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Al Pacino (not) starring


24 Jan

Ecco, grande è forse immenso, e continua a lavorare a getto continuo, “spargendo” il suo carisma come un Mida che, ovunque tocca, trasforma spesso i film in oro

Ora, a proposito di “era”, dobbiamo essere anche, appunto, doverosamente obiettivi.
Non tutto ciò che ha girato “vale”, parlo dei recenti, vuoi la senilità un po’ galoppante dei suoi monologhi non più incendianti di magic touch come un Tempo, vuoi gli zigomi più raggrinziti in una laconica, mesta fronte perennemente accigliata o d’arcate rugose a espressività dei turbinii emotivi più rilassati e meditativi, e molte pellicole sarebbero da scartare. Sempre d’ottima fattura, la cosiddetta “confezione” ma davvero meno incisive e capitali della sua passata produzione artistica. Pensiamo a La regola del sospetto, onesto spythriller sorretto unicamente dal suo gioco di sguardi, con annessa notevole attrice come spalla a movimentare le nostre “palle” oculari un po’ annoiate, ma ertissime appena modulatamente scoscia anche solo in pantaloni iperattilati da cardio”Brian De Palma”.

Un genio della recitazione, Al Pacino. A detta anche della nostra italianissima Margherita Buy che, in un’intervista ne ha lodato, invidiandone non poco d’ammirazione eroticamente “allusiva” come la moglie di Nanni Moretti in Aprile, la tecnica particolarissima, pressoché “identica” in ogni pellicola, eppur così sentita, mostruosamente nel bravissimo da incensarlo di sua, credo e non me ne voglia (più che altro era “tangibile a pelle” il suo desiderio di quelle “matte”) la Buy (che tanto sarebbe di “bue” al “buio” con Alfredo, ripetiamolo a scanso d’equivoci), tanto d’attizzarla parecchio e cambiarla dalle sue, invece, d’interpretazioni, invece poco rabbiose e metodiche da donna depressa sull’orlo dell’isteria frigida in pause di “battute” nella zona “mestruazione riflessiva con inclusa diga pronta a rompere gli argini e le acque”.

Qui, sfileremo, figliuoli, a cui soffio sulle gotine il mio calore “astratto”, tingendole di quel rossiccio ché le vostre donne non “spingete”, arrossandole, i ruoli gentilmente “rifiutati” da Al.

Non m’invento cazzate, d’altronde sono Dio. E, se non mi credete, siete degni della mia parola.
Poiché ognuno mi giudicherà a metrica del suo andarmi o meno a genio. Non mi menate. Ad alcuni piaccio, altri ne son compiaciuti, alcune ragazze mi stuzzicano, altre però mi smorzano. Leggere “amputazione” dell’apparato erogeno completo su occhi lapidari come le sfingi egizie. Sì, alla piramide del “triangolo” da vedere nell’ecumenismo poco a incularle, per esigenza di “forza maggiore”, dunque “minorandomelo” e poco lì io “mirandole”, come il “contemplativo” Pico della Mirandola (detto Il piccolo…) a proposito, e a “prostata”, del suo « […] Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.- […] Nell’uomo nascente il Padre ripose semi d’ogni specie e germi d’ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. […] se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, […]. ». Sì, trattò, questo ne è un estratto, ma poco “tirato” dell’“Oratio de hominis dignitate”. Invero Pico si bevvaca solo dei due di picche e fu costretto a “ripiegarselo” di spiegazioni “Mannaggia, com’aggià fa’ se nessuna mi fa?”, e filosofeggiò la figa a “metrica” sciolta di quel che, poco “sciolto”, più che uomo fu omuncolo “decoroso”. Sì, non sviluppato nei testicoli, scelse il “testacoda” del cane “vizioso” da orso “elevato” di metafisica sui grandi stilemi senza però un fisico per infilarla nel doggystyle. Il suo naso, pinocchiesco, “la” dice lunga in merito al suo “metro”.

