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NOMADLAND è un capolavoro ma molti “critici”, anche “psichiatri” non la pensano così – Vi ricordate Nanni Moretti contro il critico in Caro diario?


11 May

nomadland di martino

Ora, in una Roma desolata d’inizio anni novanta, impazzò Nanni con la vespina senza la vispa Teresa. Una Roma di popolane, una Roma spopolata poiché i romani e non solo, durante i mesi più caldi dell’anno, dopo una vita stressante a base di complanari e circonvallazioni trafficatissime, dopo ore d’attesa impaziente alla Tiburtina, abbandonano la capitale per recarsi a Rimini. Sì, a Rimini o a Riccione. Parlo della gente ricca, cioè dei nababbi di Roma. I quali, pur disponendo di pecuniarie somme ingenti, accumulate peraltro con intrallazzi illeciti e, diciamo, non del tutto pulitissimi, da veri pusillanimi però animosi di avere un ruolo di rilievo, più che altro porcellesco, nella società carnale ed economicamente altissima più dei tacchi vertiginosi di una modella borgatara di Spinaceto, anziché andare, che ne so, a Parigi… ecco che consumano esosi patrimoni per viaggiare alla volta dell’Adriatico, di Ibiza o di qualche meta esotica ove le nottate più sporcamente erotiche la faranno da padrone/a.

Loro ce l’hanno fatta, loro si fanno il culo… non sono mica un pasticcere trozkista!  Cosicché, anche le matrone e le portinaie di squallidi e fatiscenti appartamenti desolati di Porta Pia, anche le balie alla Raffaella Ponzo de Il corpo dell’anima, vengono per l’appunto accalorate non da un Roberto Herlitzka ringalluzzito, bensì dalla prospettiva di poter sguazzare in acque putride, bazzicate da meduse e da bagnasciuga di perizoma, no, da bagnanti con la caciotta in mano in quanto emigratisi temporaneamente lungo litorali meno tragici di quello di Ostia, ove Pier Paolo Pasolini fu assassinato non da un complotto, bensì dalla mentalità retrograda di un Paese che predica la moralità e poi segretamente turismo sessuale in Scandinavia pratica, un Paese che sa solo crogiolarsi nel fintissimo motto secondo il quale siamo, fummo e sarem(m)o una nazione di poeti, santi e navigatori. Perché Sanremo è Sanremo!

Sì, un Paese soprattutto di arrivisti, di assassini mai visti. Sì, mai visti nel senso che ammazzano il prossimo, diverso da loro, non commissionando il crimine efferato a Peluso o a Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, bensì massacrando di sfottò ignobili, poco ridicoli, invero assai risibili, profondamente denigratori, degradanti e umiliantissimi, tutti quelli che non hanno accettato un mondo di maiali come Russell Bufalino.

Come già dettovi nei miei scritti corsari alla Pasolini forse anche di Abel Ferrara, lo sport nazional-popolare che va per la maggiore qui da noi, sì, l’attività agonistica, più che altro crudelmente egoistica e fottutamente, schifosamente narcisistica in senso figurato prettamente poco comunista, soprattutto furbissima, non è il Calcio. Bensì la presa per il popò infima, vigliacca, premeditata e distruttiva. Cioè la visione per l’appunto più legata al concetto intimo e intrinseco di bieco fascismo, mascherato dietro sorrisini zuccherosi e mielosi, dietro pose sdolcinate e la cortesia più morbosa a sua volta partorita da una catto-borghesia più ipocrita del protagonista interpretato da Michele Placido ne Il caimano.

Nanni Moretti ironizzò sulla cosiddetta, presunta Critica cinematografica. Conosciamo bene i suoi sfottò, però sani e dissacranti, intelligentemente polemizzanti e autoironici, riguardo Strange Days e Heat. Specialmente, è impressa nella nostra memoria di cinefili amanti dell’opera prima di John McNaughton, cioè Henry, pioggia di sangue, capolavoro immane, l’invettiva di Nanni contro il falso critico Carlo Mazzacurati… Per alcune ore, vago per la città. Cercando di ricordami chi aveva parlato bene di questo film. Io avevo letto una recensione su un giornale. Avevo letto qualcosa di positivo su Henry. Improvvisamente, mi viene in mente. Trovo l’articolo e lo voglio proprio copiare sul mio diario. Eccolo qua: Henry uccide la gente ma è quasi un buono. Di poche parole, contano i fatti. Invece il suo amico Otis è una carogna. Henry vive una pazzesca solidarietà con le sue vittime. È un principe sangue blu dell’annientamento e promette una morte pietosa. Otis, no! Il regista risveglia il suo pubblico in un incubo ancora peggiore con una doccia finale di splatter, occhi infilzati, carne martoriata. L’abominio! Henry è forse il primo a violare e a vilipendere, con tale lucidità, la filosofia criminale dei lombrosiani di Hollywood.

Ecco, penso ma… chi scrive queste cose, non è che la sera, magari prima di addormentarsi, ha un momento di rimorso?

 

Similmente a Nanni, rileggo le critiche oscene rivolte a un film magnifico, un film devastante, un film straordinario, un film grandioso, un film che non si può discutere.

Cioè il sacrosanto e assai giusto vincitore dell’Oscar di quest’anno, vale a dire Nomadland.

Partiamo con la cosiddetta esperta di PSICOANALISI ETICA! Ramo iper-progressista, ah ah, terribilmente inutile come Psicologia del Lavoro (!), con tanto di sottotitolo molto cool, ovvero: Tra clinica, arte e contemporaneità.

http://www.psychiatryonline.it/node/9147

«Un film noioso, piatto, acritico, apolitico e sì apolide, almeno. Ma quel che è grave, privo di fantasia.
I fatti si succedono senza invenzione, senza sorpresa, senza giochi di parole, di immagini, di piani narrativi, di dimensioni.

Un film pieno zeppo di premi, Oscar, Leoni d’oro, Golden Globe. Mi chiedo cosa si volesse premiare. La protagonista, Frances McDormand, per fortuna è brava e la sua faccia è bella, piena di rughe e giovane, così poco plastificata e patinata. Avresti voglia di prendere una birra con lei, sperando però non parli come nel film, senza fantasia.

Stati Uniti, crisi economica 2007/2013, Fern perde il marito e il lavoro e parte in giro con il suo furgone, attrezzato tipo un camper. E lavora, per esempio in Amazon, di cui dice di essere contenta e di guadagnare bene. Forse è per questo che gli hanno dato i premi.

Di critica sociale mi sembra non ci sia granché, per esempio una condanna al mercato immobiliare selvaggio, una delle principali ragioni della Grande Recessione, quella che ha portato anche alla chiusura dell’Empire, l’azienda dove lavoravano Fern e il marito. E poco altro.

I dialoghi sono una successione di narrazioni di fatti, quasi del tutto piatti, senza poesia, ironia, originalità. Ci sono brandelli di vite, è successo questo, hanno fatto un certo lavoro, qualcuno si è ammalato, qualcuno voleva suicidarsi. Lo spessore emotivo dei personaggi è degno di Flatlandia. Fern stessa non si lascia conoscere che nello scorrere della sua quotidianità, la vediamo piegare le mutande, la guardiamo, ma non la vediamo. La sua anima è nascosta dietro il lutto non fatto del marito. Che sappiamo di questa donna, tranne che ha un profilo affascinante? Amava suo marito, perlomeno le manca. Ok, come dicono gli americani, e allora?

Stralci di vite dei personaggi si alternano come nelle sedute degli alcolisti anonimi o degli altri gruppi di auto-aiuto. Un inno alla resilienza, adattarsi, accontentarsi, non interrogarsi, non provare a cambiare niente, se non la propria vita, in un’eterna adolescenza immobile e ripetitiva.
Sarò cattiva, ma sarebbe d’accordo anche Winnicott che senza gioco non c’è età adulta o Carroll che tutti hanno bisogno di sognare ad occhi aperti. Si rinuncia alla fantasia, in un’opera di fantasia, delegando la magia a una natura di cui non si vedono abbastanza i segni delle ferite inflitte dal post-capitalismo.
Fern dove sei? Sei stata solo una moglie? Senza di lui non sogni anche tu ad occhi aperti come Alice sul prato? E ti brillano gli occhi davanti a un nuovo autocaravan superaccessoriato.
Dove sei Fern? Non ci sei perché nessuna vita umana e tantomeno un’opera è degna di essere vissuta senza fantasia… Sei la giustificazione di questo sistema, sei tu che preferisci essere nomade, sei tu che sei migrante, sei tu e io che sto al caldo sul divano non c’entro, non sono colpevole, dai godiamoci il panorama, è ancora gratis».

Firmato Annalisa Pellegrini

 

Ora, se invece Federica Pellegrini è una grande campionessa di Nuoto, fa bene a esserlo e a non occuparsi, che ne so, della recensione di Waterworld.

Non credete?

Sì, nella mia vita conobbi psichiatri laureatisi con 110 e lode + 7000 master che non compresero la “pazzia” di Joaquin Phoenix in The Master, neppure in Joker.

Soprattutto vidi redattori di Cinema, i quali intitolarono il loro sito di “approfondimento esegetico sulla Settima Arte”, come Spietati…

Ma uno dei loro registi più odiati, inspiegabilmente, è Clint Eastwood. Ah, capisco, spietati non ha a che vedere col capolavoro omonimo di Clint. Almeno nel titolo italiano poiché quello originale è Unforgiven.

Spietati as sinonimo di malvagio, duro, crudele, feroce, violento, disumano, inumano, sanguinario, brutale, bestiale, barbaro, efferato.

Cioè dei critici metaforicamente killer da Henry… ah ah.

