Posts Tagged ‘Scent of a Woman’
Tutto quello che avreste voluto sapere sul Covid-19 ma non avete mai osato chiedere… a Hollywood, a De Niro, a Ridley Scott, a Woody Allen e a Jeremy Irons, specializzato in ruoli ambigui… come il demonio
Perché a Hollywood continuano a girare film mentre noi non possiamo per strada girare?
Eppure, Clint Eastwood, totalmente in fascia “debole”, avendo superato i novant’anni, quindi trovandosi in zona facilmente contagiabile di Coronavirus, ha da poco terminato di girare un film on the road, Cry Macho.
Sì, è paradossale. Forse, siamo precipitati in Balle spaziali, cioè nella migliore demenzialità autoironica da Mel Brooks superfantascientifico.
Ah, ricordate, tenete gli occhi aperti e la mascherina abbassata. Ma, se in questo periodo di restrizioni da belli, no, da balli, no, da brutti in maschera, vi azzarderete a rivedere Eyes Wide Shut, sarete accusati di complottismo mentre Tom Cruise, in scorsa piena estate, girò in Italia a tutto spiano un altro, anzi, un’altra Mission: Impossible.
Sì, vado forte con le freddure. Infatti, sono amante di Ingmar Bergman, per anni sognai una donna come Ingrid Bergman ma divenni una specie di Giovanna d’Arco da Carl Theodor Dreyer.
Nel nuovo film di David O. Russell, vi sarà Anya Taylor-Joy. Protagonista di The Witch di Robert Eggers. Praticamente, un regista che vorrebbe essere Dreyer, perlomeno emularlo ma a Paolo Mereghetti, soltanto al suo secondo film, ovvero The Lighthouse, già non piace. Pallino vuoto!
Oltre alla Taylor-Joy, da non confondere con Jennifer Lawrence di Joy, vi sarà un cast della madonna.
Vale a dire, Christian Bale, John David Washington (subentrato a Michael B. Jordan da non confondere con l’ex campionissimo cestista dei Chicago Bulls), Margot Robbie (da non confondere con Eva Robin’s, eh no, mi pare che Margot sia poco “ermafrodito”, no, transgender… anche se, in The Wolf of Wall Street, deve avere avuto le palle per stare con un tipo così cazzuto), Bob De Niro, Michael Shannon, Rami Malek, Zoe Saldana, eccetera eccetera.
Cioè, praticamente Hollywood intera a eccezione di Leo DiCaprio. Indisponibile poiché deve girare Killers of the Flower Moon di Scorsese con De Niro che, nel frattempo, ha finito le riprese di Wash Me in the River, inizierà Armageddon Time di James Gray e forse, a quanto pare, sarà presente anche in Gucci di Ridley Scott. Dopo che parve… fosse stato rimpiazzato da Jeremy Irons.
Stando ai maggiori siti sulle news hollywoodiane, Gucci verrà girato in Italia a Marzo mentre, attualmente, in Parlamento v’è la crisi del governo Conte, alla Casa Bianca è stato fatto sloggiare Donald Trump d’impeachment e, sino al prossimo 15 Febbraio, a noi comuni mortali è impedito lo spostamento fra regioni.
I potenti, insomma, girano… di qua e di là mentre a noi girano solo quelle.
Comunque, avete presente il film I tre giorni del condor del regista Sydney Pollack, presente anche nel succitato film di Kubrick con Cruise?
Ecco, un mio amico, residente in Lombardia che è stata appena dichiarata zona rossa, cioè riserva indiana, vorrebbe recarsi in Sicilia per fare all’amore con la sua bella.
Naturalmente, gli è impedito. Ha poche possibilità di farsela, no, farcela. Ora, o diventa un coraggioso come Kevin Costner di Balla coi lupi oppure, nel caso che decidesse di trasgredire le regole, se sarà eventualmente fermato dalla polizia durante il suo viaggio in autostrada, dovrà dire essa che lui ha fatto il tampone, forse è stato anche tamponato alla stazione di servizio dell’autogrill, è stato (s)pompato dalla benzinaia e ha il pedaggio pagato oltre ad aver magnato in un ristorante d’asporto. Però, malgrado sia adulto e già vaccinato, dirà alle forze dell’ordine che non metterà in pericolo la vita della sua amata. Poiché userà la profilassi in maniera accorta pur essendo molto dotato, quindi non è uno… corto.
Forse di lei solamente, tremendamente cotto. Comunque, più previdente dell’assistenza sociale.
Fidatevi, amici, se qualcuno volesse affidarvi a qualche “educatore” dell’AUSL, è meglio l’AIDS. Da cui il film I tre giorni (notti, soprattutto) del Condom.
Sì, debbo esservi sincero. Sono tornato molto in forma. Sì, per forza.
Dopo aver passato l’adolescenza a vivere come Woody Allen de Il dormiglione, compresi che, per salvarmi, dovevo amoreggiare con una ragazza pura come Mia Farrow di Alice o di Rosemary’s Baby?
V’è piaciuta la battuta cinica da Roman Polanski vero e non quello finto di C’era una volta a… Hollywood?
Penso che i fanatici del morto e sepolto Charles Manson siano più stupidi di Frank Langella de La nona porta, penso che Emmanuelle Seigner sia più sexy di Sharon Tate, credo fermamente che lo stesso attore che interpretò Manson nella bischerata, appena menzionatavi, opera di Tarantino con DiCaprio e la Robbie, non sia bello come Brad Pitt ma sia la stessa persona che incarnò Manson nella seconda stagione di Mindhunter.
Sì, fui già ammiratore di Woody Allen tantissimi anni fa quando, vivendo di frustrazioni da Diane Keaton di Interiors, mi trasformai anzitempo, anzi, in tempi non sospetti, nell’Allen di Broadway Danny Rose, cioè in un guitto d’avanspettacolo, indagatore dei miei personali demoni interiori da Larry Lipton di Misterioso omicidio a Manhattan.
Comunque, è curiosa la cosa… in Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh, Depp viene accusato di essere un violento stronzo. Al che, viene ucciso da tutti i passeggeri del treno.
Scusate, fra questi vi fu anche Amber Heard? No, per chiedere, eh?
Onestamente, ne so una più di De Niro di Angel Heart. Sì, ne so una più diavolo.
In tale capolavoro di Alan Parker, a mio avviso, Mickey Rourke è più cornuto di Mefistofele.
