Posts Tagged ‘Russell Crowe’
Non c’è più religione, De Niro è peggio di me mentre Russell Crowe recita ne L’esorcista del papa
I più bei film romantici di sempre: ovviamente, sono per l’appunto solo dei film, mentre il più grande “film” del mondo è il nostro amore infinito che ha distrutto tutti i pregiudizi
https://drive.google.com/file/d/15h0dMfu2wJ4-RB3lKEEdbjqhFT-yv-IK/view?usp=sharing
Ora, iniziamo con la prefazione semi-goliardica su freddura da Falò d’ordinanza. Puntuale, impeccabile, diciamo (im)prevedibile, sostanzialmente “inconcepibile” e impagabile, oserei dire ineccepibile, dunque di sinonimo, diciamo pure inappuntabile.
Molta gente pensa che, dopo tanti miei durissimi travagli esistenziali, dopo essermi arenato anzitempo e dunque dai miei coetanei soventemente inchiappettato notte e dì, a ogni ora e secondo delle mie uscite da Joker nel loro mondo da nerd, io covi atroci, recondite voglie vendicative assai patetiche e capricciose.
Sì, molti cretini, i quali ragionano col culo, sono fortissimamente convinti che, dalle sedate e poi rinate profondità del mio animo in passato sprofondato, riemergano or allarmisticamente dei segnali di preoccupante desiderio di revenge.
Ma smettiamola. Non siamo in Kill Bill.
Io non sono Russell Crowe/Massimo Decimo Meridio de Il gladiatore e neppure quello che scoperchiò tutte le verità nascoste dagli ipocriti à la Russell di Insider.
La mia attuale lei è decisamente più figa di Jennifer Connelly di A Beautiful Mind.
Ah ah.
Per molto tempo, va detto, mi coglionai da solo, diventando Nicolas Cage de Il genio della truffa. Il mio “miglior” amico si rivelò uno stronzo impari e alla fine, a mo’ di Sam Rockwell di Confessioni di una mente pericolosa, assolutamente convinto che io fossi Paul Walter Hauser di Richard Jewell, prima che quest’ultimo giustamente venisse scagionato totalmente da ogni falsissima accusa scabrosa, cazzo, rimediò una figura da white trash alla Rockwell di Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Devo esservi sincero, il mio ex amico mi considerò un malato di mente. Ah, molto intelligente costui. Se davvero io fossi stato matto, perché mai lui uscì con me per tantissimi anni?
Sì, direi che la parte di Jeff Daniels di Scemo & più scemo gli calza a pennello. Anche quella di Jeff Daniels di Debito di sangue.
Ah ah. E siamo giù alla seconda freddura devastante.
Di mio, sono Jim Carrey di Bugiardo bugiardo, di Yes Man, di The Truman Show e di A Christmas Carol.
Piaciuta la terza freddura?
Ah no? Ah, ma allora insistete, cristo!
Perché mi gridate che dovrei togliermi la maschera? Ok, la tolgo subito. Leviamoci The Mask dalle palle e pure Cameron Diaz. Da anni non gira una minchia ma, secondo me, se ne gira più di quando era al top della topa.
Siamo onesti, non cazzeggiamo, alla Cameron dei bei tempi avrei certamente offerto la mia faccia da culo, no, da lupo.
Ma io sono, invero, Nic Cage di Con Air e anche di Cuore selvaggio.
Quarta freddura. Quinta? Non lo so.
Nic Cage è da sempre fissato con Elvis Presley. Sposò pure sua figlia, Lisa Marie. Mentre Tim Burton scopò sempre Lisa Marie.
Allora, non facciamo del casino! Di quale cazzo di Marie stiamo parlando? Di quella di Mars Attacks!?
Oppure della semi-diseredata figlia, per l’appunto, del re del rock?
Allora, per evitare confusione, scegliamo Sarah Jessica Parker di Mi gioco la moglie… a Las Vegas?
Demi Moore di Proposta indecente o Elisabeth Shue di Via da Las Vegas?
Guardate, a scanso di equivoci, optiamo per Laura Dern. Quale? Quella di Wild at Heart?
No, quella di Twin Peaks: Il ritorno.
Invece, al Kyle MacLachlan/agente Cooper, scegliamo Matthew McConaughey di Killer Joe o d’Interstellar?
Ah, certo è che gli sceneggiatori di Hollywood hanno proprio poca fantasia. Sempre con questo cazzo di cognome Cooper.
Di mio, preferisco il protagonista di Mezzogiorno di fuoco.
Comunque, con Elizabeth Berkley di Showgirls io passerei ancora delle mezzanotti di acqua… e basta.
Ma quale Cooper e uomo cupo! Io, al massimo, sono Cary Grant di Un amore splendido ma non sono affatto un puttaniere come l’interprete principale di Love Affair.
Non sono neanche Eric Draven/Brandon Lee de Il corvo.
Non sono mica morto, eh? Anzi, il mio uccello va alla grandissima. Un “volatile” che volteggia nella notte da vero pipistrello come in un piano sequenza spettacolare di Alex Proyas. Sì, quello di Dark City. Ah ah.
