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La mia previsione per la nomination Oscar al BEST ACTOR: poi basta con Woody Allen, con Cameron Diaz, con Fellini e i rincoglioniti, evviva De Palma e De Niro!


03 Jan

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Sì, questa è la mia previsione. Se risulterà azzeccata, non offrirò da bere a nessuno. Tantomeno a me.

Gli Oscar sono un gioco, un giochino, una lotteria e anche quest’anno non ho vinto quella di Capodanno anche perché non la giocai.

Per anni sognai però che Brian De Palma realizzasse un suo progetto mai compiutosi, ovvero Toyer, tratto da un libro di Gardner McKay.

Brian, non quello di Nazareth, bensì De Palma, covò a lungo il sogno di trasporre sullo schermo l’opera di McKay. Qualche anno fa, parve che tutto fosse pronto per i primi ciak. Il protagonista doveva essere Colin Firth.

Sì, io adoro Brian De Palma. È uno dei veri geni del Cinema anche se, ultimamente, va ammesso che non è più quello d’una volta, quello di film sensazionali e, appunto, al cardiopalma. Thriller magnifici come Vestito per uccidere, classici epici come Gli intoccabili, emozionanti parabole discendenti e tragedie scespiriane come Scarface e Carlito’s Way, pellicole potenti e indimenticabili come Blow Out e Omicidio a luci rosse.

Brian è l’incarnazione del suo maestro preferito, Alfred Hitchcock, misto all’essere un virulento e poliedrico, anche caleidoscopico, poeta del surreale. Un esteta, un abissale perfezionista, un uomo strano, amante dei noir, delle notti torbide, dei misteri irrisolti da lasciare brividi sulla schiena da accapponare la pelle.

Prendete Omicidio in diretta e Redacted. Due grandi film. Memore anche di Orson Welles, Brian ribalta tutte le aspettative dello spettatore a ogni scena, depistando l’occhio di guarda e accecandolo di piani sequenza da capogiro. Brian, vertiginoso, uomo che idolatra Vertigo, volteggia nell’anima dello spettatore e lo perturba, lo angoscia, lo mette a disagio, sconvolgendo ogni sua certezza bacata.

Quando credi di aver capito come andrà a finire la storia, Brian ti stupisce, regalandoti twist che M. Night Shyamalan si sogna, poveri baccalà. Ah ah.

Brian è un genio inarrivabile, uno dei miei registi preferiti in assoluto. Allora, prese James Ellroy e rielaborò Black Dahlia, donandoci un film che travisò il romanzo in più parti e allo stesso tempo lo reinventò, lo scompose e poi, essendo lui campione dei puzzle, nuovamente lo architettò secondo il mosaico della sua mente barocca, bizzarra e bizantina a forma della sua magica Arte cristallina.

Sì, assomiglio parecchio a Brian, altrimenti non mi piacerebbe.

Cioè canalizzo, introietto, capto, inghiottisco, sublimo e reinvento le mie peggiori paure nel dare a esse una forma espressionistica con tendenza al cubismo.

The Mask, rielaborazione banale delle Folli notti del Dottor Jerryll, gli ho sempre preferito il più veritiero e agghiacciante Doppia personalità, sebbene quest’ultimo non sia fra i film migliori di Brian.

Sì, come il protagonista di Toyer, nella mia vita fui etichettato come “psicotico” con tendenze mortifere da semi-pervertito e necrofilo, fui accusato di essere un mezzo pedofilo poiché adorai e ancora venero Melanie Griffith di Bersaglio di notte di Arthur Penn. Di mio, dicono che a volte assomigli a William Baldwin di Sliver ma sono gli altri a spiarmi. Sì, la gente è come Robert De Niro di Hi, Mom.

Allora, cosa dovremmo dire del grande Antonio Banderas? Sposato da anni con Melanie, interprete di Femme Fatale? Ah, questo dovremmo dirgli. Avrà anche interpretato Picasso ma la sua vita è ora Dolor y gloria poiché, anziché sposare Melanie, avrebbe dovuto dare Lezioni di anatomia a Rebecca Romijn.

Sai uno spagnolo che spagnole?

Sì, Melanie fu sopravvalutata così come Cameron Diaz. Codesta oca s’è ora ritirata dopo aver tirato molte oche e, di conseguenza, essersela tirata da porca, no, orca, no, topa.

Ma smettiamola. Voi sbavate facilmente, vi conosco, sapete? Cameron, sì, certamente è una cubana dal culo da cubista. Essendo natia di Cuba, forse è ancora castrista. Insomma, solo a un castrato non piacerebbe ma io vi dico che ha una bocca da papera ed è rifatta più di Pamela Anderson.

Voglio tirarmela da Daniel Day-Lewis, detto “Il macellaio”, di Gangs of New York. Va fatta a fette, diciamocela, è solo una ladra, una sgualdrina, una mentecatta, una suina buona solamente per la mortadella. È pure troppo pallida come la mozzarella.

Piace tantissimo a Enrico Magrelli. Per forza, Magrelli si accoppia con carne magra. Magrelli però non è magrino ma ha una bella pancetta, detta anche bacon.

Insomma, prendete questa Cameron, datela in pasto a un affamato del Camerun e conditela con salsa piccante assieme ad altre patate al forno. Spruzzatevi sopra della maionese e strapazzatela.

Guarda un po’ se devo perdere tempo con questa polla che vuole solo la quaglia arrosto.

Cari porcellini, finitela di cazzeggiare.

Sta arrivando nei cinema l’ultimo film di Clint Eastwood. Arrivate voi a novant’anni con questa classe e poi ne riparliamo. Vi vedo già sul moscio.

Clint non è mai pensionabile.

Woody Allen invece sì. Sono anni che s’è rimbambito.

E poi basta con questa magnificazione di Federico Fellini. Nacque a Rimini, girò i Vitelloni ma io l’avrei ficcato a Parma, patria del prosciutto e dei tortelloni.

A proposito, voi davvero credete alle cazzate che dico?

Ah sì?

Fate bene, tanto ne sparate più di me.

E questo è quanto.

Pigliatevi questo video e buon Fantasma del palcoscenico, no, buon Joker a tutti.

Ricordate, sono o non sono Il falò delle vanità? Certo che lo sono.

Finisco con questa: se pensate che io sia felice, vi sbagliate. Se pensate che io sia infelice, lo stesso vi sbagliate. Di mio, riesco a essere sia Michael J. Fox di Vittime di guerra che Tom Cruise di Mission: Impossible.

Insomma, un casino mai visto.  Adesso comunque voglio farvi ridere.

Come molti di voi sapranno, nella notte di San Silvestro fui a Monaco di Baviera.

