Posts Tagged ‘Rock’

Mi sono trasformato in una sex machine, ve lo sareste mai aspettato?


25 Jun

cooper limitless 2

 

Io invece ho sempre saputo che voi non eravate come ELVIS, neppure come il BOSS.

Sono un uomo immutabile nel vento che assolutamente non patisce gli strazi delle vostre quotidianità marcescenti. Vivo fuori dal tempo, spesso solo nelle mie tempie in quanto a me non mancano le rotelle mentre voi siete, oltre che ebefrenici, anche nel cervello paraplegici. Immobilizzati in una paralisi concettuale della vostra nana, onanistica, misera vita infame.

Siete però sempre affamati. Di che? Del sesso più materiale, schiavi del soldo più bestiale per cui vi prostituite con scandalosa immoralità micidiale.

Lo so, siete degli ilici, esseri che secondo la dottrina gnostica appartengono ovviamente a una categoria inferiore alla mia. Io invece viaggio a grandi modulazioni di frequenza, in quanto pneumatico che riempie di bellezza i vostri vuoti pneumatici.

Se non basterà, vi pago anche il meccanico delle vostre vite da uomini-macchine.

Siete ossessionati da quella che definite vita reale. Per vita reale, voi intendete omologarvi al piattume generale, la coscienza mai elevare, abdicare a uno squallido gioco triviale bassamente occidentale.

E v’incidentate in pericolose diatribe da animali, in rivalse sesquipedali.

Mentre io sempre più spingo e non solo sul pedale.

Sono fatto così. In molti, tempi addietro, provarono a fottermi nel didietro, scaricandomi addosso reprimende funeste ed esiziali.

Che, su di me, sortirono soltanto l’effetto contrario. Più la gente, tuttora, mi offende e più io non mi offendo ma caccio alle persone malvagie dei diplomatici fendenti.

Sono anche io comunque un bel fetente. Che vi credete? Sempre meglio dell’uomo comune, il quale si vanta delle sue inutili onorificenze ed espone bellamente i suoi titoli in cornice. Invero, siamo schietti, donne chiatte, beviamoci pure una fiaschetta, quell’uomo non vale niente. Lo faccio schiattare.

È un parolaio dell’aria fritta e non può assolutamente competere col sottoscritto. Spericolato giocoliere della mente in un mondo ammorbante stracolmo di deficienti.

Questi qua gozzovigliano, ridono screanzatamente e oscenamente deridono chiunque, guardandolo dall’alto in basso. Sulla base di una presunta superiorità della mi… a.

Adesso vi racconto questa. Ho nuovi hater sul mio canale YouTube, Joker Marino, esseri profondamente vomitevoli, infidi, calunniatori mai visti.

Anni fa, me la prendevo se gente di questa risma si comportava vigliaccamente così, godendosela cioè da matti nell’assistere che a morte m’incazzavo quando, trafiggendomi nell’amor proprio, si sganasciavano e infoiavano a farmi bullismi da ris(s)a per affossarmi e per far sì che in qualche casino m’infognassi.

Su di me avevano cattive fisse. Dei maniaci, insomma.

Desideravano distruggermi nell’animo e spaccarlo come un sisma.

Ma io leggo Mishima, miei scemi.

Costoro, degli impostori, godevano nel nevrotizzarmi per farmi passare per scemo del villaggio. Uh uh che ridere.

Poveri beoti, il Genius-Pop è come Bradley Cooper di Limiless. Sì, quando il signor Bob De Niro/Carl Van Loon pensa di ricattarlo coi suoi giochetti da asilo nido, Bradley/Eddie Morra gli fa capire subito che aveva compreso immediatamente che il pappone l’avrebbe provocato in quel modo.

E lo zittisce con un paio di paroline da crepacuore. Tanto che al Bob prende quasi un infarto ancora prima di potersi curare la valvola aortica.

Sì, durante la mia adolescenza, essendo io già stato lontano anni luce dai miei coetanei nerd e bavosi, rivoltanti e festaioli in fase acuta di demenza galoppante, fui coglionato a sangue con prese per il popò a tutt’andare di ritmo stronzo andante di gusto come un ritmo musicale in loop inchiappettante.

Botte nel popò e mi gridavano che avevo sempre bisogno di mamma e papà. Ah, per forza. Avete mai visto uno di sedici anni che ha la vita autonoma? Manco la figlia di Elvis Presley. E dire, cazzo, che suo padre le regalò la Porsche quando ancora era minorenne.

Tutti andavano a dire che io era un diverso. Certo, lo sono anche adesso.

Sicuramente diverso da quattro pirla che non avranno mai il mio carisma.

Sì, devo esservi sincero.

Gli altri, per andare a letto con una di nome Laura, devono prima prendersi tre lauree.

Io non abbisogno di troppi pezzi di carta.

Al pezzo di carta ci pensa lei, dopo quel che s’è firmato in calce…

E poi anche Silvana mi rilascia la quietanza.

Mi spiace per voi, uomini di panza e poca sostanza.

Non siete dei geni.

