A Kevin Spacey piacciono i ragazzi, non i ragazzini. I boys, non i children. E a 15 anni, lo sappiamo tutti, c’è chi è ancora un child, e chi invece ‘ha sviluppato presto’, come si diceva una volta, ed è già pronto per esercitare una lusinghiera carriera erotica. Definire ‘orco’ qualcuno che a 24 anni gli carezza i pantaloni da ubriaco vuol dire avere CON LA PROPRIA SESSUALITÀ un problema serio in atto, che ci impedisce di apprezzare fino in fondo uno dei pochissimi motivi per cui è valsa la pena venire al mondo. Sento gente, addirittura ragazzi di vent’anni, che usano espressioni tipo ‘pervertito’ o ‘in galera e buttare la chiave’, cadere nel secolare errore dell’Occidente, che il ‘68 era riuscito almeno in parte a correggere, cioè quello di considerare il sesso come un eccesso di natura, e non come espressione del tutto naturale dell’essere umano. Senza pensare al danno gravissimo arrecato proprio agli adolescenti, che crescendo sotto il mantello di un’esagerata iperprotettività diventeranno adulti inconsapevoli delle potenzialità di una felicità e di un benessere in grado di rendere la vita infinitamente più interessante. E francamente questo ritorno di Medio Evo mi spaventa.
Posts Tagged ‘Sesso’
Negli occhi di un guardone o nella purezza encomiabile di uno sguardo giovane e libero
Stamattina, fui invaso da una domanda angosciante. Fra pochissimi giorni, sarà disponibile la seconda stagione di Stranger Things, e mi andrà di vedermela tutta, di sorbirmela, di accettare altre otto ore lunghe, forse ripetitive, tediose, senza l’originalità della prima parte? Dura otto ore, no, sbaglio? Non è che dura di più? E a quali persone appartengo? A quelle che considerano questo show una bambinata che ricicla e scopiazza da altri film e da mezza letteratura horror–pop-fumettistica, o chi invece lo reputa una bizzarra, affascinante commistione di generi? Non lo so, e in questo pender nel dubbio sospendo il giudizio. Poi, dopo questo interrogativo di “vita o di morte”, mi son recato al bar. Appena entrato, notai un bel culo. E, per voi, allestisco testé, un breve dialogo con un amico immaginario e con questa “inculata” immaginata.
– Ehi, amico, l’hai visto/anche tu?
– Eh sì. È un culo che si fa notare. Di buona fattura, che rientra nei canoni stilistici delle giuste proporzioni. Rotondo, cesellato, anche muscoloso, erto, eccome se si “erge”, su una schiena slanciata, che poi degrada in gambe affusolate, tornite, sdilinquendo su caviglie sottili ammorbidite da scarpe da ginnastica che donano allo splendido insieme un tono sprint.
– Insomma, concordi. È un culo da favola.
– Sì, anche da fava. Dai, provaci. Fai la prova.
– Amico, farò anche la piovra.
– Ciao, posso “accomodarlo?”. No, scusa, volevo dire, posso affiancarmi a questi tuoi bei fianchi?
– Ma come si permette? Chi le dà questo screanzato diritto?
– Invero, sa, sono un uomo diretto, anche di “ritto”.
– Porco! Chiamo la polizia.
– Suvvia, posso offrirti, sì, diamoci del tu, un caffè?
– Ma lei è matto! To’, beccati questa!
– Ma no, volevo farti solo to-tò sul popò.
– Totò si accoppia soltanto con Peppino.
– E il caffè della peppina?
– Ma che dice?
– Insomma, accetta di “berlo” in due? In due si “mescola” meglio. E c’è più zucchero nell’aroma.
– Ah ah. Ma guarda un po’, te.
– No, io guardo te, anche le tue tette. Da cui il Tête-à-tête.
– No, grazie, non voglio del tè.
– Il tè. Ma che dici, bella?