In effetti, cavolo, se dal sito spietati.it, estrapoliamo e peschiamo la seguente recensione, deduco che qui siamo di fronte a una Hannibal Lecter mista a Godard della carta stampata. Non ho parole, sono impressionato!

https://www.spietati.it/nomadland/

«Sinfonia americana sigillata dalle musiche di Einaudi, garanzia d’acchiappo liricista ed evocazione di profondità d’animo, che è un attimo si stornino in ridondanza se pescate senza giusta misura. La parabola (ma è un falso movimento, finanche posticcio) è quella di Fern, in povertà dopo la crisi della Grande Recessione (la presumiamo, sui titoli di testa, ché non entra mai nel quadro narrativo, nel disagio sociale, nel contesto emotivo) e in composto lutto dopo la morte prematura del marito. La mano benefattrice di Amazon l’accoglie e ripara, una collega le suggerisce un’alternativa esistenziale: il nomadismo. Che non significa rinunciare a una casa, attenzione, bensì a un’abitazione: casa è dove è il cuore, e quello di Fern vien presto scaldato da una collettività unanimamente affine, affettuosa, conciliante. Non uno di meno, dal tenero reduce del Vietnam alla malata terminale. I legami tra autoctoni si edificano in un istante di default, ecumenico proprio come quelli col paesaggio rurale ritratto con velleità naturalistiche e vérité come i due scarni western d’oggi girati da Chloé Zhao (Songs My Brothers Taught Me e The Rider) prima di questa distribuzione Searchlight (alias Disney!) che le assicurerà un Oscar da record (è donna e POC, person of color) appena in tempo per sfoggiarlo nei trailer e nelle recensioni di The Eternals, Marvel nobilitante con medaglia diversity queer (vedremo). Ma Nomadland, opera terza della regista cinese, tutto pare meno che un film d’autrice, anche su commissione: esteticamente indistinguibile dai road movie indie che passa il convento del Sundance da una decina d’anni a questa parte, imbellettato di anticonformismo solo via (brevi) slogan (i nomadi fanno una scelta “in opposizione alla dittatura del dollaro”, ma di miseria, di dolore, di rabbia non v’è traccia: sia mai che fra un frame contemplativo e l’altro trapeli la politica), realistico solo perché Frances McDormand (grandiosa, ma sai che novità) ha problemi di stomaco e va di corpo in un catino. Però com’è bella l’America, com’è innocuo girarla, c’è facile innamorarsene, e come sono umani, ad Amazon, alla Disney».

Fiaba Di Martino

(26 Settembre 2020)

Voto: 4.

No, non quattro stellette, 4 in senso di pagellino scolastico. Cioè pessimo! Pessimo forse come la parola acchiappo e umanimamente anziché unanimemente? Il pezzo finale è magnifico: come sono umani, ad Amazon, alla Disney.
Perché la virgola dopo umani? Perché alla Disney, che fa molto romanissima-romanista de Roma, eh, ce mancherebbe, an vedi oh, comunque italiana verace e poco italiano da Crusca? Quelli della Disney, non so, era forse meglio?
Ecco, perché Fiaba non è Chloé Zhao? Una ragione ci sarà?
Ecco, certa gente, prima di andare a dormire, vuole querelarmi se dico semplicemente la verità? Vuole per caso denunciarmi se consiglio giustamente a queste persone di cambiare mestiere? Non mi pare che io sia criminoso come Henry. O no? Ah ah.

 

di Stefano Falotico

 

Francesco Totti presenterà il “suo” film alla Festa del Cinema di Roma, i più grandi film sul Calcio e la più grande ala destra di tutti i tempi, cioè il sottoscritto, vedere per credere


19 Sep

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Francesco+Totti+FC+Internazionale+vs+Juventus+nuzzXMGQD0blEbbene, puntuale come un orologio svizzero, in data 13 Settembre sono arrivati gli auguri di compleanno di un mio ex compagno di squadra che risponde al nome, anzi, al cognome Ceccarelli.

Terzino meno forte di Franco Baresi, probabilmente però più in gamba di suo fratello Giuseppe, e figlio di un bolognese, a differenza di me. Ché ho ascendenze meridionali malgrado sia nato al Sant’Orsola della città delle due Torri.

Un grande… il Ceccarelli. Solitamente, per via della posizione “arretrata” che svolgono in campo, i difensori hanno sinceramente poche possibilità di fare goal, azionandosi solamente in retroguardia, stando sulla difensiva, diciamo. Ma il Ceccarelli, durante un sabato pomeriggio di tantissimi anni fa, colse il pallone in contropiede, spaccandosi le palle, no, lo afferrò di contro balzo e, con una potenza micidiale, scagliò un fendente al volo da centrocampo. Cacciando, come dicono per l’appunto a Bologna, una sassata devastante. Che trovò assolutamente impreparato il portiere. Il quale, essendo stata tirata da metà campo, essendosi spostato dapprima al limite dell’area di rigore, fu spiazzato e scavalcato dalla botta incredibile, di conseguenza imprendibile del Ceccarelli.

Il quale, a sua (gira)volta, segnando una rete d’antologia, peraltro la sua unica rete in carriera, fu colto dall’estasi come se avesse scopato Dua Lipa. Ce la possiamo dire? Il detto… ma che hai visto la Madonna?, è falso.

Madonna è oramai brutta, Jennifer Lopez, sì, J. Lo ha la sua età ma Dua Lipa è paradisiaca. Andiamo avanti.  Suo padre invece fu colto da un semi-infarto con scivolata dagli scalini della tribuna da Paperissima o forse da triplo, oserei dire multiplo, salto carpiato con tuffo incrociato di legamenti sinistri spappolati in zona fantozziana da super imbranato di natura epocale.

Durante quella partita, per la cronaca, io segnai due goal stupendi. Ma gli onori e la gloria andarono tutti al Ceccarelli per via del fatto che le mie segnature meravigliose, in confronto alla sua rete bellissimamente mostruosa, sfigurarono. Suo padre offrì la cena e da bere a tutti.

E festeggiammo allegramente in compagnia. Cazzeggiando di brutto fra una birra Moretti e una bionda… matrona come Claudia Peroni? Donna dalle gran pere. Sì, fu di lì a poco che caddi in depressione letale, rimanendo a letto in posizione fetale, oserei dire quasi da ragazzo regredito all’infanzia da Store Prénatal. Roba che Javier Bardem di Mare dentro fu un dilettante, sebbene campione di nuoto. Comunque, a Javier non è andata malissimo. Adesso sta con la Cruz ma, a mio avviso, uno così poteva permettersi di sposare Tania Cagnotto. Dai, Javier, beviti un Chinotto e non ci pensare. La Cruz non è figa come Tania ma ci sta…

E debbo ammetterlo, non poco proverbialmente, immancabilmente m’identificai nel mio omonimo Stefano, cioè Accorsi di Radiofreccia. Per resistere alle umiliazioni inevitabili che patii a causa del mio penoso stato depressivo in quanto, si sa, i coetanei sono terribili se non appari come un bomber alla Marco Van Basten con le ragazze, per molto tempo elevai la coscienza (e non altro) in stato mistico-spirituale da coglionato chiamato er mitico.

Sì, ottenni la coppa Simpatia. Non giocai neanche più a calcetto ma la folla, dagli spalti sotto casa mia, mi urlò inferocita: finiscila di poltrire, fenomeno da baraccone alla Ronaldo, sia Cristiano che Luís Nazário de Lima, non fare il briccone, datti una mossa, riallenati alla vita, tira fuori gli attributi, meriti solo dei ceffoni e dei calcioni!

Molta gente, soprattutto sotto il Vesuvio, pensa che il più grande calciatore di tutti i tempi sia stato e sempre sarà, insostituibilmente, Diego Armando Maradona. Lo pensa anche Paolo Sorrentino ma non so se ne fosse convinto un uomo alla Lucio Dalla da Caruso… qui ove il mare luccica e tira forte il vento… il mare di Sorrento.

Sì, il mare di sorrata, più che altro. Fidatevi, è meglio Pascoski (di padre polacco) di Francesco Nuti.

Ecco invece il famoso monologo di Freccia…

Credo nelle rovesciate di Bonimba e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che viene a prendere l’affitto ogni primo del mese. Credo che ognuno di noi si meriterebbe di avere una madre e un padre che siano decenti con lui almeno finché non si sta in piedi. Credo che un’Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa. Credo che non sia tutto qua. Però, prima di credere in qualcos’altro, bisogna fare i conti con quello che c’è qua e allora mi sa che crederò prima o poi in qualche Dio. Credo che, se mai avrò una famiglia, sarà dura tirare avanti con trecento mila al mese, però credo anche che, se non leccherò culi come fa il mio caporeparto, difficilmente cambieranno le cose. Credo che c’ho un buco grosso dentro ma anche che il rock n’roll, qualche amichetta, il calcio, qualche soddisfazione sul lavoro, le stro**ate con gli amici ogni tanto questo buco me lo riempiono (qui ci voleva il congiuntivo, tirate le orecchie allo sceneggiatore… che me lo riempiano e di botte riempitelo). Credo che la voglia di scappare da un paese con ventimila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddie Merckx. Credo che non è giusto giudicare la vita degli altri perché comunque non puoi sapere proprio un ca**o della vita degli altri.

Bonimba chi fu/è? Un centravanti di sfondamento vero. Mica Speroni de L’allenatore nel pallone. In Messico 70, Roberto Boninsegna, nella finale mondiale, segnò il goal della bandiera per il nostro Made in Italy… Io non ero ancora nato ma avemmo, cazzo, di fronte il Brasile di Pelé. No, non sono Lionel Messi e, a tutt’oggi, quando con la mia lei, in senso metaforico, sbaglio il tiro, lei disperata mi grida: ma come sei messo?!

Paro i suoi colpi come Sylvester Stallone di Fuga per la vittoria? Fuga, giusto? Sì, pensavo di aver scazzato… In che cosa credo io, anzi, in cosa io creda? Credo che il film su Totti sia una stronzata universale ancora prima di uscire, credo che Ilary Blasi sia più scema della donna che portò al suicidio Accorsi in Radiofreccia, eh sì, una bella cretina a rifiutare un figo Maxibon della madonna, per l’appunto. Ilary sta con Totti ma, secondo me, poteva e potrebbe permettersi Javier Bardem. Credo che il Don Camillo con Terence Hill sia più bello di quelli con Fernandel e Gino Cervi. Credo che le roller skaters che ballarono con Terence nel film suddetto, eh già, mi eccitarono vent’anni fa ma ora sono un povero cristo, ah ah. E le teenager non m’attizzano. Volete farmene una croce? Ah ah. Credo che Mickey Rourke de L’anno del dragone sia un dio ma, oggi come oggi, la dovrebbe finire di avercela contro quel diavolo di De Niro… Rimanesse cornuto e stia/stesse zitto. Credo che un mio contatto Facebook, Arianna, sia più bona dell’attrice ed ex modella Koizumi, detta Ariane. Mentre la mia lei è più arrapante dell’ex pornostar Céline Tran, detta Katsumi. E credo che, se puoi fare ciò che vi mostrerò qui sotto, nonostante una depressione vicinissima alla follia più incurabile, non sei soltanto una grande mezz’ala destra come Pier Paolo Pasolini, significa che dio esiste e dio, a vostro avviso, chi è? Non sono il Pupone, non sono Peppone, non abbisognai di psichiatri con la pipa, non sono un boomer da caffè della Peppina, insomma, come si dice a Roma ma anche a Bologna, cari haters, me fate ‘na pippa. Non vorrei filosofeggiare troppo e non credo alle teorie aristoteliche. Mi ave(va)te preso per un coglione? Credo in Lino Banfi e in Aristoteles. Due uomini veri, due uomini con le palle… Basta quindi con la saudade. Il grande angelo Ayrton Senna morì a Imola? Sì, anche se fu dichiarato clinicamente morto al Maggiore di Bologna.

