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Post capolavoro che invoglia all’amore libero: il fascino amletico di un malandrino latin lover caliente come il tritaghiaccio di Basic Instinct e implacabile come Schwarzy


06 Sep

Implacabile Schwarzy

Eh sì, in quel film la cara, oramai vecchia gallina che fa buon brodo, ovvero Sharon Stone, era all’apice della femminilità. Le bastò scosciare per provocare quel lupo mannaro di Michael Douglas, uno dei più grossi marpioni di Hollywood. Infatti, nonostante il Cancro e l’occhio oramai sbilenco, Catherine Zeta-Jones pare che continui ad apprezzare le sue “doti”… attoriali. Soprattutto perché Catherine da tempo non gira un cazzo ma continua a far la bella vita, mantenuta da questo mezzo matusalemme che, credo, creperà prima del padre.

Oh, per la Madonna. Sapete che Kirk, il prossimo Dicembre, compirà 102 anni?!

Cristo, questo Spartacus, nonostante sia completamente rimbecillito, ha una scorza durissima. Non schiatta mai, Dio Cristo!

Sì, Sharon illanguidì il pisellino di Michaelino e gl’irrobustì tutto il muscolino. Spingendolo… ad amplessi ginnici che nemmeno un trapezista del circo…

Di mio, posso dire che negli ultimi anni ho attraversato tutte le fasi sessuali, ingigantendolo talvolta e rimpicciolendomi quasi sempre. Sì, cammino in camuffa per apparire più giovane di quello che, invero, sono…

– Ciao bella, quanti anni mi dai?

– Quasi quaranta.

– Non venticinque?

– No, i venticinquenni non mi piacciono.

 

Sì, una strategia totalmente bieca eppur efficace. Perché la donna matura necessità dell’anagrafe da uomo “duro”, temprato dalla solitudine, dalle sfighe immani, la donna infermieristica addolcisce, allieva e cura le ferite dell’animo affranto, infranto, spesso regredito da infante, lo coccola e tira su…

Mi son sempre piaciute le donne più grandi di me. Un tempo, non potevo averle eppure, nella concupiscenza purissima di masturbazioni dolcissime, già le bramavo, a me le stringevo in fremiti di vasi dilatatori rigidamente poderosi. Sognando di giacervi d’armoniosa potenza focosa.

Al che, come in Monsieur Verdoux e, chaplinianamente, anche come Il monello, offrii il mio “orfanello”, cresciuto a traumi e batoste devastanti, a milf che potessero rendermi svuotato… completamente.

Sì, le milf mi hanno sempre attizzato notevolmente. Le pornostar che oggi preferisco hanno 40 anni, giù di lì, ma anche quando avevo vent’anni guardavo a quelle che ne avevano il doppio.

Oggi, le donne mi dicono che ho una voce da doppiatore ma con loro faccio doppiette senza praticarmi il doping.

Le donne, sapete, sono molto complicate. Soprattutto qua in Italia, patria del cattolicesimo più borghesemente fariseo.

Tutte innalzano in gloria la parola amore e affermano di non fare mai sesso. Che è peccato! Loro fanno all’amore. E lo fanno solo con chi s’innamorano, anzi, se sono innamorate.

Ad esempio, una su Instagram, ogni sera inserisce foto di nuovi uomini che gliel’hanno inserito…

La contatto:

– Posso essere immortalato nel tuo nuovo selfie?

– Cioè? Vuoi scopare con me? E poi vuoi che ci facciamo la foto assieme, ancora sudati e fradici, coi cuoricini e gli hashtag della minchia?

– No, voglio che mi ami.

– Io amo tutti e non amo nessuno.

– Cioè, sei una zoccola.

– Come ti permetti? Porco!

 

Sì, io sono troppo sfacciatamente sincero. Molte donne ambiscono a ciò che in mezzo alle mie gambe sta e s’inalbera con durezza, resistenza, quantità e qualità. Eppur sono pudiche e ci girano attorno con panegirici che sfiancherebbero anche uno stallone di razza. Anche Woody Allen, con queste italiche catto-borghesi, perderebbe la pazienza.

