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Festa del Cinema di Roma: evviva The Irishman e Edward Norton. Che casinò!


25 Sep

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Nella vita vince Sam Ace Rothstein o Matt Damon de Il giocatore?

Sì, mi sa che mi toccherà il Festival del Cinema di Roma.

Sto impazzendo, l’euforia è incontenibile, la pressione sale vertiginosamente, l’ansia sta ciclopicamente ascendendo alle stelle. Sì, chi vincerà la notte degli Oscar?

Scrivo, come sapete, per due riviste di Cinema. Dunque, dopo aver visto in anteprima mondiale uno dei film più belli del mondo, Joker, in Sala Grande alla 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dopo aver festeggiato il mio compleanno, ora come Martin Sheen di Apocalypse Now mi richiamano di nuovo all’ordine. E sono cazzi!

Potrei, sì, andare a Roma a metà Ottobre in veste di accreditato stampa. Dovrei sborsare solo una cifra simbolica per avere l’accesso a tutte le proiezioni della Festa.

Per potermi imbucare in tutte le conferenze stampa e incontrare dal vivo Ed Norton, semmai stringendogli la mano nel porgergli qualche domanda (in)discreta con tanto di microfono intonato al mio papillon da saltimbanco colorato. Edward, attore di risma e di pregiato carisma, altolocato, uomo raffinato laureato a Yale. Mica un bambagione qualsiasi. Questo Ed sa il fallo, no, fatto suo.

Presenterà il suo Motherless Brooklyn.

Roma però costa. Dovrei perciò pernottare in albergo e trovare altresì un hotel che non disti eccessivamente dal luogo ove si terrà la manifestazione.

In un certo senso, Roma è più scomoda del Lido di Venezia. Infatti, durante il periodo della Mostra, passa un autobus ogni quarto d’ora sino a tardissima notte. Proprio per la ragione per la quale si tiene il Festival, quindi i trasporti pubblici s’adattano alla circostanza della kermesse per non scontentare il pubblico e via dicendo. Insomma, per non deludere tutti coloro che si trovano in loco per i film in concorso, fuori concorso e delle sezioni collaterali.

Sì, molte persone vanno al Festival solo per vedere qualche bella figa ai festini, spacciandosi per critici, ma è un altro discorso.

Peraltro, molti di questi farabutti vengono spesso stroncati e male recensiti dalle donne balorde che hanno raccattato fra un’ubriachezza, il flop dell’essersi fatti il film ancora prima di “vederle” e il voto assolutamente insufficiente dello scarsissimo “montaggio” con tanto di loro dissolvenza in nero dell’aver immortalato solamente l’attimo d’una eiaculazione precoce più imbarazzante d’una pellicola di Giovanni Veronesi. Te lo do io il Manuale d’Amore! Io so che a Manuela piaccio e non necessito di vedere Emmanuelle per avere con lei una donna di cannamele, di accesa candela. Sì, che bello il miele, lei sente leggermente male, sto spingendo. Si sente. Lei mi perdona e poi mi sussurra, dolcemente, che fa niente. Come faccio niente?

Sono uno scrittore che si spacca il culo, ho realizzato una monografia letteraria su John Carpenter e ho appena completato una trilogia noir-erotica che avercene.
Tu sei un impiegato e ti rompi la schiena? Va bene, io sono un artista ed è giusto che ti timbri subito in testa il mio cartellino, mio pinco pallino. Sono un pallone gonfiato? Sì, ho sempre amato andare in mongolfiera, è sempre meglio che frequentare i mongoli. Persone che della loro limitatezza vanno pure fieri. Ah, bella roba. Sì, rigirano tutte le frittate. Soprattutto, hanno dei giri di donne che fanno schifo al cazzo. Sì, queste loro donne vanno con tutti. Ma questi lor uomini sono felici.

Ho detto tutto.