Credo in me perché, così come ben cantò Jon Bon Jovi, questa è la mia vita. Sicuramente non è quella di Totti o di uno uguale a tutti. Sì, quando riscendo in campo, l’arbitrò può anche fischiare la fine dei tonti.

Non c’è, come si suol dire, partita…

Il mio video ve lo mostrerò quando sarà pronto, pazientate, ah ah.

di Stefano Falotico

Il JOKER Marino riparte alla volta di Roma per conquistare la platea di THE IRISHMAN: che fantastica storia è la mia vita da Gladiatore e Michelangelo


19 Oct

72677737_10214741908404188_9121557796993630208_nEh sì, io e te, Roma, non dovevamo vederci più?

Valentina+Lodovini+Lexus+76th+Venice+Film+jY4niwuy10GlLa prima volta che me ne recai, no, non a Recanati, la città del Leopardi, ah ah, fu tantissimi anni fa nella galassia lontana della mia post-pubertà poco in odore di santità. Quando avvertii, nel mio animo ma soprattutto nel mio cor(po), sensazioni peccaminose. Si chiamano adolescenziali turbamenti.

Ovvero, le capricciose voglie di un ragazzo che desidera una ragazza per metterglielo dentro.

Detta come va detta e dato come dio comanda e soprattutto non solo se dio vuole ma se lei è consenziente, senza poetizzare nulla.

Ero in terza media e andai nella capitale con tutta l’allegra congrega della scolaresca.

Stazionammo in un albergo fatiscente in piena periferia più degradata della Gotham City in cui abita Arthur Fleck. Uomo d’inarrivabile malinconia.

Un uomo comunque paragonabile a Michelangelo poiché in lui scoccò la scintilla divina da Adamo toccato da un’interpretazione da dio di Joaquin Phoenix Sì, Michelangelo, nonostante fosse un genio inaudito, creatore della Cappella Sistina, de La Pietà e di quasi tutta la facciata di San Pietro, visse come una merda. Riscattandosi dalle perpetue umiliazioni, lavorando per il papa che gli commissionò capolavori quasi pari, per perfezione stilistica e potenza visionaria, al Leone d’oro della scorsa Mostra del Cinema di Venezia.

Una vita tormentata quella di Michelangelo, senza troppe ricreazioni e rinfreschi. Rischiò anche d’essere sbattuto al fresco. Anche se si dice che, tra un affresco e una superba scultura monumentale, a notte inoltrata, affrescò molte donne dai corpi statuari incontrate per strada, dopo averle invitate a bere del vinello alla trattoria più vicina.

Sì, dietro le frasche, a loro offrì la sua fraschetta. Fraschetta, detto apposta, nel senso di locale romano. Non fiaschetta.

Ove forse incontrò persino quel figlio di pu… a di Jude Law di The Young Pope. Uno che… non ci crede nessuno che non stette a letto con Ludivine Sagnier. Donna di enormi tette tali d’allattarti nell’allettartene con tanto di baciarla, (s)fregandotene. Ah ah.

Nonostante il marito di lei, guardia in prima linea dei Lanzichenecchi, dopo aver partorito un figlio da Ludivine, s’illuse di non essere una checca.

Adoro Ludivine Sagnier. Lei forse non è vergine come Santa Maria ma è una figa della madonna.

Se non riuscirò a giacervi, vorrei comunque avere un figlio da costei. Semmai anche tramite l’inseminazione artificiale proveniente da un altro pianeta. Basta che poi non ne venga fuori un povero Cristo, costretto a esperire il dolore e ad espiare le colpe d’un mondo ove molta gente crede, a tutt’oggi, che dopo la morte ascenderà al cielo.

Un mondo di pazzi.

Quando morirò, voglio sedere lassù da solo, senza Gesù al mio fianco. Ah ah.

Come capitò e capita purtroppo a molti geni, Michelangelo, a parte gli scherzi e gli schizzi… sulle tele, non fu un uomo che avrebbe mai ascoltato Marco Mengoni. Quindi, fu considerato dalla società un minchione.

E venne… inculato peggio di Arthur Fleck.

That’s Life!

Poiché i geni son soventemente reputati uomini alla carlona messi alla berlina per colpa del nazismo ancora imperante malgrado la caduta del muro di Berlino.

Uomini non adatti a chi non ha una visione angelicata della vita e non riesce ad amare la paradisiaca bellezza dell’arte contemplativa il piacere anche soltanto d’un pennello impressionistico alla Vincent van Gogh da spizzicare non solo con la Sagnier ma soprattutto con Lodovini Valentina.

Un’attrice pessima ma una passerona da passerella a cui, come Michelangelo, non offrirei solo del vino, bensì tutto il mio red carpet. Con tanto di grappa e ingropparmela.

Ovviamente, fra questi geni miracola(n)ti l’orrore delle persone che vivono quotidiane esistenze mediocri e immisericordiose, (s)fatte di rivalità fratricide, d’accoppiamenti bradi da bradipi da sconci, lerci uomini e donne volgari, in questo mondo inetto pieno d’insetti, il Falotico è come Leopardi e Michelangelo.

Un uomo capace di scrivere La satanica brama del fatale languore ma che si trova in una situazione economica al cui confronto Arhur Fleck è Donald Trump.

Ah ah.

Bene, mica tanto. Dunque, ho due scelte (im)possibili.

O faccio come Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, ovvero trovo un sindacalista corrotto che mi paghi per ammazzare gli stronzi, oppure mi darò al circo.

Come Massimo Decimo Meridio, alias Russell Crowe?

È più personalmente fattibile, oggettivamente, quello Orfei.

Anche se Moira è morta, Pozzi Moana non c’è più e comunque preferisco ai fenomeni da baraccone, eh sì, Luna di Gianni Togni.

Ah ah.

Si stanno scatenando, oramai da due settimane accese, discussioni su Joker.

Fra sostenitori a spada tratta e detrattori che non vogliono piegarsi.

Spero che apprezziate sempre la mia autoironia assolutamente innocua.

Sono un satiro perché so prendere le tragedie con leggerezza. Dunque, sono sano e santo. Ah ah.
Possiedo lo stesso carisma di Padre Roberto Carillo/De Niro di Sleepers e la stessa bellezza, quasi, di Billy Crudup/Tommy Marcano.

Sì, io e Tommy Marcano siamo molto simili. Per colpa di una bravata, a causa della nostra inesperienza, passammo un calvario terrificante. Poi ancora sbagliammo, la seconda volta, per troppa rabbia. Sleepers non è un grande film ma, quando Brad Pitt chiama in tribunale Bob, è un colpo di scena micidiale.
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Tutti rimangono agghiacciati, pietrificati e al contempo esterrefatti.

Invero, Brad mi conosce molto bene. In tempi non sospetti, mise tutti in guardia.

Dicendo: – Credo che non abbiate capito. Sapete per caso chi state prendendo per il culo, poveri ritardati?sleepers de niro tommy marcano sleepers

 

di Stefano Falotico

Le mie previsioni per gli Oscar con tanto di racconto vero da JOKER, intitolato Le crisi di gelosia incontenibili di un uomo morboso, forse solo morbido, moribondo oppure durissimo


07 Oct

Preambolo polemico, incazzato in ogni senso, anche ero(t)ico

Allora, chiariamoci molto bene, fringuelli.

Avete letto che ha detto Michael Moore a proposito di Joker?

Il pericolo maggiore per la società è se non lo vedete.

A questo link Facebook trovate tutta la sua disamina completa:

https://www.facebook.com/mmflint/posts/10156278766436857

Se non conoscete l’inglese, recatevi su Google, cercate il traduttore, copia-incollate il testo nell’apposito spazio a sinistra, quindi cliccate su traduci in italiano sopra il rettangolo a destra.

La traduzione non sarà perfetta ma se non capite, nonostante qualche termine non tradotto in maniera purista, andate da un analista, da un oculista ma soprattutto dovete comprendere che avete non solo gli occhi di Al Pacino di Scent of a Woman, bensì necessitate quanto prima di un centro di salute mentale affinché uno bravo vi spolveri le lenti del cervello.

Sì, ho capito. Siete voi, i miopi ocularmente parlando e metaforicamente, eufemisticamente additandovi, che distorceste il film di Todd Phillips a fini puramente strumentali. Definendolo populista, facinoroso, pericoloso!

Ah, ma voi siete come quello psichiatra fuori di zucca che, tanti anni fa, mi diagnosticò “socialmente inadatto” poiché io non sono un figlio di puttana come quei tre manigoldi che aggrediscono il povero Arthur Fleck in metropolitana.

Sì, lo ammetto, sono sensibile, a volte rido senza motivo. Voi invece ridete coi cine-panettoni ma non siete mai autoironici. Vi prendete troppo sul serio.

Vi credete tutti luminari, per l’appunto psicologi dei sentimenti altrui, pedagogizzate il prossimo poiché, così facendo, esorcizzate le vostre peggiori paure esistenziali, proiettandole a chicchessia.

Per farlo sentire infelice, per demoralizzarlo, affinché possiate svilirlo. E, mortificandolo, gioite. Ah, bella roba. Non siete dei moralizzatori, siete in verità dei demolitori, degli untori, vi credete uomini forti come un toro ma la vostra anima, da tempo immemorabile, è oramai andata in vacca. Fidatevi…

Sì, voi, oltre che malati nelle iridi, dovreste cambiare gli occhiali della vostra visione non solo politica della realtà, dunque necessitate di un cardiologo delle vostre emozioni. I vostri cuori sono spenti. Pompano solo quando vedete una milf pornoattrice e sognate che vi faccia un pompo…

Allora sì che il sangue scorre. E, vulcanici, esplodete! Ah ah.

Ma, nella vita davvero reale e sentita, un cazzo provate. Siete già bruciati all’inferno, inariditi totalmente. Abbiate fede. Almeno, se credete in dio, potete illudervi di redimervi. Ah ah.

Comunque, Michael è un grande ma a Michael preferisco Demi Moore.