– Sono affascinata dalla tua mente. È sensibile, delicata, mi stimola, mi piace parlare con te. Sei affascinante, voglio scoprirti, sentirti dentro, capire che mi capisci, entrare in sintonia con la tua anima. Adoro stuzzicarti, provocarti, invogliarti e forse anche incupirti.

– Concupirmi, semmai.

– No, proprio incupirti. L’uomo cupo è un po’ lupo, l’uomo cupo non pensa solo a come ficcarlo in ogni mio buco, egli è il re del bosco… della fantasia. E con lui viaggio nel romanticismo più bello, sereno, più zuccherato e prelibato. È magnifico quando un uomo ti rende fiera di essere donna.

Donna non significa fare l’avvocatessa cazzuta, ma godere della propria innata sensualità, dei propri sogni, del proprio scrigno segreto, del proprio giardino fiorito. E tu sei un grande giardiniere.

– Sì, come Benicio Del Toro di Uova d’oro.

– Non ho visto quel film. Benicio, in quel film, che faceva? Regalava rose e mazzolini di fiori alla sua bella?

– No, regalava a tutte il suo grosso uccello.

– Che schifo! Tu saresti così?

– No, ma non sono neanche uno che, il fine settimana, ti porta a visitare i castelli medioevali e le abbazie, chiamandoti principessina.

– Allora sei una merda.

– Sì, e tu sei una che non scopa da parecchio. Via dai coglioni! Su Sky stasera danno il film La Sirenetta. Fottitelo!

 

Sì, le donne finto-monache, troppo idealisticamente romantiche, sono sempre depresse, frustrate, insopportabili. Te la danno dopo che t’hanno già rotto u cazz’!

Ma non vanno bene neanche quelle super gnocche. Per via del fatto che sanno di scatenarti un’erezione netta dopo tre secondi, semmai te la rifilano pure, tanto per provare esperienze diverse ma, se non hai il conto in banca a cinquemila zeri…, ti dicono addio e ti mandano a fanculo dopo l’orgasmo squallidissimo.

Be’, però te la sei fatta soprattutto, soprattutto sotto… nelle mutande. Sì, con donne così, state attenti a non venire ancor prima di fumare la sigaretta.

Di mio, sono un uomo da tre massime, da me stesso coniate:

la vita di un ruffiano e paraculo è come un ottimo gelato al limone. Leccando, finisce col retrogusto rancido e amaro in bocca.

La vita di un uomo medio è una continua balla che si racconta, quella della donna media è quella di una che vuole solo balle…

La vita dei grandi uomini e delle grandi donne, comunque, è una stronzata lo stesso.

In fondo, cos’è la vita?

Quando sei bambino credi che i camionisti guidino veicoli speciali che diventano fighe macchine da guerra come in Transformers. Quando sei adolescente, se sei figlio di genitori fintamente di sinistra, studi per far piacere a chi t’ha messo al mondo, parli per frasi fatte e retorica a volontà, e aspetti il sabato sera per sfogarti sessualmente con una scema più decerebrata di te. Sognando di essere una rock star.

Ben che ti vada, farai il giornalista e ti pagheranno per magnificare film orribili. Rinneghi ogni tuo valore ma devi pure tirare a campare.

Una volta che arrivi… hai un lavoro economicamente importante, guardi i cinepanettoni per farti du’ risate, ché domani hai troppe responsabilità, e non ti va di pensar troppo con film “tristi”, umanistici e profondi.

Insomma, a qualsiasi età, è una bella schifezza.

Un’inculata enorme.

L’unica cosa che non ti delude mai è la pizza porcini… e radicchio. Ottima.

Ho detto a Killian che sarei tornato… Non voglio passare per bugiardo!

Ecco, se volete un amico e un amante che vi racconti cagate, è pieno il mondo di fake. Io sono autentico, per questo nessuno/a mi sopporta.

Se uno mi sta antipatico, non lo emargino e calunnio, non lo butto all’inferno perché mi sta sui coglioni. Non lo disprezzo neppure, lascio che faccia la sua vita.