Pare che Jennifer Connelly abbia scopato pure Rufus Sewell. L’unico che non ha scopato è Robert De Niro. Grazie al cazzo. Avrebbero denunciato Bob per aver violentato la minorenne Deborah di C’era una volta in America. Elizabeth McGovern, dopo lo stupro da Bob/Noodles orribilmente perpetratole e praticatole in macchina, avrebbe potuto sbatterlo in carcere come in Cape Fear. Ma s’innamorò, si fa per dire, di uno più corrotto di Nick Nolte…
James Woods! Quello che ci dava e ci dà di Cocaina…
Ora, lasciate stare i drogati. Non volete mica finire come James Woods di Casinò? Lasciate pure perdere Sharon Stone di Basic Instinct. Lasciate soprattutto perdere… Joe Pesci, anche di The Irishman. Lasciate forse pure perdere Carey Mulligan di Drive. Potreste innamorarvene alla follia, poi tornerà suo marito e voi diventerete il suo miglior amico. Ammazzeranno il vostro miglior amico e potreste vendicarvi come ne Il mucchio selvaggio. Dai, suvvia. Queste cose accadono solamente nei film. Nella vita reale, se ti vendichi in maniera violenta, ti sbattono in galera? No, in manicomio giudiziario. Ah, roba da matti! Amate invece una storia d’amore abissale. Che è già stata minuziosamente, straordinariamente narrata in un libro coming soon.
Vi piace la copertina? E invece la locandiera? No, volevo dire la locandina. È bellissima, è magnifica. Anche io lo sono. Se siete arrabbiati e volete fottermi, su Iris stasera ridanno il film Femme Fatale di De Palma. Ma per chi mi avevate preso? Per Black Dahlia? Basta con le puttanate. Sono molto più bello di Josh Hartnett. Anche assai meno ricco, però.
Sono però più giovane di Antonio Banderas.
Io e la mia lei, oltre che fantastici, siamo entrambi poco autoerotici ma molto autoironici.
Sappiamo prenderci per il culo sino allo sfinimento.
La adoro! La venero! La sbatto anche in cover. E lei mi sbatte tutto in faccia. Sì, questo è amarsi. Trovarsi, ingelosirsi, arrabbiarsi, vivere con intensità ogni emozione.
Se non vi piace, se non ce la fate, passerete tutta la vita a farvi i film. Solo quelli.
E sapete perché? Non valete un cazzo.
di Stefano Falotico
Il mito di Robin Hood e le più belle storie d’amore del Cinema e non solo
– Già una volta ho detto addio a un uomo che andava in guerra e non è più tornato.
– Chiedimelo con grazia.
Cate Blanchett e Russell Crowe nel Robin Hood di Ridley Scott. Una delle scene più struggenti ed epiche, emozionanti di sempre che batte ogni pathos de Il gladiatore solo con la forza rocciosa della voce del doppiaggio di Luca Ward e con gli occhi languidi, innamorati di una straordinaria Cate/Lady Marion, a sua volta doppiata dalla calda, non so se solo di gola profonda, Roberta Pellini.
Ora, a molti uomini, dopo la prima volta serve la penicillina, altri non si riprendono più e spellati, facendo pena, patiranno solo pene… d’amore perduto.
Sì, una scena magnifica girata da uno Scott molto ispirato, forse in quel momento tremendamente innamorato di sua moglie. Innamorato Scott, no, cotto, insomma Scottissimo!
Sua moglie altri non è che Giannina Facio, detta anche Gianina, sì, l’ex di Fiorello.
Eh, si sa. Care oche, fiorin’ fiorello l’amore è bello soprattutto se lo fai con (il) Rosario, non quello per cui si prega la Madonna. Bensì col Rosario con la coda di cavallo ai tempi di Karaoke.
Ah, che scena. Rimembrante tempi davvero leggendari.
Commovente, peraltro, quasi quanto un uomo innamorato “a bestia”, non so se imbizzarrito come lo stallone cavalcato da Russell, forse poi reso cornuto.
E rimasto solo come un cane alla maniera dell’Harrison Ford di Blade Runner a sognare l’unicorno. Ah ah.
Ah, è bellissimo andare in pasticceria con una donna e mangiare assieme un cornetto alla crema. Quando il fornaio, a tarda notte, come in Qualcosa è cambiato con Jack Nicholson ed Helen Hunt, sforna Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda o pasticcini semplicemente stomachevoli come i film più pateticamente dolciastri e stucchevoli.
Intanto, il sindaco Merola di Bologna sostiene che molta gente, abbattuta dalla quarantena, non tornerà più alla normalità a livello psicofisico. Nel senso che, dopo tale privazione e quest’indotta, subliminale e non tanto sublime castrazione, non farà più all’amore? Vai di andropause e menopause.
Ma sì. Tanto alla tv daranno il film melodrammatico per eccellenza. Ovvero I figli… so’ pezzi ‘e core diretto da Alfonso Brescia. Uomo, non so però se regista stimabile, conosciuto anche con lo pseudonimo di Al Bradley.
Invece Dino Abbrescia di Cado dalle nubi con Checco Zalone con chi amoreggiò? Col suo compagno, ah, con tanto di burrata.
Checco osservò la scena, disgustato. Dino gli chiese:
– Com’è la pasta?
– Uhm, è cotta, è cotta.
Filmaccio che vale un’ottima battona, no, una splendida sbattuta, no, una meravigliosa battuta caduta “a fagiolo” nel momento topico…
Marmellata e cioccolata, ci può stare anche la frittata!
E il pesce pure fritto!
Comunque sia, voi preferite la coppia Kevin Costner e Mary Elizabeth Mastrantonio del Robin Hood – Principe dei ladri di Kevin Reynolds oppure i succitati, molto eccitati Russell Crowe e Cate Blanchett?
Quello che so io è che molti uomini, a letto, macchiano piacevolmente le donne e le donne amano più questo tipo di bianchetto rispetto a quello che serve per cancellare gli errori delle brutte copie. No, scusate, delle brutte coppie.
Cioè, per farla breve, si copia, a volte si copia male, spesso molti di voi malissimo copulano.
E poi scoppiano.
Va be’, è sporco a terra. Non basta il bianchetto, serve la scopa. Ma, soprattutto, la serva scopa?