Io sì. Sono il re di tutti i letti e di tutte le stanze. Soprattutto quando sogno. Voi comunque ve la dormite di brutto. Su questo, anche gli zombi di Romero vi diranno che io non ho torto.

Quindi, ora fate i bravi bambini e andate a ficcarvi sotto le lenzuola.

Sì, sono come Maradona.

Mentre gli altri si fanno il culo per migliorare, allenandosi sul campo, io posso stare tutta la vita a cazzeggiare.

Tanto, quando scendo in campo, sono sempre il più bravo.

Mi date un libro di biologia e, mentre tu hai sbadatamente messo incinta una, la quale a sua volta sarà per 9 mesi ossessionata, prima del concepimento del neonato che fu dapprincipio nascituro, dall’amletico, polanskiano dubbio da Rosemary’s Baby, se il figlio (de)generato gli nascerà storpio come il novanta per cento dell’umanità, leggendo libri sulla mitosi e la meiosi, io frego il ragazzo di donne come Milena Miconi con far diabolico. Su una come Milena non sono mai dubbioso.

Sì, il suo uomo aveva la mucosa. E con me Milena è più rosea.

Dunque, miei minchioni, d’ora in poi non fate più gli stronzoni.

Io ve le suono come un clacson su tonanti cazzotti.

E queste sono grandi canzoni, miei cazzoni.

Sì, sono come Bradley.

Gli passa davanti una bella donna e lui guarda oltre…

Che buffone che sono, che gigione.

Invero, io amo una sola donna dalla pregiata carrozzeria. Di nome Christine. Con lei mi accoppio in Crash alla Cronenberg su movimento pelvico da James Spader con Deborah Kara Unger.

Sono un romantico-futurista. Che potete farmi? Aumentare il prezzo della benzina?

Sì, me la suono e me la canto. Mentre voi, attenzione, a forza di esaltarvi, non fatemi questa fine, eh?

 

di Stefano Faloticocrash james spader

christine

Bringing Out the Dead, il migliore Scorsese degli ultimi vent’anni, finalmente ce l’ho in dvd, che società era?


24 Apr
 
Film misterioso, fallimentare dal punto di vista commerciale, film che alla sua uscita videro in tre gatti, Al di là della vita, titolo enormemente sbagliato appioppatogli in maniera new age soltanto perché, appunto, viviamo in Italia e inserire la parola morto in un titolo, in questo popolo di arretrate persone scaramantiche, l’avrebbe sin dapprincipio precluso dai buoni incassi. Che comunque non sono arrivati in nessuna parte del mondo. Essendo stato, Al di là della vita, un flop colossale.Per fortuna che, a parte i soldi spesi per un paio di pirotecnici effetti speciali della Industrial Light & Magic, il budget fu risicato. No, non è un colossal o kolossal che dir si voglia.

Una catastrofe al box office. Un film pressoché mai citato da nessuno quando si parla di Scorsese. Tant’è vero che non ne esiste a tutt’oggi l’edizione in home video sul mercato italiano. Prima c’era ma, visto che non vendeva neppure il dvd, anzi, visto che in pochissimi l’hanno visto e vogliono vederlo, non esistono ora più copie in circolazione audio-visive di questa pellicola. Scandalo da The Last Temptation of Christ!

L’altro giorno, mi sono comprato l’edizione inglese di questo straordinario film. Che possiede la traccia audio nella nostra lingua. Ma è pur sempre un dvd. Il Blu-ray non c’è praticamente da nessuna parte.

Esiste invece ancora chi, sulle insegne stradali, scrive dio c’è?

No, questa scritta, un tempo messa anche sulle panchine dei parchi, non so se a Central Park, ah ah, serviva per identificare i luoghi di spaccio. Ove i pusher, segretamente, rifornivano i loro clienti.

Non lo sapevate? Ora, lo sapete. Vi ho svelato l’arcano ermetico.

Mi ricordo, or che le mie memorie, ottenebrate da offuscamenti farmacologi inutili, sguinzagliate dopo le coatte compressioni tremende, son ritornate nella superficie neuronale dei miei più vitali spasmi, sì, mi ricordo di quando lo vidi al cinema, qui a Bologna, città probabilmente più tetra e mortifera della New York descritta da Martin Scorsese, appunto, in questo suo ultimo grande film incendiario ed emozionatissimo. Al primo spettacolo delle tre pomeridiane. Non vi era anima viva in sala. Tranne me e due lerci che si sbaciucchiavano a manetta. Più dell’incipit frenetico a luci purpuree di questo capolavoro purissimo.

Immerso in una livida New York spaventosa. Prima della rifondazione fascista effettuata dal braccio ferreo del terribile Rudolph Giuliani. Che ripulì le strade dai barboni e dalla feccia. Rendendo Hell’s Kitchen una bomboniera. Sì, a livello superficiale. Perché la metropolitana fauna alla Taxi Driver, di cui questo film è una sorta di continuazione ideale, infatti Paul Schrader n’è ancora sceneggiatore, esiste ed esisterà sempre, sebbene sia stata addolcita e sepolta sotto un cumulo di apparenti levigatezze forse ancor più funeree nella loro ipocrita patina dolciastra.

