Posts Tagged ‘San Petronio’

Frusciante recensisce AD OVEST DI PAPERINO, io invece recensisco Rocco e i suoi fratelli?


16 Aug

frusciante ovest di paperinoLe citazioni sono importanti. Siete ignoranti e dunque, come disse Totò, informatevi. Sapete ben poco della mia vita e delle mie emozioni, trascorse o presenti. Io sono onnipresente, sono da presepe ma non sono forse onnisciente, miei falsi sapienti. Non affibbiatemi nessuna patente. Ah ah. Siete tanto belli, evviva la topona e anche i topolini. Eh eh.

https://it.wikipedia.org/wiki/Niccol%C3%B2_dell%27Arca

https://www.comitatobsa.it/compianti-pieta-bologna/

Bologna – La dotta, la grassa, la rossa, forse la stronza


15 Oct

mde

Che io mi ricordi, Bologna è una bella città anche se, oltre alla Torre Asinelli, vi sono molti uomini non so se pericolosi, certamente pericolanti come la Garisenda.

Eh già, non li vedo benissimo. Sono uomini in pericolo di crollo. Oramai, le loro panze da dottori Balanzone molto arroganti, eh già, si stanno squagliando nell’imputridimento più lascivo figlio della retorica più vecchia da Maurizio Costanzo fuori tempo massimo.

Ah, certo, saranno pure dei pesi extralarge nelle loro mansioni quotidiane, alcuni sui famosi colli bolognesi hanno pure delle mansion, ville che fanno invidia alla donna di Marilyn Manson.

A proposito, come sta Marilyn? Presto, lo vedremo in The New Pope. Insomma, questo è passato da essere un disadattato da Mery per sempre a una sorta divinità angelica come la vergine Maria, riuscendo a divenire l’oppio dei popoli, recitando la parte di Lucifero.

Rendiamocene conto. Ah ah.

Sì, quelli della mia generazione andavano matti per Manson. I loro padri andavano invece pazzi per Marilyn Monroe. L’avrebbero voluta strapazzare. Secondo me avevano e hanno ancora ragione i secondi.

Manson fu un trasgressivo anticonformista di maniera. Una volta, sul palco, uccise e squartò un gatto. Però, non riuscì a controllare la sua gattina. All’epoca fu Rose McGowan. Una che, mentre Manson si dannò a cantare The Beautiful People, andò con Harvey Weinstein. Per poi sputtanare quest’ultimo, rimediando però solamente la figura di Maddalena.

Sì, Manson s’è sempre creduto un dio delle acque… come Nettuno. Qui a Bologna, in memoria di Manson, questo dio delle folle oceaniche dei suoi concerti sconcertanti, no di Nettuno, hanno intitolato una piazza in suo onore con tanto d’uomo scultoreo col forcone. Mah, a Bologna sono soltanto pasciuti e dunque buone forchette.

Quando si dice… quello è bello come un dio greco. Visto che pettorali, che bicipiti? Quello è uno coi “marroni”, come dicono a Bulåggna, città capoluogo dell’Emilia-Romagna ove vanno forte le lasagne.

Ove molte donne si lagnano e, per consolarsi dalle quotidiane frustrazioni, mangiano i tortellini con la panna. Un tempo sognarono di scoparsi Beppe Maniglia. Un rocker lebowskiano che spingeva. Spinse!

Sì, io nacqui a Bologna anche se per molto tempo annacquai e basta. Non fui perciò Nettuno ma mr. Nessuno.

Sono un santo.

Sì, va detto. Ero innamorato di una ragazza, fallo anomalo, anzi fatto stranissimo, considerando la mia congenita misantropia dotata di cultura enciclopedica da topo di biblioteca senza topa.

Le consigliai, sul finire della terza media, di fare l’istituto per geometri, il Pacinotti.

Nel frattempo, io divenni amante di Al Pacino. Lei invece, dopo essersi diplomata, si laureò in ingegneria edile, sposando il mio compagno di banco delle elementari.

