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SIN CITY: dopo la quarantena, torneremo a una normalità fumettistica? Speriamo di sì. Adoro la mia vita rigenerata nel neo-noir dopo tanto isolamento forzato, altro che emarginato, sono sempre bello e dannato


07 May

lady gaga sin city

 

 

 

 

Il cinico romantico

Ora, la prenderò molto larga. Partendo da Lady Gaga. La quale, in Sin City: A Dame to Kill For, emana, in un cammeo di pochissimi minuti, una forza erotica disumana.

Sì, nei panni della cameriera barista, un po’ pura un po’ lorda soltanto però della sua vita molto frustrata da donna che si sporca le mani, riesce a essere la migliore Barbra Streisand che mai vedemmo. Altro che A Star is Bornremakizzato in lei platinata. Potremmo dire “rimmelizzato” su trucco che coprì troppo il suo fascinoso viso sessualmente ambiguo che ha un che di attizzante oltre ogni dire.

Sono complicato in fatto di donne. Spesso, le tipe molto altolocate mi paiono solo delle baldracche. Molti, per esempio, reputano Eva Green una gran topa ma non è vero che lo sia. Il suo seno deborda, è burroso, è lattiginoso e grondante piacere cutaneo di natura prettamente erogena, è scolpito da Michelangelo, il suo viso, simmetricamente affilato, proviene dalle prospettive schiacciate di Giotto e sicuramente è appetibile a ogni uomo gianduiotto che vorrebbe, appena la vede discinta, infilarlo fra le sue gambe in modo immediatamente spinto, malizioso, oltremodo sfizioso per la montata calorosa di enfiati corpi cavernosi su palle svuotate in modo fumante e scivoloso.

Ma parliamo di uomini maialini facilmente maliziosi. Io non sono schizzinoso ma non m’accontento d’un bel paio di tette alla buona. Sono buoni tutti a eccitarsi dinanzi a una donna considerata unanimemente molto bona.

Disdegnerei anche la tanto magnifica(ta) Jessica Alba. Che, delusa da una vita sfigata da spogliarellista da tutti bramata per forti scopate e inchiappettate a quasi tutti, gratis et amore, donate, rimane tutto sommato un’emarginata nell’animo affranta e nel cuore fratturato. Eternamente innamorata del suo duro Bruce Willis oramai defunto che le appare, in maniera allucinatoria, nei suoi sogni di gloria da Piccola stella senza cielo alla Ligabue. Che non fu maestro, di Giotto, quello fu Cimabue.

Jessica però, Delusa più della celeberrima canzone di Vasco Rossi, cercò vendetta per fottere Powers Boothe. Nonostante la sua vita fu già fregata, prima ferì il suo viso da sciagurata, poi da sfregiata inseguì il puttaniere Powers, senatore corrotto più di lei nella vita reale che la diede a raffica a Robert Rodriguez pur di avere una villa migliore di Powers nel film.

Insomma, volete prendere per il culo me? Io sono Desperado, cazzo.

E, al di là del culo basculante e delle movenze sue assai piccanti, Jessica può andare bene solo a chi vuole scrollarselo, no, scolarsela dopo averle offerto una birra. Birra fa rima con sborra che le andrebbe versata come whisky gustoso, togliendole i vestitini da lei indossati nel film succitato. Film che è in molte scene appassionante, perfino eccitante ma, nell’ultima mezz’ora, si perde in modo sonnolente, è scocciante e ci propina un’innumerevole serie di cinematografiche boiate. Oltre ai soliti intercalare di… ehi, bella bambina.

Il senatore morì, spappolato non nelle palle bensì nel cranio da quella testa dura di Jessica/Nancy. Nella realtà, Boothe crepò il 14 Maggio del 2017 per un tumore al pancreas.

In questo film sfodera delle memorabili freddure più mozzafiato di Rosario Dawson in tenuta sadomaso nella parte della zoccola impura, dunque più pura di come Moana Pozzi fu generata da madre natura.

Dopo aver perso a carte contro Joseph Gordon-Levitt, per vendetta, poiché umiliato a sangue, Powers gli spezza la mano. Joseph si affida dunque alle cure di Doc/Christopher Lloyd per un Ritorno al futuro, per l’appunto, disperato da El Mariachi del cazzo.

Entra con la mano ingessata nella bisca clandestina dello stronzo per antonomasia, Powers, che ve lo dico a fare?

Il quale, prima di perdere ancora, gli rifila un paio di battute da uccidere, così come infatti avverrà, non solo Joseph, bensì ogni spettatore (s)provveduto, grazie a colpi taglienti, un po’ della minchia, va detto, da tramortirti in tre secondi netti più delle donne che Rodriguez ficca… nei suoi film esagerati.

– A quanto pare, ti è andata storta una mano… Assomiglia a tua madre, era una troia. E neanche molto brava.

Potente è chi il potente fa. Se dovessi dare un consiglio a un giovane, gli direi… usa il preservativo.

