Posts Tagged ‘Sergio Vastano’

A Settembre compirò 40 anni ma sono Tim Roth di Un’altra giovinezza, Brad Pitt di Benjamin Button, forse quello di Ad Astra oppure il principe dei francescani


05 Jun

61975191_10213795712789889_129681301937586176_n 62046967_10213795712389879_2804465850168377344_n brad pitt benjamin button

Sì, il tempo passa, miei passerotti e miei uomini grassi e ripieni più dei panzerotti. Per voi, per me no. Col tempo anzi, la mia brillantezza, levigata sempre più in simpatica asciuttezza, s’è eternata in un viso che, senz’ombra di dubbio e senza più ubbie da medioevalistici oscurantisti qual siete così come i praticanti della magia nera a Gubbio, mi rende simile al Joker, un intrattenitore che mette follemente di buon umore un’umanità sul lastrico e manicomiale.

Io do pepe ai vostri spenti ardori in quanto uomo di buon cuore che, al solo battito del sopracciglio destro, sa far sì che sui vostri volti sinistri, devastati da invidie e gelosie fratricide, si stampi un sorriso leggiadro ammantato di calore. Io santo non sono ma sano ogni vostro malestro, miei falsi maestri invero assai maldestri.

Ecco, cuccatevi questa foto, scattata da poco. Quanti anni mi dareste?

Che cosa? Cinquanta?

Mio cugino, su Facebook, roso dall’invidia, non si è smentito. Lui non mi fa un complimento nemmeno se dovessi avere i soldi per regalargli un residence. Invece, anche se dovessi sbancare alla SNAI, scommettendo che il Bologna Football Club, il prossimo anno, vincerà lo Scudetto, ipotesi tanto irreale quanto quella secondo cui Silvio Orlando, in un immediato futuro, diverrà più sexy dell’eternamente fascinoso Brad Pitt, non gli donerò proprio un beneamato cazzo.

Oggi, ero in macchina e ho acceso la radio. Al che su R101 quell’ex gran figa di Lucilla Agosti, ora indubbiamente inaciditasi nella maturità poco attraente da classe ‘78 un po’ troppo impigratasi, anche fisicamente, nella pasciuta maternità scarsamente eccitante da donna andata, ha intervistato degli ascoltatori, chiedendo loro se si sentano vecchi e spacciati.

Alcuni sono stati onesti con sé stessi. E hanno confessato la verità. Come se stessero cantando di riso amaro, pianto (a di)rotto e nodo in gola l’intramontabile Non ho l’età di Gigliola Cinquetti.

Ammettendo che, sì, in effetti, un tempo erano come Mickey Rourke di 9 settimane e ½ ma, nonostante la loro ancor furiosa grinta da lottatori della vita come Randy “The Ram” Robinson di The Wrestler, oggettivamente, e di ciò ne sono ammirevolmente coscienti, non vengono più cagati dalle loro ex ammiratrici alla Kim Basinger.

Sì, un tempo stavano con bionde tutte d’oro come Kim e come Alec Baldwin. Adesso, non sapendo come buttarla a ridere, cicciottelli, passano le loro giornate a scimmiottare i politici porcelli che loro detestano, trattandoli da cicciobelli. Un tempo erano magri come Spillo Altobelli, ora vanno in giro con le bretelle.

Sì, Baldwin al Saturday Night Live prende per il culo Donald Trump. Loro invece, distrutti da condizioni socio-economiche tristemente infognatesi nella merda, non sanno fare altro che sparare a zero su Di Maio, Salvini, Berlusconi, su Giorgia Meloni, urlando a costoro che sono tutti dei troioni. Che poveretti.

Quindi, ora che sta arrivando l’estate, eh sì, già me li vedo a mangiare prosciutto e melone in piatti che piangono l’effervescenza di notti ubriache non più di vino. Scusate, volevo dire divine. Notti in cui dormono come dei bambini. I bambini dormono sogni tranquilli perché per loro il futuro non esiste. I rincoglioniti fanno la stessa cosa. Per loro, infatti, non v’è domani. Hanno una vita sempre identica e immutabile.

Quindi, si recano dal chirurgo plastico per rifarsi il look. Sì, fino a qualche anno fa, la chirurgia estetica era una prerogativa femminile. Una peculiarità, diciamo, il cui primato di operazioni alle labbra era detenuto dalla celeberrima donna scosciata per antonomasia, l’Alba Parietti nazionale.

Oggi invece pure i maschi che una volta si rifacevano gli occhi su Alba quando lei accavallava da infarto a Galagoal, eh già, hanno preso gusto a scarnificare le loro pelli come fossero nella pellicola Il macellaio.

Vanno sempre in palestra ma gli effetti della rimodellante cura anatomica stentano a vedersi. Cosicché si recano appunto dal butcher, ordinando pezzi di salsiccia più grassi delle caviglie di Valeria Marini. Altra donna che fu un loro idolo. Bambola!

Che uomini putrefatti.