Da allora, Scorsese ha girato solo film mediocri. Io ho le mie riserve anche su Silence.

Sì, non sto bestemmiando. Io sono un patito di Scorsese. Nel senso di amante sfegatato del suo Cinema cupo, veritiero, privo di quelle melense retoriche che invece, oggigiorno, par che tanto allettino quest’imbellettamento di massa e un mondo nel quale io non più tanto mi riconosco.

In Italia poi, lasciamo stare. Roba da Cinema pietistico. Vedo gente di cinquant’anni regredita alla prima adolescenza che si scatta selfie più patetici di Mick Jagger. E vedo settantenni che, essendo arrivati alla pensione, si crocifiggono, ascoltando J-Ax in un tripudio anacronistico teribile con una sola r romanesca, come direbbe Carlo Verdone. Ah ah.

Anche se in quel periodo venivo considerato un patibolare sfigato, il mio Falotico era proprio sintomatico.

Che società era quella di allora? Da poco tempo erano approdati i primi pc degni di nota. E, per vedere integralmente in anteprima, appunto su Internet, il primo trailer di questo film targato Paramount Pictures, dovevi aspettare circa mezz’ora. Affinché il caricamento su QuickTime fosse arrivato alla fine.

Non vi era l’ADSL, la connessione era lentissima. E non era come oggi. Oggi sappiamo tutto di un film ancor prima che inizino a girarlo. All’epoca, nonostante il film fosse totalmente completato, al massimo potevi vedere qualche immagine di scena appiccicata in riviste internazionali come Studio o Premiere magazine.

Neppure Ciak infilava più di due/tre images al suo interno, essendo questo un film ostico poco adatto a una rivista patinata.

Io non sono mai stato di questo mondo, forse come Edgar Allan Poe. Poeta del mesmerismo, maestro estroso e nerissimo della trascendenza più metafisica. Ancora oggi, nonostante le mille esperienze accumulate nella mia strana e lunatica vita stramba, non mi si può definire una persona gioviale.

Sono molto spiritoso, oserei dire spiritato. Fantasmatico come la ragazza morta e semi-resuscitata nel film.

Appaio, scompaio, danzo al plenilunio e considero Lullaby dei The Cure, diciamocelo, un’emerita stronzata.

Vivo senz’infanzia, senz’adolescenza, senz’infamia e senza lode. No, che me ne faccio delle lodi se son solo effimere glorie? Meglio Gloria, donna gloriosa e anche molto golosa. Ah, ha sempre fame…

Sono giovanissimo adesso e fra tre minuti vecchissimo. In un interminabile continuum spazio-tempo pieno d’intemperie esistenziali, di precipitazioni umorali più grandinanti e forse gravi di un lurido temporale, perennemente angosciato da una luce del giorno crepuscolare e opalescente. Poi son di nuovo vividamente fluorescente come la fotografia di Robert Richardson. Con traslucidi battiti di mie ciglia pittate a mo’ di pagliaccio sciocco, incastonate nel mio cuore asmatico, ficcate nei miei polmoni che profumano aromatici di sigarette lisce come l’olio. Ah ah.

Arrabbiato come la musica dei Clash, melanconico come lo sguardo in ambulanza, giocoso, innamorato e simbiotico fra Nicolas Cage e Patricia Arquette.

Io non ho mai vissuto la mia epoca, essendomi già allontanato dai miei coetanei chiassosi e volgari.
Eppur vissi, vidi, vigilai, confabulai e fui io stesso una vivente favola.

Ho vissuto di attimi, di frenetici frangenti, di amori quasi mai sessualmente tangenti, di viaggi in tangenziale, di virtuose, magmatiche, liquide incandescenze, anche caratteriali, ah ah. Crateriche come la peggiore crisi isterica di Marc Anthony. Qui fa il cavallo imbizzarrito, con Jennifer Lopez è stato uno stallone e basta.

Ho incontrato nella mia vita uomini bifolchi davvero pazzi come Tom Sizemore. Ché, mentre ero assorto nelle mie riflessioni profonde, dimenandosi appunto da matti, mi battevano le mani per spronarmi a vivere da idiota. Incitandomi al porcile generale.

Ma non come nel capolavoro omonimo di Dostoevskij.

Persone ossessionate dal sesso, poco cristologiche, casinari da Chemical Brothers, impasticcati nell’anima da troppo lerciume quotidiano, ah, pacchiani imitatori del peggiore grunge.

Quindi penserete: ah, allora Eddie Vedder, con la sua musica malinconicamente rock, deve piacerti un casino.

No, mi fa schifo.

Io non esisto. Hanno provato a curarmi, a rendermi normale. Per me la parola normalità fa rima con baccano, superficialità, con scemenza e bieca carnalità, con puttanesca svendita della mia anima notturna.

