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La quarantena c’ha provato, stremato, forse pure scremato, tremaste tutti così come io tremai ma si deve remare e l’amore e il cuore non andranno giammai più fermati


14 May

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Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.

(Orson Welles ne Il terzo uomo).

Sì, mi tengo tutta la mia “pazzia”. Mi fa sentire vivo, reattivo, come devo essere. Parafrasando Al Pacino di Heat.

Una delle caratteristiche che mi contraddistinguono è la mia alterità. In passato, essa fu malvista ed erroneamente scambiata per vacuità da errabondo, per patetismo laconico di un uomo troppo falotico.

Non per risalire a questioni araldiche di nobiltà medievali ma, sinceramente, malgrado mio nonno fosse contadino o, se preferite, coltivatore diretto, è altresì vero che io sia nobile, veramente.

La nobiltà abita, non so se sia abilitata o disabitata, eh eh, nella mia anima e sono disposto a perdonare i villain, pure i villani e gli screanzati che ardirono ad ardermi vivo, desiderando cattivamente che subissi devastanti umiliazioni al fine di dimostrare, assurdamente, da fascisti menomati, non so se meno amati (usando una loro espressione che dovrebbe indurre a un’amara, tristissima risata allineata alle loro battutine coi soliti doppi sensi ambiguamente impliciti e oramai intollerabili), di distruggermi la vita.

Ridendo, beati e contenti, di avermi invalidato. Sai che divertimento da beoti e poveretti.

Mi spiace deluderli. Persero la loro stessa idiozia.

I vecchi rimbambiti mi diedero infatti del vagabondo, le persone superficiali mi stigmatizzarono e inquadrarono entro la definizione di persona cupa e solitaria, pedante, pesantissima e dunque insopportabilmente cogitabonda.

No, non fui certamente James Bond e nessun mistero è chiuso in me alla Turandot.

Insomma, mi diedero del tonto e del poco di buono.  Sì, additato che fui da persone cieche nell’anima di essere lento e addirittura paranoico, fui persino accusato di andare con delle prostitute ceche, ovvero provenienti dalla Cecoslovacchia.

Ditemi voi se dovetti, per l’amor di dio, prendermi del puttaniere, gratis e poco amore, dalle madri racchie di questi ragazzi schiappe.

Poiché la gente sospettosa è avvezza a sparlare dietro le (s)palle, come dico io, inventandone tante.

Di mio, posso dichiarare in tutta onestà di essere sempre stato sveglio e mai un vigliacco.

Cacasotto è un appellativo che a me, una sorta di Michael J. Fox di Ritorno al futuro, non si dovrebbe mai dare. Come cazzo si permisero tali impostori?

Anzi, precocemente vigile e di occhio vispo, vegliai già nottetempo sulla scemenza generale anche degli uomini capoccioni e stupidamente caporali. Cosicché, m’assopii (in)volontariamente, pure da obiettore di coscienza di giudizioso servizio civile assai diligente, malgrado abbia sempre odiato i dirigenti, planando in lande più meste e contemplativamente amabili, remote dalle solite adolescenze che constano di ragazzini presuntuosi, oserei dire untori, cafoni e deficienti. Ché danno subito in escandescenza se si sbatte in faccia loro la verità più atterrente.

Minchia, signor Tenente!

Eh già, come i bambini che perdono a carte coi nonni, da loro squallidamente definiti boomer, essi ricusano la sconfitta e rigirano la frittata da totali sprovveduti oltremodo incoscienti.

Paradossalmente, sì, la mia esagerata, prematura e dunque troppo matura sveltezza nel pensiero, stando a contatto con coetanei rimasti parecchio indietro, seppur coprendosi dietro requisiti formali atti a certificare la loro mentale sanità dietro un ipocrita paravento, m’indusse a far sì che gli altri pensassero, per l’appunto frettolosamente, quindi da persone tardive e poco sensibili, che mi fossi addormentato e fossi precipitato in uno stato preoccupante di demenza, adombrandomi nella notte melanconica dei più tediosi lamenti, oscurandomi irreversibilmente nello spettro mio fantasmatico e nel diagnostico, psichiatrico specchio d’ipocondriaci tormenti, rosicando nel vedere le loro vite falsamente, ripeto, contente.

Sì, fui etichettato come persona invidiosa e gelosa, poco sessualmente golosa, diciamocela, malata di mente perfino pericolosa. Che figli di troia. Che facinorosi! Soprattutto faciloni! Dio mio, che farfalloni!

Poiché, già nauseato dalle fandonie di quell’età acerba ch’è l’adolescenza che fa rima con deficienza, ove si misura il prossimo in base a stereotipie peggiori di un’esegesi da italiano medio riguardo la poetica di Fantozzi, con estremo (dis)piacere, lasciai che tali villani assai vili inveissero su di me in modo atroce, sbattendomene altamente.

Sì, bisogna fottersene… bellamente.

Ah, allestirono assurdi deliri sul mio conto. Arrivarono perfino a credere che mi credessi Robert De Niro, il mio attore preferito di tutti i tempi.

Riuscirono addirittura a persuadere uno psichiatra forense che io fossi sofferente di disturbo delirante paranoide.

Al che, servii loro e all’handicappato che mi rifilò una diagnosi falsissima più del suo conto in banca senz’attestati… versamenti fiscali, il mio racconto Disturbo denirante.

Ci sta, secondo voi, come enorme presa pel culo sfacciata e terribilmente irriverente?

Abbastanza, nevvero?

Lottai per anni in tribunale affinché tale equivoco giudiziario nei miei riguardi, eh sì, venisse giustificato di risarcimento sacrosanto.

Nel frattempo, puntualmente, ricevetti altre missive bombardanti la mia dignità. Avendo pochissime prove in mano, reagii di nuovo scriteriatamente. Cosicché, dopo immani strazi, privazioni, osceni sacrifici e un inutile, agghiacciante calvario disumano dei più tremendi, per l’ennesima volta vinsi ogni balordaggine dettami e “attestatami”, essendo io l’unica persona al mondo dimessa, consecutivamente per ben due volte di fila, da un centro di salute mentale.

Ma io sono io. Mica una testa di cazzo qualsiasi. Insomma, questi qua furono proprio dei pazzi da manicomio. Diciamocela!

E ancora, assai presto, battaglierò in aula contro il solito criminale se non la finirà di scherzare in modo decisamente irriguardoso nei miei riguardi. Uno schifoso che mi suscita compassionevole benevolenza.

Sì, come detto, sono magnanimo e perdono questi magnaccia. Sì, questo qui, ancora infamandomi e descrivendomi come persona affetta da fobia sociale, finanche di schizofrenia ebefrenica, andando in giro, calunniandomi a iosa, dicendo a tutti, tutto ridendosela da irredento, che io sia un eunuco con un cervello piccolo quando vuole, con falsa cortesia, usare a mio danno un eufemismo tanto tenero e simpatico, invece malvagiamente offendendomi nel darmi la patente di disturbato, squilibrato e decerebrato necessitante, quanto prima, di psicofarmaci pesanti, quando gli piace e va a genio, non mio, la strafottenza più mendace, ecco… persevera a insultarmi con pusillanimità disarmante, con ingratitudine da burino lestofante.

Costui, dopo il mio volontario ibernamento esistenziale, emozionale ed anestetizzante, come poc’anzi dettovi, le mielose scemenze dei miei coetanei adolescenti, più che altro scemi, pressoché uniformemente uniformati a medietà conformiste imposte dai loro genitori all’apparenza grandi, invece castranti, quindi terribilmente arroganti, assieme a quella frigida repressa di su’ mamma, eh già, ancora insiste nel definirmi un bugiardo. Dietro una tastiera, naturalmente. Ove ogni porcata, se non opportunamente denunciata, segnalata e prestamente punita, passa gravissimamente inosservata.

Al che, liberatomi dal gravame delle infondate accuse che dal cielo mi piovvero, non ci piove che, finché tale stronzo non avrà sputato tutto il rospo, smerdandosi tutto nel vasetto, eh sì, tale bimbetto da me non sarà, per nessuna ragione al mondo, minimamente scagionato né perdonato.

Gli piace perseguitarmi, dandomi del maniaco e dell’invertito.

Vediamo invece se, unendo le forze congiuntamente coi miei attuali amici, i giochetti suoi invertiremo.

Se la sta già facendo nelle mutande?

Ah, ebbe il coraggio di dire che fui io uno che mentì a sé stesso per rifuggire una realtà che, a suo avviso, a tutt’oggi per me sarebbe inaffrontabile.

Ma per piacere, poveri pazzi e tapini rivoltanti. Sì, includo, in tale j’accuse, non solo il mentecatto, bensì tutta la sua razza di storpi e malati…

Atto accusatorio senza fronzoli!

Su’ mamma…

Oh, figliuoli, parliamo di una donna fintamente cattolica, giudaica e apostolica che sognò di essere una diva di Hollywood e si ridusse a recitare in parrocchia le sue versioni, non di latino e greco, bensì delle più leziose, francesi commediole.

Ecco come si spurga la donna bebè…

Ah, diciamo che col tempo m’indurii. Sì, fui un duro sin dapprincipio. Poi, a contatto con gente senza coglioni che mi diede del coglione, m’ammosciai in modo rude.

Ma forse sono Bruce Willis di Die Hard?

Ah, bolognesi che mi considerarono alla stregua di una negrona… ah ah, il cui unico, vero interesse culturale fu stressarmi, spacciandosi per intellettuali del cazzo.

Sì, che due marroni… gente che non conoscerà mai Gli amanti del Pont-Neuf e, soprattutto, Juliette Binoche di Cosmopolis. Ah, Juliette fu sempre donna di bellissime cosc’ da infarcire di crema dolce fuoriuscente da tali cornuti, no, da questi cornetti salati, detti mondialmente brioche.

Si sfaldano presto in bocca appena li addenti. Si sciolgono come un caldo soufflé.

Di mio, mi presero per bimbo poiché adorai i Sofficini e i Bastoncini della Findus.

Comunque, mi chiedo sempre come riuscì Ralph Fiennes, in The English Patient, a esserle così paziente.

Sì, dinanzi a un’infermiera come la Binoche, parafrasando Totò di Totò Diabolicus, siamo tutti dei pazienti che non hanno pazienza. E basta con Andrea Pazienza!

Per colpa di tali impostori, divenni Paz! Invece conoscono benissimo Apocalypse Now…

Ah ah!

Credettero che soffrissi di solitudini spaventose da Hotel paura!

Comunque, sì, lo ammetto spudoratamente, senza vergogna alcuna, divenni bergmaniano, amante perfino di Un’altra donna di Woody Allen e patii parecchio L’insostenibile leggerezza dell’essere.

Recitai, a tarda notte, pure il rosario in maniera ossessivo-compulsiva da Giovanna d’Arco della minchia.

Di mio comunque, eh sì, al Cinema di Bresson, a prescindere da Il diavolo probabilmente e dal mio essere inevitabilmente caduto in un’apatia all’epoca indubbiamente deprimente, preferii e tutt’ora prediligo Luc Besson. Anche se rimasi Milla Jovovich de Il quinto elemento.

Questa è bella, è bellissima, ah ah!

Sì, va detto. Milla è una gran figa.

E, a proposito di Bob De Niro, in Stone tradì tutti gli accordi con Edward Norton. Il quale, pur di scontare la sua pena, consegnò la patata di sua moglie, incarnata da Milla, al Bob volpone e assai porcellone.

