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Sean Penn (im)mutabile


21 May

Fratelli della congrega e amanti del Cinema, base nostra solida in questo Mondo oramai corrotto e deperito assai, ah sì, noto con qual squallore adocchiate le ragazze e le corteggiate a man bassa, figurativamente (s)parlando fra una canna e un credervi adulti causa troppe bor(i)e malsane da salvarvi.

Io, il metallaro-carpenteriano Federico Videodrome Frusciante e il grande Davide Stanzione, da mesi portiam avanti con dedizione (la rima ci sta) un blog che un baffo vi fa (ah ah ah).

Mentre la gentucola si danna per amoretti banali dietro spettegolare al tutto affannarsi, noi eleviamo la coscienza per entrar sottopelle ove Io sono Io e tu non saprai mai chi sei, ragionando come la massa, e avviluppandoti nel pantano, smarrirai la strada e, una volta (intra)presa quella sbagliata, sbanderai. Fidati, abbi Fede.

Stai attento ché, a lungo raccontarle lunghe sul millantarla, militare-soldatino diverrai e non so se la tua compagna verrà a()rmata. Baci solo da piccioncino, miei piccini.

Non farmi la fine del picciotto! Almeno, dalle un pizzicotto. Scatena il man in men che poi ti picchierà in accoppiamenti sdruciti, mai leccati, di platinato sol piantarvi a Natura.

Va bene, perdonate la prefazione, e passiamo ora a Sean Penn.

Di cui, ieri pomeriggio, ispirato da miei intercostali pentimenti a non perdonare chi sbagliò sul mio conto, poiché conta male le pecore prima di prender sonno, ho vergato, di mio pugno e sudore tale omaggio di gran clamore.

Amore, vieni a me e donami quel che sei o sai?

Entrambe vanno lisce ed entra senza recar fastidio.
Tu, Donna, conosci chi vi è in me fra le tue cosce. Al bando le costolette, arrostiscimi da rusticana e facciamo anche baccano in quanto Bacco è (di)vino.

Applauso!

Sean Penn. Cosa posso dirvi? Testa calda, non la domi con una fiaschetta di buon vino allaBukowski.
Tanto poi è più incazzato di prima e non ti conviene dargli due sberle per svegliarlo. Ti rifilerà una serie di ribellioni marchiate a sua pelle “indiana”.
Be’, indiano lo è… sempre stato, instabile di un’altra epoca, forse di una Terra Promessastraniera.
Uno springsteeniano dentro, e nella sua anima appunto risuona e scandisce una melodia tragica-amara con picchi pazzeschi, esorbitanti di poesia pura. Melodia!

Basta osservarlo negli occhi, non scorticarli con visioni “a prima vista”, frettolose, che non sanno un beneamato cazzo di chi li “abita”. E si muove nella sua sfrontatezza a Cuore introiettato dentro la via vera. Fatta di casini, gelosie, amici stronzoni, tradimenti, corna, pestaggi e risse. Perché no? Il carisma di Penn è un capire subito ch’è un lupo solitario…
Se non fosse figlio comunque d’Arte ma uno “qualsiasi” della provincia medio-bassa americana, eccolo… in un bar scalcinato a vomitare la merda del troppo tener dentro e poi scoppiare, dar di botto perché uno così non è un ipocrita e lo rifarà. Non ci provare!
Sì, un Bukowski magro con più fortuna hollywoodiana. Almeno, ha incanalato il suo “duro” di chi delle regole se ne frega. Anche del sistema “burocratico” della Mecca.
Sposa una Donna, Robin Wright, poi se ne scopa un’altra fra una “pausa” e l’altra, “schizzato” Sean, di brutto.
Divorzio? Aspetta prima di concedere a Robin le carte della pratica “inconciliabile”. Intanto, anche Lei non gli è “coniugale”. Una Madonna con scheletrini nell’armadio. Ah sì, Giulio Cesare avrebbe diffidato di una “magrezza” tanto “figa”. Non me “la” racconta questa figliuola…
E che gli puoi fare? Chiamare la stupida “assistenza sociale” di qualche regista “bravo” a raddrizzarlo?
Più “dritto” di così si muore. Non ci son cazzi, appunto.
Litiga con Woody Allen per un personaggio a modo suo, e manda in quel posto Oliver Stone perché semmai ha tagliato il suo “ciuffo” durante l’amplesso “boschifero” con la migliore Jennifer Lopez. Per una volta “seria” in quanto proprio puttana “sfruttata” a dovere. Piazzata sotto le frasche delle sue seduzioni a sedarla d’uno “Stai bonina nel culone e recita come Dio comanda”. La recitazione viene. Alla grande. Coppia che scopa ai pochi flash d’un film sbagliato, completamente.
Sean… io adoro i “pazzi”. Lui lo è, quasi meglio di me. Per il resto, c’è la cassiera dallo “scontrino” alla fiscalità vostra del vederla “eleganti”.
Sean è rozzo, animal-“rospo”, ed è per questo che sente il Mondo e combatte per una morale anche attoriale.
Principe e un po’ gigolò.
Se avete qualcosa in contrario, nulla da fare. Ve lo ficcherà nel popò. “Stai zitto papà!”.
Vi manderà sempre a cagare. Bene o male che Sean sia.

Amen, siategli cortesi. Per (dis)piacere.

Firmato il Genius, nel blog troverete la mia nomea.
E acquistate il libro. Vale la pena in un Paese ove Fabio Volo vende tanto e non leggete come si deve.

  1. The Tree of Life (2011)
  2. La promessa (2001)
  3. La sottile linea rossa (1998)

Il Cinema di Sean Penn mi tiene caldo


05 Jan

La promessa, tu servi messa? E chi apre ai messi? Hanno il permesso?
Toc toc, premesso che mi sembrate dei fessi, posso affossarvi?

A Facebook e ai social network prediligo non esser diligente ma lavorar di “nettare”

Analisi di Sean Penn, la prenderà larga. Perché, “al largo”, l’Uomo nell’oceano sa che, se ingrasserà, il lardo lo trascinerà nell’abisso dei lordi.
Lode a Dio nell’alto!

