Chiarissima, come la mia pelle, provocazione di un uomo (semi)nudo e crudo, impietoso anche contro sé stesso. Un uomo ascetico, sensuale o asessuato, inchiodato o rinato in modo cristologico. Chissà, ah ah.
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TOM CRUISE a Cannes & Tracce di rosso da Falò, commissario anche del Cinema
Eh già, uomini e donne poco aggiornati e soprattutto scarsamente acculturati, se volete farvi il fisico, ok, siete dei culturisti. Ma, come dice il detto, mens sana in corpore sana. Quindi, se digita(s)te Stefano Falotico su Amazon, IBS e sulle altre maggiori catene librarie online, forse, oltre ai pettorali, ai glutei e ai bicipiti, svilupperete il vostro cervellino. Al momento assai piccino. Inoltre, pare che chi si nutra solamente di proteine e anabolizzanti, possegga, fra le gambe, un muscolino. O no? Secondo me, sì. Dunque, fatevi pur i muscoli (solo questi potete farvi, ah ah) ma non fate i ma(s)chi (se siete gay, fateveli, ih ih, non son omofobo) perché non mi avete convinto di avermi fottuto. Ahuahuah. Eh sì, siete rimasti indietro e lo avete preso nel didietro. Nevvero? Come no, ohibò. Come direbbero a Bologna: SOCCIA!
In Tracce di rosso, Lorraine Bracco usò molto il rossetto e Tony Goldwin, dinanzi a lei, arrossì. Il tutto fu prodotto dalla Metro-Goldwyn Metro-Goldwyn-Mayer. Famosa major apparentata a Tony? Tony? Quale Tony? Così come chiese Al Pacino/Jimmy Hoffa in The Irishman. Tony, Tony Montana di Scarface? Ah ah. Un commissario, stavolta, à la Adriano Celentano.
Giusto il premio da Tom ricevuto. E non voglio sentire ragioni. Meritatissima la standing ovation. Tom Cruise è un genio e un gigante, malgrado la sua altezza, non attoriale, bensì di statura, identica alla mia. Eh già, in effetti siamo dei nani. Come no. Ah ah. Sì, uomini che vi imbrodate e avete i piedi palmati come Kevin Costner di Waterworld, no, che da soli vi lodate. Non meritate nessuna lode. Palme d’Or sacrosanta e onoraria! Onore e gloria a Tom, lunga vita a Cruise. Non ne facciamo una crusade, ah ah, ve lo dice un uomo simile a Robinson Cruise, no, Crusoe. Ah ah. Voi, spesso, v’impantanate e v’impalmate. Ma, nel vostro carnet, non scorgo nulla, onestamente, da Palmarès. Ohibò!
Io non sono Tom Cruise, sono il commissario Falò, oh oh!
Ordino spesso una capricciosa alla pizzeria d’asporto, situata vicino casa mia, chiamata La Pantera (dei) Rosa (Rosa è il cognome dei proprietari, ah ah) e, se voglio, faccio un casino della madonna come Peter Sellers di Hollywood Party. Sono anche Clouseau, uh uh.
di Stefano Falotico
Sarebbe finalmente ora di glorificare il grande Michael Douglas: attore rapace, sexy beast dal fascino immarcescibile, il man per antonomasia del suo stesso incarnare il vivente thriller più avvincente
Ecco, pezzo super falotico, prettamente adattato al mio modo unico e inimitabile di vedere il mondo e filtrarlo attraverso la beltà fascinosa dei registi, delle attrici e degli attori più carismaticamente portentosi.
Ora, se proverete ad andare in giro, domandando a chicchessia che incontrerete lungo la strada, non so se della via o della vostra tortuosa vita, quale sia/è il suo attore preferito, praticamente nessuno vi risponderà fermamente Michael Douglas.
Anche il cinefilo più incallito o presunto tale, invero forse un esaltato ignorantissimo in materia, vi fornirà banali risposte a glorificazione dei mostri sacri dati per assodati.
Al che, vi sentirete rispondere De Niro, Pacino, Dustin Hoffman, forse perfino Philip Seymour Hoffman dallo snob che ama gli ottimi interpreti trapassati, riempiendosi la bocca d’una necrofilia dotta, ah ah, Jack Nicholson, se il vostro interlocutore almeno una volta durante la sua esistenza si beccò un TSO che fa sempre “uomo problematico dal torbido sex appeal dall’occhio malandrino del lupo di mare che esperì la sofferenza dell’anima, restaurandosi o forse deturpandosi sensualmente da Joker di Tim Burton”, ah ah, probabilmente Marlon Brando ché è luogo comune definirlo il più grande… qualcuno opterà anche su Daniel Day-Lewis perché è il solo ad aver vinto tre Oscar come miglior performer protagonista.