Cambiando i fattorini, uno di loro due è più robusto rispetto all’altro e carica meglio le valigie. Invece, invertendo i fattori, il prodotto non cambia anche se i fattori sono uguali.
Da cui il famoso libro La fattoria degli animali. Ah ah.
Io non sono omofobo, quindi fate quel cazzo che vi pare e piace. Basta che non mi diate dell’invertito.
Sono uno spostato? Non lo so.
L’amore, in verità, è bellissimo finché dura. L’amore, indubbiamente, leggermente rincoglionisce.
Provoca stati di estasi che rimbambiscono colui che ne è affetto. Ma si vive comunque di grandi affetti.
A meno che non siate troppo affettati oppure affrettati. Nel primo caso, lei non vi sopporterà poiché voi vi dimostraste poco spontanei, nel secondo caso, non vi saranno i preliminari e, in caso di troppa fretta, neanche il resto. Arriverete subito alla frutta.
Innamoratevi, uomini, della donna giusta. Una donna non si sceglie al banco degli affettati. Non abbiate, cioè, il prosciutto davanti agli occhi. E, quando troverete la vostra metà della mela, non fate i salami e, mie teste da meloni, offrite lei la vostra banana.
Se invece v’innamorerete della cassiera ma lei amerà, al posto vostro, un uomo che mangia solo la porchetta, recatevi al banco frigo e scegliete un buon tiramisù.
Vidi uomini amanti del Bardo come Kenneth Branagh che, appena la loro Emma Thompson li tradì con uomini meno scespiriani ma più sospiranti, fecero Molto rumore per nulla.
Di mio, so che per Kate Beckinsale farei un gran casino.
Ah, è meglio farlo il più a lungo possibile. Sì, non abbiate paura di sbagliare. Piuttosto, anzi molto tosto/i, spingete a più non posso.
Sin all’osso.
Resisterete o, stancativi presto, sbadiglierete?
Dunque, prima di sba(di)gliare o prendervi in pieno, prima di fallire, corteggiate con ardire, ardendo come dei cavalieri di distinto portamento. Anche di egregio istinto. Uomini di cor(t)e, non siate taccagni in quanto a sentimenti. Siate lunghi! Le lusingherete.
Non dovete avere il braccino corto. Tanto, anche se vi mancasse o vi moncaste un braccio, lei può abbracciarvi lo stesso. Un bacio, comunque, non vale la candela.
E che ve ne farete di tanti bacini se non pot(r)ete abbacinare la vostra lei con qualcosa che una donna non ha e per cui perde spesso la testa in maniera avvinghiante?
Sì, dovete essere avvolti, lì. A meno che, là, in quella zona, qualcosa vi manchi.
Alle donne manca, sì, poiché non ce l’hanno e vogliono arrossare la loro parte lilla ma sanno compensare il vuoto, non solo emotivo, in maniera più che empatica se al loro uomo invece può anche mancare tutto ma, in fatto a quello, non commette mai un fallo. Ah ah.
Sì, non avete mai usato il cosiddetto bianchetto? Io, sinceramente, con Lorena Bianchetti avrei usato anche l’evidenziatore.
Sì, comunque molti uomini confondono il Monte Bianco, sulla cui sommità fa molto freddo, detto anche Mont Blanc, in quanto si trova in Francia, al dessert omonimo.
Di mio, parafrasando Lino Banfi di Al bar dello sport, preferisco una vita dolce da montepremi.
Nanni Moretti, in Bianca, rese celeberrimo il dolce citatovi sopra. E in questo film leccò anche una confezione gigantesca di Nutella. Solo quella…
Per leccare invece il seno di Laura Morante dovette aspettare La stanza del figlio. E ho detto tutto.
Insomma, la dovreste finire di leccarvi. Qualcuno non leccherà più e sarà un pasticcio. Anzi, un pastrocchio.
A proposito di cose dolci e piluccanti, forse solo piccanti, di baci alla francese e di donne eleganti, Juliette Binoche guarda Johnny Depp in Chocolat. Colpo di fulmine all’istante! Appena incrocia il suo sguardo, se lo vuole, infatti, cuccare seduta stante. Johnny ha delle iridi stupefacenti. Ho detto cuccare. Potevo anche usare un altro verbo quasi uguale, aggiungendo due i e non una c. La c di…?
Non pensate male. La c di Como. Poiché, sulle rive del lago di Como, questo matrimonio non s’ha da fare, sostennero i bravi, capeggiati da Don Rodrigo, ne I promessi sposi.
Ebbene, se Lucia non fosse stata liberata dall’Innominato, si sarebbe data solo al cucito e al cucinare?
E amate di più Danny Huston nei panni di Re Riccardo Cuor di Leone nel film di Scott o il cammeo di Sean Connery?
Ursula Andress di Dr. No lo sa.
Orsù, uomini che da tanto tempo non più amoreggiate, sì, non amareggiatevi.
Mare, profumo di mare…, sapore di sale. Sale tutto.
Smettetela, suvvia. Sean compare tre minuti e batte Danny col solo potere del suo coronavirus, no, della Corona, malgrado avesse, già all’epoca, molti meno capelli del Principe Carlo d’Inghilterra.
La povera Lady Diana fece bene a non volere che Carlo indossasse la Corona, bensì un bel paio di corna.
Carlo, un uomo ricco fuori ma povero dentro. Infatti, secondo me Lady Diana ebbe una fortuna sfacciata.
Meglio morire tragicamente, imboccando un orribile tunnel, baciando però colui che davvero si ama, piuttosto che farlo tutte le notti con chi si odia.
Sì, è ovvio. Fu solo un matrimonio di convenienza.