Sì, mi guardo allo specchio e Lui mi porge un affettuoso “Baciami dentro, di carta vetrata saremo ruggine e ossa, riflettendo dei nostri problemi, ansiosi nello scorticarci fra un’immagine repulsiva e un istinto abrasivo”.

Lo specchio non mente mai. Sa quando, di mattina, il tuo pene già eretto e “inaffrontabile” dovrà cimentarsi nel cemento armato delle amene quotidianità. Ove smonterai calce con voce “truzza” nello strozzarti sedimentato di tua fatiscenza.

Ah, la scienza è sempre inesatta. Come gli esattori dei conguagli. Bussano alla porta per riscuotere il debito ma non hanno calcolato le mie percosse. Su “bonifico” postale della spedizione al mittente. Con tanto di calci, appunto e francobollo.
Più un plateale pugno in faccia che sacramenta questo: “Non ci provare a estorcermi, altrimenti torcerò tua moglie che sa come attorcigliare le sue gambe, guarnendolo di torta con la ciliegina torrida, rossa e bollentissima, cotta fresca a puntino di ricotta”.

L’esattore fugge tumefatto, in preda a spaventosi oneri da oberare dopo che operai nel suo fegato orrendo con colpi a rinsecchirne i coglioni da rompiballe.

Ah, io e la vita. La amo… Ci sarebbe d’allestire un romanzo intitolato: “Ove c’è una bistecca al sangue, il mio contorno ama l’aceto spruzzato sui manzi”.

Di mio, son romantico ma, come i romani, afferro delle cosciotte di pollastrelle e le spolpo fin al midollo più spinale delle colonne di Ercole insuperabile nelle vertebre vertiginose dell’orgasmo con tanto d’origano e ricamo.

Sì, molti tentarono di spazzarmi via, ma li spiazzai dopo averli spiati. E, se non basterà la mia talpa, palperemo anche le loro donne, recapitandolo loro dei video “amatoriali” di quando, d’amanti, cornificarono il già traditor marito col bagnino delle maree depressive da ormoni mestruativi su un oceano in balia delle sue rotonde ciambelle col buco.

Me ne frego di tutto. M’accusaron di soffrir d’ansia e mi chiusero senz’aria. Invece, so che come “arieggia” il mio non è sfogo ma foga d’evacuazione. Non è fuggiasco ma guascon bomba di scoreggia a suonar un ritornello martellante su libera detonazion’ con tanto del pirotecnico fuoco artificiale nell’orifizio finale. Che botto, ah, tutto svuotato lo stomaco è adesso rilassato dopo che lo riempirono dei loro frustrati metabolismi.

Quanti ne ho visti. Ragazzi liceali con l’uccelletto d’una ragazza vergine, professori col flessore occhialuto nel guardar quelle nelle flessioni dei compagni di banco. Fra una gomma da masticare e qualcos’altro d’arcuare. Modulandolo a interezza del toccarlo per stimolarne la fornicazione “studentesca” dell’adescato sul leccarlo in tanto irrigidimento dai godimenti frivoli.

Metallari con complessi d’inferiorità, psicologi della mutua che non mutarono da retrograde manie d’egocentrismo non commutabile, tanto che il capo della psichiatria è sposato con una “patita” di Nostradamus nelle profezie messianiche del carabiniere a metterla a novanta con tanto di manette sadomaso.

“Maestri” che recitan a memoria la lezioncina dei loro disagi adolescenziali tardivi, citando sempre Leopardi ma sognando, con un pessimismo amaro, le leopardate docenti superiori e (a) posteriori del corso Garibaldi, la via delle prostitute di massa, inton(n)ate a tacchi lievi nell’accennarti un segnale di “fiamma”. Che femminaccione!

Ripetenti che, dopo innumerevoli bocciature, sono adesso dirigenti d’azienda per la rovina dei (tele)dipendenti del precario “Dipende se non m’appenderanno alla cassaintegrazione”.
Integralisti e moraliste tutti nel dogma dei fondamentalismi americani.
Terroristi camorristi nelle mafie delle politiche italici nello spago per il suicidio dei disoccupati senza neanche il gorgonzola nel frigo.

E soprattutto mignotte che voglion un lavoro “dignitoso” per la pagnotta ma, per lo più, un cazzo per il “pienotto”.

Quindi, guardate questi e, se tua sorella vuol farsi suora, rendete clausura la sua bocca.
Come ogni fratello deve “farsela” d’incesto con la fragola nel “cestino” della sua “merendina”.
Soono l’ossessione che non si vuol curare e, se un curato proverà a catechizzarmi, “verserò” il mio macabro gesto più blasfemo al suo lavabo di candelabro ad arderglielo.

Sì, m’impunto contro l’idiozia e contro chi non tollera le scelte. Vi potranno apparire, sempre questa fissazione dell’apparenza, disgustose, io adoro provocare per tastar con mano… che ho ragione io a non tollerarvi.

Proletari sempre in cerca di trombate, tromboni che si fottono di filosofie, zie che fan le madri su uno che sverginano per scoparsi la vita che non s’ubriacò, gentucola d’amorucoli svestiti di vestito lindo come le macchie del prete pedofilo.

Allora, viva la rucola!

E ti brucio la casa se scasserai. Sì, tu scassini e io faccio casino.
Diamoci alle cascine!

Forza, tutto la “viuuulenza” d’Abatantuono, tuoni, fulmini, saette e la mia setta. Voglio una con l’ottava di “DO” maggiore nei pentagrammi del suo diaframma. La infiammo, che puttana!

Ficcatelo in culo, bagascia!
Ecco, se rompete, giungerò con le asce e vi disgiungerò, untori!

Ecco il marchio che ammacca, ti divelle come il petrolio di mio martello bombardante nel tuo ano inseminando.

Il panico…

Ne soffrirà quella scema di tua madre, signora alta e piccolina di borghesuccia con la sportina.

Con uno sportivo mai mettersi, perché te lo mise senza Miss.

Sparati il videone e stai zitta. Se no, ti dissenno. Io dissento, poiché sono il sentire!