Quella di Rivelazioni è violenta, sì, una donna che violentò sessualmente Michael Douglas. Cristo, che forza questa donna. Capito? Per inserire il subalterno Michael a una carica promozionale più potente, lo costringe a inserirglielo. Che palle, che femminista cazzuta! Ah ah.

Erano, su per giù, i tempi di Basic Instinct e Michael all’epoca, prima di essersi spompato con Catherine Zeta-Jones, tant’è che gli venne il Cancro alla gola profonda, ah ah, sapeva domare e dominare Sharon Stone. Mica pizza e fichi, mica una qualsiasi figa d’India venduta al mercato ortofrutticolo assieme al kebab.

Insomma, parliamo di Sharon al top della sua topa.

Sapete che cosa siete diventati? Sì, siete uguali a William Baldwin di Sliver. Ah ah.

Una società di guardoni, di maniaci che si fanno sempre i cazzi altrui e giudicano. Sì, dall’al(i)to dell’attico dei loro privilegi.

Ma che volete sindacare? Ma che volete indagare?

Per esempio, voi non sapeste mai che su Demi Moore di Striptease consumai ardimentosamente varie nottate essiccanti. Sì, indubbiamente in questo film, eh già, Demi è una facile forte ma, va detto e ammesso, speravo di santificarglielo. Ah ah.

Sì, arsi di passioni masturbatorie potentissime. Così virulenti, sanguigne e romanticamente spinte che dimagrii (in)tangibilmente. Sino a eclissarmi nella notte come Patrick Swayze di Ghost. Ah ah.

 

Parte seconda, l’Oscar se lo battono JokerThe Irishman e Richard Jewell. Invece, io me ne sbatto…

Secondo i calcoli renali, devo andare dall’andrologo. Sì, dall’andrologo non si va solamente per problemi erettivi. Non ho problemi di nessun cazzo in fallo, no, in fatto di questo.

Si va anche per problemi urinari. A causa d’una cattiva dieta, per colpa di cibi alimentari d’una donna culinaria dal grosso e bel culo, da un po’ di tempo a questa parte, il mio membro non serve solo per pisciare.

Eh no, sta svolgendo pienamente, non penosamente, pene d’amore bestiali.

Sì, sono un uomo che patisce. Ma soprattutto sono geloso. Non so se abbiate mai visto il mio video su YouTube chiamato Il Joker ha mai avuto una ragazza?

Non sto a raccontarvi le crisi di rabbia e gelosia fra me e lei, altrimenti chiamereste la neuro.

Lei mi chiamava a tarda notte per sincerarsi che non stessi con un’altra:

– Stefano, che fai? Stai dormendo?

– No, se sto rispondendo, significa che non dormo, al momento.

– C’è qualcuna accanto a te? Dimmi la verità?

– No, non c’è una. Ce ne sono tre.

– Oddio, ti ammazzo!

 

Ma succedeva anche il contrario.

– Amore, ho notato che tutti i condomini maschi del tuo palazzo ti salutano in maniera ruffiana, sono gentilissimi con te. Come mai?

– Vogliono tutti scoparmi.

– Capisco. Come mai invece quello del secondo piano non ti saluta mai?

– Non ne ha bisogno. È quello che mi scopo/a.

– Oddio, ora le suono sia a te che a lui.

 

A parte le goliardate, comunque verissime, purtroppo, toglietemi la maschera e farete la stessa faccia di Joaquin Phoenix nel finale de Il gladiatore

Secondo gli alligatori, no, allibratori specializzati, Joker potrebbe essere candidato per la migliore sceneggiatura NON originale. Voi non fate il pianto del coccodrillo poiché io sono un mandrillo mentre voi siete dei citrulli. È una sottile differenza.

Non originale? Ma che significa?

La cinquina dei migliori attori sarà la seguente:

JOAQUIN PHOENIX – JOKER

ROBERT DE NIRO – THE IRISHMAN

ANTONIO BANDERAS – DOLOR Y GLORIA

JONATHAN PRYCE –THE TWO POPES

ADAM DRIVER – MARRIAGE STORY

 

Sì, la vita di Joker e la mia sono come la semifinale fra la nostra Italia e la Germania.

Tutti i nazisti crucchi partirono all’attacco ma poi ecco che arrivò un Genius alla Del Piero.

Un tiro così non lo prende nessuno.

E ora andrò pure a vedermi The Irishman alla Festa del Cinema di Roma!

Se siete invidiosi, siete pericolosi.

 

michael moore joker

 

di Stefano Falotico

Sono morti Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo, Panta Rei: io sono rinato e son sempre più duro, che storia…


18 Jul

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Be’, devo esservi sincero. Di Andrea Camilleri non ho letto quasi niente. Solo un libricino. Peraltro scritto, come Andrea ha sempre fatto, in dialetto siciliano molto stretto. Perlomeno, con molti termini arcaici. Il dialetto della sua generazione…

Non mi ricordo in quale mensola impolverata sia andato a finire. L’ho cercato, mezz’ora fa, ma non lo trovo. Si sarà disperso nel marasma dei miei ricordi.

Io spesso sono una cianfrusaglia vivente, lo ammetto, son un caravanserraglio di contraddizioni disumane.

Ho pure visto poche puntate del Commisario Montalbano. Per due principali ragioni: la RAI, appunto, dato che le opere di Camilleri sono scritte quasi, come detto, integralmente in siciliano, ha addolcito tutte le traduzioni dei suoi libri, italianizzandole. E dunque quella fragranza splendidamente genuina del dialetto siciliano, quelle atmosfere rusticamente autentiche di quel mondo bellissimamente antico, son state centrifugate nell’omologazione culturale partita già secoli fa con Dante Alighieri e il Dolce Stil Novo del cazzo.

La seconda ragione è che lo Zingarelli, dizionario della lingua italiana, no, Luca Zingaretti mi stava simpaticissimo.

Da quando è però sposato con Luisa Ranieri, dunque se la scopa, minchia, mi sta un po’ sul cazzo.

Sì, sono gelosissimo come un vero siciliano di origine controllata. Divento Al Pacino di Scarface e anche de Il padrino.

Luisa Ranieri la scopai io, ah ah, magari, la scoprii molti anni or sono.

Quando, in edicola, adocchiai di sfuggita un numero speciale di Max.

Lei era bellissima, dolcissima. Esponeva un seno voluttuoso e rotondamente avvolse ogni mio Eros da Michelangelo Antonioni nella simmetria procace delle sue forme prosperose come una moderna dea greca. Sì, Giunone.

Ah, Luisa, a quei tempi, ovvero prima della gravidanza, giunonica turbò le mie notti insonni da coglione epico. Morfeo non riuscì a placare la mia voglia ciclopica.

Ammirandola, contemplandola, eccitandomene a sangue, in quegli istanti mi sentii posseduto da una virilità forzuta assai sovrumana, sì, come Ercole e le sue fiche, no, fatiche.

Luisa Ranieri è di Napoli ed è poco più grande di me.

A proposito di sempiterni poeti deceduti, musicalmente romantici, appena vedevo Luisa, mi andava di cantare a squarciagola l’imperitura canzone celeberrima di Pino Daniele, Che dio ti benedica… che fica…

Ah ah.

Anche Luciano De Crescenzo era di Napoli.

Ho molti suoi libri, Il dubbio, da non confondere con la pellicola omonima interpretata da Meryl Streep, Amy Adams e da un altro mito, ahinoi, morto, vale a dire Philip Seymour Hoffman, Ordine & disordine e soprattutto Panta Rei.

Li comprai ai tempi delle mie scuole medie. Perché un mio ex amico super secchione, Andrea Torre, mi faceva una capa tanta con De Crescenzo durante la ricreazione. Quando, mangiando la crescenza, anziché crescere, nell’ammirare le gambe d’una nostra compagna di classe molto precoce, se la tirava… da filosofo del cazzo. Dunque palloso.

Mi feci coinvolgere da questa sua passione focosa. E, tornato da scuola, anziché rifarmi gli occhi con le stra-gnocche di Non è la rai, appunto, mi davo al cul… tural, registrando Così parlo Bellavista e ascoltando i programmi sui miti greci, illustrati da Luciano.

Comunque, fra uno Zeus e un’Atena, fra un Apollo e un Dioniso, talvolta ci scappava un onanismo mitologico su quelle di Non è la Rai.

Avevo varie Afrodite preferite che qui elencherò in maniera poco elegantemente ellenica, diciamo.

Ora, scartiamo subito Angiolini Ambra, in quanto civettuola e smorfiosa.

Andavo matto per Maria Teresa, per Antonella, però meno bella di Gabriella, la quale a sua volta comunque era ed è ancora meglio di tua sorella.

La mia Venere però, eh sì, la veneravo, era Cristina Quaranta.

Io non mento mai.

Tant’è vero che, neanche a farlo apposta, un paio di nottate fa, ho scritto su Instagram a Cristina un commento poetico davvero immane. Non so però se da vero man.

Dichiarandole il mio amore inconfessato:

Cristina, complimenti: foto meravigliosa, forse la tua migliore in assoluto. Da pre-adolescente ti seguivo appassionatamente, poi mi smarrii nelle mie meandriche notti silenziose e ora mi riappari più in forma che mai, dolcissima e ancora stupendamente armoniosa. Sei poco più grande di me, io sono del ‘79, tu del 1972. Io sono un folle, visionario scrittore clownesco, burlesco ma anche malinconico. Autore di molti libri e saggi. Chissà. Un giorno potremmo bere un caffè e smalterò le labbra dei miei occhi nella rifrangenza dei tuoi occhi morbidissimi come la tua pelle piacevolmente liscia.

C’è un refuso nel testo mio mandatole su Instagram. Fra Chissà e un giorno v’è il punto ma Un necessitava della maiuscola. Ah, testone!

Comunque, con Cristina sarei maiuscolo di gran muscolo. Da cui il film, He-Man e Cristina col suo imene se le danno in maniera universale e poco universitaria.

Tu te la meriti o te la/o meni?

V’è pure una ripetizione della parola occhi, miei allocchi. Cristina è ancora stupenda. Apriteli, apritele.

Ci sta…

Ma sì, che cazzo me ne fotte?

Vado a trovarla a Roma. Lei mi umilierà a morte. Mi darà in pasto alle bestie selvagge.

Basta comunque con una vita da fifa e arena, miei polli.

Eh già, signore e signori, sono ancora un gigante, un colosso. Al Colosseo, Russell Crowe de Il gladiatore mi fa un baffo.

Per molto tempo, luridi traditori, infingardi che non foste altro, mi chiedeste di togliermi la maschera. Siete voi che indossa(s)te le maschere. Io sono nudo e crudo. Buono e caro, anche piuttosto bono.