Io sono immortale. Sì. Quando pensi che sia morto, ecco che esco dai sepolcri delle mie depressioni e ti dico ciao, sorseggiando lo zucchero delle mie labbra amarognole ma sincere.

E non c’è stato verso. Inutile che mi facciate i versi. Io versai sangue e mi feci il culo per scrivere da dio. Voi che fate? Ma che cinguettate? Cosa ciangottate? Che farneticate? Ma che cazzeggiate?

Sono un paramedico delle mie ossessioni, delle mie stanche ossa, del mio teschio ambulante come una rossa ambulanza sfrecciante nel fascino intermittente del suo (neo)n alla Bob De Niro.

Se tu pensi che io sia un Don Chisciotte e che dunque necessiti quanto prima di un pronto soccorso, devi prima aver letto questo.

Se pensi che mi piaccia Jennifer Connelly, adesso non più, è anoressica. Ma ricordo che impazzii quasi quando vidi il suo seno della madonna per la prima volta. Quello, sì, che fu un istante da manicomio. Le mie orbite oculari subirono disconnessioni più cataclismatiche della neuronale demenza senile mista a un semi-infarto sesquipedale.

Pur di averla come Eva, ignuda e impudica, mi sarei genuflesso a ogni afflittiva pena che dio mi avrebbe inflitto con severità impietosa. Mi avrebbe sbattuto all’inferno. E allora? Ma almeno avrei goduto del paradiso più celestiale.

Ero un fuoco. Dovevate vedermi. Il mio corpo, incendiato come questo capolavoro esplosivo, subì numerose detonazioni. Credo che, se Jennifer in quel momento, fosse stata vicino a me in quel fatale putiferio mio ormonale, avrebbe avuto solo due possibilità. O chiamare i pompieri oppure sentire davvero la furente passione vibrante di un uomo totalmente datosi e denudatosi senza remissione di peccati a colei che simboleggiava la mela di Lucifero. Altro che quel baccalà freddissimo che s’è pigliato, Paul Bettany.

Sono un personaggio eastwoodiano. Adoro Blood Work, tratto dalla novella di Michael Connelly.

Se credi che io sia schizofrenico, sì, stammi bene. Se credi questo, te lo dico io, sei insalvabile. Ti do l’estrema l’unzione. Inutile cercare di estrarti dalle tenebre e dalle lamiere della tua anima arrugginita.

Mentre in questi giorni, Nicolas Cage è impazzito del tutto, io posso oramai affermare che sono un miracolato.

È oramai visibile, conclamato. Allucinante come questo film lisergico.

Sono un Nic Cage. E anche Van Damme di Lionheart!

– Ho scommesso quello che avevo su Atilla!

– Hai fatto male…

 

Un Man on Fire.

    dio pronto soccorso  

di Stefano Falotico


Visualizza questo post su Instagram

After Hours #martinscorsese #rosannaarquette #fuoriorario #griffindunne

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Finalmente è finito Sanremo. A Ligabue preferisco sempre Bruce Springsteen, a Bradley Cooper sempre Sean Penn nonostante Sean abbia leccato Bradley


10 Feb

rev-1-ASIB-TRL-8493_High_Res_JPEG01105706


Queste lobbies son peggiori dei miei hobbies

Sì, voi non sapere l’inglese. Io l’ho imparato da autodidatta e conosco a memoria, virgole comprese, il libro The Grammar You Need. Il libro migliore, scolasticamente parlando, sulla lingua anglosassone. Con tanto di genitivo annesso e tuoi genitali spappolati se non lo studierai bene. Non sei stato ammesso!

Una parola al singolare che termina con la Y, i greca di tua sorella che ha studiato troppo Achille ma ha il tallone da invalida sociale e ama Ettore, metalmeccanico che sa come sbullonare le sue indigestioni da minchiona, oliandola e dandole carburante di pistone, ecco, al plurale non prende solo la s, s di Stefano, s di soccia, s di tua sorella, appunto, ma assume la forma es. L’es non è l’istanza psichiatrica coniata da quell’impotente di Freud, comunque. E Mulholland Drive, così come La morte corre sul fiume e il libro Il diavolo è un giocattolaio, sono opere talmente grandiose che non possono essere parcellizzate in diagnosi psichiatriche.

Opere scese dal cielo di grazia divina.

Questo mondo fa schifo. Tutti si leccano il culo a vicenda. In una leccata che è decisamente meno elegante delle mie. Sì, le mie leccate alle passerine delle donne sono distillate con estremo garbo, in quanto, e ci riagganciamo al discorso poliglotta mio iniziale, so modulare la lingua da vero uomo di Babele, con tanto di salivare e preliminare per qualcosa che molto sale, e queste donzelle passano da vagiti in do maggiore a urla da soprano in re minore sul mio principe maggiore.

A Bologna, per definire la figona par excellence, si usa il termine penna. Che sta a significare pezzo di vulva da primo posto.

Sì, le mie penne sono le migliori in assoluto. In quanto letterato romantico, come il Leopardi, uso fighe argentee e stilografiche placcate diciotto carati. Mica come voi, cariatidi, che avete appunto le carie curate con placche in metallo grezzo, con tanto di protesi e non solo in bocca.