Sì, grazie al suo lavoro e al mio consiglio prezioso, si fece, s’è (s)fatta moltissimi soldi.

È molto richiesta, come si suol dire, sulla piazza. Non so se anche Piazza Maggiore. Ove c’è la basilica di San Petronio. Che abbisognerebbe d’una facciata restaurata.

Sì, è miliardaria, credo. È talmente ricercata che ha messo il suo c.v. su Internet.

Ha la mia età, è del ‘79. Ora, io passo le vacanze al Festival di Venezia, lei quasi sempre a Mirabilandia.

Detta come va detta, non vale un cazzo.

Sì, avrà sedotto e concupito, prima del suo matrimonio, anche molti pazzi, progettando centomila palazzi. Nelle cui camere, da lei stessa pianificate, si portò tutti gli amanti dei piani alti.

Ma, a vederla dalle foto su Facebook, ove appare dimagrita e traumatizzata dalla maternità, m’è passata la voglia di tradire il mio compagno delle elementari, cioè suo marito, con codesta.

Insomma, non so se abbiate apprezzato Rambo: Last Blood.

Onestamente, è penoso.

Ma io non mi sarei mai messo a fare una guerra da idioti contro John.

Rendiamoci conto. Gente che ascolta Lucio Dalla, pace comunque all’anima sua, vuole competere con uno così?

Sembra abbacchiato e infatti lo è. Poiché, se volesse smetterla di fare il principe e il signore, distruggerebbe ogni signorotto in trenta secondi netti.

 

di Stefano Falotico

mde

 

La cosiddetta mental illness esiste nel Cinema e nella vita? Esiste solo il Genius-Pop un po’ bambino e un po’ volpino, fidatevi, sono il re dei bei ballerini


11 May

 

suntory bill murrayQuanto mai attuale, viste le nevrosi collettive e il forte disagio sociale esponenzialmente aumentato, è il tema della follia.

Shutter Island? Film da quattro soldi. La leggenda del re pescatore? Sì, andiamo già molto meglio, facciamo dei miglioramenti.

Ah, la follia! Termine forse troppo generalista e superficiale. Tant’è che, in alcuni siti, peraltro tematicamente molto seri, vedo comparire assurdamente foto che mettono i brividi. Raccapriccianti e appunto fuori luogo rispetto alla delicatezza del quadro d’insieme. Sì, l’immagine semmai di Jack Nicholson di Shining che sventra di ascia la porta del bagno dell’Overlook Hotel su suo ghigno lupesco e sanguinario, oppure foto di persone derelitte che vagano catatoniche, come zombi, lungo le strade periferiche, mal illuminate, di grandi città al pallido, mortifero plenilunio nel sole loro interiore precocemente tramontato in una vita torva.

Persone imbrunitesi nell’inaridimento affettivo, afflitte dalla loro unica compagnia possibile, ovvero la solitudine più cupa.

Persone dagli sguardi allucinati che fissano con occhi vitrei il vuoto. Captando l’incommensurabile abisso a molti ignoto. Scandagliando, forse incoscientemente, nelle loro sofferenze infinitamente strazianti, il pasto nudo. Dunque, la nostra umanità decaduta e incenerita da una società apparentemente felice, invero già macellatasi nella povertà morale più inaudita. Che si riflette, grottescamente, nelle iridi languide di uomini e donne sdilinquitisi nell’apatia più inutilmente sognante, che si rifrange nello spettrale specchio delle loro anime nerissime e non più candide.

Abbagliandoci di tormento eclatante, inducendoci a riflettere con maggiore calma. Obbligandoci a interrogarci sull’esistenza, incomprensibile ai più, e su tale stupefacente, immane, umana discrepanza.

Ah, vedo molte panze!

E le domande che in cuor ci sorgono son tante. Versiamo molte lacrime sgorganti.

Spaccati come siamo da troppe incognite umidamente, inconsolabilmente vaganti.