Prima fu un angelo biondo più bello di Lucifero, no, di Mickey Rourke nel secondo tempo di Johnny Depp, no, di Johnny Handsome, ma morì all’inferno rimanendo nel Dubbio da Meryl Streep se la sua ex, interpretata da Charlotte Rampling, durante il suo ricovero in manicomio fosse stata con qualcun altro… The Night Porter… docet?
Tornando a Eva Robin’s, penso che sia più sensuale di Vladimir Luxuria. Tanti anni fa, Eva fu ospite del Paradiso Terrestre, no, di Non è la Rai. Per qualche tempo, tale trasmissione fu anche condotta da Paolo Bonolis. Il quale stette con Laura Freddi. Secondo me, Laura aveva un viso da uomo.
Infatti, le preferii sempre Cristina Quaranta e Maria Teresa Mattei, moglie di Roberto Baggio, no, di Dino Baggio.
Mentre ad Ambra Angiolini, miei “angioletti”, preferisco ancora Annalisa Mandolini.
Jeremy Irons e De Niro
Jeremy Irons è da sempre specializzato in ruoli ambigui. Vedi Lolita, non di Kubrick bensì del regista di 9 settimane e ½, Adryan Line. Quello di Allucinazione perversa…
In Io ballo da sola, siamo sicuri che, prima di morire di Cancro, non abbia amoreggiato con Liv Tyler oppure con la protagonista del videoclip storico Rewind di Vasco Rossi?
No, fu un brav’uomo. Tant’è che, prima di andarsene, mise in guardia Liv da uomini come suo padre, Steven Tyler. Cantandole…
Ehi, tu delusa
Attenta che chi troppo abusa
Rischia un po’, un po’ di più
E se c’è il lupo rischi tu
Secondo voi, il lupo è De Niro di Cape Fear?
Ma no, scusate, Irons si prodigò tantissimo affinché De Niro si redimesse in Mission.
Scherzi a parte, Irons nella parte del gesuita non è credibile. Così come non lo è Dio.
Woody Allen disse: Io non credo in Dio, non ci ho mai creduto… Diciamo che lo stimo.
Recentemente ho letto la Bibbia. Non male, ma il personaggio principale è poco credibile.
Di mio, che posso dirvi?
Non sono credibile nella parte di Jeremy Irons di Inseparabili. Sì, sono inimitabile anche nei miei “gemelli”.
Riesco però a essere sia Irons de Il danno che suo figlio.
La mia lei va matta per Juliette Binoche e ama Jeremy Irons.
Adora Chocolat.
Io adoro Cosmopolis.
No, non sono De Niro, non sono Robert… Pattinson, non sono Jeremy Irons.
L’importante è che io non sia Eva Robin’s. Non voglio neppure essere Margot Robbie.
La verità è una sola…
I potenti fanno quello che vogliono. Se ne fottono e… girano.
Noi siamo solo dei fottuti… geni.
Se non vi sta bene, chiamiamo subito Jeremy Irons di Inland Empire e imparerete non a delirare come Laura Dern, miei conigli, bensì ad amare il grande Cinema e anche qualcos’altro.
Se non vi sta bene, credete al Papa.
In effetti, donne bigotte, non avete tutti i torti.
Jude Law di The Young Pope è “leggermente” più figo di Jonathan Pryce di Two Popes.
Ricordate: così come disse Al Pacino, non de L’avvocato del diavolo, bensì di Scent of a Woman:
– Ragazzo, ti è piaciuta la sparata?
Mi spiace dunque deludere i miei haters. Non sono cieco come il tenente colonnello Frank Slade.
Anche perché Diane Keaton non sarebbe mai stata con Pacino e Woody Allen se fossero stati dei cessi come Bradley Whitford, cognato di Pacino in Scent of a Woman.
Che brutta fine, poveretto. In Three Christs, è impazzito come me quando vidi Willem Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo e, giustamente, pensai che recitasse da Dio. Ah ah.
Vi lascio con questa:
una tizia telefona al centro di salute mentale per sapere se io sia in cura presso la struttura.
– Pronto?
– Sì, chi parla?
– Falotico è in cura da voi?
– Per segreto professionale, non possiamo fornirle tali informazioni. Lei, comunque, ci sta simpatica. Per lei faremo un’eccezione alla regola. No, signora, nessun Falotico ci risulta tra i nostri pazienti. Lei, sì, però.
– Che dice? Che dite? Io non sono matta!
– Signora, ci rincresce. No, non è solo matta, è pure molto scema. Che poi è la stessa cosa. Ci scusiamo per il disagio.
Insomma, alla fine di Scent of a Woman, è partito un applauso che fa tremare. Qualcosa di veramente devastante.
Quasi quanto il libro Bologna insanguinata.
Presto anche in cartaceo. Naturalmente, anche in audiolibro recitato dal suo autore.
di Stefano Falotico
Forse il Cinema, la poesia, la fantasia, il romanticismo salveranno la vita? Comincio, purtroppo, a esserne dubbioso e sono sempre più ombroso o forse no(tte)
Giornata movimentata, oserei dire avviluppata in un reflusso gastroesofageo di rabbie smodate. Che vulcanicamente riesplosero laviche dalla tempesta mia emotiva tornata a galla in modo scriteriato.
Mentre sottopagato, anzi, pubblicizzato ma non retribuito, son pressoché obbligato a riguardare Dead Man di Jarmusch e a vedere, per la prima volta in vita mia, in versione restaurata, il capolavoro del masterpiece vivente che fu il Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, firmato dal grande Derek Jarman, uomo inarrivabile e pazzo mai visto da non confondere con un altro “psicotico” omonimo, il Buonarroti, ecco, deglutito tutto ciò, compresa la frutta secca dell’Arcimboldo e recitando la parte del “fesso” Bombolo, credo forse che sia io stesso un Orson Welles dei poveri, eh sì, mie polli come Ed Wood, no, sono spiccicato ad Owen Wilson di Midnight in Paris che, in mezzo a ciarlieri borghesi pieni di vacuità come ne La grande bellezza, a mo’ di Jep Gambardella gironzolo/a di qua e di là un po’ indubbiamente da quaquaraquà, un po’ come un baccalà e un po’ più intelligente, certamente, di quello scemo che fa il gagà ma sempre a far un cazzo sta. Ah ah.
Cammino con aria dinoccolata, lecco un barattolo gigantesco di Nutella come Moretti di Bianca, alla cioccolata scaduta preferisco però l’insalata non mangiata da tua sorella, la quale è un’anoressica prematuramente inacidita, son ancora semi-disoccupato o forse (s)fortunato e gigioneggio di creazioni che trovano il tempo mio che non più ho.