No, suvvia. Non ho intenzioni vendicative.

State tranquilli.

Devo leccare solo un altro gelato e qualcos’altro, mica spaccarvi le vostre teste di cono, miei cornuti.

Eh già, tutto scorre. A voi no.

Ve la fate al massimo, non Decimo Meridio, sempre soltanto sotto.

Guardate che, farsela solo sopra, è una missionaria ma non è male.

Ah ah.

 

Ma voglio lasciarvi con un pezzo serio. Come dice Rust Cohle di True Detective, io non dormo, sogno soltanto.

A parte le burle, le torte in faccia, gli scherzi cattivi e volgarmente troppo goliardici, vorrei che nessun uomo e nessuna donna morisse, nemmeno i miei peggiori nemici.
E ne ho ancora tanti.
Oramai non credo più alle Ave Maria e penso che non esista nessun Ade.
Quando si muore, non vi sarà nessun paradiso e nessun inferno ad attendere le nostre anime.

Il nostro mondo odierno ha perso perché ha distrutto, cinicamente, anche gli ultimi baluardi dei sogni, cioè i cinematografici miti.

Ne resterà soltanto uno, forse Highlander.

lambert highlander

Directed By: Michaelangelo Antonioni, Steven Soderbergh & Wong Kar Wai.

Directed By: Michaelangelo Antonioni, Steven Soderbergh & Wong Kar Wai.

fifa e arena totò lou ferrigno hercules andreacamilleri

di Stefano Falotico

cristina quaranta luisa ranieri figa luisa ranieri

Tutte le strade della pazzia portano a Roma e il Joker è un satiro che giocherella innocentemente coi capitalisti, da cui la capitale o Marx?


11 Jul

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Già vi narrai, giusto, delle mie scorribande mentali, delle mie perdizioni nel mondo segreto della notte più profonda ove mi persi e soccombetti al lunare, acquiescente zampillio del mio cuore sommerso nell’opalescenza più linda della mia brillantezza offuscatasi?

E del mio miracolo avvenuto a Roma molti anni fa? Trovate molti scritti in merito a tale mia rinascenza.

Persone poco spirituali, invero solamente agganciate alla scientificità più spicciola e materialistica, non ammetteranno mai che si sia trattato di un evidentissimo miracolo. Di quello che, in psichiatria, viene definito uno dei pochissimi casi nella storia di ritorno alla follia della vita umana dopo la bellezza incompresa dell’esistenza dissipatasi nei meandrici sotterranei della pazzia comunemente intesa.

La pazzia è qualcosa che non si può toccare con mano, è intangibile, come si suol dire, è perfino impossibile diagnosticarla da parte della cosiddetta gente normale.

Lo sostiene anche quel matto di Tom Waits quando alla domanda di Matt Dillon, in Rusty il selvaggio, se sia possibile capire quando uno è pazzo, sebbene all’apparenza non lo sembri, il mitico Tom gli risponde che non sempre è appunto possibile riconoscere la persona malata di mente e attestare visivamente, da una semplice occhiata per intenderci, se ci si trova/i di fronte a un pazzo la cui pazzia sia appunto manifesta, oppure se la sua follia sia irriconoscibile a prima vista poiché il pazzo che ne soffre, purtroppo o per fortuna sua, non cela né dissimula la sua insania, semplicemente non ne è consapevole così come gli altri, pronti a giudicare se sia pazzo o no, non sono coscienti forse di essere loro stessi (i) pazzi. E viceversa, in un continuum (in)equivocabile di fraintendimenti reciproci appunto pazzeschi.

È quello che io sostengo da una vista, no, da una vita. Ancor prima di aver visto, moltissimi anni fa, per la prima volta Il seme della follia.

E anche Il medico dei pazzi con Totò.

Non fraintendete inoltre quanto nelle righe seguenti vi esporrò dall’alto della mia modestia talvolta superba.

Per tempo immane, incalcolabile e oserei dire incommensurabile, io mi credetti sano e anche coloro che frequentai quando io mi considerai savio, eh già, mi reputarono una persona priva d’ogni qualsivoglia ombra di anormalità. Anzi, a dirla tutta, fui sempre reputato un ragazzo cervellotico, sì, un falotico. Sin troppo dunque normale e timorato di dio.

Molti pensarono che, avendo un cervellone, non fossi interessato alle passerone. Ma questo è un altro discorso.

Perché mai si associa puntualmente la serietà comportamentale con le voglie sanamente sessuali?

Cioè, si crede che se uno sia una persona in gamba, debba essere necessariamente un prete? Cioè uno a cui non interessano le femminili gambe e tutto ciò che può condurre al paradiso molto prima di compiere miracoli e ascendere al cielo?

Eh sì, se incontri Naomi Campbell degli anni novanta, non hai bisogno di andare ogni domenica a messa e non abbisogni neppure di fare il missionario come Madre Teresa di Calcutta, non devi dunque passare attraverso le stigmate di Padre Pio per essere beatificato. O no?

Sì, chiariamoci su questo punto cruciale poiché da qui parte tutto il resto…

Sì, si sente dire così in giro.

Se uno, ad esempio, fa lo scrittore e commenta la foto di una, inserendo la lapidaria, onestissima frase sintetica… sei una grande figa, la figa chiamata in causa gli risponde che lui non è uno scrittore vero per colpa d’averle scritto una banalità come tutti gli altri.

È uno scrittore, forse un grandissimo poeta, mica un eunuco. Ecco, sono situazioni imbarazzanti che creano disagi oserei dire incolmabili. Vuoti da riempire molto a perdere…

Sì, le donne esigono l’uomo lirico e non da due lire che impeccabilmente scriva loro odi e sillogi magnificanti le loro forme estasianti, prodigandosi in componimenti talmente lunghi che, mentre il poeta si scervella per regalarle loro, loro la regalano a uno che le fa sognare con la villa, la Porsche e le collane dorate.

Da cui il famoso detto… buonanotte e sogni d’oro.

Sigmund Freud disse che il pazzo è un sognatore sveglio…

Charles Bukowski invece coniò due perle da premio Nobel, ovvero: l’individuo equilibrato è un pazzo e alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre.

Ed è in virtù proprio di questi padri della mia psicanalisi che non sarò mai come Berlusconi ma un coglione qualsiasi.

Né pazzo né un Joker psicopatico, neppure un deficiente come quasi tutti.

Sì, Roma è la capitale di questa nostra Italia disastrata.

Nelle scorse ore, il litorale adriatico è stato sommerso da un nubifragio cataclismatico con epicentro Pescara, sì, diciamo un terremoto di acquazzone non vendibile al mercato Aiazzone.

Perché la gente ai supermercati dei grossi centri commerciali acquista solo uno dei film più brutti con Richard Gere, Come un uragano.

Sì, uno tsunami che le persone, alla sua vista, hanno urlato azz, ora sono cazzi amari.

Per forza, se piove di brutto, asciutti non potranno certamente esserlo.

A Roma risiede il Papa che giustamente pontifica in quanto pontefice.

Fellini vi girò Roma (evviva la fantasia per scegliere un titolo originale, diciamo) ma anche La dolce vita e altra roba, a Roma, Antonello Venditti filmò il suo cammeo sotto il cupolone de La grande bellezza e Sabrina Ferilli gigioneggia tuttora da ciociara, magnandosi un buon piatto di carbonara.

A Roma si concentrano i girotondini, godono i premier truffaldini e non poco volpini, sgallettano le vallette che svendono facilmente le mutandine ed è tutto un gran casino.

Solo il Joker vero e non quello finto, in mezzo a un mondo andato a puttane, formato perlopiù da pazzi, cammina tra la foll(i)a da vero cavaliere mascarato.

Ah ah.

Oh capitale, mio capitale, io non sarò mai capitano di niente.

Ma questa è la mia nave e non affogherò nel vostro oceano di porcate.

grande bellezza servillo ferrari loro sofia ricci medico dei pazzi joker

di Stefano Falotico

Non sopporto Scamarcio, la cricca romana, Claudia Gerini la ricca e i girini di questi romanacci padrini, poco parigini


08 May

vacanze romane locandina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sì, ho visto John Wick 2.

Riconosco a Chad Stahelski un’indubbia classe elegante nell’aver filmato le scene a Roma in maniera elegantemente adrenalinica. Nonostante qualche banale svolazzo cartolinesco sul Colosseo al tramonto, all’alba, qualche inquadratura turistica al Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, detto comunemente Altare della Patria, qualche lunga ripresa notturna ai fori imperiali, Stahelski è riuscito nel difficile compito di non essere del tutto convenzionale.

Di solito, se non si è Fellini, Roma diventa cinematograficamente lo sfondo per riprese paesaggistiche al motto di… crea i tuoi viaggi su misura con Expedia e risparmia prenotando volo e hotel insieme.

Visto che posto meraviglioso? C’è anche il Papa e forza lupi!

Ah ah.

Col senno di poi, ho sminuito molte opere perfino di Paolo Sorrentino. La grande bellezza non riuscirò mai a capire se sia un capolavoro oppure un film pretenzioso, noioso, logorroico, cucinato per l’Oscar come Miglior Film Straniero puntualmente arrivato come da copione. In ogni senso, copione.

Prendete anche la locandina di Vacanze romane. Quanti luoghi comuni…

E di Fellini lo spettatore medio cosa ricorda, sostanzialmente? Anita Ekberg a poppe mezze fuori nella celeberrima, appunto, scena di lei immersa voluttuosamente nella Fontana di Trevi de La dolce vita?

Sì, Roma è poco adatta al Cinema. Può apparire paradossale, vero? Pensate allo scempio che ha combinato perfino il re di Manhattan, Woody Allen. Girando il suo film peggiore proprio nella nostra capitale, To Rome with Love. Una cagata immonda.

Sì, Woody, quando è nella sua città natale, è un dio. E New York si presta sempre comunque benissimo alla Settima Arte. Che sia Harlem, il Bronx, il sotto-borgo Hell’s Kitchen e via discorrendo, anzi, correndo per I ragazzi della 56ª strada che non mi ricordo ove sia ambientato. È Los Angeles? O un quartiere scalcagnato dei ricordi migliori del grande Coppola? No, Tulsa, Oklahoma.

Arancia meccanica è stato filmato a Londra e nelle campagne circostanti? Mah, non ha ubicazione precisa. Se io esco di casa, qui dalle mie parti, in via Zanardi e filmo in notturna i palazzi adiacenti, secondo me ne viene fuori un pamphlet distopico pure migliore.

Non scherzo, lo farò e capirete che Kubrick era un povero misantropo mezzo idiota.