Lezione di vita del maestro.

di Stefano Falotico

Discorsi politici che lasciano il tempo che trovano, meglio Alla ricerca del tempo perduto e anche Indiana Jones e il tempio maledetto


30 May

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Ieri pomeriggio, accadde che… lessi un post, ottimamente scritto, grammaticamente ineccepibile, retoricamente incontestabile, politicamente irreprensibile, integerrimamente superbo, contegnosamente inappuntabile che però mi fece riflettere.

A chiari lettere, questa mia amica di Facebook scrisse codeste parole per il classico, come si suol definire, discorso da applausi.

Un tempo c’erano le ideologie (Treccani: il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale), poi, con un giochetto di prestipopulismo, venne detto che erano brutte e spregevoli, sempre e in toto. Il nuovo era essere apartitici, apolitici, aideologici, persino acritici, né di destra né di sinistra, né per Coppi né per Bartali, gelato sia alla frutta che alla crema. Rischio ridotto, dissero altri: il popolo è più erudito, sa far di conto, si informa su internet, sa subito discernere una bugia dalla verità, produrrà idee nuove, meno violente e totalitarie.

E invece il popolo era solo formalmente più scolarizzato – per obbligo oltre che per necessità – e, proprio in virtù di qualche titolo e di una presunta “democratizzazione del sapere”, concetto orrendo a dirsi e a farsi, in questi termini farlocchi, si era convinto che bastava poter accedere a una conoscenza da discount, iniettata per fleboclisi, per dirsi sapienti su ogni aspetto dello scibile umano.

Alle ideologie forti si sostituivano, non delle idee ponderate, frutto critico di elaborazioni personali, basate su dati, su fatti, su conoscenze reali, ma le ideologie deboli e moleste del sottuttismo, alimentato ovviamente a ignoranza crassa, prepotenza, analfabetismo istituzionale, e non solo, d’andata e di ritorno. E queste ultime venivano poi affiancate, quando non surclassate, dal non-pensiero del complotto permanente (delle case farmaceutiche, della troika, della chemtrails conspiracy theory ecc.). 

Un paese dove il pensiero critico è stato abolito in favore del tifo, dove esistono le zone franche dei social per vomitare la propria impunita inciviltà, dove non si ammette l’ignoranza (e magari si tenta di provvedere), ma si continuano a estrapolare passi di libri mai letti, di dichiarazioni parziali, di bufale trite per avvalorare la propria purtroppo manifesta incapacità – indotta in anni di duro lavoro, va detto – di usare dei dati veri per elaborare concetti originali, non è già più una democrazia. Non è una democrazia matura, almeno. 

Non c’entra Mattarella, non c’entra la Merkel, c’entriamo noi, la nostra becera supponenza, il nostro opportunismo, la nostra resistenza verso un processo di autocritica che ci induca almeno a leggere i libri che citiamo, a chiedere a chi ne sa di più se non li capiamo. Invece no: giù le mani dall’Italia! L’Italia agli italiani! Ma quale Italia? E quali italiani? Per cortesia…

 

Clap clap, e tutti mettono Like, lodando tale inattaccabile discorso, andando a parare su Stalin, Marx e Lenin, e invece io, da intellettuale vero, risposi con acida accidia.

Falotico: – Mi spiace contraddirvi. Non fate i moralisti, siamo tutti così e se qualcuno dice di no mente e nel quotidiano si comporta pure peggio.

Donna ferita nell’orgoglio: – Così ci sarai tu. Scusami ma vedi di parlare per te.

Falotico: – Così lo sono tutti, io non vedo gente che si schioda dal suo orticello e fa le rivoluzioni, io vedo gente profondamente annoiata che si guarda l’ombelico e al di là di filosofeggiare sul Cinema o arti in generale in maniera astratta la sua superiorità non la dimostra se non a parole, io so molto bene chi sono, e sto provando a cambiare me stesso e le cose senza retorica.

Donna intimamente colpita, stupita, allibita: – Questa è solo la tua verità, Falotico. Una verità per definizione parziale.