Tempo perduto, tempo gettato alle ortiche, tempo mio che fu mangiato vivo dai porci e dalle orche, tempo immalinconitosi nella rochezza della voce da cavernicolo dell’orco Tom Waits, uno che avrei visto benissimo al posto di Joel Edgerton in Bright.
Sì, forse sono afflitto dal morbo di Alzheimer come Nic Cage di The Dying of the Light.
Tempo di Alien Nation, tempo nuovamente di alienazione, tempo di perdizione, di tormenti e passioni virulente, di discussioni rocambolesche con qualcuno che non sa come consolarmi fra un tramezzino ammuffito e un caffè comunque più morbido delle cosce vellutate di una giovanissima donzella che zucchera un po’ l’ambiente col suo gioco sensualissimo di caviglie liscissime, tempo di artistico vergare il mio cuore nell’anima del crepuscolo più suadente che nelle lombrosiane vene mi rimbalza al primo tintinnare della mia esistenza da martire sesquipedale e fottutosi nel cervello completamente. Diciamocela, onestamente.
Forse dovrei anche rivedere Atto di Forza, contattare la Total Recall e prenotare, se possibile, un viaggio su Marte. Quelli della NASA però mi hanno detto che al massimo, se voglio spararmi un trip, non devo più riguardare quella cagata spaziale di Interstellar né buttarla sul demenziale per non piangere in stile Mel Brooks di Spaceballs, bensì essere obiettivo e dunque “immersivo” in un album di metal pesante da comprare alla Ricordi in via Ugo Bassi, a Bologna.
Ray Liotta, all’inizio di Quei bravi ragazzi, con fierezza degna e (ig)nobile tipica del più fottuto menefreghista criminoso, con aria da nostalgico bastardo malinconico, sostenne ciò: che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster.
Che io sappia, invece, quando Henry Hill/Liotta puntò il dito verso Paul Sorvino nel finale del suddetto Goodfellas, metto sempre in pause la visione per concentrarmi sullo sguardo agghiacciante di Paul.
Classica espressione di uno che non dice nulla e al contempo dice tutto. Se avesse potuto solo fiatare, avrebbe urlato: ma te possa/ino ammazzà, ah, stronzo!
Sì, gridato ai quattro venti come gli scandali a buon mercato annunciati da Mr. Marra sul suo canale YouTube. Ove, fra un link “nascosto” più dei contenuti speciali dell’extended edition non del suo membro, bensì di Basic Instinct versione unrated, tra qualche flessione da personal trainer che avrei visto di brutto in Rapa-Nui di Kevin Reynolds, prodotto da Costner, semmai assieme a Mario Balotelli e alla “signora” Filomena Mastromarino, alias Malena la Pugliese, la quale dichiara che scelse “lui” per renderlo il nuovo Andrea Diprè dopo che Marra, in questi anni di duro lavoro, tentò a fatica di costruirsi una reputazione da Arnold Schwarzenegger all’amatriciana misto all’intellettualismo da Pier Paolo Pasolini ante litteram, ecco… ove la dignità va a farsi fottere pur di avere 3 follower su per giù e una scopata “famosa” in più.
Ma la gente vuole questo, io invece sono asociale.
L’altro giorno firmai un contratto editoriale per un libro di circa 500 pagine che sarà letto da 50 persone al massimo da qui sino ai prossimi cinquemila anni, canto La vita com’è di Max Gazzè e impazzisco ogni volta che rivedo Joaquin Phoenix, ispirato come non mai, che balla nudo come Iggy Pop, re del punk, in maniera super freak, in Joker, sulle note di That’s Life.
Credo di possedere, in tutta onestà, una voice più bella di Frank Sinatra e, sinceramente, The Rat Pack fu un gruppo di pezzi di merda peggiori dei figli di puttana di The Irishman.
A parte il Caravaggio e il Michelangelo Buonarroti che rinunziò a tutto pur di regalare a noi, comuni mortali, la facciata di San Pietro e soprattutto la Cappella Sistina, abbiate Pietà se vi sbatto in faccia la verità.
Esistono solo due geni veri nella storia dell’umanità. Anzi, mi correggo. Uno è purtroppo morto sebbene i suoi irriducibili fan pensino che, su qualche incontaminata isola felice, ancora vivi e vegeti felicemente, ovvero Elvis.
L’altro è chissà dove, chissà in quale altra fantasia.
Può darsi che sia uno che distrusse tutte le teorie di uno psichiatra che gli fece una diagnosi schiacciante e riceve tuttora soldi a palate pur di essere invitato nelle trasmissioni per vecchi rincoglioniti ove discute del disturbo narcisistico di personalità.
Cioè il suo. Poiché cambia occhiali ogni tre ospitate e, se fosse per lui, saremmo tutti in manicomio e socialmente pericolosi. Adora farsi bello. An vedi questo, oh…
Cazzo, alla sua età.
Di mio che posso dire? Sono Ulisse di Omero o James Joyce?
Forse sono Achille, forse sono dentro una conchiglia di Demolition Man, forse sono Ettore, forse non sono nessuno. Ed è giusto così.
Be’, molti stupidi pensano che the luckiest man in the world sia/sarà Davide Marra fra dieci anni, cioè l’Erik Everhard nostrano. Sbagliano totalmente.
L’uomo più fortunato del mondo è Carlo Verdone. Se infatti è vero ciò che disse e che ancora dice, cioè che fu il primo uomo sulla faccia della Terra a vedere C’era una volta in America, che posso dirgli se non… Che culo!
Peraltro, è la stessa cosa che ho detto al mio miglior amico. Ché ha appena finito di leggere il libro per cui firmai il contratto. Siamo però sicuri che sia un amico, che invece non sia un’amica, anzi, la donna più fortunata del mondo?
Non lo so. Lo dovreste sapere voi. D’altronde, come sussurra Al Pacino in Scent of a Woman:
– Io non valgo un cazzo.
di Stefano Falotico
Le attrici non molto famose che stimola(ro)no le mie voglie più fantasiose, ardimentosamente focose e forse cremose, grandi donne da Scent of a Woman
Ah, per molti anni, essendo un tipo molto riservato, molta gente pensò che fossi il Piccolo grande uomo/Dustin Hoffman del capolavoro di Arthur Penn.
E mi trattò da gran pagliaccio come Sean Penn/Cheyenne di This Must Be the Place.
Be’, quello che posso dirvi è che furono dei nazisti e forse io li sbugiardai e spogliai vivi, raggelandoli vendicativamente nel denudare ogni loro ipocrisia crudele in maniera cruda da uomo vero che non deve chiedere mai.