Carlo fu da camomille, no, da Camilla.
Ora, a dire il vero, Russell Crowe nei panni di Robin Hood appare un po’ troppo panzone e, se non fosse stato per il suo carisma più contagioso del COVID-19, sarebbe risultato solo demenziale e un uomo in calzamaglia come Cary Elwes del Robin Hood di Mel Brooks.
Infatti, inizialmente, prima che alla regia subentrasse Scott, Crowe avrebbe dovuto interpretare lo sceriffo di Nottingham. Anche se così fosse avvenuto, avrebbe comunque sfigurato dinanzi alla cattiveria del magro Alan Rickman.
D’altra parte, il vero Robin Hood rimane e rimarrà Errol Flynn.
Certamente non Luc Merenda di Superfantozzi. Colui che ruba ai ricchi per dare ai poveri…
Sì, non lo sapevate? Alla fine di Trappola di cristallo, quando Bruce Willis fa il culo a Rickman, Rickman pronuncia:
– Com’è umano lei…
Che c’entra? C’entra eccome.
Sì, Patrick Bergin, in Robin Hood – La leggenda, chiese a Uma Thurman:
– Amore, siamo qui a letto e abbiamo fottuto, inculato lo sceriffo. Ora, possiamo godercela. Insomma, io me la godrò e tu te la/o godrai. Ma sono un attore molto dotato, infatti sono così versatile che potrei incarnare perfino una maschile pornostar.
Ecco, Uma, secondo te c’entrerà?
– Robin, si dice… c’entrerà, entrerà o centrerà? Ragguagliami. Non lo so, sono un’ignorante popolana da centrini. Ma domani, che è domenica, mi porterai al Centro di Imola a vedere il castello medioevale? Informami, intanto adesso infornami.
– Sì, va bene. Hai ragione, pensiamo al ponte levatoio.
Ecco, questa è una battuta, come si suol dire, del cazzo.
Comunque, i migliori film d’amore sono I ponti di Madison County e Un amore splendido con Cary Grant e Deborah Kerr.
Quindi, non fatemi più vedere puttanate come Dirty Dancing o Pretty Woman.
Altrimenti, con voce da Luca Ward, doppiatore di Samuel L. Jackson in Pulp Fiction, se mi farete davvero arrabbiare, farete la figura delle sceme come Amanda Plummer e dei cretini come Tim Roth nel suddetto film.
Innamorati cronici senza una lira.
Meglio così. Le persone ricche si tradiscono. Invece Tom Waits e Lily Tomlin di America oggi lo sanno…
Le coppie con troppi soldi, eh sì, hanno parecchi interessi ed è tutto un giro di prostituzione.
Fidatevi.
Come storia d’amore leggendaria, non è male neanche Rocky.
Rocky non è un film sul pugilato.
È, per l’esattezza, un film che prende la boxe come metafora della vita, è la storia di un uomo, è la storia di un uomo, è la storia di un uomo…
Scusate, qui mi sono perso un’altra volta come Sam Elliott de Il grande Lebowski.
Amico, versami da bere un whisky.
A me quella non interessa. Quella, non solo si beve i film più brutti, bensì anche qualcos’altro dei meno romantici.
Comunque, tornando a Luca Ward.
La sua voce, a dircela tutta, non è un granché.
Può piacere solo a Giada Desideri.
E ho detto tutto.
A parte gli scherzi e i gusti, il Robin Hood di Ridley Scott è appena sufficiente.
Dura due ore e mezza ed emoziona solo nella scena del bacio speranzoso fra Russell e Cate.
Stessa cosa dicasi per Interstellar di Nolan.
Emoziona solamente quando la figlia incontra il padre. Sì, più giovane di lei. Inoltre io ebbi sempre questo dubbio.
Non è che la figlia di Matthew McConaughey desiderasse un rapporto incestuoso? Oh, con un padre bello come Matthew, non si sa mai.
No, che cazzata. Da grande sarebbe diventata Jessica Chastain. Avrebbe potuto permettersi più di un McConaughey. Ah ah.
Se proprio vogliamo essere onesti e non invidiosi, la mia voce è più bella di quella di Luca Ward.
Non ho gli occhi blu di McConaughey, però. Infatti, le Jessica Chastain di Bologna mi mandano a fare in culo. Sì, è bellissimo essere mandati a fanculo. Soprattutto se il loro fondoschiena è più bello di quello di Jessica Rabbit.
Ah ah.
Sono più bravo a scrivere di Quentin Tarantino e forse sono più autoironico di Mel Brooks.
Insomma, chi sono?
Forza, la verità la sanno tutti. Tranne io.
Tornando a Pulp Fiction e a Bruce Willis.
Dovevo incassare i soldi e perdere. Ora mi vogliono tutti morto. Cazzi loro.
Come dice il mio hater preferito, sono l’idolo delle folle.
Sono Joker e Robin Hood. E non ho niente di cui vergognarmi.
Ah ah ah ah ah ah ah ah ah.
Ho molte frecce ancora al mio arco.
Sì, e che me ne faccio? Viviamo nel 2020. Le frecce, oggigiorno, servono solo per segnalare alle autovetture che stai svoltando.
Dove? Io non vedo nessuna svolta. Ah ah.
Molta gente, invece, crede ancora a Cupido.
Sì, soltanto sotto San Valentino. Per tutti gli altri giorni, sfogliano solamente il giornale e non le margherite.
Per finire, tralasciando gli scherzacci e le cos(c)e goliardiche, il bacio fra Russell e Cate è una delle scene più ficcanti di sempre.