 

Di mio, vedo molta gente che crede di essere brava solo se lavora come una badante negra. Poiché, cosa buona e giusta, in Italia soprattutto, Belpaese di tonti e ipocriti, è fare buon viso a cattiva sorte, recitando la parte dei preti per far felici le suore ma poi, parlando, stringi stringi, solo di sorche. Un Paese di porci. Per esempio, ficcatevelo bene in testa, amici. Se, in un momento particolare della vita, sarete troppo giovani per potervi autodeterminare coscienziosamente e, liberi da distrazioni adulte, verrete paradossalmente ricattati dalle persone oramai adulterate, finirete malissimo come il figlio di Powers nel film. Powers, peraltro, è un figlio di bottana.

Vi piglierete l’etichetta di nani e matti. Inoltre, se crescendo, sarete più belli di Joseph Gordon-Levitt e più sexy di Lady Gaga, vi daranno delle poco di buono anche se foste e tuttora siete, voi donne, più brave di Barbra Streisand.

Concluderei con un’altra battona, no, battuta. Stavolta mia. A un certo punto, uno stronzo pensa che io non sappia nulla di lui. E gli piace, infinitamente, coglionarmi. C’è un piccolo particolare che gli è sfuggito. Gli sfuggì e sempre sfuggirà. Lui è un fuggiasco, un fuggitivo!

Neanche lui sa nulla della mia vita. Quindi, siamo fottuti non solo io e lui a vicenda, bensì tutti senz’eccezione alcuna.  Da New York sino a Vicenza.

Come no? Se non hai amici, significa che gli amici ti tradirono. Se hai degli amici, fidati, ti tradiranno.

Ah ah.

Ora, su Netflix, in questi giorni stanno dando anche Aftermath con Arnold Schwarzenegger. Già lo vidi e recensii. È un brutto film. Non perché la tematica sia brutta, bensì perché è filmato male.

L’importante, nella vita e nel Cinema, non è cosa si racconti in una storia, bensì come la si filmi. Bisogna sempre filmare tutto (anche filtrare) con pudore e delicatezza quando si ha a che fare con cose scottanti o solo toccanti. Di mio, se avessi voluto vendicarmi dei torti immani da me subiti, l’avrei già fatto. Perché mai dovrei aspettare? Per dare più tempo agli altri di godersela alla faccia mia? Sì… e quando li avrò ammazzati a novant’anni, che cazzo avrò ottenuto? Nulla, proprio un bel niente. Anche perché, diciamocela, ognuno ha il suo carico di sfighe e di tragedie. Mi pare giunto il momento di essere cinici ma anche romantici. Dunque, Robert Rodriguez è un grande. Scopa delle gran fighe e riesce a renderle anche attrici di valore delle mignotte insapori. No, scusate, viceversa. Che cazzo volete da quest’uomo? Non potete avere un cazzo poiché il suo è già imp(r)egnato.

Quindi, su quest’ultima freddura, cammino da Marv della situazione, odiando un po’ i film della Marvel e gigioneggiando da Mickey Rourke che non appartiene alla famiglia Roark, a differenza del personaggio interpretato da Boothe, ma conserva, nonostante i ricoveri vari, una faccia da culo imbattibile.

 

di Stefano Falotico

Sly Stallone la dovrebbe finire di programmare remake e reboot di Cobra e Demolition Man, il Cinema deve rigenerarsi ed evviva Robert Rodriguez!


04 May

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Sylvester Stallone, tramite il suo oramai quasi quotidiano appuntamento fisso coi suoi video del suo stesso canale ufficiale Instagram, c’illuminò, si fa per dire, in merito all’imminente entrata in pre-produzione del sequel di Demolition Man.

Direttamente da una pausa del set di Samaritan, Sly, con pizzetto d’ordinanza e look da maniscalco calabro-lucano, forse dopo aver trangugiato una saporita pizzetta marinara o capricciosa, probabilmente al salame piccante con qualche invisibile fogliettina d’insalata o rosmarino fra i suoi denti placcati d’oro, da buon cariato, no, da ben mantenuta (mica tanto) cariatide, annunciò tale news che ha dell’assurdo più sconsiderato.

Con immotivata baldanza, Sly esibì ancora con robusta sicumera anche la sua folta, capelluta criniera brizzolata. Argentata su tracce di parrucchino mal attaccato e il suo eloquio un po’ pasticciato da uomo leggermente andato che, a differenza del pregiato vino d’annata, appare ora assai invecchiato.

Oserei dire rimbambito, diciamo pure senza vergogna, in zona moscia da rincoglionito tosto. Insomma, Sly è partito…

Piuttosto, Sly fu forte un tempo. Ma i glory days passano per tutti, tranne per me, ovviamente. Ah ah, magari. I miei capelli un po’ ricrebbero, io crebbi a fasi alterne. Sverginandomi tardivamente, risvegliandomi fuori tempo massimo, fermandomi totalmente da adolescente assai vicino a stadi incurabili da infermo demente, dunque precipitando a uno stato infantile per cui regredii in modo imbarazzante. Lasciando tutti esterrefatti, negativamente.

Sì, divenni quasi integralmente stupido ma poi, rialzandomi sempre come Balboa Rocky, da me stesso rimasi stupito. Talmente scioccato dinanzi alla mia rinascita inaspettata, talmente distrutto dall’aver preso coscienza di essermi macellato da solo, da prendermi a pugni e a testate, prima di quelle mie odierne da bravo, freelance giornalista del cazzo, a mo’ di Bob De Niro rovinato di Toro scatenato.

