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Che io mi ricordi ho sempre voluto essere Joe Pesci e non Good Will Hunting


22 May

casino scorsese

Pezzo obiettivo come la fotografia di Michael Ballhaus di Goodfellas e di Robert Richardson di Casinò su andatura verace da rapper alla Joe Pesci

Sì, su Netflix hanno ficcato di nuovo uno dei film più brutti e sconsideratamente retorici di Gus Van Sant. Un cineasta a cui dovrebbero elevare un monumento in Piazza San Marco a Venezia per Elephant ma che, con l’insopportabile Scoprendo Forrester, invero un remake sui generis di Scent of a Woman che cita Salinger e inserisce pure Salieri/F. Murray Abraham per un confronto semi-teologico-ideologico sul growing up e sulla scolastica istruzione con tanto di Guglielmo da Baskerville/Sean Connery mezzo rincoglionito, roba melensa, aria fritta buona solo per i biechi ministri della cultura dei nostri stivali, e con questo film ampolloso, falsissimo a iosa, nell’anno di Titanic, creò l’anti-DiCaprio, ovvero Matt Damon.

Una pellicola iper-sopravvalutata che vinse la statuetta imbalsamata per la migliore sceneggiatura originale, scritta proprio da Damon assieme al Batman peggiore della storia, ovvero Ben Affleck, consentendo al povero Robin Williams di agguantare l’Oscar come migliore attore non protagonista dopo che lo prese in culo varie volte.

Sì, per far sì che Robin, in seguito alle forti delusioni precedenti, non impazzisse come ne La leggenda del re pescatore e non si suicidasse, tanto si ammazzò lo stesso, scipparono il tanto agognato Oscar ad Anthony Hopkins di Amistad, a Greg Kinnear di Qualcosa è cambiato, a Burt Reynolds di Boogie Nights e a Robert Forster di Jackie Brown. I quali, senz’ombra di dubbio, sebbene anch’essi non avessero fornito interpretazioni eccelse e al top, avrebbero comunque meritato di vincere, dunque impugnare cadauno, dico ciascuno, la bella statuina.

Donata, stra-regalata appunto a Williams nella sua prova più mosciamente, appunto, retorica. Roba che ne L’Attimo fuggente sembra invece il compianto Marco Pannella di Radio Radicale.

Sì, vogliono chiudere l’emittente radiofonica più sincera della nostra povera Italia. Rabbonita dai discorsi populistici di Di Maio. Un’Italietta di balletti e canti stolti che si consola dalla totale disfatta e dall’irreparabile frittata socio-economica con le pezze al culo degl’infimi, controproducenti redditi di cittadinanza. Parafrasando in maniera falotica Ethan Hawke e Williams di Dead Poets Society…, sì, tiri il lenzuolo da una parte e si scoprono le gambe, lo tiri ma invece lei non svela le gambe e preferisce coprirsi le vergogne con la sottana.

Ah, non va bene. Stavi già pregustando di soddisfarla, immaginando rovente una notte di sesso bollente come il più infoiato Antonio Banderas di Mai con uno sconosciuto e invece ecco che lei, ancor prima dei preliminari, ti castra peggio di un farmaco neurolettico pesantissimo.

Neppure godi di coitus interruptus, praticamente devi fare come Robert De Niro di Toro scatenato con Cathy Moriarty. Cioè gelarti le palle per frenare la voglia irrefrenabile di montarla invece da lei freddissimamente smontata.

Sì, Will Hunting – Genio ribelle è un film fake. Un film ove lo psicologo-psichiatra della mutua Robin Williams prima dice a Will/Damon che suo padre era muratore e poi è come se gli dicesse che è meglio un film di Michael Bay al Cinema di Ken Loach.

Cioè lo incita a cambiare la sua indole rabbiosa da ragazzo pasoliniano per prostituirla a mo’ di coriaceo, indistruttibile Transformer uomo molto The Rock. Ah, adesso capisco perché andate tutti in palestra. Siete tutti uguali e fatti con lo stampino.

Quindi, ecco che il Williams vuole rendere Matt Damon, uno che appena vede Minnie Driver non ha sinceramente pensieri da libri di Moccia, bensì vorrebbe solo scoparla e spremerla come il Vileda, sì, il mocio che usa da servo delle pulizie, un uomo rispettabile come Nicolas Cage nel rifacimento osceno di Brett Ratner de La vita è meravigliosa. Ma come?

Qui, lì nel capolavoro di Frank Capra, James Stewart aveva avuto una sfiga pazzesca. In The Family Man, Nic Cage si scopava solo delle fighe pazzesche, delle vallette. Sì, Amber Valletta.

Onestamente, siamo uomini di mondo. Vecchi lupi, suvvia. Avete mai visto un Silvio Berlusconi che si sarebbe sposato con Téa Leoni quando invece poteva fare il premier con tanto di villone coi suoi troioni?

Che leone! E gli servivano pure il caldo tè.

Io la verità la so, figlioli e cocchi di mamma. Basta, avete finito di rompere i coglioni…

E se uno preferisce Shakespeare e il pensiero kantiano a una fidanzata da Diabolik, cioè Eva Kant, ladri e doppiogiochisti quale siete, me, oh no, non m’incantate.

Rimarrò solo come un cane?

Perché non mi trovo una bella ragazza?

Ah, a tutti rispondo come Joe Pesci di Quei bravi ragazzi a sua madre, in verità la madre di Scorsese:

– Ma tu perché non ti trovi una brava ragazza?

– Io ne trovo di bravissime tutte le sere, mamma.

– Io dicevo una ragazza che ti ci puoi sistemare.

– Io mi sistemo benissimo tutte le notti e la mattina dopo sono libero. Ti voglio bene, mamma.

Sì, solo quando il sottoscritto è sé stesso è forse un genio, un poeta, un artista, probabilmente anche un futuro, enorme regista. Quando si piega alle pressioni dell’omologazione di massa, diventa un povero ritardato come voi. E questo è tutto.

Sì, per tanti anni, a causa dei buonismi consolatori di gente chiesastica invero più criminosa della mafia, venni snaturato nella mia essenza. E manco venni in quel seno, no, senso. Persi pure il senno. Sono riemerso come lava vulcanica. Perché io sono che guida meglio di Steve McQueen, che ama il tramonto della sera e soprattutto adora cavalcarla di sella nel rosso di sera bel tempo con me non si spera.

Tanto poi la lascio. Ah ah. Sono un grande compagno. Se andate dal mio amico Asso/De Niro e gli dite oscenità, attenti, divento come Nicky Santoro. E vi dico: la senti la femminuccia del cazzo? Che fine ha fatto il maschione del cazzo che ha detto al mio amico di ficcarsi la penna su per il culo?

Il mio amico è uno scrittore. E quella è la sua vita!

Ecco, quello che molti non capiscono di me è quanto segue: be’, ora hai realizzato il tuo sogno Dicono tutti i critici e i lettori più fini che tu sia un grande scrittore. Allora perché ora non esci, ti ubriachi e scopi come una scimmia?

Perché poi farei la fine di Elvis Presley. E vi garantisco che non è bello crepare strafatti. Meglio una strada da 8 Mile rispetto alla vi(t)a delle puttane, fidatevi.

Ogni tipo di pseudo-terapia della minchia con me non funziona. No, manco per il cazzo, poveri cazzoni.

Ricordatevi: a Las Vegas lo prendono quasi tutti in quel posto.

La vita reale, se non avete botte di culo e se non avete casini, è uno spaventoso deserto. Ci sono un fottio di buche.

Che vanno riempite.

 

Pezzo realistico, anzi da cinéma vérité della vostra situazione sbandata da sbadati e spostati che si credono Brad Pitt

Guardate, non voglio più darvi retta. Avete stufato. Soltanto perché oramai reputate Tarantino un maestro, a causa del vostro timore reverenziale verso questo conclamato baggiano spara-puttanate, scrivete che C’era una volta a Hollywood è un capolavoro.

Non vedo niente di tutto questo così come molti di voi, pensandosi dotti, maggiormente istruiti di me e sapientoni, hanno sempre presunto di vedere nella mia cosiddetta invisibilità un’immaturità erettiva da uomo che non camminava a testa alta, ah, ma si capisce, siete gente esperta e navigata in questa vita che voi chiamate viaggio, richiamandovi alle peggiori canzoni di Nick Cave, come se voi, personcine a modo, foste nati in una highway sterminata del Texas e invece siete stati partoriti in un polveroso ospedale con le pareti ammuffite di qualche scalcagnato quartiere popolare con vostro padre che, appunto alla vostra nascita, urlò di gioia, mentre Marco Tardelli in contemporanea ficcò il suo fendente contro la Germania nella finale di Coppa del Mondo di Calcio dell’82.