Falotico: – Io so che se sono scomparse le ideologie è perché molti si son sentiti traditi, è facile puntare il dito, la gente non è tutta scema o ignorante, affatto, si è sentita offesa dai valori che difendeva che gli si son ritorti contro, e allora si è data al pressappochismo e a prenderla come viene, perché non sapeva che pesci pigliare.

Siamo Che Guevara dietro le tastiere ma io non vi vedo sinceramente sporcarvi le mani tutti assieme, mi dispiace dirlo ma è così. Dove li fate i comunisti se non a recitare bei discorsi di facciata, se non a idolatrare lo star system e a fare i sapientoni, senza mai dimostrarlo sul campo?

Uomo non chiamato in causa che però si sente chiamato forse in casa, sì, gli è arrivata la notifica dei miei commenti e dunque prende su la parola: – Siamo tutti così e pertanto diamoci le pacche sulle spalle e accettiamo le nostre piccolezze, è un punto di vista molto sorrentiniano.

Falotico: – No, io provo a cambiare me stesso ma non mi elevo a giudice, il mondo non posso cambiarlo se non partendo da me stesso. E faccio autocritica prima di sparare a vanvera discorsi retorici.

Uomo lezioso che rigira le frittate: – E quello che hai scritto su cos’è se non un giudizio?

Falotico: – Sì, giudico il moralismo così come i moralisti giudicano il mondo, e mi stai dando risposte sinceramente troppo leziose per poterti prendere sul serio, ciao. Comunque a me Sorrentino piace abbastanza, a te piace il mare di Sorrento?

 

Sì, la dovremmo finire di pontificare e fare le paternali, di recitare predicozzi morali, di voler dare insegnamenti agli altri.

 

Siamo tutti complici e non mi venite a dire che Aaron Swartz non è stato tradito…

Adesso riguardiamoci il film Commando con Arnold Schwarzenegger. Vero film reazionario contro i fascisti.

Ah, Marcel Proust, fuori è bel tempo. Ma le previsioni meteorologiche han detto che in serata verrà a piovere. Maledizione!

 

 

di Stefano Falotico

Terminator Genesys, Trailer


05 Dec

“Escape Plan”, Tv Spot


21 Sep

Schwarzenegger e Stallone


31 Jan

Fra i due culturisti, scelgo il mio culo

Prefazione di cottura ai culi marmorei del marmittone, poi ci daremo a questi due o(r)moni, Schwarzy e Sly, Bruce Willis è un terzo incomodo da Church moralista


Sylvester Stallone, è Lui the last stand, non Schwarzy, nel caos d’un movie movimentato d’autore ma in confusione fra muscoli rugosi e inquadrature lisce-sgommate senza Jimmy

L’attesa del comeback di Arnold sta terminando. L’Italia, oggi, sarà “aggredita” e invasa da quest’ultimo “sopravvissuto”, ancora in piedi, sceriffo che torna dal nulla e farà piazza pulita degli insetti divoratori, nel crimine da sbudellare, dentro una cittadina polverosa, westernizzata nel Kim sbarcato a Hollywood di budget stracciaincassi. Sì, come la Kardashian. Un’esotica adesso miliardaria per sedere esposto nell’erotico-diuretico. Che culona di sederino peggiorato. Kardashian, il lassativo rassodante-ginnasta con tante can-aste.

Rientro “in stile”, già controverso, attaccato da una nostra Critica un po’ cattivella che non ha affatto risparmiato a Schwarzenegger dei colpi bassi, del tipo “Vecchietto, piglia la pensione, lascia che la banca venga assalita da ragazzi coi riflessi più pronti. Non giocar al ruolo del punisher vendicatore ex Governatore, la California è meta della bagascia Alessia Marcuzzi che, dimagrita d’anca, causa troppi addominali regularis-panche dei suoi dominatori bifidi col baffone, barcheggia sulla sdraio, abbronzata di due pezzi neri più tre neroni a spalmarle la cremina nel rassodarla dai dolor de’ panza del cattolico italiano catodico, suo Fratello Grande, la cara suorina”.