E ricordate: ogni genio ama mangiar gli spaghetti alla carbonara in questo locale, “Ristorante La Fenice”,

Via della Beverara, 95  40131 Bologna
051 634 5313

ove tutti siam felici nel lieto fine da carbonari col carbone nella stufa e, di stantuffo, in una “cotoletta” su cui tuffarci con tanto di “capperi”, acciughe e alici. E spruzzatona di peperoncino!

Applauso!

Sean Penn è come me, oltre.
Tanto che può permettersi tutte le porcate che desidera, in quanto meravigliose e acquose, così:

1) Son un fanatico del guilty pleasure delle caviglie femminili. Registro i tuffi della grande Tania Cagnotto, e zoomo sul suo costumino nell’inguine più sublime d’un pelo bagnato.

2) Federica Pellegrini è triste, brava e anche fallace. Non sa parlare e balbetta, ma le sue tette non sono tanto “peregrine”. Sanno che hanno la mia cittadinanza.

3) Tutte le tenniste e le pallavoliste. Perché le tenniste giocan di palle nel “dritto” sul “rovescio” e “schiacciata”, le pallavoliste san come fartelo volare di gambe a rete.

Da quindici anni sogno di scoparmi una gnoccolona che fa, se li fa tutti, Prampolini di cognome. Ah, sarò la sua nomea, enumerandole tutti i trampolini nel letto dei suoi pannolini.

La folla è in visibilio!

Anche la follia!

E la troia? Chissà dove sta? Voi la conoscete.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Lupo solitario (1991)
    Cinema di compagni di sbronzebukowskiani, cazzari, menefreghisti del fottere, dello sfottersi, del “fanculo” a tutto,  fratelli di sangue springsteeniani, di tragedie annunciate evitate, di calme che scoppiano, di nevrotiche scopatrici, anche a terra, di Viggo Mortensen disfatto, strafatto, fottuto, macilento, prima di Cronenberg, di David Morse nella morsa del ragno, dell’Arquette già da spalmare nonostante sia matta. Meglio, la matta ne va “in folle”, si sospende per il pen che penzola rombante. La matta sa che l’Uomo vero desidera la lingua e non le casalinghe. E, in macchina, non tira il freno a mano. Ma spinge.Sì, fra Patricia e Rosamund Pike, però scelgo quest’ultima. Una di prima… ah, me la immagino seduta di gambe accavallate su scarpe già d’ammorbidire, da trangugiar aprendomi dentro nello “scompisciarsi” fra un biondo su(g)o e tutta mia nell’onda.
  2. 3 giorni per la verità (1995)
    Due poveri Cristi. Sempre Morse che sconta una pena ingiusta, d’omicidio (in)volontario per colpa del volante, e di Nicholson violato dell’affetto paterno per un’autostrada maledetta.
    La Huston, anziché alleviare, se la spassa con un minorato impiegatino, e Jack s’incazza, vuol farsi giustizia, poi comprende l’elaborazione del lutto e del missing, una perdita incolmabile, da entrar in coma. Va da David, gli punta la pistola, poi dice fra sé e sé “Ma che son impazzito?”. Lo abbraccia, si recano al cimitero e piangono.Un capolavoro, tutto penniano. D’altronde, uno che si sbatteva Madonna, ha più spine nel Cuore di questi qui. Sì, Madonna rende subito maturo chi, “duro”, “la” intenerì. Perché lei sempre tradirà.
    Sean lo sa, e tradì Robin Wright, ma la Johansson lo lasciò al “palo” della cuccagna.
    Ripiegò su Shannon Costello, una figa pazzesca. Ma stronza pure Shannon. Prima volle il castello, poi capì che Sean ha un uccellin’ da villetta.
    Meglio, Sean dev’essere villano senz’anali fedi nuziali.
  3. La promessa (2001)
    Già.
  4. Into the Wild. Nelle terre selvagge (2007)
    Chi contesta tal film, merita una stelletta sulle palle.
    Sì, sono così. Mi diagnosticarono un Cancro ai testicoli perché non m’ero sverginato, il Giorno dopo mi trovaron spompato nell’harem dell’Arte.Per me la vita è curiosità. Le certezze le lascio ai “grandi”.
    Anche Sergio Leone, sebbene lo adori, e ne abbiam celebrato la scomparsa, la sputò sbagliata. Secondo Sergio, non si può invertire la rotta della vita e neanche accelerare.Una grande puttanesca! Io rappresento il non luogo comune, perché mi distinguo.
    E so tingere più di quando avevo tredici anni. All’epoca mi masturbavo su Valeria Cavalli, adesso le donne mi fan bere delle valeriane perché altrimenti patirebbero di troppe mie “infusioni” da cavallo nel purosangue!

“La promessa”, recensione


03 Jan

Notte d’un licantropo nell’ispida marcescenza d’un Mondo bavoso e sbavato

Sean Penn assomiglia, anche fisicamente, al sottoscritto. In molti posson appurarlo, perché ne constataron il visibile viso di naso sprezzante alle ingiustizie e “tetrissimo” con sfumatura rabbuiata ad abbaiar silente quando si sconfina di deduzioni perspicaci come psicobioetiche etichettanti da iettatori.

Sì, gironzolo anche scalzo, ma sempre scafato fra i camuffati e gufi che sonnecchiosi giaccion già in tenebre lor “assolte” nel bestial pudore tanto sventolato quanto, di vendita, prostituita alla fiera dei ferali, attanaglianti denti voraci, ghiotta fame dei patti(ni) a un Mefistofele che offrì loro le “savie” chiavi del godimento brado. Forse un branco, all’erta per divorarti e poi allarmato, d'”uscite di sicurezza” nella lucina “arrossita” quando affinerai le armi per sbranar tal cannibalistico, orgiastico (s)lavarsi.

Come un lavico “borbottio”, appena “auscultato”, d’incupiti, profondi meandri resuscitati, nervici alla neve d’odorarla in tutto orgoglioso esibirsene per non plasma-re le argille già scricchiolanti del gorilla nelle sue insospettabili, cruente, unte brutalità.

