Posts Tagged ‘Rust Cohle’

Rust(ico), un uomo Falotico


02 May

rust

 

Sì, non so se vi ricordate bene. Rust si ritira da tutto e gestisce un bar, così come fa il mio Clint Steele di Hollywood bianca, prima, per un lasso di tempo brevissimo, si mette con una ma si vede lontano un miglio che ci sta assieme solo per far contenti gli altri. Così potranno dire… ah, ha messo la testa a posto. Perché lui, in verità, non è felice affatto. Lei sta sul divano e lui finge di abbracciarla calorosamente mentre annoiato, oserei dire turbato, non vede l’ora di prendere il telecomando e spegnere la tv del cazzo. E sussurrarle… no, stasera non ho voglia, facciamo domani. E domani la manda a farselo dare in quel posto.

Quindi, la signora Monaghan lo va a trovare in piena notte e lo provoca abusivamente, attentando alla sua sessualità nel circuirlo con gattesca malizia. Rust, ubriaco fradicio, toccato nell’intimo, non essendo impotente, stropicciato la sodomizza con virulenza. Ma poi, a differenza di qualsiasi altro uomo che le avrebbe offerto da bere del buon tè e dei pasticcini cremosi, la prende a mali parole, inveisce con furia brada e la caccia via di casa, ben conscio di essere stato violentato, violato in cambio di sesso selvaggio fottutamente mentecatto. Sì, la Monaghan senz’ombra di dubbio, pur di vendicarsi dei tradimenti del marito, si comportò da zoccola oserei dire non plus ultra.

Quindi, Rust torna a bersi la birra in riva al fiume, con le gambe accavallate.

Sì, io sono come Rust. Con me le hanno tentate tutte, con provocazioni bieche e furfantesche, affinché smidollato mi svezzassi in maniera animalesca e gioissi del sesso condiviso e non masturbatorio. Ma questo tentativo fu atrocemente fallimentare. Sì, credo che dopo il sesso, impazzii del tutto e divenni ancor più ermetico ed eremitico di prima. E rilessi tutti i racconti di Edgar Allan Poe, imparandoli a memoria e declamandoli anche alle feste quando tutti si divertono e io invece li ammansisco nella tristizia più saggia. Le donne, che prima mi apparvero angelicate, improvvisamente si svelarono nella loro nitida nudità volgare, e mi sembrarono quasi tutte delle brutali arpie desiderose solo di copulare. E mi rintanai ancor di più, preferendo la compagnia delle sigarette, da aspirare con voluttà, da accendere ed essiccar in bocca, bocca pastosa, bocca giammai mielosa, bocca che giustamente le spara grosse perché vede il mondo nella sua crudezza, nella sua animalità tremenda.

Quindi, non scassate il cazzo. Lasciatemi ora gustare questo morbido caffè che, leggiadro come il sorriso di un bambino puro, si scioglie nel mio umore sempre malinconico e sanamente duro. E pessimista. Sì, perché devo esservi schietto. È tutto un esagitarsi di culi su Instagram e io, con sfrontatezza quasi illegale, per divertimento alla John Belushi, parimenti prendo per il culo, e commento con… figa immane, stratosferica, le tue, cara, sono forme (dal)toniche da carezzare con garbo e nella tua donna “sgamberei” melodico come un uccellino a primavera lì ben tonico. Scusami, se non ho avuto bon ton ma lasciamo il galateo a chi, non come me, lecca il gelato credendo negli amori eterni. Lasciami entrare nel pertugio favoloso e con me diverrai ardimentosa. Ah ah.

Ma lo faccio perché ho voglia di ammazzarmi, e non c’è giorno che passi che questo pensiero non mi tocchi. Sì, io dico la verità, questo mondo è una merda.

L’unica cosa che mi tiene in vita è The Irishman di Scorsese. Voglio vederlo pazzamente e quindi prima di uccidermi devo aspettare ancora dei mesi.

