Un vecchissimo, “vetusto” proverbio è proverbiale alla mia vita: scherza coi fanti, ma lascia stare i santi
Sì, non so perché la gente mi consideri un Uomo meraviglioso, ne combino una più del Diavolo, poi mi pento dei miei “peccatucci” veniali e quasi mai “vengo”. Sì, è la Natura “genealogica” del tree of life d’araldica nobiltà principesca che si conia di Falotico nel cognome. Sono l’emblema di tutti i depalmiani rossi virenti, vibranti e pacineschi. Sono il falò delle vanità nell’anima di Jake LaMotta su poesie bukowskiane. Le donne non le reputano mai volgare, ma squisitamente sincere, buffe, divertenti, “tragicomiche”, l’incarnazione metafisica di tutte le rabbie mai sopite e del senso pessimista di fondo che “la” butta a ridere e se “lo” sbatte spesso in solitudine emarginata, che non rimarginerà neanche se mi “sodomizzassero” tutte le cheerleader dei film “Il football è lo sport preferito dai tori da monta che amano le palle dei bulls“.
Sì, mi sto orientando sempre più a Oriente, trascendendo per non “scender” in basso. Ci tengo al mio carisma, è la personalità del “pagliaccio” deluso da Heinrich Böll sulle cui reminiscenze ho allestito un racconto autobiografico: “Opinioni di un Joker“. Racconto, non mento (ho forse mai mentito sulle mie prodezze letterarie?, preparate i soldini ché fra un mese uscirà il mio “Noir Nightmare – L’ombra blu del fantasma”, peraltro da me recitato di voce “lugubre” e “nocturna“), resoconto anzi, sintetico, di pastiche citazionistico, omaggio a questo caposaldo della Letteratura mondiale con strizzatine a Heath Ledger e allo Sean Penn di This must be the place.
Con Davide Eustachio Stanzione, sto mettendo su un particolarissimo libro sul Cinema che pubblicheremo.
Ma, in veste “simbiotica” con Rocky Balboa, in fondo, sono come Lui, un clown. Non è mica un difetto, sapete?
C’è da vergognarsi d’altro. Degli stupri nei licei e degli stupidi che governano. Il clown, proprio per definizione, è un “artefatto” che non vuol “curarsi” dalla sua follia.
Ne va fiero, è l’unico modo che ha per sopravvivere all’orrore generale.
Sì, ho sempre, coscientemente, amato “perdere”.
E ch su di me inveirà d’altre allusioni sessuali e offese rivoltanti, be’, non ha capito davvero un “cazzo” del sottoscritto, “glielo firmo” in calce.
Presi le distanze, oh che distacco, dalla “realtà”, non perché impaurito (sono come Obelix, temo solo che il Cielo mi possa ca-s-car addosso), ma perché nauseato sartriano, da cui la mia “celebrità” da “straniero” alla Travis Bickle.
Sì, a sedici anni, quel porcile mi disgustava e ripugnava. Puttane in ogni dove a leccar e “sbaciucchiare” e ragazzetti “tirati” che porgevan i loro occhi “affettuosi” alla bellona, sussurrandole parole “dolci” d'”amore”: “Sei divina”.
Come no, infatti poi sogghignando con l’amichetto della compagnia di “merenda”, accennavano a un “pacato”: “Dio, quanto ti vorrei scopare, gran figona. Te lo sbatterei!”.
Sì, roba da vomito.
Li ho sempre odiati. Fa parte del personaggio Falotico, l’Uomo amato eppur che dice “Ti amo” solo quando crede che di essere innamorato davvero, come da romanticismo alla Michael Mann di cui son portavoce “freddo” come un collateral.
Ah, lo so, prendete tutti in giro il Balboa, il “babbeo” gran “pollo arrosto”. Io non scherzerei troppo su un Uomo così generoso.
Sì, è come me.
Oggi, ho parlato con una ragazza da perderci la testa.
M’ha rivelato, confidenzialmente, che mi ritiene “estroverso, pazzo, incompreso, eccentrico, potenzialmente suo”.
Ora, avrei da obiettare su molti punti (“cicatriziali”). Estroverso non ci giurerei proprio. Sono “intro-versetti”, eppur solidissimo fra le quattro mura, ove “colorisco” le pareti languide d’un pennello “variopintissimo”.
In psichiatria lo definiscon “vuoto fortilizio”. Mah, a dar retta a quelli finisci talmente imbambolato che avrai bisogno di qualcuno che ti pulisca il retto e t’imbocchi a letto.
Psichiatria uguale suicidio annunciato.
Una volta che finisci a Shutter Island, stai bello che “tranquillo”. Fidatevi, lo so in quanto “lo” ho appurato per anni. Tanto che fu “resuscitato” solo da un “colpo di culo” in extremis. Dicesi “salvazione a fin di bene per il pene”.
Sì, il signor Mark Ruffalo mi ha rovesciato un secchio d’acqua gelida per “risvegliarmelo”. Guardate che non è male “dormirselo”, comunque.
La realtà ti appare lynchiana, e il delirio va che è una Bellezza. Semmai, è il Piacere ambiguo da Spider cronenberghiano che t’incula nel labirinto di Shining.
Sì, ne leggerete sul Balboa, nel nostro libro.
Oggi, è morto suo figlio. Rileggendo la mia “presa per i fondelli” e specchiandomi, ho rinvenuto la mia anima alla Stallone.
Chissà dove me l’avevano bruciata.
Stallone è come mio padre. Uno che ha compiuto enormi sacrifici, che s’è fatto da sé per fornirmi vantaggi e soddisfazioni.
Perché, ogni padre, conosce a memoria questo estratto memorabile:
La natura è molto più furba di quello che l’uomo crede, con il tempo noi perdiamo tutto, parenti amici, e tu continui e un giorno, prima o poi, ti fermi e ti chiedi “Ma che diavolo sto vivendo a fare io? Non ho una ragione per andare avanti?” Vedi figliolo, io con te ho una ragione per andare avanti!”.
Con questa, salutiamo Sage Stallone.
E ora dite al cocone che, da me, basta che “aspetti” e lo stenderò massacrandolo a dovere.
Così, i maiali che conoscevano le “pazzie” altrui con cui potevan divertirsi alle (s)palle, impareranno a stare al Mondo.
A volte, sapete, la vita ti regala un miracolo, e i malvagi le prenderanno di “santa ragione“.
Occhi in vista, la prossima volta, e al prossimo “angolo”.
Che razza di storia, eh? Cristo di Dio. Da scriverci un altro romanzo.
Per questo noi amiamo Falotico.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)