Posts Tagged ‘Robert De Niro’

(S)The-Fan, il mito? Il matto? Il mitico? No, il peto, riflessioni su Westworld, serie per fessi


12 Oct

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Credo che uno dei momenti migliori della giornata sia quando, dopo un buon caffè, “lievitato” fresco, aromatizzato al tuo stomaco in ebollizione, tiri fuori dal “pacco” le palle, no, una sigaretta d’arrotolarsi “torbida” fra le tue labbra al sapor di culo, liscio come una donna che ama gli apprezzamenti su Facebook. Sì, quindi una sigaretta stronza, di quelle che chiedono anche l’odore del dopobarba mischiato al tuo naso all’olfatto acre come una distesa sconfinata di cosce di bagasce. Attimo puro di “sobrio” piacere, maculato in te stravaccato sul (di)vano che ti “accomodi” a guardare una partita di calcio, sguinzagliando il tuo saperci fare col tabacco. Attimo “lindo” di vera “sciolta”, ove i pensieri fluiscono all’unisono del tuo sentirsi sganciato dal mondo. Pensi su come gente penosa e cafona s’accapigli per andar al cinema il sabato sera, riempiendo le casse delle multisala e della loro zombesca “allegria”. Mortifera gente che sbraita, si “spettegolezza” perfino davanti al grande schermo e s’immedesima nelle troie, no, nelle storie. Immaginandosi cowboy di vecchi saloon ove “porchettare” con un drink “slavato” come un treno di Westworld. Avete visto questa serie? La prima puntata non era una puttanata, la seconda si avvicina molto alla stronzata con tanto di scena “lercia” del turista che fa gita sessuale con quattro mignottazze. Molto HBO, molto Games of Thrones, molto cagata di fotografia davvero “Nolan”, davvero da “futurista” dell’immaginazione. Da esteta mentecatto, più che altro. Sarà che a me la società è sempre parsa robotizzata e dunque queste macchine “umanizzate” non mi stupiscono più di tanto. Eppur Ed Harris cerca il labirinto per trovare la soluzione al suo cervello bacato. Nel frattempo buca gli altri androidi, mentre la regia si sofferma su sangue zampillante “a palate”, e “pialla” le immagini con resa tecnica “rasoiante” nell’idiozia di massa che si “eccita” per tali mitragliate. Ah, hai visto che luci nella scena in cui la Wood vede gli indiani? Che movimenti di macchina, che taglio alle inquadrature, quasi malickiane, quasi “orizzontali” nel sol tramontante nella verticale della cinepresa pel culo.

Di mio, credo che De Niro di The Fan avesse capito tutto.

 

di Stefano Faloticow11the-fan

Se De Niro ce l’ha contro Donald Trump, io “ce l’ho” per cazzo mio


08 Oct

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Avrete assistito al video che ivi propongo in cui De Niro, imbufalito per “esigenze” di copione, fa campagna pubblicitaria alla Clinton insultando “gravosamente” il candidato repubblicano alle presidenziali, cioè Silvio Berlusconi d’America.

Egli, con (ar)dire “ingenuo”, da querela, offende Trump definendolo un ma(ia)le, un cane, un idiota imbarazzante al quale desidererebbe “fornire” un pugno in faccia.

De Niro ha le sue ragioni, perché conosce il wag the dog per spingere la Clinton a fare un pompino allo stagista, no, statista inaspettato Trump.

Io, invece, con accento oggi meridionale e domani nordico sullo scantinato, no, scandinavo ubriaco in allegretto tristanzuolo, sollecito la mia mente a inacidirsi maggiormente essendo “uovo” da strapazzare e da taluni perfino considerato pazzo in quanto non (omologa)bile al “gioco di palle” di massa(ggiattrici), uomo, non caporale e nemmeno pollo, no, politico, eppur apolide, probabilmente policromo.

De Niro guadagnò milioni di dollaroni e ancor ne “fruisce” con Dirty Grandpa, laddove il goliardico si fa cinepanettone di “puntura” nel culetto sociale, solidale alla “fierezza” dell’uccello libero da pensionato che sa quanto (non) è un coglione. Fottere, fottere, fottere è sempre stato il mot(t)o perpetuo degli States “un(i)ti” d’America e anche De Niro, “attoreggiando” e volendo vincere Oscar, s’adeguò al puttanazzo, no, all’andazzo.

Il problema è alla base. La gente disoccupata viene “occupata” solo da emarginazioni stigmatizzanti, Cristo vien preso pel culo dal terrorismo “nietzschiano” dei cattolici finto religiosi e poi ce la prendiamo con l’Islam quando tutti, tranne me, usano maschere per acquisire privilegi, e in questo delinquere non m’adatto, non m’annetto, “bombardando” solo me di antidepressivi per reggere alla foll(i)a altrui.

Tutti si accapigliano per partecipare al grande fratello prima ancora di esser “VI(S)P(i)” e Teresa coltiva le patate non dando la sua “fritta” e “venuta” col buco nonostante cuocia la torta di “mele”.

Di mio, tiro a campare, segandomi da solo.