Poi, De Niro girerà un film con David O. Russell e, puntualmente, dovrò rimandare il suicidio. Poi, un bel giorno De Niro morirà ma avrò voglia di rivedermi infinitamente tutti i suoi film.
Al che, arriverò a 83 anni e creperò. Sì, ho avuto un sogno premonitore. Un deficiente nel sogno mi ha detto che morirò a 83 anni. E ha aggiunto che è inutile che mi danni per ammazzarmi e le escogiti tutte perché prima degli ottantatré non morirò.

Sarà dura, cazzo.

 

di Stefano Falotico

True Detective: e se Berlusconi non avesse avuto tutti i torti? Provocazione del venerdì


27 Apr

tumblr_nfas2fpvBo1rud800o1_50031357987_10211181912326511_6091515157723217920_n

Eh sì, dopo solo 24h, anche meno, è arrivata in mia casa la copia del Blu-ray specialissimo delle due stagioni di True Detective, “ubicata” fra Twin Peaks e un film da me molto amato che spero vogliate indovinare. Volete l’aiutino, come si suol dire? Il Bardo incontra Agatha e il signor Donnie Brasco crepa quasi subito.

Ecco, avvengono delle strambe coincidenze, oserei dire messianiche. Anche una mia amica su Facebook, senza che la preavvisassi, ha detto che oggi le è arrivato il cofanetto, sì, quello dell’offerta esclusiva di Amazon, di due al prezzo di uno senza spese di spedizione. E ancor una volta mi convinco di avere poteri telepatici. Perché, pur non volendo, “contamino” bellamente di sani gusti cinematografici menti affini alla mia, in un’elettività maestosa che è figlia della mia anima poderosa. Ah, che bella rima baciata. Sì, baciamenti spirituali.

Esiste la parola baciamento? Sì, è l’atto del baciare, mie menti invece bacate o mie, ahimè, braccia bucate.

Sì, non fatemi la fine di Reginald Ledoux. Ledoux incarna tutto ciò che ci può essere di antitetico rispetto a Berlusconi. Ledoux è un maniaco, un pedofilo, un figlio di puttana che vive in una sorta di latrina assieme a un grassone, ed entrambi maneggiano stronzate con le loro vite debosciate e perdute ai confini della follia più abominevole. Silvio è uno che se la gode e le donne gliele danno in cambio di soldi.

Berlusconi vive ad Arcore, ove il lucore fa rima con sudore. Sì, come avrete visto dal trailer di Loro 2, il Berlusconi di Servillo è un Oreste Lionello da Bagaglino, un panzerotto ancor più tinto nei capelli di quello reale che, da voyeur marpione, ammira la Sofia Ricci che splendidamente si denuda a bordo piscina.

Ora, mi soffermerei sulla Ricci, miei uomini “ritti”. Nell’agghiacciante film Commedia sexy esibisce un culo di proporzioni monumentali, roba che neanche l’Aida Yespica dei bei tempi poté permettersi mai. La Yespica, oltre a essersi fatta inchiappettare da Silvio, eh sì, fu opera “lirica” anche per Bruce Willis, e con l’uomo die hard suonò quattro atti in DO minore alla Giuseppe Verdi o cinque amplessi alla Siffredi.

Sì, uno dei grandi misteri italiani, oltre a Silvio, imbonitore ante litteram, è colui che incarna la schifezza umana per “eccellenza”, ovvero Rocco. Perfino su Instagram mi compare il suo faccione “sciupato” e lui che, spogliandosi, giocando di doppio senso clamorosamente banale, sussurra Voglia, no stravoglia e poi va al mare col “coccodrillo”. Rocco è nato a Ortona, in Abruzzo, e dunque pronuncia voglia con una o chiusa che ti fa venir voglia d’iscriverlo a un corso di dizione. Eh sì, molte donne han preso lezioni “orali” da Rocco, pendendo dalle sue labbra. Rocco è uomo che foneticamente le fa parlare in tutte le lingue di Babele. Sì, Rocco è esperto di poliglottismo. Uomo “gutturale”, ruvido e “liscio”, praticamente la versione sconcia della filosofia grunge. Infatti, come Kurt Cobain, quando si accorge che le sue donne son lì lì per venire, “canta” loro come as you are.