Questi non sono critici di Cinema, sono onestamente soltanto uomini a cui Paolo Mereghetti dovrebbe assegnare il “pallino vuoto”.

Con la chiosa finale… sì, la bagascia che hanno circuito, oh oh, poteva anche valere il prezzo del biglietto ma poi lei capì che questi sedicenti critici finto-saputelli non conoscono Whore – Puttana.

E confondono il regista Ken Russell con la protagonista Theresa Russell.

Quest’anno avevo l’albergo a Venezia. Poco male. Una volta preso il vaporetto, dopo essere sceso dall’autobus addetto, diciamo, arrivavo a pochi passi dall’imbarcadero dei traghetti. Anche i traghetti, per il discorso appena sopra scrittovi, sfilano uno dopo l’altro. Quindi, in meno di un’ora ero già in albergo.

E potevo spaparanzarmi al letto. Per notti in bianco un po’ insonni in cui fantasticai sulla passerona in passerella di Scarlett Johansson di Storia di un matrimonio.

Sì, a proposito di Joaquin Phoenix. Il suo personaggio di Her mi fa un baffo. Ah ah.

Tutte le strade portano a Roma? Siamo sicuri?

Io so che se svolto da Via Zanardi per Via della Ca’ Bianca, ove abito, a meno che non faccia retromarcia e m’avvii per la tangenziale, poi per l’autostrada, arrivo solo alla mia proprietà privata.

Sì, la dovremmo finire coi proverbi.

Del tipo… chi è causa del suo male pianga sé stesso. Mah, io so che se uno mi dà un pugno in faccia senza motivo, eh già, non è colpa mia. L’aggressore se la ride pure.

Poi semmai lo denuncio e l’arrestano. Ma lui, anche in carcere, non piange.

Per forza, lui in galera trova la sua pace. Visto che è uno psicopatico, nel mondo normale, si sente in gabbia.

Ho detto tutto…

Sì, lui si sente soffocato nel mondo adulto degli obblighi, delle scadenze e delle responsabilità. Non si sente capito. Viene respinto da tutti, da uomini e donne senz’eccezione alcuna. Poiché crede di essere superiore agli altri. Non si è mai posto il dubbio che potrebbe essere il contrario? No, sbraita, dissennatamente strilla, cerca giustizia, inventa a ogni ora nuovi capri espiatori, accusa chiunque di essere stato il cagionatore delle sue sfighe. Della sua fogna. Anche delle sue siringhe e del fatto che, a forza di sballarsi, non riesce più manco ad allacciarsi le stringhe.

Al che, solamente sotto le docce della prigione, nel gioco delle saponette prova quella delicata, ah ah, sensazione intima del “vero” uomo ficcante, probabilmente inculato a sangue. Con tanto di bagnoschiuma rinfrescante

Ah ah.

Sì, un matto io lo individuo in tre secondi netti.

È il classico tipo che dalla vita potrebbe avere persino onori e gloria. Anzi, perché solo Gloria di Umberto Tozzi? Pure Susanna tutta panna nel portarle a letto di mattina, durante la colazione, un cornetto alla crema rifilato al suo “maritozzo”. Invece no. Si crea un delirio. Soffre così tanto, un disagio tremendo, fidatevi… che paradossalmente, per quanto ciò possa apparire inconcepibile, in maniera sadomasochistica nel suo delirio vi sguazza. Vi gode. Ah, beato lui.

Vi faccio un esempio. Va sempre dello psichiatra poiché, per l’appunto, sta male e abbisogna di “sfigarsi”, no, sfogarsi ed espellere il suo malessere.

