.

Posso dirvi che mio nonno morì per colpa di un melanoma.

Forse voi, non abituati alla solitudine più spettrale e dunque assiderati appena viveste, per un po’, coi divieti imposti, nelle vostre case imprigionati, scleraste a più non posso.

Oh, mi fanno pena quei fidanzati che, abitando rispettivamente lontani, non possono incontrarsi.

Oggigiorno esiste Facebook, c’è WhatsApp, ci sono le webcam.

Pazientate, non sovreccitatevi.

Di mio, per esempio, per un’infinità non è che molto, diciamo, mi riscaldai… Sebbene, caratterialmente, parecchio mi riscaldassi.

Nel frattempo, io e chissà chi, forse una lei, amiamo respirare le nostre pelli con romanticismo ermetico, bellissimo e figlio di un’altra epoca.

Anche se, onestamente, mi sto rompendo il cazzo e sono anche stanco di fare il Joker di turno.

Non Joaquin Phoenix, bensì Jack Nicholson del Batman di Tim Burton.

Come dice la parola composta in inglese da due parole, Birdman, ovvero l’uomo uccello, non riuscirete ad amare forse Naomi Watts né Kim Basinger. Neppure Michelle Pfeiffer, Catwoman. La donna gatto?

No, la donna che con la sua gatta fa le fusa e ti rende confuso.

Ma non abbandonatevi precocemente a una vita grigia da pensionati come in A proposito di Schmidt.

È tutta una questione, non di ucc… o, bensì di cervello. Dinamica mentale. Dai, apritevi…

Se vi convincete di essere già fottuti, siete da ricovero psichiatrico come Jack Torrance.

E poi diciamocela. Chi fu mai questo Kubrick? Un pover’uomo pieno di manie, capace di idolatrare solamente i suoi limiti, un hater che, con la scusa di essere un genio, non ammise mai a sé stesso di non essere bello come il Falò. Mi pare ovvio che Kubrick fosse un demente.

Devastante!

Finale col botto e con la botta: a Doctor Sleep, preferisco toglierle gli slip.

 

di Stefano Falotico

Ma che bel film che è Richard Jewell, praticamente la storia della mia vita: per fortuna non sono diventato Jon Hamm e Olivia Wilde


16 Jan

sam rockwell richard jewellEbbene, ieri pomeriggio mi recai allo Space Cinema di Bologna, multisala che non è male, al primo spettacolo pomeridiano, ovvero alle 16.45, inclusi i venticinque minuti di pubblicità.

Arrivando io con un po’ d’anticipo, oltre a fare il biglietto, adocchiai la bigliettaia ma capii che era troppo brutta per farmela e deglutii l’amarezza, ordinando un caffè. Zuccherandolo mestamente con cucchiaiate oserei dire crepuscolari come il Cinema meglio miscelato di Clint Eastwood.

Un uomo che invecchia come il buon vino. Insomma, ora ha quasi novant’anni, è un vino molto stagionato però giammai scaduto.

Sì, Clint non è un uomo normale. Trovatemi un altro uomo capace alla sua età di possedere ancora una così forte, compattissima lucidità, in grado di dirigere un robustissimo film di due ore e un quarto circa, coordinando magistralmente una scena di massa con tanto di Macarena.

Prima di gustarmi il film in totale souplesse, in gradevolissima solitudine con tanto di gamba accavallata, sedendomi su un posto non assegnatomi tanto in sala v’era quasi nessuno, dovetti però sorbirmi i promo pubblicitari, detti più comunemente trailer, della nuova elegia dolceamara di Gabriele Muccino, Gli anni più belli.

Sì, con un Kim Rossi Stuart incartapecorito e non più bello come una volta e una Micaela Ramazzotti che, a forza di leccarlo a Paolo Virzì, è ora prosciugata, cioè pelle e ossa. Con un Favino diverso anni luce dal suo Bettino Craxi, forse pure con un sospetto parrucchino e liftato più di Al Pacino.

Gabriele Muccino, uno a cui non offrirei da bere neanche un cappuccino poiché idiota totemico di quel tipo di cinematografia ruffiana, melensa e precocemente nostalgica da Cinema formato pasticcino.

Sì, i pasticcini sono buoni, grondando di cremosa delizia da trangugiare e mandare giù come un buon tiramisù.

Ma risultano poi stomachevoli.