Sì, tornando invece ad Allen. Oh, cazzo, tutte le altre capitali gli sono venute benissimo. A proposito di Londra, il trittico inglese da lui girato è figo.

Vicky Cristina Barcelona, invece, una stronzata ma ha filmato benissimo la città spagnola seconda solo a Madrid.

Ah, poi con Scarlett e la Cruz vengono delle spagnole con tanto di pen, no, pan di Spagna. E Bardem è un matador.

Comunque, se siete invece tipi timidi alla Owen Wilson e non toreri machi da Prosciutto, prosciutto, e al sesso preferite il surrealismo alla Salvador Dalí, a Parigi di notte vi troverete a sognare ad occhi aperti. Midnight in Paris, appunto, docet.

E anche in questo caso Allen ha filmato la Torre Eiffel e le cattedrali gotiche varie con classe, appunto, francese.

Ah, le strade.

A me piace guidare. Specie di notte quando non c’è un cazzo di nessuno e puoi girovagare come in Taxi Driver, in pura zona Fuori orario. Fermarti a un bar e berti tutta la cameriera con tanto di bionda…

Queste ti mandano in paradiso. Altro che andare ad Amsterdam, vero?

Ma non sopporto una cosa quando guido. Cioè la gente che non rispetta i segnali?

No, quando la strada è libera e trovi davanti a te un impedito che non sa guidare e va ai due all’ora.

Semmai hai fretta, devi andare presto a defecare e urinare, te la stai facendo nelle mutande e questo ti costringe a usare il clacson perché lo mandi subito a cagare in quanto non si toglie dai coglioni.

Ma ciò che non tollero davvero nella vita sono i romani.

Sono la peggiore stirpe. Una massa di ruffiani.

Sabrina Ferilli. L’unica capace di essere la co-protagonista, appunto, di un film da Oscar dopo aver fatto lo spogliarello allo scudetto della MAGGGICA ROMA con tanto di Antonello Venditti a incitare il circo di questi girotondini eccitati dinanzi a tale giunonica Anna Magnani più bona ma molto più povera a livello recitativo.

Un culo magnifico, almeno all’epoca, bellissimo come la Cappella Sistina. Niente da obiettare in merito. Sì, siamo pure obiettivi. Un lato b che non ti serve una Nikon per diventare il fotografo più ricercato sul mercato…

Ma che buzzicona. Che cafona, che ignorantona!

Lei e tutti quei compagni di scuola di Verdone, la compagnia dei ciociari e dei caciaroni, ovvero Massimo Ghini, Nancy Brilli, ovviamente Christian De Sica.

Ecco, John Wick 2.

L’apparizione di Franco Nero ci sta. Franco, seppur invecchiato, ha carisma. Tant’è vero che è sposato a Vanessa Redgrave.

Ma ne vogliamo parlare invece di Claudia Gerini?

È assolutamente imbarazzante.

Sì, dopo Gianni Boncompagni è stata con Verdone.

E vai di raccomandazioni poi a gigolò, no, gogò.

È un’attrice pessima, dunque non è un’attrice.

Poi, rimanga fra di noi, ha delle ottime gambe ma mi è parsa sempre una volgare popolana come la sua Jessica di Viaggi di nozze.

Ma non sarebbe niente a confronto del De Niro pugliese, ovvero Riccardo Scamarcio.

Ricordo che nel 2005 stavo con una tizia a Milano.

E lei andava matta per Riccardo.

Io:

– Mah, pare un vecchio già a quest’età. Senti che roba. Ha la voce impostata da Tiziano Ferro che scopa Valeria Golino.

– Guarda che Riccardo è del ’79 come te. Ed è perfino di due mesi più giovane. Tu sei nato a Settembre, lui a Novembre.

– Appunto.

 

Sì, all’epoca non era ancora uscita Giusy Ferreri, la quale è la versione femminile di Riccardo.

Sì, avete sentito che gola profonda che ha Giusy? Sembra un trans della complanare.

Invece è palermitana.

Una sicula, come i ruoli da mafioso che ora danno a Riccardo.

Sì, in John Wick 2 fa però il camorrista, cioè un Santino di nome e poco di fatto, uno della Sacra corona unita, tremenda organizzazione criminale delle Puglie, appunto, la sua regione d’origine.

Ma la sua carriera, negli ultimi anni, è costellata di personaggi appartenenti a tutta questa mafia, della ’ndrangheta. Che pappone.

Sì, Riccardo è passato dalle commedie per sceme alla Moccia da Tre metri sopra il cielo a Loro…

Se fossi stato in voi, io non avrei mai scherzato contro colui che viene lodato dal Bergoglio ogni domenica.

Il creatore?

No, io.

Ah ah.

E su questo scritto, pari al genio di Michelangelo, me ne sto ora a suonare e cantarmela come Tim Roth de La leggenda del pianista sull’oceano.

Ho detto tutto.

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Chi non mi crede, è ateo?

Una volta mi dissero:

– Ehi, pagliaccio, togliti la maschera.

 

E dire che non avrei mai voluto farlo. L’unico che stimo di Roma è Sergio Leone. Infatti, Clint Eastwood è il mio regista preferito.

Ma soprattutto che ci faccio ancora in questo posto di burini, di mangia-spaghetti, di ultrà, di urlatori, di falsi puritani, in un posto che crede ancora agli iettatori, ai cornetti, un posto di cornuti, di giovani urlatori che ridono sguaiatamente e, se sei giù, ti rispondono… tromba di più?

Sapete che vi dico? Come direbbe appunto il De Sica? Ma perché non ve lo annate a pigliare tutti Inter culo? Cazzo, abbiamo pure gli juventini.

Insomma, spesso si parte in quinta solo per colpa di una cagna, di una lupa. Molto rumore per nulla!

Tragedia shakespeariana è stata ma pure il John Wick che non avreste mai immaginato.

Che cosa? Scamarcio sarà il protagonista del nuovo film di Nanni Moretti?

La nostra strada?

Va bene, addio.

 

di Stefano Falotico

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Il Joker con Joaquin Phoenix sarà un monito contro la società odierna?


09 Feb

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Giunto alla mia età ho compreso che la vita migliore è quella immaginaria. Il resto è una zoccola

(Stefano Falotico, frase coniata ieri sera, 8 Febbraio 2019, da tramandare ai posteri).

Non lo so. In effetti, nonostante le mille voci che si sono rincorse, quel che in verità sappiamo, stando alle brevi ma incisive dichiarazioni di Todd Phillips, è che il film sarà appunto un pugno allo stomaco.

Non so se Phillips possieda la caratura necessaria per un pamphlet alla Arancia meccanica.

Quel che so, e sapete tutti, è che il film sarà ambientato negli anni ottanta, quando impazzò il rampante edonismo reaganiano. E che le atmosfere attingeranno al crepuscolarismo dark di Taxi Driver con echi potenti di Re per una notte.

E che vi sarà anche, appunto, Robert De Niro. Omaggiato, visti i due scorsesiani, illustri, succitati precedenti, dalla produzione. Non sappiamo ancora se Scorsese, così come inizialmente era stato annunciato, sarà accreditato come produttore o meno. Fatto sta che De Niro interpreta la parte di Murray Franklin, il conduttore di un talkshow notturno, frequentato da standup comedian di belle speranze.

Una sera come tante viene invitato in trasmissione lo sfigato Arthur Fleck. Giovane che crede di possedere un talento comico esorbitante. Ma Franklin lo deriderà pubblicamente. Lo distruggerà in diretta, infliggendogli un’umiliazione colossale.

Al che, il bravo ragazzo Fleck, macellato da quest’affronto ignobile, anziché frequentare uno psicologo, ché tanto non gli servirebbe a nulla, appunto, diverrà il Principe del crimine.

Capendo forse che i criminali non hanno tutti i torti a essersi schierati dalla parte del male.

Perché la società contemporanea, improntata sul culto dell’apparenza, della facile, marchettara maschera sociale, non fa sconti a chi non si adegua ai propri sballati, distorsivi canoni “educativi”. Anzi, infierisce colpo su colpo, continuando imperterrita a ridere di “gusto”.

Perpetrando emarginazioni a man bassa con scriteriata superficialità immonda.

In effetti, riflettiamo bene. Ponderiamo.

Fleck, scalognato, con un sacco di traumi alle spalle, con enorme ingenuità si dà al mondo dello spettacolo. Per cercare candidamente la sua collocazione.

Ma riceve un’altra punizione tonante.

A quel punto, quali altre scelte poteva avere, essendogli state precluse tutte le oneste strade?

Poteva, come detto, entrare in qualche cura riabilitativa e farsi prendere per il culo da psichiatri che hanno cinque attici a New York, i quali l’avrebbero trattato con compassionevole, finta creanza, consigliandogli di leggere filosofia orientale e brindare, nel miserere, alla vita quotidiana. E prenderla così!

Wow! Che vita ecceziunale veramente!

Semmai facendosi assistere da una di queste losche figure chiamate tutor che l’avrebbero indirizzato, oddio sto morendo, a un inserimento lavorativo squallidissimo. Ove il nostro Fleck si sarebbe svegliato al canto del gallo, avrebbe fatto colazione col Mulino Bianco, avrebbe timbrato il cartellino da sottopagato, avrebbe poi rincasato totalmente annichilito nell’amor proprio, si sarebbe collegato a un sito porno e avrebbe smanettato di brutto su Chanel Preston e compagnia bella! Vai, uomo duro!

Dimenticando l’arte, la poesia perché la società ora l’ha istruito a parametri sanissimi, serissimi, certamente, di “normalità” e produttività! Di efficienza, probabilmente solo di deficienza!

Questo è il mondo che avete creato, d’altronde.

Anche se onestamente devo confessarvi che ho vari Blu-ray con Chanel Preston. Tutti di ottima fattura e confettura. Sì, un culo notevole. Da prendere a schiaffi. Da inchiappettare senza badare a spese!

Come la batosta immane che vi siete meritati.

Cosa voglio dire con questo? Che dovremmo diventare criminali per combattere un sistema ottuso e ipocrita?

No, ma non possiamo neanche accettare un sistema idiota e ridere e ballare, facendo finta che il mondo sia davvero un posto meraviglioso.

Perché non lo è.

Io l’avevo già capito a tredici anni.

Infatti, nonostante tutto, Taxi Driver rimane il mio film preferito.

Sì, tanto la gente non cambia. Se ha fatto una porcata una volta, la rifarà ancora. E ancora e ancora, ad libitum. Perché si diverte da matti nel sadismo più trito e ritrito. E si sbellica.