Va bene, ci può stare. Allora perché vi ritorna? Dopo aver vomitato il suo piagnisteo nel fazzoletto, dopo essersi depurato da ogni scoria tossica della sua anima addolorata, fa come quegli idioti che vanno a messa di domenica, confessano l’Atto di dolore per essere scagionati dai loro peccati ma il giorno dopo nuovamente combinano porcate. Guai a dire loro la veritas. Essendo costoro degli impostori mentitori, ovvero degl’ignobili solipsisti, cioè avendo adattato il mondo a loro immagine e somiglianza, credono appunto di essere dio. Dunque, tutti devono allinearsi alla loro dogmatica visione del mondo. Se oggi sono tristi, tutti i loro amici devono essere parimenti tristi, se domani sono felici, tutti i loro amici devono brindare anche se uno dei loro amici è appena morto.

Tutta gente che non vale nù caz.

Stanotte uscirà il trailer integrale di The Irishman.

Motherless Brooklyn uscirà invece il primo Novembre. Ah, giornata allegrissima, cazzo.

Sì, che storia, ragazzi.

Ed Norton/Lionel Essrog vuole vederci chiaro. Qualche figlio di troia ha ammazzato il suo mentore, il suo miglior amico.

Ma come farà a risolvere il caso, visto che è “matto?”.

Cioè si trova in uno stato di vulnerabilità psicologica ove chiunque può coglionarlo come gli pare e piace.

Siamo sicuri che sia matto?

Sì, la trama di Motherless Brooklyn assomiglia a un’altra storia assai simile.

Edward Norton e il Falò sono campioni veri.

Tenetelo ben a mente.

Mentre il demente che continua a bombardarmi d’offese e infamie su YouTube, il quale mi crede matto, dunque incapace di sapermi difendere adeguatamente, s’è beccato appena due denunce, una dalla polizia postale di Torino e una da quella di Bologna.

Voglio vedere la sua faccia da “genio” quando i carabinieri gli busseranno alla porta.

Non è che mi farà la faccia di Ed Norton del finale di The Score?

Eh, secondo me sì.motherless brooklyn poster

 

di Stefano Falotico

 

THE FAN – IL MITO: chiedete al JOKER chi sia/è ROBERT DE NIRO e diventerà Gil Renard, ah ah


24 Sep

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Sì, io gelosamente ancora conservo l’edizione in VHS della Cecchi Gori di tale semi-capolavoro di Tony Scott.

Sì, lo è. Chiariamoci, bambagioni e coglioni vari. The Fan è il miglior film di Tony Scott, lo dissi recentemente anche in un mio video su YouTube, assieme a L’ultimo boy scout e a Miriam si sveglia a mezzanotte.

Anche se potremmo discutere per ore riguardo la valenza, oserei dire la cinematografica validità della tarantinata Una vita al massimo, soffermandoci soprattutto su Patricia Arquette e sul valore, diciamo, erogeno delle sue superbe natiche da Allarme rosso, ah ah, insomma da Man on Fire, uh uh, e infoiarci in una virile Top Gun sperticata.

Avete letto che rima baciata? Ah ah. E so io ove Patricia andrebbe onestamente leccata. Come no?

Ci furono ani, no, anni…, mio amico-(a)nemico, fratelli e sorelle, nei quali fui vilmente accusato di essere un Nemico pubblico. No, non John Dillinger/Johnny Depp dell’omonimo film di Michael Mann, in originale intitolato Public Enemies, cioè nemici pubblici, bensì Will Smith. Sì, pensarono che me la spassassi da principe di Bel Air. Al che mi spiarono, additandomi poi come mezzo matto complottista. A proposito di Gene Hackman e de La conversazione, vero?

Furono Giorni di tuono nei quali, anziché pensare a come scopare meglio la mia Nicole Kidman, fui indagato e malvisto come John Travolta di Pelham 1 2 3 – Ostaggi in metropolitana.