I pasticcini, dunque anche Gabriele Muccino, sono come Olivia Wilde. La vedi e vorresti subito impiastricciarla di panna montata per un amore al profiterole.

Quindi, capisci che è una zoccola ammuffita e dà il voltastomaco.

Sì, la Wilde è tutto ciò che non fu Shelley Duvall, donna invece timida e pudica, povera moglie di Jack Torrance/Nicholson di Shining e Olivia, appunto, del Popeye di Robert Altman.

Sì, un uomo vede la Wilde e non gli pompano i bicipiti come Braccio di Ferro, bensì (gli) diventa duro come Jon Hamm. Ah, un omone con molti ormoni questo Hamm. Uomo che, assieme a Hugh Jackman, le donne accoglierebbero dentro le loro coscione come un vero bambagione. Un uomo lupo, un mutante da strappa mutande.

Sì, nel film di Eastwood, la Wilde lo seduce al bar. Lui vi casca come un coglione, forse con entrambi i coglioni. E, pur di darle lo scoop, si sputtana e la scopa da lurido marpione, insomma, un bellissimo puttanone. Altro che investigatore dell’FBI. Hamm vuole solamente vedervi lì chiaro, in maniera profonda.

Sì, una ragazza riesce a trombarsi Hamm. Lui però è uno stronzo e lei, al mattino dopo, canta già Albachiara.

 

La Wilde se la tira presso la redazione del suo giornale come l’Alba Parietti nazionale, esibendosi in sorrisi autocompiaciuti più fieramente sfrontati di Brandi Love, l’attrice porno più rifatta della storia, dunque dandola a vedere senz’alcuna vergogna per l’applauso scrosciante di tutti i colleghi suoi maschi che pendono dalle sue gonfiate labbra soprattutto quando cammina su tacchi a spillo molto alti e cavalcata arrapante assai scosciante.

Olivia è un po’ come Luisa Ranieri. Luisa è bella ma non apprenderebbe l’italiano nemmeno se imparasse a memoria tutto lo Zingaretti…

Olivia, invece, ha un vocabolario d’attrice che va dalla chirurgia facciale mono-espressiva alla mastoplastica della sua recitazione come il culo.

Olivia Wilde è una che, infatti, se lo fece fare pur di arrivare… Mica come la grande Kathy Bates, una che invece se lo fece e basta.

Donna grassoccia, la Bates. La quale, a forza di passare le nottate in bianco, prese sempre più chili poiché, insonne e bulimica, svuotò tutto il frigorifero. Soprattutto della sua voglia di qualcosa di buono…

Legò al letto, in Misery non deve morire, pure James Caan, famoso ex puttaniere e abituale frequentatore della manson di Hugh Hefner. Sì, un playboy davvero Rollerball.

Kathy si spogliò dinanzi a James. James, divenuto paraplegico a causa dell’incidente in macchina, non riuscì a muovere un solo muscolo, figurarsi se avesse potuto muovere quello per Il gioco di Gerald.

Oddio, se sopra di lui si fosse trovato Carla Gugino, pur con molti sforzi, credo che si sarebbero eccitati i suoi cuginetti.

Ma con Kathy non poté fargliela manco ficcandole sul viso un cuscinetto.

Comunque, la Bates vinse l’Oscar nello stesso anno in cui anche Al Pacino lo vinse. Per Scent of a Woman. Ah ah, ho detto tutto. Poi, la Bates si sparò… il viaggio… con Jack Nicholson di A proposito di Schmidt. E ho detto tutto un’altra volta. Ah ah.

Comunque, meglio il lupo che perse il pelo ma non il vizio, appunto Jack Torrance, piuttosto che Dermot Mulroney.

In Nonno scatenato non è manco tonto, si fa inculare sia dal figlio che dal padre.

Kathy, comunque, se ne sbatte. E sa di essere una Mia Martini a cui nessun George Clooney offrirà la sua Olivia, no, olivine. Al massimo, Kathy è donna che, prima di andare a letto, si fa un altro quartino di vino.

Richard Jewell invece non vuole né la botte piena né la moglie ubriaca. Allora, fottendosene pure del complesso di Edipo, fa l’addetto alla sicurezza.

Sì, mentre gli altri si sbronzano e ballano, si baciano e sbattono, lui deve stare attento che nessuna coppia scoppi, no, nessuno faccia esplodere una cazzo di bomba sexy? No, bomba e basta.