Di mio, più che grunge, sono un Grinch, son uomo però pungente perché non tanto le so “mungere” ma comunque ungo il pene, no, il pane nel sugo della pizzaiola. Ah, delle scarpette davvero “chic” da Terence Hill de Lo chiamavano Trinità. Sì, lui mangiava i fagioli in quel padellone, e ogni volta che lo guardo mi stimola l’appetito. Eh sì, questa è una società, potremmo dire, “scoreggiante” e puttaneggiante. Tutte le più belle oche esibiscono culi fenomenali su Instagram. E gli uomini alla loro vista diventano degli “affamati” del Biafra.

Ma ora direi di riflettere, sì, riflettere sulla parola oca: non è solo una donna di sconcertante superficialità ma anche il nome degli uccelli anatidi della sottofamiglia degli Anserini.

Sul doppio senso della parola oca chiamerei “in soccorso” Rocco e vi racconto questa.

Quando avevo 17 anni, giocavo a calcio. Dopo gli allenamenti, ci si spogliava tutti belli ignudi per andare nelle docce. C’era un tizio di cognome Ferrara, da non confondere con l’altro pornoattore Manuel, e questo “Ferrarino” credo potesse fargli già all’epoca concorrenza.

Perché, ignudo che fu, nello “splendore” della sua nudezza (termine che in tal caso preferisco a nudità), fu adocchiato da un certo Cetti. Cetti, ragazzo che stava con una biondina peperina ma su cui ho sempre avuto il sospetto che fosse bisessuale. Infatti, dinanzi a quel po’ po’ (rafforzativo di poco che, troncato, e raddoppiato nel suo troncamento significa molto, da non confondere con popò) di “roba”, Cetti, in preda a uno sconvolgimento ormonale “balistico”, urlò: Soccia, che OCA!

Sì, parlo di “qualcosa” avvenuto più di venti anni fa. I ragazzi erano già “deviati” perché, prima di studiare la Storia e Pipino il Breve, guardavano le televendite con qualche sgnacchera (sinonimo del parlato toscano che significa bella gnocca, gnocca che letteralmente significa a sua volta vulva, organo genitale femminile ma in senso figurato e anche “sfigato” significa Ubalda molto attraente) e arrivavano agli allenamenti già spompati.

Avrei da raccontarvene.

Quello che voglio dire è…

Sentite, tutti sanno di avere qualcosa che non va. Semplicemente non sanno cosa sia. Vogliono tutti una confessione.

Insomma, per farla breve, io sono agli antipodi rispetto a Berlusconi, sono un collezionista di film, lui invece è un collezionista di fighe. Ma non fategliene una croce. C’è a chi piace l’Arte e a chi piacciono le troie.

Dai, su. Ah ah.

Si notano le copie ancora incartate? Sì, esiste lo streaming in HD e passeranno mesi prima che le scarterò. Perché sono fatto così. Voglio averle!

Il terzo film lo avete indovinato?

 

di Stefano Falotico

 

Rust Cohle

Rust Cohle, l’uomo che sentenzia, ma non è come Clint Eastwood di fronte a Sentenza 


22 Apr

Treu Detective

L’altro giorno, un medico mi ha detto una cosa che di primo acchito ho preso per un’offesa, invece era un sottilissimo complimento.

– Lei assomiglia molto a Italo Calvino.

– Perché mai?

– Leggo i suoi libri e i suoi scritti e ogni volta rimango sconvolto. Poi, dal vivo, lei spiccica due parole in croce e bisogna provocarla per ottenere una conversazione che possa definirsi conversazione.

Italo Calvino era un genio.

– Cosa vorrebbe dire con questo?

– Lo sa benissimo cosa volevo dire, anzi, cosa ho detto.

 

Eh sì, l’atimia mi ha incasinato la vita. Taciturno al massimo, immobile, con sguardo alla Ryan Gosling nei suoi momenti di contemplazione, che non capisci se ti sta prendendo per il culo, se è autistico, o se invece sta meditando su come meglio scoparsi Eva Mendes (sta ancora con Eva, a proposito?). E la gente, guardandolo in quello stato catatonico, pensa: ah, poveretto, beato lui che non capisce…

Poi, scopre che Ryan è First Man, e ci sarà un motivo se per la parte del primo uomo sulla Luna è stato scelto lui, no?