Sì, Daniel, lui no. Al massimo tale mentecatto, il quale parla per frasi fatte e attori strafatti e ripetitivi, monotematici e melodrammatici, avrà recitato la filastrocca di Natale davanti allo specchio, solo come un cane dinanzi a una foto ricordo della sua prima comunione nel mentre di questo Covid-19 ammattente anche lo spirito più clemente.
Basta con le ciance. Io, fra i primissimi posti della mia personalissima classifica, ficco Michael.
Attore di allure estrema, figlio d’arte di cotanto padre che morì ultracentenario, marito d’una donna bellissima, ovvero Catherine Zeta-Jones, la quale ora fa la Lorella Cuccarini di Beverly Hills da casalinga della sua Scavolini losangelina.
Catherine, interprete di Prima ti sposo poi ti rovino. Una delle poche, peraltro, a non essere state a letto con George Clooney. Ah ah.
Catherine recitò con Antonio Banderas ne La maschera di Zorro ma pare che non fu attratta da Antonio e, finite le riprese del film di Martin Campbell, andò in bagno e fu una Piscina à la Romy Schneider mentre, sul water, a mo’ di catalogo PostalMarker per signore altoborghesi e non per ragazzini degli anni novanta, sfogliò l’album delle foto di scena di Zorro di Duccio Tessari con Alain Delon.
Arrivata alla terza pagina, ipnotizzata e arrapata dal tenebroso Delon dei tempi d’oro con tanto di spada affilata, la casa di Catherine assomigliò alla Diga delle Tre Gole, da non confondere col Triangolo delle (sue) Bermude.
Catherine conobbe Michael sul set di Traffic. E Michael avrebbe meritato l’Oscar al posto di Benicio Del Toro.
Ora, rividi Delitto perfetto, remake di Andrew Davis con Douglas, per l’appunto. Certo, film mediocre, scialbo ed affrettato, efferato nel finale davvero tirato via e con un Viggo Mortensen che, prima di Cronenberg, assomigliava a Navarino, bidello del liceo Sabin di Bologna con velleitarie ambizioni da cubista-fancazzista in zona perennemente “succursale” del suo credersi un pittore d’alta scuola, semmai un giorno recensito da Sgarbi Vittorio, in verità vi dico… identico anche al Viggo di Lupo solitario.
E ho detto tutto…
Federico Frusciante considera il rifacimento di Davis una schifezza. Poiché, a suo avviso, Hitchcock non si tocca.
Sicuramente. Però io ho questo dubbio. Gwyneth Paltrow, dopo essere stata con Brad Pitt e Chris Martin, perché non fa più l’attrice? È proprio tocca. Che fa ora? Si tocca su Michael Douglas de La guerra dei Roses?
Infoiandosi nel pensare che Douglas sia invero l’idealizzato, invero mai soddisfacente, Ben Affleck? Col quale lei non andò d’accordissimo caratterialmente e con cui giocò al tiro al piattello, no, ai piatti dopo una cena a base d’inferocite urla non piccanti come il Tobasco più “caliente?”. Michael ebbe la fortuna di superare il Cancro. Il suo compagno Val Kilmer, sì, di Spiriti nelle tenebre, purtroppo invece sembra spiccicato a Patrick Swayze. Quest’ultimo protagonista de La città della gioia…
Sì, adoro Michael Douglas perché è come me.
Nei miei momenti di rabbia acuta, lo idolatrai in Un giorno di ordinaria follia. Dopo che mi sverginai, invece, rividi Basic Instinct e, in un attimo di auto-venerazione, pensai che arrivato io all’età in cui Mike fece all’amore, per finta, con Sharon Stone, io avrei avuto una donna più bella di Demi Moore di Rivelazioni.
Purtroppo, sono deluso e mi sbagliai di grosso.
La mia lei è molto più bella di Demi Moore.
Inoltre, pensai sempre che gli uomini affascinanti come Douglas, sì, sposino una come la Zeta-Jones, molto più giovane di lui, perché hanno i soldi. Non è vero.
In Last Vegas, Robert De Niro, capì subito che uno come Douglas non poteva sposarsi con una ragazzina ma doveva stare con Mary Steenburgen.