Ah, torniamo a Olivia. Sì, uomini, chiamate gli artificieri appena vedete Olivia. Dovete disinnescare subito l’ordigno della vostra eiaculatio praecox da imbarazzanti fuochi pirotecnici. Ah ah.

Di mio, sono come Sam Rockwell. Sì, v’assomiglio non solo fisicamente. Olivia Wilde entra di soppiatto nella mia macchina e posa il suo sedere stupendo sul posteriore.

Io la mando a fare in culo, subito. Ma che volete farmi? Fui per anni Nicolas Cage di Matchstick Men.

Sì, che può venire con una così? Guardate, ragazzi, fidatevi. Preferisco che mi seghiate piuttosto che pigliare lo scolo da questa malafemmina.

Sì, anni fa subii una diagnosi psichiatrica. Dissi al perito che soffrii di disturbo ossessivo-compulsivo misto a depressione bipolare.

E che, a causa del mio disturbo da Jack Nicholson, però di Qualcosa è cambiato, molti bastardi attentarono alla mia vita.

Fui indagato e sottoposto a un processo sommario, anzi, da somari della minchia.

Sono sfregiato come Anna Levine de Gli spietati.

Ma rimango sempre William Munny e Walt Kowalski.

Quindi, ciccino, andate a dirlo a quella bagascia di vostra madre, cioè Olivia Wilde.

Ho vinto io…

Ah, dite pure all’Indio, che sono anche Lee Van Cleef di Per qualche dollaro in più.

– Colonnello, prova con questa…

 

Indio, non è che adesso te la fai sotto?

Eh già, mi sa che sono più bravo di te.

L’hai sempre saputo.

Oh, non farti una sciolta.

Non voglio un finale per te piagnucoloso come un film di Muccino.

 

di Stefano Falotico

JACK TORRANCE meets JOKER: peccato che non diano più ZELIG, volevo incontrare Vanessa Incontrada ma andrò a vivere in altre contrade


03 Nov

abatantuono ecceziunale veramenteTutti pensarono che fossi timido ma con una bella voce alla Ermal Meta, insomma, non un metallaro con la voce da orco, invece devo solo tirare a campare per poter mangiarvi tutti. Ah ah.

Avete letto l’articolo sui migliori film tratti da Stephen King di Pier Maria Bocchi su FilmTv? Leggetelo perché questo mio pezzo lo sbrana, ah ah

Non vorrei che, Pier Maria, se mai sia dovesse leggere questo mio articolo, dalla rabbia ululasse come in The Howling di Joe Dante.

Come dico io, chi ha il pane non ha i denti e chi non è Alighieri Dante, alla pari del sottoscritto, non potrà mai trasformarsi, dopo la mezzanotte, in un Gremlin.

Poiché, quando scende la notte, l’uomo comune in maniera animalesca s’accoppia e fa le pecorine mentre io, essendo insonne, mi alzo dal letto e vado a mangiare un pecorino.

Sì, non m’è mai piaciuto accodarmi al gregge di pecoroni.

Sì, sono un cabarettista, un comico nato. Trasformo ogni quotidiana disgrazia in qualcosa di grazioso. Anche grinzoso. Sì, mi arrabbio e divento lupesco, quasi un animale ecceziunale veramente come Abatantuono Diego.

Poi mi calmo e divengo adorabile come un cagnolino tenero e delizioso. Ma sì, non dovete allarmarvi quando do di matto, sono il Jack Nicholson italiano. La mia non è pazzia, è istrionismo, versatilità, polivalente fare apposta il deficiente. Almeno, se reciti la parte del demente, tutti credono che tu lo sia davvero e puoi goderti il dolce far niente. Ah ah.

Jack è oramai in pensione, io al massimo, coi pochi soldi che ho, posso passare le vacanze in una pensioncina.
Dunque, a tutti quegli scellerati che continuano davvero a credere che io sia pazzo e da curare, prescrivo immediatamente una visita.

Non dallo psichiatra, però, bensì dal cardiologo. Devono avere davvero la panza piena e un appetito poco da ludri e lupi per trattarmi da agnellino.

Di mio, posso solo dire che Lupo solitario è il miglior film da regista di uno dei migliori amici di Nicholson, Sean Penn.

E col Jack de La promessa ho poco da spartire.