Ecco, per quanto io possa ammirare la bravura e il talento incommensurabile, a livello recitativo, della simpaticissima Frances McDormand, debbo ammettere in tutta sincerità e mia ormonale onestà, che la lascio volentieri al fratello Coen. Sì, Frances e Joel Coen, regista assieme a Ethan del remake de Il grinta, dopo una giornata di duro, reciproco lavoro, si scambieranno tenerezze, ascoltando il loro idolo, il premio Nobel Bob Dylan. Contando, prima di addormentarsi, le pecorine, no, le smarrite pecore di questa società che non sa, purtroppo, che farsene degli intellettuali.
Di mio, subii un cambiamento corporale e percettivamente sensoriale a livello (im)puramente sessuale impressionante, cioè divenni un licantropo inimitabile quando nel lontano 2003 incontrai un ragazzo, del quale già innumerevoli volte vi parlai, abitante in quel della provincia di Padova.
Lui fu, non so se lo sia ancora, fanatico delle attrici a luci rosse. Si professò come laureando al Dams, infatti in tale disciplina umanistica si laureò lodevolmente, ma uno dei suoi registi preferiti è a tutt’oggi Joe D’Amato.
Per quanto concerne il sesso, lui mi educò a superare le mie inibizioni e a combattere grintosamente per darvi dentro di gran botte. Sì, fu nei miei riguardi come l’ex allenatore di Mike Tyson, Cus D’Amato. Il quale sarà presto incarnato, in un biopic cinematografico, da nientepopodimeno che Anthony Hopkins.
All’epoca, frequentai una ragazza di Treiste e con lei, già prima di far palestra con questo mio amico, usai il muscolo più ambito dal genere femminile. Ovvero quello più (s)pompato.
Però, questo mio amico volle maggiormente invogliarmi a colpire con più potenza, suggerendomi un parterre di pornoattrici così picchiatrici sulle zone erogene più virili, eh sì, da mettermi al tappeto subito.
Sì, dopo che vidi tutti i film con le sorelle Ashley e Angel Long, gettai la spugna, totalmente massacrato.
Due bionde mozzafiato con cui a stento poté fargliela Lexington Steele, forse pure io, ma Muhammad Ali non avrebbe retto sino al quindicesimo round. Si sarebbe sciolto molto prima.
Ecco, dopo questa necessaria premessa, potrei illustrarvi i jet–lag che donne come Brianna Beach e Kendra Lust potrebbero rifilarvi col solo movimento del bacino.
Ma queste non sono attrici da premio Oscar, sono attrici relegate, splendidamente rilegate, in film ove potrete vedere anche gang bang a letto. Queste vi ammanettano a essere smanettoni…
Parliamo invece di attrici cosiddette serie. Anch’esse formose, anzi in gran forma di estrema, fisica forza ma non molto famose.
Fui ossessionato dall’attrice Valeria Cavalli. Un’attrice italiana che adesso vive in Francia. Spettacolare nei suoi nudi bellamente esibiti ne Il caso martello e nella serie tv Le grand patron. Solo per eccitarvi, no, citarvene qualcuno. Ah, che donna, che cos(c)e di un altro pianeta.
Sublimi, da accarezzare al plenilunio per ergersi dentro di lei, bagnandola, no, abbagliandola coi raggi solari del tuo venire a mezzogiorno.
Dunque, l’insuperabile Polly Walker col suo fondoschiena grandiosamente spropositato, perfettamente però allineato alla sua venustà esagerata. Donna da Dark Harbor.
Dunque, Joley Richardson, bionda dalla bellezza smisurata per fantasie erotiche immisurabili. Ah, Lady Chatterley.
Ah, non fatemi pensare poi ad Ashley Laurence. Attrice di Hellraiser e amante di un nero davvero molto dotato, ovvero Cuba Gooding Jr.
Analisi di un delitto, un film che presenta una scena, forse anale, sicuramente interraziale da far impallidire, più della pelle stupendamente bianchissima di Ashley, ogni uomo dagli Appennini alle Ande.
Fra le amiche di Facebook, ho persino la milf par excellence, ovvero Stacy Haiduk.
Non sto scherzando. Nel mio canale YouTube inserii anche un video tribute dedicato a lei.
Ve lo mostro, sotto.
E, in chat, lei mi rispose amabilmente.
Siamo sicuri che mi apprezzò solo virtualmente?
Ora, chi sono io per potermi permettere queste, no, questa? No, questo e altro?
Tom Cruise che stette assieme a Mimi Rogers? Donnona dalle grandi tette?
Io direi molto di più.
Io spingo, si sa.
di Stefano Falotico
Non basta la bellezza, l’eleganza e la personalità per essere dei geni, cari Greta Gerwig e Noah Baumbach
Ora, Greta Gerwig è indubbiamente una donna molto bella. Da alcuni, anzi da molti, eh sì, considerata un genio.
Chiariamoci molto bene. Geni, a tutt’oggi, ne esistono pochi. Può esistere al massimo il Genius-Pop, ovvero il sottoscritto. Poiché sa ironizzare con ardita sfacciataggine in merito alla sua imbattibile imbranataggine.
Personaggi invece come Greta Gerwig e suo marito, ovvero Noah Baumbach, si lasciano indifferenti, no, mi lasciano indifferente.
No, non le considero persone fetenti, tantomeno deficienti. Tutto si può dire di Greta e di Noah tranne che non siano molto colti e, con disinibita nonchalance, sfilino sui tappeti rossi, mano nella mano da perfetti innamorati d’una vita altoborghese da Woody Allen e Diane Keaton ante litteram. Per forza, Greta e Noah sono anche letterati, scrivono da sé le sceneggiature, i loro impianti drammaturgici nell’augurio, condiviso a quattro mani, per l’appunto, di allontanare le loro reciproche tristezze quotidiane. Svegliandosi il più tardi possibile prima che sopraggiunga la via del tramonto dei più irreversibili rimpianti.
Qui, invece non si ride né si piange, amici della notte. Qua oramai vivo troppo da voi distante. Oggi chiudendomi in una stanza, domani fantasticando e favoleggiando per schivare questa frivola joie de vivre che a voi dà la spinta per fingere di vivere.