Che riebbe voglie sessuali da Dirty Grandpa… ah, Nonno scatenato non del tutto suonato né trombato, bensì ancora così tanto fascinosamente acculturato, sebbene un po’ sporcaccione e volpone, da ammaliare quel gran pezzo di patonza di Aubrey Plaza. Una gnoccona esagerata.

Recitai lei il mio insanabile rimpianto da mai più indimenticabile da uomo da me stesso dimenticato. Dunque, detta come va detta, avendo bassissima autostima del sottoscritto, fui meno(a)mato pure dalla mia mano di pugno, no, di pug… tte e fui sul punto (non G) di gettare anche la spugnetta.

Diciamo… il fazzoletto.

Persi molte prugne, così come dicono i bolognesi, riferendosi volgarissimamente al succo prelibato e molto succulento ove finisce la maschile banana semmai dopo aver palpato delle lisce pesche vellutate.

Memore della leggendaria Lenore de Il corvo di Edgar Allan Poe, me la tirai… sì.

Mi diedi anche molte arie… fritte. Ah ah. Ah, la mia vita fu sempre una bella frittata.

Una vita mezza disastrata da semi-disagiato, spesso disoccupato, spaesato, disorientato, più penoso di un vero handicappato poiché, tristemente, sono molto dotato. Ah, bell’inculata. Ah ah.

Al che, combattei il mio Grudge Match contro me stesso per far sì che il mio passato da uomo disperso e nell’animo affranto, interamente steso, si riprendesse per ottenere quanto prima una vita più distesa.

Ah, covai infiniti rancori che addolcii in un amaro liquoroso come il bacio ad alta temperatura etilica, no, erotica di una donna che sa ubriacarti con amplessi flessuosi più ginnici di un Muhammad Ali ai massimi storici.

Ah, movimenti di bacino da lasciarti stecchito, da farti dimagrire, rendendoti uno stecchino.

Insomma, a Milano va forte il cognome Brambilla, io rimbambii, anzi, vissi da bambino a vent’anni, da adulto precoce e precotto a quindici, ora che ne ho quarant’anni, sì, credo che riguarderò Demolition Man di Marco, per l’appunto, Brambilla. Repetita juvant e abbasso la Juventus, miei “poveri” Agnelli!

A forza di guardare indietro, mi sto fottendo pure il presente.

Sotto Natale, non faccio più il presepe ma mi piace ancora fare la bella statuina.

Sono, sì, di Bologna e i felsinei sono spesso pericolanti come la torre Garisenda. No, non sono pericolosi ma li vedo vicini al crollo. Ah, son Asinelli e sono dei buo(n)i a nulla.

Il dottor Balanzone lascia crescersi il panzone e fa il trombone. Se la suona e se la canta, non fu mai esteticamente carino e poco, invero, usò l’ocarina. Da porcellino, parlò perennemente di passerine ma, secondo me, deve sempre aver avuto un ignobile uccellino.

E un cervellino più falso e fintamente buonista di Gabriele Muccino.

Ma a parte l’irriverenza e i falsi reverendi, le ottuse reprimende o il far all’amore dietro una tenda, mi pare inutile piangere sul latte versato. Tante me ne combinarono, io ne uscii spolpato, stanco, davvero affaticato. Quasi stigmatizzato però non del tutto vinto o dissanguato. Insomma, fui mal combinato e anch’io, debbo ammettere, di averne combinate tante… che disgraziato, Madonna dell’Incoronata!

Rischiai di finire spappolato e non solo nel fegato inacidito, fui prossimo all’essere davvero da tutti emarginato e credetti che nessuna delle mie ferite si sarebbe perfettamente, mai più, rimarginata.

Cioè, fui realmente demolito, abbattuto, scoraggiato, demoralizzato e quasi murato vivo.

In faccia scoreggiato, schifato e pressoché marchiato, duramente colpito, forse dai vili, nel mio orgoglio virile, umiliato e calpestato. Ma resistetti e penso che sia puerile cercare ancora sfoghi vendicativi.

Stetti, sì, davvero per morire. Caddi, svenni e rinvenni di colpo. Un colpo devastante come il sinistro di Rocky. Esploso di rabbia come Rambo dopo essere stato ingiustamente indagato, oltremodo colpevolizzato, punito e picchiato.

Me l’andai a cercare, va detta, esagerando di reazioni scriteriate troppo poco istrionicamente moderate. Furono le mie le grida arrabbiate di un semi-pazzo esagerato oppure, semplicemente, di un ragazzo stufo di farsi chiamare matto e decerebrato.

Ma, a differenza di Sly, non sono per niente invecchiato né vivrò da persona eternamente rassegnata o amareggiata.

La nottata è ancora lunga, si prospettano nuovamente calorose, bellissime giornate. Non passerò le mattinate a leggere soltanto riviste di Cinema e a sfogliare il giornale. Non m’illuderò neppure che, sfogliando le margherite, sarò amato senza dare niente in cambio.

Ah, l’amore, sentimento dai cinici disconosciuto, ripudiato e bistrattato.

Sono pochi, infatti, i fortunati che possano dichiarare, onestamente, di averlo incontrato.