Per anni vissi, fra l’altro, da mon(a)co.

Al che, mentre passeggiai per le strade tedesche, pure le olandesi mi fissarono, lanciandomi occhiate furtive e vogliose. Mi sentii male, sì, a me spesso il sesso, anziché darmi piacere, mi crea panico.

Da questo turbamento, nascono le mie malinconie, le mie creazioni, le mie dissociazioni-associazioni e il mio stream of consciousness.

Ora, dopo cinquemila anni, avete compreso di non aver capito un cazzo di me. Nemmeno io.

Ah, è davvero orribile essere come Stephen Dorff ed essere spacciati per Cecil B. DeMented. Si tratta di una cattiveria mostruosa.

Eppure, ribadisco, evviva Sean Connery, Kevin Costner ed Andy Garcia!

A parte le auto-celebrazioni, ma che film che è The Untouchables. Piango sempre quando ammazzano Sean.

Così come sarebbe uno scandalo non candidare agli Oscar Bob De Niro per The Irishman.0040030480860230_10215369939304568_7375210608242720768_o

 

di Stefano Falotico

Ho dei dubbi che The Irishman, riguardando Scarface di De Palma, sia un capolavoro così come credo che DiCaprio non meriti di avere più nomination di Al Pacino


26 Dec

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Parte goliardica da Porky’s. Non ho detto da porci, da Porky’s, il famoso film di Bob Clark che all’epoca fece scandalo ed è invece solo una sorta di Scuola di polizia senza pulizia, ah ah

Sì, The Irishman è un capolavoro? Secondo una falange di critici, irrimediabilmente perdenti o solo pendenti dalle labbra di Scorsese, lo è, indiscutibilmente.

Una panoramica e parabola malinconica, di natura proustiana, sulla caducità del tempo, filtrata attraverso la coriacea ottica, senza retorica, di un uomo apparentemente fallito.

Un Frank Sheeran incarnato da e in De Niro statuario, apoteotico simbolo gangsteristico di altri “loser” celeberrimi da lui stesso resi celebri.

La segmentazione, l’ideale prosecuzione, la rigenerazione ad libitum nella deaging granitica, robotica della sua leggendarietà attoriale, trasfusasi in una CGI opinabile, forse non del tutto perfezionata, aspramente criticata dai maniacali certosini snob da prendere onestamente a testate, non giornalistiche.

Le classiche personcine perennemente scontente, eternamente insoddisfatte alla ricerca d’una idealizzata perfezione, d’una intoccabile purezza e completezza che invece è quanto di più brutto possa esserci, non solo nel Cinema, bensì nel concetto stesso di bellezza in senso alato e anche lato b.

Una perfezione dunque illusoria, irrealizzabile, fantomatica e oscena. Inculante.

Per esempio, a mio avviso, non è bellissima una donna esteticamente, a prima vista, perfetta. È semmai un manichino palestrato adatto a facili gioie ormonali di natura prettamente eiaculatoria, masturbatoria, dunque untoria e poco romantica, sebbene abbia sortito l’eccitazione con tanto di spermatico spumante fantastico. Ah ah.

Poiché, si sa, la donna vestita in abiti attillati, dunque attizzante, scatena il capriccio schizzante d’ogni macho membro di tal mondo oramai alle strette e alle tette, cioè succhiante solamente l’istinto genetico e primigenio di tale imbuto da poppanti ingenui. Esternatosi nello sfogo estemporaneo della frustrazione quotidiana da riversare in un fazzoletto ove espellere e depositare ogni ira e ogni stress pressante dopo averlo avuto tutto in tiro per un finale che sembra brillante, invece è solo maleodorante. Ah ah.

Impazzano le donne perfette su Instagram, sfilando in una vetrina da macelleria di corpi monumentali fotografati e scanditi, distillati in regolare reiterazione anti-emotiva, anti-empatica. Sinceramente antipatica.

Sì, vedi un bel culo e sodamente qualcosa s’ingrossa indubbiamente tangibile e presto incandescente per la lavica colata da lì fuoriuscente. Ma è un tirarsela momentaneo che svanisce presto come la non durevole erezione d’un mondo oramai fottuto nella perdizione, asfissiato e spremuto, unto e bisunto nello sbraco collettivo e nei gemiti edonistici d’una società arrivista e impunita. Diciamocela, sputtanata.

Insomma, una donna è bella a cazzo mio. Non sopporto più questi corpi che non emanano vero calore dell’anima, detesto queste donne di poco cuore che vorrebbero sprigionare ardore quando invero sono soltanto poco signore. Ma per favore!

Sul sito Gli spietati, leggo recensioni, in merito a The Irishman, da farmi accapponare la pelle e incazzare, scritte alla buon’ora da parte di uomini senza palle che non meritano manco una suora. Una suola, sì, cioè una pedata per sbatterli nella topaia del loro solaio.

I quali ebbero l’ardire di scrivere certa roba:

Scorsese vira troppo all’Affresco Americano tipo Oliver Stone, rischia di sovraccaricare lo spettatore di informazioni e perde un po’ il controllo della situazione. Il film si sfilaccia, sbanda, annoia, per poi riprendersi nella parte finale (tutta l’escalation di suspense umana ed emotiva che culmina nell’uccisione di Hoffa da parte di Sheeran) che si chiude definitivamente, però, con un rischio di pietismo senile evitato per un soffio (ma comunque evitato).

Certo, si tratta di un bel film, ci sono momenti alti, indubbiamente bellissimi (la telefonata di Frank Sheeran alla moglie di Jimmy Hoffa) e De Niro trova il personaggio perfetto per dare un senso compiuto alla sua recitazione sempre più statica e rarefatta. Ma l’ultimo di Scorsese rimane un film smisurato, diseguale e forse incapace di giustificare a pieno i 210 minuti richiesti per poterne godere.

Lasciando stare le escalation e ogni “eiaculation”, aveva ragione Adriano Celentano. Questi critici della minchia sono in piena zona svalutation. Ah ah.

Sì, si fanno i pompini a vicenda in questa Pulp Fiction di troiate. Angelo Bruno/Harvey Keitel lo sa, lui è Mr. Wolf, cari volponi. Poveri cazzoni!

Suvvia, guarda quello. Crede di essere Joe Pesci, in realtà è quello che è, ovvero un pescivendolo.

Molti di questi critici s’infervorano come Al Pacino/Tony Montana di Scarface.

Sì, Al è bestiale. S’incazza di brutto quando sua sorella, la Mastrantonio, va nel bagno con l’amante semi-siculo tutto impomatato e di sé sicuro che prima le tastò il culo per poi darle il gel alla Tutti pazzi per Mary.