Sì, Sean Penn è impazzito. Troppe gnocchine devono avergli dato alla testa e ai testicoli. E da fanatico di Bruce Springsteen ora m’è diventato un melenso adoratore di Bradley Cooper.

 

Queste le sue parole:

«Uno dei miei film preferiti di tutti i tempi». «In un mondo giusto, A Star Is Born conquisterebbe tutti i premi. È come un dono. Chi ha una mente e un cuore sensibile non può negarlo. Sarebbe un dovere. È senza dubbio uno dei miei film preferiti di tutti i tempi. Rappresenta un ritorno alla cinematografia essenziale di Hal Ahsby.

È stato un trionfo. Questo è ciò che ispira e incoraggia gli attori a ricordare cosa voglia dire operare nei panni di un personaggio nella vita reale. A caratterizzarlo senza fumi e senza specchi. E nel riuscire a commuovere il pubblico con un’esperienza umana e con un cast e un team di assoluta eccellenza.

Cooper, Gaga e Sam Elliott dovrebbero vincere i premi di Migliori Attori, mentre la pellicola andrebbe premiata come Miglior Film.

Forse rimarrò deluso, ma io brindo in anticipo per Bradley Cooper e A Star Is Born. A Star Is Born è semplicemente tutto quello che un film dovrebbe essere».

Se A Star Is Born è paragonabile a un film di Hal Ashby, io sono davvero Forrest Gump.

Io sono uguale a tutti i personaggi di Ashby. Prendete L’ultima corvé e Oltre il giardino.

Sì, sto assistendo a ruffianerie inaudite, da denuncia.

Uno gira un cortometraggio indubbiamente impresentabile e tutti i suoi amici, per non inimicarselo, appunto, gli dicono che è bellissimo.

Quindi, vi stupisce l’atteggiamento di Penn? Io lecco il culo a te, Bradley, e tu, Bradley, semmai mi darai la parte da protagonista nel tuo prossimo film.

A Star Is Born è un film mediocre con attimi indubbiamente emozionanti. Ma sono bagliori in mezzo a una pacchianata commerciale. C’è una sola scena che mi ha veramente commosso.

Ed è questa.

 

di Stefano Falotico

Di mio, credo di essere totalmente Liam Neeson de L’uomo sul treno


02 Jan

mis14 vin10 comm04

Sì, un uomo ricattato da una donna che si crede furba e invece fa figura del cazzo.

La Farmiga, una che sceglie Neeson la formica per fotterlo col ricatto inculante. E invece, alla fine, Neeson glielo piazza con tanto di Frecciarossa e sguardo da duro… che sogghigna sotto i baffi un… mia dolce bambina, pensavi di aver trovato il coglionazzone e invece hai fatto la figura del troione.

Sì, adoro Liam Neeson, un uomo cinico, sprezzante, uno che salva gli ebrei da puro Schindler ma non salva lo storpio di Buster Scruggs. Sì, un grandissimo. Che supera di gran lunga Al Pacino/Kevorkian. Pacino, il dottor Morte, praticava l’eutanasia ai malati terminali, Neeson placa le sofferenze immani di quel povero ragazzo scalognato. Sì, tanto era una vita di dolori atroci intercostali. Un monco che recitava la pappardella a memoria per farsi mantenere ma che, realisticamente, era già predestinato ad annegare…

A dilaniarsi in desideri carnali inappagati. Ché anche se avesse pagato una prostituta non poteva farsela.

Nato sfortunato.

Quelli della mia generazione, ad esempio, son quasi tutti degli handicappati. Questo va detto, bando alle ciance.

A tredici anni ascoltavano gli Oasis e le puttanate dolciastre di Liam Gallagher. Altro che Neeson Liam, appunto. Roba per bimbetti col ciuccio in bocca che speravano di sverginarsi precoci con ragazzine più illuse di loro, delle ciucce che ciucciavano. Ah ah.

Poi, si diedero a tutti quei giochi per dementi da riviste come The Games Machine. “Sparatutto” alla Doom, Duke Nukem, giochi di ruolo avventurosi come Broken Sword. Ma fin qui ci poteva stare.

Il peggio era quando, distrutti da genitori bigotti, frustrati come non mai nello sfogliare margherite e sognando di deflorare qualche fiorellino delle loro palindrome compagne di scuola, già invero aridissime, sfogavano tutta la loro indole repressa, da vere “bestie”, spappolando la gente in oscenità come Carmageddon.

Non avevano neanche la patente e immaginavano di essere Nic Cage di Fuori in 60 secondi, guidando come dei matti in Grand Theft Auto. Scontrandosi in frontali paurosi con la loro professoressa d’italiano delle superiori che arrestava subito il loro aver rubato la promozione, rimandandoli nella strada senza via d’uscita di una vita già stoppata in partenza. Sì, adoravano film come Non aprite quella porta, riconoscendosi nello schizofrenico-psicopatico di turno soltanto perché quella lì… non apriva a lor le gambe. Tornavano a casa, dopo questo netto rifiuto, spaccando tutto e mettendo su musica metallara di merda. E via di altre frustrazioni incredibili, ascoltando i Nirvana, bevendosi tutta la merda di MTV, odiando tutti.