Sì, Ryan dà spesso l’impressione che sia talmente oltre il cicaleccio mondano, le ripicche, i pettegolezzi, le maldicenze, le bigotte dicerie, i luoghi comuni, che per forza dev’essere un umanoide, un superuomo, un androide alla Blade Runner.

Ma io direi di spostare nuovamente l’attenzione su Rust Cohle. Sì, come nel magnifico incipit del Moby Dick, ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri… ecco, riguardo Rust Cohle.

E mi convinco, puntualmente, che Pizzolatto abbia centrifugato tutti i suoi studi filosofici sul pessimismo, adattandoli all’avvenenza decadentista e sciupata di McConaughey per forgiare di aura “figa” la sua stronzata. Sì, so che dissentirete, voi che non siete amanti di dissenteria, ma le merde incarnate senza bisogno mai di evacuarle.

E abboccate a ogni puttanata moraleggiante che vi rifilano. Già ti vedo, bello di mamma, distrutto da una vita di ricatti genitoriali, strozzato dalla tua adolescenza schizofrenica, a eccitarti quando Rust dice:

credo che sia da presuntuosi volersi ostinare a sottrarre un’anima alla non esistenza e relegarla nella carne, trascinare una vita dentro a questo tritatutto, e mia figlia mi ha risparmiato dal peccato di essere padre.

Sì, ti scorgo, sai? Ecco che stai avendo un orgasmo dinanzi a queste parole, dirimpetto a questa cagata cosmica. Sì, perché ti sei sempre sentito un figlio respinto, menomato, poco amato, e tua madre ti strilla che sei un ritardato e soffri, soffochi, ti strazi, e poi sudi sette camicie a sognare di volare alto, dimenticando l’orrore della tua acerba età complessata, “compressata”, implosa, repressa, depressissima.

E fra te e te ecco che motteggi un… cazzo, sì, hai ragione fratello Rust. Fanculo! Non dovevo nascere, non dovevo essere un uomo senziente, Dio boia, è mostruosa la mia sofferenza psicologica, devo fuggire, devo andare altrove, devo riflettere, guardare un film orientale, scappare in Giappone, risalire e scalare le Ande e respirare la freschezza delle querce secolari dell’Amazzonia. Questa mi sta stretta, mi tarpano le ali, tutto questo sesso vivandato, gridato, euforizzato mi dà alla testa, impazzisco, eppur freneticamente non lo resisto, perché sono vivo, perché la mia pelle si ribella, si scuoia onanistica e poi si placa, e ancora si tormenta di estasi che m’addolora le viscere.

Dai su, guardati una partita di Calcio.

E dico a te, amante di Leopardi, agnostico che non crede eppur crede, non cede, resiliente resiste, esiste, esistenzialista cazzeggia nella sua mente, credendosi Dio sceso in terra, snobbando la gentucola ché tanto non ci arriva e dorme illusa o incosciente…

Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da sé stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere… per le leggi della natura.

E io credo che la cosa più onorevole per la nostra specie sia rifiutare la programmazione, smetterla di riprodurci, procedere mano nella mano verso l’estinzione… un’ultima mezzanotte in cui fratelli e sorelle rinunciano a un trattamento iniquo.

 

Eh sì, roba tosta, roba da non dormirci la notte, roba per tonti e dormiglioni. Così capita un giorno che semmai fai un figlio e allora le possibilità sono due: o continui a pensarla così e prima o poi arrivi al suicidio, o il figlio lo devi educare alla bellezza della vita, per quel che ci è concesso vivere. E capisci che devi trasmettere a tuo figlio una visione serena dell’esistenza, lo istradi al godimento e ai divertimenti ma comprendi anche che, se esageri in questa direzione, c’è il rischio che tuo figlio diventi un troione oppure si droghi da mattina a sera, e allora potrebbe morire di overdose o rimanere offeso. E devi quindi aggiustare il tiro, calibrare gli insegnamenti, stare sul chi va là, dare e poi togliere, premiare e punire, mentire ipocritamente per il suo “bene” ma essergli schietto se tuo figlio, troppo coccolato, si perde nel mondo delle meraviglie.