Ma voi vi siete meritati Sandro Pertini e Mattarella, uno che è imbalsamato più di Tutankhamon.

Sì, l’Italia è veramente un Paese che, come disse Pasolini, non cambierà mai per colpa delle sue cicliche, ripetitive, oramai anacronistiche abitudini.

Un Paese lentissimo. Con le sue inflessioni dialettali, le strascicate in romanesco stretto, il pigliarla come viene ed evviva du’ spaghi. Che vuoi di più dalla vita? Oh, abbiamo ancora Ferilli Sabrina. Che desideri? Un piatto di fusilli?

Per anni fui tormentato da piccolo borghesi fissati con John Lennon e la loro smodata retorica da Imagine.

Sì, credo che John Lennon sia stato un bell’uomo intellettuale sposato a una indubbiamente più racchia di Katsuni, famosa pornoattrice oramai appartenente a un mio Yesterday ove, come Noodles/Bob De Niro, sognai di farmela anche violentemente così come fece, da uomo merdoso, appunto il nostro lucky bastard Robert nel capolavoro di Sergio Leone con Deborah. Una che comunque peggiorò di brutto.

Capisco l’infatuazione di Noodles per Jennifer Connelly, cazzo, ci stava. Già da bambina, Jennifer era protesa, diciamo, a sgambettare sensuale, stimolando tutte le fantasie pre-adolescenziali da Tutto può accadere con Frank Whaley. Uno che in Pulp Fiction capì subito che fu un colpo di culo averla di cavalluccio perché battersela contro un nero come Samuel L. Jackson, un vero mandingo, no, non sarebbe andata affatto liscia.

Eh sì, torniamo dunque a Quei bravi ragazzi e al Pesci. Quando Joe entra da farabutto nella casupola di L. Jackson e gli dice che è uomo schifoso che correda la sua biblioteca piena di cimici con riviste porno e allieta le sue notti con delle baldracche.

Dunque, gli spara appunto a bruciapelo.

Tornando alla Connelly, sì, era bona una volta. Adesso è più magra di una mini-sigaretta elettronica. Insomma, anche se volesse incenerirmi, bruciandomi e aspirandomi tutto, non me la fumerei. Preferendo un caffè macchiato caldo al suo visino imbruttito in maniera peggiore di quello di Elizabeth McGovern.

Sì, Elizabeth secondo me non valeva il pene, la pena di fare quel casino della madonna. Ma sì, con questa che avresti fatto, Noodles? Sarebbe stata la tua dolce metà? Ti avrebbe pungolato come dice proprio Robin Williams? Meglio che fosse andata a pasturare con qualche capo mandria che l’avrebbe messa a pecorina.

Sì, meglio mangiarsi da soli un pecorino piuttosto che incartapecorirsi con questa donnetta. Una che ti avrebbe rotto le palle quando eri giovane poiché troppo ambiziosa. E non avrebbe mai accettato che tu avessi fatto il muratore nonostante gliela spatolassi con tanto di calcestruzzo.

No, questa avrebbe voluto mettere su mattoni alla sua carriera da signora di classe, ti avrebbe reso matto, costringendoti a portarla alle feste e a diventare governatore. E avrebbe pure voluto una villa costruita da muratori per murarsi viva ad ascoltare musica classica.

No, meglio non essere il bastone della sua vecchiaia.

Sì, a me fanno ribrezzo i giovinastri già rimbambiti a vent’anni. Dopo adolescenze castrate da genitori che li vollero indirizzare alla borghesia più avvocatesca e burocratica, adesso passano il tempo ad amare Once Upon a Time in America ancora prima di essersi innamorati per la prima volta.

Una generazione d’idioti, di esaltatati, di Giovani Marmotte che, oltre a guardare film super malinconici, oltre a celebrare Non si sevizia un paperino e quel povero cazzone appunto del Tarantino, ah ah, ancora non sanno cosa sia un’ottima passerina.

E poi fanno gli uccelli migratori dal PC, collegandosi a un sito per adulti di milf da simpatici bambinoni.

Dunque, moralisti e catto-borghesi qual sono, essendo nati nella patria delle prediche papali, pontificano sulla Settima Arte quando invece non hanno neppure trovato una prima ragazza con la seconda.

No, sinceramente non credo che camperò molto a lungo.

Sono disgustato da tutto.

Vivo ancora per guardare The Irishman.

Perché, non giriamoci attorno, io non saprò mai cosa voglio davvero nella vita.

Anche perché la vita cosiddetta reale la trovo estremamente banale, prevedibile, volgare. Piena di pettegolezzi, corna, invidie, tradimenti fratricidi, assassini e morti bianche.

Di persone che reputi amiche e invece ti baciano come Giuda. Di donne come la Vergine che poi scopri essere Maddalena.

Fa bene allora Matt Damon a fottersene dei consigli. E a continuare a fare quel cazzo che gli pare da mattina a sera.

Lasciamo ai moralizzatori, agli educatori di questo paio de’ coglioni, la loro retorica, il loro spaventarti e inibirti coi sensi di colpa.

Come quel pistolotto assurdo di Williams su sua moglie.

Ah, mi dispiace.

Preferisco leggere Shakespeare. Tanto non avrò di questi problemi. Sarà qualcun altro ad assisterla prima di morire.

Questo significa ESSERE. Il resto è solo furbo Cinema hollywoodiano, belle parole ma vita poco vera.

 

di Stefano Falotico

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C’era una volta a… Hollywood: di chi è figlio Tarantino? Lo sanno i Blues Brothers


18 May

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Sì, nelle prossime ore sarà presentato a Cannes il nuovo lavoro, si spera capolavoro, di Quentin Tarantino.

Sinceramente, come già scrissi, non nutro molte aspettative, a differenza di molti di voi, riguardo quest’opus n. 9 del Quentin.

Sebbene, cazzo, riconosca che io e Quentin ci assomigliamo parecchio. Abbiamo vissuto di folli immaginazioni, di voli pindarici assai romantici, introiettandoci nella celluloide, respirandola più di come Lexington Steele ansima con le sue pornoattrici.

Ci siamo svenati per il Cinema, ci siamo resi personaggi da James Woods di Videodrome. E dovrebbe saperne qualcosa Federico Frusciante. Fede tiene molto in auge Quentin. Certo, Quentin praticava la sua stessa professione, quella del proprietario e gestore di una videoteca. Da cui spargeva il suo scibile cinematografico, sperando un giorno di compiere il grande passo verso Hollywood.

Sarebbero arrivate molte sceneggiature potenti come quella di Natural Born Killers e, fra il dire e il fare, forse c’era anche di mezzo il mare d’inverno, tanta rabbia per una vita “sfigata” come nelle canzoni di Bertè Loredana. Una che quando devi scriverle il cognome, non sai mai che tipo di accento usare, cioè se è o é. Un po’ come accade, senza sbirciare su Wikipedia, per Fabrizio De André. O per Gian Maria Volonté. Cantanti e attori irosi, incazzosi, che sputavano e sputtanavano giustamente tutta la verità su questo lurido, sporco mondo.

Non so, ad esempio, se come Loredana, Tarantino, figlio chiaramente d’italiani, conosceva, oltre ad Alvaro Vitali, la musica nostrana di quel tempo. Non so se, tra un film di Fernando Di Leo, non immaginando mai che un giorno avrebbe lavorato con DiCaprio Leonardo, anche perché il bel Leo non aveva ancora girato Titanic ed entrambi non erano nessuno. Forse Tarantino, afflitto dalla solitudine più cupa e polverosa, nella sua video library asfittica, in preda alla malinconia più atroce, ascoltava le musicassette di Loredana, cantando Amici non ne ho a squarciagola!

Oppure, pensando che presto sarebbe affondato come il celeberrimo, succitato transatlantico, crollato cioè psicologicamente a pezzi, stanco di raccontare a tutti true lies per mantenere la sua dignità, pensava che di lì a poco sarebbe appunto colato a picco, schiantandosi contro la quotidiana, dura realtà fottuta.

Sì, Quentin non era e non è certamente un tipo cerebroleso come Terminator, no, non è grande e grosso come Schwarzenegger Arnold. Però più grasso, eh eh. A forza di curarsi il mal di pancia e il fegato amaro con i buoni spaghetti cucinati da sua madre. Volete sapere chi sia/è la madre di Quentin?

Ma è facilissimo, è questa. Classica donna siculo-calabrese da Amaro Lucano trapiantata a Los Angeles.