Nella vita, esiste l’amore puro e innocente della prima adolescenza, l’amore tormentato della fase vicina a quella adulta. E poi quello forse eterno, il più etereo poiché vero. Senza falsi pudori insinceri.

Adoro Lars von Trier per Dancer in the Dark e Bruce Springsteen per Dancing in the Dark.

A dire il mio “Verbo”, non fui mai di mente malato, tutt’al più molto dalla realtà sganciato.

E mi creai un’idea distorta anche degli storpi. Vedendo il mondo come se mi trovassi in un neo-noir distopico. Recitando la parte dello sfregiato Marv ma, in verità, sognando il culo di Carla Gugino e il seno di Eva Green. Cazzo, è enorme!

Passeggiando da duro compassato alla Bruce Willis, imperturbabile ma, nel cuor suo tenero eppur romantico, conservando un istinto da uomo duro e incazzato.

Vidi Sin City quando uscì al cinema, nel 2005. Come già vi dissi, verso la fine del 2003, incontrai una ragazza. Invero, ne incontrai diverse. Ma solo con una funzionò, diciamo, sostanzialmente.

Andammo, assieme a un suo amico (io ebbi sempre, peraltro, il dubbio che non fosse solamente un suo amico) a vedere il succitato film.

Ma la nostra breve storia fu già sul punto di finire. Fu agli sgoccioli, come si suol dire.

Senza una ragione particolare, le ruppi lo specchio di casa, arrecandomi più di sette anni di sfiga.

Dopo di lei, comunque, amoreggiai per più di un anno con una buona figa.

Da allora, fu uno schifo. Persi la testa più di un innamorato fottuto non solo nel cervello.

Fui ricoverato, sedato, d’iniezioni inchiappettato.

Poi fui assolto da ogni mio sbaglio poiché tutti gli esperti s’accorsero, con ritardo vergognoso, d’aver completamente sbagliato. Ne rimasi scandalizzato. Gli altri, sinceramente, se ne fotterono da menefreghisti bastardi.

Insomma, fui non poco raffreddato e raffrenato, sigillato e quasi castrato. Ma sono realista, obiettivo e non vi racconto cazzate. Demolition Man 2 sarà una cazzatona, Su questo possiamo esserne sicuri. Molti mi chiedono se io abbia mai visto dal vivo la tanto celebrata, desiderata e divinizzata Jessica Alba. Certo che la vidi. Alla prima di Machete al Festival di Venezia del 2010. Mi aspettai di vedere in passerella anche Bob De Niro ma avvistai “solo” Danny Trejo, Robert Rodriguez e, per l’appunto, Jessica, detta la passerona sconfinata. Non prendetemi ancora una volta per cretino, sapete invece che vi dico?

La donna per cui sono attualmente innamorato, per fortuna contraccambiato, è molto più bella di Jessica. E molto più matura di lei. Potete anche non credermi, tanto giammai mi credeste. Invece, se osserverete con attenzione i miei occhi neri nei miei ultimi video, dovreste accorgervi che non sto affatto mentendo. Sì, basta con gli stalloni italiani. Evviva Robert Rodriguez. Un grande, quasi quanto Tarantino. Come direbbe Adriano Celentano, parafrasandolo, sì, Robert e Tarantino sono molto in gamba. Ovviamente, dopo di me. Ah ah.

Detto ciò, non voto Salvini ma non sono ancora del tutto savio né salvo. Vedo però gente che, alla sua età, ancora si arrapa dinanzi a Salma Hayek di Dal tramonto all’alba col linguino da Fantozzi.

Altri invece, ah ah, basta che si tatuino il bicipite e pensano di essere George Clooney. I peggiori, comunque, sono quelli che credono di essere Mr. Wolf di Pulp Fiction. Fanno i preti e danno consigli ai giovani semplicemente perché sono più allupati di De Niro di Cape Fear. Quindi, non potendo più scopare la Juliette Lewis di turno, aspettano l’Alba ma, invero, per loro è notte fonda già da un pezzo.

Fidatevi per una buona volta, non fate gli stronzi, gli sfigati, i coglioni e i mal fumati.

Malfamati, siete solo affamati!

di Stefano Falotico

ALITO – ANGELO DEL BAVAGLIO, presto nei migliori cinema, un film sponsorizzato anche da Marco Travaglio


17 Feb

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Sì, ci fu un tempo in cui me le andai a cercare. Con ostinatezza, anche ostinazione si può dire, incommensurabile.

Più subivo smodate, inaudite, vergognose prese per il culo sfacciate, più facevo finta di niente, abbozzando. Ah, le bozze!

Sì, un vero editing che resettava questo continuo lor mettermi i puntini sulle i. E dire che dovevo prendere ripetizioni. Io, che posso dare scuola a professori sgrammaticati e a letterati improvvisati. Dispensatori di banalità a buon mercato. Ah ah.

Più, considerata la mia immacolatezza, gli adulti facinorosi e maliziosi volevano annerirmi nella loro visione sporca della vita, adulterata, contraffatta, iper-corrotta (e vai di sinonimi), più io rimanevo intatto, ostentando una purezza misericordiosa tale da smacchiare ogni loro pensar male da traviati codardi.