Al che, comprendi che le sane goliardie de Il buono, il brutto e il cattivo sono la formula giusta della vita. Non hanno pretese filosofiche, educative, ammaestratrici, non offrono nessuna visione perché la vita non è bella, certo, ma non è neanche orribile.

Adesso, scusate, vado a preparare i cannelloni.

E soprattutto a vivere sempre, nonostante tutto, come cazzo voglio io. Diranno che sbaglio tutto, ma meglio sba(di)gliare da sé che fidarsi dei matti. Perché devo confidarvi che tutti sono matti, tranne me.

Ho capito tutto? Non lo so, la mia risposta a tutto è non lo so.

Sentenza: – Non è tre il numero perfetto?

Biondo: – Sì, ma io ho sei colpi qui dentro…Lee Van Cleef

 

 

di Stefano Falotico

Momenti di lapidaria saggezza di un uomo al di sopra dei “tonni”


24 Sep

true_detective_foto_18true_detective_rust_cohle_form_and_void_by_matifc7-d7fc261f54a889265a7f6975a37aca0f30715df--michelle-monaghan-true-detective

 

Sì, come Pinocchio cavalco il tonno, mangiandomelo quando ho finito la carne di maiale…

 

Fratelli della congrega, cinti in raccoglimento, ivi vi ho riunito affinché possiate, con clemenza e bontà d’animo, che si sa è suscettibile di cambiamenti lungo l’iter dell’esistenza, in cui alcuni tifano anche l’Inter, peccando d’immodestia, ecco dicevo… udite le mie parole, riflettetevi con oculatezza e non rifuggite dal senso di responsabilità in esse “iniettate”. Io sono uomo profondo e profumo di colui che la saggezza profonde. È tutta scienza infusa, miei fusi. Dopo, vi garantisco che mangeremo dei caldi fusilli. Non siate di spirito inetti, e non di mediocrità infettatevi.

Ecco, sto in questo momento accavallando le gambe, rimembrando quando, taluni an(n)i fa, ero un patito della pornografia. Sì, anch’io caddi preda del maligno che volle indurmi in tentazione, rendendomi schiavo della carne e dei più biechi, infingardi istinti bassi. Così collezionai molti dvd in cui donne assai discinte mi fecero dimenticare perfino l’inno di Mameli per colpa delle lor (mamme)lle, e persi l’elmo di Scipio. Furono momenti comunque di godimento solitario che non mi pento di aver vissuto con folle esuberanza dell’onanismo più dilettevole. Punibile forse per i miei eccessi spermatici ma, invero, vi confido, aggradanti il mio “discendere” per quelle valli “scoscese” di cosce che addolcivano le mie quotidiane angosce. Sì, evviva le rime baciate e le orgiastiche scopate, ma oggi come oggi, sopravvenendo in me la “calma” pentecostale acquietante quei momenti schizza(n)ti, voglio ammonirvi dal praticare questi riti masturbatori. Molto “verrete” ma di piacere puro ne… verrà poco, dovete esser più parchi e meno porci, e “distillare” invece le vostre energie con parsimonia, oliando le vostre forze per “addivenire” alla castità beata, che è tipica dei santi, non so se dei di mente sani. Sì, in passato fui accusato anche di demenza proprio perché scappai dallo scopare e mi rintanai nella mia casa ove a terra sempre scopavo. Vivendo di polvere e cenere di sigarette. Ma sapete, si viene crocifissi dalla malignità altrui che, spesso, per ingiuste punizioni, la dignità del prossimo punzona e infligge pene… pregiudizi, sadismi volgari, sguardi superficiali che vogliono solo scoprir le donne e non scoprirti. Ora, mi si dirà che questa gente non è omosessuale, forse è vero, ma ci tengo a ribadire che anch’io non sono di quella sponda. La sapete la barzelletta sui froci? Come sap(r)ete, i cinesi non sanno pronunciare la r, che invece i ricchi della famiglia Agnelli hanno moscia. Ebbene, un bambino cinese vede una coppia di uomini che si baciano e domanda alla mamma che “fanno”. Ella gli risponde con “candore”, dicendogli che sono persone malate.