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Di chi è figlio Quentin Tarantino? #danaykroyd #johnbelushi #johnlandis #bluesbrothers

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Certo che è lei! Ah ah!.

A parte gli scherzi, no, Quentin doveva essere emarginato da tutti. Era un Tarantino che non veniva mai invitato a una festa. Neppure a un festino. Certamente, si era proiettato nel proiettore, danzando il valzer d’una reservoir dog.

Una vita fantasiosa, non c’è che dire, molto alla Pulp Fiction, però non ballava neppure la tarantella con qualche passerina bella.

Poi la botta di culo. Ah, che filastrocca, come adesso ti filano le super gnocche. Dopo tanta fame ecco la fama. E che fauna!

E vai di capolavori! Tanto che Quentin, questa sorta di mostro di Frankenstein, questa specie d’uomo che non gli daresti una lira, s’è scopato pure Uma Thurman.

Voi dite di no? Io dico sì.

E adesso che fa? Il gigione, cazzeggia a tutto spiano. Inserendo in Once Upon a Time in Hollywood persino il sosia di Bruce Lee, ficcandoci dentro la sua nemesi, Brad Pitt, lavorando appunto con Leonardo e potendosi permettere lo smodato lusso d’iper-accessoriare il suo film con un pezzo di carrozzeria liscia come l’olio, Margot Robbie.

Una che, secondo me, nella parte di Sharon Tate c’entra comunque come i cavoli a merenda. È una bellezza troppo Baywatch per attizzarmi come diceva il mitico Charlton Heston proprio di True Lies.

No, non sono un moralista, non sono Mosè de I dieci comandamenti eppure, rispetto alle bellezze perfette ma sciapite come quella di Margot, ho sempre preferito donne forse non fisicamente eccezionali ma con quello sguardo da Carrie Fisher che ecciterebbe(ro) pure il cagnaccio Chewbecca.

Cazzo, in The Blues Brothers alla fine compare anche Steven Spielberg. Pappa e ciccia con George Lucas.

Mi spiace molto per Carrie. Ammalatasi di grave depressione e poi morta in maniera ingloriosa.

Ma vedete che i conti tornano? Lo sa bene Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più di Sergio Leone, maestro ispiratore di Quentin… o no?

In The Blues Brothers c’è anche il cammeo di Frank Oz. Che poi avrebbe diretto Robert De Niro in The Score. De Niro, come saprete, si drogò assieme al suo geniaccio amico “demenziale” John Belushi nella sua roulotte.

E John morì fatalmente per overdose, a differenza di Chris Walken de Il cacciatore. Quella fu solo una maledetta, russa roulette.

Ecco, credo che per molto tempo io sia stato scambiato per Ray Charles. Cioè per un cieco.

Io vedo la realtà e il Cinema meglio di voi. Anche sulla figa avrei da insegnarvi.

Sono come Aretha Franklin, Freedom!

Quindi tu, povero pidocchio, forse pure finocchio nel senso peggiore del termine, cioè rompipalle, non ci provare mai più.

Perché, cafone ignorantone, questa è la mia vita. Prova a toccarla un’altra volta e te le suono come la banda.

Mi vuoi spedire, per questa mia accesa ribellione, a un istituto correzionale o addirittura in carcere?

E qual è il problema?

Qui si balla!

Ed è epica!

Ecco a voi servito, cazzo, un “demente” vero, reale, in carne e ossa.

Ehi, biondo, lo sai di chi sei figlio tu?

 

di Stefano Falotico

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I social a volte mi rendono Bob De Niro/Michael de Il cacciatore


16 May

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Sì, il mitico Michael Vronsky di uno dei massimi capolavori di Michael Cimino, The Deer Hunter.

È usanza affermare che i social distorcano la verità sulle nostre identità. In gran parte, ciò è vero. Tutti tendono a esibire il meglio di loro stessi, nascondendo le loro magagne e celando, anzi incellofanando e mettendo in cella le loro reali personalità dietro profili apparentemente inappuntabili.

Ad esempio, impazzano i selfie di gruppo ove combriccole di pseudo-amici invidiosi si fotografano con le boccacce di fuori e su Instagram si postano mentre ballano ubriachi e scatenati in discoteca, a ritmi di movida e tequila.

Ebbene, questa è finta felicità, dunque felicità mortifera, tristezza oserei dire pestifera. Invero, queste tetrissime, gelosissime compagnie di amici che dunque amicali non sono affatto, eh sì, son formate da persone che rispettivamente si odiano a morte.

Modelle iper-competitive che si fotografano assieme a modelle più belle di loro. E si scambiano delle micidiali, omicide leccate di culo nello spazio dei commenti: sei magnifica, cara, sempre la numero uno.

E l’altra: no, la “meglio” sei tu. Ti adoro.

Intanto, se una si becca dieci Like rispetto alle altre, le altre urlano silenziosamente come delle matte isteriche, pensando nei loro cuoricini spappolati… ma guarda quella puttana, ha davvero molto più culo di me. Sbavano per lei. Maledetta, addà morì! Deve fottersi!

Ah ah.

Sì, leccate spesso di ammirazione lesbica oserei dire sadomasochistica. Trucidissime queste qui. Imbarazzante il loro livello d’ipocrisia, la loro enorme scontentezza spacciata per allegria e birra in compagnia.

Uno spettacolo raggelante peggiore del film I ragazzi della notte di Jerry Calà.

Sì, i maschi poi son pure peggio. Sembrano i tre bambagioni di Ore 15:17 – Attacco al treno del Clint Eastwood quando questi coglioncelli stanno a ballare ad Amsterdam nel locale notturno.

Per fortuna che nel finale si salvano la faccia e salvano pure i passeggeri della carrozza presa di mira dal terrorista. Un radicalizzato perché, essendo stato rifiutato da una modella simile a una di quelle appena succitate, non s’è eccitato e s’è scaldato.

Voleva solo essere il suo lover e invece è diventato un mondiale hater. Voleva bombarla e ha finito col comprare un mitragliatore. Voleva un bacio alla francese e ha desiderato invece ammazzare tutti quelli diretti a Parigi.

Aveva, appunto, preso di mira Laura, la modella senza nessuna laurea, da predatore carnefice, sì, ma aveva altrettanto preso male la mira sulle povere vittime perché i tre amici glielo ficcarono nel culo.

Ma cose da matti…

A proposito di Eastwood, come saprete, ho pubblicato la saga del Cavaliere. Disponibile sulle maggiori catene librarie online. Il protagonista di questi miei folli romanzi si chiama Clint. E, per chi avesse dei dubbi se sia ispirato a Clint, si beccasse la copertina de Il cavaliere di Madrid.

Se invece andrete su IBS.it, sotto la pagina de Il cavaliere di Alcatraz, troverete la recensione entusiasta di un ragazzo di nome Ettore.

Sì, è stato proprio Ettore a incitarmi di scrivere il seguito, Il cavaliere di Parigi. Chiedendomi se potessi inserire lui stesso nella mia storia. Coi dovuti aggiustamenti. E così ho fatto, concedendogli una scena surreale ove lui, incarcerato, viene a botte col vero Joe Pesci. Vera pazzia falotica.

Peraltro, in questo libro c’è pure Federico Frusciante. Sì, proprio il nostro beniamino cinefilo. Da entrambi, vale a dire sia da Ettore che dal Frusciante, ho avuto il consenso d’ironizzare sui loro personaggi. Naturalmente, prima di pubblicare il suddetto testo, ho fatto leggere loro le parti che li riguardavano. E, grazie al loro beneplacito, al loro nullaosta, alla loro naturale liberatoria, l’ho sfornato.

Al che Ettore, divenendomi molto amico, mi chiese in quel periodo consigli sulle ragazze che bazzicava.

Come fece John Cazale con De Niro ne Il cacciatore.

– Dammi un consiglio. Che ne pensi? È la mia migliore amica.

– E vuoi che rimanga la tua migliore amica o vorresti che dalla splendida amicizia si passasse a qualcosa di più intimo e consistente?

– Che vorresti dire, Stefano?

– Detta come va detta. Ti piace questa tua migliore amica?

– Moltissimo.

– Moltissimo sta per che te la vorresti scopare?

– Ma no! Ma cosa vai a pensare?

– Penso quello che in verità pensi tu ogni volta che v’incontrate. Forza, siimi sincero.

– Ecco, in effetti, voglio scoparla.

– Hai una sua foto?

– Vuoi vederla?

– Certo.

– Ecco, ora te la mando. Che ne pensi?

– No, non mi piace. È volgare.

– Come volgare? Ma se è stupenda.