Torniamo ad Alfredo, uno un più lupo. Fu infatti l’unico che riuscì a provocare Woody Allen, rubandogli Diane Keaton, dispettosa-pruriginosa. Già ci fu una tresca da Godfather, poi estolse a Woody la Diane, da cui il film Crimini e misfatti.

Tutto attestato da “notstarring.com”, da non confondere col “Brodo Star”, condimento quando la vostra demenza, appunto, si rincoglionisce nel “brodino” e soprattutto nella brodaglia di vostri cervellini alle cianfrusaglie, con aggiunta di tovagliolino per non sbavare da bimbini “liofilizzati” nel “biscottino” che alla vostra “carina” non “bagnate” nel latte del suo madornale seno, a cui invece io fregherò, marpionissimo, la suzione istintiva del vostro complesso di Edipo, e massaggerò la cellulite “adiposa” della zietta infelice per spronarla a “mollare” assieme al consorte, celebre flatulente trombone che, nella vita, tanto volle “agguantarne” tanto che finì inguaiato dalla vicina, con l’accusa di “urla” notturne, causa manesche sue (com)pulsioni a percuotere i figli per “educarli” al lascivo solipsismo della sua visione alla cataratta. Sì, agghinda la zia sua sposa di carati, ma prima dovrebbe curarsi le carie dei neuroni e togliere le ragnatele alla prole, costituita di “sana” costituzione da nerd alla Spider. Non il supereroe, ma lo schizofrenico di Cronenberg.

Angel Heart

Alfredo rifiutò il ruolo del protagonista, Harry Parker. Andato a Mickey Rourke.

Apocalypse Now

Fu considerato per il ruolo di Willard. Andato a Martin Sheen. Forse Coppola non voleva inflazionare Michael Corleone con uno stress post-traumatico da Padrino “guerrigliero”.
Francis Ford ponderò, e alla fine optò per Martin. Togliendosi di mezzo Harvey Keitel dopo due settimane di lavorazione, perché lo ritenne troppo “cattivo tenente”. Leggere “litigi con risse sedate da Robert Duvall prima che impazzisse anche’egli con le tavole da surf”.

Nato il quattro luglio

Che Oliver Stone abbia sempre avuto una predilezione per Alfredo, si sa.
Dovevano girare assieme un film su Noriega, da non confondere con Norimberga. Noriega era uno stronzo stratega, non un assedio-assalto, attenti studentucoli. Se no, vi redarguirò con l’espulsione dai “campi” dei bagnetti ove infilate la “siringhina” all’amica di b(r)anco.
E v’impedirò di guardare le partite Ogni maledetta domenica. Giocando pesante da Tony D’Amato, e seviziando anche le vostre seghe su Cameron Diaz.

La parte andò a Tom Cruise. Fu anche candidato all’Oscar.

Comunque, ha fatto bene Alfredo. Assieme a Platoon, è il film più retorico del Cinema “americano” sul Vietnam.

Incontri ravvicinati del terzo tipo

Pacino nella parte di Dreyfuss. Ah, complimenti Spielberg. E Al cos’avrebbe detto all’alieno? “Salve, sono incazzato come Tony Montana, voglio salire sulla navicella, perché sono un latitante alla Fabrizio Corona. Scappiamo nello spazio, ci sarà un’altra Rodriguez da scopare e spaparazzare nello spruzzo stellare!”.

Rambo

Pacino al posto di Stallone. Ci poteva anche stare. Cambiando “leggermente” il suo fisico da Riccardo il “gobbo”, Cruising a prescindere.

Sì, cos’avrebbe sparato allo sceriffo bastardo? “Il mio regno per un cavallo con la medaglia al valore?!”.