– Voglio andare adesso in toilette.
– Andiamoci assieme. Ma alla toilette io preferisco il lett’!
– Sì, vai a letto, che è meglio.
– Ti aspetto.
– Sì, aspetta e spera…
– Aspetterò.
Dopo molta attesa, “venne”. In quale maniera, (non) si sa.
Eh sì, ho indubbiamente una gran faccia di culo.
di Stefano Falotico
De Niro, sullo scandalo Weinstein, tace con (in)dubbio gusto da uomo (in)giusto
Eh sì, oramai è un tiro al piattello, il “povero” Weinstein viene attaccato a destra e a manca in un gioco al massacro d’inesorabile progressione allucinante. Insomma, non vorrei apparire come quello che difende l’indifendibile, se Weinstein ha abusato, come credo effettivamente sia, va giustamente condannato ma queste donne che, dal nulla, all’improvviso si scagliano contro “deliberatamente”, quando per anni son state zitte e omertose, mi fanno riflettere, m’inducono alla tristezza più desolante, mi fanno pena e mi puzzano d’ipocrite. Adesso anche l’Eva Green si fa avanti con la “sporgenza” del suo seno madornale e sostiene che Weinstein cercò di attentare alla sua purezza “illibatissima” da dreamer… A ogni ora una nuova denuncia, in un’escalation agghiacciante di molestie taciute, tenute “ibernate” per an(n)i e adesso svelate come una giornata di Sole dopo tanta pioggia sulle “bagnate”. Ah ah. Weinstein, un produttore geniale che, dall’oggi al domani, si trova sul “lastrico” della sua disgrazia, abbandonato da tutti e vilipeso perfino da chi l’aveva chiamato Dio. Meryl Streep, in uno slancio di femminismo degno della Maddalena che non si guarda allo specchio, inveisce su Harvey, una Giuda in gonnella che, fino al minuto prima della primissima denuncia, per Harvey avrebbe recitato anche in un film porno. Diciamocela!
Insomma, i conti non tornano, prima Harvey era un “conte”, adesso uno che di tutte le sue “lingue” deve dar conto. Chiamate un ragioniere per amministrare questi impazziti coiti, no, conti.
A questo punto, fa bene De Niro a rimanere in silenzio. Egli è grande amico di Weinstein, che in verità vi dico sapeva tutto, come tanti finti ignari di quest’Hollywood bugiarda e fintamente stupita. In prima linea c’è George Clooney, l’emblema di quello che ha scheletri nell’armadio che neanche ne L’armata delle tenebre di Raimi.
De Niro invece è onesto, la biografia di Shawn Levy ce ne parla come di un uomo vizioso che partecipava a festini goderecci e si faceva di droga, a Parigi, durante le riprese di Ronin, fu interrogato dalla polizia in merito a un giro di squillo, ma De Niro, in maniera decisamente sincera e apprezzabilissima, lontana da queste moralità patetiche da piccoli borghesi ipocriti, ha sempre ammesso le sue colpe, e adesso non se la sente di affossare un amico che, sì, ha sbagliato, eccome, ma forse non merita questo devastante linciaggio (im)morale che è figlio, a mio avviso, soltanto di una sconsolante amarezza di tutto. Di tutto.
Ora, scambiatevi un segno di pace. Una mano lava l’altra. E andate dal prete a confessare i vostri peccati. Vi assolverà? Hollywood solo lo sa. Ah ah.
Vado a farmi la doccia.
di Stefano Falotico
Un “irresistibile” seduttore, forse solo un provocatore, ma che attore
Credo, a ragion veduta, che Jerry Lewis fosse un genio. E su questo non si discute, specie quando incarnò il suo Dr. Jerryll che di notte si trasformava in un “licantropo” dilettevole e “dovizioso” di “gelatina” verso il “gentil” sesso, sfog(gi)ando il suo machismo incontrastato…
Sì, ancora reminiscenti son certi miei discorsi “deficienti”, che porsi alle donne con inconsapevole “idiozia”. Ricevendo (mal)sani colpi alle palle e, quando mi andò meglio, dunque non “entrò”, delle “spallucce” irridenti il mio savoir–faire del cazzo.