– Secondo me è una mezza zoccola.

 

Ecco, solo per colpa di questa stronza(ta), la nostra amicizia è finita. Non so se Ettore e la sua migliore amica siano oggi diventati marito e moglie. Quello che so è che De Niro ne Il cacciatore è un amico che, mentre Chris Walken piange distrutto al fronte, lui se ne sta tutto dentro la sua donna. Sì, secondo me, quando De Niro è tornato in Vietnam per salvare Chris, Chris ha capito che Bob, nel frattempo, si era scopato la loro migliore amica.

 

E si è sparato. Questa vita è una continua guerra fratricida. Non state in trincea come fake su Facebook.

Vogliamo vedere se avete le palle di metterci la faccia.

 

di Stefano Falotico

Bruce Springsteen fan sfegatato di Scorsese? Sapevo di You Talkin’ To Me?, ma questa mi giunge nuova o forse no


07 May

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Domenica scorsa, a Los Angeles, vi è stata una strepitosa discussione fra Bruce Springsteen e Martin Scorsese.

Che cosa? Sì, avete letto bene. Ciò vi stupisce?

Si dice che siamo amici dal lontano 1975.

Come molti di voi sapranno, la celeberrima frase iconica You Talkin’ To Me pronunciata da Travis Bickle/De Niro di Taxi Driver fu involontariamente ispirata da Springsteen.

Sì, De Niro e Scorsese improvvisarono questa scena. Non sapendo che fare, a De Niro venne tale balzana e al contempo geniale idea.

Pochi giorni prima, per puro caso, era stato a un concerto di Springsteen. E Springsteen, fra una canzone e l’altra, s’era rivolto alla platea in tono scherzoso, pronunciando a incitazione del pubblico la frase suddetta.

Il resto è storia del Cinema.

Taxi Driver è stato scritto da Paul Schrader, regista peraltro de La luce del giorno.

Titolo tradotto in italiano della springsteeniana Light of Day. Che è infatti il titolo originale della pellicola che contiene proprio quest’omonima, ispiratrice, famosa track del Boss.

Taxi Driver e Al di là della vita, il cui script è sempre firmato da Schrader, sono due film cupamente notturni, sull’oscurità soprattutto dell’animo nostro umano.

Eppure, se non vado errato, Scorsese non ha mai utilizzato, in una delle colonne sonore dei suoi capolavori, nessuna canzone di Springsteen.

Fatto molto strano. Sì, nei suoi film, quelli più folli, visionari, incendiari, impazzano Eric Clapton, i Rolling Stones, i Clash e via dicendo.

Tutte rockstar di richiamo ed epocali. Ma, così come non mi risulta, correggetemi se sbaglio, che Scorsese non abbia mai usato canzoni, che ne so, dei Beatles, altresì non ha mai palesato e reso omaggio a questa misteriosa amicizia con Springsteen, tributandolo nell’inserire nei suoi film qualche suo pezzo pregiato.

Alla stessa maniera, Springsteen non ha mai fatto riferimento a questa conoscenza, un po’ segreta, con Martin.

Ebbene, io ero entrato in fissa con Springsteen verso il 2000. Ho tutti i suoi album nelle varie edizioni. Molti libri e biografie.

Ecco, becero luogo comune italiota è quello secondo cui chi ascolta Springsteen sia un cafone e ignorantone

Perché, nella limitatissima cultura appunto italica, superficiale e ridanciana, si accosta Springsteen a Born in the U.S.A. E dunque s’immagina un suo ammiratore nostrano in abiti molto sbracati con tanto di bandana da Troppo forte di Carlo Verdone.

In Italia, la gente canta spesso le canzoni inglesi e americane solo perché orecchiabili e, infoiandosi su pezzi grintosi, a squarciagola si dimena in grammelot che, a confronto di quelli di Dario Fo, sono questi sì da Nobel, degli idioti però.

Born in the U.S.A. non è una canzone per maschioni rambistici che pure di Rambo non hanno capito un cazzo. È una bellissima canzone contro il Vietnam e i suoi orrori, quindi una canzone rabbiosamente pacifista.

E Springsteen non è affatto un burino. Nebraska è uno degli album più malinconicamente poetici ed elevati di tutti i tempi.

Sì, dovrei fare un mockumentary sulla mia vita.

Inconsciamente, coi miei fanatismi su Scorsese e Springsteen, avevo già visto giusto riguardo la mia anima.

Da uomo dancing in the dark…

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di Stefano Faloticotroppo forte verdone

Il vaso di Pandora dei social, la sciagurataggine dell’umanità odierna ove ogni scheletro nell’armadio ha rivelato il Joker dentro ognuno di voi


06 May

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Sì, fremo, fibrillo, non sto nella pelle, son convulsamente eccitato nell’attesa che il Joker con Joaquin Phoenix esca sui grandi schermi.

Ah, questo Principe dei clown, questo viveur bukowskiano fuori da ogni schema che, dopo mille delusioni e ambizioni massacrategli da uomini intellettivamente più preparati di lui in tal gioco della scherma ch’è la vita, dopo che appunto è stato infilzato, sbudellato nell’anima, angariato, vilipeso, nell’amor proprio infranto, dopo che è stato accusato di essere semmai un infante perché troppo puro, s’è dato alla follia più esuberante con tanto di papillon variopinto su trucco esilarante.

Divertendosi da matti a prendere in giro un mondo più folle di lui che s’è permesso il lusso sfrenato di deridere la sua anima diversa e non omologata al porcile di massa.

Dopo tanta cinica baldoria, la sua euforia e ogni suo slancio spontaneo son stati castrati dall’arroganza farisea di uomini di panza.

Sì, il Joker dev’essere un sociologo, un antropologo di questa società iper-cinetica figlia di un montaggio allucinato da peggior Cinema del compianto Tony Scott, un nemico pubblico Gil Renard di The Fan che erroneamente credette ingenuamente all’idolo chiamato mito, alla cultura ellenica, al culto di ogni venerazione della bellezza artistica. Ma, tradito dalle scelleratezze di un’ipocrisia stagnante, ciclicamente punitiva nei riguardi delle persone troppo sincere e dunque senza maschere, ha smascherato a sua volta, attraverso la sua irridente, strafottente mask grottesca, un mondo pirandelliano, compiendo prodigiosamente e stoicamente una metamorfosi alla Kafka, da mosca cronenerghiana, sputtanando di brutto la pirotecnia folcloristica d’una società frenetica come un film prodotto da Jerry Bruckheimer, diretto da quel cazzone di Michael Bay, destinato a lobotomizzare ragazzi già innatamente deficienti, cresciuti a botte di anabolizzanti ed edonismo da robot coi cervelli poco Transformers, vuoti e stolidi soltanto nello svuotare il portafogli, rinnovando l’abbonamento in palestra per mettere su muscoli da Boogie Nights.

Sì, un mondo oramai andato a zoccole.

Falsissimo. Ove tutti si professano sani di mente e sani. Invero son sporchi, corrotti, in una parola porci.

Ben venga allora l’onestà (im)morale, la pornografia da collezionare con tanto di HD nel prendere tutto a culo in 1080p con tanto d’ingrandimento orgasmico sull’inculata collettiva.

Sì, siete tutti fottuti.

Oggi non potete più nascondervi nei vostri trucchetti. Sì, basta spiare i vostri profili. Siete una contraddizione vivente. Che voyeurismo!

Sì, gente che inneggia al Cinema di Sokurov e a quello metafisico di Malick e poi, al contempo, inserisce post peggiori di Così fan tutte.

Abbiamo allora uno spopolare di medici senza frontiere, sì, sessuali però, abbiamo turisti del Louvre, tornati da Parigi, che si fanno i selfie in zona Fiera con una Gioconda, leggasi prostituta di bassa sega, no, lega che ti fa il sorrisetto se le sganci un centello.

Sì, siete il più grande museo vivente delle bugie da imbalsamati mentitori delle vostre coscienze. Le vostre mentalità sono più immobili di una statua di cera di Buster Keaton.

Ecco allora quello col reddito di dignità che, in preda a manie di grandezze, dopo una vita vissuta nel buio della sua notte più fonda, disegna a matita la reggia di Versailles, sognando di essere il Re Sole per sconfiggere una solitudine da colui che dovrebbe solo ghigliottinarsi.

No, invece, non pago della sua tristezza, motteggia per far ridere ancora di più la gente. In modo che qualche anima pia, più ingobbitasi di Quasimodo del Victor Hugo, almeno possa benevolmente, pateticamente compatirlo.