Una storia che profuma d’orrore, orripilante come la beffa “scherzosa” della cena dei cretini.

L’intuito da tartufo, oh oh com’annusa il più lesto, inconfutabile, uno che non arresta mai prima che l’onta probatoria dimostri il mostro d’inequivocabili fatti accusatori.

Un Nevada di nome Black, nero come l’acutezza delle sommità vertiginose d’un Nicholson nella sua penombra recitativa più sottile, smorzata di palpebre nelle sopracciglia dense d’amarezze, a riflettere la paura agli angoli d’una “bianca”, tranquilla cittadina ove è stato commesso un infanticidio che urla vendetta, squama la pelle della spietata ricerca.

Nel trambusto sconvolgente, un povero muto, incapace di difendersi per “interdetto” pregiudizio forse dei superficiali al suo capro espiatorio di facile smacchiamento alle cattive coscienze, viene colpevolizzato.

Ma Black non ci sta, e non crolla perché l’evidenza s’annida invece nel dubbio. Latente, a ergerlo sveglio perché esperisce che, invece, l’assassino vero è ancora in libertà, e colpirà, in modo forse più efferato.
Quindi, va fermato anche se il caso è momentaneamente “chiuso”. L’archivio degli scheletri che pulsano dal tombal dissotterrare la voce che ti sussurra, appena percettibile e così tonante e fastidiosa, l’urlo della battaglia alle anime innocenti… e ti sprona a non mollare nulla. Proprio nulla. Eh no. Non puoi.

Black, quasi pensionato, perché t’interessa “cacciarti” in un guaio? Nel tuo guaito ancor escoriar la tua grinta e raggrinzirti per il dolore da tacere per sempre?

Perch’è biblico, come le tragedie, come la salvezza che s’immola in Lui stesso a giudice inappellabile.
Sacrilegio nella blasfemia collettiva omertosa che bisbiglia ma sta zitta e copre “legalmente”, forse deturpando solo l’immondo scellerarsene e non sbraitare all’arbitrio che, anche se illusorio, ripristinerebbe i torti intollerabili.

Ma che scherzo. Chi più ti dà credito, chi segue la tua antica vi(t)a da combattente? Corron tutti alla ritirata per “rimboccar le maniche” solo alla paciosa bugia assopita e “assottigliata” d’occhietti-simbiosi al Diavolo stesso. Sanno che non è chi vorrebbero che fosse, ma preferiscono esser più muti di quello preso… alla (s)provvista. Alle (s)palle.

Black insiste, sfugge dalla certezza “approvata”, s’ossessiona.
Il mostro è fuori, lo sente, ne capta il cardiaco respiro.
Questa è una sfida, un duello fra un gigante buono e un “mago” nano cattivo.

Ma ci siamo, ci siamo quasi. Ecco che lo stai catturando, “piccola” frettolosità, una mossa troppo svelta proprio tu che l’hai pensata così veloce. Più avanti degli altri.

E il pazzo appari tu.

Forse (non) sei il Kevin Costner “intoccabile” che guarda il criminale, lo afferra e lo getta in pasto al “Cielo” del Dio dei giusti.

Forza, mostro!
Fatti vedere!

Dai, t’abbiamo scoperto.

Forse si mostrerà. Eccoti.

Piangi. Hai incontrato uno che (non) hai fregato.

Il film non va così, la vita invece si dimostra, appunto col Tempo e temprarla, una ragione troppo forte rispetto al folle.

(Stefano Falotico)

Oggi, o ieri, è morta Rita Levi Montalcini


31 Dec

Domani finirà l’anno, mi diedero del finito ma mi son affinato: la vita, back to the future, è un destino-delfino

Nonostante la stima alla sua scienza e alla sua senescenza, le preferisco Montalbano e Al Pacino: i migliori film del 2012, aspettando il 2013

Inizierei con l’infilzarmi. Basta rimpinzarsi. Poi scoppi e scopi male, perché lì in mezzo si rimpicciolisce d’adipe. Ah, il bolso che poi usa il “polsino” per “far da sé”. Chi fa da solo fa per tre?
No, meglio io e te. “Tieni qua, prendilo!”.

Sono trascorsi parecchi e-venti ma rimango immutabile. Non sono cambiato, infatti ho riguadagnato in capelli senza lozioni “accrescitive” e m’è cresciuto di nuovo inversamente proporzionale al mio conto in banca un po’ “in barca”.

Voglio narrarvi di tali trasformazioni, sono l’unico Uomo che fu tutti i premi Oscar di Million Dollar Baby. Eastwood, Freeman e la Swank. Altro che svastiche e “vacca”, qui vengo picchiato e devo combattere. Quali “chiavi!”. Quale avo. Qui sta colando a picco… la nave! Ah, abbattersi mi porterebbe solo a batter sui viali. No, non voglio affogare, per piacer resuscitatemi. No, in apnea sto in pena, voglio l’albero “di mezzana” del pene non “mozzo”.
Inseguirò un ideale ma m’inseguirà la “stradale” e lo venderò nelle “bieche” stradine.
Eroe populista spacc(i)ato da “equilibrista” del “cubismo” al mio culo.
Bisogna “indaffararsi”, qui voglion farmelo. Basta, fannulloni. Non sono uno da pannoloni.
E tu, pannolina nel sen(s)o di “montatina” un po’ mondina del “latte”, non avrai il pane se vorrai solo “infornarmi”. Il “lievito” mio s’evirerà finanche sui tuoi fianchi, ma virerò in un “microonde” per patate senza il tuo contorno di rosolarlo.

Sì, da calciatore “pensionato” che appese le scarpe al chiodo (infatti, indossavo un giubbotto di pelle su naso “borchiato” d’occhio “attaccapanni”), allenai ragazzi depressi per risollevarli.
Ne “pescai” una ma mi scalciò, reputandomi troppo “esperto in materia balistica”.
Sì, quante balle. Di fieno e “di fino”. Corremmo lungo il praterello fiorito dei sogni, ma mi praticò l’eutanasia perché caddi a pezzi, tranciato dal suo calcio, appunto, ove ogni uomo, anche il più “provetto”, colto in flagrante, sgrana gli occhi dopo tal “amputazione” con annesso urlo “frantumante” e traumatologico per riattaccare i testicoli d’un dolore schietto come il testacoda delle mie “anaconde” così “condite”.