Scena masterpiece.
di Stefano Falotico
Il JOKER Marino riparte alla volta di Roma per conquistare la platea di THE IRISHMAN: che fantastica storia è la mia vita da Gladiatore e Michelangelo
Eh sì, io e te, Roma, non dovevamo vederci più?
La prima volta che me ne recai, no, non a Recanati, la città del Leopardi, ah ah, fu tantissimi anni fa nella galassia lontana della mia post-pubertà poco in odore di santità. Quando avvertii, nel mio animo ma soprattutto nel mio cor(po), sensazioni peccaminose. Si chiamano adolescenziali turbamenti.
Ovvero, le capricciose voglie di un ragazzo che desidera una ragazza per metterglielo dentro.
Detta come va detta e dato come dio comanda e soprattutto non solo se dio vuole ma se lei è consenziente, senza poetizzare nulla.
Ero in terza media e andai nella capitale con tutta l’allegra congrega della scolaresca.
Stazionammo in un albergo fatiscente in piena periferia più degradata della Gotham City in cui abita Arthur Fleck. Uomo d’inarrivabile malinconia.
Un uomo comunque paragonabile a Michelangelo poiché in lui scoccò la scintilla divina da Adamo toccato da un’interpretazione da dio di Joaquin Phoenix Sì, Michelangelo, nonostante fosse un genio inaudito, creatore della Cappella Sistina, de La Pietà e di quasi tutta la facciata di San Pietro, visse come una merda. Riscattandosi dalle perpetue umiliazioni, lavorando per il papa che gli commissionò capolavori quasi pari, per perfezione stilistica e potenza visionaria, al Leone d’oro della scorsa Mostra del Cinema di Venezia.
Una vita tormentata quella di Michelangelo, senza troppe ricreazioni e rinfreschi. Rischiò anche d’essere sbattuto al fresco. Anche se si dice che, tra un affresco e una superba scultura monumentale, a notte inoltrata, affrescò molte donne dai corpi statuari incontrate per strada, dopo averle invitate a bere del vinello alla trattoria più vicina.
Sì, dietro le frasche, a loro offrì la sua fraschetta. Fraschetta, detto apposta, nel senso di locale romano. Non fiaschetta.
Ove forse incontrò persino quel figlio di pu… a di Jude Law di The Young Pope. Uno che… non ci crede nessuno che non stette a letto con Ludivine Sagnier. Donna di enormi tette tali d’allattarti nell’allettartene con tanto di baciarla, (s)fregandotene. Ah ah.
Nonostante il marito di lei, guardia in prima linea dei Lanzichenecchi, dopo aver partorito un figlio da Ludivine, s’illuse di non essere una checca.
Adoro Ludivine Sagnier. Lei forse non è vergine come Santa Maria ma è una figa della madonna.
Se non riuscirò a giacervi, vorrei comunque avere un figlio da costei. Semmai anche tramite l’inseminazione artificiale proveniente da un altro pianeta. Basta che poi non ne venga fuori un povero Cristo, costretto a esperire il dolore e ad espiare le colpe d’un mondo ove molta gente crede, a tutt’oggi, che dopo la morte ascenderà al cielo.
Un mondo di pazzi.
Quando morirò, voglio sedere lassù da solo, senza Gesù al mio fianco. Ah ah.
Come capitò e capita purtroppo a molti geni, Michelangelo, a parte gli scherzi e gli schizzi… sulle tele, non fu un uomo che avrebbe mai ascoltato Marco Mengoni. Quindi, fu considerato dalla società un minchione.
E venne… inculato peggio di Arthur Fleck.
That’s Life!
Poiché i geni son soventemente reputati uomini alla carlona messi alla berlina per colpa del nazismo ancora imperante malgrado la caduta del muro di Berlino.
Uomini non adatti a chi non ha una visione angelicata della vita e non riesce ad amare la paradisiaca bellezza dell’arte contemplativa il piacere anche soltanto d’un pennello impressionistico alla Vincent van Gogh da spizzicare non solo con la Sagnier ma soprattutto con Lodovini Valentina.
Un’attrice pessima ma una passerona da passerella a cui, come Michelangelo, non offrirei solo del vino, bensì tutto il mio red carpet. Con tanto di grappa e ingropparmela.
Ovviamente, fra questi geni miracola(n)ti l’orrore delle persone che vivono quotidiane esistenze mediocri e immisericordiose, (s)fatte di rivalità fratricide, d’accoppiamenti bradi da bradipi da sconci, lerci uomini e donne volgari, in questo mondo inetto pieno d’insetti, il Falotico è come Leopardi e Michelangelo.
Un uomo capace di scrivere La satanica brama del fatale languore ma che si trova in una situazione economica al cui confronto Arhur Fleck è Donald Trump.
Ah ah.
Bene, mica tanto. Dunque, ho due scelte (im)possibili.
O faccio come Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, ovvero trovo un sindacalista corrotto che mi paghi per ammazzare gli stronzi, oppure mi darò al circo.
Come Massimo Decimo Meridio, alias Russell Crowe?
È più personalmente fattibile, oggettivamente, quello Orfei.
Anche se Moira è morta, Pozzi Moana non c’è più e comunque preferisco ai fenomeni da baraccone, eh sì, Luna di Gianni Togni.
Ah ah.
Si stanno scatenando, oramai da due settimane accese, discussioni su Joker.
Fra sostenitori a spada tratta e detrattori che non vogliono piegarsi.
Spero che apprezziate sempre la mia autoironia assolutamente innocua.
Sono un satiro perché so prendere le tragedie con leggerezza. Dunque, sono sano e santo. Ah ah.
Possiedo lo stesso carisma di Padre Roberto Carillo/De Niro di Sleepers e la stessa bellezza, quasi, di Billy Crudup/Tommy Marcano.