Io non mi schiero con nessuno, son Chris Walken de La zona morta e so che, in fondo, sia destra che sinistra son guerrafondaie. Sono però un personaggio atomico, alle volte autonomo. Soprattutto masturbatorio, sostanzial-mente uno che sa il “fallo” suo, no, scusate, il Falotico di tua sorella, che “viene” con me e vota per te. Chi fa da sé (ne) fa infatti per tre. Ai cazzi miei ci pen(s)o io, al cazzone tuo ci penserà l’assistenza.

Eppur m’incazzo. Ridere. Grazie, applauso.udep_d16_03391

di Stefano Falotico

Edgardo Mortara e De Niro?


22 Sep

Da un mio articolo.

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Come sappiamo, Spielberg, nella primavera del prossimo anno girerà il suo The Kidnapping of Edgardo Mortara. Quello che non sapevamo, fino a ora, è che anche Harvey Weinstein, con la sua nota casa di produzione, sta preparando un film analogo. Testa a testa dunque fra i due colossi hollywoodiani, per un film egualmente tratto dall’omonimo libro di David Kertzer, edito in Italia dalla Rizzoli col titolo Prigioniero del Papa Re, del quale riportiamo qui la sinossi ufficiale:

La sera del 23 giugno 1858 a Bologna la polizia bussò alla porta della casa di Momolo Mortara, rispettato mercante ebreo. Lo scopo: farsi consegnare il figlio Edgardo di sei anni. Il motivo: all’Inquisitore di Bologna risultava che il bambino fosse stato segretamente battezzato e la legge dello Stato pontificio non tollerava che un bambino cristiano crescesse all’interno di una famiglia ebrea. Tra le proteste della famiglia, Edgardo iniziò un lungo viaggio verso Roma per diventare un buon cattolico. Ma la vicenda (e il suo seguito) non riguardò solo la famiglia Mortara. Mobilitò l’opinione pubblica liberale, indignò le comunità ebraiche, provocò l’entrata in scena del papa Pio IX stesso e finì per influenzare addirittura la storia d’Italia…

Storia che avrà dunque una nuova versione. Quella di Weinstein vedrà, stando alle news che provengono oltreoceano, Robert De Niro nella parte di Papa Pio IX. Alla regia Baltasar Kormákur (Everest, Cani sciolti), mentre la sceneggiatura sarà affidata a Jeremy Brock (L’ultimo Re di Scozia).

Riprese previste per Gennaio.

La pace del Papa Re, cioè me, contro i papponi rei, cioè i They Live


15 Sep

Ecco, oggi ho sparso nel net la mia notizia su De Niro nel film su Edgardo Mortara, avendola appresa da THR e subito, nelle mie elucubrazioni inventive, rielaborata di mie parole. Le mie parole sono perle e voi dovete ringraziare un Papa come me che, ascetico, estraniatosi da anni da una realtà miserrima e cinica, “coltiva” le sue unghie con inevitabile sex appeal che non lo dà neanche mor(t)o, tendente al cast(an)o. Ridere, ridere, trombate, fratelli della congrega. Io, in an(n)i lontani, sverginai la mia proboscide “inoculandola” là ove il “lilla” florido si aprì al mio organo “sonante”, armonioso di ero(t)ica armonica. Che musica quando liscio, vellutatamente “oleoso”, in “ella” ficcò con piacevole, “brillante” scodinzolio di “acque” germoglianti al mio candore, allora, rubato. Divenne rubino e, incandescente, fu in quel tempo mio da peccatore che ebbi l’illuminazione rosea. La vita, “apertasi” alla magnificenza del mio caloroso ardore, mi fece comprendere che la mia (s)figa sarebbe stata altra. E giammai più scopai, rimanendo vergine nonostante più non lo fossi. Studiate a memoria questi miei passi “pudici” quando soffrirete “pene” dell’inferno e Tom Hanks non girerà più stronzate con Ron Howard, meditando sulla sua e vostra vecchiaia da “buoni” James Stewart perché condannati al miglio verde. In quei momenti di senile disperazione, rimuginerete sul vostro passato e capirete quanto gravemente sbagliaste la vostra esistenza. Sì, v’adattaste per “cheto” vivere alla noia dei giorni impiegatizi, piegandovi al padrone nazista che volle il vostro “ebreo” lavoratore “duro”, rammollendo la vostra vita(lità) dietro una scrivania di ufficio e cappuccino “zuccherato” nelle prese pel culo alla collega scosciata sul (di)vano della vostra mediocrità. Allora, quando capirete che “istruiste” i vostri figli alla vita casina, casino e lavoro, verrete da me in adorazione del mio san(t)o di mente, e gioirete, anche se tardivamente, della mia e vostra capacità di aver capito il tutto.