Il quale, a sua volta, non tanto scontò il suo pene. Eppure lo scottò con lei… mica tanto da uomo perbene…

Ah, vite bruciate come la villa di Bob nel film. Povera Frances Conroy. In Stone, suo marito è un porco, in Joker, cazzo, suo figlio ce l’ha con un porcellino poiché, per colpa della politica di suo padre, Thomas Wayne, un capitalista più bastardo di Mel Brooks di Che vita da cani!, Arthur Fleck divenne un lupo mannaro americano a Gotham City…

Cazzo, roba più demenziale dell’appena succitato Brooks. Roba da John Landis!

In The Score, invece, Ed Norton pensò di essere più bravo, con metodo Actor’s Studio, di Marlon Brando e di De Niro stesso.

Sì, che bella figura… che bella fighettina…

Andiamo avanti. Al Jean Reno di La ragazza nella nebbia, preferisco mia madre. Anche se, in passato, divenne troppo religiosa. A Cose Nostre – Malavita, preferisco invece Léon.

A Natalie Porman di Heat, preferisco quella di Closer. Ragazza di ottimo culo, mica una matta sfigata poi ritrovata come ne Il cigno nero.

Ce la vogliamo dire? Il film di Aronofsky è una mezza puttanata e forse il caro Oscar dato a Natalie, eh sì, col senno di poi possiamo considerarlo davvero regalato.

Una sorta di premio simpatia nei confronti del suo personaggio di ragazza sessualmente frust(r)ata.

A quella di Thor, invece, preferisco Naomi Watts di Birdman. Ah ah.

Al Cinema di Renato De Maria e al Padre Nostro di tua sorella, sì, preferisco Gli spietati di Eastwood.

E quell’altro? Ne vogliamo parlare di Scamarcio ne Lo spietato?

Ancora rompe il cazzo a fare il malavitoso dei nostri stivali? Ma non fu da Keanu Reeves, in John Wick 2, inculato più di come la sua ex, Valeria Golino, si lasciò da lui stesso, cioè Riccardo (non tanto Cuor di Leone), tranquillamente sodomizzare?

Che poi… anche Valeria. Dovrebbe chiedere la cancellazione, dalla sua filmografia, de La puttana del re.

Tanto, basterebbero già Hot Spots! e Respiro per capire che non fu attendibile ne La guerra di Mario.

Di mio, posso dire che me ne tirai parecchie sull’ex ballerina Lorenza Mario, da anni non torno al mare e, a La Mer, celeberrima canzone melanconica per depressi oramai affogati irrecuperabilmente nell’oceano delle loro tristezze melmose da merdosi, preferisco fare un po’ la merda stupendamente odiosa.

Sì, stronzeggio quando gli altri troppo sulla mia vita cazzeggiano.

Qualche mese fa, chiesi un parere a una tizia:

– Sono di Bologna come Stefano Accorsi. Secondo te, gli assomiglio?

– Sì, sei simile a lui in Radiofreccia e in Un viaggio chiamato amore.

– Cioè, in modo cortese, mi hai appena detto che morirò suicida poiché pazzo come Dino Campana.

– In effetti, qualcosa del genere.

 

Ah, non dovete mai dare retta a Le fate ignoranti. Poi, uno crede davvero di avere Saturno contro. E si lascia travolgere dalle paranoie e dalle delusioni, tipici elementi che scatenano la schizofrenia apatica.

Accorsi è comunque un falso. Siamo tutti bravi a celebrare l’amore quando stiamo con Laetitia Casta.

Ma se lei ti lascia, ecco, non hai molte vie di figa, no, di fuga. Puoi mangiare le fave di Fuca, puoi diventare casto oppure leccare il culo ancora a Gabriele Muccino per rimanere tanto “Maxibon” e carino.

Infine, puoi venire, no, divenire il paziente, ricollegandoci al discorso sopra fattovi, de La stanza del figlio.

Baciami ancora? Ma che cazzo stai a di’!?

Se perderete un figlio, comunque, lasciate perdere Nanni Moretti. Non basta un barattolo gigantesco di Nutella per tappare il lutto. So io cos’è Bianca…

Lasciate anche stare film come Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Ah ah, di Enza Negroni. Una che mai si spostò da Bologna e, anziché girare vero Cinema, girò film pseudo-educativi come Rotta per il Pilastro. Meglio il Cremlino a queste donne da Cremino.

Di mio, da piccolo m’iscrissi a Nuoto alla piscina Record del quartiere, per l’appunto, Pilastro. Imparai a nuotare da solo durante giornate piene di Sole e, piuttosto che fare la rana, preferii essere un principe del giuoco della palle come Lionel Messi. Sì, giocai a Calcio sino a diciott’anni, arrivando fino alla categoria Juniores.

Poi, mi fu chiesto di andare in prima squadra. Ancora una volta, mi buttai viai. Dovrei prendermi a calci nei testicoli? Sì, sono un testone! Alla Negroni, al Negroni, alle negrone, a Nerone, al Martini e al mojito, preferirò sempre Dolls di Takeshi Kitano e Le iene di Quentin Tarantino.

In passato, non ebbi Paura d’amare. Bensì, paura di soffrire. Allora, soffrii del tutto come il protagonista de Le onde del destino. Ecco, dopo questo scritto, ora capite bene che il Kobra non è un serpente…

Ci siete arrivati, finalmente? Di mio, non sono pazzo come il cattivo di Cobra ma non sono neppure figo come Sylvester Stallone. Infatti, sono più intelligente di entrambi. Finisco così…

Su Facebook, un tizio scrisse: Joker è una cagata pazzesca. È molto sopravvalutato.

Al che, gli risposi con questa freddura:

– Perché? Tu non lo sei?

 

Quindi, lui gridò, inferocito!

– Che vorresti dire? Che sono una merda d’uomo?

– No, hai frainteso.

– Ah, menomale. Perdonami se ho equivocato.

– Sì, scusami. Volevo solo dire che, per quanto mi riguarda, puoi avere anche tre lauree e due donne di nome Laura.

Ma, lasciatemelo dire, secondo me di Cinema non capisci un cazzo.

– Capisco almeno di figa? – mi chiese lui, spaesato.

– Non lo so. La tua ragazza mi disse di no.

– Che cosa? Conosci la mia ragazza?

– No, non la conosco.

– Ah, perfetto.

– La conobbi ieri sera – risposi io con sesquipedale nonchalance.

 

Costui rimarrà sconvolto a vita. La sua ragazza di più. Ah ah.

Per quanto mi riguarda, comunque, non sono cazzi vostri.
Intanto, sono diventato il re dei fan di Anna Falchi. Ma sì, ne andai matto.
Mi sa che abbisogno di tornare alle belle donne come la mia donna attualmente amata.
Basta coi moralismi delle bruttone e delle fallite.
E, dopo la giacca incazzosa di Drive, presto a casa arriverà a casa mia una di queste due giacchette da vero maschilista amante del piacere più verace.
Ah ah.
Se non vi sta bene, mi sa che farete la fine di Leo DiCaprio di Shutter Island. Eh già, non gliela potete fare neanche se vi reggesse il gioco un amico buono come Mark Ruffalo. A voi non basterebbe nessuna cura da Ben Kingsley.

Vi credeste grandi, puttaneggiando con Gandhi ma, onestamente, siete soltanto degli ipocriti.

Ricordate Ove the Top, miei topi.

Falco sono io. Volete affrontarmi? Ok, Poi però non piangete.

 

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di Stefano Falotico

Il Falò è ritornato di Backdraft da vero uomo Ombra, anzi, fu adombrato ma è di nuovo amato e follemente innamorato, dunque infuocato


05 May

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lovelove2Sì, in Fuoco assassino, il compianto J.T. Walsh interpretò un personaggio invero da nessuno rimpianto.

Cioè un bastardo corrotto nell’animo che, avvalendosi d’un insospettabile complice/piromane, ovvero Scott Glenn/John Adcox, volle bruciare tutta la Big Apple come Nerone.

In verità, mai fu accertato se Nerone rese Roma come un carbone. Sicuramente, il character di Walsh si dimostrò più pazzo di quello incarnato da Donald Sutherland. Un volpone fottutamente sbattuto e ben, dietro le sbarre, rosolato e affumicato. Diciamo pure da molti neroni inculato.

Di mio, non mi fido mai di chi beve solo il Negroni.

Oh, nella mia vita da saggio Donald Rimgale/De Niro, m’adombrai in una notte cupa ove forse, assieme a William Baldwin/Brian, oppure in compagnia di Edward Burns di 15 minuti – Follia omicida a New York, scoprii molti malfattori che vollero ardere ogni speranza giovanile. Incenerendo ogni sogno romantico più rosso e purpureo per mettere a ferro e a fuoco forse la casa di Ray Liotta di Cop Land.

Piaciute le sofisticate citazioni?

Vi piacciono invece le calde eccitazioni?

Burns… sì, sono un detective belloccio come Edward la cui sessualità, in passato, fu più ambigua di quella di Pacino di Cruising.

Eppur Steve Burns… Steve brucia e ama… anche Fuoco cammina con me. Pure I’m on Fire di Springsteen.

Ah ah. Ci sta l’esclamazione diabolica da Al Pacino! E forse un incandescente bacino per una donna che merita finalmente il mio amore prelibato, zuccherato come un morbido, cappuccino scottante che, dopo un’ardente notte di coccole e amplessi roventi, fa sì che la passione si ridesti ancora più affamata di dolci cornetti da mettere in testa agli stronzi cornuti che non sanno più gustare il ripieno di crema deliziosa da leccarsi… i baffi. Oh, dovete svegliarvi. Forza, vestitevi e giammai più dovrete denudarmi per ingiuriare la mia dignità, Io vi smascherai ed è giusto che la mia lei, svelta, nuovamente mi svesta.

Si fa festa?

In 15 Minutes, De Niro fu assassinato da due maniaci dopo che alla sua bella scrisse una delicata poesia d’amore in una sera già sul punto d’arroventarsi focosa finito che fu ed ebbe il lavoro duro e avventuroso.

Due porci l’assalirono, freddando ogni suo sogno caloroso, brutalmente l’assassinarono con far vile e bellicoso ma da Ed furono inchiappettati più di come Ed, con tutta probabilità, con le sue ex giocò poco a Scala 40. Bensì, a novanta, si divertì assieme a lei come un matto scatenato assai ardimentoso e infiammato. Ben accarezzato e vivamente accalorato.

Ed, uomo dalla brillantina fumante, dal ciuffo impomatato forse più di quello di Cameron Diaz in Tutti pazzi per Mary.

Ed stette con Heather Graham, donna di grande tette, e sta ora con Christy Turlington, donna che non si può vedere perché è talmente sexy che bisogna chiamare subito i pompieri.

Con Christy, Ed si spomp… a.

I cattivi oramai invece sono spompati. Non gliela fanno più a bruciarmi vivo con le loro offese da ragazzi precocemente, per l’appunto, bruciati. Anzi, cotti in padella, bolliti e fottuti completamente.

Ah, ragazzi fuori… che sognarono Seattle ma sono in zona Elephant. Tonti forte, cazzo. Almeno quel tipo bruciò non solo la sua vita quando fu adolescente.

Questi invece si spacciano per adulti ma in verità vi dico che non sono né sani né santi. Neppure capirono Last Days, sempre di Van Sant.