– Mamma, ma sono persone culabili?

– No, inculabili.

 

Insomma, che siate omosessuali e non, curatevi dalle cattiverie e pensate a inculare la vostra amante, non me. Inculatela in ogni sen(s)o e, mi raccomando, visto che siete persone “perbene”, chiedetele un divorzio molto “trombante”. Ah ah.

Adesso, vado a leggermi L’irlandese – Ho ucciso Jimmy Hoffa, che ho comprato per il mio compleanno. Tempo fa, vi dissi che l’avevo già letto. Non è vero, sono un bugiardo come Pinocchio, miei finocchi.

E ricordatevi di usare il pinzimonio.
Andate in pace. La messa è finita, fatevi il segno della croce e, se non vorrete espiare, almeno siate pii anche quando spiate.

 

di Stefano Faloticoirlandese-hoffa

True Detective 3?


13 Jun

true_detective_foto_38

Opinione lunga, “prolissa” all’insegna, anche Pino Insegno, del pessimismo

Io mi considero una persona realista, ma in termini filosofici sono quello che definiresti un pessimista.

Non vedo molte prospettive perché si realizzi e concretizzi, “pragmaticamente”, una terza stagione seriale-antologica.

Questa serie, specie la prima, ha inaugurato e fatto esplodere un “feroce” fenomeno di costume ove the man is the cruelest animal. Scatenando, immediatamente, deflagranti processi d’identificazione fra personaggi e spettatori. Ecco che allora la persona “traumatizzata” da una vita resiliente crede(tte) di essere Rust Cohle, vivendo “pienamente” nel suo an(s)imo le virtuose “par(ab)ole” di McConaughey, pronunciate nelle sue interiora con viscerale auto-sbudellamento d’una sua vi(t)a funestata da problematiche irreversibili. Il ragazzo di questa generazione maleodorante e putrescente si rispecchiò nel “corpus” non solo attoriale di Rust, condividendo, anche su Facebook, le sue “folli” dissertazioni sulla società “carnivora” e tritatutto, in quanto annichilito dalla sua tardo-adolescenza ancor purtroppo acerba e accidiosa, negativa e in totale, perenne contestazione con un mondo che lo “decotenstualizza” dal godimento. Il “nerd” medio delle sue illazioni buttate al vento, perso nel marasma proprio del suo essere (a)socialmente asmatico e poco amato. Vive di allucinazioni, di deliri, di nottate insonni, di crocefissi appesi alla sua caduca (r)esistenza irrespirabile.

Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere… per le leggi della natura.

È di questo che sto parlando, è questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. CI sono considerazioni più ampie all’opera… principalmente l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni. Li guardi negli occhi anche in una foto, non ha importanza se siano vivi o morti, puoi comunque leggerli e sai cosa capisci? Che loro l’hanno colta. Non subito ma, proprio lì all’ultimo istante, un sollievo inequivocabile. Certo erano spaventati e poi hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciarsi andare. L’hanno visto in quell’ultimo nanosecondo. Hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi, in tutto questo grande dramma, non è mai stato altro che un cumulo di presunzione ed ottusa volontà e allora poi lasciarti andare, alla fine non devi aggrapparti così forte per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo amore, il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa, erano semplicemente un sogno, un sogno che si è svolto in una stanza sprangata e grazie al quale hai pensato di essere una persona.

Banalità fatte passare per genialità da un Pizzolatto al “fulmicotone”, imbrigliato da una stagione successiva deludente, ove il nerd ecco che (non) s’identificò in Ray Velcoro/Colin Farrell, trasognando la sua disperazione nel “pub(e)” serale, con una canzone amara in sottofondo e una faccia da pesce lesso “drogato”. Vero “hard boiled” d’una vita “noir”.

Perché mai dovremmo sperare in True Detective 3? Per altri fe(ga)ti tristi?