Ce la vogliamo dire? Lenny Kravitz è un genio. Ah ah.

– Stefano, toglimi una curiosità. Ma come ha fatto un cesso come te a scoparsi quella lì che ha un culo come Marisa Tomei?

– Le ho detto… cara, se dovessi morire domani e mi venisse… data l’opportunità di scegliere a piacimento una qualsiasi donna per fare l’amore l’ultima volta in vita mia, ecco, avrei una scelta ampissima. Fra modelle della biancheria intima, pornostar incredibili e via (di)scorrendo.

Ma sai, sceglierei te.

– E lei c’è stata?

– Sì, perché no? Non aveva un cazzo da fare quella sera. E ha scelto il mio.

 

 

di Stefano Falotico

Se continuo così, farò la fine di Elvis


21 Oct

Cristina+Chirichella+China+vs+Italy+FIVB+Women+xUYekWtnxwolelvis12

Sì, Elvis the Pelvis… il Presley. Da non confondere con lo scimunito Jason Priestley.

Sì, quando avevo tredici anni, le ragazze, essendo patite di quella serie per subnormali, Beverly Hills 90210, mi paragonavano a Jason.

Sì, per anni, fui infatti molto Jason. Ma quello di Venerdì 13. Non ammazzavo nessuno ma vivevo nell’ombra.

Col tempo, ho riscoperto la mia parte giocosa, da vero Elvis. Un mito assoluto.

Ora, chiariamoci, lombrichi, i miti della musica sono pochissimi. Parlo di quelli reali, non di quelli creati dai mass media.

Jim Morrison è stato un mito. Uno totalmente scriteriato, una scimmia ridente, piangente, un uomo devastato, crepato a soli ventisette anni per abuso di droghe. Un uomo spregiudicato, scandaloso, un ibrido fra il sapiens e un rettile della Papuasia.

Un uomo da manicomio. Sì, come Kurt Cobain. Con l’unica differenza che Jim ha scritto e cantato una marea di canzoni capolavoro mentre il Kurt, dei Nirvana, ne ha azzeccate, a mio avviso, solo due tre. Il resto sono tutte uguali. E, se non si suicidava, l’avrebbero internato all’ospedale psichiatrico di Teramo ove, Courtney Love, gli avrebbe fatto visita, facendolo impazzire di più nel dirgli che, in sua assenza, si scopava Lenny Kravitz.

Bob Marley? Sì, questo “mostro” di Predator con le treccine versione negro odiato da Salvini, era un grande, l’inventore del reggae. Le canzoni di Bob mettono di buon umore. Anche se vale lo stesso discorso del Cobain, il re del grunge. Le canzoni di Bob si assomigliano tutte.

Bruce Springsteen? Sì, potrete dire che è un tamarro e altre zozzerie di sorta e di sorrata, e l’altra assurdità, messa in giro da qualche pederasta, secondo cui da Nebraska in poi non ha più realizzato album memorabili.

Tutte idiozie. Springsteen è il Boss, quest’uomo lombrosiano, che s’infoia sul palco, una specie di Sylvester Stallone dall’anima romantica simil ultimo dei Mohicani.

I Beatles? Mah. Sì, qualcosina. Ma perlopiù son canzoni per donne col libro di psicologia sul comò, vicino al letto. Sono delle lagne spaventose le canzoni dei Beatles.

Meglio i Rolling Stones, e lo sapeva benissimo Gil Renard/De Niro di The Fan.

Sì, se come De Niro di Terapia e pallottole, avete il cosiddetto “ammosciamento”, il vecchio Mick Jagger ve lo tira su, senza bisogno di psichiatri della mutua alla Billy Crystal.

Adesso, Mick è diventato come zio Tibia di Notte Horror. Un cesso d’uomo. Non è che prima fosse assai meglio, a dire il vero. Ma possedeva il fascino da canguro (sì, si dimenava e saltava sempre sul palco) della miglior Australia.

Freddie Mercury. E la dovreste finire di scrivere Freddy.  Fra poco esce Bohemian Rhapsody. Mah, siamo sinceri, i Queen hanno fatto il loro tempo. E, a quei tempi, mi eccitava molto di più Laura Freddi, una bionda dalle cosce inaudite, uno spettacolo, roba da We Will Rock You.

Sì, io credo di aver sempre vissuto per massaggiare i capelli di una donna e intonare con lei un medley.

Ad esempio, l’altra sera c’era la finale mondiale di volley femminile. Non l’ho guardata apposta. Innanzitutto, son meglio appunto le palle al volo in una donna che la pallavolo che ti fa venire due coglioni della madonna.

Sì, non guardo mai la pallavolo. Altrimenti, mi viene l’ulcera. E, come James Woods di Videodrome, poi m’immergo nel televisore per volermi scopare tutte queste gnocche pazzesche.