Soltanto quando implacabile gli casca addosso un macigno, ci arriva…

Sì, dovete immaginare uno di questi tipi tronfi. Che se n’è sempre fregato altezzosamente di tutti. Pigliava per il culo i muti, gli omosessuali, i neri, i barboni, persino i professori.

Perché tanto per lui l’importante era il fine che giustificava il mezzo. Soprattutto quello che aveva in mezzo alle cosce! Giungere cioè a una certa età coi requisiti formali per sistemarsi e fare quel cazzo che voleva da mattina a sera.

Ma a un certo punto, ops, il piano regolatore ha subito un tragico collasso.

E dovete ora vederlo senza più amici poiché li ha traditi tutti, con genitori vecchi che non lo possono più difendere e nessuno che gli presti fede.

Che tristezza, vero, campione?

Come dicevi? Because you’re a mistake, drown, believe me.

Appunto.

L’unica cosa che ti rimane son tre zoccole che ancora leccano…, ammazza che schifezza, e uno scimunito più cretino di te che t’asseconda in ogni altra tua residua nefandezza.

Sai che bellezza…

Davvero una “rockstar”.

Potremmo candidarlo come re di Roma. No?

Benvenuto nel mondo reale, nostro principe “regale”.

Fa male? Povero ritardato?

di Stefano Falotico

The 2019 Golden Globes Winners List


07 Jan

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Best Motion Picture – Drama

Black Panther

BlacKkKlansman

Bohemian Rhapsody

If Beale Streat Could Talk

A Star Is Born

Best Motion Picture – Musical or Comedy

Crazy Rich Asians

The Favourite

Green Book

Mary Poppins Returns

Vice

Best Actor in a Motion Picture – Drama

Bradley Cooper (“A Star Is Born”)

Willem Dafoe (“At Eternity’s Gate”)

Lucas Hedges (“Boy Erased”)

Rami Malek (“Bohemian Rhapsody”)

John David Washington (“BlacKkKlansman”)

Best Actress in a Motion Picture – Drama

Glenn Close (“The Wife”)

Lady Gaga (“A Star Is Born”)

Nicole Kidman (“Destroyer”)

Melissa McCarthy (“Can You Ever Forgive Me?”)

Rosamund Pike (“A Private War”)

Best Actor in a Motion Picture – Musical or Comedy

Christian Bale (“Vice”)

Lin-Manuel Miranda (“Mary Poppins Returns”)

Viggo Mortensen (“Green Book”)

Robert Redford (“The Old Man & the Gun”)

John C. Reilly (“Stan & Ollie”)

Best Actress in a Motion Picture – Musical or Comedy

Emily Blunt (“Mary Poppins Returns”)

Olivia Colman (“The Favourite”)

Elsie Fisher (“Eighth Grade”)

Charlize Theron (“Tully”)

Constance Wu (“Crazy Rich Asians”)

Best Director – Motion Picture

Bradley Coop – A Star is Born

Alfonso Cuaron – Roma

Peter Farrelly – Green Book

Spike Lee – Blackkklansman

Adam McKay – Vice

Best Actor in a Supporting Role in any Motion Picture

Mahershala Ali (“Green Book”)

Timothee Chalamet (“Beautiful Boy”)

Adam Driver (“BlacKkKlansman”)

Richard E. Grant (“Can You Ever Forgive Me?”)

Sam Rockwell (“Vice”)

Best Actress in a Supporting Role in any Motion Picture

Amy Adams (“Vice”)

Claire Foy (“First Man”)

Regina King (“If Beale Street Could Talk”)

Emma Stone (“The Favourite”)

Rachel Weisz (“The Favourite”)

Best Screenplay – Motion Picture

Alfonso Cuaron (“Roma”)

Deborah Davis and Tony McNamara (“The Favourite”)

Barry Jenkins (“If Beale Street Could Talk”)

Adam McKay (“Vice”)

Peter Farrelly, Nick Vallelonga, Brian Currie (“Green Book”)

Best Original Score – Motion Picture

Marco Beltrami (“A Quiet Place”)

Alexandre Desplat (“Isle of Dogs”)

Ludwig Göransson (“Black Panther”)

Justin Hurwitz (“First Man”)

Marc Shaiman (“Mary Poppins Returns”)

Best Original Song – Motion Picture

“All the Stars” (“Black Panther”)

“Girl in the Movies” (“Dumplin’”)

“Requiem For A Private War” (“A Private War”)

“Revelation’ (“Boy Erased”)

“Shallow” (“A Star Is Born”)

Best Motion Picture – Animated

“Incredibles 2”

“Isle of Dogs”

“Mirai”

“Ralph Breaks the Internet”

“Spider-Man: Into the Spider-Verse”

Best Motion Picture – Foreign Language

“Capernaum”

“Girl”

“Never Look Away”

“Roma”

“Shoplifters”

Best Television Series – Musical or Comedy

“Barry” (HBO)

“The Good Place” (NBC)

“Kidding” (Showtime)

“The Kominsky Method” (Netflix)

“The Marvelous Mrs. Maisel” (Amazon)

Best Television Limited Series or Motion Picture Made for Television

“The Alienist” (TNT)

“The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story” (FX)

“Escape at Dannemora” (Showtime)

“Sharp Objects” (HBO)

“A Very English Scandal” (Amazon)

Best Television Series – Drama

“The Americans”

“Bodyguard”

“Homecoming”

“Killing Eve”

“Pose”

Best Performance by an Actress in a Limited Series or Motion Picture Made for Television

Amy Adams (“Sharp Objects”)

Patricia Arquette (“Escape at Dannemora”)

Connie Britton (“Dirty John”)

Laura Dern (“The Tale”)

Regina King (“Seven Seconds”)

Best Performance by an Actor in a Limited Series or Motion Picture Made for Television

Antonio Banderas (“Genius: Picasso”)

Daniel Bruhl (“The Alienist”)

Darren Criss (“The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story”)

Benedict Cumberbatch (“Patrick Melrose”)

Hugh Grant (“A Very English Scandal”)

Best Performance by an Actress in a Supporting Role in a Series, Limited Series or Motion Picture Made for Television

Alex Bornstein (The Marvelous Mrs. Maisel)

Patricia Clarkson (Sharp Objects)

Penelope Cruz (The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story)

Thandie Newton (Westworld)

Yvonne Strahovski (The Handmaid’s Tale)

Best Performance by an Actor in a Supporting Role in a Series, Limited Series or Motion Picture Made for Television

Alan Arkin (“The Kominsky Method”)

Kieran Culkin (“Succession”)

Edgar Ramirez (“The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story”)

Ben Whishaw (“A Very English Scandal”)

Henry Winkler (“Barry”)

Best Performance by an Actress in a Television Series – Musical or Comedy

Kristen Bell (“The Good Place”)

Candice Bergen (“Murphy Brown”)

Alison Brie (“Glow”)

Rachel Brosnahan (“The Marvelous Mrs. Maisel”)

Debra Messing (“Will & Grace”)

Best Performance by an Actor in a Television Series – Musical or Comedy

Sasha Baron Cohen (Who Is America?)

Jim Carrey (Kidding)

Michael Douglas (The Kominsky Method)

Donald Glover (Atlanta)

Bill Hader (Barry)

Best Performance by an Actress in a Television Series – Drama

Caitriona Balfe (“Outlander”)

Elisabeth Moss (“Handmaid’s Tale”)

Sandra Oh (“Killing Eve”)

Julia Roberts (“Homecoming”)

Keri Russell (“The Americans”)

Best Performance by an Actor in a Television Series – Drama

Jason Bateman (“Ozark”)

Stephan James (“Homecoming”)

Richard Madden (“Bodyguard”)

Billy Porter (“Pose”)

Matthew Rhys (“The Americans”)

 

Che vita da cani!, Il Falotico, in un video epico-sensazionale, è diventato Mel Brooks, e non è che Roma di Cuarón sia un granché…


15 Dec

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Avete visto Che vita da cani!?

Di quel genio di Mel Brooks. Sì, Mel è un genio, io invece sono il Genius.

Mentre Goddard Bolt, il suo personaggio nel film, è l’uomo più ricco del mondo.

La trama di questa pellicola è molto semplice: Goddard fa una scommessa con un altro uomo i cui soldi escono dalle orecchie. Scommette che riuscirà a sopravvivere per un mese intero, senza una lira, come si suol dire, anzi, senza un misero dollaro per le strade di Los Angeles, in mezzo ai barboni.

Perché vuole dimostrare che non è un caso se è diventato un uomo così potente e dal fiuto infallibile. Ché si è meritato questo privilegiatissimo posto d’onore grazie alla sua scaltrezza, al suo talento per gli affari, grazie alla sua innata perspicacia, alla sua invidiabile destrezza inaudita.

Insomma, non ha avuto solo del culo nella vita. Tutto quello che ha ottenuto, sostiene Goddard, è stato dovuto al suo Genius…

Ecco, negli ultimi anni, mi son successi, anche se non avuto tanti successi, dei fatti demenziali ai limiti dello sfrenato grottesco più inconcepibile.

Dovete sapere che, per molto tempo, un tempo immemorabile, la gente attorno a me non capì un cazzo riguardo alla mia persona.

Io decisi, molto prematuramente (e non parliamo di super-cazzole con scappellamento…) di esiliarmi dal mondo di tutti i giorni. Perché già stufo a quattordici anni dei miei coetanei, esseri alquanto rivoltanti, attratti solo dal sesso più lercio, indaffarati a spom… arsi con qualche oca mentre ai loro genitori volevano attestare di esser dei bravi figlioli, ottemperando a studi noiosissimi per ricevere un giorno un diploma, una laurea e qualche altro insulso attestato che a livello istituzionale potesse acclarare, in maniera ciclostilata, burocraticamente certificata, di aver adempiuto ai loro compiti…

Io invece, con enorme coerenza, con puntiglio cristologico, prediligendo la mia indole dannatamente metafisica, come detto, da tal porcile mi estraniai anzitempo. Preferendo la compagnia di molti buoni libri e di grandissimi film. E, se proprio dovevo render vivida, estemporaneamente, la mia carne fresca per attimi di piacere, placidamente, in totale comodità e anche pomposità, libero da sguardi indiscreti, con estremo pudore mi davo a soavi masturbazioni da asceta ambiguo, ascendendo al paradiso della bellezza, non solo femminile, in virtù… del mio farmelo tutto nel far un dolce c… o da mattina a sera.