Si dichiarano vincenti e raffinati ma, a dircela tutta, non sanno neanche pronunciare il nome di Vincent Cassel.

È inutile che provino a fare i duri come Scott Glenn di Man on Fire.

Non si azzardassero neppure mai più a fare i neroni come Denzel Washington.

Sono solo dei poveri pivelli. Se vogliamo essere davvero cattivi, eh già, non hanno neanche dei buoni piselli.

Sono e rimarranno fermi a I soliti ignoti

Ah, io adotto invece sempre il metodo Fucimin come disse Totò.

Ovvero, qui reinvento la sua battuta, quindi bisognerebbe darsi al grande Cinema romantico di Michael Cimino.

Altro che Chris Walken de Il cacciatore, sto vivendo L’anno del dragone, non sono Jeff Bridges di Una calibro 10 per lo specialista e neanche Starman di Carpenter.

Non sono un Drugo, non sono né Bukowski né Lebowski, lo youtuber Matioksi è più giovane di me, all’anagrafe, di dieci anni ma sembra mio nonno

E sapete perché? Poiché a forza di guardare Lady Oscar, di ammirare gli Academy Awards, a forza di fare le belle statuite, siete diventati delle maschere di cera.

Prevedo per voi molte bamboline gonfiabili, miei palloni gonfiati.

Vai di matriosche, oh sì, mie oche, orchi e luride porche.

Ce la vogliamo dire senza se e senza ma, miei somari?

La mia lei è da vero falò delle vanità.

Mentre all’imbecille microcefalico che continua, sotto anonimato, a mandarmi missive in cui mi definisce di mente ritardato, la polizia presto servirà molte denunce con la seguente scritta:

Tenente, ha notato la lucina che le sta brillando? È l’indicatore del livello della sua carriera e sta lampeggiando sul rosso…

Poi, costui, secondo me non comprese mai neppure The Bad Lieutenant.

I cretini furono da me ben cotti a dovere. Ah, che bottane, questi qua.

La mia non è una semplice cotta, è proprio una bellissima botta. E spero che duri reciprocamente infinite notti.

 

di Stefano Falotico

 

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Oggi parliamo di Mark Wahlberg: è lapalissiano che sia il più grande attore della storia… è vero, inutile che ridiate, siamo di fronte al sottoscritto, comunque datemele


14 Mar

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Sì, non è un’iperbole ironica buttata lì. Sono profondamente convinto che Mark possieda un fascino imbattibile, più che altro appaiabile al sottoscritto.

Spesso infatti la sua espressività è statica su sguardo vitreo e un vago accenno di alzate sopraccigliari da uomo torvo, rabbuiato nel suo vuoto interiore. Catalizza, cioè, negli occhi suoi morbosamente ammalianti e, all’apparenza non emananti nessuna attrattiva sensuale, i cangevoli umori della vita che, nella sua complessità indistricabile, si rivela magicamente mutevole, dunque irresistibile.

Sguardo rigido, quello di Mark, diluito in un corpo granitico, teso allo spasmo. Che si prolunga, oserei dire si riverbera nei suoi bicipiti pronunciati, venosi. A loro volta sdilinquenti nei suoi pettorali stupefacenti che, oggi solidificatisi in un’hollywoodiana vita appagante, fanno sì che Mark stesso, di fisica possanza e scenica presenza impressionante, possa rimuovere i suoi trascorsi conclamati da delinquente non rimasto fregato.

A differenza di Mark, non ebbi mai un passato criminale da “mariuolo” come il mitico Cassano Antonio.

Calciatore divenuto tale dopo aver rubato mille motorini a Bari Vecchia, emancipatosi dalla sua condizione abietta grazie alle sue prodigiose doti calcistiche comunque indiscutibili ed estremamente lodevoli.

Maestro senza pari del dribbling e delle piroette più impari, marinò la scuola precocemente ma, da autodidatta del gioco delle palle, presto come essere ficcante, nella società, da solo imparò.

Disegnando michelangiolesche palombelle e delle parabole figlie di Giotto, forse solo da ex fortunato gianduiotto, e tocchi non solo balistici probabilmente da ballista imprendibile ma giammai davvero tocco, nella sua esistenza più adrenalinica d’un contropiede dopo il catenaccio, Antonio riuscì a farcela. Facendosene tante.

Emigrando perfino a Madrid ove, lasciatosi crescere la panza, litigò con quasi tutti i suoi compagni di squadra poiché, diciamo, tale figliol prodigo, a cornificare i suoi colleghi, fu solo prodig(i)o.

Almeno, provò a farsi le loro mogli ma, dopo averne prese tante (sì, di botte, consolandosi con qualche bottana che medicò le sue ferite da vera massaggiatrice in panchina…), dopo essere stato sgambettato, trombato eppur lo stesso trombando, fu espulso dal pan di Spagna. No, solo dalla capitale spagnola nonostante le spagnole con quelle pure della Catalogna. Altro che coglione, che zabaione!

Di mio, nacqui a Bologna e considero Messi del Barcellona molto più eccitante di ogni amante di Cassano. Mi piace la zuppa inglese.

Come sopra dettovi, poco ho da spartire pure con Wahlberg.

Allora perché mi paragono a lui?

Diciamo che, col passare del tempo, dopo essere precipitato nel mutismo e in una depressione più scura del passato di Mark, torbido e assai oscuro, ora sono un uomo che, come Sally di Vasco Rossi, cammina per strada con aria sicura.

Vasco è fissato con le vite difficili e ama i nomi femminili che finiscono con la ipsilon.

Jenny è pazza, difatti, è un altro suo must imprescindibile, probabilmente ascoltato da tutte le ragazzine di Bologna adesso emancipatesi dopo aver leccato i professori (non sono quelli e non solo i loro), riuscendo a ottenere un posto fisso. Sicuramente sistematissime.

Mica come Amy Adams di The Fighter, sfigata barista comunque bonissima.

Sì, ebbi un’adolescenza da Tony Manero della mia stanzetta da Adams. No, non Amy. Bensì Wahlberg di Boogie Nights. All’ano, no, anagrafe chiamato infatti Eddie Adams.

Nel mio albero genealogico, a nessuno della mia Famiglia Addams, stavolta con due d di Domodossola, girò bene la ruota della fortuna…

A un certo punto della mia vita, dopo che fui bullizzato per ani, no, interminabili anni da gente che ancora fatica a conoscere la differenza fra Pamela Anderson e Paul Thomas Anderson, mi ruppi i coglioni e mi girarono proprio.

La ragazza che mi sverginò, pensando di svezzare me nel lontano 2003, prese subito coscienza invece che si trovò di fronte, anche in mezzo alle cosce, Dirk Diggler.

Sì, non avrebbe mai pensato di trovarsi dirimpetto, soprattutto fra le gambe, uno degli uomini più dotati del mondo.

Nemmeno io lo seppi. A forza di praticare onanismi su Julianne Moore, non ebbi mai occasione di constatare dal vivo le mie potenzialità evidenti, alquanto ergenti anche se una donna ha il ciclo e tutto il resto dei detergenti.

Lei ebbe un passato iper-sensibile ma rimase stupefatta e fattissima malgrado mai si fece. No, non fu e non credo che sia ancora una drogata ma per lei fu e rimarrà, certamente, la più indimenticabile nottata d’una memorabile, storica super scopata.

Dunque, quando la gente ancora mi attacca, accusandomi di fobia sociale, rido come un matto. Come un cavallo imbizzarrito!

Ce la possiamo dire?

Mi spiace per loro. Ma si chiama micidiale inculata, miei piccoli tor(d)i.

Prima di Pasqua, comunque, se lor signoria e tali omoni volessero da parte mia un ovetto Kinder, servirò loro un altro libro con una figona in copertina e le loro compagne, dopo aver visto le mie foto e letto le mie parole, credo che, ingelosendoli a morte, sfoglieranno tutte le uova…

Insomma, un duro… alla Mark Wahlberg.

Devastante.

Come il pugno di Micky Ward quando suo fratello Christian Bale/Dicky Eklund avvertì tutti.

Tutti non lo stettero a sentire.

E alla fine arrivò una mazzata col cronista che gridò… l’ha fatto di nuovo o forse io vi ho fatto nuovi come un bell’uomo, no, un Ovosodo, no, come una spremuta alle vostre misere tempie con tanto di limonata e Oran Soda.

Dunque, d’ora in poi non voglio al mio fianco ragazzi schizofrenici o le loro madri malate nel cervello.

Moralistiche, chiesastiche e ipocrite.

Anche perché, a prescindere dalle mie Boogie Nights, con queste frigide non gliela può fare manco il Wahlberg di The Departed.

Un puro stronzo. In America, lo chiamerebbero lucky bastard.

Wahlberg non fa rima con Falotico ma con Tito Andronico… eccome.

Oh, per tutta la vita mi sentii dire: ah, quello lì si curi! Non ha nessun talento.

Ora, questi nani ne sono così sicuri?

Di mio, comunque, al momento passeggio per strada con aria insicura da ottimo quarantenne ben tenuto. Anche perché posso andare solo a fare la spesa e vi è la quarantena dura.

Se scoprono che faccio il piacione, mi faranno il culo.

A dircela tutta, sì, io e Mark siamo molto diversi. Il mio attore preferito rimane Bob De Niro.

Guardate questa foto e provate a persuadermi che non possa esserlo.

La voce si alzò nella notte, detonante e furente come un estatico grido che, dapprima dolcemente mansueto, spaccò gli argini dell’ipocrita silenzio, abbattendo il rumore gracchiante in modo tremendo

Ora, secondo molti, io possiedo una bella voce. Da quali antri reconditi del mio diaframma spentosi per tempo immemorabile, ah, solo dio sa perché rispuntò.

Dopo che la silenziai nell’angoscia più melanconica, vocalizzando soltanto il me interiore e intenerendo le corde vocali così tanto da strozzarle, ansimando a stento biascicanti lamenti trattenuti in gola, pur sforzandomi di esternare la mia anima, essa stessa, contortasi e rannicchiata in un rachitismo muto, non s’effuse nelle chete giornate frivoli dell’apparenza mendace.

E io apparii quasi come Marlee Matlin di Figli di un dio minore. In quanto, malgrado già tempo addietro possedessi un carisma maturo da William Hurt precoce, mi ferii da solo, da cui la declinazione e le coniugazioni immutabili della mia esistenza umorale eppur esteriormente immodificabile: un leitmotiv procedente di ritmo triste andante-afflittivo pesante nella “tempistica” to hurt, I am hurting e present continuous del mio solito rivangare il passato in maniera estenuante e imperterrita.

Sì, fui la ripetizione di me stesso ad libitum e, per piacere, lasciate stare il latinorum. Ne ebbi ben donde di essere Don Abbondio. E mi piace da morire la scena della lettera della… Malafemmina quando Totò esagera: adbondantis, adbondantum.

A proposito, Alighieri Dante coniugato in latino come farebbe? Dantum, Dantes, mah.

Non sapete nulla. Dovete sciacquarvi la bocca col collutorio della Tantum.

Sì, molti miei libri sono pieni di periodi profondamente aulici e danteschi.

Ma, di mio, credo di amare maggiormente Alexandre Dumas e il suo Conte di Montecristo, ovvero Edmond Dantès.

Romanzo epocale che ebbe numerosissime trasposizioni e fu interpretato anche da me stesso. Come no?