Sì, scioccati da questa mia licantropia benevola, potreste avere un infarto, guardandomi così. Ovvero più in forma di Michael J. Fox di Voglia di vincere quando diventa wolf.

Io sono specializzato nei mostri. Io stesso sono un attore monstre di me stesso. A volte, infatti, mi specchio e vedo un uomo piacente, spesso invece gli altri non si rispecchiano in me poiché, dinanzi al mio fascino da camaleonte, rimangono impressionati. E per invidia mi urlano che sono un porco quando i maiali sono loro.

Ah, sono persone facilmente suggestionabili. Pensare che si terrorizzano a guardare L’esorcista.

Anzi, vi dirò di più. Sconvolti da quello che reputano un mio cambiamento scientificamente inspiegabile, pensano che sia stato il demone Pazuzu a entrare/penetrare nella mia anima.

Suvvia, è gente superstiziosa da Esorciccio.

Di mio, per molto tempo volli spalmare Vanessa Incontrada. A una spagnola non si dice mai di no? O no? Ah ah.

Da quando ho iniziato a fare lo scrittore, sebbene i miei libri vendano poco e dunque non siano dei bestseller come quelli di King, appena una grassona alla Kathy Bates di Misery non deve morire, su Facebook, mi dice che ha comprato un mio libro, le dico di non provarci. Poiché, potrei essere un playboy come James Caan ma anche con lei molto cane.

Lei, di fronte a un mio rifiuto così terribile, capisce che oramai la sua vita sessuale sta vivendo L’ultima eclissi.

In questi anni, vi devo essere sincero, ho incontrato molti ragazzi simili ad Andy Dufresne de Le ali della libertà.

Sulla parete della loro cameretta, hanno affisso il poster non di Rita Hayworth ma della ragazza dei loro sogni. A volte, di nome fa davvero Rita, a volte è solo una bollita che ancora sfoglia le margherite.

Fatto sta che loro sono innocenti ma non riescono a uscire di casa poiché sono legati al letto come Carla Gugino de Il gioco di Gerald.

No, non hanno ammazzato nessuno ma sono semplicemente pazzi. Si sono rinchiusi da soli nella loro eterna adolescenza complessata da Carrie.

Comunque, sono simpatici. Quelli antipatici sono i cinquantenni frustrati che, non riuscendo più a scopare la moglie, ogni sera riguardano Stand by Me – Ricordo di un’estate.

Li comprendo. La loro moglie è più racchia di Shelley Duvall, appunto, di Shining.

Eppure, malgrado questi panzoni s’immergano nei lieti ricordi della loro infanzia felice per allontanarsi dal presente e, di patetiche reminiscenze passatiste, celebrare le loro melanconie, manco in questi momenti magicamente lirici sono realmente contenti.

Poiché ricordano che, in effetti, anche la loro infanzia fu uno schifo. Trovavano difatti sempre qualche bullo come in It.

Alcuni si sono salvati, sì, non hanno incrociato sulla loro strada un pedofilo come Tim Curry ma solo un pagliaccio come il clown di Pennywise della cagata di Muschietti.

No, questi qua non sono Tim Robbins di The Shawshank Redemption, nemmeno quello di Mystic River. Peccato però che non abbiano la fantasia di King e non sappiano dunque godere neppure del piacere delle loro esistenze horror.

Sì, molti di questi pseudo-adulti cazzuti si credono fighi come Matthew McConaughey de La torre nera.

Ho detto tutto. È la peggiore interpretazione di Matthew.

Queste persone però sono intimamente consapevoli di essere impresentabili. Al che, per fare i duri, hanno abbracciato le teorie filo-scioviniste di Hitler e compagnia non tanto bella.

Insomma, sono dei rincoglioniti come Ian McKellen de L’allievo. Di mio, che posso dirvi? No, non sono un tipo viulento al cento per cento come Diego, sono un giocoliere della mia anima come Maradona. Maradona non aveva bisogno di allenarsi. Cioè di stare assieme agli altri per migliorare. Anzi, a contatto coi brocchi, avrebbe perso il suo genio e avrebbe disimparato.

Gli altri si facevano il culo tutta la settimana mentre Maradona saltava tutti gli allenamenti.

Ed è per questo che Paolo Mereghetti è laureato in Filosofia e io no. Ma sono più bravo di lui sia come critico che come uomo.

 

di Stefano Falotico

nicholson shining

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