Arnold, dopo esser stato tempestato da questi infami, “pompò” d’olio ai loro testoni, spezzandone col piombo i testicoli su graffio “sdradica-braccino e braccialetti nelle dita malsane di zoccolette a cui donaron stilografiche per addobbarle col figo che non s’ingroppano, sebbene l’inchiostro sia mostruoso d’offese in fila nelle mutande lor rifiutate”.

E resusciterà da the tomb, proprio con Sly, icona marcia e anche immarcescibile che, sulla sua antica icona, sta ora plasmando il mito expendable di chi sa ben spendere le cartucce prima d’espirar il colpo fatale.

Av-verrà in  Grudge Match, fra una Kim Basinger sfatta però ancor d’accalorare per stenderla al tappeto. Infoiato nella foga, Lei ora monachina, delle cosce da settimane e mezzo metro di manzo da pochi centimetri presto “annoverandole” ché ancor provoca per il sessanta-nove.
Sessanta, pressappoco la sua età, 9 sta per “tombola-tombale-tombino ché il pisellone è ora poco trombante” di Mickey Rourke (mercenario che non le cena più di fame, il posacenere) coetaneo da capricci “plastici” su chirurgia “viver sani e belli-sempreverdi” nonostante mangiamo solo verdura per non ingrassare, colpa che non confezionamo più “confetture” a letto a base dei tal “denti-gengive”-tali ingredienti, ex ricostituenti: fettuccine al sangue con fornicate inforchettanti, forbici “taglierine” nel triangolino e aromatiche per il sesso “amorevole” dei cazzi non più durevoli ma “sformati, di palle esplose, dai microonde scop(pi)ati, patonza ora solo appiattita senza neanche un gonzo da lavare”.

La Basinger è come il regista di The Last Stand. Prima c’illuse con dei capolavori “aerobici”, coreografie snodate da “urlo” eccitato, adesso s’è ammosciata nel p(i)attume.

Ora, ripeto: lanciatemi e slacciate una stallona e lo prenderà Rocky. Di pen’-igirici e prese al suo culo.
Che sono questi film che ci girano “intorno?”. Accade di tutto, poliziotti che son “manganellati” da teppisti senza pistola, bar scalcinati con calcio al frigorifero dei gelati, Peter Stormare pelato più di Bruce Willis, bravo a esserne parodia quando Peter fa il serio, strade assalite, inseguimenti nei campi di grano con l’ombra-scia dell’emulo di M. Nyght Syamalan che scatta foto signs, segnaletiche senz’etica, violenza senza briciolo d’autoironia e automobili troppo comiche.

Ridatemi Conan. Egli sapeva essere Terminator senza ammiccare, cinefilo, con occhiettino a mandorla.

Questa non è l’opinione d’un italiano che suona il mandolino, ma d’un BalboaBobo che “strimpella” la chitarrina di tua moglie. Curala dal catarro, rendila anche tamarra.
Vedrai che ti amerà senza Cancro al fegato.

Il resto sono delle stronze.

Questo Schwarzy fa lo stronzo ma ci pare una stronzata.

Last Action Hero formato Arnold, quello del telefilm

Dovete sapere che uso i pannolini, spesso piangono i miei “assorbenti” neuroni frastagliati nel tragicomico dei manicomi sociali, fra il mio being che mi torna indietro al boomerang e vari splash dei fumetti mentali su viaggio tortuoso di vicoli “ciechi” illuminati dai miei sensi nel senza senno, soprattutto quando non ho sonno, cioè sempre col sorriso sgranato

Sì, di Notte, mi catapulto in cucina e acciuffo i biscotti della nonna, inferocito di fame “sessuale” inappagabile nel wafer che poi vomiterà la cioccolata “calda” nel water per indigestione bollentissima da “bollito”. Sì, mi son stufato di tutto quanto, anche delle tuffatrici che, di caviglie sinuose al placido “sciacquarmele” del Tempo-ral-anal-itico mio amato di mano, strangolavano nelle strabuzzate erezioni per rassodare i malumori dopo tante perniciose malelingue. Che ricordi, da “giradischi” inton(n)ato di volume “altissimo”. Quando Cagnotto Tania s’aggiustava il costume e io, scostumato, mi strappavo la “lampo” e poi, con calma moderata nell’andamento lento, coglievo il fotogramma mio più “sviluppato” da medaglia d’oro di “spruzzo”. Ah, come al mare, sul divano in pelle color giallo-oc(r)a, ecco che avviluppai tante donzelle per la mia, lì in mezzo, gazzella abbronzante di spiagge paradisiache ma salsedine.
La famosa “gazza ladra” del mio rossore alla Gioacchino Rossini, compositore incomparabile eppur così descritto, “buongustaio” da “Wikipedia”:  ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant.