Sì, ah ah. MARY Elizabeth Mastrantonio, donna che piace a ogni uomo di nome Anto’, in americano Anthony. Come il Provenzano/Stephen Graham e tutta la compagnia di omonimi. Ah ah.

Sì, in questa vita da falli, no, falliti, fate i trenini come nelle catene di Sant’Antonio e pensare che, in Italia, avemmo pure Lietta Tornabuoni. Che come donna era più brutta della Mastrantonio di The Punisher, come critica abbastanza buona ma non buonissima. Cioè severa nei giudizi. Ah ah.

In entrambi i film di Brian De Palma con Al Pacino, dunque il succitato Scarface e Carlito’s Way, vi sono sequenze al cardiopalma, appunto, nei bagni sporchi e fetidi delle discoteche e stanze con dipinti di rosse palme. Ambienti per donne strafighe come Michelle Pfeiffer ma anche per uomini e donne da De Filippi. Da gente che non possiede il vivo nitore delle sessualità (im)pure del Cinema di Pedro Almodóvar.

Grande uomo, Pedro. Uomo che non è un uomo ma ama le donne e pure gli uomini. Ah ah.

Evviva Rossy de Palma con la d minuscola e la sua faccia da Picasso. Cazzo!

Bagni merdosi ove il corrotto avvocato Sean Penn tastò la mulatta, lei l’allettò, anche allattò nella latrina e non in un comodo letto. Sean spalmò quello che sapete e poi fece il botto, sudando freddo in ospedale come se fosse macchiato d’olio. Ma, dopo tutto quest’accaloramento riguardo The Irishman, sto qui a riflettere come De Niro. Nella solitudine delle mie malinconie decadenti.

Purtroppo, mi spiace per Scorsese. Scarface è un film superiore a The Irishman. Poi, con tutto il bene che posso volere a Bob De Niro e ad Al Pacino, C’era una volta in America e Scarface sono più belli. E loro erano davvero più giovani, più cazzuti, più fighi e forse anche più bravi. In Scarface si respira una forza immane. Una passione quasi cristologica di livelli abissali. Con questi colori incendiari e la stupenda fotografia cremisi di John A. Alonzo, con queste impressionanti scenografie kitsch. Quasi trash!

Pacino, rosso di rabbia e super permaloso. Pacino, sì, fuori di testa, megalomane e senza freni, ringhiante, animalesco, manesco, puttanesco, con queste scene di gelosia indimenticabili e strazianti, con questo ritmo isterico, con una colonna sonora da brividi. Ce la vogliamo dire?

Senza nulla togliere all’originale, lo Scarface con Al e Michelle Pfeiffer è una genialata derivativa, certo, ma partorita dalla fervida mente d’uno dei più grandi cineasti di tutti i tempi, Brian Russell De Palma.

Allora ha ragione Mereghetti. Prima diede a Scarface due stellette e mezzo. Quindi tre. Ora è passato a quattro. Cioè capolavoro assoluto. Il Cinema di Brian De Palma è un delirio totale così come la discesa nella scalinata di Joker, così come John Rambo. Cioè, quando parte in quinta, non ce n’è più per nessuno.

Un Cinema energico e furioso, voyeuristico, anche nichilistico, senza psicologie olistiche né stronzate utopistiche. Senza riflessioni didattiche, senza panegirici e spiegazioni da inutili teorie quantistiche e scientifiche, un Cinema che spinge in maniera costruttivista. A volte è fancazzista, a volte hitcockiano, a volte ti spupazza, ti strapazza e di emozioni sanguigne t’ammazza.

Spinge nel “push”.

Ricordate: d’altronde, Brian è il regista de Il falò delle vanità. E ho detto tutto… Ah ah.

Parte seconda: Brian De Palma appartiene alla New Hollywood ma, a differenza di Scorsese, Coppola e Spielberg, mai vinse un Oscar

Una doverosa precisazione scabrosa più di Omicidio a luci rosse e Vestito per uccidere, più agghiacciante di Blow Out.

Fu colpa di Al Capone e dell’era del Proibizionismo? Sì, pure altri geni come David Lynch e Cronenberg non possono fregiarsi di un Oscar. Ma almeno furono candidati.

De Palma manco questo.

Sì, al giuria degli Academy Awards dev’essere come John Lithgow di Doppia personalità. Prima disse e dice che quasi tutti i film di De Palma sono capolavori, poi non li candida per la statuetta.

Ultimamente, Brian deluse non poco anche i suoi più accaniti ammiratori. Al suo Domino è preferibile, pensa te, il Domino di Tony Scott.

Brian De Palma può non piacere.

E ora la sparerò grossa. Non essendo mai stato premiato né nominato, a parte Mission: Impossible, a Brian non diedero molto credito, di conseguenza neanche tanti danari.

Ma è più grande di Scorsese e Coppola.

Purtroppo, sì.

 

di Stefano Falotico

Robert De Niro oramai fuori dai giochi dell’Oscar, una sconcertante, clamorosa esclusione e i miei registi e attori del futuro. Ma quale futuro? Ah ah


12 Dec

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Sono davvero Russell Bufalino, no, imbufalito. Oltremodo incazzato come un Al Pacino estremamente sopra le righe e furentemente infervorato. Ho un diavolo per capello. De Niro, come sap(r)ete, è stato escluso dalle candidature dei Golden Globes e soprattutto degli Screen Actors Guild Awards. Salvo per un miracolo, no, salvo un miracolo, ah ah, non lo vedremo nella cinquina dei nominati agli Oscar come miglior attore.

Trovo che ciò sia riprovevole, imbarazzante, oserei dire perfino allucinante.

Ma come? L’attore protagonista della pellicola, assieme a Parasite, meglio recensita dell’anno, del film che con molta probabilità vincerà i premi maggiori, non sarà candidato?

Ma è uno scandalo! Chi è stato l’artefice di tale complotto? Forse Tommy Lee Jones di JFK. Forse Fidel Castro, da lassù, con la sua “baia dei porci”.

De Niro che, prima di Kevin Costner, fu opzionato da Oliver Stone per essere il protagonista del film appena sopra menzionatovi.

E che avrebbe dovuto persino, tanti anni fa, interpretare una commedia con lui nei panni di Fidel che espatriava nientepopodimeno che nei suoi odiati, da sempre combattuti Stati Uniti per guardare una partita di baseball. Sì, non vi dico balle. Non mi ricordo come avrebbe dovuto intitolarsi questo progetto ma De Niro, a metà anni novanta, voleva portare sullo schermo questa bislacca storia.

