Sì, chi non capisce il film Joker di Todd Phillips necessita, a mio avviso, immediatamente di un TSO, ovvero d’un trattamento sanitario obbligatorio.
Come ben sostenuto, seppur in forma generalista e pediatrica, cioè infantilmente, da Wikipedia, poco addentro comunque la faccenda, per TSO s’intende il trattamento sanitario obbligatorio, rehab!
Atto a ripristinare, dopo la psicosi, le normali funzioni cerebrali in linea, secondo l’antico proverbio latino mens sana in corpore sano, con una buona, fisiologica compensazione fisica.
Tale pratica medioevalistica, a tutt’oggi applicata coattamente a molte persone in modo brutale e cruento, disumano, psicologicamente violento e spesso in forma arbitrariamente oscurantistica, è ancora vigente in molti paesi sviluppati.
Sviluppati di che? Il paziente, infatti, indotto soventemente da forti eventi stressori, così come direbbe Anna Torv di Mindhunter, la quale usa esattamente il termine stressori, anziché stressanti, provocato in maniera quasi sempre ingiusta e incalzante dal bullismo, ahinoi, in vigore presso gli uomini che, fallacemente, si credono tori-vincitori, dunque vigorosi, di questo carro carnevalesco ch’è la vita nel suo acrimonioso scremare le persone tra falliti e arrivati (poi, chissà dove…), ecco… crolla a pezzi e diventa pazzo.
Nella maggior parte di questi casi incazzati, comunque umanissimi, la psichiatria interviene in modo, come sopra già specificato, da me qui evidenziato e assai sottolineato, erroneo.
Anzi, orrido.
Poiché, piuttosto che venir incontro alle esigenze della persona ammalatasi di fortissima depressione, ascoltandola con doviziosa premura, dunque aiutandola con delle sanitarie, sacrosante e sane cure, la seda con farmacologiche contenzioni. La incula!
Ché, anziché debellare il male interiore, lo accentua. Paradossalmente, punendo il paziente e reprimendolo potentemente persino con pesantissime, intramuscolari iniezioni.
Così (dis)facendo, la persona viene destrutturata e nient’affatto sanata. Non viene per niente salvata, bensì in molti casi addirittura internata.
Ecco, la gente che non capisce Joker è meglio che vada a mietere il grano e a coltivare le cicorie, preparando le uova.
È gente incolta ed economicamente, si fa per dire, emancipata. Che non è mai stata emarginata. O forse, ancora peggio, è gente sbandata, addirittura squattrinata, che si crede capace e invece non saprebbe girare non soltanto il filmino della prima comunione, bensì neppure decenti e presentabili stories su Instagram. Semmai, queste persone si riprendendono anche mentre mangiano la colazione dei campioni. Io direi, più che altro, dei coglioni.
Gente, difatti, che ha le palle e si dichiara fottutamente cazzuta, cazzo.
Non capisco come non si possa non capire Joker, (mal)trattandolo alla stregua del solito cinecomic.
Cristo, quest’atteggiamento snobistico e cinematograficamente aprioristico, è davvero tragicomico in modo illogico.
Joker è la storia di noi tutti persone normali e comuni mortali che, dinanzi a talune circostanze sbagliate, non sanno dove sbattere la testa. Sinceramente, detta come va detta, vorrebbero sbattersene una ma vengono… pure castrati nei testicoli.
Poiché, come sopra da me esplicitato, non trovano sostegno morale neppure fra le più veterane psicologhe. Donnacce immorali, brave solo a imbavagliarli nella demagogia più scontata, chiedendo loro se lavorino o se siano felici a portare gioia alla gente che stronca Joker.
Nessun ascolto, nessuno ascolta. Poiché la gente non sente e non sa auscultare il battito del cuore.
Preferisce refrigerare le anime in qualche diagnosi alla buona. Etichettandole come se fossimo bestie da soma esposte al mercato delle macellazioni. Somaroni!
Facili, sbrigative e convenienti, squallide, moralistiche retoriche e soprattutto stantie classificazioni retrograde.
Che purtroppo si stanno diffondendo a macchia d’olio nel pensiero comune più del coronavirus.