Sì, io e Tommy Marcano siamo molto simili. Per colpa di una bravata, a causa della nostra inesperienza, passammo un calvario terrificante. Poi ancora sbagliammo, la seconda volta, per troppa rabbia. Sleepers non è un grande film ma, quando Brad Pitt chiama in tribunale Bob, è un colpo di scena micidiale.
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Tutti rimangono agghiacciati, pietrificati e al contempo esterrefatti.
Invero, Brad mi conosce molto bene. In tempi non sospetti, mise tutti in guardia.
Dicendo: – Credo che non abbiate capito. Sapete per caso chi state prendendo per il culo, poveri ritardati?
di Stefano Falotico
Sono morti Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo, Panta Rei: io sono rinato e son sempre più duro, che storia…
Be’, devo esservi sincero. Di Andrea Camilleri non ho letto quasi niente. Solo un libricino. Peraltro scritto, come Andrea ha sempre fatto, in dialetto siciliano molto stretto. Perlomeno, con molti termini arcaici. Il dialetto della sua generazione…
Non mi ricordo in quale mensola impolverata sia andato a finire. L’ho cercato, mezz’ora fa, ma non lo trovo. Si sarà disperso nel marasma dei miei ricordi.
Io spesso sono una cianfrusaglia vivente, lo ammetto, son un caravanserraglio di contraddizioni disumane.
Ho pure visto poche puntate del Commisario Montalbano. Per due principali ragioni: la RAI, appunto, dato che le opere di Camilleri sono scritte quasi, come detto, integralmente in siciliano, ha addolcito tutte le traduzioni dei suoi libri, italianizzandole. E dunque quella fragranza splendidamente genuina del dialetto siciliano, quelle atmosfere rusticamente autentiche di quel mondo bellissimamente antico, son state centrifugate nell’omologazione culturale partita già secoli fa con Dante Alighieri e il Dolce Stil Novo del cazzo.
La seconda ragione è che lo Zingarelli, dizionario della lingua italiana, no, Luca Zingaretti mi stava simpaticissimo.
Da quando è però sposato con Luisa Ranieri, dunque se la scopa, minchia, mi sta un po’ sul cazzo.
Sì, sono gelosissimo come un vero siciliano di origine controllata. Divento Al Pacino di Scarface e anche de Il padrino.
Luisa Ranieri la scopai io, ah ah, magari, la scoprii molti anni or sono.
Quando, in edicola, adocchiai di sfuggita un numero speciale di Max.
Lei era bellissima, dolcissima. Esponeva un seno voluttuoso e rotondamente avvolse ogni mio Eros da Michelangelo Antonioni nella simmetria procace delle sue forme prosperose come una moderna dea greca. Sì, Giunone.
Ah, Luisa, a quei tempi, ovvero prima della gravidanza, giunonica turbò le mie notti insonni da coglione epico. Morfeo non riuscì a placare la mia voglia ciclopica.
Ammirandola, contemplandola, eccitandomene a sangue, in quegli istanti mi sentii posseduto da una virilità forzuta assai sovrumana, sì, come Ercole e le sue fiche, no, fatiche.
Luisa Ranieri è di Napoli ed è poco più grande di me.
A proposito di sempiterni poeti deceduti, musicalmente romantici, appena vedevo Luisa, mi andava di cantare a squarciagola l’imperitura canzone celeberrima di Pino Daniele, Che dio ti benedica… che fica…
Ah ah.
Anche Luciano De Crescenzo era di Napoli.
Ho molti suoi libri, Il dubbio, da non confondere con la pellicola omonima interpretata da Meryl Streep, Amy Adams e da un altro mito, ahinoi, morto, vale a dire Philip Seymour Hoffman, Ordine & disordine e soprattutto Panta Rei.
Li comprai ai tempi delle mie scuole medie. Perché un mio ex amico super secchione, Andrea Torre, mi faceva una capa tanta con De Crescenzo durante la ricreazione. Quando, mangiando la crescenza, anziché crescere, nell’ammirare le gambe d’una nostra compagna di classe molto precoce, se la tirava… da filosofo del cazzo. Dunque palloso.
Mi feci coinvolgere da questa sua passione focosa. E, tornato da scuola, anziché rifarmi gli occhi con le stra-gnocche di Non è la rai, appunto, mi davo al cul… tural, registrando Così parlo Bellavista e ascoltando i programmi sui miti greci, illustrati da Luciano.
Comunque, fra uno Zeus e un’Atena, fra un Apollo e un Dioniso, talvolta ci scappava un onanismo mitologico su quelle di Non è la Rai.
Avevo varie Afrodite preferite che qui elencherò in maniera poco elegantemente ellenica, diciamo.
Ora, scartiamo subito Angiolini Ambra, in quanto civettuola e smorfiosa.
Andavo matto per Maria Teresa, per Antonella, però meno bella di Gabriella, la quale a sua volta comunque era ed è ancora meglio di tua sorella.
La mia Venere però, eh sì, la veneravo, era Cristina Quaranta.
Io non mento mai.
Tant’è vero che, neanche a farlo apposta, un paio di nottate fa, ho scritto su Instagram a Cristina un commento poetico davvero immane. Non so però se da vero man.
Dichiarandole il mio amore inconfessato:
Cristina, complimenti: foto meravigliosa, forse la tua migliore in assoluto. Da pre-adolescente ti seguivo appassionatamente, poi mi smarrii nelle mie meandriche notti silenziose e ora mi riappari più in forma che mai, dolcissima e ancora stupendamente armoniosa. Sei poco più grande di me, io sono del ‘79, tu del 1972. Io sono un folle, visionario scrittore clownesco, burlesco ma anche malinconico. Autore di molti libri e saggi. Chissà. Un giorno potremmo bere un caffè e smalterò le labbra dei miei occhi nella rifrangenza dei tuoi occhi morbidissimi come la tua pelle piacevolmente liscia.