Non me le ricordo tutte a memoria, molte, un’infinità corteggiai con incoscienza degna di un vero lupetto. E altrettante volte esse si “catapultarono” a me riempiendomi di “cioccolata calda”, così come furono (altret)tanti i capitomboli del mio “sciupa-maschio” molto nella “tomba” e poco tombeur. Evviva Tom Berenger, vero “duro” oramai andato a puttane.
Ma non perdiamoci nel mio “Platoon” seduttivo quanto la bomba atomica “sexy” della mia risata beffarda al caffè “nucleare” di esplosione ormonale non in “quelle” zuccherata…
– Donna, sono lontani i tempi in cui le mie tempie volevano appoggiarsi a te come in quella tua foto morbida col cuscino vellutato.
– Che vuoi dire, scemo?
– Straziami, accoccolandoti sciolta.
– Sei una merda. Basta!
– Succhia(mi), spossami ma non sposarmi.
– Maiale!
– Non è un male!
Ripen(s)o a tutte le mie conquiste oramai “scioltesi” nel cappuccino amaro di queste mie mattine già stanche.
Sì, “venni” molto di saccarosio ero(t)ico molti an(n)i fa, quando tutte mi si concedevano per via dei miei occhi neri e maculati nell’ambiguo tenebroso che sa il “fallo” suo. Esse capitombolavano nel mio cascamorto con facilità incredibile. Bastava che alzassi le sopracciglia e capivano al vol(t)o che ero un marpione di classe inestimabile. Mi spossai nei loro (di)letti ma giammai una, che fosse un(t)a, sposai. Perché, dopo averle accalappiate, le lasciavo soltanto in quel posto “acchiappate”. Ah, quante chiappe, mie (s)chiappone. Donne di ogni risma che “c(r)ol(l)avano” di fronte, anche “di dietro”, al mio carisma, tante care(zze) pronte a “slinguazzarmi” anche quando, invero, non molto curandomi, avevo i denti cariati. Sì, ero un pastore tedesco che se le faceva perfino, che “finezza”, “a garrese”, fra posizioni orizzontali e le vie decumane della città ai miei piedi, senza nessuna incinta. Ci “scopò”, no, scappò, miei scapoli, anche un incidente. Ma fu qualcosa d’accidentale, nonostante, dopo aver a lei sganciato la cintura…, sì, mi cinse e il “mio” non tanto si strinse, pur essendo di “pura” essenza fra le sue gambe cinto.
Dunque, mi sveglio e, dopo queste sveltine, so di essere Jim Carrey di Bugiardo bugiardo.
di Stefano Falotico
The Martian, sopravvissi: se l’ignorante viene ignorato, l’acculturato va (de)cur(t)ato
La senti? Questa è emozione (Il lato positivo, Jennifer Lawrence a Bradley Cooper)
– Lo senti?
– No, non ancora.
– Ora, lo senti, zoccola?
(Il lato b, tuo padre, un puttaniere a una di “quelle”)
Sì, siamo gnuranti, “cari” troioni, finitela di usare la cultura per aver più culi, non avete il culto. Il culto è credere a qualcosa, voi, io vi dico, voi non credete a nulla se non a prenderla così come “viene”. Io v’inculo.
Noi, giullari, conosciamo i vostri trucchi, i vostri occhi, cari orchi da (s)o(r)che.
Occhio per occhio, dente per dente, tira fuor le pal(l)e. (S)cavatela.
In periodi di crisi, dateci dentro, non date di Matt(o) ma di “fallo”, mangiate “pene” e “olio”
La gente dovrebbe farla finita di tifare per i grillini. Dovrebbe darsi ai “grilletti”. Le donne ne saranno appagate e gli uomini non pen(s)eranno alla politica.