Ma che “bella cosa” che ho scritto, illuminante. No, questa è Carcosa…

 

di Stefano Falotico

Un real True Detective dei serial, non killer


08 Jun

true_detective_foto_35

Ieri, grande successo ha ottenuto, specie su Facebook, la mia opinione sulle serie televisive. Ora, perdonatemi se, andando “fuori tema”, talvolta son stato irruento nella mia p(r)osa, ma è il mio carattere assai vorace a rendermi così rapace. Dell’arroganza faccio stil di vita mio bello, ed è un “solluchero” scrivere appassionatamente con fervore, in questi slanci poderosi di “scriteriata” ragione. Illuminato eppur non illuminista, portavoce del silenzio, poiché nella vita “reale” spesso son muto e invece nel privato straparlo, romantica-mente fanciullesco, ribadisco che non comprendo la (s)mania per i serial.

A parte Rust Cohle, pochi personaggi di “codeste” m’han portato ricchezza interiore, perché penso che spesso siano “costruiti” per allungare il brodo, con inutili affastellamenti di storie personali banali e psicologicamente sin troppo complicate nella lor studiata, appunto, complicanza. Più che complicazioni, diciamo che “patiscono” di retorica, di sentimenti allargati a dismisura per dilatare proprio i minutaggi, a scapito del divertimento, dell’intrattenimento, cagionatori/trici invece di noia e bocche aperte per gli sbadigli dinanzi ai lor “sbagli”.

E non mi sbaglio! No, non imbavagliatemi se ritengo le serie televisive una tremenda palla. Datevi a vite davvero vere, respiratela, andate da una donna e corteggiatela amorevolmente per amabili notti “esegetiche”, notti in cui, discinte, impareranno a discernere il piacere dell’uomo che non deve chiedere mai. Ah ah! Sì, ridetene di g(i)usto e poi sparatevi Game of Thrones, come spada de foco comanda.

Questo post è una stronzata, ma è stronzata che sa il “Falò” suo.
E la pace sia con voi.

 

di Stefano Falotico

Pensieri spar(s)i: Post True Detective, meglio la season second(a), meglio Colin(o) al McConaugheyino


06 Jul

di Stefano Falotico: Ce la vogliamo dire tutta? Colin Farrell, nel nuovo True Detective, è molto più carismatico, ieratico, incartolato, mai sopra le righe né ambiziosamente pretenzioso del sopravvalutato McConaughey della prima stagione.
E questo True Detective 2 sa più di Cinema della favola nera, a posteriori inculata da me, di Carcosa.

Hai la faccia, feccia, come il Cohle. (Borghe)sia mai si(gnor)a!


19 Nov
Ehi puttana, che cazzo fai?

Ehi puttana, che cazzo fai?

 Se rinascessi, vorrei essere un tonto per non soffrire, invece sono un genio e devo patire l’idiozia del mondo, gioendo del mio Rust Cohle e del mio “gioiello”


Incontro una donna, guarda le mie foto e sbava, sognando in “cul” suo di ciucciarmelo. Così, mi chiede subito un appuntamento, dopo avermi puntato. Agli “appuntati”, preferisco prendere appunti. Sì, quei carabinieri van sputtanati. Mettiamo i puntini sulle i, mettiamo note alle lor notti da “fiamme rosse”.

Io però la rifiuto, lei mi fiuta, pen(s)a di “accerchiarmelo” nel provocarmi ma riceve una “serena” sederata di quelle pazzesche, peggio della Monaghan nell’episodio “clou” di True Detective. Quando lei s’intrufola nel covo, non di Carcosa, ma della casa di Rust e se la “fotton” rossa. Finge sempre quella… con Harrelson lo prende pe(re)n(nement)e nel didietro, Marty la tradisce “in fallo” matrimoniale, congiunto infatti poco coniuge con quella “semi-minorenne” maggiorata, e chissà da quanto non gode la nostra “mostra?”. Così, a tarda notte, vuol esser messa in “bianco” da quella faccia di cazzo di Cohle, il lupo nero. Va da lui, gli s’inginocchia metaforicamente, “mortificata”, presto pestata, “conficcata”, altro che confettini, “pregandolo” affinché “gliela” (s)pieghi perché non l’ha “capita”. Al che, Rust, si rompe le palle di tal frustrata-depressa-frigida, una rotta in culo come poche porche, e le dà una botta di quelle che non si scor(d)ano. Lei lo bacia “delicatamente”, quindi lui tentenna e dunque, “innalzatosi” secco su strabuzzato anch’egli sul “moscio” umorale, divien ancor più “duro” e “tosto” di “nascosto”. Eccolo lì, bello e “aizzante”, arzillo l’uccellino scivola bricconcello nel buchin’ e la farfallina birichina urla ancor di più da battona nel cucinotto, insomma una alla Cucinotta Maria Grazia, ché sembrava santa e invece, con du’ tette così, a bestia, puttana devi esser’. Tutto messo, basta con le suorine da mess(alin)e. Michelle di grande uncell’ scopata “vien” quasi svenuta nel “casino” della casina peperina, un po’ di sano peperoncino non tanto “svenevole” ma assai “rizzato”. “Spazzolata” e quindi buttata a terra, nel sen(s)o che Rust, dopo essersela sbattuta liscio, “vellutato” da vero rude che non ci pen(s)a due volte, la macella psicologicamente e la manda ancor a fanculo.