De Niro che infilò poi Castro nella sua seconda regia, il sottovalutato The Good Shepherd.

Sono pochissimi gli attori che, venendo esclusi dalle nomination agli Screen, hanno poi ottenuto ugualmente la candidatura agli Academy Awards.

Mi viene in mente, per esempio, Edward Norton di American History X. Che, nel rush finale, surclassò Joseph Fiennes di Shakespeare in Love.

Ed fu però candidato ai Golden…

Leonardo DiCaprio, nominato agli Screen per il film di Tarantino, consegnerà il premio alla carriera degli Screen stessi a De Niro in persona.

Ah, capisco.

Ma DiCaprio non fu candidato per il film che, assieme a Ben-Hur, è il più oscarizzato della storia, vale a dire Titanic. Che bella inculata.

Questi Oscar fanno acqua da tutte le parti più del transatlantico omonimo al titolo del film di Cameron che fu abbattuto da un iceberg stronzo semi-galleggiante.

Sì, i votanti dei Golden e degli Screen sono stati freddissimi quanto me quando una donna stupenda, pur mandandomi foto di lei più sexy di Kate Winslet a pru(gn)a e a poppa/e, tenta di provocarmi coi suoi “auto-ritratti” in chat su Facebook, perché non si capacita di come il sottoscritto, il quale prestissimo pubblicherà un altro graphic novel noir-erotico, apocalittico e divino, con una meravigliosa ragazza in copertina, possa essere più bello di Leo DiCaprio ma sia restio ad affrescare di pennello, di sua Cappella non so se Sistina, una con la quinta e con un paio di gambe più lunghe di una celeberrima ex di Leo, Blake Lively.

Lei mi vuole sedurre come fece Anne Bancroft de Il laureato con Dustin Hoffman e desidera quanto prima salvarmi dal divenire un Uomo da marciapiede.

Questa è bella, è bellissima, ah ah.

No, in tempi non sospetti, leccai il petto di una tizia e lei mi trattò da pollo arrosto, friggendomi nella sua patata al forno. Da allora, dopo che codesta mi strapazzò come un uovo al tegamino, nella fermentazione da “Quattro salti in pa(de)lla” della sua ovulazione post-mestruazione, fu combinata alla mia vita una frittata. Una stronzata!

Adesso, sono un ibrido, un uomo né carne né pesce che vaga nel mare infinito della sconsolatezza più amara. No, non voglio più amare.

Sì, lei con le sue gambe da giraffa m’avvinghiò, me lo prese e lì se lo sistemò, tutto fluidamente entrò, rimasi annacquato in quel Triangolo delle Bermude a lungo, bollendo mentre lei, godendo, imprecando e inveendo, posseduta come Linda Blair de L’esorcista, emise persino delle ignobili bestemmie in tale nostro atto orgasmico in cui crocifisse ogni mia castità per sempre perduta.

Dopo tanto tempo in cui il sesso fu da me temuto, fui dentro di lei sverginato e lei, gemuta e (m)unta, macchiò per sempre la mia oramai irrecuperabile innocenza della mia giovinezza che fu e giammai sarà più pura come prima di quel momento di me in lei spremuto e duramente sperduto.

Sì, uomini, non sposatevi.

Non fate neanche gli intellettuali e disdegnate pure la vita coniugale. È solo una pugnetta! Lo dico sempre… è meglio un congiuntivo mal coniugato piuttosto che vedere lei in bagno che si lava i denti e semmai soffre pure di congiuntivite.

Di notte, dei balordi potrebbero lordarla e allora diverrete un Cane di paglia.

Farete il culo ai bastardi ma, stando alle leggi italiane sul legittimo diritto alla difesa, vi prenderanno e vi ficcheranno in un centro psichiatrico come Alex di Arancia meccanica. Ah ah.

Lì vi sederanno e impasticcheranno di brutto. Sarete talmente rintronati che Rain Man sfigurerebbe dinanzi a degli uomini (ar)resi autistici in maniera esponenzialmente più devastata e devastante di lui.

Sì, eravate Top Gun, belli e gagliardi come Tom Cruise. Al che dei violenti fecero irruzione a casa vostra proprio nel momento in cui stavate per sparare a razzo una supersonica eiaculazione.

Adesso, non vi svegliate più. Nemmeno se degli infermieri vi riempiono di botte affinché dal letto vi alziate per andare a fare colazione. Sono lontani i tempi della vostra Isola che non c’è da Peter Pan. Tutta colpa di Hook. Sei anche tu, amico mio, un Eroe per caso? O siamo tutti noi degli antieroi come Lebowski che giriamo con le pantofole non solo in casa? La leggenda del re pescatore!

Pensate che vogliono dare l’Oscar ad Adam Driver per un film uguale a Kramer vs. Kramer. Ragazzi, non crescete mai. Le donne vorranno effeminarvi e vi trasformerete in Mrs. Doubtfire e in Tootsie. Non fate carriera. Sarà solo una laida vita da Sesso & potere. Tutti gli uomini del presidente!

Ad Alan J. Pakula ho sempre preferito Qualcuno volò sul nido del cuculo e sinceramente il culo, da Silenzio dei prosciutti, di Joanna Pacula.

Insomma, ho fatto le mie esperienze. Ma sono rimasto Travis Bickle di Taxi Driver, cioè Joker, ah ah.

Rimarrò imperituramente adolescente. E svecchiamo il Cinema! Evviva Nicolas Winding Refn, evviva Joaquin Phoenix, evviva la follia, il cinismo dei romantici, evviva gli ossimori, le contraddizioni viventi poiché è meglio rimanere deficienti piuttosto che leccarlo a questo mondi di ricchi in verità puttanieri e nullafacenti! Via tutte le maschere, il festino è finito!79117418_10215187069812945_554831786627039232_o

 

di Stefano Falotico

Dopo le nomination agli Screen Actors Guild Awards, abbiamo assistito a un altro ribaltone per la gara agli Oscar come miglior attore


11 Dec

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Ancora una volta, dopo la mancata candidatura ai Golden Globe, Robert De Niro di The Irishman, è stato spaventosamente escluso.

Alquanto raccapricciante. Sebbene forse, in questo caso, ricevendo il premio alla carriera, i votanti degli Screen… avranno optato per un altro nome da inserire nella cinquina dei candidati.

Scegliendo proprio Leo DiCaprio del film di Tarantino. Leo, a sua volta, consegnerà a De Niro stesso l’achievement award.

Le esclusioni “note” stavolta sono veramente imbarazzanti. Oltre a De Niro, è rimasto fuori dai giochi anche Antonio Banderas di Dolor y gloria.