Pene per tutti/e.
Ricordate: più “la” oliate e meno la donna vi odierà.
Sappiatelo e “sal(at)e(lo)”.
Messaggio da Mar(t)e: sto affogando, che la donna me lo affoghi con figa, no, con foga, la voglio rossa. Vedo acqua sulla crosta.
Sta venendo.
di Stefano Falotico
Carmelo Bene sosteneva che il genio fa quel che può, io “lo” sostengo che in quanto genio me la faccio… sotto e pure sopra
Stamattina, domenica settembrina, a distanza di una sola settimana dal mio trentaseiesimo compleanno, in preda a ormoni non sedati, vicino alla scrivania seduto, ho contattato di poco tatto una donna che, sinceramente, vorrei scoparmi. Senza “dare nell’occhio”, via chat di Facebook, le ho chiesto gentilmente se s’era svegliata a “gonfie vele”. Lei ha risposto di sì. Al che, sono andato giù p(r)es(s)ante, stimolandola ancora fra le lenzuola.
– Cara, avrei urgente, “ungente” (bi)sogno che tu mi mandassi un paio di foto di te (s)coperta. Si può fare? Dai, cara, anche se mi manca la “carta”… ho finito i (fazzo)letti.
– Come ti permetti? Son cos(c)e da chiedere a una damigella di prima mattina?
– Sì, chiedo questo e “altro”. Lo voglio in te al(a)to, “permeato”, “adombrato”, incuneato, “introiettato”, fottuto/a. Su, fammi… il piacere.
– Lurido! Io non mando foto nude al primo che capita! Capito? Caspita!
– Sono un lordo, non un lord. Lo(r)dalo! Sei pudica e invece dovre(st)i scoprirti in ogni sen(s)o.
– Fai schifo, merda! Vaffanculo!
– Ecco, è “lì” che vorrei andare. Mettiti a novanta. Sii il mio “van(t)o”. Il mio divano, il mio ano.
di Stefano Falotico
Più glande della vita
Per tutta la vita ho inseguito la serietà, salvo scoprire che la scempiaggine è parte ineludibile, inalienabile di me. E, in questa s(c)emenza, talvolta sto da Dio, perché posso ordinare un caffè con occhi sghembi dando pugni in un occhio, sorvegliato a vista e in-viso, si vive più felici, insomma, forse, chi lo sa non sa un bel niente. Fidatevi del nulla, mangiate la Nutella, corroboratevi di cioccolato, saziatevene a volontà e gustate il latte cremoso del cappuccino, onorando la cappella e di spada ficcate.
di Stefano Falotico
Adoro immaginare un culo e (non) mostrarvelo di (s)contro
– Ci sei voluto entrare? E ci sei rimasto! (Al Pacino, Heat)
Oggi pomeriggio è stato all’insegna, anche non rispettata stradale segnaletica di “guardrail”, del culo a (non) com-planarvi.
Uno di quei culi “sfondati”.
Sì, dopo un pranzo indigesto in quel del mio loco-“loculo” di via della Ca’Bianca, ove risiedo periferico di Quartiere Navile bolognese, con lo stomaco in subbuglio, a causa del pasto masticato con disgusto, decido di digerirlo nell’andar a prendere un caffè dall’altra parte della città, anzi nell’entroterra(gna) di Castenaso, frazione limitrofa “dotata” di Bar Centrale, ritrovo nevralgico, anche nevrotico, di gaglioffi senza un soldo che scommettono dalla tabaccaia amarcord lì ubicata a sperar di averla… non più questa (s)figa ma di botta di posteriore, un bar sordido gestito da un albanese schietto come le fiaschette dei suoi clienti vecchietti, i quali di fiasche ammiran i fondoschiena delle donnacce più ubriacone di quella “zona” anteriore, nei pressi della “rotonda” pericolosa…, sì, statevi (ac)corti, non “allungatelo” in curva.