Poi, imparai la saggezza che s’avvicina alle femmine con moderata “torta di mele”, da nero “dolce” alla Morgan. E, nella tavola “calda”, Lei adocchiò di cioccolata bollente.

Ma quest’avventura non mi letiziò. Anzi, peggiorai di depressione, e pulii il pavimento dopo quell’amplesso che m’atterrì. Così, dovetti ripartir dalle più terragne ragnatele del mio appartamento steso e messo “al tappeto”.
Rispolverai… l’antica grinta da proletario “castrato”, e m’effeminai, non solo in Hilary, ma pure in Jay Baruchel. Ecco, credo che a un Uomo, la peggiore offesa, con cui ferirgli l’uccell’, sia proprio paragonarlo a questo… Uno che saltella sognante e poco “favellerà” di “trivella”.

Comunque, a parte le puttan(at)e, ieri ho rivisto l’Oscar consegnato a Sean Penn in occasione della sua interpretazione in Mystic River. Dalla platea, s’alza Benicio Del Toro ma la sua ex moglie, Robin Wright, niente affatto. Perché?
Perché Tim Robbins sa che tradì il suo miglior amico, regalandogli solo una Susan Sarandon.

Come no? Tutto ciò è verissimo. Ed è per questo che l’ammazza. Gli rifilò la suora in Dead Man Walking. Questo film, di Tim, è falso come l’Italia.
Invero, Sean è uno schifoso che confessa la sua redenzione solo per le facili commozioni d’una come la Montalcini. E l’Academy ci cascò.

Comunque, a prescindere… ecco i migliori film del 2012, solo un terzetto.

Sì, non ci son capri espiatori, solo espiazione per DiCaprio. La deve smettere d’andar a donne.
Altrimenti, diverrà una donnola nelle capriole.

E, su questa stronzata, vi lascio a questi.
Obiettate finché vi pare, a me va(nno) e piace.

Sì, sono il commissario e voi, che celebrate la messa, sarete “emessi” dal deretan’ “emissario” del fissarvi nel buco.

Sì, per molto Tempo, Dio mio che orrore erroneo, m’affiliai a una famiglia di borghesacci, capeggiata da una madre frigidella matriarca del suo “archetto” di “trionfo”, diciamo una trota.
Quello che mi fa ridere è che, nonostante le abbiano escogitate tutte affinché diventassi barbone come Serpico, scoprii la loro corruzione. Mi ricattarono con frasi del tipo “Conosci solo noi e, se non t’attieni alle nostre illegalità a base d’umiliazioni e pestaggi, ti calpesteremo anche dignità, sbattendoti in manicomio quando reagirai”.

Sì, sfiorammo davvero gli ospedali psichiatrici giudiziari perché misi a soqquadro la loro casetta degli i-gnomi-niosi che mi sputaron tanti nomi.

Ora, denunciassero ancora e li friggeremo nel duro a morirli.
Scopro che, ah, teste toste, tanto munite di lauree semiotiche quanto più scemoniti d’aureo arricchimento di panza, hanno allestito perfino l’autoritratto delle loro colpe.
Infatti, stan portando nel teatrello dei piccoli “grandi”, “La purga di Bebé”.

Mah, secondo me quella donnaccia deve prendere solo “Il porco del papà”, emerito babb(i)one da bruciar proprio a Bologna come il vecchion’, genitore di due babbei.

Sì, sarò passibile per questo mio “babà?”.
No, vanno liquidati di codesto “liquore”.

Sì, sono come tutta la discendenza falotica.
Mio nonno, contadino, non scontò mai un Giorno infelice perché “scottava” i polli.
Mio padre, pur lavorando di calcolatrice, è uno che punisce le meretrici di calcoli renali, senza sconti di cassa(panca). E camperà più degli intellettuali, gentucola invero, loro sì, campagnoli.
Ah, le campane. Meglio la capanna e la mia caparra. Capra ma non aspra.

Tornando alla Montalcini…, studiò il cervello per salvare le cellule.
Ecco cosa riporta “Il Messaggero”: Nata a Torino il 22 aprile 1909, fin da bambina diceva di «non essere interessata dagli uomini né a un futuro di buona moglie o di buona madre».

Sì, studiò le cellule ma, essendo un cesso, rifiutò gli uccelli.

Sono irriverente? No, sono uno che sa quanto la “scienza” neuronale può scambiare un genio per malato di mente. Via dalle palle neonati! Evviva il rinato!

Evviva Al Pacino.

E tu, sarai fottuta a sangue!

Hugo Cabret
A Lei non piacque? Lei di Cinema non merita nulla!

 Safe House
Denzel ha un potere magnetico. Questo lo so, essendo stato suo amante virtuale in tempi in cui “omosessualizzai” la mia sessualità incerta se candidarmi a Washington o essere casa di “bianco”.

Red Lights
Ma che volete sottovalutare e ironizzare?
Questo è meglio del cinemino…
Vero, masturbatori nelle “rosse?”.

Perché concentrarsi su capolavori già epocali, storici e annunciati come il nuovo dittico di Malick?
Vi proporrò sette pellicole che potrebbero sorprendere. Naturalmente, ammicco eternamente a Bob De Niro perché, secondo me, solo chi s’infilava siringhe adolescenziali da drogato di sesso perverso durante le sue scolaresche, liceali e sferiche ottusità “classiche”, rinunciò al suo ne(r)o.
Gli idioti meritano il cinema con la c minuscola, come le loro teste di rapa, d’asfaltare senza mezzi termine, anzi, sterminandole.

Sparatevi ‘sto video e non scassate!