Avete visto che roba quella Cristina Chirichella? Di faccia fa schifo al cazzo, una rara faccia da scema mai vista, ma ha un paio di gambe più lunghe della Pan-American-Highway. E lì, sì, che il pen sgomma su curve da Indianapolis che devi fare rifornimento di gasolio prima di altre “pompe”.

Meglio non trombarsi una così. Se sei un uomo dai sani principi morali, basta solo che quella Chirichella ti monti addosso per tre secondi e diventi Jack Nicholson di Shining.

Fidatevi.

Michael Jackson? Era un bel neretto, questo qui. Volle diventare bianco e s’innamorò pure della donna con gli occhi viola, Liz Taylor. Son cose che si fanno?

Adesso abbiamo Bruno Mars. Mah, al Mars ho sempre preferito il Twix, barretta di cioccolato molto meno mielosa. Sì, Mars mi sta sullo stomaco. Ah ah.

Shakira? Mah, da una vita aspetto che giri un porno. Ha un fondoschiena che neanche la portaerei USS George H. W. Bush (CVN-77). Per il resto, Shakira, vai appunto a dar via il culo.

Rihanna. Mi pare di averla intravista l’altra sera vicino a Casalecchio di Reno, qui nei pressi di Bologna. Sì, era sotto un cavalcavia a spompinare uno. Un’ottima negrona. Ma mi han detto che non prende 50 Euro a botta, ma un milione di dollari a concerto. Son cose che si fanno?

In Italia, siam messi malissimo.

A proposito, quand’è che lo ZABAIONE dei Tiromancino non si spara in bocca?

 

Sì, io ballo, sempre più puro. Come il mitico Elvis.

Voi vorreste dirmi che non sono uguale a lui?elvis-presley-morte


Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

 

di Stefano Falotico

4 Ottobre, festa del santo patronio San Petronio, ecco il Papa Falotico che balla, egli è il vero reverendo, altro che Marilyn Manson


04 Oct

San Petroniorev-1-ASIB-07936r_High_Res_JPEG


Visualizza questo post su Instagram

Erie Canal

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

  Eh sì. Inutile aggiungere altro. Un uomo che danza sulle teste degli insipienti e fertilizza col suo Genius.  

 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

 

Il Boss!

 

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

 

I Beatles mi hanno sempre debilitato, meglio i Rolling Stones, per una riabilitazione da stronzo alla James Woods


30 Jul

James Woods Vampires

 

Sì, mi son guardato allo specchio stamattina. Ho la stessa “cartola” di James Woods in Vampires.

Ora, il termine cartola non si riferisce a costui. Bensì, è un’espressione tipicamente bolognese, coniata da qualche zuzzurellone in vena di spiritosaggine che, dopo essersi specchiato, ha inventato tale cartola. Appunto.

A Bologna, uno vede uno che è un mezzo barbone, un drop out, un contestatore da figlio dei fiori. E dice: – Uè, visto che cartola ha quello?

Cartola, per i bolognesi, significa carisma. Un uomo che, nonostante viva costantemente nella merda, emana un savoirfaire da uomo che sa come va il mondo.

Sì, un termine del quale non ho mai capito il vero significato. L’anno scorso, Roberto Donadoni era l’allenatore del Bologna Calcio e tutti i tifosi, nonostante abbiamo rischiato la serie B, appena lo vedevano, urlavano: – Vai, Roberto, hai una gran cartola!

Sì, perché Donadoni, pur essendo un allenatore mediocrissimo, troppo impettito e ruffiano, leccaculo e finto gentleman, è stato talmente forte come calciatore negli anni ottanta/novanta che, oramai di diritto, è stato elevato presso la plebe a indiscutibile cartola.

Lo stesso dicasi per gli attori. L’altro giorno, ho postato su Facebook la foto di Mickey Rourke sfatto, gonfio, iper-tatuato, probabilmente con un carcinoma alla gola, e un mio amico ha esclamato… vai, Mickey, tu sì che hai la cartola.

Sì, Mickey Rourke può andare da tutti gli psichiatri del mondo, fare il puttanazzone in filmacci più brutti di tua madre, ma avrà sempre la cartola perché ai tempi d’oro era proprio uno “a cazzo duro”.

Ecco, sì, tornando a Woods, ora che sono nuovamente dimagrito, gli assomiglio. Stessa faccia macilenta, con ancora i segni dell’acne che fu, brufoli dissipati nella maturità di una pelle meno elastica ma grumosa, spugnosa, bastarda, da uno che conosce l’odore del suo sperma e non si fa fottere più tanto facilmente, nemmeno da un mostro come Valek.

Ora, James Woods in Vampires ha la pancetta o no? Secondo me un po’ sì. Come me. Una pancetta non pronunciatissima sorretta da due gambe sbilenche, storte, oserei dire “traviate”. Sì, in tanti onanismi e letti peccaminosi da cacciatore, più che di taglie, di altrui “quaglie”. Sì, lurido figlio di puttana, ti tira il pistolino? Se non ti tira, te lo tiro io.