Come se, attraverso queste immagini potenti, si volesse esemplificare appunto la follia e parcellizzarla in deficienti, iconiche raffigurazioni, in figurative sfighe appunto cinematografiche, pittoriche o perfino scultoree. Pensiamo, ad esempio, alle rappresentazioni della follia che il Rinascimento ci ha regalato, magnificando addirittura l’estasi, che ne so, rabbiosa e disperata della Madonna che, gridante in preda al lutto non cicatrizzabile della perdita del suo amato figlio Gesù, si contorse in un gemito lancinante, osservando la “sindone” di quel suo nostro Cristo, sì, asceso al cielo, ma non più di questo mondo tortuoso e soventemente orrido.

Io sono di Bologna. Non so se conoscete, ad esempio, a tal proposito, il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca, uno dei massimi capolavori scultorei della mia natia città felsinea.

Me lo faceva studiare la mia insegnante di storia dell’arte. Ah, gran donna. Grassa e brutta. Ma una donna che, per via della sua repellenza fisica, aveva sublimato le sue carenze affettive e sessuali nell’arte, appunto, più alta. Sognando un profeta biblico che illuminasse la sua frigidità galoppante.

Celebre anche l’omonima pittura absidale di Vincenzo Onofri nella basilica di San Petronio.

E ora vi racconto una storia.

Frequentavo la terza media e nessuna tizia frequentavo. Erano mesi nei quali impazziva, no, impazzava per radio Enrico Ruggeri con la sua Mistero. Che da poco aveva vinto il Festival di Sanremo.

E tale dotta, simpaticissima insegnante di storia dell’arte aveva chiesto noi di recarci, a piccoli gruppi, a fare delle ricerche e degli scatti fotografici in queste due chiese sopra citatevi.

Io non volevo andarci. Ma c’andai perché ero innamorato di una ragazza. E quindi, capirete bene, cosa potesse sinceramente fregarmene dell’arte.

Lei era la Vergine fattasi carne.

L’amavo puramente e l’avrei scolpita duramente con le mie sopraffine mani da moderno Michelangelo Buonarroti. Ah, era lei un capodopera, opera magna per un amoroso, caldo arrosto stuzzicante, da piluccarcene entrambi ben rosolati e pennella(n)ti.

Se, invece, non avesse voluto donare a me, personaggio già matto all’Arcimboldi, le grazie armoniose delle sue gambe vellutate come pesca setosa del Caravaggio, mi sarei consolato, mangiando dell’insalata.

Lavandomene le mani… con l’acquaragia. Forza, coraggio. Non è da una stronza che ti manda a fanculo che si misura un Pollo(ck).

Sì, se mi fosse stata acida come l’aceto balsamico, rendendo ogni mio caloroso slancio soltanto un vano, fantasticante assaggio, mi sarei comunque divertito con un film di Stanlio e Ollio.

Erano tempi acerbi, sì, ove ammiravo il seno di Deborah Caprioglio ma non sapevo cosa fosse il Campidoglio, ero proprio un Klaus Kinski alla buona…

Non conoscevo a memoria tutti i nomi dei sette nani ma già volevo un po’ macchiare dolcemente la mia bramata Biancaneve nell’ano.

Ero un ignorante come il principe Antonio de Curtis in Totò e i re di Roma.

E non sapevo neanche, mio dio, che vergogna, che fu proprio l’Albertone nazionale a dar la voce ad Oliver Hardy.

Ah, le ragazze della mia età erano pure messe peggio, comunque. Pensavano soltanto a comprare gli Swatch, i ragazzi, poco tempo dopo, di queste se ne sarebbero fottuti, ammirando invece Baywatch con Pamela Anderson.

Molti furono segati, eccome.

Ah, vi era anche Pamela Prati. Una che, come la Anderson, era tutta rifatta più della facciata del Colosseo.

Ah, gladiatori defraudati della vostra Connie Nielsen, fatevi una passeggiata per i Campi Elisi o, se siete di Bologna, per i Giardini Margherita. Può darsi che Connie non ve l’abbia data ma incontrerete, a fare jogging e a strafarsi di qualche spinello, una racchia che ascolta Elisa.