Sì, non fidatevi degli adulti. Come sa Bob De Niro di Cape Fear, conoscono troppe trappole. E cercano di farti cadere. Loro fanno e disfano ma ti colpevolizzano anche se te fai solo una…

Una sega? Una canna? O entrambe? La domanda è retorica e non si pone, avete compreso il moralismo e il bigottismo di fondo. Ed è questo l’importante.

Ah, questi vogliono lordarti nei loro buchi. E lodarti soltanto se ti laurei con lode, una laurea comprata dietro leccate di culo cattedratiche. Ah ah!

E ti scavano la fossa se, come dicono in meridione, hai l’aria del fesso che non pensa, a differenza di loro, laidi, unti e bisunti, malandrini e dotati di una sempre vogliosa ocarina, continuamente, maniacalmente, anche maial-mente alla fessa.

Fessa, al sud, significa passera, vulva, in una parola povera figa. Detta anche sgnacchera, patonza, pezzo di lonza. Figa che può esser stronza e talvolta, scassando il cazzo a dismisura, troppo ti gira attorno perché ne vuole, sì, ronza. E a questo ronzio preferisco mio zio. Che se ne fotte.

L’uomo medio n’è ossessionato. Da cosa? Ma dalla coscia. Tutto ciò che fa nella vita sottende soltanto il volerlo tendere per ottenere godimenti animaleschi. Dietro o davanti le tende, quel che importa è averlo sempre teso. Un vero e proprio ottundimento non certo dell’uccello ma del cervello. E poi avemmo anche quegli altri ipocriti, i Neri per Caso, quando c’è sentimento, non c’è mai pentimento.

Ah no? Ad esempio, il mio vicino ha una nera per casa. È la badante del Ruanda che, in assenza della moglie, donna buona come il Panda, scopa il pavimento e anche sul divano col vicino stes(s)o. Vicinissimo.

Non c’è sentimento, è solo una scopata da traditore della fede coniugale, e non c’è neanche il pentimento.

Se ci fosse, la moglie, scoperte le corna, chiederebbe il divorzio con tanto di assegni di mantenimento, alimenti e possibili aumenti.

Ah ah.

Sì, non sono misogino. Le donne vogliono solo i soldi, gli uomini solo quella… tutti e due i sessi fanno schifo al cazzo, diciamocelo.

In Italia son tutti santi e poi scopri che, di nascosto, scrivono commenti alle modelle tope del tipo:

Che bella foto, Tatiana, vorrei scattartela io la prossima volta. Io so quando scattare. Tu, dolcezza, sai quando arrossire come questo bel tramonto che vedo alle tue spalle? Guarda che mare! Facciamo il bagno? Ti offro da bere.

Sono uomini integerrimi, tesissimi, chiamano anche le loro concubine tesori!

Sì, l’uomo medio non studia e fa carriera per migliorare la sua posizione sociale e per potersi emancipare dal degrado e dal sottosviluppo, per arricchire le sue conoscenze al fine di un maggior grado, non solamente istituzionalmente istruttivo, ma cognitivo, bensì per avere una posizione gerarchica tale da poter farsene tante in tutte le posizioni. D’imposizioni, soprattutto.

È un essere infimamente, infinitamente subdolo e maligno. La nostra società n’è colma e io ne ho piene le palle.

Adesso che, giunto all’approssimarmi lontano da una vita approssimativa, conosco di quest’esistenza ogni falsa informativa, ho bisogno, parafrasando Edgar Allan Poe, di sgravarmi l’anima. E di svuotarmele.

Tanto, mi sono aggravato. E oramai non posso più dar retta, giustamente, alle vostre infamie gravose. Da gente che mi vuol raddrizzare ma ce l’ha sempre rizzato a cazzi suoi.

Non sto (d)ritto, vi sarò diretto, anzi sol nel retto. Andate a fanculo!

Sì, nella vita v’è sempre un gravame infame. E io di questo vostro sesso puttanesco non ho nemmeno sete.

Andate a parare lì. Puntualmente, con una ripetitività allucinante. E dovrebbero veramente curarvi dai deliri schizoidi del desiderare ossessivo vostro di schizzare, spaccandovi le ossa.

Siete psicotici, psicopatici, paranoici, soprattutto noiosi. Libidinosi, velenosi, in una parola ignominiosi.

No, non sono il giovane Holden, io non mi tranquillizzo nel finale consolatorio.

Il finale di ogni mia opera letteraria è impeccabilmente un pugno allo stomaco.

Se, dopo averlo letto, vi fate schifo, il gastroenterologo vi curerà.

Se non riuscirà lui, non affidatevi agli psichiatri. Vi sederanno e basta. Reprimendo le vostre incazzature contro il sottoscritto.

Avete una sola possibilità di cura. Con tanto di mia fattura.

Vi faccio un esempio:

– Dottor Falotico, ho letto il suo libro. Finito che ho avuto di leggerlo, ho compreso che io della vita non ho capito nulla.

– Perché? Prima d’iniziare a leggerlo aveva qualche dubbio?

– Che vorrebbe dire? Che sono scema dalla nascita?

– No, ci mancherebbe. Dalla nascita no, assolutamente. Dall’età di venticinque anni in su, abbastanza.

Prima credeva all’amore, a sentimenti nobili. Poi si è sposata un miliardario e ha fatto la bella vita.