Un contagio fascistico che detta legge severa e intransigente contro la stessa gente che vota, poiché ignorante e facilmente suggestionabile, Salvini. Pensando oscenamente che si possa risolvere l’italica situazione penosa senza essere minimamente ponderati, pensosi, ponderosi e calorosi. Tanto da attuare vetusti coprifuoco pericolosi.
Joker è un capolavoro. E non è banale solipsismo denominarlo tale.
Immaginate, per esempio, quei poveri dementi del Liceo Classico, retaggio istituzionale da Altare della Patria più vicino al nazismo con la svastica.
Quei ragazzini spastici, ebefrenici, a volte pure incurabilmente epilettici e con gravi turbe psichiche, con problemi non solo nel piccolo loro cervello, i quali pensano furbescamente che basti tradurre un testo di greco per essere degli dei ellenici.
Si dice, orridamente, che il Classico forgi la corretta forma mentis.
Non diciamo puttanate, suvvia! Ci vorrebbe Al Pacino di Scent of a Woman che entri in queste aule di degenerati col lanciafiamme!
Ragazzini che non vanno scannati, no, non esageriamo ma la dovrebbero finire di chiamare sfigati coloro che non la pensano e pensino come loro e non si acco(r)dano, quindi, al loro programmatico, ignominioso e (in)dignitoso, filisteo (de)coro.
Conobbi molti disgraziati di questa stirpe di serpi velenose. Dei poveri diavoli che incontrarono San Michele, patrono delle folle, protettore di ogni fobia scagliata contro i lager psichiatrici, contro le foibe e le donne foche fintamente acculturate che fanno le fighe da maestrine della minchia.
In meridione, le definiscono sciammerie. Donne che si bardano dei loro titoli del cazzo per detronizzare chi, a differenza loro, non si prostituì al mercimonio.
Donnacce da manicomio! Ma sbattetele, forza. Ché sono pure frigide.
Invece, volete mettere il culo della pornoattrice Chanel Preston? Questo culo liscio, duro e al contempo morbido che ispira tenerezze e, di dolci carezze, te lo rende ritto più di Jessica Rizzo.
Sì, uomini cavallerizzi, basta con le sciammerie da teatrino dei nani. Basta con queste ipocrite sceme, con queste racchie scimmie.
Meglio gli onanismi. Ben vengano, tutti!
La masturbazione è condannata dalle donne. Woody Allen la adora.
Sì, guardate attentamente Woody. La faccia dello spermatozoo c’è tutta.
Masturbazione! C’è chi la pratica, nella sua intimità, non solo domestica, da cane Cujo alla Stephen King, cioè da quadrupede simile a un lupo mannaro, chi, senza troppi convenevoli (di)viene svenevole, pure svenendo, chi, morbidamente, se lo alliscia come se accarezzasse una gatta morta.
Ah, bella roba.
Chi, troppo arrapato, non fa in tempo neanche ad aprire la foto di una modella su Instagram che viene ancora prima di aver aperto non solo la virtuale potta-topa, bensì la sua patata, no, patta da da topo.
Per quanto mi cerniera, no, concerne… credo che siamo attorniati da zoccole.
Con estremo carisma, indosso il mio giubbotto di Drive e guido con una faccia da Ryan Gosling, cioè da culo, (ig)nobile. Con espressioni un po’ da autistico e un po’ da ottimo autista.
Anche oggi abbiamo sparato la stronzata serale.
Giornata dura, fratelli. Col mio editor, correggemmo il testo del mio nuovo libro. Impaginandolo in tutti i formati possibili e immaginabili.
Sì, come il grande Marlon Brando de L’isola perduta, anziché truccarmi da Joker, esco di casa con tanto di crema sul viso, bianchissima. Tutti sbiancano.
E spargo benedizioni alle bestie. Cioè a quasi tutta l’umanità che va col branco.
Così è.
Ora, qui al banco, mi serva non un prosciutto, bensì un White Russian asciutto.
Devo rifarmi la bocca.
E se mi va, dico, faccio pure pubblicamente un rutto.
Vorreste crocifiggermi e prescrivermi, per questo, un TSO?
Ma andate a dare via il culo, va’.
di Stefano Falotico