Sì, quella… una mezza scema, cosa potete aspettarvi dalle (im)piegate amministranti i cazzi loro?

Sempre “fottute”, nel tirarsele di tailleur (s)tirato su, sempre più su “tirartelo” ché ti sembrano Cristina Parodi su La7, non portan neppur la terza eppur scosciano, diciamocela…, son delle scocciatrici. Sì, con donne con le “palle” così, la vita in “diretta-dritto” diventa pallosa. Ma quale Giorgio Gori?! Vi faccio il “ricamo”, il ghirigoro!

Parlan da palloni/e gonfiate e in verità voglion solo “gonfiartelo” più di quelle sui vi(t)ali. Evviva la Rai!

Carosello mio! Zoccole così stanno al potere e le brave donne invece vengon fottute da Lilli Gruber che “smanetta” di (stilogra)fica a cinquant’an(n)i sonati.

Di “mio”, me ne fotto.

Sì, meglio lasciar perdere, il desiderio… c’è ma io vivo in un altro mondo, scrivo libri e sono eremitico, oramai i rapporti col prossimo mi tediano, angosciano, mi provocano stati enormemente ansiogeni e non ho punto voglia di soffrire né per amore né, mascherandomi, per dar conto della mia anima a chicchessia, privilegio uno stato brado, amniotico, liquido, congiunto, giudicatemi unto e (in)felicemente non unito a voi, gli untori, con la serenità della mia trascendenza, ripugno le carnalità, il sesso (in)teso in ogni (a)lato, ché dei culi me ne fotto e, da queste ridanciane allegrie (s)porche, voglio star (re)moto in me anomalo, alien(at)o, fottutamente per i cazzi miei. Si fotta(no)!

Con me, si può solo conversare di Cinema, di poesia e letteratura. Del resto, delle aspirazioni, dei sudori, delle lenzuola riscaldate dai membri (a)sociali in cerca di consolazione da tal mondo di pene, sì, mi st(i)a (lont)ano.

Nessuna amnistia, s’inculasse la borghesia. E quella signora veda di non rompermi le palle, altrimenti le sarà “coglione” di spaccarle la faccia e pur la figa di legno con colpi di “acacia” perché alle (bag)asce preferisco le mie notti alla dia(vol)accio.

Volete aiutarmi? Ma perché non ve ne andate?

Cioè, queste donne m’han traumatizzato talmente tanto che ora son in “carrozzina”.

Basta(rde)! Portami via, Marty, da queste luc(c)i(ole), basta con queste “selve oscure”, rivoglio la mia oscurità.

Prima non capivo un cazzo, spegnete la luce!

 

Sì, Pizzolatto è diventato famoso per aver scoperto l’acqua calda.

Divenuto celebre col monologo da lui scritto dell’episodio 3, “La camera blindata”. Da mongoli/ne d’oro

Quello in cui Rust sostiene che la vita è solo uno stato mentale.

L’aveva già detto Andy Warhol, Pizzolatto… hai scoperto l’acqua calda.

Di mio, continuo a preferire la pizza.

E, se non ti sta bene, beccati queste pazze. Se non stan bene neppure a te, du’ pizze in compagnia e suoniamole.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)