Sì, grazie alla sua autoironia e al suo pietistico sarcasmo, spera pure di rimediare una scopata fra un antidepressivo e l’altro, una canzone di Elisa e qualche risata da rimbambito con i film di Vincenzo Salemme.

Di contraltare, in questa chiesa materialisticamente fatiscente, in questo mono destrutturato e bruciato più della cattedrale di Notre-Dame, abbiamo anche gli influencer.

Cioè degli idioti leggermente più furbi degli altri imbecilli.

Sì, donne che hanno letto solo la pagina degli oroscopi della Guida Tv, le quali dispensano saggezze a un loro pubblico di fanatici, poveri cristi che però, a differenza di Cristo, il quale morì vergine e, a parte la tentazione per la Maddalena, comprensibile in quanto super patonza mai vista da trombarsela a cazzo durissimo, era completamente disinteressato al sesso, sì, ah ah, pendono dalle labbra ma soprattutto dai glutei di queste massaggiatrici delle dure balordaggini più fisicamente appetibili.

Se a voi questo mondo di oggi piace, buon appetito.

Evviva la pazzia.

Vai, Joker. Buttati nelle strade, datti all’idolatrica ilarità sconsiderata, gigioneggia e scoreggia, cazzeggia, quindi immalinconisciti e canta al plenilunio con Jimmy Durante.

Ché la tua vita distrutta sia di monito a un mondo di ritardati e furfanti, di troie e bastardi.

Sì, tu sei The King of Comedy, tu sei Travis Bickle.

Beccati questa, pappone, lurido maialone.

E andate tutti a farvelo dare nel culo.

Siete venuti a galla, miei galli. E io sono Asterix. Ah ah.

Vi siete smascherati per i miserabili che siete sempre stati ma, prima dell’avvento di Facebook e Instagram, andavate in giro in giacca e cravatta. E gli altri davvero pensavano che non vi guardavate i film con Nicole Aniston.

Laureati! Con tanto di lode. E, come dico io, di lorde. Cioè quelle che, abboccando ai vostri soldi, imboccavate…

La verità del mondo è una sola:

Ed Sheeran ha sempre avuto una faccia da scemo. Durante l’adolescenza, non poteva farci niente. Se, all’ennesimo affronto e presa per il popò, assalito dalla rabbia, gli fosse saltato in mente di fare del casino, l’avrebbero internato come Arthur Fleck.

Ora, dopo due tre canzoni, ha i soldi che gli escono pure dalle orecchie da Dumbo. Sì, ha una faccia da cretino più di prima. Ma, se qualcuno l’offende pubblicamente, questo qualcuno viene contattato dall’avvocato di Sheeran. E il coglione finisce in mutande con tanto di rehab. Con tutti gli altri possibili, futuri e immaginabili Ed Sheeran, non ancora arrivati a un successo Perfect, che lo trattano da pagliaccio.

Molto triste, vero? Why so serrious?

E dai, non fare il musone, ce l’hai un lavoro? E una ragazza con cui guardare A Star is Born? E smettila… ma che vuoi dalla vita? Non mi dirai che ti fai i segoni su quella lì, eh? Ma che schifo!

Vergogna!

The Show Must Gon On.

Ricordate. Resiste e vince il più puttaniere e motherfucker.

Quindi, dateci dentro!

 

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di Stefano Falotico

Il JOKER passeggia col giubbotto di pelle, recandosi in un pub(e) irlandese


02 May

de niro irishman

E sentenzia sul Cinema attuale, sugli adolescenti odierni e di ieri, immutabilmente si perpetua nell’ascetica ambiguità.

Sì, è una società veramente disgustosa.

Io credetti, sbagliando enormemente, che infilarmi ancora nella realtà quotidiana, dopo essermene defilato, mi avrebbe giovato. Invece, anziché tornare giovane fui solo nella mia meglio gioventù violato e sconsacrato. Danni enormi mi furono arrecati e, ammaccato, vago svagato adesso in macchina, gironzolando nel mio abitacolo nell’adocchiare una gioventù vacua che, illusoriamente speranzosa, si ficca… in una nuova Alma Mater Studiorum, augurandosi vivamente di potersi emancipare, grazie a una Laurea, da questo mondo porcellesco così, appunto, vuoto.

Nuovi dottorati di ricerca vengono promossi in queste facoltà ove, spremuti come limoni da docenti oramai prosciugati nell’animo, inaciditi da una vita mielosamente borghese, dunque pigramente meccanica, ripetitiva, stolta, questi stessi professori del cazzo impartiscono ordini da assolutisti regolatori d’una finta, civica regolarità come da tedioso programma scolastico, sì, tanto si affannano a elargirvi pillole di saggezza insulse quanto invero io voglio spronarvi alla vera libagione dell’anima. Succhiate il midollo vitale e non fatevi svitare da questi uomini sapientoni che desiderano soltanto avvitarvi allo svilimento. Ma che distillano?

Sì, la vostra anima, in questi luoghi angusti ove viene trucidata, soffocata, dunque angustiata, sterilizzata per essere orientata al più programmatico apprendimento induttivo e dunque distruttivo d’ogni vostro costruttivo libero pensiero florido, ove l’essenza vostra è arbitrata da codici etici ed estetici allineati soltanto ai canoni formali più vetusti e beceri, squagliata, io vi dico, che è stata già irreversibilmente ammorbata.

Quella purezza instillatavi divinamente, oh sì, di ogni insegnamento sacrale è stata oramai spogliata, stuprata a favore d’un materialismo assai pericoloso.

Sì, in questa società oramai improntata al culo, deprivata d’ogni sano culto, denudata di ogni alterità verace, prima o poi crollerete, macerati dall’alto tasso competitivo di un mondo corrotto. Sì, rotti sarete da queste educazioni falsamente pedagogiche istradate all’ingegneria urbana della civiltà più barbara.

Ove il progresso è solo una facciata oramai escoriata e pericolante in pietra a vista del subitaneo terremoto imminente. I crudeli son stati sfacciati e vanno falciati, asfaltati, desertificati e giustamente lì, coi loro stessi paletti che a noi misero poiché miseri ci omisero oh sì, conficcati. Impietriti! Evviva Pietro che lancia altre pietre e scopa Petra.

Sì, siete stati già abbruttiti nell’imbellettamento di massa, fuorviati nelle vostre sincere passioni istintive, lobotomizzati da questo gioco, dunque giogo, di suprematismi e affermazioni individuali assai orride.

Imputriditi nei vostri cuori, siete già morti. Però vi hanno fatto credere che mattini radiosi albeggeranno domani dinanzi ai vostri occhi ma in verità qui è notte fonda sin da quella dei tempi. Voglio salvarvi, allocchi!

Tu ad esempio sogni di far l’amore con Aurora dopo il tramonto ma ti dico io le cosce, no, le cose come stanno. Aurora è oramai spenta dopo una sua adolescenza di rivalse stupide con le sue coetanee ancor più di lei cretine.

Prima si ammalò di anoressia, dunque or è bulimica di shopping per compensare l’immane suo interiore vuoto. Deve scioperasse altro che leggere Schopenhauer per avere ragione sui padroni.

Nuove compulsioni si stanno propagando a macchia d’olio mentre donne flaccide spendono un patrimonio per deodorare le lor ascelle pezzate.

Non vedo più nessuna ancella ma solo donne che vogliono quelli.

E maschi che non volano più alti sulle ali della fantasia, bensì si sono dati al cattivo alito e al darsi in totale sfregio dei lor cor(pi) animalizzati. Si son da soli ammazzati! Sì, prima se ne fregano e poi di questo menefreghismo si fregiano!

Voleste monitorarmi perché troppo diverso io vi apparvi e mi scambiaste per Nat Wolff.

Milf come Elisabeth Shue di Behaving Badly attentarono alla mia verginità e leccarono ogni mio lindo globulo rosso.

Sì, prima dirimpetto ai pettorali di queste qua io arrossivo, adesso sono smorto.

Impallidito da tanta società a luci rosse, mi trucco il viso e, beffardamente, vi prendo tutti per il deretano.

Lo prenderò ancora lì ma sarà stata un’inculata valorosa. Di reciproco fottersi a vicenda.

Gigioneggio col microfono sparato a mille della mia anima amplificatasi per colpa vostra.

Perché accendo la radio delle mie emozioni che, per ignoranza, voi radiaste, illuminandomi nell’etere della mia vita eterea.

Ultraterrena eppur terrestre.

Sono molto stanco di tutto.

Sono stufo di quel cialtrone di Quentin Tarantino. Che ha realizzato solo tre grandi film, i primi tre e ora cazzeggia, pensandosi un genio inaudito col suo Cinema, appunto, fatto e ammuffito di troppa carne al fuoco.