Oh, buttala via.

Sì, tempi di sciacquette da smerdare nello sciacquone delle memorie annegate nel brodo dei tortellini, miei paesani, tempi di genitori oramai piegatisi al sistema che, fra una bolletta e l’altra, da totali bolliti aspettavano le vacanze natalizie per andarsi a fare un giro all’Abetone.

Insomma, la malattia mentale esiste?

Sì, per voi sì.

Per il Genius, no. Ché egli frutta, no, fa fruttare il suo pesce fritto e, tra una schizofrenica e una depressa, come un cavallo pazzo fluttua.

Quante cazzate che vi dico? Eh?

Ma se non ci fossi io, il Joker Marino, questa vita sarebbe già per voi da manicomio.

Fidatevi.

Voi uomini sareste ridotti come John Travolta di Pulp Fiction.

E voi donne come Uma Thurman.

Mentre io ora bevo un whisky.

In quanto Bukowski con sguardo da cane Husky.

Poiché sono uomo malinconico ma anche autoironico di gran candore, di ottimo sapore un Falotico, un uomo dai molti languori tra i vostri, cinici, freddi sudori, un uomo che puoi scolarti in un bicchiere d’acqua come il più pregiato liquore.

Sono un santo.

No, uno da Suntory.

E ora ballo perché mi tira il culo.

 

di Stefano Falotico

pulp fiction travolta thurman

4 Ottobre, festa del santo patronio San Petronio, ecco il Papa Falotico che balla, egli è il vero reverendo, altro che Marilyn Manson


04 Oct

San Petroniorev-1-ASIB-07936r_High_Res_JPEG


Visualizza questo post su Instagram

Erie Canal

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

  Eh sì. Inutile aggiungere altro. Un uomo che danza sulle teste degli insipienti e fertilizza col suo Genius.  

 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

 

Il Boss!

 

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

 

A Bologna vive molta gente alla buona e io li rabbonisco, strozzandoli di tortellini!


26 Sep

Maometto, di montagna ferrea e “rampicante” la sua ancestrale energia, smonterà pezzo per pezzo quel pazzo di dar la vita ad andarla in Matt(e)o

Molta gente bigotta, turlupinata dalle “gioie” effimere della bigiotteria, agghindata di retorica, con “oral” sboccar volgare non crede oramai più, se mai credette, ai profeti.
I profeti non sono dei folli, esistono e (s)compaiono tra la folla. E taglian ogni ottuso fallo…

(Parola del Signore, versetto del capitolo intitolato “Vendetta punitiva”, 13 del 79 a cura di Ezechiele il lupo…)

Non credo al buddhismo, perché preferisco cremare la mia magrezza in cremose “dolcezze” aggressive come un cucchiaino che (of)fende il budino. Ai bambini offro delle caramelle e infilo loro in bocca una sigaretta Camel, a torta “Cameo” per rinforzarli col nutrimento “ruvido” del già fortificare i loro polmoni in vista della vita “adulta”.  Le comparse non servono! Meglio subito che aspirino l’amarezza dai retrogusti aciduli, ché non smaltino le labbra nel “burro” di cacao baciante le impudicizie delle più agre ragazzine ad abboccarli. Altrimenti, giunti a trenta, il lor uccello si rimpicciolirà in un ruolo “invisibile”.

Sì, con integerrima (im)moralità, perseguo la vita (dis)innamorata a ludico sfottò rivolto contro la piccola borghesia (s)fottente, fetenti ostinati e dalla testardaggine lenta come le testuggini lumache dei loro odiosi, inutili attestati per approvarsi “superiori” di quel che m’appare sol carta igienica da parati del culo.

Non m’ammal(i)ano con le lor moine, non ammansiscono e non ammainerò la mia indole “diligente” a porger loro una “riverenza” di me rinomato, amante dell’ammattirmi soprattutto di primi matt(in)i quando il Sole levriero si leva a Oriente nel mio ilar pensiero che va fresco nella fierezza fra le giocose ebbrezze dello spensierato insultar tali olezzi.