Be’, avrei da raccontarvene tante sulla mia vita. Mi ricordo che, ai tempi delle scuole medie, un mio compagno di classe, tale Alessandro Gravina, biondo, alto un metro e novanta e con gli occhi azzurri, mi prendeva sempre in giro, definendomi nano. Le ragazze andavano matte per Alessandro. E lo seguivano a ruota… libera. Dandogli manforte.
Durante una lezione di Educazione Fisica, Gravina mi disse a mo’ di sfottò:
– Nano, vediamo se riesci a segnare?
Sì, giocammo a Calcio e lui militava nella squadra avversaria. Ebbi fortuna e riuscii a segnare.
Mi sono però dimenticato di narrarvi un particolare. Se può interessarvi. Dribblai Alessandro e segnai? No, avete presente Maradona? Non era molto falloso, in campo. Però era davvero stronzo. Quando si adirava, faceva davvero piangere tutti.
Credo che Alessandro, quel giorno, non lo dimenticherà mai.
Non lo dimentica ancora in quanto lo umiliai? No, perché gli chiesi, già all’epoca, se gli piacesse Michael Douglas e lui mi rispose:
– A me piacciono solo le ragazze. Non me ne può fregar di meno degli attori.
Sì, oggi come oggi, Alessandro è sempre alto, biondo e con gli occhi azzurri. Però è sposato forse con una di nome Giuseppina Cannavello.
Forse Giuseppina è bella e intelligente? Secondo voi, Giuseppina ha mai visto Chorus Line? No, eh. Eh già, l’attore preferito della signora Cannavello in Gravina è Vincenzo Salemme. E ho detto tutto. Comunque, evviva anche Mario Merola ché I figli… so’ pezzi ‘e core.
Di mio, ho sempre preferito i figli di pu… na come Mike. Perché io amo Black Rain!
Quindi, se non vi piaccio, cari uomini, è meglio. Mi piace di più, rispetto a voi, Douglas ma non sono omosessuale. Se mi date del pazzo, credo che piangerete più di Gravina.
Voglio concludere con quest’ultima…
– Pensa te, questo qui. Si vanta di sc… re una tizia.
– Certamente. Non è mica tua moglie.
– Che vorresti dire?
– Tua moglie è la signora Cannavello e tu non sei l’unico, caro Gravina, che se la fa.
– Che cosa? Quindi, tu ti fai mia moglie?
– No, per carità. Se la fa il suo amante. Quindi, caro Gravina, sei pure cornuto.
E l’amante di tua moglie non è Douglas di Wall Street.
Mi spiace per te e per lei ma chi ti mette le corna assomiglia a Michael Douglas durante il Cancro. Però ha trent’anni e non ha il Cancro.
– Senti, Stefano. Andiamo a farci una partita a Calcio?
– Va bene, tanto ora sei sposato. Ti lascio vincere…
– Ehi, ora stai esagerando. Adesso ti meno! – gridò Gravina per fare il figo coi suoi amici cassaintegrati.
Sì, me la cavavo a giocare a Calcio. Avevo solo tredici anni.
Ma, col passare degli anni, cominciarono a piacermi pure la boxe e il kung fu.
E ho detto tutto.
La signora Cannavello ha chiesto il divorzio. Pare che, al posto di Gravina, abbia scelto Val Kilmer. Sì, povero Val, passato da Cindy Crawford e Daryl Hannah e or a non avere una girlfriend da 20 years come da sue recenti dichiarazioni. Non è vero. Val mentì. Da tempo, si consola infatti con la Cannavello. Forse anche con Carmela o la cannamela. La signora Cannavello, eh già, che, a sua volta si consola con Kilmer dopo Gravina e il suo amante non tanto bello.
di Stefano Falotico
ROBERT PATTINSON non mi convince come BATMAN: meglio il sottoscritto, uomo della notte and my transformation to play the JOKER character is amazing, superb, phenomenal
Orsù, fratelli della congrega.
La notte sarà ancora lunga. Per far sì che non possiate annottarvi, no, annoiarvi, potrei qui annotarvi, no, recitarvi una filastrocca del signor Bonaventura ma io non sono un uomo semplice da Simona Ventura e quindi voglio cantare a voi un pezzo da uomo che, per sua natura, ama oggi la frescura e domani la calura.
Mamma mia, nel bosco v’è il lupo, oddio che paura!