Qui, nemmeno si sopravvive. Vi fu un tempo, infatti, nel quale vissi, poi non più vissi, combattei per vivere ancora, innamorandomi nuovamente della vita stessa mia perduta. Invero, non deperii, già fui perito. Chissà dove smarrito. Defunto e vivamente seppellito. Quindi, da un pezzo morto dentro e già altrove infinitamente sepolto, forse solo spellato. E fu solamente una folle resilienza, un’inutile guerra in trincea per recitare la parte di chi, felice e apparentemente contento, parve rinato e appagato. Baldanzoso, euforico e persino fastidioso per come, inscenando io un’allegrezza di facciata, fui superficialmente scambiato per un bugiardo conclamato, per uno sfacciato pagliaccio indignitoso e addirittura ignominioso. O forse solo per un farneticante gnomo ridicolo e troppo permaloso. Per un farabutto vergognoso dei più decerebrati e pericolosi. Nessuno mi chiamò per nome. Il mio nome è nessuno, ah ah.
Quante fantasie che si crea la gente, forse più delle mie che oramai, spiace dirlo ma è così, non ci sono più. Giammai vi saranno. Forse, le mie emozioni migliori, vergate su pagine bianche annerite dall’inchiostro di stilografiche digitali, giaceranno intonse e immortalate nei miei libri poco calligrafici ma stampati e redatti in ottima calligrafia e allineate a una fluida, lirica grammatica, ortografia e perfetta sintattica, forse solamente un po’ ridondanti e dunque privi/e di prosa sintetica.
Poiché se morirò davvero, fisicamente e clinicamente, almeno avrò lasciato a chi vorrà vivere, nascere e poi morire, forse soltanto rivivermi o immedesimarsi d’empatia, nella mia (non) vita, qualcosa della mia anima immortale e infinita. Comunque unica e indivisibile. Ché un tempo fu gioviale e giovane, poi si perse nel non essere amabile persino per me stesso già dimenticabile.
Greta è una donna dagli occhi magnetici, dalle forme sinuose, dalle gambe deliziose. Ma se la tira troppo, è tutta una recita, la sua, da donna che fa del finto femminismo un ipocrita, lezioso life style che vorrebbe darci a vedere di essere una femmina cazzuta o soltanto una graziosa donna eburnea, forse anche un po’ burina dietro questa scorza da raffinata principessina di sé molto sicura. Che dura. Ma quanto durerà questa sua messa in scena nella quale interpreta il ruolo della donna intellettualmente marmorea?
Sì, è alquanto insopportabile. Rimarrei incantato, dinanzi a lei, a spizzicare un boccone.
Le offrirei pure da bere, pagandole anche il dessert. Io e lei, se non fosse sposata a Noah, probabilmente faremmo anche all’amore. Lei, memore di The Humbling, avrebbe infatti dirimpetto a sé un teatrante della sua tragedia vivente. Si commuoverebbe, anzi, a compassione si (s)muoverebbe nei miei riguardi.
Porgendomi un dolcissimo sguardo.
Davanti alla sua venustà, no, alla vastità del mio disagio rimarrebbe, sì, impressionata. In poche parole, esterrefatta e allucinata, prendendo presto confidenza, soprattutto coscienza, che non sto fingendo per elemosinare sessuali passioni selvagge, mi bacerebbe con intensità immensa. Tentando lei stessa, pateticamente, di salvarmi dall’abisso del mio eterno scontento immane e la mia anima mangiante. Per avvinghiarmi angelicamente fra le sue gambe al fine, speranzoso, di allietare e sanare quell’insopprimibile male di vivere che, certamente, non guarisce se con una donna a letto guaisci.
Tanti anni fa, incontrai una donna. Lei mi disse che mi avrebbe salvato. Ne fu convinta e di ciò volle seduttivamente persuadermi. E fu felicissima quando io finsi di essere con lei, grandemente, altrettanto felice spropositatamente.
Non so se l’amai, se pensai di amarla o soltanto sposarla. Non ci sposammo ma comunque ci spossammo.
Lei di me non ne poté più e cercò uno davvero da sposare, forse un impotente messo bene economicamente. Ma, al di là di questo, almeno uno che l’avrebbe fatta ridere sterminatamente, mantenendola nel non fare niente. Stuzzicandola con la sua simpatia, stimolandola con le sue brillanti idee da uomo appartenente, per l’appunto, all’alta borghesia pensante. Non come me, penante più di Alighieri Dante.
La vita è riflessiva e diplomatica ma io ripudio invece ogni certezza, quindi anche ogni dubbio ponderante.
Io so che non avrebbe funzionato assolutamente. No, non a letto. Nella vita.
Sono troppo intelligente per non sapere che Scent of a Woman sia un film oratorio e retorico.
E forse, quando siamo di fronte a una tragedia imminente, è giusto dichiararla svergognatamente.
Come il mio amico. Che, esattamente, così scrisse.
Fu inizialmente e all’apparenza illuminante l’avvento dei social.
Perfino le persone più asociali, vomitando nei loro post il loro spogliatoio, potremmo dire, anzi per meglio dire i loro personali sfogatoi, s’illusero di allentare i loro dolori interiori, sperando di vincere e superare le loro cosiddette fragilità nell’effimera, per l’appunto illusoria sicumera e in una solidale socialità irreale.
Proiettarono nel virtuale le loro depressioni abissali, festeggiando addirittura per un Mi Piace in più in maniera plateale, sì, tanto plateale quanto invisibile. Per gli altri e per sé stessi. Stesi.
Ma, come avviene per tutte le illusioni, se in passato si ricevettero troppe delusioni, non v’è né vi sarà verso anche poetico che possa salvarti dall’ammettere che è finita. Non perché tu sia debole o altro. O perché non sai affrontare gli attriti del reale non umanamente allontanabile, semmai smorzandoli nel magnificare culture diverse, a noi occidentali lontane, issando in gloria pure il Cinema coreano.
Semplicemente perché, a differenza di Greta e Noah, non c’è più voglia di stare assieme a chicchessia.
E questa non è mancanza di cultura da piccola borghesia, non è mancanza di pelle e palle o mancanza d’altrui fiducia. Esistono persone che non se ne fanno nulla d’una misera scopata. Nemmeno d’una sonora ripassata. Neppure del loro bellissimo passato.
Ora, questo non basta e non c’è più.
Ci fu la nostalgia, poi fu tutta un’inascoltabile, anche per te stesso, fottuta litania.
Dunque, amen e così sia.
Stanotte, la morte da qui mi porterà via.
Spero che domani un altro giorno sia.
Non so se però in questa vita.
Non può servire a lenire il mare dentro e il male che provi a contatto con l’esterno, eh no, la psichiatria, anzi, è deleteria. E, col tempo, ogni malinconia che credetti fosse sparita, ritornando prepotentemente, ancora mi sta uccidendo lentamente.
La pietra tombale anche della stupenda, inviolabile, non sedabile pazzia è forse il ritratto più bello della stessa intoccabile bellezza.