C’è un refuso nel testo mio mandatole su Instagram. Fra Chissà e un giorno v’è il punto ma Un necessitava della maiuscola. Ah, testone!
Comunque, con Cristina sarei maiuscolo di gran muscolo. Da cui il film, He-Man e Cristina col suo imene se le danno in maniera universale e poco universitaria.
Tu te la meriti o te la/o meni?
V’è pure una ripetizione della parola occhi, miei allocchi. Cristina è ancora stupenda. Apriteli, apritele.
Ci sta…
Ma sì, che cazzo me ne fotte?
Vado a trovarla a Roma. Lei mi umilierà a morte. Mi darà in pasto alle bestie selvagge.
Basta comunque con una vita da fifa e arena, miei polli.
Eh già, signore e signori, sono ancora un gigante, un colosso. Al Colosseo, Russell Crowe de Il gladiatore mi fa un baffo.
Per molto tempo, luridi traditori, infingardi che non foste altro, mi chiedeste di togliermi la maschera. Siete voi che indossa(s)te le maschere. Io sono nudo e crudo. Buono e caro, anche piuttosto bono.
No, suvvia. Non ho intenzioni vendicative.
State tranquilli.
Devo leccare solo un altro gelato e qualcos’altro, mica spaccarvi le vostre teste di cono, miei cornuti.
Eh già, tutto scorre. A voi no.
Ve la fate al massimo, non Decimo Meridio, sempre soltanto sotto.
Guardate che, farsela solo sopra, è una missionaria ma non è male.
Ah ah.
Ma voglio lasciarvi con un pezzo serio. Come dice Rust Cohle di True Detective, io non dormo, sogno soltanto.
A parte le burle, le torte in faccia, gli scherzi cattivi e volgarmente troppo goliardici, vorrei che nessun uomo e nessuna donna morisse, nemmeno i miei peggiori nemici.
E ne ho ancora tanti.
Oramai non credo più alle Ave Maria e penso che non esista nessun Ade.
Quando si muore, non vi sarà nessun paradiso e nessun inferno ad attendere le nostre anime.
Il nostro mondo odierno ha perso perché ha distrutto, cinicamente, anche gli ultimi baluardi dei sogni, cioè i cinematografici miti.
Ne resterà soltanto uno, forse Highlander.
di Stefano Falotico
I registi dementi che non voglio più vedere: Vincent Gallo, Lars von Trier, persino Spielberg, Luciano Ligabue e affini bovari
Sì, partiamo con Vincent. Attore che non mi sento di discutere.
E vi racconto questa. Poco prima dell’anteprima veneziana dello sciapito remake di Werner Herzog de Il cattivo tenente di Abel Ferrara, ordinai un toast a una baracchina di hot–dog. Al che, mentre lo stavo sgranocchiando, a un metro da me, ci credereste? Stava tutto in camuffa, con tanto di barbona e look trasandato per non farsi riconoscere, quel bell’uomo del Gallo. Proprio un Gallone a sessanta centimetri da me. Nessuno, combinato e acconciato com’era, l’aveva riconosciuto. Mentre io, ovviamente, sì. E cominciai a guardarlo di sottecchi. Come diceva Totò a Peppino, ne La banda degli onesti, guardi quello là, quel tipo, guardi ma non guardi. Insomma, guardi ma non faccia vedere che guarda.
Ma Vincent si accorse che lo stavo guardando in maniera trafelata e cominciò parimenti a fissarmi. Poi, ridacchiando sotto i baffi, mi annuì in silenzio, come per dirmi…
– Sì, sono io.
Dunque, si eclissò in sala, assieme a una bagascia di quart’ordine, forse raccattata al molo del Canal Glande, no, Grande.
Credo, se non sbaglio, che l’anno dopo avrebbe vinto la Coppa Volpi per la sua prova in Essential Killing.
E, fra l’altro, sapete che fine abbia fatto? Sono quattro cinque anni che non gira più un cazzo.
Ma sì, oramai ha dato. Vincent ora starà in qualche tugurio con qualche zoccola che gli lecca le sue palle da bowling da Buffalo ‘66. Qualche Christina Ricci che glielo arriccia e glielo rizza.
Ecco, questa sua regia è buona, molto bona.
Ma mi soffermerei piuttosto su The Brown Bunny. Film ove il nostro Gallo non ha lesinato in pornografiche vanità, facendosi succhiare tutto il caldo ciddone (leggasi uccellone) dalla Sevigny, un ottimo figone. Va dentro, no scusate, va detto.
Devo ammettere che l’uccello di Vincent è da competizione ma devo altrettanto essergli onesto. Il mio è molto più grosso (e qualcuna lo sa, può tangibilmente testimoniare e, da allora, è ricoverata in manicomio per l’irreversibile shock profilattico da crisi ninfomane molto anale, no, anafilattica) ma non mi sarei mai permesso di filmare un lungometraggio, presentato a Cannes (!), con tanto di pompino durissimo da bestione.
Non sono, come sapete, un moralista, anzi. Ma sono per la teoria di Orson Welles. Il sesso al Cinema non serve a un cazzo. Non è compito dell’arte mostrarci ogni minimo dettaglio, ingrossamento e attizzamento, indurimento, allungamento e succhiamento. Sono cazzi che non c’interessano.
Quindi, sia lui che la Sevigny andassero a fare, come dicono in Sicilia, i “suca-minchia” altrove. Questi due minchioni. Sì, anche la Sevigny lo è. Le sue gambe non si discutono ma la sua faccia sembra, alle volte, quella di un uomo.