Più che altro “vivendomele” tutte bone nel “bonaccione”. Più che Gioacchino, direi fiacco ma di fianchi come Lui avvinnazzato.
“Sgozzato”, ad “aizzarmelo” nel rizzarlo, fra more, rossettine, corvine, nere e biondine, una merendina, un’altra “maialatina”, “Li mortacci tua quanto m’è diventato duro!”, i muri insonorizzati ché i vicini non potessero ascoltare i “potenti” miei godimenti ululanti (già, il fringuello volava bell’ bell’, sognando che codeste, a pecorina, belassero nella “bestia” voluttuosa), la stiratrice del piano di sopra che voleva “sturarmelo”, e i tiranti delle corde elastiche dei pantaloni Everlast.
Infatti, “insormontabilissimo” come l’Everest, orientato fra sudafricane, nordiche e svestite a Ovest del mio in “festa”, infestante, “fastoso” e, dopo l’apice dell’orgasmo, di nuovo stizzito e poco tozzo sotto il livello dell’acqua.
Altitudini prominenti d’una mente che, alla vista di tali svettanti donne dinanzi al mio sventolarlo, subivano scosse “tettoniche” nel terremoto ormonale del poi finale “detonare”. Abbassando la cresta da gallo sotto le mie croste senza vera “crostatina di mele”.
Un cocco all’albicocca, a-dorando gnocche da sgranocchiare con “gocce” delle mie adocchiate per il piccante, sempre su e poi afflosciato nel “Vai col liscio”. Che musica per le mie orecchie.
Però, l’onanismo alla “lunga” fa venire… due palle.
E, a furia di toccare, c’è il rischio di non “raschiarle”. E diventare solo un uomo che fischietta, “pigliandola” così come viene, non tanto “pene”.

Ogni mattina, mi son “prefisso” questi numeri… di telefono per contattarle al fin di tastarle, non di cavo, ma “strillando”-castrato prossimo: quello della dottoressa Levante Luisa, una a cui levar la Laurea per spingerla d’aureo, Ponente Sonia, donnetta che però sprona al tramonto, e Ghezzi Enrica, omonima di cognome del fuori orario al femminile, meno cervellotico ma più per l’uccello.

In fin dei conti, il coito è affar nostro.

Io sono il Conte, quindi nessuno sconto. Come dico io.
Mi sa che non ci sarà neanche un colloDracula morì di sete.
Meglio comunque di te, che hai le corna.

A masturbarsi si perdono le cornee. Può darsi, ricorda zoccola: “Non darmela”.

Sì, si professano tutte vergini queste professorelle. So io, invece, come sborsano…