In paradiso o all’inferno, oppure in una purgatoriale vi(t)a di mezzo, celebrerò il diabolico tormento del mio potentissimo avere tutta un’altra mente. Non adatta alle pose, nemmeno alle spose.
E qui ora io, per sempre, riposo.
di Stefano Falotico
Tutti gli attori a cui, negli adolescenziali deliri altrui fui paragonato, fra cui ovviamente De Niro e invece scoprii di essere la nemesi di Sean Penn e uguale a the greatest actor alive, cioè me stesso, ah ah
Sì, gli adolescenti sono come i Gremlins. Ovvero, dei burloni un po’ cattivelli, dei goliardici esseri mefistofelici che ti combinano scherzetti non dolcetti, spesso di pessimo gusto, sono cioè Michael Myers di Halloween.
Ah ah. Sì, attentano, poco attenti, insensibili e indelicati, cafoni e volgarissimi, indiscriminatamente, anzi criminosamente, alla sanità del tuo, anche inconsapevole, fare la bella figa come Jamie Lee Curtis.
Si acquattano dietro le siepi del tuo segret garden e ti tempestano di provocazioni a raffica. Accoltellano il tuo amor proprio, pugnalandoti spesso alle spalle con viltà immonda attraverso pettegolezzi degni della Santa Inquisizione. Per farla breve, essendo schizofrenici e né carne né pesce come Michael, invidiano la tua già sopraggiunta maturità e godono sadicamente nell’appiopparti e addosso appiccicarti una maschera da Scream.
Sì, dal profondo della notte della tua emotiva omeostasi, ecco che spuntano questi raccapriccianti babau semi-maniaci sessuali come Freddy Kruger di Nightmare.
Che io mi ricordi, me ne stetti bello spaparanzato a letto come Johnny Depp, ascoltando musica dalle cuffie, immaginando di essere cavalcato da una buona donzella come Winona Ryder ma, all’improvviso, qualche misterioso essere infingardo e fetente volle (in)castrarmi, affibbiandomi la patente del freak alla Tim Burton. Nel giro di pochi mesi, divenni la simbiosi del sembiante di Eward mani di forbice e pure Venom il simbionte. Mi fu data l’etichetta di orco, di orso, di porco e pure di sporco. Dico, robe da matti.
Di mio, volli solo un po’ tirarmela. Sì, che c’è di male mettersi in un cantuccio, appartarsi al buio e spararsene più di una sullo spogliarello della Lee Curtis in True Lies?
Sì, lo ammetto, fui un bugiardo mai visto. Soprattutto mai visto. Ma posso altresì affermare, con enorme orgoglio, che non mi sparai affatto, un po’ sparii, sì, ma volevo bombare, bombardare anche la Lee Curtis di Una poltrona per due. Insomma, in parole povere, non fui un poveraccio finto disgraziato come Eddie Murphy del film suddetto né un cocchino viziato e miliardario come Dan Aykroyd.
Di mio, diciamo che cazzeggiai, in ogni senso e in ogni seno. Avrei da narrarvene anche delle mie avventure notturne su tutti i b movies della regina dei soft–core che furono, Shannon Tweed.
Oggi, sono comunque cresciuto. Shannon è invecchiata, non le darei nemmeno un Kiss come Gene Simmons. Mi sono dato a fantasie più corpose come Nicole Aniston e Alanah Rae.
Adorai non solo le bionde, cioè la Peroni e Alexis Texas, una con un culone e un ottimo paio di tettone, ma anche le more e le rosse come Penny Flame e Chanel Preston.
Sì, io la vidi precocemente… questa vita. Fui talmente oltre e dotato che gli altri pensarono che fossi cieco come Pacino di Scent of a Woman. Vale a dire uno che se ne fotte bellamente. Meglio, questa mia sana lontananza dai miei coetanei deficienti e miopi, eh già, mi permise oggi di realizzare un audiolibro per non vedenti. Lo vedrete, no, ah ah, lo sentirete nei prossimi giorni.
Le donne, ascoltando la mia voce, calda e profonda, non avranno bisogno di toccarmi dal vivo né, appunto, di vedermi realmente. Al solo risuonare delle mie corde vocali, grideranno di piacere mai immaginato, fantastico.
Si chiama potenza creativa che, soltanto col potere mellifluo, delle tonalità sonore più piacevoli, eccita il gentil sesso e fa urlare ogni donna più di Katia Ricciarelli.
Sì, m’elevai, figurativamente e non. Perciò, fui sfigurato e additato come sfigato.
Fui facilmente coglionato in quanto gradii non mischiarmi ai cazzoni di massa.
Sono ancora ben tenuto e, come detto, so essere pure un tenore.
So essere tenero e molto duro se voglio. Se lei vuole, posso spingere ancora di più.
Per via del fascino mio grezzo da lupo solitario alla Sean Penn, in questi anni fui contattato su Facebook e altrove da donne molto più belle di Robin Wright e Charlize Theron. Ma posso dirvi che non volli mai incontrarle. Mi parvero solamente delle zoccole come Scarlett Johansson.
Sì, delle Black Dahlia, delle Black Widow.
Fidatevi, non ammogliatevi con Scarlett. Un giorno farete la fine di Adam Driver di Storia di un matrimonio.
Ora, uno dei più grossi misteri cinematografici della storia è questo:
cosa disse all’orecchio, nel finale di Lost in Translation, Bill Murray a Scarlett?
Disse:
– Sei carina, sei simpatica e io ti piaccio. Ma non voglio disilluderti con la mia amarezza. Durerà poco fra me e te. Ora, può darsi pure che durerà tutta la notte, indubbiamente sei molto sexy.
Ma, già il mattino dopo, non ne verrà un cazzo.
Sì, per molto tempo, persi inevitabilmente il contatto con la realtà. Allora, suggestionato da adulti imbecilli e da coetanei indifferenti, pensai di essere un diverso.
I bambini furono e sono ancora gli altri. Io sempre sospettai che fossero ritardati. Le offese che ancora mi mandano, sotto profili fake, denotano che non si sono evoluti neanche negli insulti.
Di mio, non assomiglio, per esempio, a Bob De Niro. Io ho il neo sulla guancia opposta e mi pare ancora troppo presto per dire che sono andato a letto presto come Noodles di C’era una volta in America.
Non m’interessa se mi scoreggiate, mi scoraggiate o se mi correggiate un congiuntivo anche perché voi non sapete coniugare il condizionale dell’esistenza.
Siete ammalati di resipiscenza e pensate che io soffra di un male che neppure la scienza di dottori affetti da senescenza e demenza potrebbe sanarmi.