Mi ha rotto le palle gran parte del Cinema americano poiché o troppo retorico o esageratamente horror.

Pure Scorsese m’ha scassato la minchia.

Ma io sono un bugiardo conclamato.

Questo è ovvio.

Ah ah.

Più che Wolff, io sono la Twentieth Century Fox. Poi domani, se mi va, pure il leone della MGM. Evviva Netflix e la Warner Bros, miei brothers.

 

 

di Stefano Falotico

Tutto ciò che è successo al Joker negli ultimi anni da saggio Holden ma voi non avete mai osato chiedere, epico!


30 Apr

Ora, vedo molti giovani iscritti alla scuola di scrittura creativa Holden che non hanno mai letto il capolavoro di Salinger.

Cazzo, questa scuola però non è tanto per eterni adolescenti. Il costo d’iscrizione viene più di 5000 Euro.

Fidatevi, con 5000 Euro, piuttosto che seguire questi corsi didattici tenuti su da gente frustrata, potete comprarvi una miriade di libri e farvi da soli una cultura che vale l’enciclopedia Treccani.

Ecco, ora vi racconto cosa mi è successo negli ultimi anni. Anzi, cosa non è accaduto.

Tanto tempo fa, fra le brughiere del bolognese, in questa landa della pianura padana ove abitano pure delle padovane, ove va ancora alla grande Samuele Bersani con le sue piadine romagnole, ah no, scusate, Bologna è in Emilia, io mi comportai esattamente come il mio idolo, ovvero Walt Kowalski/Clint Eastwood di Gran Torino.

Sì, quegli scapestrati arrogantissimi meritavano una lezione morale davvero indimenticabile. Mi fermarono per il mio coraggio da leone e cercarono di rimbambirmi, ficcandomi nelle cliniche psichiatriche. Posti comunque più sopportabili del novanta per cento degli uffici comunali ove il grigiore è all’o.d.g. e tutti si fingono brave persone che votano Democrazia Cristiana quando invece non hanno l’anima per apprezzare quel povero cristiano del Joker, uomo della DC.

Sì, in questi manicomi, la vita assume la levità della malinconia più euforica, la gente, in preda a urla devastanti, canta liberamente di rivoluzioni sessuali e sogna un mondo egualitario ove non avvengano più segregazioni da CasaPound.

I matti soavemente son sedati, imbottiti di psicofarmaci mentre gli psichiatri son più pazzi di loro e imboccano le apprendiste psicologhe su pratica applicata all’Eros freudiano, forse solo ano, con infermieri che vagheggiano la cuoca della mensa sul riso bianco dei loro sorrisi di plastica abbottonati ai loro camici intonsi.

Si tirano su le maniche ed effettuano depot, vale a dire punture a base di sostanze chimiche altamente nocive all’organismo umano, ficcate insomma a scopo contenitivo, al fine di alleviare le sofferenze psicologiche dei presunti malati di mente attraverso arbitrarie somministrazioni intramuscolari di neurolettici che li paralizzano, rendendoli catatonici, impotenti in ogni senso.

Sì, questa è la cura. A scopo, diciamo, propedeutico. Una cura che ti castra se vuoi scopare. Sessualmente parlando. Peraltro, così distrutto, dopo che ti hanno dimesso, non trovi lavoro neanche per scopare i pavimenti delle stesse cliniche ove ti hanno raso al suolo.

Come la vedete?

Insomma, una vergogna mondiale effettuata in quasi tutti gli Stati del mondo liberali e progressisti, tranne nelle regioni sottosviluppate dell’Africa. Ah ah.

Questa è bella, è bellissima. Segnatevela, ragazzi, quando qualcuno oserà dirvi che, visto che non legate coi vostri coetanei, schizofrenici e maniaci sessuali, soffocati da genitori più infantili di loro, siete socialmente pericolosi come Léon soltanto perché non leccate il culo a nessuno, amate una vita appartata e discreta, simpatizzate per la nevrotica Natalie Portman e siete dei Ronin, mercenari senza padrone che non si prendono la Laurea per scrivere sotto dettatura al fine di riscuotere uno stipendio puttanesco elargitovi dal caporedattore fascista che vi obbliga, peraltro coattamente, a redigere articoli di Spettacolo ove venite corretti, no, costretti, sennò vi licenziano, a dire che Luc Besson è uno affiliato a Cose nostre – Malavita.

Tenetela a mente quando qualcuno vorrà reprimere la vostra Nikita giustamente incazzata, lanciandovi offese perché siete ribelli rispetto a quelle della vostra età che a 18 anni hanno già 1 milione di followers di guardoni, delle gnocche, sì, ma anche palestrate oche e vuote, mica anoressiche stupende come Anne Parillaud, e insulteranno la vostra bella, raffinata magrezza perché i canoni di bellezza odierna esigono una bionda più formosa come Bridget Fonda di Nome in codice: Nina.

Be’, sinceramente, come quello “Zio Nino” di Bob De Niro di Jackie Brown, io spingerei a fondo sia su Bridget che su Anne. Anche sulla Hathaway de Lo stagista inaspettato.

Sì, The Intern, un uomo fuori tempo massimo il Bob. Sia nell’eiaculazione precoce con la femminona Fonda di Jackie Brown sia nella ricerca di lavoro interinale nel suddetto film di Nancy Meyers, una femminista.

Sì, un Nonno scatenato che senza vergogna spara battute vaginali a fica, no, a raffica.

Fottendosene… della moralità e del perbenismo. Si caccia una pippa su un porno e poi serve, con le mani ancora macchiate di sperma, al sano nostro Ted Bundy/Zac Efron una bevanda che mette calore.

Io adoro le attrici di Hollywood. Soprattutto quelle che non vinceranno mai un Oscar. Sì, attrici che venero, delle veneri secondo me comunque più oneste di quella rotta in culo di Nicole Kidman: Kendra Lust, Brandi Love, Nicole Aniston, Gracie Glam, Mischa Brooks. Per non parlare di una delle mie prime fiamme, Penny Flame, la quale infiammò la mia quaglia, squagliandola, di attimi impuri da puro Falò delle vanità. Sì, uno dei miei capolavori letterari è Hollywood bianca. Rieditato e ripulito dai refusi ma rimasto integralmente cattivo, arrabbiato, romantico e un po’ sporcaccione. Scorretto.

Quando qualcuno mi dice che sono una persona sola, gli consiglio Il fascino e la seduzione della solitudine. Quando qualcuno sostiene che sono innamorato di De Niro e non di quella scema di Scarlett Johansson, gli consiglio Robert De Niro, l’intoccabile su immagine di copertina, con tanto di diritti personalmente contrattati, di Jordi Ambro. Guardate i suoi lavori su YouTube e sappiate che io scelgo sempre i maestri.

Insomma, se mi mettete contro di me, sappiate che io sono più pazzo di voi. Ecco cos’è successo. E non vorrei che, alla prossima burla, miei sadici giocherelloni, potreste trovarvi di fronte Christian Bale di Batman. Un American Psycho che vi apre in due come una mela. A proposito, la dovremmo veramente finire con queste richieste d’amicizia inviate da tutta questa gente “carina”.

– Ho accettato. Chi sei?

– Sono una parrucchiera. Sei interessante e sembri una brava persona.

– Ah, ho capito, sei la solita zoccolona che vuole tirarmi a lucido le doppie punte.

 

Ah ah, poi mi contatta quell’altra vecchia conoscenza che giustamente mandai a farselo dare nel culo:

– Perché mi hai chiamato al telefono?

– Eravamo amici, ricordi? Possiamo tornare a esserlo. Ma prima devi dirmi se ora lavori. Ti sei inserito?

– Sì, sto lavorando veramente duro. Infatti, scusami, ora sono occupato.

– Ah, ottimo. Ci sentiamo dopo, ok? Ma puoi dirmi almeno subito che lavoro è?

– Va bene. Tua moglie mi paga per fotterla in tua assenza. È un ottimo lavoro. Fallo anche tu.

 

 

di Stefano Falotico

leon

phoenix joker

JOKER with Joaquin Phoenix: C’est la vie, Life is a KILLING JOKE, uno scherzo del destino e del delfino


26 Apr

58419319_10213517754401103_2948840583117930496_nIl Joker in carne, pelle(r)ossa…

Molti attori invecchiano male, io sono un caso Falotico da Benjamin Button, più invecchio più ringiovanisco

Uno dei massimi aforismi del grande John Belushi è stato questo:

I miei personaggi dicono che essere incasinati va bene. La gente non deve necessariamente essere perfetta. Non deve essere intelligentissima. Non deve seguire le regole. Può divertirsi. La maggior parte dei film di oggi fa sentire la gente inadeguata. Io no.