Bella vita per modo di dire. Perché, appunto, lei è una frustrata.

– E quindi?

– Ora si piglierà pure una frustata!

– Senta, dottor Falotico. Lei non me la racconta giusta. Mi farebbe vedere, per cortesia, che c’è lassù, sulle mensole?

– Certamente.

– Cazzo! Ma sono dei Blu-ray porno!

– Sì. E dunque? Mi fa scomunicare dal papa? Forza, zoccola, via dai coglioni!

– Lei è un peccatore, un mostro!

– Eh, come no. Al massimo sono uno che, se continua così, mi sa che dovrà trovarsi un lavoro da Earl Stone per tirare… a campare.

– Che vorrebbe dire?

– Eh sa, bisogna arrangiarsi. Coi libri, nonostante il mio impegno profuso e la mia anima disossata, non posso sicuramente pagarmi le bollette. È urgente che mi trovi qualcosa di più stabilmente economico.

– Eh, ma l’arresteranno!

– Tanto mi hanno arrestato pure prima.

– Che vuole dire?

– Vede, signora, ero talmente puro che m’hanno fatto passare per pazzo e volevano internarmi.

– Davvero? Ma è uno scandalo!

– Lo so!

– E questi qua che l’hanno accusata… lo sanno che lei lo sa?

– Sì, lo sanno. Ma vanno ogni domenica a messa a cantare Osanna!

Senta, signora. Se mi vuole bene, mi prepari un buon piatto di lasagne.

Ora mi scusi, però. Ho ricevuto una chiamata da Los Angeles.

– Grande! L’hanno presa per un film di Hollywood?

– No, sono quelli degli effetti speciali di The Irishman. Pare che le scene in CGI di Bob De Niro da giovane non siano convincenti. Vogliono che “doppi” io De Niro.

 

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

 

“Machete Kills”, Teaser Trailer


30 May

“Sin City 2…” & “Machete Kills”, i Teaser Poster


18 May

 

Immagini “sporche”, fumettistiche, che si commentano da sé.

 

 

 

(Stefano Falotico)

Rodriguez “imbizzarrito” fra due “sequel”: “Machete Kills” e “Sin City 2…”


17 Apr

 

È la notizia che tutti i fan, trepidanti, “inarrendibili”, “ostinati”, attendevano.

Ma, Robert Rodriguez li “smarcava”, eludendo il “Sì”, immancabilmente a ogni intervista.

“Fuorviando” furbescamente la domanda.

 

Adesso, però, è stato “messo alle strette”, e non può più mentire.

Perchè è proprio la Dimension Films, a darne l’annuncio ufficiale.

 

Sì, il seguito di Sin City si farà, e non dovremo aspettare molto.

Primo “ciak“, infatti, fissato già per quest’Estate.

 

E un “sottotitolo” molto ammaliante: A Dame to Kill, una dama da uccidere.

 

Non ancora svelato il cast, anche se ci saranno, certamente, molti ritorni, a partire da quello, credo, assodato di colui che certo non può mancare, Marv, il meraviglioso Mickey Rourke del primo “episodio”.

Ho sempre voluto tornare a collaborare con Frank Miller e fare ritorno in quell’universo creato nel 2005 fin dal giorno in cui abbiamo iniziato a girare il primo film, ma sentivamo la necessità di attendere il momento giusto, quello in cui avremmo avuto a disposizione un materiale eccezionale, per non deludere le aspettative dei fan. Il nostro nuovo film vale senza dubbio l’attesa.

 

Intanto, Rodriguez sta per entrare nel vivo delle riprese anche del seguito di Machete…

Già, quasi, assoldati Mel Gibson e Michelle Williams.

 

 

Hartigan… Bruce Willis.

 

 

Nancy… Jessica Alba. Wow!

 

 

Dwight & Jackie Boy…, Clive Owen e Benicio Del Toro.

 

 

Marv…, appunto, Mickey Rourke.

 

(Stefano Falotico)

Il ritorno di Machete, che uccise, “uccide”… e “uccide(rà) ancora”


07 Feb

 

Sia Robert Rodriguez sia Danny Trejo, l’avevano promesso.
Sarebbero tornati “tronfi” e trionfanti, con il seguito del loro immenso Machete.
Alla fine dei credit, infatti, del primo film, compariva la scritta che le avventure di questo “Cappitan Fracassa”, delle lame e del “tamarrismo” cavalleresco d’implacabil invincibilità, sarebbero continuate in ben due sequel: Machete Kills & Machete Kills Again… in Space!
Dopo aver fatto a polpette, letteralmente e “affilatamente”, i suoi nemici con gli “sbudelli” del “primo episodio”, oggi riceviamo la conferma ufficiale, che le riprese del numero 2 son già alle porte.

È “Deadline” a riportarne l’esclusiva:

 

Robert Rodriguez Wielding ‘Machete Kills’ With AR Films’ Alexander Rodnyansky

 

By MIKE FLEMING | Monday February 6, 2012 @ 8:52pm EST

 

EXCLUSIVE:Robert Rodriguez is teaming with producer Alexander Rodnyansky to hatch a sequel to the 2010 action film Machete. Titled Machete Kills, the film is the second in a planned trilogy with what, for my money, is the best ever trailer tag line: “This time, they fucked with the wrong Mexican!” The film will be produced and financed by Alexander Rodnyansky, whose Hollywood expansion plans include a $120 million film fund with Media Talent Group’s Geyer Kosinski. AR Films U.S. is a new partnership between AR Films and Aldamisa Entertainment, whose Sergei Bespalov will manage worldwide sales of Machete Kills in Berlin.