Il Falotico, essere che plana su una società che perse il senno e, in seno al ritrovato sé stesso dapprima dagli ipocriti steso, non amerà mai una sempliciotta né un’educanda di nome Iolanda, neppure una lavandaia classista che frequentò il liceo classico per antonomasia di Bologna, ovvero il Galvani, poiché è uomo lontano dalla borghesia e da ogni sua sovrastruttura, visse per molto tempo di pane, amore e fantasia, di pene e ipocondrie, di malinconie e di grande noia ma, dopo essersi adombrato, oscurato, obliato e oserei dire anche obnubilato, dalle nubi del suo passato riapparve in forma smagliante, giammai più dai pagliacci inculato, bensì ancora poeticamente alto, di buon alito e velocemente alato, cammina a ogni dì con far spavaldo.
Anche quando indossa un liso pigiama, emana un fascino bestiale a pelle che attira una donna Gioconda di nome Mona Lisa e domani una triste di nome Luisa.
Egli è Babbo Natale e il 25 Dicembre suona la cornamusa a ogni vergine che non crede oramai più in dio poiché dai cinici amanti assai delusa, donandole una mousse succosa per dimostrare ai musoni che ci vuole dolcezza per ricevere carezze, di vuole tenerezza per amare le donne che vogliono la giusta, gustosa durezza.
Egli è bello, è un giovane baldo, conosce a menadito la realtà e n’è ben saldo, malgrado abbia pochi soldi nel salvadanaio.
In mezzo a tante cretine ragazzine galline che vivono nel pollaio, in mezzo a tanti galli cedroni che si credono fighi ma, a trent’anni, usano già il cerone, il Falotico, dinanzi a tale umanità pietosa, accende un cero e augura agli zombi, cioè ai morti diventi oramai rassegnatisi a una vita amara, di finire presto al cimitero.
Un uomo che l’incenerisce poiché non più poltrisce e, ribellandosi con furia, gli imbecilli punisce, zittisce e a tutti lo fa a strisce.
Poiché se costoro devono vivere solamente di frivolezza esagerata, di squallida mediocrità, di carnascialesca falsità e di stole ilarità, è meglio dunque il Falotico nella sua forse odiosa eppur cremosa, giammai criminosa, totale, nuda e cruda sincerità.
I suoi occhi sono quasi neri, neri come la notte ove si fa a botte, ove l’uomo pipistrello è anche poeta menestrello e spacca il culo a ogni teppistello.
Di primo acchito, questo Falotico potrebbe sembrare, invero, un coglioncello ma ha due palle così per esser riuscito a rifiorire come un fiore a primavera e a correre ancora come un leggiadro cervo che ama le favole che iniziano con C’era… una volta anche presso i Sassi di Matera.
Ce la vogliamo dire?
So che lo vorreste uccidere per questo, so che lo invidiate a morte ma è onestamente un genio.
Se non mi credete, fate bene. Siete uomini di panza e poca sostanza, uomini che vivono solamente di fandonie e sterili chiacchiere. Non sapete amare i favolisti da Cielo in una stanza.
Uomini, sostanzialmente, che non valgono niente.
Meritate una vita da idioti. Mica quella del Falotico.
Siete uomini che nessun progetto valido sanno stanziare, prendete in giro i barboni alla stazione e non sarete mai amici, a differenza del Genius-Pop, di uno dei migliori critici cinematografici italiani che scrive su Best Movie, ovvero Davide Stanzione.
Ah ah.
Il Falotico fu amorfo e oggi è invece polimorfico, sa essere come Johnny Depp, poi uguale a Joaquin Phoenix, quindi trasmuta in Brandon Lee de Il corvo in virtù solamente del suo fascino alla Al Pacino dallo sguardo torvo e torbido, eppur al contempo romantico, avvolgente e morbido.
Insomma, un pezzo da novanta che, in mezzo al 95% delle persone, cioè gli zotici, vale un sogno.
Buonanotte e buongiorno, c’è chi ama la vita dura, chi la vita diurna, chi quella notturna ma ricordate che sarà ancora una fregatura quest’esistenziale, feroce lotta di noi, oggi creature e domani pure, no, ancora uomini (im)puri.
In mezzo alla radura, spunta un uomo duro che fa gola e calore a ogni donna di bocca buona che lui sa ammaliare col solo potere della sua oratoria senza retorica, col solo valore della sua immensa cultura.
Poiché, anche senza fare un cazzo, eh già, sprigiona irresistibile forza eroica e potente classe erotica.