Bannato lui e lei rimane una lecca-banane.
A proposito di altri idioti… voi dite che Lars von Trier è un genio.
Ma de che? Questo è sempre stato molto ma molto male. E, visto che sta male, ha preso a pretesto le sue psicopatologie per spacciarsi come provocatore geniale. Imbavagliatelo!
In verità vi dico che Lars provoca solo i suoi turbamenti. È un pazzo a cui non darei da girare, in Dogma, neppure il filmino della prima comunione.
Capace che poi rovini l’armonia innocente della festa con qualche sua alzata di testa.
Prendete i resti di torta che sono rimasti come avanzi e… ho detto tutto.
Spielberg se n’è uscito con la campagna anti-Netflix. Per forza, lui ha la Dreamworks e Netflix gli rompe i maroni.
Quindi, castrate anche Steven il prima possibile. Questi falsi non li vogliamo più vedere.
Su Luciano Ligabue non sarei impietoso. Dategli una piadina romagnola e ficcatelo fra i drogati della Montagnola. Famoso parco di strafatti e bolliti di Bologna.
Finirei con altri due bovari invincibili. Il primo è Russell Crowe. Che si è cimentato con la regia! Uno la cui panza aumenta a vista d’occhio, anzi, ad occhio di bue. Poiché Russell, da gladiatore della buona cucina, una vera Arena come l’omonimo pollo fritto, mangia tante uova e bistecche alla Bismarck.
E poi con Ben Affleck. Oscar regalati. Ma l’avete visto nel trailer di Triple Frontier?
E questo sarebbe un bove, no, un bono? Ma questo ha mangiato polpette a tutt’andare.
Ora, voi ci credereste che costui, nella foto immediatamente sotto, il 13 Settembre di quest’anno compirà quarant’anni?
Lo so, io sono sempre bello e giovane, voi sempre più rincoglioniti.
di Stefano Falotico
I film da (non) vedere nei prossimi mesi
Ora, partiamo col dire che l’iper-pubblicizzato Bohemian Rhapsody non m’interessa granché. A parte il fatto che negli Stati Uniti ha ricevuto critiche assai contrastanti ma i biopic sulle rockstar sono in gran parte fallimentari. Non si può pressoché mai sintetizzare la vita di un cantante-mito in due ore e mezza. Prendete The Doors di Oliver Stone. Un brutto film, forse il peggiore di Stone. Innanzitutto, Jim Morrison era molto magro, diafano ed efebico, mentre Val Kilmer ha degli zigomi che paiono quelli di uno che ha preso tanti pugni sul ring. E ha una corporatura ben più robusta di quella di Jim. E vi parlo di quasi trent’anni fa. Adesso, dopo il Cancro, Val è come una mucca da Vallelata della buonanima di mio nonno Pietro. E poi questa pellicola è una celebrazione del maledettismo più bieco e falso, con tanto di scopata selvaggia fra Jim e la giornalista arrapata. E la scena del pompino, pessima, in ascensore con Nico (Christina Fulton, ex figa di Nicolas Cage). Per finire, c’è Meg Ryan, una che non sopporto.
Voi dite ch’è carina. Mah, a me sembra più carina quella dell’autolavaggio di Trastevere. Una bionda che sa come farti sgommare di smorfie meno pneumatiche dell’inespressiva, riccioluta Meg.
I biopic sono quasi tutti agiografici, romanzati, pateticamente nostalgici.
E Rami Malek è ancora un ragazzino. Per quanto fosse omosessuale, Freddie Mercury ha sempre posseduto una faccia da omaccione alla Cruising. Malek invece sembra appena spuntato dall’oratorio, dopo averle prese dal parroco che non ha gradito che Rami adocchiasse suor Aquilina.
Bryan Singer? Singer uguale cantante…
Roma. Il film di Fellini è una mezza boiata, diciamocelo. Perché mai Alfonso, pur ambientando la storia in Messico, dovrebbe aver fatto meglio? Leone d’oro a Venezia? I Leoni come molti Oscar sono inattendibili. E questo mi pare un pastone girato in bianco e nero per spacciarlo come arty sociologica.
Se la strada potesse parlare di Barry Jenkins? Ti manderebbe a fanculo. Meglio, molto meglio Spike Lee con BlacKkKlansman.
A proposito, il tanto da voi amato Adam Driver con le sue orecchie a sventola perché non è stato assunto da Tim Burton per il suo remake live–action del suddetto, omonimo film della Disney? Tim avrebbe risparmiato in effetti speciali.
A Star is Born? Non ne avevamo abbastanza delle melensaggini di Muccino? Adesso anche Lady Gaga in versione Laura Chiatti? Mah. La Germanotta è più chiatta.
Il primo uomo. Mah, e dire che pensavo che il miglior attore della storia a interpretare parti da autistico fosse Dustin Hoffman. Invece, negli ultimi anni mi son ricreduto. È Ryan Gosling. L’unico demente capace di scoparsi Eva Mendes.
Boy Erased? Ora mi pare che i gay stiano esagerando. Un altro pistolotto sulla cattiva educazione genitoriale. Il padre è Russell Crowe, il buttafuori di L.A. Confidential e Massimo de Il gladiatore. Sempre più identico a Bud Spencer. Ma Spencer faceva ridere i bambini, Russell, ridotto così, fa piangere.
In una sua canzone, Russell disse che voleva diventare come Marlon Brando. Sì, ci è riuscito. Pesa più lui adesso di Marlon quando ha girato The Score.
Credo che l’unico film che m’interessi, a feel good movie, sia Green Book.
Anche The Mule di Eastwood.
di Stefano Falotico