Sì, la gente con me si è sentita sempre a suo agio. Talmente a suo agio da mettermi a disagio. Paradossale, no?

Sì, la gente, entrando in contatto con me, pensa immediatamente: possibile che questo sia così libero e non venga sfiorato minimamente dalla visione moralistica, pedante, meritocratica, oserei dire fascista, sessista, razzista e segregazionistica a cui noi invece, non essendo nietzschiani, abbiamo paurosamente abdicato? Sbriciolandoci nel marciume più becero?

Abiurando allo squallore quotidiano, prostituendoci alle meschine trivialità per simpatizzare col prossimo in un carnaio fintamente goliardico, invece cupissimo ove, tra sfottò, derisioni da Amici miei, scherzetti crudeli, ci contentiamo di prendere tutto alla leggera poiché oramai siamo avviliti, scoraggiati e delusi da tutto. Inneggiando al folclore più edonisticamente mendace?

Ma questo cosa vuol fare nella vita? È un uomo utopistico, anacronistico, giammai solipsistico, a differenza di noi che siamo egoisti, egotisti e abbiamo pure le gote che emanano una mestizia espressiva paragonabile a quella delle sfingi?

Sì, viviamo in maniera faraonica, ci addolciamo con le nostre faraone, cioè quelle donne rugose e noiose che adorano i manicaretti più oleosi e quel piatto culinario apprezzato per la prelibata, rosolata sua carne cucinata per giornate festose. Ove tutti falsamente ridono, seduti a tavola, gozzovigliando avidi e porcelleschi e, nei loro cuori, umidi, oramai asciugati da ogni pura emozione, quindi putridi, son stati cannibalizzati nei loro sentimenti più veri. Compiacendosi, disgustosamente, del fetido, freddo cibo esistenziale, oserei dire da animali?

Eh sì, ci vorrebbe un Tito Andronico per dar sangue a quest’umanità spolpata, dissanguata, questa realtà antropofagica come ne Il silenzio degli innocenti.

Una società ove tutti voglio essere bellissimi, in formissima e, invece, in tal tripudio oscenamente volgare, da best looking men son diventati il peggio dei dementi?

Immagino il povero Val Kilmer, adesso putrefatto dal Cancro, e molto me ne dispiaccio, colui che è stato Cristo, no, Chris in Real Genius e anche Chris in Heat, un uomo insomma Top Gun che, a mo’ del suo personaggio nell’appena citato, eccitante capolavoro di Michael Mann, sconsolato perché tirava brutta aria con Ashley Judd, una molto più figa della Sconsolata, cioè a lui per questa tira ancor di brutto ma lei l’ha stirato forse per uno meno bello, domanda a colui che ha incarnato God’s lonely man di Taxi Driver, ovvero Bob De Niro, se è solo.

E Bob, con aplomb da gentleman, con signorilità invidiabile e soffice sussurrio melodico da ieratico imbattibile, gli risponde che è un solitario ma non è una persona sola.

Ho letto proprio oggi un articolo sulla solitudine sul sito aprilamente.info in cui si afferma che è meglio stare soli piuttosto che in compagnia di gente che ti fa sentire sola.

Ah, questi qua hanno fatto la scoperta dell’acqua calda.

Ecco, all’articolista di questo post, sì, credo sia una donna, direi ciò:

– Ecco, vede. Lei è una psicologa, giusto? Per arrivare a questa conclusione, a cui io ero arrivato già a 14 anni, per laurearsi dunque in psicologia, deve aver sofferto molto di aridità e di mai sanate psicopatologie, no?

Più che aprire la mente, direi che è giunta l’ora, signora cara, di aprire qualcos’altro.

E scoprirà acqua rovente.

 

Ah ah.

Sì, dovreste fare rewind come l’omonima canzone “scandalosa” di Vasco Rossi per azzerare e riscaldare tutti i vostri finti pudori polarizzatisi nelle depressioni bipolari. Che raffreddamento, mio dio, propongo una vita all’aria aperta. Prenderete il raffreddore e qualche uccello che vi cagherà in testa, cioè qualche stronzo che non v’inculerà, ma comunque sarà una boccata salubre.

Altrimenti, vi ridurrete come una Mummia alla Brendan Fraser, avrete fisici palestrati e tartarughe magnifiche ma uno sguardo da pirla, vuoto come in George re della giungla…

Ah, La febbre del sabato sera non scorre più nelle vostre vene. Adesso, pur di rimanere a galla, economicamente parlando, centellinate avarissimi ogni vostra magnanimità emozionale, siete venali, avete i parrucchini sopra i portafogli in quanto avete paura di mostrare la vostra ricchezza apparente e orrendamente appariscente, vi camuffate nelle chirurgie facciali per oscurare le vostre anime di plastica.

Un tempo eravate amabili Friends. Poi vi siete montati il cervello. Quindi, dopo aver montato un paio di belle donne, spompati ed esaltati, siete entrati in rehab come Matthew Perry.

Afflitti dal vostro mal di vivere e di pancia incurabile, siete adesso bolsi. E indagate sulle vite altrui come Perry Mason.

Pensate a Marilyn Manson, ad esempio. Un tempo era gagliardo, tosto, incazzato. Adesso pare il cioccolatino Lindt, l’ovetto pasquale bianchissimo che mi son pappato nel giorno della resurrezione di nostro Signore il salvatore, miei peccatori.

Una schifezza. Si è rincoglionito.

Ingannevole è il cuore più di ogni cosa… e invece è palese oramai ogni goccia di Valium che Manson ha preso in faccia.

Uno mi ha scritto che morirò segato. Alludendo al fallo, fatto che, odiando quest’umanità di fighette, creperò nelle mie masturbazioni non solo mentali. Poiché pretendo sempre una vita fighissima invero impossibile.

Gli ho risposto che è meglio morire segato piuttosto che trombato e anche trombone.

Ci è rimasto, appunto, come un coglione:

– Che vorresti dire?

– Quello che ho detto.

 

Sì, vi siete ridotti come nel più patetico film di Carlo Verdone, Compagni di scuola.

Mentre io sono l’unico uomo che riesce a essere questi tre personaggi agli antipodi in un batter d’occhio.

Questo può anche non piacervi ma, se dite, voi donne, che non è piacente, fatemi il piacere.

 

 

 

di Stefano Faloticogreen book viggo

This image released by Universal Pictures shows Mahershala Ali in a scene from "Green Book." (Universal Pictures via AP)

This image released by Universal Pictures shows Mahershala Ali in a scene from “Green Book.” (Universal Pictures via AP)

eastwood the mule

Buona Pasqua: The Late Night Show with Robert De Niro and Mickey Rourke


20 Apr

Sì, grande interpretazione di Rourke nel film di Liliana Cavani.

Ma io e Rourke, fotogenicamente parlando, siamo tanto simili alle iconografie di San Francesco riportateci nelle tele e nei documenti storico-biblici quanto Salvini nei panni del Redentore.

Insomma, questo qui vi sembra un santo?

Mah.

Comunque, parimenti al Salvatore nostro Signore, non quello de Il nome della rosa, io sono resuscitato. Le Sacre Scritture dicono che sia salito al settimo cielo il terzo giorno.

Di mio, salgo solo al piano quarto, ove abito.

Mi pare però oramai evidente il look miracolistico da Johnny il bello.

O no?

Vi perdono da ogni vostro peccato. Lei, signora, vuole ascendere?  Allora, posso spingere sul pulsante rosso?

Sì, la signora con me prende l’ascensore per il Paradiso.

Auguri, amici. Le uova e lo Zucchero salvano dall’anima in depression.

Senti che vibration…

Eh eh, sì, me la rido beffardo come il mitico Bob De Niro.

Un po’ Louis Cyphre e un po’ Johnny Favorite.

Tu, invece, invidioso Giuda, non girarmi questo:

Angel Heart – Ascensore per l’INFERMO.

Sì, mi vedi e capisci al volo che sono veramente di un altro pianeta. Occhi languidamente stellari.

E, gelosissimo, bestemmi.

Io ti assolvo da ogni imprecazione e ora vado a mangiare dolci con la crema…

Uomini, non esistono santi che tengano.

Io sono il più sano. Colui che ha più ano.

Oggi indosso il saio, non ci son più soldi nel salvadanaio.

A differenza, però, di San Francesco, non parlo con gli uccelli, bensì con le passere. Che a loro volta parlano col mio, cioè quello.