Secondo voi, James Caviezel non sono io? Angel Eyes, La sottile linea rossa, Frequency e ovviamente La passione di Cristo vi bastano?

No, non sarò mai Brad Pitt e sono un santo “padre” piuttosto anomalo come Bob De Niro di Sleepers.

In verità, ho sempre conosciuto a menadito non tanto l’Holy Bible, bensì ogni girone infernale della mia patologia.

E fui sempre capace di prendermi per il culo da solo. Mi stupisce, piuttosto, che chi continua a credere che non lo sapessi, perseverando nel volermi coglionare, non sia invece consapevole della malattia di cui è affetto lui, cioè l’ignoranza.

Un mio amico, molto prima che cose tragiche avvennero, conoscendomi lui dalla primissima infanzia, mise in guardia tutti, persino le guardie, su quelle che sarebbero state le conseguenze nefaste. Non per me, però.

Fu chiarissimo.

Disse esattamente:

– Allora, vedo che non ci siamo capiti. Non è diverso in quanto diverso in senso negativo o di limitatezza psicofisica, è diverso nell’anima.

Ora, siete pronti ad affrontarlo? Perché, se non siete pronti, vi distruggerà lentamente pezzo per pezzo sino ad asfissiarmi. E morirete, biascicando un uhm, uhm, uhm, uhm, uhm.

Cioè, voi siete dei puttanieri e lui no.

 

Comunque sia, hanno riaperto le chiese. Ma la domanda che si pone è questa.

Dopo questa quarantena del cazzo, le donne hanno riaperto qualcos’altro?

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di Stefano Falotico

A prescindere dal coronavirus, credo che siamo arrivati al punto più malato della società, siamo sprofondati nel porcile


11 Mar

Vi affiggo uno screenshot tratto dalla bacheca di un mio amico su Facebook.

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Credo che si possano ampiamente condividere queste parole. Sì, non vorrei che, con la scusa del Coronavirus, si stia spostando l’attenzione pubblica su qualcosa d’irrisorio.

Mi paiono, infatti, esagerati i provvedimenti intrapresi dal governo. Piuttosto, a dire la verità, demenziali.

Detto ciò…

Sì, devo dare ragione a Federico Frusciante in merito all’edonismo andante di questa società finita totalmente a puttane.

Lui però sostiene che Mission con De Niro e Jeremy Irons sia un troiaio. Mah, ne dubito.

È un film profondamente spirituale incentrato sulla conversione di un uomo, Mendoza, cacciatore di schiavi, che ammazza suo fratello per gelosia. Ma si redimerà, perdonandosi grazie al padre gesuita interpretato magnificamente da Irons. Ah, che fatica di Sisifo!

Il film eccede spesso nella retorica e la colonna sonora di Ennio Morricone, per quanto meravigliosa, diventa un po’ pomposa.

Detto ciò, la Palma d’oro ci sta tutta e non voglio sentire ragioni.

Anche perché un film così ce la sogniamo, oggi come oggi. Qui si respira epica prodigiosamente illuminata da Chris Menges.

Invece, qui la società sta collassando.

Non sono un moralista come Stanley Kubrick ma il troppo stroppia, rende storpi.

Qui spopolano profili d’insospettabili ragazze, effettivamente studentesse universitarie, che ti contattano privatamente. Al che, inizialmente s’instaurano conversazioni piacevoli, spesso anche altamente culturali.

Ma, all’improvviso, ti mandano il link del loro “club privato”.

Sì, ti sparano… il link del loro sito personale. Oramai tutti e tutte hanno il proprio sito. Non è un grosso problema. Il problema sorge quando ti dicono:

– Lo vedi questo bottone? Spingici sopra. Al che, ti si aprirà la finestra con la mia mail PayPal. Dai, poll’, Mandami 5o Euro e potrai vedermi nuda.

 

Roba da matti. E io dovrei versare 50 Euro per vedere dieci foto di nudo di una pinco pallina? Peraltro, se proprio voglio lasciarmi andare, guardo un porno.

Eppure, maschi frustratissimi, dopo giornate di durissimo lavoro in cui non hanno fatto un cazzo, sfogliando il giornale con tanto di gamba accavallata, leggendo di uomini in mutande che prendono a calci una palla, dopo aver messo i loro bambini a scuola, ecco che si collegano al sito “mostruosamente proibito” e sputtanano tutto il loro stipendio.

Regalando cifre pazzesche a queste mentecatte per vedere due culi. Rallegrando, a notte inoltrata, misteriosa e libera da sguardi indiscreti, le loro esistenze quotidianamente mortificanti.

 

Intervengo io:

– Lei spende queste cifre per vedere e svelare tali Patreon del cazzo? Non potrebbe scaricarsi un porno? Impazzano i siti pure gratuiti.

– Sì, ma i porno che circolano, ah, sono pieni di attrici famose. Io invece sono perverso, desidero vedere quella… sì, mi fa sesso sapere che, dietro quel viso angelico da brava ragazza, si nasconde una maiala.

 

 

Continuiamo così, complimenti.

Di mio, posso affermare con estremo orgoglio e senza vergogna, che nella copertina del mio nuovo libro campeggerà nuovamente una modella molto fascinosa.

Con la quale concordammo la liberatoria affinché mi concedesse l’immagine che presto risalterà nella mia cover. Lei posò per me, immortalata da una sua amica fotografia assolutamente professionale.

Dunque, il pagamento che le versai, peraltro nient’affatto esoso, fu lecitamente stabilito a fini artistici.

Lei lesse dapprima il mio libro e, molto soddisfatta, in maniera consenziente mi concesse l’immagine a uso non commerciale. Bensì da utilizzare solo a scopo promozionale della mia opera. Legata… ai miei diritti d’autore.

Da non diffondere, in altri modi, da nessuna parte.

Se poi invece, una volta che il libro sarà disponibile, salverete la sua immagine e la diffonderete altrove, dovrete pagare la penale.

Ve la vedete voi, eh? Insomma, la mia prosa è fantastica, lei è una donna super attraente ma, se vi azzarderete a rubare e ritagliare la sua immagine per spargerla in maniera prosaica sul web, saranno cazzi vostri amari. E poi, quando vi arriverà a casa la lettera di risarcimento per aver trafugato tale materiale intoccabile, sopra il WC non credo che continuerete a farvi delle seghe.

Anziché sciogliervi, pagando studentesse coi link “s(l)egabili”, d’attivare dietro remunerativa attivazione, evacuerete sciolte. Dette anche diarree dovute al cosiddetto farvela sotto… poiché non avrete i soldi per pagarla. Anche perché i pochi soldi rimastivi, eh sì, li sputtanaste per pagare donne (in)visibili che non vi diedero niente se non mezz’ora di menate…

Vero? Siete veramente penosi. Poi, abbiamo anche quelli di contraltare. Come si suol dire.  Gente che guadagna cifre pazzesche dapprima comprando followers e poi, non solo ricoprono le spese, bensì di guadagni superiori, mille volte, eh già, superano il debito. Puro capitalismo, cazzo. Un po’ impuro, comunque.

Ah, ora capisco. Quella ragazza, sopra menzionativi, no, non è una puttana sotto mentite spoglie. Insomma, se la paghi, si mostra tutta spogliata… È una laureanda, scordavo, in Economia e Commercio.

Sa come vendere la sua merce, ah ah. Sì, abbiamo toccato il fondo. Siete quasi tutti toccati… Dovete redimervi e curarvi prima che il virus delle vostre porcate e idiozie corroda definitivamente ogni vostra residua difesa immunitaria.

Acclarato ciò. Frusciante ha ragione su molti film ma di Mission non capì un cazzo. Masterpiece!

Ora, non per essere passatisti. Il Cinema di una volta era davvero più bello, più figo. E non voglio sentire ragioni.

 

di Stefano Falotico

Tutto l’encomiabile egoismo di Robert De Niro, attore mirabile che, malato di egotismo, è tale e quale al Falotico


23 Feb

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Vi consiglio il mio libro su Bob De Niro, intitolato Robert De Niro, l’intoccabile. Lo trovate in Amazon-Kindle e in cartaceo sulle maggiori catene librarie online. Ricevette critiche assai lusinghiere anche se andrebbe ora aggiornato.

Solo pochi eletti possono amare davvero De Niro ed essere perfino meglio di lui

De Niro fu ospite, qualche settimana fa, anzi, mesi oramai addietro, del/al programma di Stephen Colbert. Ad Aprile dello scorso anno?

Alla domanda del conduttore rivolta a Bob in merito al miglior attore col quale Bob ha/avesse mai lavorato, Bob rispose me stesso.

Con ironica sfacciataggine ed ego incommensurabili assai lodevoli, si autoincensò, pur ammettendo onestamente la verità, indiscutibilmente. Inoppugnabile. Almeno opinabile da Al Pacino o Jack Nicholson, forse persino da Dustin Hoffman.

Il miglior attore del mondo, età permettendo e troppe scelte professionali sbagliate nelle ultime due decadi, è infatti lui stesso, Bob. Compresi gli altri tre appena menzionativi. Appartenenti alla rivoluzionaria, epocale New Hollywood.

Personaggio schivo, un tempo gelosissimo della sua privacy.

Uno dei pochissimi attori che, al Festival di Venezia, durante la presentazione di Shark Tale non si fermò a firmare gli autografi. Disdegnando, con arroganza indicibile, la gente (da lui probabilmente reputata ignobile plebaglia) assiepata dietro le transenne per poter ammirar dal vivo, per l’appunto, il più grande attore vivente.

Daniel Day-Lewis non è il più grande ed è inutile che sghignazzi dall’alto dei suoi tuttora imbattuti tre Oscar all’attivo come Best Actor.

De Niro, quest’anno, non fu candidato per The Irishman ma ugualmente si presentò, in prima linea anche se non in prima fila, alla cerimonia degli Academy Awards. In quanto nominato come produttore.

De Niro si recò alla manifestazione degli Oscar solamente quando vinse la statuetta per Toro scatenato.

Tutte le altre volte, invece, disertò sorprendentemente.

Anche nell’anno in cui vinse come miglior attore non protagonista per Il padrino – Parte II.

Poiché convinto che non avrebbe vinto.

Soltanto qualche anno fa, sì, l’eccezione che conferma la sua regola, presenziò alla suddetta kermesse.

Sicurissimo, infatti, che avrebbe trionfato per Il lato positivo. Perse, sconfitto invece in extremis da Christoph Waltz di Django Unchained. Quest’ultimo, infatti, dato come sfavorito sino alla vigilia. De Niro emise un indistinto lamento silenziosissimo, porgendoci una sottile, sardonica smorfia di disappunto, dissimulando l’amarezza dietro il suo proverbiale ed emblematico stile falsamente strafottente. Applaudendo Waltz con delicato aplomb che non dà e diede nell’occhio.

De Niro doveva girare Honeymoon with Harry per la regia, all’epoca, del compianto Jonathan Demme.

Ma non fu soddisfatto delle revisioni apportate alla sceneggiatura originale di Paul Haggis. Pretendendo che la sua parte fosse scritta meglio e più finemente.

Litigò con Mike Nichols, sul set dell’irrealizzato Bogart Slept Here, non chiedendo scusa alla produzione e al regista stesso. Anzi, pagando la clausola rescissoria del contratto a cui non mantenne fede, fregandosene adorabilmente delle conseguenze che tale trasgressiva scelta avrebbe potuto avere nefastamente sulla sua carriera già comunque assai promettente.