 

  1. Only God Forgives (2012)
    Clandestini, un cane rabbioso, Gosling con la solita faccia d’apparente minorato. Attenti, all’erta. Allarme “marziale”. Questo è uno come me. Se gli giran male, ti sfodera una raffica di calci ottovolanti, ficcando poi Eva Mendes nel suo embolo di minigonna su esotico “botto” dopo tante botte!
  2. Malavita (2013)
    Ci voleva Besson Luc per rigenerare il De Niro più amabile di mafioso esistenzialista?
    Mettici una Pfeiffer che è sempre “da vedere” e la titanica roccia vivente di Tommy Lee Jones… il filmone è servito di bang!
  3. Die Hard – Un buon giorno per morire (2013)
    Ora, il primo Trappola di cristallo è un supercult ancora cool. L’Uomo “normale”, defilato, dimesso, frustrato, sbrindellato di canottiera proletaria nel poliziotto perché semianalfabeta che non poteva trovar di meglio se non assoldarsi per sbarcar il lunario. Willis è figo, la moglie nel film pare una vecchia culona, il cattivo è uno stronzo cosmico, l’Alan Rickman più bastard di Christoph Waltz. ‘Sto qui però non ha fatto i conti con un pezzo di merda più figlio di puttana dei suoi giochetti. Ed ecco il conflitto, a fuoco combustibile che monta, e terrorizzerà proprio il terrorista
    Gatto col topo. Peccato che Bruce sia un lupo.Col secondo, i 58 minuti per morire, già perdiamo qualche colpo. Anche se guadagniamo ancor di più in claustrofobia. Mamma mia, siam passati dal grattacielo con uno simile a Steve McQueen all’aeroporto “congelato” di blackout. Ma Bruce, anche al buio, ha occhio e sette vite. E appunto sgattaiola fra la neve, incendiando il villain con tanto di Franco Nero “mortificato”.
  4. Mad Max: Fury Road (2013)
    Sono uguale a Tom Hardy. Come no? In casa mia, da anni ho allestito una palestra e sollevo i pesi, soppesando chi vorrebbe sospendermi e invece l’appendo.Se mi fai incazzare, ti stiro di macchina e ti sventolo, raschiandoti al suolo.
    Ora, chiarisciti chi sono. E fuori dalla macchina, altrimenti ti sbatto io di portiera senza portiere che ti parerà il culo.
  5. Gangster Squad (2013)
    Eh, qui si va di grandi. Nick Nolte, Sean Penn, ancora Ryan, Josh Brolin, altro volto che t’incula, mentre nel privato si fotte Diane Lane che “glielo” allena. Rallentando un po’ il troppo maschio ch’è.
    Se poi aggiugiamo Stone Emma, la figa(ta) è assicurata.
  6. Les Misérables (2012)
    Hugh Jackman è anche miserabile?
    Questa mi giunge nuova. Trasformista per eccellenza. Passa dalla serata degli Oscar da ballerino al Wolverinesenza i cazzi per la testa dei damerini, dal camerino al caminetto senza riscaldamento.
    Verrà perseguitato dal Russell Crowe più merdoso e “scassapalle”.
    Uno vuole redimersi ma l’altro non ci sta. Che Hugh Jackman afferri i bicipiti di Russell e gliele suoni.
    Senza legge che tenga. Questo Russell va imprigionato. Sconfina d’atroci ingiustizie.
    Va bene incastrare una volta, anche la seconda. Alla terza, Jackman ti spacca la faccia.
  7. Hitchcock (2012)
    Questo film fa cagare. Non l’ho visto ma Hopkins è troppo truccato.
    Va bene Nixon, va bene Picasso, ma non mi (ri)tocchi Hitchcock.
    Comunque, se Helen Mirren è una bacucca, la Johansson e la Biel varranno la finestra sul cortile.Quindi, di guardone crescerà di binocolo un po’ Pinocchio allungato. Sognando Grace Kelly a fianco che carezzi l’arnese…

“Mystic River” e “Milk” Oscar di Sean Penn


29 Dec

Quando la Notte t’avvinghia, un Clint “vestito” di Sean, piazza un Bill Murray deluso, escluso forse sbagliando di votazione dell’Academy.

Incalcolabile il volto “sfatto” di scontentezza di Mickey Rourke.

Forse questo video già c’era, chissà… forse no.
Comunque, a scanso d’equivoci, lo rimetto lì, no qui.

L’omosessualità…

 

 

 

“Gangster Squad”, una strepitosa Featurette


01 Dec

Se ne parlerà, a partire dagli attori. Un noir fumettistico di next level.

 

(Stefano Falotico)

Filogamo, l’alano, amò la fede di lana


08 Nov

Le donne sono le “colonne”.
Sì, del “colon”.
E dell’idrofilo cotone dopo le “ferite”

Ieri sera, dopo essermi bevuto, a casa d’un mio amico, tutto d’un (senza) fiato il primo Tempo d’un “lapidario” Bayern Monaco, che in 45 minuti ne infilò già cinque, rincasai tutto “strapazzato”.

Al che, aprii Facebook per gli “aggiornamenti”.
Durante il pomeriggio uggioso, inviai l’amicizia a “una” che stimolò subito il mio “apparato” visivo, comparendo semi-ignuda di “vulva” nel “Trova amici” da mia “fava” di fuca, di mia fame da foca…
Chi trova un amico, trova un tesoro, chi trova una troia, non trova la “chiave” di una senza castità ma, di forziere “scassinato”, nel “casino” dei forzuti della sua “gloria” da Umberto Tozzi.

Scoprii ch’ella accettò, una bella da “belare”, e subito “la” colsi in chat. Per un’immediata colite. Più che una scopata, fu una “trombata”.
E un’accolita di “decollarmelo” d'”impatto imminente”. No, non era mattino, ma quasi Mezzanotte.
Infatti, me “lo” spezzò di Luna sua di “traversa”.

Il suo cognome (ché si sappia per “evirare” altri “birbanti” poi impagliati…) è Filogamo.
Ma mi par più doveroso elidere il “lo” e il “mo” e lasciar solo “Fi-ga” (sì, “sciamoci” dentro, “inneviamoci” d'”innervosimento” da cavernicoli sui nostri eretti-li corpi cavernosi…). Fi-ga!  Ah ah, come Pacino bisogna pronunciare  e ben scandire il “candito” piccantissimo di tali due sillabe pro-fumanti.
Palpabili alle labbra e d’arrossire di “rossetto”. Eh eh.
Filogamo non è fica di legno ma da uno di “mogano”. “Rettifichiamo”. Ficchiamola, miei finocchi!
Non so se abita in “quel” Milano, di certo bisogna “darle di mani”.