Io adoro Mickey Rourke. A mio avviso è stato forse il più grande attore degli anni ottanta. E tuttora, quando lo vedo così bravo e figo in Rusty il selvaggio e L’anno del dragone, mi vengono dei dubbi riguardo la mia eterosessualità. Dubbi che sciolgo però subito, riguardando Francesco di Liliana Cavani.
Sì, il protagonista di questo biopic sul santo di Assisi, invero, non fu Rourke. Il suo nome stava in cartellone e nella locandina del dvd come specchietto delle allodole. Il protagonista fui io.

Sì, erano tempi per me asessuati in cui solo tizie lontane anni luce da Helena Bonham Carter volevano parlare…., ci siamo capiti. Ero un passero solitario ed Helena compiaceva onanisticamente il mio Massimo Troisi di Ricomincio da tre.

Helena è una finta santa ma soprattutto una vera gnocca.

Kenneth Branagh, ad esempio, quando stava con lei, non azzeccò un film anche se il suo Frankenstein è quasi un capolavoro. Tim Burton, invece, da quando l’ha sposata, ha perso ogni gusto della fantasia più vivamente poetica e i suoi film recenti son stati delle porcate.

Diciamocela!

Big Fish, comunque, è stupendo.

Eh sì, sono sempre stato uno che ha preferito vivere di fantasie piuttosto che battermi il petto villoso per donne come Jessica Lange.

E dire che ho scritto La leggenda di King Kong.

 

 

di Stefano Faloticoroth altra giovinezza vastano banfi bar dello sport francesco rourke

Al bar dello sport, recensione del capolavoro attoriale di Lino Banfi!


27 Aug

bar dello sport locandina

 

Eh sì, non stupitevi di questa mia incursione nella commedia di grana grossa degli anni ottanta italici.

Talvolta, i ricordi della mia infanzia, nella quale assiduamente guardavo questo film, risalgono in superficie e spaccano la mia parvenza da intellettuale. Anche se io non indosso maschere e mai sia che volessi celarmi dietro un’immagine noiosa di pensatore serioso.

Dunque, parliamo di questo cult imprescindibile. Patrimonio genetico di ogni italiano vero da Toto Cutugno.

E, per quanto vogliate emanciparvi dalle vostre e mie ineludibili origini popolari-partigiane, questo film l’avete visto tutti. E semmai avete anche riso senza vergogna. Sbellicandovi. Scompisciandovi. Non dovete mentire, l’ironia di Lino Banfi è straordinaria, vulcanica, malinconicamente incazzata.

Con la sua buffa parlata, le sue iraconde genialate, la sua stizza compressa che poi esplode e travolge chiunque gli capiti a tiro, nel putiferio irrefrenabile di un’attoriale esibizione folcloristica, pittoresca, in un pirotecnico fiorire colorito della sua meridionalità pugliese di origine controllata. Un Banfi, sì, DOC.

Lino è un emigrato sfortunatissimo, stazionatosi a Torino, “tecnico” delle vongole veraci, oberato dai debiti e ricattato da uno strozzino mafioso, e vive col cognato e la sorella. Frequentando Il bar dello sport, ove passa il suo tempo libero, cazzeggiando coi suoi amici terroni come lui, e ove puntualmente gioca la schedina. Puro Totocalcio ruspante! Sì, prima del calcioscommesse di oggi, qualsiasi uomo disperato, schiacciato da una precaria condizione economica, inseguiva il mitico sogno del 13 miliardario. Sopravvivendo con l’arte d’arrangiarsi. E straziandosi di fegato amaro, fra litigi familiari, sfighe varie e amici scalognatissimi, da incorniciare.

Così, miracolosamente Lino fa tredici, grazie anche ai consigli del garzone del bar, un ragazzo muto soprannominato beffardamente Parola (Jerry Calà).

Con Parola, Lino viaggia alla volta della Costa Azzurra, lasciato dalla fidanzata Rossana (Mara Venier), inconsapevole della sua vincita, per scappare dagli amici che pretendono da lui regali dispendiosi e per fuggire dalle grinfie del boss locale che lo ricatta.

Parola, disgraziatamente tentato dal gioco d’azzardo, perde tutti i soldi di Lino al casinò…

O forse no.

Questo film appartiene al mitologico Lino Banfi che azzecca il miglior personaggio in assoluto della sua carriera assieme allo strepitoso Oronzo Canà de L’allenatore nel pallone.

La prima mezz’ora del film è scoppiettante, un totale Banfi show. Poi il film perde parecchi colpi, s’affloscia e sinceramente annoia.

Ma le scene iniziali della pellicola, diretta da Francesco Massaro, sono indubbiamente assai divertenti, oserei dire memorabili. Con una squadra di caratteristi azzeccatissimi, in cui primeggiano l’ex cabarettista Sergio Vastano e Annabella Schiavone nella parte della sorella di Lino.

Trash magnifico, da montepremi! Basterebbe la scena nella quale Lino, in piena notte, non sa dove nascondere la schedina…

Tutti colti in questa chesa, si legge molto…

La Mole di Antonello!

 

di Stefano Falotico

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