E ricordate: la vita degli uomini “normali” è un lutto, e io sono oggi lupo, domani cupo, e più avanti nel tuo cu(cu)lo. Sappiatelo quando verrà il giorno…

di Stefano Falotico

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Jess (Ashlyn Sanchez, left), her father Julian (John Leguizamo) and Elliot (Mark Wahlberg) watch the latest news about a widening crisis. Photo credit: Zade Rosenthal

Jess (Ashlyn Sanchez, left), her father Julian (John Leguizamo) and Elliot (Mark Wahlberg) watch the latest news about a widening crisis.
Photo credit: Zade Rosenthal

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Gold & Collateral Beauty Trailers


08 Sep

Mentre Chris Nolan ha intervistato De Niro, Pacino e Mann più cast quasi al completo e Kilmer Val rimbambito e appesantito, per la rimpatriata di Heat versione deluxe, sono usciti due filmati niente male, anche se questo Gold, nonostante il McConaughey in sovrappeso, pare poco ispirato e già noioso.

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Ricordiamo che Heat è un capolavoro, mentre questi due mi sembrano lontani dalla parola bellezza.

 

The Academy presented a screening of "Heat" on Wednesday, September 7, 2016. Pictured (left to right): Director/Producer/Writer Michael Mann, Actor Robert De Niro, Actor Al Pacino and Moderator Christopher Nolan.

The Academy presented a screening of “Heat” on Wednesday, September 7, 2016. Pictured (left to right): Director/Producer/Writer Michael Mann, Actor Robert De Niro, Actor Al Pacino and Moderator Christopher Nolan.

 

De Niro talks with Peter Travers about Hands of Stone and his career


03 Sep

De Niro Peter Travers

Il fascino pasciuto di De Niro, Heart of Sarajevo


15 Aug

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I miei booktrailers, filmati incantati di me che decanta/o


14 Aug

Sempre più pervaso da dubbi amletici, quasi aristotelici, “rivango” fra le memorie delle mie creazioni, alla ricerca, forse vana e un po’ vanitosa, di speranzosa lucentezza che in me, spesso appannato, in panne e col cuore mai di pietra ma di montata panna, nella suspense non sempre ludica dei dì, si rattrista per il notevole, mesto poltrir dei giorni, alle volte vacui, altre danteschi di principesca “faloticheria” stramba come esige e vuole il mio dolermi per i problemi di questo mondo “volentieri” molle e immondo.

Al che ripesco questi miei esercizi di diaframma “rifrangente” nella mia voce fra lo spettrale, l’ironico, il drammaturgico e il teatrale, gustandomi in sfoggio esibizionistico che vale le sue storie narrate con indubbia creanza del mio (ri)crear(mi). E me ne sto nel mio (non) essere. Ad alcuni, molti, piacciono, ad altri no, ma chi se ne frega. Me ne fregio.

 

Tutti li trovate nel canale del Tubo.

 

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Un boss sotto stress, recensione


02 Aug

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Ecco che ricomincia la terapia. Seguito dello spassoso Terapia e pallottole, nel 2002 approda nei cinema il seguito, Analyze That, ancora una volta diretto dal compianto maestro delle commedie leggere Harold Ramis, e interpretato nuovamente dall’affiatatissimo duo formato dal grande Bob De Niro e dal raffinato Billy Crystal, attore con la sordina di prodigiosa levità.

Non fa scintille come il primo, ché era fresco e originale, e sapidamente mesceva Woody Allen tritato in salsa “volgarotta” con Martin Scorsese diluito in più “cervellotica” baldanza.

Ma diverte, nonostante tutto. E le critiche che (ci) furono alla sua uscita sono, “riviste” oggi, immeritate e forse troppo smisurate.

Paul Vitti è in carcere ove, non resistendo alla dura vita carceraria, entra in un forte esaurimento nervoso che lo fa precipitare in un allucinante stato catatonico misto a momenti eclatanti d’euforia in cui, “infantilizzato(si)”, canta a squarciagola e senza freni inibitori le canzoni più celebri di West Side Story.

Con tutta probabilità è un artifizio, una messa in scena atta a volersi liberare della condanna. Nonostante tutto, viene affidato alle cure del dottore psichiatra di Manhattan Ben Sobel, che ora abita alla periferia ricca di New York, in una villetta home sweet home. In custodia cautelare, però Vitti contravviene alle disposizioni, tenta “disperatamente” di coprirsi dietro lavori onesti per dimostrare, con esiti nefasti e fallimentari, il suo reintegro sociale, ma la sua indole è sempre costituita da un temperamento criminale, eh eh, assai poco curabile. E, infatti, nella sua libertà vigilata, anziché attenersi alle prescrizioni e al programma di “cura”, orchestra di nascosto maneggi per ritornare sulla scena.

Ne nasceranno delle belle, fra equivoci “svolazzanti” e solite battute a raffica di mesta compostezza, non troppo spinte né infastidenti lo spettatore esigente.

Spettatore che deve accettare la “farsaccia” senza troppe pretese, accontentandosi di uno svagato spettacolo di circa due ore, ammaestrato da Ramis con elegante “discrezione” che non dà nell’occhio ma, spesso, ammettiamolo, induce al sorriso con gioviale nostra disarmata partecipazione.

 

di Stefano Falotico

Il 15esimo Tribeca Film Festival


13 Apr

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Gli occhi stanchi e lucidi di Bob.

Genius-Pop

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