Ecco, sì, non ho mai amato i Beatles. Questi quattro ebeti, capitanati da John Lennon, un mezzo matto, diciamocela. Poi c’era anche Ringo Starr, l’esemplificazione vivente della scimmia poco sapiente.

All’epoca, le ragazzine ne andavano matte. Si strappavano i capelli e ci davano dentro di brutto con questi semi-froci all’amarena.

Mamma mia, a me han sempre trasmesso una moscezza immensa. Sì, moscissimi. L’unica loro canzone decente è Yesterday, infatti in C’era una volta in America… James Woods era al suo Max storico, e io non ho mai voluto impararne le parole, come il grande Massimo Troisi di Non ci resta che piangere.

Sì, Massimo era onestissimo. E dovreste esserlo anche voi. Cerco in Italia uno che conosca le parole di Yesterday a memoria. Non trovo nessuno che le sappia. Tutti cantano… du du daradaradà, Yesterday!

Non sapete proprio una beneamata minchia!

Questo per dire, mentecatti, che io sono come Jack Crow. Uno che non sopporta puttanate melense come i film di Truffaut, roba come Jules e Jim e altre troiate false come Michelle, ma belle…

Questa gente paracula, che li ascolta, ha rotto i coglioni.

Metti Mick Jagger in radio. Vai, sii ficcante, davvero disarmonico eppur latin lover che avercene.

Via, spacca tutto.

Ecco, il cuore. Qui ci sta il paletto.

 

– Ehi, che fai? Carichi questa zoccola?

– Sì, è una zoccola che può tornarci utile.

– Utile a che?

– A essere mandata a quel paese.

 

Che cartola!

 

di Stefano Falotico

Memorie Rock-y


08 Jun

 

Incitiamoci nel “Burning Heart”.

Ogni Uomo ha una colonna sonora, portante, del suo portamento, della sua dignità, della sua forza, del suo “combattimento”. Cadere e rialzarsi ancora.
Sempre!

 

 

Spacchiamo tutto!
Anche Rocky Balboa ha chi lo butterà giù, è quel ragazzino che amava il capolavoro di John G. Avildsen

Mi “sminuzzarono”, e li polverizzai, mi “spezzarono le gambe” e li trancia di netto, mi “amputarono” l’anima e incrinai loro le costole con “biblico” superomismo.
Al che, mi guardai allo specchio, il mio labbro “pendulo” ammiccava ancora a Sylvester, e, fra un occhio della tigre, un’occhiataccia della vecchia, e i malocchi sconfitti, scalai un’altra montagna.
Dopo averli spaccati in due, dopo il K2, dopo l’Everest e le “foreste”, mi preparo per il mio nuovo film: Rocky 7, sottotitolo, I peccati capitali d’uno schiacciassi “veniale” ma che ama le vene.

Sì, la saga balboiana non si regge solo sulla splendida, titanica, epica colonna sonora di Bill Conti e su Philadelphia, ma anche su alcune track pazzesche.
Di quei pezzi, anzi, che quando sei “sul moscio” ti “viagrizzano” più d’uno “stallone” purosangue da scommesse per i cavalli.
Fidatevi. Non vi fidate?

A parte il “Living in America” d’un James Brown che “gigioneggiava” alla grande, da nero che fa sbiancare tutti, perfino il russo omicida Drago, e la storica, incitante, “animalesca” e portentosa “Hearts On Fire” di John Cafferty, quello che spinge di più, non raccontatevi cazzate per compiacere qualche oca, è “Burning Heart”…, sempre dei Survivor, gli autori dell’Eye…

Con una musica così, è poi importante che il filmone sia tamarro?

Evviva, allora il tamarro!

Burning Heart
Two worlds collide
Rival nations
It’s a primitive clash
Venting years of frustrations
Bravely we hope
Against all hope
There is so much at stake
Seems our freedom’s up
Against the ropes
Does the crowd understand?
Is it East versus West
Or man against man
Can any nation stand alone

Coro incazzato!

In the burning Heart
Just about to burst
There’s a quest for answers
An unquenchable thirst
In the darkest night
Rising like a spire
In the burning heart
The unmistakable fire
In the burning heart
In the warrious code
There’s no surrender
Though his body says stop
His spirit cries – never!
Deep in our soul
A quiet ember
Know it’s you against you
It’s the paradox
That drives us on
It’s a battle of wills
In the heat of attack
It’s the passion that kills
The victory is yours alone

FORZA!
In the burning heart

Qui c’è tutta la mitologia, l’Est contro l’Ovest, l’Uomo contro lo stronzo, la lotta, la frustrazione, la sofferenza, la rinascita, il combattimento, la vittoria!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Rocky (1976)
  2.  Rocky III (1982)
  3.  Rocky IV (1985)
  4.  Rocky IV (1985)

La palla che spacca


07 Mar

 

Il Boss – “Wrecking Ball” (6 Marzo 2012)

 

Invero, è uscito ieri, ma…

(Stefano Falotico)

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)