Al che, bevo…, ottimo, aroma smaltito in 30 secondi netti su sigaretta Chesterfield aizzante il mio sbuffar in faccia alla clientela “elegante”, e rientro in macchina, sostata in una piazzetta vicino a un chiosco lì adiacente vendente birrette annacquate, gelati sciolti come la diarrea più “soffice” e “liquorosa”, e pizzette asportate dal fegato dei cani randagi che ne vomitaron la “mozzarella” ammuffita la sera precedente all’acquisto della medesima da parte del bottegaio. Uno che appunto vende cibo avariato, avvelenando gli acquirenti, da cui ora capisco perché ogni giorno Castenaso annota nel “Quotidiano” locale dieci morti per ragioni gastroenterologhe inspiegabili. La questione demografica della bile indimostrabile.
Ebbene, “spingo” la freccia, aziono la leva del cambio ma, all’improvviso, che schianto. Dinanzi a me, in tenuta attillata a ritto subito “ingranarmelo”, una ragazza ballonzolante di culo asciuttissimo che sta camminando impettita su gran contemporaneo “incazzarmelo” e volerla tamponare. A bruciar il carburante dei miei occhi nel suo “dolce” scroscio su e giù di glutei sodi come il duro… marciapiede da lei soavemente cadenzato su carezzarmelo seppur virtualmente (im)mobilissimo dentro la carrozzeria dell’automobile. Glutei duri dalla tenuta “che va sul bagnato”, indistruttibili come i mattoni del pa(la)zzo dirimpetto a lei “sui viali”.
In preda al “panico” e alla catatonia raddrizzante in mezzo alle gambe su sguardo mio al “tergicristallo” di polluzione eiaculante, non mi accorgo che, svoltando, sta nel frattempo passando una macchina. Freno bruscamente ma, nonostante la mia “prontezza di riflessi” e del mio “fesso” eroticamente all’olio “trivellato” fra le mutande “petrolifere” a (es)tenderlo di macchioline spermatiche, spacco di putiferio il suo specchietto retrovisore. Il conducente dell’auto scende più “incazzato” del mio, intanto, di sollevato “freno a mano” dato l’urto allarmante, lo blocco subito dal fottermi di fisting, cioè pugni tosti, ster(ili)z(z)andola in barzelletta, però densamente penso, fra me e il mio, che voglia incularmi ma preferisce una “sodomia” più delicata. Non vuole la constatazione amichevole bensì subito la “grana” per riparar al danno. Io, di malavoglia, son costretto al ricatto.
Ah, il didietro di una ricotta di (s)vista può farti pagare 100 Euro di “contravvenzione”, con la beffa che non sei venuto né sul suo ano e neanche da onanista sotto i baffi puoi dir d’essertela (s)passata davoyeur.
Probabilmente, codesta era una puttana. E i miei 100 Euro dati al “danneggiato”, serviranno a costui per pagarla. Lei gliela allargherà, elargendogli la “multa” se non userà la cintura di sicurezza, come esige costei, sadomasochista di quelle “forti” e resistenti.
Ricordate: sono un uomo ve(tr)o rotto, da rottamare.
Il caso Ruby
Il caso Ruby nel cascamorto di un “certo” Silvio: egli peccò ma anche voi siete peccatori! Non scordatelo, attaccatevelo al trans
Specchio dell’Italia media che s’approfitta di scandaletti a “provviste” di banchi “nebbiosi” e “cascate” irrisolte con soluzione di “liposuzioni” per assolverlo su una minorenne, previo assorbenti, ammortizzatori legali dopo che la legò nel sadomaso, strozzandolo di urla sue adesso carcerarie, rigirando la frittata!