Johnny il bello

Antica leggenda voleva che Pacino fosse un “bruttino”. Certo, paragonato a quel Robert Redford, la “critica” poteva (non) reggere. Quindi, Walter Hill scrisse addirittura pezzi della sceneggiatura, assieme ad Al Pacino. Che poi, di punto inbianco e di puntini sulle “I”, s’impuntò e gridò: “Vaa bene non passare per il più figo di Hollywood, ma sfigurarmi di bifronte, questo no! Se proprio devo darmi a un frontale, allora meglio Misery non deve morire, altro ruolo scartato da Al.
Ve lo sareste visto torturato da Kathy Bates come James Caan? Come no! Alla fine, inferocito come un can’, afferra la malefica e le scrive questo: “L’eroina del mio romanzo preferisce una lesbica alle tue tettone. Metteranno su famiglia e tu servirai loro del tè, scambiandovi quattro pettegolezzi da Maria De Filippi, e il corredo nuziale tuo da Maurizio Costanzo in gonnella”.

Traffic

Il ruolo andò a Michael Douglas. Michael è più antipatico e borioso. Preferisco Insider.

Applauso!

Se non vuoi applaudirmi, ti consiglio questo sito “wwWC NETvaiadarviailcul”, sito “nobilissimo” che non merita che io mi prostituisca al suo “piacere”. Sono Ercole, non un culetto qualsiasi. E non mi svendo. Se, però, Lei si sveste, potrei fare un’eccezione d’erezione.

La regola amorevole…

Grazie, vossignoria ama codesto signorino?
Come? No?

Allora, a codesta/i consigliamo, invece, il blog “wwEvvivalavolpeeluva”, che si addice al suo volermi ma non può, e quindi preferisce offendermi senza vulva da volpina senza vagina.

Ah, basta con le polemiche. Ai polentoni ho sempre preferito Polly, una che non è allergica al mio polline. Polly, di Notte, scrolla l’ampolla dello scroto, e mi è “apologia”.

Ho detto tutto.

Sette film che non ho citato.

Sì, a Cheeta, la scimmietta di Tarzan, m’è sempre più piaciuto il ciuccio in bocca, soprattutto quando è Lei a succhiarlo.

Comunque, tornando agli “infantilismi” di Spielberg da close (da aprire…) encounters of the thrid kind, la mia “astronauta-esploratrice” me la racconta da favola.

Sì, mi scambiarono per un marziano-creatura immonda da Area 51, invece Lei, “scavando” a fondo, ha rin-“venuto” qualcosa appaiabile a due sfere interplanetarie per “planare” attorno a un “glande” Uomo alla Lincoln, anche al “Calippo”, da trenutun centimetri.

Il mio mistero rimane ignoto, a Lei noi. L’ha subito “notato”.

Ricordate: se Saturno è in congiunzione con Venere, l’ultracorpo s’insinua nella sua pelle da Alien.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. …e giustizia per tutti (1979)
  2. Scarface (1983)
  3. Revolution (1985)
  4. Dick Tracy (1990)
  5. Donnie Brasco (1997)
  6. Insomnia (2002)
  7. People I Know (2002)

“Scarface” – Recensione


12 Oct

Lo sfregiato “scarafaggio” di “marca pregiata”

Al Pacino, inquadrato sin all’inverosimile, “permeato” dentro d’una penetrazione depalmiana al suo “ventricolo”, prima ossidato, poi deossificato, poi “sparato”, dunque “delinquente”, criminale che non si seda, che anzi si rafforza e si rassoda. Nell’ambizione sfrenata, verecondissima!
Lì, mentre i “commissari” indagano, con circospezioni da “ispettori” appunto alla sua anima.
Saccheggiandone, “sniffandone” il Cuore e la sua storia personale. Intima e “intoccabile“.