Abbandonò Mel Gibson e Martin Campbell, fottendosene di Edge of Darkness. Più avanti, in questo pezzo, ve ne parlerò di maggiori dettagli. Puro De Niro Fuori controllo a sbattersene dei precedenti, sottoscritti presi accordi irrinunciabili a meno che, se foste attori normali e non leggende, non si voglia passare per persone denunciabili.

Poiché Bob si può permettere di sfanculare a destra e a manca. Ridendosela sotto i baffi e allisciandosi la barba da Jacknife.

Il suo carisma e la sua rispettabilità non ne risentirono né ne risentono o risentiranno affatto. Anzi, cresce ancora di più maggiormente il suo mito perennemente intatto da interprete monstre inaudito.

Da nessuno Bob viene scalfito, è come un impermeabile che, in virtù del suo innato carisma e della sua forza ipnotica, permea il Cinema di un non so che di magico e magnifico.

Insomma, è come il Falotico.

Indubbiamente, il più grande uomo della storia. Magari… Anche perché, va detto, nessuno fu, è e mai sarà uguale a me poiché io so essere perfino più bravo di De Niro, non solo a imitarlo.

Voi, al massimo, potete scimmiottarmi e invidiarmi, calunniarmi o tentare pateticamente di boicottarmi.

Vi guardo in faccia e vi porgo una smorfia deniriana come per dirvi e retoricamente chiedervi: You Talkin’ to Me?

Sono Ernest Hemingway/Corey Stoll di Midnight in Paris. O fu F. Scott Fitzgerald/Tom Hiddleston?

Colui, comunque, che afferma/ò di essere il più grande scrittore del mondo, cioè me stesso. Sì, parimenti ad Ernest, in mio stile alla Woody Allen, non leggo i libri dei grandi scrittori poiché sono invidioso. Anzi, li leggo eccome ma li stronco senza pietà perché sono stupendi. Eppure, anche se molti di questi scrittori furono indubbiamente più bravi di me, sono morti e posso quindi sputtanarli a sangue e a morte.

Ah ah. Insomma, De Niro disse il vero assoluto. Anzi, come si suol dire… ridendo e scherzando enunciò la palese verità visibile. Per quanto mi riguarda, una donna molto bella viene corteggiata da me in modo sfrontato. Io arrivo subito al sodo, senza girarvi attorno. Senza inutili panegirici e rose rosse, cioè senza leccate di culo. Cioè, le dico immantinente che vorrei lecc… la ardentemente.

Al che lei, falsamente scandalizzata e stizzita:

– Ehi, porco! Sei impazzito? Chi credi di essere per porti così? L’uomo più bello del mondo?

 

Io, con nonchalance da Buddy Love de Le folli notti del dottor Jerryll, mi aggiusto il ciuffo delicatamente, ammiccandole dolcemente. Dunque sussurrandole tanto svergognatamente quanto furbescamente:

– Perché, bellissima donna, vorrebbe forse obiettare in merito al fatto che non sia oggettivamente l’uomo più bello del mondo? Se vuole farlo, si accomodi pure. Poi però, giunta a novant’anni, in punto di morte, non abbia rimpianti. Allora, che faccio? La lascio qui sola soletta a guardare alla tv l’ultima puntata di Uomini e donne? Sì, faccio così. Ora, tolgo il disturbo. Vado a fare un giro. Tornerò da lei per il digestivo.

 

Sì, sono diventato pure identico a De Niro di New York, New York. Volete trombarmi col sassofono o picchiarmi con dei sassi? Fate voi.

Avrei visto benissimo invece Bob nella parte andata a Ray Winstone che, come sopra detto, rimpiazzò De Niro a riprese in corso del film Fuori controllo

Jedburgh, questo è il nome del personaggio. Un uomo mellifluo e sulfureo che, in piena notte, davanti proprio a un falò (ah ah), rivelò a Craven/Gibson la verità atroce sulla morte di sua figlia.

Gibson infatti, convintosi oramai che si fosse trattato di una tragedia casuale, dimenticò ingenuamente la cosiddetta “causale”.

Sì, fu Jack Huston, nel ruolo del gran bastardo Jack Bennett, a ordire quello che fu, senza se e senza, uno stupido complotto invero letale. Che maiale…

Winstone illuminò Gibson durante una fredda serata invernale.

Di mio, posso dire, come già in passato senza colpa alcuna ammisi e così come con enorme schiettezza per l’appunto incolpevole dichiarai innocentemente, che al sopraggiungere della mia prima, davvero perturbante adolescenza a nascere, mentre i miei coetanei, già corrotti e imputriditi nell’animo, trascorsero le loro giornate in modo porcellesco e viscido, accontentando apparentemente i genitori, fingendo di studiare diligentemente per farli felici e contenti, in realtà fumando solamente da mattina a sera delle gran canne, ecco, di mio tutto cannai.

Preferii nobilmente estraniarmi da quasi tutti gli adolescenti infami e di quella cosa… assai luridamente affamati.

Al che, la mia notevolissima trascendenza esistenziale fu erroneamente, anzi, orridamente equivocata e scambiata per fobia sociale. Addirittura fui tacciato, alla pari di De Niro in Taxi Driver, di essere quasi un ragazzo pericoloso in quanto troppo nudo e crudo al naturale senza bisogno di maschere pirandelliane.

Debbo ammettere anche, indubbiamente, che la mia mirabile altezza quasi nobiliare fu presa per superbia insopportabile. E di conseguenza, non leccando io il culo a nessuno, cioè non accattivandomi le simpatie della frivola socialità più carnascialesca e onestamente bestiale, molti haters mi (mal)trattarono, ripudiandomi, disprezzandomi ma soprattutto disegnandomi a loro immagine e somiglianza. Dunque, assai male, essendo loro per l’appunto avvezzi già alle viziosità più capricciose e belluine, più (da) fighette e da mezze calzette che se la tirarono da presto arrivati… a enormi vertici mondiali.

Fui infatti descritto come il mostro di Eraserhead e dissero che mio padre non seppe educarmi poiché fu ed è, peggio di me, tonto e di mente malato. Di mio so che è laureato.

Di mio so che mio padre svolse anche un lavoro assai rispettabile e non passò le giornate nel negozio Bazar Affari. A differenza di un pagliaccio miserabile che agli amici disse di essere un giornalista pubblicista quando in verità fu solo un dottor Balanzone dalla vita molto piccola e assai poco invidiabile.

Quando ebbi l’ardire di ribellarmi a questo squallido gioco perpetratomi in maniera ferina, efferata e caudina, la mia situazione addirittura io stesso peggiorai.

Poiché la villania di queste persone piccine e malvagie ebbe il coraggio di pronunciare, dalle loro bocche fetide e infide, parole ancora più mostruose e abominevoli. Mi fu detto, infatti, che mi credetti Robert De Niro quando invece mi sarei dovuto guardare allo specchio e prendere coscienza d’essere solamente un poveretto. Anzi, quasi un ignominioso e indignitoso pervertito. Furono inviate missive gravissime, sotto falsi profili, alle ragazze che all’epoca frequentai. Certa gente inventò altre calunnie persino su costoro. Dicendo che furono prostitute da me pagate affinché mi potessi filmare e fotografare con loro. Oppure che, per compassione, da tali unti e bisunti, cornuti diffamatori presunta, avessi elemosinato per autocommiserazione un po’ di momentanea passione. Insomma, fu combinato un terrificante casino da queste brave personcine così a modo, educate, gentili e carine. Sarebbe bastato ammettere, con estrema onestà, che raramente nasce uno come Bob De Niro. Un uomo capace di ascoltare sia Levante con Tikibombom che Ghali con Boogieman. Come Eric Draven/Brandon Lee de Il corvo so che non può piovere per sempre. Così come so che molti di voi, nonostante abbiate cinquant’anni suonati, non capite questo ritornello:

spegni queste nuvole ché lei si bagna più di me.

 

Ora, amici, s’è fatto tardi. Ho da scrivere altre recensioni, ho da scrivere altri libri, ho da recitare altri pazzi, no, pezzi.

Devo farmi il culo…

Ma, nel frattempo, come sfondo… no, sottofondo…

Mettiamo su Dua Lipa?

E ricordate…

Come dice il grande Max Cady:

– Te la sei goduta la colazione?

 

Al che, con molto ritardo, il mio calunniatore si ferma assieme ai suoi amici in uno spiazzo e si sente come Al Pacino di Heat. E grida:

– What are they looking?

 

 

Sì, penso che Neil McCauley/De Niro non sia più molto solo. Sebbene rimanga un lupo solitario? No, un tipo solitario.

Questo mio scritto è dedicato a tutti i ragazzi che, lungo il loro percorso, incontrarono, incontrano e incontreranno dei volponi coi cervelli piccolo che non calcolarono, essendo molto limitati, che McCauley, a costo di perdere l’amore della sua vita, non dimenticò né dimenticherà mai i William Fitchner di turno e soprattutto chi fu ed è ancora (il) Viscido.

Ma, a parte gli scherzi, no, non sono vendicativo ma ho finito di frequentare gli stupidi e di stare dietro ai loro fuorvianti condizionamenti da stolti. Sinceramente, non ho più l’età per affiancarmi a una banda di scalcagnati che, ancora fermi ai tempi del liceo, dividono le persone fra sfigati e perdenti contro vincenti, cazzuti e saccenti, forse i più deficienti. Ho il festival di Cannes che mi aspetta. Se siete degli incapaci, rivolgetevi ai migliori assistenti… Non ho più un solo minuto da perdere coi disgraziati, gli invidiosi e i dementi.

In fede,

Bob, famosissimo per essere il più grande… stronzo

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di Stefano Falotico

 

PULP FICTION – Ora vi racconto una storia da C’era una volta a… Hollywood


21 Feb

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Capitolo1
L’adolescenza per molti non finisce mai poiché giammai iniziò

Su uno di questi giornaletti del cazzo, uscì un articolo celebrativo di Cobain, Kurt Cobain. Da molti della mia (ex) generazione, denominata x, forse i greca, insomma quella che anticipò il millennio e ora, spaesata, delusa dalle aspettative utopistiche propugnate falsamente dai loro genitori ipocriti, post-sessantottini, adoratori del Cinema mieloso e retorico di Muccino, quei vecchietti passatisti che elevarono in gloria Fellini, coloro che venerarono i cosiddetti maestri ma, invero, amarono solamente addolcire le loro amarezze con le peggiori schifezze nostalgiche e fintamente ciniche di quel tenerone di Pupi Avati, ecco, per molti figli di questi papà, Cobain divenne un’ancora di salvataggio millenaristica. Perfino quando Kurt si suicidò, lo beatificarono e ancora di più santificarono. Proiettando in lui, da terragni amanti della new age dell’aldilà, le loro aspirazioni fustigate, i loro desideri castigati da genitoriali dettami castranti.

Sì, anziché pregare l’Onnipotente, riascoltarono continuamente perfino le canzoni di Kurt più tremende.

In preda al Giubileo, no, in grida di giubilo da schizofrenici forse pure ebefrenici, s’identificarono in questo santone non più vivente. A lui affidandosi nel momento del bisogno.