Signore e signori,
il Falotico.
Un uomo che batte Pattinson in tre secondi netti senza neppure togliersi la maschera da Joker.
Ah ah.
Un uomo, dirimpetto al quale, Jennifer Lopez se la fa nelle mutande.
Poiché, come detto, sa che le farà presto il c… o.
Ah ah.
di Stefano Falotico
X-Files: il caso science fiction paranormale di Gillian Anderson – Da semi-racchia Scully sovrappeso a donna fra le più belle del mondo, incredibile
Sono da qualche giorno sotto shock.
Non posso davvero credere ai miei occhi. No, non sono mai stato un gran patito della serie X-Files.
I coetanei della mia generazione ne andavano matti poiché, a differenza di me, non avevano mai letto un libro di Isaac Asimov.
Quest’appena succitata, super sopravvalutata serie televisiva, della quale poco tempo fa girarono una sorta di reboot con gli stessi attori, all’epoca faceva sfracelli.
Ora, sono passati molti anni da allora. Ma, mentre David Duchovny, eh già, esibiva espressioni da pirla e tutt’ora le conserva perfettamente intatte, ah ah, Gillian Anderson sembrava una media laureanda in Biologia o Chimica, cioè una donna secchiona che, a forza di studiare gli atomi e le cellule, trascurava la sua cellulite e anche forse gli uc… i del sesso opposto.
A quei tempi era assolutamente insulta. Non stimolava niente, nessun gamete, sì. Se un uomo la guardava, preferiva mettere le sue palle su un abete addobbato a festa della nascita del Cristo, ovvero sull’albero di Natale. Gillian era quasi ebete. Era pudica al massimo, indossava tailleur castigatissimi da maschio e aveva sempre un’espressione da professoressa in gamba, a livello cerebrale, ma poco arrapante di cosce a livello ormonale. Era troppo mielosa a forza di studiare la mitosi. Sì, pareva asessuata. Era talmente pulita che sicuramente non poteva essere malata nelle mucose. Infatti, cambiavo canale e preferivo sintonizzarmi su Milena Miconi. Oh, ero veramente un minchione in piena adolescenziale afasia confusa e m’auto-inculavo. Da cui il termine anafase. Ah ah. Sì, mi sbagliavo di grosso. Grosso diventava per donne che oggi non valgono un cazzo. Ah ah. Ecco, credo di essere davvero schizofrenico, sapete?
Perché indubbiamente distorco la realtà. A me questa Gillian, oggi come oggi, sembra un figone di superba qualità. Ma molti miei amici sostengono che sia brutta. Siamo sicuri che questi miei amici conoscano la selezione naturale di Darwin? Secondo me, questi gorilla non meritano una donna così bella che potrebbe leccare mille banane in un sol boc… ne se solo li, no, lo volesse… È uguale a Sharon Stone di Basic Instinct in versione Jodie Foster non lesbica.
Ecco, esistono fenomeni indubbiamente al di là della comprensione umana, psichiatrica, geriatrica, pediatrica, scientifica e figa. Fenomeni come questo.
Uno che indossa tranquillamente il giubbotto di Drive con Ryan Gosling in un locale pieno di gente come se nulla fosse. Poi, torna a casa e riguarda Blade Runner 2049 ma soprattutto First Man.
Sì, il sottoscritto. Un uomo che, come Ryan, recita da autistico-autista e, come nel succitato film di Nicolas Winding Refn, dice una parola ogni tre minuti. Creando suspense irresistibile.
Non vive sulla luna ma non è neppure terragno come la maggior parte di questo Pianeta delle scimmie e delle sceme.
Un uomo carismatico, ipnotico anche se non si sa per quale motivo lo sia. Forse è Magneto di X-Men. Sì, poiché non ha bisogno del magnesio per smaltire quello che mangia.
Siamo attorniati da magnacci. Di mio, dinanzi a tali decerebrati, sussurro solo dio mio.
Fra l’altro, Gillian sembrava un’inglesina con le lentiggini. Invece, è statunitense naturalizzata britannica.
Insomma, chi crede a dio, alle dee ma soprattutto alla Regina Elisabetta, è un uomo che si merita un mondo monarchico, gerarchico, in una parola poco falotico.
di Stefano Falotico
Notizia straordinaria: quest’anno sarò al Festival di Venezia non da comune spettatore bensì in veste di giornalista coi fiocchi, brindiamo!