Quindi, siete insani. Sì, solo quando sono Joker, un pagliaccio ipocondriaco, un malinconico con attimi folli di euforia contagiosa come John Belushi di The Blues Brothers, sto bene e sono me stesso.
No, non mi vedo a insegnare ai ragazzi in un liceo. Non mi vedo a fare l’impiegato comunale.
Mi vedo a essere come Anthony Hopkins de Il silenzio degli innocenti. Purtroppo, che vi piaccia o no, posseggo lo sguardo e il carisma per esserlo. Sì, non sono un cannibale né uno psichiatra. Anzi, furono gli altri a volermi mangiare vivo e a psicanalizzarmi. Spesso, sono talmente depresso che faccio lo stronzo come Hannibal Lecter. Così come Hannibal dinanzi al senatore donna.
Cosicché, mi piglio degli insulti agghiaccianti. Ma sì, tanto oramai non mi fa né caldo né freddo.
A un certo punto, caccio una risposta che lascia tutti spiazzati. Anche spezzati.
È quello che nel grande Cinema si chiama colpo di scena. Nel silenzio degli innocenti, invece, si chiama colpo di cena. Avrei da dirvene anche su John Cena. E poi citerò una pornostar con cui John fu wrestler, soprattutto le mostrò il suo muscolo più wurstel.
Nella realtà, si chiama figura di merda/e. Quella che fecero, eh sì, che feci, gli stronzi.
Ora, scusate, non ho nessun amico per cena. Anche perché è tardi, sono però insonne.
Vediamo se posso tirarmela ancora su Kendra Lust. Sì, mi spiace avervi deluso. Non sono Woody Allen, detesto il Cinema nostalgico di Fellini, odio il passatismo di Pupi Avati, adoro Michael Mann e Nicolas Winding Refn. Fra l’altro, il signor Mann sono anni che non gira nulla. Che fa? Sta in casa e guarda i porno?
Sono una testa di cazzo. E non ho alcuna intenzione di fare U–Turn. Se invece, in questo mio caso, continuate a non capirci una minchia, riguardate JFK e fottetevi con le teorie complottiste di Oliver Stone. Un altro che, Ogni maledetta domenica, non dovrebbe andare a messa da ipocrita qual è.
Sì, sono un Cicciobello, non lo sapevate? Che potete farmi?
Sono il lupus in fabula.
Sì, non ci so fare con le ragazze.
Per finire, vi racconto questa.
Scrivo a una:
– Possiamo incontrarci?
– Va bene, solo però per amicizia.
– Certo. Non avevo dubbi. Io di solito non piaccio per altre cose…
– Perfetto.
– Posso dirti una cosa?
– Certamente.
– Assomigli a Kristen Stewart.
– Sì, me lo dicono in tanti.
– Bene, quindi c’incontriamo per amicizia. Ecco, diciamo che non è consigliabile per gli equilibri emotivi di un ragazzo avere di fronte una come Kristen Stewart.
– Ah ah, perché?
– Perché sono un trasformista e, se voglio, posso assomigliare a Robert Pattinson.
Questa dicasi freddura alla Hannibal Lecter che offre due possibilità: o lei ti manda a fare in culo subito oppure ti manda a fare in culo dopo tre secondi. Sì, non esistono alternative. Se a dire ciò foste stati voi. Insomma, mi tengo la mia faccia da sberlone. Voi prendetevi C’era una volta a… Hollywood e rincoglionitevi, segandovi su Tarantino. Non è colpa vostra, siete dei cessi come Tarantino. Avete una sola chance, spacciarvi per geniali. Ma mi sa che da tempo non usate i genitali.
di Stefano Falotico
Sulle scalinate della nostra vi(t)a, il Falò delle vanità incontra Del Sorbo e partono soffici discussioni su Joker e sulle True Lies della società
Sì, questo video de La Repubblica è da avere e conservare in memoria dei posteri. Anzi, bisogna che salvi di fermo immagine la Joker al min. 0:54 perché secondo me vale il prezzo del biglietto.
Questa ragazza stupenda in minigonna è vivamente emozionante più del capolavoro di Todd Phillips, un film devastante.
E questa ragazza, diciamocelo, è indubbiamente arrapante.
Il mio amico Antonio, uomo dotto ed erudito che sbaglia la pronuncia di Joaquin Phoenix e secondo me anche la sua analisi del film suddetto, da lui ritenuto banale in più punti, però mi provoca e, come se io fossi Christopher Walken de La zona morta, ironizza sul mio cambiamento travolgente, così tanto stupefacente perfino per me stesso.
Poiché, dopo essermi da solo affogato e infognato in notti d’interminabile malessere esistenziale, in me è risorto un vulcanico ardore. Non siatemi esiziali, non fatemi altri danni. Datemi un altro anno e avrò più culo, fidatevi. La vita è questione di ani.
E ora assomiglio, a tratti, ad Al Pacino di Cruising. Un uomo affascinante che indossa una nera canottiera quasi sadomaso allineata alla mia corporatura sia atletica che taurina, intonata al bestiale carisma d’un menestrello che fluttua nella notte e, a differenza di Batman, non usa maschere di doppia personalità da psicopatico.
Il Falò entra nei caffè con aria disinvolta, è un uomo ammantato dalla sicumera del suo tormentato passato oscuro. Che, fra le tenebre dei suoi torpori, emana ero(t)ico calore, conservando però intatta la sua sessualità ambigua o forse la sua intonsa figura che, di primo acchito, potrebbe apparire addirittura asessuata.
Un uomo che, col solo potere del battito cigliare, accende ogni donna in maniera amabile, ascendendovene di corpi cavernosi e robuste, calorose vene, sorbendosi le invidie di chi vorrebbe storpiarlo e nella cupezza perpetua obliarlo per sempre.
Poi, fa come Michael Beck di Warriors. Se la donna fa troppo la strafottente, la manda a fare in culo in modo poco galante ed irriverente.
Tanto questa è una che ascolta Arisa. Senza di me, può già prenotare il loculo al cimitero. Ah ah.
Il Falò cammina, sapendo il fatto suo, estrae dal taschino una sigaretta e canta lontano da ogni moda ma mettendo su i Modà.
A volte, i suoi modi sono scorbutici e burberi poiché, così come Al Pacino di Scent of a Woman, trascorse solitudini che non videro più lo splendore anche solo del suo ardimentoso cuore, figlie dell’incomprensione altrui, partorite malvagiamente dalle pseudo-adulte pressioni che lo vollero precocemente un comune troione.