 

“The fan response to the Machete character has been fanatical since his first appearance,” Rodriguez said. “Machete is truly a super hero and Machete Killswill be bigger and more ambitious than the first time.”

An April production start is being eyed. Talks are underway for Danny Trejo to reprise the title role. Rodriguez expects many of the original cast to return, at least those who didn’t end up sliced and diced in the first film by Trejo. The film is a Quick Draw Production, produced by Rodriguez, Rodnyansky, and Quick Draw’s Aaron Kaufman and Iliana Nikolic, and Sergei Bespalov and Rick Schwartz. A script has been written by Kyle Ward, and developed by Rodriguez and Marcel Rodriguez. The aim is to get Trejo back into a signature role that began with a parody movie trailer that was featured between features in Grindhouse, the B-movie feature homage made by Rodriguez and Quentin Tarantino in 2007. Machete, the feature, came out in 2009, and starred Trejo, Jessica Alba, Michelle Rodriguez, Jeff Fahey and Robert De Niro. It grossed $44 million worldwide on a $10.5 million budget and showed, among other things, that a bad guy’s intestines can be employed as a rope ladder if you work it just right.

The new film finds Machete recruited by the U.S. Government for a mission which would be impossible for any mortal man. Machete must battle his way through Mexico to take down a madman cartel leader and an eccentric billionaire arms dealer who has hatched a plan to spread war across the planet with a weapon in space. Machete takes on an army in an effort to dismantle a plan for global anarchy.

“Alexander has a tremendous background in moviemaking and huge enthusiasm for continuing the Machete legend onscreen,” Rodriguez said. “I’m really looking forward to working with Alexander and Sergei Bespalov.” Here is a reminder of some of the mayhem Rodriguez and Trejo brought to the screen last time.

 

Si dovrebbe quindi girare ad Aprile, sebben del cast, ancora, oltre a possibili “rientri”, aleggia come sempre un allettante misterone.
Questa volta, il nostro eroe, sarà addirittura ingaggiato dal Governo degli Stati Uniti (be’, come nel primo…, che si trami di “doppigiochismi” a eliminarlo?), che gli affiderà una missione impossibile: combattere un pericoloso cartello messicano e uno spietato bilionario, entrambi “in combutta” per distruggere la Terra con un missile spaziale. Eh!!!

 

Be’, a questo punto, mi par doveroso far un passettino indietro, e rinfrescar, o spolverare, la memoria a chi non è stato “impolverato” da questo messicano “sbagliato“.

 

 

Lo chiamavano Machete…

Film d’apertura di “Venezia 2010”, Fuori Concorso, sezione Mezzanotte, lo vidi il Giorno seguente in un assolato orario “improponibile”, un brillante Mezzogiorno di fuoco.
In compagnia delle solite “baraonde” e della mia tequila bum bum nel cervello. Film assaporato in fretta, nel mio gran spolvero, quasi mi soffiò “pifferaio” magico dei suoi eccessi, con furtive occhiatine ai miei “ormoni” tra il serio e il faceto, quasi sempre coniugi di totali passioni per il Cinema tutto, per le sue discole, “burrose” immagini intrepide da “fumetto” scacciapensieri che impicchino e trucidino la noia.
Io amai Machete, e, dopo averlo visto in “italiano”, doppiato per intenderci, lo amo ancor di più sotto un'”altra veste”, forse per via, anche, della guascona voce di Stefano De Sando/Bob De Niro o per i facili “cazzo” sparati a raffica che non chiedono “troppo”.

Un film può essere, va da sé, tante cose, un burlesco sberleffo alle regole o le imputridite rigidità di stilemi e codici vetusti. Rodriguez qui shakera se stesso, s’innaffia d’allegrezza, abdica senziente al “darcela a bere”, imbevendo il suo “Cinema” di una “pensata” ma non pen(s)osa goliardia, il barocchismo sfrenato che diviene “balocchismo”.

È quella timidezza in cui screpoli te stesso, immaginando di baciarla “appeso” a paure già uccise.
Il tremore che è ora briosa “sciocchezza” dell’annusartene, della vita, e sfamarti o “sfumarti”dei suoi tanti diletti.

Rodriguez è come un infante col “cannone” che ci sospira le sue poco “dolci” immagini, per nulla “al cannolo”, quando le iterate “blasfemie” assumono le labili squisitezze del giuocarla, dell’estro esuberante da giostraio che si “camuffa” cowboy, libera “vacuità” che è memore di tanto Cinema deglutito, buttato giù e ricre(t)ato.

