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Nessuno è al sicuro… neppure “Washington”


06 Mar

 

 


I gusti cambiano, le persone cambiano.
No, le persone non cambiano… invecchiano… e si adattano

Serrata nostalgia fra due vecchi compagni di (s)ventura e d’armi, d’amori già appannati ad appannaggio del sopravviverla.
Del resisterle, fra i colpi di proiettili di anime “rettili” fra regole sfuggite o giuramenti di fedeltà ad antichi codici d’onore, perduti, falsamente persuasi dall’ipetrofia della fame, del suo divorarli dietro corazze di cuoio “guarnite” di filosofeggianti aforismi. Un altro for(n)o all’anima.
Inguaribile, urla.

Safe House, la stanza blindatissima di sicurezza, la camera “oscura” delle torture, delle confessioni estratte “affogandole” d’una asfissia che boccheggi informazioni chiave.

Tobin Frost sembra un rabbino, si toglie il cappello, entra in bagno, “origlia” cheto cheto un infingardo sicario alla sua rivelatoria incolumità. “Marzialmente” lo zittisce, poi gli spezza il collo, e si “sbriciola” ancora nella sua identità misteriosa, tra la folla… un fantasma. Imprendibile, forse solo impalpabile.
Poi, catturato, s'”offusca”, ieratico mentore, in un gioco speculare col suo erede, il puro Weston, occhi già proiettati nella sua affinità, entrambi pedine troppo sane d’una “scacchiera troppo matta, non assonnati fra i “sonanti” di quelli che, “sommi”, “sono”.. Granitici ma già “evaporati” nell’ingranaggio dei “bottoni“.

Espinosa, il suo primo thrillermainstream“, folgorative intelaiature di colori vibranti, “ipermontati”, impazzati nell’esagitazione di fulminee saturazioni d’un “nitrato” che si squaglia di vivo sangue iperrealista.

Una trama “invisibile”, già scritta, già “coordinata”, ma è Denzel Washington, questa volta, lo Sguardo. Che incendia, man senza fire o solo sfiammato nella rabbia trattenuta, Tony Scott meno furbo di un’azione più obiettiva, ma analogamente densa di stroboscopie “oculari”, dunque “iridi” frammentate da picchi sfuggenti come fotogrammi “mitragliati”. Appena intagliati con l’accetta.
Uccide, sentenzia, ride barbuto “in barba” a un sé che amaro si sbeffeggia, forse nella sua “bara”.
Perché già sa, già ha visto quel che avverrà, che vedremo, e che s’è già avverato nelle sue “vertebre”.
Ebano arrugginito d’epoche roniniane, cavaliere senza macchia da wanted per impuniti “punitori” e doppiogiochisti laidi d’una viscidità già unta nello “scivolio” all’integro valore per se stessi menzogneri.
Per il patrimonio etico del viverci. Dell'”esserci” eroi, prima di sbiadir tenuissimi ma inarrendibili d’un tremolio “sgozzato” perché già “arido”, trivellato, offeso, “fenduto” d’una giusta causa per scandali da tacere.

Sam Shepard è allora qui il Diavolo, ma la gente desidera sogni tranquilli, la verità è dolore, è coscienza.
È un file con informazioni pericolose.

È l’Angelo vendicatore di Denzel.
Che è già morto…

(Stefano Falotico)

 

 

 

Chi è Tobin Frost?
The most dangerous man alive.

 

 

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