Migrando di qua e di là e poi ancor mirando. In quanto merito ogni ammirazione da parte del gentil sesso e soprattutto vado onorato per via del mio carisma oltre ogni possibile adulazione.

Io vengo adulato. Voi non venite e basta.

Stringetevi un segno di pace mentre, coi miei capelli ondulati, forse solo corti così tagliati, ancora me la squaglio. Sì, io sono colui a cui ogni donna non può rifiutare la mia quaglia.

Tu quagli? Tu, in verità, voli basso.

 

 

 

di Stefano Falotico

francesco rourke

Perché questa generazione aspetta in maniera febbricitante il Joker con Joaquin Phoenix?


19 Apr

fleck joker

La risposta è facilissima.

Ora, sappiamo invero ancora poco, nei dettagli, della trama. Il Joker con Phoenix, diretto da Todd Phillips, è esplicitamente ispirato alla graphic novel The Killing Joke.

Molto vagamente però. In questa storia fumettistica, si narra che il Joker, prima di diventare tale, cioè il Principe del Crimine, era uno standup comedian di bassa categoria, costretto a esibirsi in bettole e locali di quart’ordine.

Ora, lo sceneggiatore Scott Silver è troppo in gamba perché possiamo pensare che abbia copiato alla lettera il fumetto.

Infatti, già dal trailer e, peraltro, come già anticipato da precedenti rivelazioni, siam venuti a sapere che il Joker si chiama Arthur Fleck e vive con la madre. Che lui cura da un brutto male. Almeno questo è ciò che abbiamo inteso.

Non abbiamo però compreso se la madre sia malata di tumore, di depressione grave oppure d’invalidanti turbe psichiche.

La madre è interpretata da Frances Conroy. Attrice notevole dai lineamenti inquietanti.

Già maniaca religiosa in Stone con De Niro.

Ed ecco che Silver inserisce proprio Travis Bickle di Taxi Driver, Rupert Pupkin di Re per una notte. Per omaggiare De Niro stesso e il suo anfitrione Martin Scorsese. Scorsese, che inizialmente veniva accreditato come producer di questo Joker, invece adesso è scomparso dai credits e non sappiamo se verrà annoverato come finanziatore della pellicola. Staremo a vedere.

Todd Phillips… uhm, è un autore? Troppi pochi film per poterne essere sicuri. Sicuramente è un regista abile e comunque di talento. Uno che in questo progetto vi crede molto. Fermamente.

Poi, abbiamo Murray Franklin/De Niro nei panni di un Mike Bongiorno misto al David Letterman più bastardo.

Per inciso, The Comedian di Taylor Hackford, appunto, con Bob De Niro perché nessuno lo distribuisce in Italia?

Guardate che, a dispetto della media recensoria assai bassina della Critica statunitense, è un signor film. Una commedia dolceamara in stile Woody Allen. Anche se meno acuta.

Voi mi chiederete… Dove l’hai visto? Io vedo tutto. Ho anche il Blu-ray acquistato da Amazon.

Ora, De Niro in questo film pare che incarnerà e rappresenterà, involontariamente, la causa scatenante della pazzia del Joker.

Insomma, un personaggio televisivo paragonabile al Jack Lucas/Jeff Bridges de La leggenda del re pescatore. Con una piccola, importantissima variante. Bridges, in preda al gigionismo, nel suddetto film di Terry Gilliam, aveva incitato un radioascoltatore a spararla grossa.

L’uomo, travisando (torniamo a Travis…) le sue parole scherzose, in una distorsione interpretativa assurda, compiva realmente una strage. Uccidendo a sangue freddo la moglie del professore interpretato da Robin Williams. Il quale, in seguito alla tragedia, impazziva.

Insomma, Bridges era stato l’indiretto responsabile della follia di Williams. Cioè aveva reso Williams un interdetto.

Franklin/De Niro, invece, chiama nel suo talk show Arthur Fleck. E, dopo averlo ripetutamente umiliato con battute sprezzanti di dubbio gusto, Arthur crolla.

Uhm, troppo presto per dire se De Niro sarà la sola causa della follia di Arthur. O se, invece, come quasi sempre accade in questi casi, sia stata solamente la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Se cioè, oserei dire invero, Arthur già soffriva di forti fragilità psicologiche e, dinanzi all’ennesima batosta potente, abbia perso il cervello completamente.

Un uomo buono, Arhur. Ma non credo affatto tonto. Premuroso e speranzoso, semmai.

Uno che, parafrasando Loredana Bertè, ci credeva, sì.

Credeva, nella sua utopia sognante da eterno adolescente, che davvero in questo mondo chiunque potesse e avrebbe potuto vivere felice, lontano da una realtà squallida, volgare, violenta e misera.

E poteva accontentarsi della sua forza fantasiosa, della sua poesia malinconicamente dolce e forse finanche romantica. Struggente e un po’ patetica, certamente, ma meravigliosa.

Il mondo invece è crudele. Non lascia scampo. Perseguita chi non sta ai patti sociali fatti di competizione, suprematismo e, diciamocelo, orribile edonismo.

Quelli della mia generazione ne sanno qualcosa.

Ha sempre impazzito, no, impazzato l’osceno termine sfigato.

Per sfigato, genericamente parlando, s’intendeva e ancor s’intende una persona iellata, di scarsa fortuna. A cui non ne va dritta una.

Secondo invece il modus ragionandi degli adolescenti, ahinoi anche di molti adulti deficienti, sfigato è colui che non possiede una vita sessuale e affettiva. O, se ce l’ha, è comunque molto esigua e frustrante.

Dunque, quest’appellativo, spesso tutt’ora lanciato a destra e a manca, soprattutto dai destrorsi, con bacata, arbitraria, scriteriata, microcefalica faciloneria balorda, con stoltezza incommensurabile e vanagloriosamente cretina, oserei dire ripugnante, già la dovrebbe dire molto lunga su che razza di società noi abbiamo vissuto e, purtroppo, continuiamo a vivere. Mi stupisco che anche voi, voi che vi dichiarate colti e intelligenti, ancora abbocchiate a questi idioti luoghi comuni.

Una società filonazista da Benvenuti a Marwen.

Una società senza valori.

Che basa i rapporti interpersonali, appunto, sul primato di grandezze superomistiche assai effimere.

Una società di primati, scimmiesca.

Una società bruciata come un fiammifero.

Porca, lercia, puttanesca.

Per questo le persone migliori di questa generazione aspettano con ansia, forse anche con attacchi di panico, eh eh, il Joker.

Perché, come Arthur Fleck, hanno capito che quasi tutto ciò che ci avevano insegnato, ovvero l’educazione civica, il reciproco e solidale rispetto, i valori come l’amicizia, l’amabile convivenza fraterna, l’amore e il romanticismo sono oramai concetti ridicoli e superati, anacronistici in questo mondo d’imbecilli stronzissimi.

E che la cultura non è niente se non è finalizzata ai soldi e al procacciarsi la carne da mangiare…

Un mondo ove tu puoi essere Dostoevskij ma devi sapere che un pornoattore analfabeta con un fisicone da toro se la gode da matti. Alla faccia tua. Tanto bellina.

Perché è nato ricco. Oppure semplicemente non gliene frega un beneamato c… o di nessuno.

Questa è la base del tradimento del comunismo. Il bacio di Giuda…

Dunque, in una società di farfalloni straviziati e viziosi che dicono agli altri pagliacci, mi pare giusto che, dirimpetto a tali sorrisi falsi, qualcuno non si sia adattato all’andazzo.

Che abbia avuto il coraggio di dire, no, non cresco… poiché sono io quello cresciuto, siete voi invece i nani buffoni. E andreste tutti internati in manicomio.

Sono personaggi come Balboa di Rocky V.

Uno che accetta tutto. Accetta ad esempio che dei bambagioni gli dicano fallito e coglione.

Ma non accetta che si vadano a toccare persone che non c’entrano niente con queste sozze bassezze.

E allora lì diventa una furia.

Sono personaggi come Viggo Mortensen di A History of Violence. Come si suol dire, teneroni, buoni e cari perché portano rispetto. Signorili e gentiluomini.

Ma tu, bifolco, sei entrato in questo bar per fare un macello, hai toccato la mia famiglia, e mio fratello non lo sarai più.

Mai più.

È una lezione di vita pesantissima, atroce.

Sacrosanta.

La lezione di vita che questa disturbata società ha prodotto. Una società schizofrenica, marcia, malata.

Dobbiamo riscoprire i nostalgici nostri sentimenti forse non del tutto perduti.

di Stefano Falotico

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