Invero, sono un patito delle donne, collezionista, come pochi altri, delle ossa mie che un po’ rosicano, talora arrostiscono. Insomma, così è per tutti, a volte va, a volte non “entra”.
Pazienza, ci scapperà la sega, senza scopata, appunto, del John Travolta di Pulp Fiction, detto l’Eric Clapton delle sue “corde vocali” quando “stecca”.
Ne vado matto. Credo che il mio non “essere sociale” alla Jimmy Bobo, derivi proprio da un’alterata percezione che i miei coetanei ebbero di me. Quindi, per un certo periodo, si bloccò, insomma fu boicottato e nessuna “imboccai”. Non cresceva neppure, in zona “bavaglino” del tinello con la Nutella ad addolcire e poco “cucchiaino” a “smaltare” di glassa e di “grosso”.
Fu per colpa anche proprio delle piccioncine che “rimpicciolì”. Sì, loro andavano coi picciotti e io mi davo ai pasticcini mignon. Che mignotte!
E dire che la “cariatide” del Mickey Rourke, tornando a questo qui, “in erba” c’era “tutto”. Per la mia Carré Otis mi sarei tagliato il mignolo con tanto d’anulare sinistro per ambidestri amplessi anche solo per sfiorarle il mignolo.
Più che Otis, fu un Hostel. Già, tanti sogni a castello e molti nel cassetto ma, per di più, incassavo e il mio “bottino” scassinavo. Molti adolescenti si recavano al casino, sempre feste, Notte e dì di pe(pe)rine, di mio incasinai nel Sam Rothstein di Casinò. Sì, colui che vede lungo, pronostica le scommesse altrui, ma finì, per un po’, a far il messo, mentre le messaline, di Domenica “intingevano” e poi di “permanente” nelle mèche del “mescolarseli” ben n’eran “tinte”.
Tutti dentro alle liceali con ambizioni formato “conigli”.
Sì, la prima educazione “puritana” partì per colpa di Don Giuliano, parroco troppo parruccone.
Provocai la figlia della Rosselli, una già col rossetto a otto anni, oggi l’usignolo m’ha detto che sta con un nano da “Cappuccetto”. Ero già Max Cady, ma Giuliano volle rendermi candido.
Sì, bagnai di “bianchetto” una da “macchiare”, e le imbrattai il quaderno di tal “scarabocchio”. Solo perché imparasse a chinarsi in adorazione del mio “Altissimo”.
Giuliano mi portò in sagrestia, e mi costrinse a leggere il Vangelo.
Lo lessi da cima a fondo, ripetendo i passi più equivoci, come quando non si capisce se Gesù stava con Maddalena o davvero pensava solo all’Alleluja, predicando sulle altalene agli uccelli.
La “tensione” s’allentò, ma Giuliano mi cacciò un ceffone:

– Lurido porcellino, non fare l’Ezechiele se ancor prima non hai affondato nel miele. Altrimenti, sprofonderai all’Inferno, e saran, come disse Lino Banfi, volatili per diabetici, cioè cazzi amari.

In tutto stile, senza battere ciglio, gli posi una domanda che lo raggelò:

– Giuliamo, siamo uomini o no? Lei e suor Aquilina, quando “cala il sipario delle recite”, recitate sull’altare?

Giuliano bevve l’amaro Giuliani. E scoppiò a piangere perché avevo pronunciato quella frase d’intuizione che non pontificò ma rabbonì il suo nasino da “sorelline”.
Din don dan, suonan le campane!

In poche parole, credettero fossi fermo alla Cresima, invece ho sempre amato Roberto Da Crema, l’imbonitore televisivo che t’incita, urlatore, a scartare le “bomboniere”.

Oggi, una squinzia desiderò “deliziarmi”, e “sbandò” in chat. Fui colto alla sprovvista, era appena alba, ancora in ciabatte.

Le ho replicato così: “Ciao, sbandi per me? Questa storia delle sbandate è un’emerita puttanata, ma fa Piacere eccome, stimola l’autostima per alzare.

Sei molto carina, a giudicare dalle foto non mi sembri il tipo per un altro, eppur, scavando a fondo, nella tua minigonna pantacollante, i miei occhi incollano e subito ti vorrei chiedere una “cortese” amicizia, ambendo nella speranza di baciare le tue calze, permettendomi qualcosa che s’innamorerà.
Possibilmente potrebbe incalzare. Tu scalza, “lui” incazzato.
Ci stai? Se non ci stai, statt’ bon’.

Fra i due litiganti, il terzo gode?
Chi è il terzo?
Willis Bruce? No, Bruciato Luciano, uno lucano.
Eppur cucca.

Guarda la gente e s-fotte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Last Stand (2000)
  2. Last Action Hero – L’ultimo grande eroe (1993)
  3. The Tomb (2013)
  4. Jimmy Bobo – Bullet to the Head (2012)
  5. I guerrieri della notte (1979)
  6. True Lies (1994)
  7. Ancora vivo (1996)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)