Cioè, l’ha preso in quel posto.

A farcela a piazzarsi, eh già, è stato Taron Egerton di Rocketman.

Una risalita pazzesca. Nessuno avrebbe immaginato che potesse arrivare a tanto.

A quanto pare, gli americani sono andati giù di testa per la performance di Christian Bale di Le Mans ‘66.

Solamente Peter Travers e pochi altri son ancora convinti che Bob possa essere nominato alla statuetta degli Academy.

Mentre tutti sembrano oramai sicuri che a vincere l’Oscar come miglior attore sarà Adam Driver.

Incredibile anche questo. Negli ultimi giorni, il magnifico, irraggiungibile Joaquin Phoenix di Joker è stato infatti paurosamente scalzato, in “graduatoria”, da Driver.

Veramente assurdo.

Gli Oscar, si sa, sono spesso politicizzati.

Non devono essere affatto piaciute le dichiarazioni, sempre più potenti e cattive, di De Niro riguardo Donald Trump. E, ovviamente, Joker è un film scomodo per i capitalisti-edonisti del cazzo.

Molti statunitensi sono repubblicani. Di conseguenza anche i membri delle varie e più importanti associazioni cinematografiche adibite a nominare e ad assegnare i premi stessi.

Nel frattempo, finalmente qualcuno s’è deciso a distribuire Nonno, questa volta è guerra.

Il film di Tim Hill, con De Niro, sarà diffuso nei cinema italiani a partire dai primi di Marzo del prossimo anno, per merito della Notorious Pictures.

E questo è quanto, insomma, uno schifo.

di Stefano Falotico

La società è cambiata, l’eugenetica purtroppo ha vinto ma io sono un JOKER e canto le nostalgie di THE IRISHMAN


10 Dec

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Avevo ragione io, ah ah.

I film più belli dell’anno sono JokerThe Irishman e Richard Jewell.

Quest’ultimo non è ancora uscito qui da noi ma io adoro Clint Eastwood.

Anzi, lo ritengo purtroppo il più grande regista vivente, perfino superiore a Scorsese. Dico purtroppo perché non so quanti film potrà ancora girare.

Intanto, Kirk Douglas compié 103 anni. Alla faccia del cazzo. Compì, compié, compiette, vanno tutti e tre bene, miei analfabeti. Invece, non vedo bene quella coppietta lì. Lui è un cesso, lei è una merda. Forse però, a ben pensarci, sono una bella cagata sciolta. Ah ah.

De Niro è stato escluso dai Golden Globe ma saranno annunciate, nelle prossime ore, le nomination agli Screen Actors Guild. Credo che, se entrerà in queste candidature, sarà quasi certamente nella cinquina per gli Academy Awards.

Adesso, gli allibratori danno pure Adam Driver per favorito. Per favore! Date l’Oscar a Gioacchino e levatemi questo Dumbo davanti.

Sì, Adam Driver è un bravo attore. Talmente bravo che non mi dice nulla. Sembra la brutta copia di Dustin Hoffman. Poi, non so perché, mi pare uno di quei tizi che si sposano e mangiano lo yogurt. Non li sopporto.

Oggi, ho dato il visto si stampi alla mia ristampa del libro Dopo la morte. Sì, alcune righe non erano giustificate ma io, essendo certosino, più perfezionista di Stanley Kubrick, ho preteso la riedizione corretta.

Nel frattempo, col mio correttore di bozze, sto terminando l’editing del prossimo romanzo.

Oggi, per Daruma View Cinema, ho scritto la recensione di Cliffhanger. Presto sarà online.

Ballonzolo in questa mia vita tanto strana.

Correggo i testi dei miei amici ma non sono laureato. Né voglio esserlo.

Pensate a Leonardo Pieraccioni, appunto, de I laureati. Pigliatevi la Cucinotta e la cucina più amata dagli italiani, la Scavolini. Con Lorella Cuccarini e le vostre battute su Fantozzi.

L’università, cazzo, mi dà il voltastomaco quel posto di professorini barbosi. Un bel personaggio, eh sì, sono. Avrei voluto essere altro ma le cose andarono così. Mi arrangio e vi garantisco che non è il massimo. Anzi lo è. Poiché vivo come voglio, alla faccia degli invidiosi.

Sì, possono offendermi a raffica. Sono Keanu Reeves di Matrix. Anche Bud Spencer. Uno offende e si prende tre pugni. Mi urla che sono una pugnetta e poi getta la spugnetta.

Ma posso spingere ancora di più.

Oh, non so voi, sì, è un film infantile ma io, alla fine di Over the Top, piango sempre.

Sì, sono meno dotato. Infatti, purtroppo, sono un genio.

La psichiatria degli “idioti”, dei nani piccolo-borghesi non mi aveva dato una sola possibilità di vincere.

Questi cattolici falsi e dunque moralisti, ipocriti e farabutti, burini infami, parlano di redenzione. Quale?

Della madre? Sì, andasse al teatrino, suvvia, donnetta da parrocchia. Pure parruccona.

Sognava di essere la diva di Hollywood sulla collinetta famosa di Los Angeles quando non vide col binocolo neanche il suo seno piattissimo più della Terra prima dell’avvento di Cristoforo Colombo. Che poi… pure questa su Colombo è una bufala.

Colombo, pur di scoparsi Sigourney Weaver di 1492 – La conquista del paradiso, dovette attraverso l’oceano con le caravelle. Bastava che le offrisse due caramelle. Quella Weaver è una donna da Gorilla nella nebbia, una donna che non s’è mai più ripresa da Alien.

Infatti, Ridley Scott, consapevole di averle rovinato la psiche con l’invenzione del suo mostriciattolo, la ficcò in altri film.

Il ruolo cult par excellence di Sigourney è in Red Lights. In questo film, vuole smascherare il finto “invalido” Bob De Niro. È più “cieca” di lui, visto che… non è De Niro il sensitivo, bensì Cillian Murphy, quello che doveva essere il suo apprendista. So io cosa doveva prendere la nostra Weaver. Eh già.

Dove si laureò questa qui? Sì, classica donna che sosteneva di “vedere oltre”. Talmente oltre che poteva scoparsi sia Cillian Murphy, per riprovare sensazioni giovanili, che Bob De Niro per imparare a recitare ma il suo sesso fu “Ghostbuster”.

Luci rosse… ma de che?

Ha spezzato il braccio a tutti, confutando tutte le teorie di Freud e Jung. Ho pure spezzato il pane, dandolo ai miei discepoli. Ruppi pure il mio pene, dandolo a una che voleva invece solo un uomo che le portasse a casa il pane. Dovetti pagarle pure il vino.