Per via di questo mio atteggiamento, giudicato vile e antipatico, in quegli anni mi affibbiarono le patenti più ingloriose. Così, da viziato capriccioso come Macaulay Culkin di Mamma, ho perso l’aereo, la gente, tanto invidiosa del mio principesco stile di vita esistenzialmente lussurioso, frutto di un onanismo perenne e impunito, anche impudico, volle ingannarmi. E mi lanciò addosso infamanti accuse, trattandomi da malato di mente, sostenendo che soffrissi di disgraziati, invalidanti disagi psichici alienanti e, con screanzata villania, m’indusse a credere che davvero di qualche patologia fossi inguaribilmente afflitto. Che esseri ammorbanti!

Colpendo a muso duro per ridere di me da dietro le (s)palle, beandosi della mia tenera ingenuità romantica così postmodernista da uomo, qual sono, dadaista, delle mie fantasie cubista, costruttivista e immane, unico, amabilissimo, elevato surrealista. Tanta fu l’invidia e la cattiveria che alla fine crollai, dilaniato nel mio amor proprio per colpa di ricatti così bastardi. Mi dissero che dovevo amare di più l’umanità. E dire che io andavo matto solo per il seno di Melanie Griffith in Lezioni di Anatomia. Sì, credo di esser sempre stato un gerontologo. Soprattutto gerontofilo.

Quelle della mia età le reputavo sciocchine e non adatte alla mia già portentosa virilità matura. Adoravo le quarantenni, quelle donne inguainate in calze lisce dalle cosce accarezzabili e godibilissime.

Soccombetti dinanzi a tanto odio pusillanime e ogni stramba peripezia accadutami negli ultimi anni è stata da me finemente narrata nel libro Dopo la morte. In vendita sulle maggiori catene librarie online.

Una sorta di Arancia meccanica condita con frecciatine indirizzate alla cattiva coscienza di massa.

Raddrizzati! No, ce l’ho sempre più rizzo!

Ma, come dice il proverbio, non tutto il male vien per nuocere.

In questi anni, ho conosciuto davvero gente folle. Gente che strilla da quando si sveglia alle prime ore dell’alba sin a notte inoltrata, che ha chiesto l’assistenza sociale ai centri di salute mentale perché non riesce a reggere allo stress delle loro patetiche esistenze quotidiane. E abbisogna di stampelle psicologiche, di alibi consolatori, di assegni di mantenimento. E, a proposito di s-commesse, spera che dalle piccolissime vincite, derivate dalle puntate (non soltanto quelle di Beautiful) alla SNAI, possa rimediare qualche spicciolo in più a fine mese.

Alleviando le loro giornaliere sfighe nell’inneggiare a un populismo tristissimo, utopistico e a mio avviso controproducente, deleterio e squallidissimo. Piangersi addosso non serve a nulla! Se non a commiserarsi!

Ora, sperano nei 5 Stelle, per rivalersi di tutta una vita di merda. Ah, dopo aver passato l’esistenza fra le nuvole, ammirando il cielo appunto stellato, mi par obbligatorio che andassero a parar su Di Maio. Di Maio, no, di mal in peggio! Che pioggia! Piaggeria!

E poter brindare, alla mezzanotte di San Silvestro, con lo zampone e un babbo natale sotto braccio con la zampogna, maledicendo tutte le scalogne al fine di dimenticare, per pochissime ore di festeggiamenti ridicoli, la loro umana condizione di uomini messi alla gogna. Dovreste smetterla di metter in piazza le vostre vergogne!

Io invece, dopo tanti patimenti ingiustamente inflittimi, ho finalmente scoperto i valori veri della vita?

NO!

E allora? Ah ah.

Eh sì, nelle prese per il culo sono molto più bravo di voi.

Un po’ in tutto, sinceramente, eccello. E che uccello.

Sostanzialmente, ci rido sopra, su una bella donna ci schizzo anche altrove.

Eh sì.

Comunque, ho visto Roma.

E dire che mi aspettavo chissà cosa.

Mah, sono rimasto perplesso. A parte i grandangoli e i piani-sequenza, la fotografia in bianco e nero molto arty, è abbastanza una palla questo film. Una sontuosa mezza cagata.

L’unica cosa bella è il poster di Mexico 70 che fa molto Italia-Germania 4-3.

Sì, mio padre mi narrò di questa semifinale storica, avvenuta appunto in Messico in quel mondiale dell’anno suddetto, definita la partita del secolo.

Peccato che poi L’italia, qualificatasi in extremis per la finalissima, ne prese quattro dal Brasile, col grande Pelé che volò in cielo e insaccò di testa.

Secondo me, è stata molto meglio la semifinale Germania-Italia 0-2 con telecronaca di Caressa e Bergomi. Andiamo a Berlino!

Tornando a quella del ’70, mio padre, che di anni ne ha ora 69, me ne parlò come di qualcosa da infarto, col suo amico Gigi che ospitò lui e un altro coglione casa di sua madre. E loro che non potevano urlare perché Concettina, la madre del Gigi, stava dormendo e non era in ottima salute. In realtà ha campato a lungo quella donna.

Sì, son piacevoli ricordi amarcord, paterni di quel paese da Pater Noster. Ove suona ancora la banda come in Roma, ove le donne rimangono incinte del primo campagnolo che le porta al cinema a vedere Louis de Funès. E dove i dottorini arricchiti vanno a farsi un giro in Cinquecento… per scappare dalle possibili rivolte di un paziente totoiano senza pazienza che vuole ficcar loro il bisturi per esser stato operato male.

Mah, non c’è quasi niente di appassionante in questo film di Alfonso. Se non la protagonista molto simpatica che sembra mia nonna a trent’anni. Io non ho mai visto mia nonna a trent’anni. E come potevo? Ma sono un fisionomista delle giovinezze mai avute, anche della mia. Comunque, manco mio nonno ha visto mia nonna a trent’anni. La trombò prima, mettendo al mondo mio padre e mio zio. Ma, da allora, preferì dar da mangiare alle sue galline.

Ah, io disprezzo profondamente Paradiso perduto. Molti hanno paragonato l’epica di Roma a quella di David Lean. Che ha tratto l’unica trasposizione degna di Grandi speranze del mitico Dickens.

Poche settimane fa, Cine Sony ha programmato Great Expectations di Alfonso. E qualcuno, pagato profumatamente da questo canale, ha scritto una recensione ove lo esalta, dicendo che surclassa quello di Mike Newell.

Ora, chiariamoci. Paradiso perduto è una delle più grosse, stomachevoli boiate di sempre. Un film patinato con un Bob De Niro che mangia come un bifolco, roba che, se mangio io così, mi cacciano una sberla e mi rispediscono all’asilo, si fa crescere il barbone e fa le smorfie con tanto di panzone.

Un Ethan Hawke che sembra il fratello gemello dello Hobbit, una Paltrow anoressica (e quando mai non lo è stata, d’altronde) che pare un’ebrea di Schindler’s List e un’Anne Bancroft che, visto ch’era già molto vecchia e Mel Brooks non se la inchiappettava più, incitava il virgineo Ethan a darci dentro. Insomma, non potendoselo fottere, lo stava corrompendo alla carne di Gwyneth. Per godere da matta. Che pedofila del cazzo. Per fortuna, anche Chris Martin l’ha mandata a farselo dare nel culo. Parlo adesso della Paltrow. La Bancroft è andata.

Il direttore della fotografia è Emmanuel Lubezki, tre volte premio Oscar. Ma all’epoca, nel 1998, era meglio Carmine Tricarico, un fotografo del mio quartiere basso. Specializzato a far le foto alle Escort per sbarcare il lunario. Sì, non si faceva pagare da codeste in contanti ma con cotanta gnocca sozza messa a novanta, anche a 360 gradi. E lui, di forti, goderecci scatti, premeva di gusto. Con molta sovraesposizione… Secondo la sua ottica, le zoccole non sono mai state poi tanto diverse dalla Paltrow. Un uomo obiettivo… adesso, infatti, la Paltrow gestisce un sito personale in cui vende sex toys.

E, fra una chiavata e l’altra, la vita di Carmine virava al negativo e veniva saturata di colori più rossi come una cartolina col tramonto. Un uomo di monta(ggio). Lui attaccava tutti i pezzi nella “camera oscura”.

Un uomo a luci rosse, da cinema Odeon, con tanto di “spada” laser fosforescente. Sì, la vita di Carmine è stata come Guerre stellari. Ogni mattina, dopo un buon caffettino, per non spararsi in testa, rimembrava la forza di Skywalker, per darsi coraggio. Non aveva però mai un soldo e adorava perciò la fantascienza sognante.

No, l’amore non fa per me. Molti pensavano che, una volta ingroppata una, sarei cambiato.

Sono peggiorato.

Sono diventato Frankenstein Junior. Purtroppo è così. E sapete la verità? Io sono un artista, il più grande, e non ho bisogno di benefattori come De Niro.  Io sono molto più carismatico di lui.

Per fortuna, mi hanno creato Netflix. Per essere ancora più eremitico. Prima, almeno mi scomodavo per andare in sala, quella cinematografica, adesso mi guardo i film in cucina. Anche nel salone, con qualche salatino.

Ho detto tutto. Sono veramente il più invincibile “demente” del mondo.

Un uomo alla Mel Brooks.

E onestamente mi avete stufato tutti.

È un mio diritto fottervi con cinismo entusiasmante.

Comunque, Ethan, dopo che Gwyneth gli fece quello scherzetto nella fontana della limonata a sorpresa, divenne un maniaco sessuale e lo sa Uma Thurman. Quindi, rottosi i coglioni, si fece prete in First Reformed. Ma, amando Amanda, ora è inattendibile. Un uomo, come si suol dire, né carne né pesce.

Io invece divento sempre più radicale.

Tanto radicale che detesto i musulmani radicalizzati e amo metter le mie radici nel Bonsai.

Farò la fine di Mishima?

Quella degli scemi l’avete fatta voi.

E, soprattutto, borghesi maledetti come quelli di Roma, la dovreste smettere di credervi grandi uomini perché fate i medici e poi andate a vedere Boldi e De Sica.

Siete uomini senza fantasia, sempre lì in farmacia.

Con le pantofole, la colf, le partire di Calcio.

Io sono un cane che latra contro la vostra visione grigia del mondo e vi smerda.

Mi direte che deliro e mi darete 500 milligrammi di Torazina.

Mel Brooks è immenso.

E ad Alfonso preferisco il regista di Birdman. C’è sempre il Lubezki. E un Michael Keaton alla Falotico.

Un colpo talmente “ignorante” e mai visto che ha ribaltato tutto.

 

di Stefano Falotico

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