Mi spingo oltre? No, volevo solo “spingere” un po’. Non prendetemelo… per “uno” che esagera.
Al massimo, son Troisi vestito da Arcangelo Gabriele con Lello Arena, per il mio “pollo” che mi “svergina” al grido “Annunciazione! Annunciazione!”.

Se Nunzio fu conduttore, Filu-o-mena Marturano fu la prostituta dei “maturandi”, poi maturò e si convertì ai monologhi col caffè di Eduardo De Filippo.
E Berta filava, filava davvero… sulla “bocca di rosa” di Rino Gaetano.

Sì, De André era un poeta, Troisi ricominciò da tre, ma Rino, bando alle ciance, sapeva la verità: di Notte c’è un Mondo diverso… fatto di sesso, chi vivrà vedrà.
Infatti, Stanley Kubrick s’ispirò a tal ritornello per Eyes Wide Shut.

Tornando alla Filogamo, mi rifilò uno “sfilettarmelo”. E il “mio” non si “sfregò”, perché m’inculò di “fregatura”.
Sì, ove le “confetture” son di fragole, anche il “duro” s’”intenerisce”. Ammosciatellissimo senza più “pisello”.

Io volevo solo “intascarmela” strappandole il “tanga”, coi miei amici a “stappar” il brindisi d’applauso!

Finìi di  schiena e di spada nella mia chiappa “finemente” sfinita. Altro che clap clap da lieti fini…

Altro che felino e ferino. Questo è un Inferno, oh mio Dio!

Lo so, non disperiamo d’uccello, Caronte il traghettatore recitava la nostra nave al mot(t)oNon isperate mai veder lo ciel.

Troisi lo sapeva. Al pelo… E anche Pasolini d’”uccellini” alla Ninetto D(i)avoli.

Questa è la verità, mentecatti e mendicanti, accattoni e minchioni!

Non ne esiste un’altra  al di fuori di “quella”.

Sono un provocatore, aizzo la mia mente alla “demenza” solo per non patire le depressioni ma, nel “buttarlo” a ridere e non nelle “buttane“, scarabocchio le vostre teste, anche perché poche donne amano che “schizzi” fra le “loro”.

Così è, così sarà.
Parola del “sudore”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. No!… Sono vergine (1970)
  2. Shining (1980)
  3. Whore – Puttana (1991)
  4. Gloria. Una notte d’estate (1980)
  5. Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991)
  6. Uccellacci e uccellini (1966)
  7. Nottataccia (1991)
    Doccia fredda…

Il Genius presenterà la sua nuova opera letteraria, in quel di Roma, durante la mattina(ta) del 7 Dicembre, alla vigilia dell’Immacolata… ho detto tutto


05 Nov

Una Notte noir, nerissima

Siete consapevoli (me lo auguro vivamente per le mie “esorbitanti” finanze “ragguardevolissime”) ch’è uscita la mia nuova opera, “Noir Nightmare – L’ombra blu del fantasma”.

Oggi, dopo innumerevoli mail per ricevere l’aggiornamento, come da contratto (c’è la mia firma di “calce”… struzzo), finalmente rinvenni tal messaggio:

Signor Falotico,
dovrebbe presentarsi a Roma il 7 Dicembre alle ore 9.45 se vuol promuovere il suo libro. Altrimenti, decida di venderlo a modo suo.

Il mio amico Davide Stanzione, col quale ho scritto il fantastico “Nel neo(n) delle nostre avventure” (cercatelo su Amazon…), e con cui stiam allestendo anche il sito www.mulhollandlynch.com, m’ha spedito “facebookianamente”  la sua recensione, in anteprima, di Moonrise Kingdom.
Che sarà presto inserita nella sua pagina, “Dream Land”.

Replica:

la inserisco domani Davide. Oggi, dopo mille insistenze, son stato contattato dalla curatrice delle promozioni letterarie di Albatros. Avremmo fissato, per il 7 Dicembre, la data della presentazione proprio in quel di Roma. Sarebbe un’ottima occasione per incontrarci. Potresti calorosamente, in tal circostanza, tifare per me. Dietro anche “bustarella” dei soldini per le immagini del “Neo(n)”…, eh eh. Devo dare la conferma nei prossimi giorni. Poi, ti farò sapere in merito a dettagli più precisi. Al momento, so solo che dovrò sostenere una durissima intervista della “minima” durata di tre ore (roba che crollerebbe anche l’Al Pacino più ispirato dei suoi celeberrimi monologhi, dunque provvederò a rifornirmi e “foraggiarmi” d’una scorta di Red Bull per non spiaccicar sul pavimento dopo 30 minuti per poter “ri-prender fiato”. Sarò tempestato da domande “a raffica” (speriamo che l’intervistatrice almeno sia figa, anzi no, mi distrarrebbe di cosce dal “discorso” che non-fila-spera d'”infilar”…), salvo l’ambulanza dietro l'”angolo” dello studio in caso d'”evenienze” dei malori da nevralgia p(res)sante. Ora, sfodererò la grinta dei glory days, ritmando il diaframma ai “frame” della Tv indagatrice che, scommetto, spierà d’inquadrature dal “basso verso l’alto e viceversa” a invertir un po’ le (dis)connessioni cerebrali, tendenti all’afasia, ansiogene nell’interruzione con pausa d’occhiolino annesso e ammiccamenti alla videocamera balbettante su-sotto-sopra nel montaggio sincopato (r)int(r)onato alle convulse frenesie senza freni della mia lingua “sciolta”. Dunque, come nelle feste di Laurea, aspetterò i plausi e ringraziamenti, ma ruberanno solo il mio “pasticcino” per “intortarmi” in un mar di melassa e panna montata e poi a smontarmi dalla vanità da “montato” con la classica “lode”. Quindi, invierò il mio saggio, opportunamente tradotto in “versione non originale”, a Sean Penn, nella viva attesa che un Giorno, tramite rapporto “epistolare”, m’invii la sceneggiatura del suo prossimo film da regista wertmulleriano, Il sopravvissuto d’anima orientale nella tremenda società occidentale che ti spacca di frontali e d’occipitali con tanto di mascelle a slogar il tuo malleolo macellandolo fra bernoccoli e tante coccolone. Verrò “(pre)scelto” per la parte più “ambita”, l’amico “fedelissimo” del protagonista, detto “Il giaguaro in guardia”. Il protagonista, come già accennato, è un uomo appassionato dei sorrisi “a mandorla” e tutte le corteggia di “mandolino”, previo “spremeglierlo” come un mandarino. L’amico, vista la situazione “movimentata”, gli frega la fidanzata, ma scoprirà che “lei” è un trans. Assieme, i due “amici per la pelle”, sweet & lowdown, urleranno alla stazione: “Avevamo i numeri per scoparci Lisa Snowdon, invece prenderemo il primo treno transiberiano”. “Lieto” fine del film. 
Comunque, mi sto già preparando psicologicamente per l’intervista. Reggerò? Oh, al massimo, mi darò alle autoreggenti. Con tanto di fazzoletto “detergente”.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Nightmare – Nuovo incubo (1994)
  2. A 30 secondi dalla fine (1985)
  3. Accordi & disaccordi (1999)