Un campione vero. Sì, sono sempre stato molto amato, sono stato io a mandare a fanculo tutti. Dopo tre minuti, mi viene il latte alle ginocchia. Le donne, guardandomi, si bagnano e allora offro loro dei fazzoletti, porgendo a esse questa frase poco gentile ma veritiera:

– Succede di prenderlo in culo. Non ne fate una tragedia. Troverete uno che vi sposerà perché si sente in colpa a stare da solo. Sì, un uomo-donna.

 

Le donne, se non hanno figli dopo i trentacinque anni, pensano di essere malate non solo lì. Anche nel cervello. Allora, o vanno dallo psichiatra oppure fanno loro stesse le psicologhe. Cioè, dicono ai pazienti di amare la vita quando nessuno invece le ha amate come dio comanda. Sì, Dio è un porco, si sa.

Allora trovano un uomo che le porti ai concerti di Claudio Baglioni. E, fra una canzonetta melensa e un po’ di marmellata, ecco che nasce la frittata.

Cioè il figlio. Un disgraziato. Con una madre amante di Baglioni e un padre rincoglionito da una che lo fotté così, la vedo molto dura per questo futuro drogato.

Insomma, più che Joaquin Phoenix di Joker, sono The Master.

Ah ah. Lo so, sono antipatico. Non pretendo che possa io abbassarmi a voi.

Poveretti. Vediamo un po’, invece, che film possiamo scaricarci, stanotte, con una bella pornoattrice.

Ah, capisco, non c’è una grande disponibilità. Vogliono tutte, oggigiorno, andare in parlamento. Ah ah.master phoenix

 

di Stefano Falotico

L’esclusione di Bob De Niro ai Golden Globe è vergognosa quasi quanto la mia dai premi e dalla socialità borghese ma presto pubblicherò un libro più bello della sceneggiatura di THE IRISHMAN, ah ah


09 Dec

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Chiariamoci molto bene. Sì, questo sarà un pezzo infervorato, forse scritto dal fu Silvio Pellico incarnato in Bob De Niro di Cape Fear. Sì, dev’esservi stato un imbroglio. A Bologna dicono… un “manino”, cioè un intrallazzo meschino per obliare De Niro di The Irishman. Uno schifo!

Forse, sarà stata colpa di Nick Nolte del primo film scorsesiano menzionatovi. Ora, Bob De Niro, escluso ingiustamente, deve appellarsi a qualche speciale editto, oserei dire emendamento. Demandando al suo avvocato una lettera di risarcimento, ah ah.

Ma non disperare, Bob. Fra un paio di giorni, saranno annunciate le Screen Actors Guild nomination(s) e te ne fotterai poiché candidato sarai.

Sì, di solito, i candidati agli SAG Awards sono poi quelli che, in linea di massima, vengono uniformemente candidati anche agli Oscar.

Già infatti i Golden Globe t’esclusero per Il lato positivo ma, se non fosse stato per quell’inglorious bastard di Christoph Waltz di Django Unchained, avresti ora tre Oscar.

Invero, già un’altra volta, diciamo che t’oscurarono. Quando, per Risvegli, fu il compianto Robin Williams a ciucciarsi e cuccarsi la candidatura ai Golden. Ma venisti però agli Oscar nominato tu. Eh sì.

Sono contentissimo invece per Todd Phillips. Tutti i pronostici sostenevano che non sarebbe entrato nella lista dei nominati come miglior regista. Invece c’è in maniera ficcante.

Il Falò, qui sottoscritto, promette invece faville e grandi fighe. No, figate.

Egli siede sempre in prima fila e tutte gli fanno il filo ma, spesso, non ama farsi i cazzi suoi e dunque non dà a nessuna donna la sua statuina dorata, preferendo fare il prezioso come Timothée Chalamet.

Fra l’altro, a me Scarlett Johansson non dice una minchia e Adam Driver, più che un attore, mi pare un ferrotranviere.

Infatti, Paterson docet.

Sì, uno di quei piccolo borghesi che, dopo un lavoretto mesto, rincasa e litiga con la moglie. Al che, si reca nascostamente su YouTube per ammirare le cosce di Serena Garitta e compagnia bella.

Invece, io scarico tutte le puntate di Tagadà con Tiziana Panella quando scoscia. Ma non sono sposato né mai mi ammoglierò. Mia moglie non mi permetterebbe di essere abbonato ad adultdvdempire.com. Ah ah.

Insomma, sono stufo di questo porcume, di questo miele, di questa gente laureata in Scienze dell’Educazione, di queste giornaliste pusillanimi che ora parlano di “clima natalizio” e, nelle loro trasmissioni, prima eccitano col loro paio di cosce “lampeggianti” ma poi al contempo inalberano la stella dell’uomo da Natale in casa Cupiello, sono nauseato da questi film intimistici come Storia di un matrimonio.

Di queste vicende (extra)coniugali ove lui si lava i denti col Colgate e lei intanto piange lacrime amare dopo aver smacchiato le stoviglie, incapricciandosi dopo essersi incipriata, questa donna casa e chiesa e tanto di cappella, mica tanto, che si dilania per il dolore straziante di non essere da nessuno inculata. Che si crocifigga pure e mi dia una frittata. Sì, donnetta giammai felice bensì annoiata, chiama il dottore per farsi curare dai suoi mali immaginari. Solo pene avrà ancora!

Ma vi sono di mezzo i figli e allora facciamo/fanno finta di niente. Sì, lei continua spudoratamente a fingere a letto, lui non gliela fa proprio manco con la pompetta. Però suona la trombetta.

Il figlio piccolissimo rimane da solo a casa, riguarda Mamma, ho perso l’aereo e non gliene importa una sega. In città avvengono dei crimini. Il garzone picchia le Barbie, il macellaio non ama Alba Parietti, la Parietti esce con un nuovo libro in cui racconta di come lo prese in quel posto anche da quel salame di Christopher Lambert.

Poi, arrivo io. Cammino con aria spavalda e caccio pugni allo stomaco più potenti di quelli di Frank Sheeran. Quindi, fischiettando, ordino un altro caffè e me la fumo tranquillamente. Sparando qualche scoreggina col silenziatore.

Sto lavorando per voi, poveri cazzoni.

Presto uscirò con un altro libro.

In quest’Italia di sposati, soprattutto spossati, di spaesati e di paeselli, di pasta e piselli, delle vostre reprimende non tanto belle, del cattolicesimo borghese me ne stra-frego e sputo in faccia ai bulli.

E quelli che fanno gli avvocati? Ma che vogliono dimidiare? Ma che vogliono sentenziare, ma che vogliono emanare di verdetti!