Quello che sta succedendo alla mia vita è veramente incredibile.
Dopo disagi psicologici tremendi, roba che i più devastanti libri di Chuck Palahniuk non sono niente a confronto delle mille spaccature mentali ed emozionali del mio turbolento passato mai visto nemmeno da me stesso, ah ah, la mia vita si sta miracolosamente innalzando, giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Grazie alla mia instancabile verve letteraria, al mio acume prodigioso, alla virtuosa mia prosa da cinematografaro sui generis, quest’anno ho ottenuto giustamente l’accredito per la prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Ebbene, dopo i miei inspiegabili forfait delle scorse edizioni, comunque spiegabilissimi in quanto cagionati dalle mie depressioni inguaribili eppur sanate, causati dalla segregazione razziale, oserei dire, che masochisticamente m’inflissi, costringendomi a un autoesilio figlio dei miei capricci da asilo, non sono morto a Sant’Elena come Napoleone Bonaparte ma, con buona pace dei miei detrattori, posso qui attestare che mi vedrete al lido veneziano, ove spadroneggerò da critico-imperatore della Settima Arte più elevata. Monopolizzando con amenità ogni pittoresca donna sexy. Infilandomi in qualche festa e forse in qualche sottana suggestiva come un tramonto rosso sul mare, corteggerò, che ne so, una diva di Hollywood e lei capirà che è meglio George Clooney di me perché io sono più bello e giovane di lui ma lui è più ricco, ovviamente, del sottoscritto e dunque ha più voce in capitolo per scritturarla come sua nuova amante se dovesse divorziare dalla moglie di cui s’è sinceramente annoiato.
Intanto, stamattina ho rinnovato la carta d’identità.
Adesso, figlioli, le regole sono cambiate. Nella nuova carta d’identità, elettronica fra l’altro, non compaiono più alcune voci. Come il colore dei capelli e lo stato civile, oppure la professione.
Infatti, che senso aveva? La carta d’identità dura dieci anni. Nel frattempo, uno può cambiare lavoro, sposarsi altre mille volte oppure farsi monaco, perfino biondo.
Il ragazzo, quasi mio coetaneo, che mi ha posto delle domande per rinnovarmi, appunto, il certificato, mi ha solo domandato:
– Altezza, 1 e 70. Vuole che le aggiunga due tre centimetri?
– No, guardi. L’altezza è questa. Anzi, 1 e 68. Uguale a quel nano di Tom Cruise. Ma facciamo come per Al Pacino. Che ha chiesto a quelli di Wikipedia di inserire come statura, appunto, un metro e settanta.
Non ci crede nessuno. Basti vederlo in Scarface. Lui e Steven Bauer camminano, in questa pellicola di De Palma, quasi mano nella mano e vengono inquadrati dunque uno a fianco dell’altro.
Bauer si dice che sia alto uno e ottantacinque. Dunque, Pacino non può essere uno e settanta. Peraltro, oggi molto meno. È ingobbito.
Bauer, nella suddetta pellicola, lo sovrasta di almeno mezzo metro anche se Pacino, dal punto di vista recitativo, gli è una spanna decisamente sopra.
Vi racconto anche questa. Dopo di me, sono entrate nello sportello comunale, altre due persone, un uomo grassissimo e una figa bestiale.
Sempre il ragazzo burocratico, diciamo:
– Buongiorno. Prego, si accomodi. Può rilasciarmi gentilmente la vecchia carta d’identità?
– Tenga.
– Non è la sua.
– Come no?
– Scusi, lei sembra un lottatore di sumo. In questa vecchia carta d’identità, dunque la foto non è la sua.
– Come no?
– Impossibile. Lei qui pesava al massimo 40 kg.
– Sono passati dieci anni.
– Capisco. Vuole che le ritocchi la foto del visone con Photoshop?
– Va bene, se per lei non è troppo impegno.
– Si figuri. Ci metto solo 5 min. Mi dica solo… come vuole che le rifacci il look della faccia? Le piace questa foto di Johnny Depp a trent’anni?
– Johnny Depp è figo.
– Allora vada per il Depp. Vuole anche che le faccia il ciuffo di banana?
– No, meglio rasato a zero come in Paura e delirio a Las Vegas. Sa più di uomo vissuto.
– Ecco, tenga. Firmi qui, arrivederci.
– Buongiorno, carissima.
– Buongiorno. Sta bene?
– Certo.
– La vedo sul paonazzo forte.