Sì, molti di questa generazione di merda/e, anziché passare delle estatiche estati a ballare in riva al mare, selezionando dal jukebox un tormentone di Bob Marley, si (di)strussero nel curare i loro mal di pancia, pari a quelli di Kurt, sofferente infatti spesso di forti crampi allo stomaco e al basso addome, stuprandosi le meningi e le trombe di Eustachio con musica senza ritmo. Alcuni, col mustacchio, tanto per darsi un tono da pirati Barbanera, anziché pensare allo sticchio, leccarono solo il gelato al pistacchio.

Di mio, posso dirvi che L’ultima volta che mi sono suicidato… è un buon film.

Se Cobain, il frontman dei Nirvana, idolatrato più di Buddha, fosse ancora in vita, mi dedicherebbe la copertina dell’album rimasterizzato Nevermind. Sì, il bebè che fluttua nei fondali marini, in mezzo al plancton, ancora puro e senza (rim)pianti, altri non è che il JOKER MARINO, ovvero il sottoscritto.

Ovvero, un feto, non so se fetido o semplicemente fetente, che galleggia in mezzo a una realtà annacquata ferma a una visione da cavernicoli. Sì, degli ominidi monolitici che, come nell’incipit parodia di 2001: Odissea nello spazio, vale a dire La pazza storia del mondo di Mel Brooks, cazzeggiano a tutto spiano di pollici opponibili. Uso un’espressione, diciamo, meno animalesca per essere eufemistico. Se vogliamo invece essere volgari, in una prosaica parola sinceri, si fanno le seghe. Comunque, sono preferibili i trogloditi agli effeminati. Fidatevi.

Di mio, sono un uomo che, riciclando una pessima, vecchia battuta da spogliatoi calcistici, lesse soltanto Ventimila seghe sotto i mari.

Sì, precocemente m’inabissai in una follia da Christopher Lloyd sia di Qualcuno solò sul nido del cuculo che di Ritorno al futuro. Infatti, amante dello splendido romanzo d’avventura e di formazione di Jules Verne, detto italianamente Giulio, Un capitano di quindici anni, andai matto pure per Il giro del mondo in 80 giorni, malgrado conducessi una vita molto appartata, anzi, dentro il mio appartamento-stagno compartimento, da Leggenda del pianista sull’oceano.

Lloyd, in Back to the Future di Zemeckis, viene chiamato simpaticamente Doc dal personaggio interpretato da Michael J. Fox. Il quale, da molti anni, è malato del morbo di Parkinson. Ho detto tutto…

Di mio, per molto tempo soffrii del d.o.c., acronimo, cioè sigla del disturbo ossessivo-compulsivo.

La mia vita emotiva si fermo lì. Vari psichiatri tentarono di farmi girare dei sequel, persino apocrifi, della mia storia assai originale.

Sì, molte persone cercarono addirittura d’imitarmi ma sono tutte versione non autorizzate dal sottoscritto.

Sì, io sono il capostipite invincibile della mia vita invivibile, sono peggiore dei più noiosi film invedibili, non commercialmente vendibili, non adatti alla massa formata da uomini e donne imbevibili.

Comunque, vi bevete anche il fatto che C’era una volta a… Hollywood sia un capolavoro.

Idioti come voi sono facilmente, alla pari di Harvey Keitel de Le iene, fottibili.

Sì, sono uguale a Tim Roth/Mr. Orange. La mia vita fu un’Arancia meccanica. Molti ragazzi, per allentare la noia dell’adolescenza, ecco, ascoltarono Cobain. Altri, come Alex/Malcolm McDowell, Beethoven.

Molti si credettero delle rockstar. Di mio, alla stessa maniera di Franco Battiato di Bandiera bianca, fui l’incarnazione del ritornello… a Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata.

Non mi drogai mai. La gente si bevve e ancora beve tutto. Di mio, al massimo bevo un White Russian come il grande Lebowski. Alternato a qualche aranciata.

Ma quali limonate.

E ora dovete sciropparmi. Basta pure coi succhiotti. Meglio un sano succo di frutta. Se vi scappa un rutto, ci sta. Tanto, ricordate, è meglio un rutto piuttosto che dare un bacio con la lingua e molta cannuccia a una ragazza ciuccia e assai brutta.

Sì, fui Jack Nicholson. Del menzionatovi capolavoro di Milos Forman? No, di Qualcosa è cambiato di James L. Brooks.

Vissi da misantropo capace di tenerezze da romanzetti Harmony.

Di mio, sin dalla pubertà, odiai Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni. Sì, le donne impazziscono pure adesso per Raoul Bova. Di mio, mi masturbai due/tre volte su Barbara Snellenburg di Piccolo grande amore. Nonostante vivessi da principessa. Forse sul pisello.

Ancora oggi, dopo che smentii ogni diagnosi psichiatrica, scrivendo perfino il libro Dopo la morte nel quale distrussi totalmente ogni certezza di Freud, narrando di pazzi manicomiali, no, allestendo pezzi altamente encomiabili, sì, poetici e degni delle cabale più sognanti di Jung, ancora vivo in Purgatorio. Sì, una vita da mediano e non esiste, amici, la via di mezzo. Ricordatelo. Se pensate che io porti sfiga, siete toccati. E non toccatevi. Ah ah.

A tarda notte, mi reco al Royal Bar, ubicato in uno sperduto entroterra periferico di Bologna. Ove ordino un caffè che zucchero con della canna, ridendo sulle vostre quotidiane amarezze e ingoiando un tramezzino.

Sì, molti adolescenti che si fecero molte canne, eh già, in effetti s’identificarono col leader dei Nirvana. Solamente perché non ebbero le palle per ribellarsi a un’esistenza caudina come il protagonista di Elephant di Gus Van Sant. Regista, fra l’altro, di Last Days.

Di mio, sono multiforme. Sono sia Will Hunting che Sean Connery di Scoprendo Forrester. A differenza di Robin Williams, non mi suiciderò. Se tu invece, cazzo, pensi di essere un bel novizio come Christian Slater de Il nome della rosa e stai scrivendo un libro romantico-fanciullesco, figlio del tuo amore (im)purissimo, intitolato… Scopando una selvaggia come Valentina Vargas, tagliati subito la verga, leggi I Malavoglia e fatti monaco.

Sì, la gente non mi sopporta. Ama essere leccata e presa, per l’appunto, per il culo.

Io sono un verista. E vi garantisco che Cobain non valse un cazzo.

Comunque la sua ex moglie, Courtney Love, credo che abbia preso più uccelli delle pornoattrici Brianna Love e Brandi Love.

Sì, lei prosciugò l’uccellino canterino di Kurt. Infatti, Kurt le dedicò la canzone Come as You Are.

La dedicò a lei, sbaglio? O un’altra puttana? Mah, non lo so, ah ah.

Invero, io mi ammazzai molti anni fa quando, a contatto con ragazzine amanti dei Backstreet Boys, le quali si strapparono le mutande, ascoltando nella loro cameretta l’intramontabile hit più sciocca di sempre, I Want It That Way, compresi, essendo molto avanti, che non avrei mai avuto un rapporto sessuale come quello avvenuto, venuto al top e in topona, svenevole, svenato e tutto pompato-eiaculato-ficcato fra Erik Everhard e Penny Flame nel cult per arrapati e amanti dei culi, intitolato per l’appunto Penny’s Flame Out of Control.

Altro che i Chemical Brothers!

Film ancora rinvenibile in dvd, scaricatelo subito. Ah ah.

Di mio, ce l’ho tutto sigillato, non ancora scartato. Ah ah. Sì, un “oggetto prezioso” che proteggo dai batteri di una società mefitica che pensa solo alla figa.

Ho spesso una faccia così anonima da sembrare uno spermatozoo e sono imbarazzante. Al che, m’incappuccio con un profilattico gigantesco ordinato su misura della mia enorme testa di cazzo.

Comunque, un consiglio per tutti i giovani ritardati. Non datevi al grunge. Siate come il Grinch.

Come già vi dissi, mi sverginai nel 2003. Ecco, sopra vi eccitai, no, vi citai una scena pornografica niente male.

Assolutamente però non paragonabile a quello… che lei mai avrebbe immaginato.

Sì, credo che questa ragazza, prima di morire reciterà al prete che le darà l’estrema unzione, eh sì, ho visto una cosa che lei non potrebbe mai immaginare.

Il prete le risponderà: – Ragazza, anch’io sto morendo. Non vidi mai Blade Runner. Me la faresti vedere?

– Prete, forse voleva dire… lo guardiamo assieme?

– No, voglio guardarla solo io. Tanto manco solo io alla cappella, no, all’appello.

 

Sì, appena costei si accorse che fui meglio di Mark Wahlberg di Boogie Nights, mi violentò come stette per fare Demi Moore con Michael Douglas in Rivelazioni.

Ebbene, uno dei miei film preferiti della primissima adolescenza fu il Robin Hood con Kevin Costner. In cui lo stregone Morgan Freeman, scambiato per ciarlatano, distrugge la strega cattiva.

Adoro Excalibur di John Boorman e impazzisco… sempre quando Mago Merlino combatte contro Morgana.

Un mio ex amico, invece, epilettico e in passato in cura presso un medico, non scherzo, dallo stesso cognome della donna responsabile dell’omicidio di Cogne, ebbe spesso l’abitudine di trattare come femminucce chi non ascoltò, a differenza di lui, Kurt Cobain.

Per lui, furono e sono tutti malati di mente.

E diede addosso, che ne so, a Francesco che amò Ornella Vanoni e Renato Zero, a Marcella che si toccò con Lenny Kravitz.

Pure a me. Dicendomi che Robert De Niro è un coglione.

Sì, soprattutto nei panni di Vito Andolini.

Vero?

 

Capitolo 2

 

Scrivetelo voi, se vi riesce.

Anzi, c’è.

Vari idioti, capeggiati da un mitomane alla Charles Manson, pensarono di fare il festone a una bimba piagnucolosa.

Però, si trovarono di fronte un minchione. Ovvero Cliff Booth. Una sorta di Killer Joe/Matthew McConaughey. Guardone, pervertito.

Come è un uomo e non un falso.

Ora, polli miei pazzi, attaccatevi al cazzo.

La prossima volta, andate a prendere per il culo quella troia di vostra madre.

 

di Stefano Falotico

 

Il doppiaggio: Giannini, Gullotta e De Sando per The Irishman, i vocalizzi di Carmelo Bene, la voce flessuosa di Anthony Hopkins


14 Feb

Ora, ecco Giannini e De Sando in una tavola calda similmente alla scena del diner celeberrimo ove Al Pacino e Robert De Niro duettarono magistralmente in Heat.

Mah, a essere sinceri, più che tavola calda, sembra il ristorante ove Lino Banfi e Maurizio Micheli conversarono malinconicamente ne Il commissario Lo Gatto.

De Sando, appesantito e nella voce più arrochito del solito, con istrionismo ben temperato, parafrasando una celebre espressione del compianto Morando Morandini, ricorda che la prima volta che doppiò De Niro fu in Mission. Da allora, affinò la sua professione, la sua missione.

Quando Ferruccio Amendola invecchiò, già prima dell’ultimo doppiaggio di Amendola per De Niro, avvenuto per Men of Honor, De Sando prese sempre più confidenza con De Niro, doppiandolo benissimo in Ronin.

Per molto tempo, Amendola doppiò anche Al Pacino. Sebbene, così come in questo video dichiara Giannini, Giancarlo stesso doppiò Pacino in Quel pomeriggio di un giorno cani del lontano 1975 ancora prima di divenirne la voce ufficiale, sebbene Amendola fosse ancora in vita da mo’…

Giannini deve avercela coi cani. Qui, storpia il titolo del film suddetto, abbreviandolo in Quel pomeriggio da cani. Nel finale di Carlito’s Way (ascoltatelo bene), dice l’ultimo dei mohiricani.