Il Mondo è Bel Paese, infatti anche in America “toccano” di Pavesini, come ad Arcore il “Cavaliere” ospita ragazze “disgraziate” per “aggraziarlo”, sapor biscottino alla Nutella, previo raccomandazioni, congratulazioni, “ovulazioni”-avvi(t)arla, stanze ovali e uova al tegamino un po’ “strapazzate” nei letti “baccanali” su schiamazzo e schzzi, con contraccolpo dopo la botta!
Il fascino patetico delle “star” di Hollywood: ove c’è un passeggino, non ci son io, Iddio!
A parte le passerelle, non me la passo sul “tappeto rosso”.
Ah, gli attori che tanto celebrate, a volte, son cerebro lesi. Amateli e disamoratevi di vita “reale”.
Io, alla regalità d’un paio di gambe mi do, offrendolo in sacrificio per gli orifizi. E le mie donne non son da “lusingare” con gioielli da orefice, ma sempre più fiche “inanello!” Brindando alle “stalle” fra dossi da “cammelle” e una mula col mulino e i cavalli!
Lo so, piagnucolando non andate pomiciando, e il selciato si fa bagnato ma non di “A” finale nel vocalizzo orgasmico. Effeminati! Notti in bianco, e poi domani c’è da imbiancare e penare senza il “pennello” colorato dell’Eros variopinto a “intingere”. Ah, abbiate pazienza, panzoni, io cadenzo un altro dipinto in una Botticelli e la lecco di seni “affrescati” con tutta franchezza che son freschi come le pesche della “tardona” Primavera.
Ah, Sharon lo era una gran figona e, quando spalancò istintivamente, al nostro basi(li)co seppe “inacidirci” per non inaridire le sue vogliettine. Sempre pimpanti in gonne svolazzanti, aperte e divaricate, oggi malandate in tuta da ginnastica sbracata. Lei beve il frappè, e nessuno l’è bignè.
Un caffettino mattutin’ e la Donna, che fu, è oggi amara, zuccherandosi talvolta con un toy boy, il quale stuzzica, attizza rizzo ove Ella leggermente arde e “la” arriccia” nel ricordare come l’erezioni accordava…
Abbiamo visto De Niro partorire “Giovannino” con Monica Bellucci, e sobbalzarle su tette co(s)miche per un baldacchino da “lettighe” archeologhe del suo professore da manuale d’amore. Poteva fargli da padre, ma Monica ha le mammelle più piccole del suo petto ingrassato. E preferì assumere il latte infantile del cinemino. Almeno, una bona cremina.
Scorrazzò di fisico senile per la Roma che fu c’era una volta in America. Ora, “Patria” di Claudia Gerini in Altare nel Sergio Castellitto sodomita fra gendarmi a “guarnire” la scudettata Ferilli prosciugata di troppo Tevere tirare-lupa, di fondoschiena per le fiaschette da buzzicone. Evviva Colosseo, l’Aristogatto! Forse, era Romeo.
Giulietta! A Venezia, alla(r)gano, con Venditti a cantar d’alta marea…
Willis, fra un’avventura e l’altra puttana, “accattata” al mercato rionale del suo hard die die dacci, sfila per Brooklyn col bambino sulle sue rotelle da cervello ammaccato e “spompato”.
Invecchiano tutti, tranne David Bowie, uno che dei bovari alla Ligabue se n’è sempre fregato.
Egli è uno e trino, Luciano invece trinca con Jasmine.
Nel “frutteto”, in quel di Bologna, un Uomo anomalo, cioè me, scherza sui delitti che avvengono nella società “fruttuosa”, in quanto sdrammatizza il crimine avvenuto a lui, causa compagnie cattive d’infingarda crudeltà.
E comunque va.
Gli altri lì.
Sì, la mia mira è infallibile, ne punto molte e loro mi puntano sulla Croce.
I punti di sutura sono esauriti, l’esaurito fu e ora ha risorse?
Mah, vedo delle ossa e poca “carne”.
Miro qualche gazzella e son “ganzo” ladro, appendendolo al chiodo, famoso giubbotto di pelle per l’Uomo che non deve chiedere mai.