Qui c’è una “capa rossa”, come dicono in meridione, un uomo Falotico che ne sa una più del diavolo, cioè De Niro di Angel Heart.

E, mentre tutti vanno in palestra per divenire i Mickey Rourke di The Wrestler, io ficco nel lettore dvd la scena iniziale del film Onora il padre e la madre in cui Marisa Tomei viene sodomizzata in maniera “Happiness” da Philip Seymour Hoffman.

Questa è dignità, è verità.

Se non ti sta bene, pensa alla salute, cumpa’, ti servo una pizza capricciosa e non fare il permaloso ché, dinanzi alla mia strafottenza, puoi solo dire che devi lavorar’. Sai solo scuse accampar’. Bevendo il Campari e tirando a campare.

In realtà, vai ben a caga’.

Pigliati quella racchia e portala a ballare.

 

 

di Stefano Falotico

THE IRISHMAN – The scene that everyone hates, ovvero quella dell’ortolano, la grocery (messin)scena, è invece un capolavoro di sofisticato pregio


08 Dec

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Sì, è un periodo di gagliarda mia rinomanza nel quale, in tali sabati miei ritornati in auge, in tali Saturday Night(s)Fever a volte scostumati, di me sfigato e macchiato caldamente dopo che, per tempo immemorabile, fui solo abbacchiato e obnubilato, no, non riesco a essere John Travolta con le sue danze acrobatiche, però entro nei locali giammai malfamati con ghigno da uomo affamato. Talvolta, solo affannato e affaticato poiché, lontano da essi, ho parcheggiato. Cosicché devo percorrere dieci chilometri a piedi, giungendo in loco a pecora. Cioè sfiancato. E devo stare pure attento che, dopo aver fatto serata, nel frattempo, la portiera della macchina qualche malintenzionato non abbia segnato. Sono sempre stato uno sfregiato. La farò franca. E se, invece di Franca, mi facessi una bevuta col Branca Menta? Sì, non sono da branco, sto al bancone e intanto guardo tutti i culoni. Ah ah.

Mai fu però un lupo solitario, bensì un solitario come Neil/De Niro di Heat. Conosco il calore delle donne come Ashley Judd ma, se rompono il cazzo, so esser loro Val Kilmer.

Questo Falotico, dapprima adombratosi, poi coperto di vergogna, quindi svergognatamente impudico a mostrarsi senza trucco, perciò come Joker, nudo e crudo nel suo decadentismo tendente al nero più cupo da uomo che perse qualche capello ma non il vizioso suo fare il volpino malvoluto, quest’uomo dalla bellezza angelica come Leo DiCaprio senza piedi caprini eppur carismaticamente diabolico come Mefistofele, cioè Lucifero. Vale a dire il diavolo di Angel Heart, che ve lo dico a fare? De Niro.

Quest’uomo che, in un’epoca remota, ai tempi delle scuole medie, fu ambito da tutte le ragazze più belle poiché possedette un fascino magnetico da Mickey Rourke dei tempi d’oro, più che altro dei poveri.

Quest’uomo che ogni suo talento, perfino pure la potenza ipnotica dei suoi occhi ero(t)ici, scialacquò in un’orribile, ignobile maniera da far spavento addirittura ai più zotici. Quest’uomo che divenne uno spaventapasseri e che si trascurò, oserei dire, sì, fu oscurato da ogni passerina che neppure di striscio lo cagò. Quest’uomo incapricciatosi, depressosi, immalinconitosi, impigritosi, apparentemente spentosi e riaccesosi con portento dopo tanti piagnistei, ipocondrie, lamenti e la sua misteriosa cameretta. Ove, ve lo posso dire, sono conservati molti porno merdosi più dei cessi di Cattelan.

Quest’uomo mai andato con una mignotta a cui gridarono… devi ancora mangiarne di pagnotte, sempliciotto.

Quest’uomo che poi affrontò il nonnismo prepotente di tale società di camerati violenti, quest’uomo schernito dal bullismo fetido dei burini più tremendi e malviventi, quest’uomo malvisto e perciò preso per il culo dal gentil sesso in modo oscenamente scandaloso a causa della loro incurabile deficienza. Ah, donne inculabili, sì sì.

Un uomo ingiuriato, crocifisso eppur giammai fottuto. Appunto…

Un osso duro eppur tenero di cuore, dolce come qualcosa che, lungamente, s’ingrossa di notte ove è buio, questo uomo profondo che se ne sprofonda e su un’altra bionda si fionda, scolandoselo, no, scolandosela tutta d’un fiato, ah ah, quest’uomo sfortunato ma mai domato, poco amato eppur corteggiato, quest’uomo che resistette, chissà ove sparì e stette, insistette e poi, dopo essere stato così sbattuto, ora si zittisce e quindi nuovamente s’ingrugnisce, incaponito e inculato, poltrisce, quest’uomo romantico eppur spesso antipatico, superbamente da tutti e tutte, soprattutto, divorato e squartato, aperto in due e “sfanculato”.

Ma egli se ne frega e volteggia alato in tal mondo oramai putrefatto poiché egli sa il Falò suo e dà nell’occhio, miei pinocchi, poiché è un uomo che guarda le gnocche, sgranocchiando un’altra patatina e si lecca i baffi come quando sei Fonzie(s).

Un uomo sfigurato ma grande come la più alta, figurativa Arte.

 

di Stefano Falotico

THE FAN: per essere fanatici di me, Stefano, bisogna fottere i cretini come fa il grande Trent Reznor


01 Dec

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Scena della sauna di The Fan di Tony Scott con Bob De Niro e Benicio Del Toro.

Scena cult. Scena calda, scena freddissima, scena infervorata, scena dissanguata, scena scalmanata, scena girata con montaggio sincopato sulla follia oramai esplosa da psicopatico del personaggio di Bob, Gil Renard, fantozziano venditore di coltelli, forse anche usati, che impazzisce come Arthur Fleck/Joker dinanzi all’ennesima batosta devastante.

Dopo aver perso il lavoro, per fortuna, direi io, tanto era solo un subalterno, un sottopagato, sfruttato, umiliato e cornuto, diretto peraltro da un uomo che sembrava la brutta copia di Ed Harris di Americani, uh uh, dopo aver perso la moglie, vivaddio, meglio finire barbone piuttosto che stare con una donna così barbosa, dopo aver perduto l’affidamento del figlio, menomale, era uno strano incrocio tra il figlio di John Lennon e Yoko Ono e un tonto da giochi di ruolo, avrebbe al massimo fatto la fine dei pornoattori Juan El Caballo Loco e Jordi El Nino Polla (dei quali, comunque, vi consiglio le scene con Kendra Lust, avendo io di lei ogni dvd in HD), ecco…

Gil viene deluso dal suo campioncino, ovvero Wesley Snipes/Bobby Rayburn.