– Onestamente, lei è una donna stupenda. Non nego che, vedendola a mezzo metro da me, non abbia provato un certo imbarazzo. Scusi, bevo un bicchiere d’acqua.
Glup glup. Perfetto. Procediamo.
Mi potrebbe cortesemente consegnare la vecchia carta?
– Sì, certo.
– Questa però non è lei.
– Come no?
– Scusi, non vorrei apparirle offensivo. In questa foto sembra la strega di Benevento.
– Come si permette? Villano.
– No, guardi, ha frainteso. Anzi, le rinnovo ancora i complimenti. Ha fatto un notevole cambiamento.
Scusi, non vorrei sembrarle inopportuno, ma, mi dica la verità, è stata otto ore in palestra tutti i giorni e ha trovato un chirurgo plastico da premio Nobel?
– No, sa. Lì avevo solo diciotto anni. Ero bulimica e sempre incazzata col mondo. Ora mi sono sposata. Ho trovato uno che mi mantiene. Non faccio un cazzo da mattina sera. Sa, senza preoccupazioni, con la mente libera, si dice che si diventi più belli.
– Ah, questo si dice?
– Ovvio, non lo sapeva?
– Pensare, carissima, che a me mia madre ha sempre detto il contrario. Mi diceva che le donne e gli uomini che non lavorano, eh già, non hanno dignità e si lasciano andare.
– Retorica da Costituzione italiana. Invero, sono quelli che lavorano come degli schiavi a finire, oltre che imbruttiti, pure nell’anima, senza più ardori vitali perché, dopo dieci ore passate in fabbrica, sono talmente distrutti che non sanno più cosa sia l’amore.
– Signora, a lei piace Elvis?
– E a chi non piace? Ho quasi tutti i suoi cd. Ma mi mancano solamente due suoi album.
– Capisco… Vorrebbe venire a casa mia dopo il mio lavoro? I due mancanti glieli posso regalare, se volesse…
– Ci sta provando?
– Un po’ sì, detta come va detta. Per lei è un problema insormontabile?
– No, tanto mio marito torna sabato. Non lo saprà mai.
– Grande! La nuova carta d’identità è pronta. Deve solo mettere due firme. Una su questa ricevuta e una su questo documento.
– E questo documento che sarebbe?
– Oh, niente di che. Burocrazia. Lei, firmando questo documento, mi dà il nullaosta affinché possa un giorno attestare che siamo entrati, diciamo, in confidenza intima, come posso dire.
– E a che le serve attestarlo?
– Sa, quando morirò, sulla mia lapide vorrei mettere la seguente iscrizione: qui giace un dipendente comunale che fu sfigatissimo ma ebbe una notte da Elvis con una donna da favola.
– Tutto qui? Vuole che le faccia questo piacere? Il documento sarà reso pubblico?
– No, lo archivierò nel cassetto dei miei segreti inconfessabili.
– Allora a che le serve la mia firma?
JOHNNY HANDSOME: il fascino à la MICKEY ROURKE
Sì, so che può dispiacere molto la bellezza soprattutto se appaiata all’intelligenza. Perché provoca turbamenti ma soprattutto fa sì che si scatenino invidie animalesche.
L’invidia è una brutta bestia. Specie se associata alla cattiveria e all’ignoranza partorita da gente pettegola e malevola. Capace di nefandezze e colpi bassi imbecilli.
Pensate alla povera Monica Bellucci di Malèna. Che attirò tutti gli sguardi allupati dei maschi arrapati, tirandosi addosso le invidie di ogni comare e delle racchie gelose del paese come nella canzone Bocca di Rosa di Fabrizio De André.
Pensate soprattutto a Mickey Rourke. Un dio. Un uomo dotato di una bellezza luciferina al contempo angelica. Non a caso è stato San Francesco per Liliana Cavani, il santo più ambiguo della storia.
Johnny Favorite in Angel Heart e Johnny il bello.
Essere bellissimi suscita nelle persone, indubbiamente più brutte e meno dotate, pensieri abietti.
Al che la gente, impressionata dal tuo sex appeal mostruoso, rabbrividendo arrabbiatissima, fa di tutto per renderti un mostro nel senso peggiore della parola. Ricattandoti perennemente, domandandoti se puoi permetterti di essere così figo.
Inducendo perfino a vergognarti per lo stupendo fatto innato che madre natura ti abbia regalato il dono raro della venustà assoluta e infinita.