Sì, non mohicani, pronuncia per l’esattezza ma non esattamente, eh eh, mohi-ri-cani. Perfetto, siate puri. Chi se ne frega del purismo. Donna, voglio pure il tuo purè.

Giannini non fu mai, comunque, un attore cane nonostante in Hannibal faccia la figura del piccolo micio dinanzi a Lecter/Hopkins. In Red Dragon, Ralph Fiennes interpretò la parte di Francis Dolarhyde, soprannominato poco simpaticamente Lupo Mannaro, alias Dente di fata/Tom Noonan in Manhunter.

Ora, la gente sostiene che io abbia una bellissima voce. Mah, dire che in passato, per colpa dei miei pudori, fui scambiato clamorosamente, con poco calore, sia per Joan Allen di Manhunter che per Emily Watson di Red Dragon.

Riuscii a ritrovare la mia voce grazie al mio intuito da Sherlock Holmes di Piramide di paura.

Elementare, Watson? Certo. Diciamo anche che Emma Watson, oggi come oggi, non è più una racchia come invece tale apparve nella saga di Harry Potter ma non può mettersi contro di me. Neppure con me, eh eh.

Perché lei è ricca e io no? No, perché preferisco Artemis Fowl ai maghetti di J. K. Rowling. Sono un tipo alla Kenneth Branagh. Uno che non starà mai con Emma Watson ma stette con Emma Thompson.

Ah, bella testa di cazzo quella Thompson. Non si lascia mai un uomo che conosce a memoria il Bardo nemmeno se, distrattamente, preso dal suo Amleto, dimentica una mattina di usare il dopobarba.

Diciamocela, Branagh non è uomo da sbarbine e Barbie. A proposito di De Niro, nel suo Frankenstein di Mary Shelley, riesce a resuscitare Helena Bonham Carter, altra sua ex compagna. Nella vita reale, però, la Carter lo lasciò e gli preferì Tim Burton, il regista di Frankeweenie. E ho detto tutto…

Sì, non è vero che le belle donne preferiscano gli uomini colti e letterati. Tim Burton è molto colto, certo, ma è anche molto brutto e freak. Sostanzialmente, Dumbo è la storia della sua vita.

Di mio, mi piace fare il Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo.

Con fare falotico, burlesco e impresentabile, entro in ogni aula, forse anche nell’aiuola di donne più belle di Marisa Tomei, indossando tutta la “palandrana” da uomo Russ Bufalino che, malgrado a prima vista, appaia piccino, non è neanche un picciotto, miei piccioncini.

A parte gli scherzi, no, non faccio parte dei Goodfellas e non sono un maniscalco come l’attore che incarnò, in The Irishman, Joe Gallo. Sì, Sebastian Maniscalco. Alle volte, faccio il bastian contrario e troppo la mano calco.

Eccedo in gigionerie, spingo troppo, caricando di recitazione da Al Pacino quasi insopportabile per via del suo sofisticato, sublime manierismo da attore navigato che esagera quando fa la parte dell’arrabbiato.

Di mio, come tutti, mangio le penne all’arrabbiata. Se le donne vogliono anche il formaggio grattugiato, non mi sento d’offrirlo loro. Sono una buona penna, non un’ottima forchetta. Seduta dinanzi a me, a tavola, potrebbe pure esserci una donna poco ochetta che fa la scarpetta con tanto di porchetta e chiunque, se non le dessi gratis una scaloppina al limone, mi scambierebbe per un affettato… ricchione poiché lei è stupenda ma la snobbai, preferendo da solo mangiare la salsiccia e un gustoso piatto di orecchiette.

Sono una cima… di rapa? Perché volete che sia una lasagna con la besciamella al ragù, miei ragazzi e ragazze? Quindi, stiano lontane da me le racchione, pure le bombe sexy e dunque le racchette. Non ho il gomito del tennista. Di mestiere faccio l’equilibrista. No, non sono un personaggio da circo ma, ogni santo giorno, non so però se sano, devo fare i salti mortali per non scivolare… sul bagnato? Sì, sulle bagnate scivolo invece eccome, eh già.

Lasciatemi avvinazzare e auto-celebrarmi, sì, divinizzarmi fra il vano, il faceto, tra un filmetto da guardare sul divanetto e la mia voce da Luca Ward di Gladiator.

Che volete da me? Volete che reciti le vostre poesie di Natale? Va bene. Date qua.

Miei polli Arena, m’accusaste d’aver fifa e di non andare molto a f… a.

Ma sono oramai nei campi elisi e non ascolto quella nevrotica della cantante Elisa. Basta anche con Giorgia, con Francesca Michielin, con le cazzate di J-Ax, con la Panicucci, i Fargetta e Tom Cruise con le sue frangette. Insomma, se volete dirmi che sono scemo, accomodatevi. Se volete dirmi la verità, non smentendo la vostra retrograda mentalità medioevale, sarei dovuto nascere nell’alto Medioevo. Appena metto piede fuori dal mio castello dorato, vedo che vi prendete solo a botte. Non siete molto elevati, sapete? Levatevi. Evviva il ponte levatoio!

In questo mondo, bisogna proteggersi nei castelli della Loira. Affogasse, nella sua vecchiaia, anche Sophia Loren. Sì, fu Miss Italia. Adesso, bando alle ciance e alle ciociare, è una strega. Ah ah. A voi piacciono donne come la Sophia che fu? E allora, come disse lei, accattatevelo/a!

Di mio, voglio essere Robin Hood, anche Robin nud’. Sì, il compagno di Batman. Robin è come Watson. Fornisce tutte le intuizioni più geniali ma i meriti se li prende sempre l’altro. Insomma, sono anche filantropo, mica solo Falotico. Voi invece rubate ai ricchi per dare ai poveri. Ma ebbe ragione Luc Merenda in Superfantozzi. Una volta che i poveri saranno ricchi, i ricchi diverranno poveri e allora, anziché ascoltare quel falso di Bryan Adams, è sempre meglio mettere su Hungry Heart di Bruce Springsteen. Ora, la notte si fa buia e lunga, miei pipistrelli. Non ho maggiordomi che mi servano e riveriscano. Non ho nessuna Catwoman che il pelo m’allisci(a), eppur come Joker striscio. Ah ah.

Su questa mia dolce, innocua, ennesima stronzata, ancora sparisco, forse sono solamente in bagno e piscio. Capisc’?

E Carmelo Bene, Anthony Hopkins? Grandi voci. Ora, devo andare. Scappo, forse anche scopo.

 

di Stefano Falotico

JOKER di TODD PHILLIPS con JOAQUIN PHOENIX – Dal 6 Febbraio di nuovo al cinema e in Blu-ray & Dvd, mamma mia che rinascenza questo Falò!


06 Feb

joker happy face

Sì, sono indubbiamente un personaggio rinascimentale. Se abitassi nella Firenze degli artisti cullati dal mecenate Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, sarei già celebrato come Leonardo Da Vinci.

Sì, più che altro come Paolo Bonacelli di Non ci resta che piangere. Ah ah.

Sì, come Massimo Troisi e Roberto Benigni del succitato film, credetti che avrei avuto una vita modesta, cioè bella che già fritta, invece finii a Frittole nel quasi 1500 del mio essermi rinnovato e, di colpo, ringiovanito come se avessi attraversato uno Stargate quadridimensionale.

Sì, la mia mente da James Spader, più che altro da ex Spider di Cronenberg, uh uh, mi permette questo ed altro. Di essere, cioè, l’incarnazione del Tempo ritrovato di Proust e di guidare una macchina su giubbotto di Drive alla Ryan Gosling futurista più di Miami Vice.

Sì, patii calvari interminabili, mi stressai talmente tanto da diventare perfino quasi calvo.

Ma non ne feci una tragicommedia come La cantatrice calva di Eugène Ionesco. Poiché, essendo per natura autoironico, essere falotico, quindi stravagante e burlesco, trasformai il mio Aspettando Godot, più che altro finalmente di godermela, ah, questa vita puttana che tutti noi fotte e che, lungo il cammino, presentò, presenta e ancora presenterà molte dure fregature, in una filosofia esistenziale mai come oggi così sicura.

Sì, da circa un anno a questa parte, dopo essermi inabissato nelle notti più melanconiche, diciamocela, tragicomiche e quasi da manicomio, mi ributtai nella mischia. Io sono un fan pure dell’ex pornostar Brooks Mischa.

Sì, il mio fu un culo pazzesco migliore di quello di Mischa. Più che altro di (s)figa mai vista. Ah ah.

Sin dalla prima adolescenza, professandomi io un uomo amante di Taxi Driver, estraniandomi dal troiaio generale dei miei coetanei straniti, drogati, frivoli e certamente dementi, fui scambiato per un disadattato alla Travis Bickle e per un mammone col complesso di Edipo come Rupert Pupkin di Re per una notte.

Ma rinacqui come O’ Sole mio. Ah ah.

Sì, dopo tanto tempo da God’s lonely man, cioè da uomo solo e poco solare, più che altro da metafisico come Solaris, anziché arrendermi e cantare a vita Uomini soli dei Pooh, decisi di diventare un dio delle città e dell’immensità. Ah ah.

Portando la mente a un livello superiore della realtà. Ih ih.

Sì, da Principe della notte della mia Gotham City del cazzo, dopo aver scarrozzato tanti pagliacci per anni in lungo e in largo per Bologna ed essere stato preso per un mezzo handicappato, disgraziato, super sfigato tutto scassato e pure rompi-cazzo, durante un viaggio a Roma, avvenuto nei primi mesi del 2003, compresi dall’alto dei cieli di essere un illuminato.

Rivissi, ritornando a Roma, in pochissimi istanti quei gaudi amorosi della mia giovinezza smarritasi nella tetraggine più tenebrosa.

Improvvisamente, come Bradley Cooper di Limitless, riacquisii la vista e anche, di conseguenza, la vita.

Chi mi frequentò, non credendo al mio mutamento tanto repentino quanto incredibile, quando io provai a spiegare quello che successe e cosa provai, mi diede ancora di più del cretino e del provato. Ah ah.

Ancora qualcuno mi tormenta e, come un gufo, intimamente gode col suo pipistrello, sperando che io mi lamenti in mezzo a tante altre tormente, no, a miei atavici tormenti.

Ah, questo è solo un teppistello, un coglioncello a cui avrei da raccontarne davanti a un bicchiere di vino per confrontarmi con lui in merito ai nostri stupidi, reciproci duelli.

Gli narrerei di come mi sverginai ma lui, ottuso, ancora una volta non mi crederebbe e, se gli dicessi di chi mi oggi mi corteggia, di maggiore gelosia nel suo animo invidioso a morte, eh sì, creperebbe.

Oppure, piacevolmente sconvolto, assieme a me riderebbe a crepapelle.

Poiché That’s Life e la vita, fratelli della congrega, è ancora purtroppo lunga.

Lo prenderemo in quel posto numerosissime altre volte, avverranno altre svolte e c’illumineremo di nuovo come una lampadina di Alessandro Volta. Lo daremo a chi ce la dà ma l’importante è che come dice James Woods (o fu De Niro?) in C’era una volta in Americanoi siamo come il destino, chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!