Tony Montana è una montagna di rabbia, di cocaina “sgrezzata” dalle sue origini, il “fiore all’occhiello” di tutta una società sbagliata, “errata”, sbavata, “segnaletica” come il suo segno “partcolare”, “bellissimo”. Se per De Niro era il neo, “procace”, agghiacciantissimo di Al Capone che parlava da sé da “pasciuto pagliaccione”, Pacino s’innerva, si “defibrilla” affamato nei monologhi “esasperanti” in cui “urla” da disperato, accanito, “canissimo”, senza un briciolo di “vergogna” per nessuno, una diga incontenibile che non sta mai, beffardo ridacchia e si “spupazza” gigioneggiando, non si riappacificherà mai, non si concilierà, non s’addolcirà neppure stotto le torture più “infamanti” e “crudeli”.
Non lo pieghi neppure “sputandogli”, soffiandogli nella “fedina penale”.
Anzi, se ne frega delle “infermità” e non sta fermo, scalmanato, iracondo, collera “pura”. Non ha faccia, è “segnata”.
“Accoltella” di “silenziatore” chi troppo aprì bocca e non rispettò i patti. Di lealtà, di fiducia. Coltello a doppia lama.
Chi tradì, sarà trucidato. Con fredda “sottigliezza” taglientissima che aspetta il momento giusto e poi ti piazza del piombo adirato!

Una vertiginosa, “kitsch“, incredibile scalata al potere come una fotografia saturissima, “salata” nelle sue amarezze, nel rimpianto che ora affronta a muso duro tutti. Contro tutto, senza più “barricarsi”, senza alcuna barriera “contenitiva”.

Dal nulla, (ri)spunta uno, uno “qualsiasi”, un petroliere antesignano del folle Plainview alla Paul Thomas Anderson. Per Anderson l’oro “nero”, per De Palma è l'”ottone” dell’icona.

Film mitizzato, “mitologico” per i tamarri che ne han “aspirato” il peggio di “catenine” e “santini”, che ne celebrano l’ardore “carnale” ma non l’ardire “subliminale”. La levità dei suoi furori.
Il sentimento alle palpebre non è questione di palle!

Pavoni! Papaveri!

Così, l’Italia diventa “scaltra” nello scarface, nelle manie di far le scarpe a chi è rimasto “indietro”, a”obliterare” il no return per l’Inferno!

Tony, divorato, mangiato vivo da troppi patimenti, che scoppia, che deflagra, che franerà sepolto dalla “bianca limpidezza” della sua “droga” nelle vene.

Si asserraglia nel suo bunker, i nemici sono dappertutto, “mitragliano” all’impazzata, chi cogli coglierai, anche il tuo “amico”, che ha “sgarrato” per il “delitto” d’aver “scopato” tua sorella, l’unica “cucciola” da salvare, da non involgarire, da non stuprare nello schifo dei fottuti, “spacciat(or)i” giochi sporchi.
Da proteggere “candidamente”, semmai sganciando(le) dei soldi lerci come un bad trip.

Ass(o), piantato lì, “a mani nude”, trivellato, dissanguato, (de)rubato su schizzi rubinissimi d’un colpo micidiale che “pugnala” violentissimamente.

Nel delirio tuo “onnipotente” che era già bucherellato, da bruciato che si “reggeva” solo di titanismo folle, ch’è precipizio “libero” nell’acqua d’una fontana col “frontespizio” dell’incisione alla tua “carne”, nell'”evidenziatore” rosso, incancellabile che il Mondo (non) è tuo.

(Stefano Falotico)

 

Tributo ad Al Pacino


11 Dec

 

È sempre maestosa la piacevolezza di vivere, quando s’incontrano persone affini, con un’anima simile e con passioni vigorose, soprattutto cinefile.
È il caso dell’amicizia fra me e Giuseppe Avico, ché, sul viso “scarno” del densissimo, imbattibile Al Pacino, abbiamo allestito un personalissimo omaggio, un tributo inzialmente “spezzato” in due parti, la sua, quando ancora si faceva chiamare “mistertuyoube”, e il mio segmento, dunque “falotico“. Il cui vezzo “narcisistico lo riproneva in “separata sede”.

Adesso, per questioni di copyright, attendendo nuove fantasmagorie di Giuseppe, vi posso presentare solo il mio.

 

 

Firmato il Genius

Genius-Pop

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