Urlandoti in faccia che dovresti lavorare come un negro e tirartela assai meno.
E perché mai? Ci sono persone superiori. E non solo fisicamente parlando.
Poi ci sono i nani che, non essendo stati graziati dagli angeli nel giorno della loro nascita, sperano in cuor loro che tu possa venir colto da un male impietoso e che ti possano succedere colossali sfighe.
M agli angeli, già solo trasfondendo in questi neonati magnifici il regalo della bellezza divina, si presero gioco diabolicamente di tutti i piccoli diavoli.
Cornificandoli.
Di fronte a uno come Mickey, bisogna solo inchinarsi. Se tale genuflessione viene praticata dalle donne, tanto meglio.
di Stefano Falotico
Sì, Richard Gere non si tocca. So che voi donne l’avreste voluto toccare eccome, ma è un grande untouchable, ah ah
Io l’ho già detto. L’ho già scritto più e più volte. Come scriveva il Morandini, Richard Gere ha il “sessappiglio”. Ah ah.
Sì, è indubitabile. È un uomo dal fascino caliente.
No, sfatiamo per l’ennesima volta quest’immonda diceria sul mio conto. Al mio co… to ci penserà qualche donna cotta. Ah ah.
No, non sono omosessuale. Ma adoro molti attori bellissimi. Io sono un adoratore della bellezza totale. Che sia maschile, femminile, di ogni t… a, tipa, che sia la bellezza dei quadri del Caravaggio, un dribbling di Roberto Baggio, una sensuale ninfea che posa (s)velata nei primaverili giorni inoltrati d’un dolce Maggio, amo come ogni topo il formaggio, ottimo…
Pecorino ma forse meglio pecorina. Ma, come Gere, non sono mai pecoreccio.
No, nonostante io emani un fascino a pelle, diciamo, odio la volgarità, conservo intatta l’eleganza dell’uomo che facilmente non si dà. Che ammicca silente, gioca taciturno di sguardi complici finto-acquiescenti, sguardi bollenti eppur freddi che vorrebbero qualcosa di più di un rapporto amichevole e stucchevole, mi becco spesso degli schiaffi disdicevoli eppur conservo una faccia da c… o, come si suol dire, indiscutibile. In una parola, estremamente piacevole.
La faccia di un uomo che non si vende eppur le donne con me (s)vengono.
Sì, ne ho a bizzeffe. Ah, son sventole. Sì, mi dan delle pizze con tanto di olive. Mi contattano sempre. E ciò, amici maschi, sapete bene che fa venir du’ palle tremende.
A parte gli schizzi, gli schiaffi e gli scherzi, Richard Gere è stato penalizzato, sì, famoso participio passato derivato da pene, ah ah, per il fallo, no, il fatto di esser troppo bello.
Quando si dice… ah, ma quello lì buca lo schermo. E anche qualcos’altro.
Sì, Richard è uno dei massimi bucanieri. Non piace solo alle bianche. È un uomo talmente sensuale che non ha sesso. Lo fa alle rosse, alle svedesi, alle portoricane, alle thailandesi, alle giapponesi, alle nere e perfino alle eschimesi. Ogni mese, a ogni ora del giorno e della notte, questo ci dà eccome di “botte”.
Spinge, insomma. Ah ah.
È uno dei più grandi glandi viventi della storia. Sì, no, perdonatemi.
Un grande col sex appeal piccante.
Fu scambiato solo per un bellimbusto aitante. Ma io vi dico che in Cotton Club fa la sua porca… figura anche di recitazione pura e sfavillante.
Lui dà fiato alla trombetta, Diane Lane si tromba ed è tutto un sassofono da duro di marmo.
Sì, col tempo il Gere si è tolto molti sassolini dalla scarpa.
Negli ultimi suoi film è stato proprio superbo.
E ora voglio spararmelo di brutto in questo.
Ricordate: Richard non perde il pelo, no, i capelli ci sono ancora tutti, il vizio ovviamente no.
E indossa giacca e cravatta da piacione di razza.
Su capigliatura albina che fa sempre molto volpino. Oggi, più che da Cotton Club, da cotton fioc. Miei finocchi.
Sì, Richard è uno che lo guardi e capisci che in certe cos(c)e sei ancora all’abc.
Mentre lui, cazzo, recita pure per la BBC.
Richard, un uomo delicato e sensibile come lo shampoo Neutro Roberts.
E infatti Pretty Woman ne sa qualcosa…
O no?
di Stefano Falotico