Capricci dell’enigmatiche mie tante vite e il mio carezzevole giacerne flessuoso, tortuoso e giocondo, dinamico restauro della virginale mia anima “vagabonda”, l’illibarla perpetuamente o fonderla nei più purpurei crepuscoli, rinsavirli d’aurore soavi, tergerne le ombre o miracolarli di alcolici dardi lucenti, fra buie grotte e venti tiepidi d’Oriente, la mia danza del ventre, lo “spoglio” pudore o sfide al mio stralunato Joker nottambulo, arriso dall’Ego serioso. M’accendo in vividi lampi di ribalda cavalleria e, poi, quest’armonioso impeto per un po’ si ritrae e si rabbuia, colorato solo d’ispido mero nero, anima che si nascose, elettasi moribonda si tatua orgogliosa di contagiosa felicità che, “intimorita”, svanì e, poi, vittoriosa, riemerse. Gioisco giuocando!
Apparenza che inganni me stesso , lo svii e, talora mi (e)viri, mi capto nell’altrove, forse eremita in tanti dove.

I film… li abbelliamo, noi li lambiamo o ce n’immergiamo, vi sfochiamo i contorni o l’infiammiamo, circuiti o solo sedotti nei loro laghi “sedati”.

Sono un Genius, forse, anch’io son avvezzo a non prendermi, come Robert, sul serio, e quindi questo è il mio inappellabile e quanto vorrete “discutibile” Ipse Dixit…

Innanzitutto chi è Machete?
Machete è, ca va sans dire, Machete, virile anima orsuta di un corpo che “languì”, s'”accecò” ombroso imbrunendo, già esperì la durezza macha nelle grinze della pelle, turbolenza di patiti dolori, di uno schiumoso tormento d’ermetiche rabbie o loro naufragio in giubilo, festa viscerale che s’issa in pompa magna trionfante, guerriero d’aura nostalgica della prode leggenda, profumo di selvaggio West che si desta da, pacioso “dormiente”, a incarnate albe, deflagra nella catarsi liberatoria del suo possente respiro in vulcaniche, sanguinarie, zampillanti eruzioni, osceno, goliardico furore di membra squarciate e divelte, forse nell’ira da stoico vagabondo, rifulgendo, rimembra chi era, mastodontico si erge a chi sarà… raffrenati istinti esplosi nell’irriducibile, parsimoniosa bramosia di nuove eroiche imprese, sgualcita anima, baluardo di una remota epoca di sussurri arcaici, lupo scarnificato nel suo torbido amplesso che (s’)ammalia, carezza peccaminose, turgide donne, le gusta affamato palpitandole, svelandole muliebri qual spesso, pudiche o troppo vanitose, si celano, ne bacia il loro “buio” in floreali unioni “perverse”. Perentorio e gaudente agli orgasmi della vita, scardina le efebiche regole d’attrazione di bugiardi lustrati nella “raffinatezza”. In un Mondo plastificato d’idioti gentili, Machete emana il felino fascino sensuale della “(s)gradevole”, combattiva irruenza, della maschia buffoneria della sua tersa autenticità, rottame o ultimo dei mentecatti, Dracula “creaturale” che offusca, negli ardimenti volgari, nelle focose passioni, le vanesie, futili ambizioni dei “leggiadri”. “Bestiale fanciullo” dalla portentosa grinta adultera ai taciti sguardi di chi, ipocrita, ubbidisce mortifero a false regole di bon ton. Colossale Totem, come simpaticamente lo blandiranno, inimitabile freak che, glorioso, espolia la sua disinibita nudità. Noi, avvinti dal monumento vincente di sé che imbastì, non possiamo che adorarlo, intoccabile idolo, forse inattaccabile.
Machete è il rancore assopito, le evanescenti bellezze delle malinconiche urla o sua rabbiosa m’anche gioiosa euforia. Amandolo, lo ribadiamo nel suo trono, assurto ad Angelo truculento, a divoratore invincibile dei cattivi. Ex federale che s’intorpidì e si foderò, inghiottito nella “decadenza” del suo sé romantico all’oscuro di tutti, ora, nei suoi lunari fibrillii, rifulge a noi per brillarci ancora.
Nella furba, corrotta demagogia di politici dalle bocche impastate e dalla grottesca “baldanza”, fra loschi squali “pornografi” dell’anima, è quasi un candido, fiero maledetto ed eburneo, ferale omicida.

Dopo i tetri viaggi nella Notte delle ambigue maschere di Sin City, metropoli scalfita dalle sue cupidigie, dopo i lugubri fasti e i pasti zombi dell’apocalittico fumettismo horror di Planet Terror, Robert Rodriguez firma e plasma un altro “gioco” meraviglioso, con budella, sangue e uova al tegamino, salsa chili di carni macellate, con pazzo, indomabile divertimento, splatter-luna park per il puro gusto “morboso” di chi lo gusterà. Forse le nostre coagulate ansie che lo bramarono e, nel giovamento di questa visione, si fomentano ardite, e, in questa sua follia, ardenti.

Capolavoro.

Io, senza pensarci due volte, inviterei Michelle Rodriguez, Jessica Alba e Lindsay Lohan per una “bagorda” grigliata al pepe. Perché la vita è meglio se in quattro “moschettieri”, uno, come l’ha definito “FilmTv”, Capitan Fracassa, e il terzetto femminile per il suo bollente Spirito.

(Stefano Falotico)

 

Questa, invece, la recensione di Simone Emiliani per “Sentieri Selvaggi”.

 

E, qui sotto, il trailer:

 

 

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