Mr. Clown, un signor glaciale di “profumo” sapor “freddo” come il piatto della vendetta


05 Nov

Ronin di posacenere, ros(s)a di Nizza issata

Quando il Tempo, nella sua costanza impertinente e imperterrita, atterra su di me che, proprio in quel momento, sto planando per “tacchi a spillo” delle mie vertigini, di “strapiombi” piombati addosso, appioppandomi di nuovo vecchie “patenti” che deformarono il mio viso secondo e “assecondato” ahi trucchi ingannevoli di chi mi “camuffò” per spellarmi e appellarmi “buffo”

Con irriverenza, che mi disgusta e ripugna, d’altri pugni infransi il “frassino” frastornante del mio calore fracassato, sì frana/ò e “divampa”-valanga di “lava” tra le (s)chiappe, accaldando solo antiche rabbie che m’illusi di seppellire per non morirvi, mortificato, ancor dentro e inghiottito. Questi ghiotti spauracchi, d’atrocità mai redente ma “ridentissimi”, violenti, arditi e a metter nella p(i)aga il dito, vollero arrendere la mia resistenza alla prostituzione nel loro Mondaccio ghiacciato, (de)costruito di (i)stanze pettegole e con att(r)acchi abominevoli ove è facile il “grilletto” con tanto di Parlante da “parolieri” dei solipsismi a (rag)giro degli “strapazzati” del frigger(si)-“refrigerio” ancor di lor scelleratezze (pu)pazze, su(uonati) abba(gl)i che non intimoriranno neppur la vecchietta “suorina”, poiché anch’ella rammemora, or che l’“oro” non l’ha più ma sol misere pensioncine le “danno”, gli attimi in cui il suo “attico” era “su(p)ino”, cenette di Sabato sera a base di “pinzimonio” e di coetanei salami in “salamoia”. Ad afferrar le loro palle “prezzemoline” e “imbandirle” nel suo “soufflé”, morbida e “delicata cottura” di “catture” nella discoteca ove scatenò la seduzione al fin di “rimpolparli” e “rispolverarseli”, pescando un pollo di profilattici, uno coi denti da latte per sue mamme-lle da voglia-“cammello”, m’anche talvolta le “tavole rase” dell’uccello libero invece troppo tosto, libellula di “cicala” così tanto che si “salvaguardò” da tal “selva” pura e “botanica” col suo stesso “shock” anafilattico, come chi è allergico al polline e non è “topo” da galline del pollaio. Un “toro”…
La vecchia, da giovane, se ne “infil(z)ò” e tanta sua gatta fu da pelar di cedroni, “limonate” e “galli”. Chi a lei non s’“allattava, “lo sbatteva”… in galera. Che “galeotta”.
Fra un pelato di pomodoro e pomi d’Adamo della sua Eva da m(i)ele del Peccato, la “signora” aspettava sempre le “ore” del suo “contagiri(ni)”. “Contagiandoli” tutti di “bellezza”… “ve(ne)r(e)a”. Sifilide che “baciava” il suo “bello” d’un “soffio” (al cuore…) di “risma” t-aglio marc(hi)atamente “tirato” e sussurrato: “Vieni da me e in me, fidati di come te lo (s)filo. Sfigato, sei il mio cane di lingue inguai(n)ate”.
Ma, vuoi proprio il “culo”, incontrò il “canino” alla Sean Penn, che la ribaltò e poi mise in silenzio i suoi gridolini isterici, andando in salotto e suonando le “batterie”, da “lei” scaricate come chi non ha più “cartuccia” nonostante l’amplesso “caruccio”, stufo di quello “stufato” e ammorbato dal batterio di codesta battona.

Sean Penn, come un clown rockettaro, ballò il suo Lullaby, e punì prima le donne troppo “domestiche”, “addomesticandole” di vero “piccantello”, e poi mangiando il nazista deturpante con “identico spogliatoio” alla sua carne.

Perché è un “cazzone” che mantiene le promesse.
E cucinerà, appunto, al mostro una vendetta coi fiocchi.
Di nuda “neve”.

– Lei è solo un pagliaccio! Non mette paura a nessuno!
– Però, quando “rido” e mostro le gengive, urli! Come mai?

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. This Must Be the Place (2011)
  2. La promessa (2001)
  3. Lupo solitario (1991)
  4. The Hunted – La preda (2003)

Mio caro Sean Penn, che look è mai questo? Da lupo?


21 Oct

 

 

 

Miei fratelli, c’è un’altra sorpresa letteraria-cinefila per voi, è davvero alle porte. Vicinissima. Che riguarda proprio Sean Penn.

Qui, “parzialmente stremato“, per dirla come Abatantuono. Un Penn più magro… di sempre.

 

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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