Sì, non so quante volte morii in vita mia. Quando pensai che fosse finita, cazzo, almeno mi sarei messo l’anima in pace, dio mi bussò a tarda notte e mi ricordò di essere lui.

Domenica notte, Joaquin Phoenix vincerà l’Oscar.

Entrerà nel mito. Come Brando Lee de Il corvo, come Marlon Brando di Fronte del porto, come Robert De Niro di Toro scatenato e forse come qualcun altro…

 

di Stefano Falotico

JOKER sbaraglia tutti alle nomination(s) Oscar ma Murray Franklin è ora arrabbiato


13 Jan

joker

 

Sì, De Niro è stato escluso sia per Joker che per The Irishman, i film più nominati per la nuova edizione degli Oscar.

Comunque, è stato candidato come produttore… ah, bella presa per il culo. Leonardo DiCaprio di Titanic manco per quello fu…

Fatto sta che è stata un’ottima annata per Bob. A giorni, vedremo il trailer italiano di Nonno, questa volta è guerra!

Le sue fortissime dichiarazioni contro Trump devono aver pregiudicato la sua mancata nomination?

No, sennò pure Joker, film anti-trumpiano per eccellenza, sarebbe rimasto fuori.

Pioggia di candidature anche per la stronzata di Tarantino. Sono felice per Anthony Hopkins ma vincerà Brad Pitt. Insomma, stanotte ho una stella da spolverare meglio di voi, brutte statuine. Da cui il detto, dalle stelle alle stalle e dunque allo stallone, poi di nuovo coglione con faccia da bambagione su barbetta incolta da volpone, cari papponi. Poiché il Falò ringiovanisce come Benjamin Button e ha il suo perché come “controfigura” del cazzo nei riguardi di tutti i suoi ignobili assalitori.

E, con fascino poliedrico da Colin Farrell di Miami Vice della periferia bolognese, il Falò ammicca e ammalia con sopracciglia che sanno ballare il ritmo romantico del dolce (t)rombarvi. Il Falò, uomo fumettistico, imparagonabile a ogni supereroe in quanto i supereroi sono finti e lui invece è vero, in carne e ossa. Donne, toccate per credere. Uomini miscredenti, eh sì, il Falò spinge. A volte è incurabile, talvolta inculabile, altre volte se ne fotte. Tornando a Bob De Niro. La sua ultima nomination, prima di morire, come Best Actor, rimarrà forse quella per Cape Fear. Presto, girerà un altro film di Scorsese con DiCaprio, ovvero Killers of the Flower Moon. Ma avrà un ruolo da co-protagonista. Pensiamo, per esempio, a C’era una volta in America. Per colpa di quel testa di cazzo del produttore Arnon Milchian (che comunque poi si rifece con Heat, capolavoro senz’alcuna candidatura, bello schifo…), il quale ebbe la folle pensata di tagliarlo per la versione americana, l’opera magna di Leone fu totalmente snobbata. Io avrei candidato De Niro agli Oscar come non protagonista per Mean StreetsAngel Heart e The Untouchables. In questo caso, fu Sean Connery a cuccarsi la statuetta. Altro scandalo! Sean Connery, un solo Oscar come non protagonista! E nessun’altra candidatura?! Manco di striscio mai lo cagarono.

Sto scherzando? No, andate a controllare. Avrei inoltre candidato De Niro per Mission, per Casinò, per Re per una notte. E torniamo dunque a Joker. Sì, gli Oscar, per lo stesso discorso appena fattovi in merito alle assurde esclusioni di De Niro, non dicono, alla fin fine, nulla. Rimane però il fatto che molta gente parla di Cinema senza saperne una beneamata minchia. Dissero, per esempio, che Joker ha una brutta colonna sonora, una fotografia di merda e un montaggio orribile. Abbiamo visto… I soliti snob diranno che Joker ha ottenuto così tante candidature perché gli Oscar sono commerciali. È soltanto parzialmente vero. Avengers: Endgame? Una sola nomination… ah ah.

Stimo tantissimo Todd Phillips, infine. La sua dichiarazione in merito alla mental illness fu di un coraggio assoluto. Disse che, se una persona soffre di una malattia fisica, la gente capisce. Se invece una persona soffre di un disturbo di natura psichica, la gente, oltre a emarginarla, la ricatta pure.

Finché non arriva qualcosa d’inaspettato che lascia tutti tramortiti, di una potenza immane come la prova di Phoenix. Joker, capolavoro! Joker non è Cinema puerile, non è un film per ragazzini, è semplicemente tutto ciò che andava detto, filmato, sbattuto in faccia. Contro l’ipocrisia, contro una società di rimbambiti, di giovani già vecchi, bulli e fascisti. Il Principe della notte balla al plenilunio, morbidamente avvolto dal suo magnetismo poiché non è più ora per fare i simpatici e raccontarsi barzellette.

di Stefano Falotico

Il 13 Gennaio, ovvero lunedì prossimo, date la nomination all’Oscar al più grande attore di tutti i tempi


10 Jan

angel heart

Sì, lunedì prossimo saranno rivelate le nomination agli Oscar.

I maggiori siti di predictions si stanno sbizzarrendo ad allestire, per l’appunto, i loro pronostici Sono dei più disparati. Dopo, vi parlerò pure dei disperati, non si sono ancora sparati ma la loro scelta appare più imperscrutabile dei nomi dei candidati contenuti nella busta che saranno rivelati il 13 Gennaio.

Sì, i ballottaggi sono chiusi, molte persone si sono del tutto chiuse ma sperano, in una notte delle stelle, forse di San Loenzo, di salire sul palcoscenico, impugnando un’effimera standing ovation a celebrazione d’ un’esistenza andata a puttane.

Contenti loro…

Da tanti anni a questa parte non si assistette a una concorrenza così forte. Negli scorsi anni, infatti, le candidature come miglior attore protagonista agli Screen Actors Guild Awards, manifestazione ben più attendibile dei Golden Globes, che sono spesso invece un contentino e quasi mai rispecchiano fedelmente i gusti dell’Academy, corrisposero, a eccezione fatta di qualche nome, a quelle che poi, quasi in maniera quasi combaciata e pressoché identica, fu la lista dei cinque attori selezionati per gli Oscar.

A ben vedere, infatti, l’appena conclusosi 2019 fu un’ottima annata cinematografica anche dal punto di vista prettamente attoriale. Ove se a giganteggiare da campione incontrastato fu Joaquin Phoenix col suo insuperabile Arthur Fleck/Joker, vincitore oramai sicuro della statuetta dorata dopo aver sbaragliato tutti ai Golden e alle altre premiazioni più importanti già tenutesi (in attesa degli Screen che saranno assegnati domenica), constatammo la crescita di Adam Driver e finalmente tutti, anche i più scettici, compresero la valenza recitativa di Antonio Banderas. Uno, in passato, troppe volte mal sfruttato e utilizzato solamente come icona del macho ambiguamente sexy.

Io invece notai il suo istrionismo e la sua indubbia bravura persino, un millennio or sono, quando interpretò il villain in Assassins con Stallone.

Quindi, applaudimmo, sebbene non al cinema ma dietro lo schermo di Netflix, la strepitosa, ineguagliabile performance di quel gigione meraviglioso che è Eddie Murphy. Dopo decenni, oserei dire, di filmetti, ora si affianca a un bel pezzo di guagliona, sua moglie, una stangona bionda da 48 ore e ancora 48 per farle il 69, 24h su ventiquattro da dottor Dolittle. Uomo che sa parlare a tutti gli animali, dunque ovviamente anche alle passere.

Di mio, posso dirvi che vissi annate da Professore matto, negli ultimi anni, per traversie esistenziali non proprio felicissime, conobbi mezzi homeless deliranti.

Sì, conobbi per esempio un mitomane maniaco religioso rimasto vergine sino a oggi. A meno che, stanotte, forse non abbia cambiato il suo Mr. Church e abbia contattato una negrona come Grace Jones de Il principe delle donne.

Mah, per anni costui si credette invece il Principe cerca moglie e confuse la sua spiritualità da coniglio per il Cinema coraggioso di Carl Theodor Dreyer.

– Stefano, la mia psichiatra sostiene che io sia matto per via delle mie fisse religiose. Non è vero. Tu, per esempio, conosci il Cinema, no? Scrivesti pure il saggio monografico su John Carpenter, intitolato Prince of Darkness. In questo film, se non sbaglio, viene detto che Dio e il Diavolo sono la stessa persona.

Scusa, non sbatterono alla neuro Carpenter, dovrebbero sbattere me? Non mi sbatteranno da nessuna parte, Dio d’un p… o della puttana della mad… a impestata e fradicia. Giuda d’un ladro, Cristo santo!

 

Ho detto tutto…

Attinsi comunque a molti suoi deliri per divenire una sorta di Dolemite Is My Name.

Ve ne scrivo uno qui, sembra una filastrocca da Signor Bonaventura:

la vita è dura ed è più facile evitare la fregatura, leccando un barattolo di confettura piuttosto che sottoporsi alla realtà che è spesso gioiosa ma anche amara e può spappolare il fegato. Poi, ci vogliono i punti di sutura se, a causa di troppe bocciature, ci s’ammoscia e vai talmente giù che non ti va più su, ovvero non ti viene duro ed è più comodo spacciarsi per persone speciali molto pure.

Le ragazze ti prendono per il culo per via della tua aria da uomo poco sicuro, gli uomini ti dicono, per simpatia, che sei un grande e non abbisogni di nessuna psicologica cura ma, in verità, da tempo non pompa il glande e decanti solo il libro La neve cade sui cedri, oh, guarda fuori che bella grandine.

 

Sì, a questo mio amico non debbono crescere le palle, basterebbe che si guardasse allo specchio e ammettesse di essere un diverso nell’anima. Potrebbe realizzare la nuova cover di Rocketman.

Invece, se ne sta lì a rimuginare malinconico sul percepirsi come attore mediocre, alla pari di Rick Dalton/Leonardo DiCaprio, si sintonizza su Italia 1 per guardare, a tarda notte, i telegiornali sulla gente disgraziata che perse la casa e i figli in seguito a qualche nefasta calamità e per colpa di tragici uragani.

Cosicché, prima di andare a letto, è felice che qualcuno stia peggio di lui. Mal comune, mezzo gaudio e domani sarà un altro piagnisteo da pioggia torrenziale per sempre…

Cari dementi, prendete a modello Adam Sandler. Lo scambiaste per un tonto e invece recitò, in Uncut Gems, meglio della vostra consorte.

Sì, lei vi sta derubando dei vostri gioielli… è un’attrice come Meryl Streep. Con voi sa fingere spudoratamente ma, appena può, sgattaiola assieme a uno che le regala gemme preziose…

Un giorno, quest’uomo cornificato scoprirà la verità ma sarà troppo tardi. Al che s’identificherà, a compensazione del trauma, con Jonathan Pryce de I due Papi.

Santificazione totale, oh, fratelli della congrega.

Sì, la vita non ha senso. Ciò, Bob De Niro lo comprese tanti, tantissimi anni fa.

E gli piace essere un camaleonte. Uno che oggi ascolta Ava Max e domani ingrassa come in Toro scatenato? No, come Bud Spencer di Bomber.
Ed evviva anche il Cinema infantile, schizofrenico, delirante paranoide su pugno devastante in pancia e colpo inaspettato.

 

drive

anno del dragone

Genius-Pop

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