Devastato, per via del fatto che il suo pupillo, invero pollo, è stato rimpiazzato da un Benicio Del Toro già col panzone, combina un macello su musica umida dei Nine Inch Nails. Pura carne allo spiedo con tanto di tatuaggio strappato dalla pelle martoriata.

Sì, la gente fa presto a dirti fallito e pirla.

Non sa molto della tua vita. Ragiona di logiche superficiali.

– Ah, capisco, figlio di meridionali trapiantati al nord, quindi popolano da canzoni retrive, simpatiche per rincoglioniti, canzoni per gente con zappa e zampa di elefante. A lavorare nei campi! Il cognome la dice lunga, zotico! Sì, noi siamo rock, moderni, siamo gente cazzuta. Mica poveracci. Questi qua, ah ah, non capiscono un cazzo. Guardano i film e non comprendono mica nulla, poveri sempliciotti.

 

Chiariamoci molto bene, come dice Bob De Niro di Cape Fear.

Andate a prendere per il culo, nella prossima vita, qualcun altro.

Di mio, posso dire che guido a velocità supersonica, ho una bellissima voce, invece che prostituirmi al sistema e coprirmi della maschera cosiddetta dignitosa del patto sociale per cui, anche se sei una merda, basta che tu abbia uno stipendio da duemila Euro al mese e poi puoi puttaneggiare a tutto spiano, preferisco fare lo scrittore squattrinato.

Se non vi piace, andate sui viali e abbonatevi alla prostituzione di massa.

No, non cambio. Semmai solo le marce e ingrano la quinta, ti asfalto.

Non mi piego. Sai, forse ti spiego.

Sapete che vi dico? Anche il Cinema di Woody Allen m’ha stancato. Meglio Nicolas Winding Refn, allestitore di un Cinema arrabbiato, futurista come il mio giubbotto.

Tanto, abbozzando e facendo gli intellettuali, lo si prende solo nel culo. Il signor Pellegrini di The Fan deve invece pigliarlo in quel posto.

Gli piace giocare di ricatti ed etichette. A me invece piace giocare pesante, in maniera devastante.

 

di Stefano Falotico

THE IRISHMAN di MARTIN SCORSESE – Pubblicità non occulta da Professor Cornelius Occultis


29 Nov

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Be’, chi non conosce un bel paio di cosce ma soprattutto il professor Occultis, miei uomini oramai senza culo, no, volevo dire culto?

Occultis, uno dei protagonisti del mitico, oserei dire leggendario fumetto Il grande Blek.

Uomo colto ed erudito, però meno del sottoscritto Stefano Falotico, detto Genius-Pop, alias Joker Marino, intrepido avventuriere delle sue scorribande cinefile, uomo non ammanicato né affiliato alle mafie della piccola borghesia italiana, vive d’estasi mistiche e di purezza adamantina, dispensando perle di saggezza offerte anche ai porci affinché, di resipiscenza, si ravvedano dall’averlo visto assai male.

Durante l’adolescenza, da sé stesso poco amata, il Joker Marino visse sprofondato nelle tenebre, colorandole di visioni pindariche, ammaliandosi nel Cinema più splendido e roboante, oserei dire, sì, tonitruante.

Immersosi nella sua passione viscerale senza pari, il Joker divenne amante sesquipedale di Scorsese, adorando ovviamente il suo pupillo per antonomasia, ovvero Bob De Niro.

Tanto da dedicare a entrambi due saggi monografici celestiali, Martin Scorsese – La strada dei sogni e Robert De Niro, l’intoccabile, in vendita nei vari formati cartaceo e digitale sulle maggiori catene librarie online, scritti con acume, dovizia di particolari, pieni di aneddoti interessanti e scevri d’ogni tronfia, trombonesca prosa cattedratica o noiosamente accademica.

Sarebbero adesso da aggiornare, aggiungendo alle loro rispettive filmografie, per l’appunto, The Irishman e quant’altro.

Il Genius-Pop volteggia sulle teste dei miserabili, alla realtà si riagganciò con grinta enormemente ammirabile, lodevole e grandiosamente, ancora una volta, carismaticamente invincibile. Egli, senza sprezzo del pericolo, senz’alcuna remora d’incorrere nel ridicolo involontario, affronta in maniera impavida il mondo quotidiano, accarezzando le labbra di una bella donna, incontrata al bar, solamente aggrottando la fronte e porgendole lo zucchero macchiato caldo dei suoi occhi imperscrutabili, neri come The Night Of, diretto dallo stesso sceneggiatore di The Irishman, vale a dire Steven Zaillian, pregustando l’amplesso, già da lui caldamente sorseggiato, che con lei avrà a mo’ di cappuccino con la schiuma e tanto di leccarsela sotto i baffi.

Sì, per anni fu scambiato per Il grande Lebowski, fu preso per Jean-Marc Barr di Le grand Bleu, per un sempliciotto alla Jovanotti da filmetti come Jolly blu e per un tipo dolce e simpatico come Max Pezzali degli 883. Che io mi ricordi, durante il periodo delle scuole medie, me ne sparai molte su Alessia Merz, una che comparì nel mio “lungometraggio” ma anche in una pubblicità di David Lynch, uno dei miei registi preferiti in assoluto. Sì, la mia vita fu una Mulholland Drive, si crogiolò nell’Inland Empire, si appartò talmente tanto nel suo appartamento che molti pensarono che soffrissi di agorafobia e attacchi di panico come un’altra che appare nel film succitato, quel pezzo di gnocca di Nicole Grimaudo, attrice di Liberi.

Di mio, continuo a pubblicare libri, malgrado tante persone dicano che assomigli a Elio Germano. Quale? Quello de La tenerezza di Gianni Amelio, ovvero Giacomo Leopardi? Ce la vogliamo dire? Leopardi non soffrì di malinconia né la sua poetica fu basata sul pessimismo cosmico.

Silvia non la diede a Leopardi e allora Giacomo fantasticò sugli orgasmi mai da lui con lei avuti, sublimando di non averle strappato il costumino leopardato. Insomma, un poeta della minchia, ah ah.

Poiché ricordate: il Genius-Pop ne sa una più del diavolo de L’esorcista. Egli, nella notte, s’incunea di nascosto ove sapete, uomini e donne, mandando a farsi fottere, inculando ogni moralismo giudeo-cristiano con far da bastian contrario dei percorsi a tappe, miei tappi, nani e beoti.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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