Invece, il Falò non sa che farsene di un normale lavoro e dei vostri volgari sudori.
Egli naviga nell’interzona delle sue prelibate, fantasiose (dis)illusioni, mette pepe alle anime spente e insaporisce chi un cazzo capisce. Sfiorando i deficienti delicatamente, sa donare gioia e virtuoso amore non solo alle donne di bocca buona ma anche agli uomini di pregiato e incandescente, riscoperto valore.
Spesso racconta balle poiché, essendo poeta e romanziere, è giusto che esageri. Egli è circense, usa iperboli e, da trapezista, in questo mondo di squilibrati, usa il bilanciere non solo per rafforzare i suoi bicipiti ma anche per moderare gli uomini che si credono fighi ma hanno delle facce da pirla mai viste.
Sì, è vero che fu al Festival di Roma e che The Irishman è un capolavoro. Così come è vero tutto il resto. Cioè che, in mezzo alla platea, il Falò spiccò in mezzo a falsi intenditori di Cinema poiché il Falò non abbisogna di una squallida laurea per attestare la potenza del suo scibile tremendo.
Per l’appunto, non usa trucchetti e giammai imboccò facili scorciatoie. Ovvero, non comprò la stima altrui dietro un pezzo di carta. Pulitevi il culo coi vostri attestati.
E tu, donna facile, devi fare meno la complicata. Allora, deciditi. O sei facile o sei difficile. Non fare la troia, suvvia. Ah ah.
Egli è un uomo misterioso e libero come un uccello in volo.
Dai bigotti viene reputato un depravato, persino quasi un pervertito poiché mai si piegò ai farisei ricatti d’un sistema malato che, se sei nell’anima diverso, ti vuole omologato.
Se ne frega se sarà poco amato, boicottato, sgambettato, deriso e ancora umiliato.
È un uomo che non deve rendere conto a nessuno e non deve spogliare la sua anima per dimostrare se, la sera prima, consumò un coito o, a notte inoltrata, insonne si alzò dal letto per cucinarsi una cotoletta.
Il Falò incarna la dignità di colui che non lecca il culo al mondo per essere apprezzato, baciato, toccato oppure anche ancora più picchiato.
Agli uomini calpestati e complessati, feriti e anneriti, puniti e martoriati, dice loro di non assumere mai psicofarmaci perché, anziché migliorare, verranno solo ingannati e imboccati con sostanze atte a renderli compressi, repressi e fessi.
Il Falò è colui che ebbe il coraggio di sputtanare tutto il sistema ipocrita come nessun altro ed ebbe la forza di ribellarsi anche a sé stesso. A sé steso.
Joker è un capolavoro.
Ora, scusate, devo prepararmi per Halloween.
Farò il cretino, mascherandomi da Michael Myers per provocare una sexy Jamie Lee Curtis di turno.
Ah, quella è da una vita che si fa dei problemi.
Invece al buio, farò come Schwarzenegger di True Lies.
Lei si spoglierà ma poi mi scambierà per un maniaco e mi sbatterà… il telefono in faccia.
Insomma, sarà un’altra batosta.
Sono onestamente fottuto.
Ma è quello che volli, ho voluto e anche lei lo volle, insomma, ha voluto quello.
Ah ah.
Cosa voglio dalla vita?
Ho appena pre-ordinato il Blu-ray di Joker.
Per ora voglio questo. Poi non so che verrà, se verrà. Chissà che cazzo succederà.
di Stefano Falotico
Top AL PACINO performances: from The Panic in Needle Park to the IRISHMAN, adesso parla il tenente colonnello Frank Slade
Allora, bimbi, bambagioni, direttori e rettori di università e college per liceali farisei che prima studiano teologia e fanno i moralisti, elevandosi a pontefici, e poi guardano segretamente scene non propriamente cristologiche in film non certamente da Oscar con la straordinaria April Flowers di Fast Times at Deep Crack High Vol. 1, ebbene, non venite… a farmi la morale.
Voi non sapete un cazzo della vita vera, sentita, respirata, delle patite inculate e delle grosse scorpacciate di cioccolato/a come dice Al Pacino ne L’avvocato del diavolo. Ah ah.
Voleste addivenire, col vostro presuntuoso discernimento e le vostre malate congetture, alle ragioni che stettero alle origini della mia lunghissima cecità emozionale, faceste dell’insana dietrologia riguardo le mie ansie da lupo solitario che consolò le sue nevrosi, le sue nevralgie, le sue amletiche notti insonni nel perpetuo mutismo di un’auto-segregazione di tutto.
Di tutto… celebrandosi nel buio e nel lutto. Farabutti! Ah ah.
Divenni monosillabico, non spiccicai parola sebbene le due sillabe più importanti che esistono sulla faccia della terra, ah sì, io ho sempre saputo, anzi, seppi quali erano e saranno sempre, cioè FI-GA. Ah ah.
Sì, la mia vita dal rosa virò al colore seppia ma voi di me nulla sapeste. Donna, lo sappia. Ah ah.
Anzi, lo stappi.
Sì, ho sempre saputo, ribadisco, qual era la retta via da imboccare ma, come Alighieri Dante, mi smarrii in una selva oscura. E ad April lo infilerei solo ritto nel retto.
Ah ah.
Sì, sono un amante mai visto di April Flowers, posso regalarvi anche qualche dvd suo di sorca, no, di scorta poiché non mi servono più a un cazzo. Ah ah.
La smettesse perciò quella donna suora a volermi impartire regole. Dovrebbe anche cambiare profumo poiché io voglio solo tirarmela… di più. Ah ah.
Son stanco delle sue reprimende tremende, dei suoi discorsi chiesastici, la sua retorica è solo un’enorme sega che non porta al godimento schietto dell’essere. Ah ah.
Sì, quella donna è frigida soprattutto nel cervello. Sì, è molto colta, intelligente oltre ogni dire ma la dovrebbe finire di redarguirmi ed ardermi. Con qual ardire si permise infatti di guardarmi e di giudicarmi? Perché mai volle farsi gli affaracci miei? Ah ah.
Sì, è arrivato Frank Slade, l’uomo che col solo potere tonante del suo carisma bestiale da uomo che sa il “falò” suo, in pochi minuti distrugge, annienta, annichilisce ogni sconcia, bugiarda castità, ogni falsità di tutte le false zie.
Abbattendo ogni stolta e ottusa ipocrisia.
Faceste le serpi ma io sono Serpico.
Siamo tutti peccatori e io metto, eccome, la lingua nella vostra mela.
Ah ah.
di Stefano Falotico