Sì, “adulti” cafoni soffrono di meteorismo e così evacuano cazzate dallo sfintere per sfinire i “peti” disturbanti dei giovani più a(l)itanti. Ma con me non attacca la flatulenza. Son io che di finezza affino a puntin’ il mio ritorcer loro ogni (r)espi(r)ante mongolfiera della loro mentalità da mongoli. Sono la Muraglia Cinese invincibile e appuntisco i più sottili arnesi nel bucar il loro “pulito” bucato d’an(n)i miei che rubarono.

Io faccio… crollar ogni Muro di Berlino. E v’iberno miei nazisti!

“Soffian” ad aprir bocca su tutto con frasi fatte del luogo comune più “a cul” di pigliar la vita come una stronzata. Specializzati infatti, “in fallo” sempre te(r)so e “orgoglioso”, nell’issare le frivolezze boriose. Ma, dai venti boreali d’una illesa potenza aeroplanante, con “pianezza”, sorvolai fin “lassù” al buchino di tanto lor (s)fiatare.

Pavoni della Bologna “bene”, giullari da Corte Isolani, asmatici di però logorrea che m’induce alle diarree, appunto… fenomenali bugiardi da circo dell’“orrorificio” sempre solipsista agli ombelichi e dunque ai “gioielli” fra tanto cagarle dagli orifizi, regalan alle lor “donne” degli adamantini “omaggi”, cioè pietre del lor cuoricino anaffettivo sol per farle… a fette di maiali dietro il cort(e)o del “rubin(ett)o” che tutte inganna a tracannarle.
Poi, dopo averne preso il sedere e inchiappettate di “(s)caricarle” come degli scarti a “cioccolatine”, tutte prima “scioglienti” e adesso smerdate con “gentile” glassa “fondente”, questi grassoni  ne adescheranno una dal “frigorifero” per “testare” la sua glaciale frigidità a friggerla “impanata”. Quante ne scannano e “scavano”.

Sboccati eppur “laureati” con un bicchierino di vinello e birra che sgorga da ogni por(c)o.

Lor sì che sanno vivere. Eh già “signore”. Questa è la moderna “signoria”.

Ma io, di principesca signorilità, continuo inesausto a sfiancarli.

Li tormento durante le notti loro “calde” nel raffreddar subito quei tanto a me schifosi (ro)venti an(n)ali, angustio le lor case “buie” a movimentare la Luna del mio lupo.

Così, freno i loro spiriti bollenti.

Vado da un bollito e lo marchio, impaurendo ancora la sua calma “piatta” quanto la sua “donna” vacca. Mentre la tromba, e nell’altra stanza sua figlia fa la rumba con un mezzo Rambo tamarro dei poveri, ecco che il suo cazzo “duro” ruzzola sgretolante nell’uscir esterrefatto… dalla cavità di quella di figa sfatta col “visone”, intesa non sol di faccia mostruosa ma specie… di pelliccia non depilata, e “(am)mira” il mio “spaventapassere”.

Indosso il passamontagna e lo “bendo” nell’urlargli senza freni la sua nuda (s)cena da bovaro come quello lercio nel fienile.

Sono il fantasma oscen del palcoscenico. Quando meno se l’aspettano, ecco che il lor amplesso trema di nuovo “(av)venente”.

Contattano telefonicamente un CSM per accusarmi ancora di demenza ma non c’è nessun intervento se non un “bisturi” ficcato alla loro esistenza da chirurghi plastici.

Sì, li torturerò a deformare ogni lor atroce sconcezza, ad agghiacciarli anche quando il lor cam(m)ino sarà, a cantuccio e a cuccia, segregato in cantina come morti viventi arsi.

Ah sì, miei Asinelli… ah ah!

Ciuccerò la lor idiozia da babbei, quindi babb(uin)i, nel rabbuiarli di tante bue.

Sono un bove? No, un “buono”.

E ti butto giù dalla Torre più “alta” del tuo volar “basso”.

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)