Domani, sarà un altro Giorno. Speriamo di no. Continuando così, la Notte avrà gatte da pelare, nel senso “sfigato” del termine.
Nonostante “tutto” che “non ci sta”, tua sorella ci stette.
E il mio anche fu resistente.
C’è di che infoiarsi quando assistiamo a programmi beceri ove s’espongono le libido del Silvio nazional-popolare e nelle “poppe” azionante di “Forza Italia”, a destra e a “manico” piglia sottane a tutt’andare, Francia o Spagna basta che se magna e bagna, fa un baffo a Pinocchio, raccontando “palle” micidiali e “abortite” nel fascicolo “nascosto” del suo smadonnare di maremme maiale, non solo toscane ma anche egiziane da “faraone”
Sì, vago su questa Terra di bocca “buona” e me n’astengo, tenendomi la mia moralità.
Vidi adolescenti viziati a “seviziarle”, con i professori nell’incitar che, di branco, incinta le segnalassero su “cattiva condotta”.
Gli stessi adolescenti oggi “sistemati”, grazie alla manina “morta” nell’acqua scaccia-peccati con una confessione invero da scomunica agli alti “gradi” militari del nostro “orgoglioso” tener desta la “bandiera”. I carabinieri si fan le nere, quindi sbiancano nel chiudere due occhiolini. Una mano lava l’altra.
Mani pulite!
Sì, studenti con un dente cariato del neurone tartaro… rubarono voti, soprattutto di castità, già imparando le lezioni “accrescitive” del viso a cattiva “sorca”.
Ripetendo a memoria di pappardella, ecco che adesso son papponi anche “stimati”.
Uno si spaccia per giornalista, invero è il solito “analista”.
Grazie ai vantaggi “acquisiti” d’un abusare da lecchino, può entrare in ogni ambito poco “sacerdotale”.
Ha diritto, essendo laureato in Giurisprudenza per una lei non pruriginosa di articolo formato clausola e non tanto da clausura.
Mi conservo paciniano, memore dei pomeriggi da cane, senza aver mai fumato una canna e senza le puttane.
Ah, mia serpe, io son Serpico, preferisco il barbone alla tua “intellettuale” barbetta da farfallette.
Anche alle “erbette”, ove si coltiva l’assuefazione al “farsele” con stra-fottenza.
Ti conosco, dove cazzo vai? In giro, mi chiamano Scarface.
A differenza di quel semi-pederasta di Fabrizio Corona, non mendico il Nobel alla Saviano, perché devo pensare a salvarmi innanzitutto l’ano. Lascio le prediche alle “guardie del corpo” per il popolo che crede alle fav(ol)e.
Di mio, non voglio vincere a Cannes, ma sono uno Sguardo alla De Palma.
Pensate che sia un guardone? No, sono un genio alla Hitchcock e, se rompi, divento l’omicidio alle tue “luci rosse”.
Ah, le lucciole. Meglio raccoglier le briciole piuttosto che abbracci da Giuda.
Diverrò ignudo, ma almeno con dignità.
Ora, “fratelli”, andate a farvelo dare.
Che cosa? Lo stipendio.
Tutto dipende dai soldi, i soldi danno non solo il danaro m’anche la faccia da stronzi sempre più avari tranne quando appunto ci danno.
Io son dannato.
Non lo sapevate? E ve lo dico in calce e anche con un calcio piazzato a palombella.
Ora, ordino un piatto di carbonara a Mezzanotte presso la rosticceria thailandese chiamata “Carboncin’”, il cui gestore è un napoletano che va matto per le sfogliatelle sulle donne “a mandorla”, egli le porta di “mancia” nel Canal della Manica, e le affoga se fan le troie perché vogliono il “gelato fritto” e non il babà.
Il Papa? Vi rifila un sacco di balconcini.
Ho detto tutto.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)