Sì, fui scambiato per un uomo socialmente pericoloso, quasi un terrorista soltanto perché m’incazzai, rasato e con la faccia da duro, similmente al personaggio interpretato dal Travolta. Sì, dalle peggiori infamie fui (s)travolto e, per scagionarmi da tali vigliacche calunnie, dovetti intraprendere un Déjà vu – Corsa contro il tempo, assumendo le sembianze di Marcel Proust e cercando di rincorrere il mio passato devastato, spingendo sull’acceleratore come l’ex pilota della Formula Uno, Prost. Intanto, De Niro s’ammalò di Cancro alla prostata. Si curò e si salvò mentre io fui, dagli psichiatri, frainteso e, più che curato, inculato. Ah ah. Mi sedarono perché persi la bussola, insomma divenni Unstoppable – Fuori controllo. Mi chiesero, in continuazione, se m’immedesimassi in Anthony Quinn di Revenge col Costner e quell’altra super patonza di Madeleine Stowe.

Sia chiaro, non ebbi né giammai avrò voglie vendicative. Quindi, tranquilli. Accetto, a malincuore, ogni sfiga e il fatto che, per colpa delle mie alzate di testa, tutti si fissarono sul sottoscritto come in uno Spy Game raccapricciante, agghiacciante, mostruoso e terrificante. Non sono bello come Brad Pitt, lo so, ne sono consapevole. Mentre Brad Pitt, basti vederlo in C’era una volta a… Hollywood, la dovrebbe smettere di voler somigliare a Robert Redford.

Tanto, non sarà mai come l’altro Robert. De Niro, appunto. Sebbene in Sleepers, padre Robert, anzi Father Bobby, sia l’unico prete nella storia, non solo del Cinema, a commettere falsa testimonianza, giurando da mentitore geniale poiché seppe che quei due ragazzi andavano salvati. A prescindere!

Ora, in attesa del trailer integrale di The Irishman, voi sapete che Bob De Niro fu uno dei produttori di Nemico pubblico e che inizialmente doveva essere il protagonista, al posto di Denzel Washington, di Man on Fire?

No, voi non sapete proprio nu cazz’! Ah ah.

Dunque, non voglio più ricevere prescrizioni, intimidazioni, reprimende, ammende tremende, punizioni e stolti castighi, ottusi fascismi, da parte di chi poco sa della mia anima e del mio vissuto.

Anche perché ho appena ordinato la copia limited edition in Blu-ray della CG Entertainment.

Ovviamente di The Fan – Il mito.

Detto questo, scambiatevi un segno di pace e buona vita a tutti.

Sì, sono un mezzo santo, un Bob De Niro di Sleepers.

Un prete che fuma…

Oramai nessuno più nutre dubbi in merito alla mia corretta, mentale sanità.

Ma, se fossi in voi, non metterei la mano sul fuoco riguardo la mia alterità, riguardo la mia cosiddetta santità.

No, non faccio il pornoattore ma, fra il dire e il fare, c’è qualche volta di mezzo il mare.

Oceani di donne…

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Chi è invidiosone e forse anche un po’ ricchione, ecco, non faccia con me più lo stronzone, cercando d’incularmi a ripetizione.

Altrimenti, lo stendo e abbasso la cresta di tale gallo cedrone.

Sono un Genius-Pop, un Joker iellato o forse giocherellone, a volte un po’ cazzone, ancora spesso coglione ma il mio carisma non si discute per nessuna ragione.

Chi lo mette in discussione, merita la crocifissione e io non perdonerò il suo ladrone.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

THE IRISHMAN: vorrei ricordare a vossignoria che fra quattro giorni, cioè venerdì, verrà presentato in anteprima mondiale


23 Sep

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Sì, pare che ve ne siate tutti scordati.

Fra l’altro, Netflix continua a rimandare l’uscita del trailer integrale. Vedemmo l’announcement e il teaser. Peraltro, non doppiato in italiano ma solamente coi sottotitoli. Pacino avrà la voce di Giannini? Mentre Joe Pesci?

Ma, ovviamente, noi stiamo aspettando con estrema trepidazione e cinefila eccitazione, quasi da bambini infoiati a scartare un regalo preziosissimo, il trailer definitivo.

Ebbene, venerdì prossimo, cioè il 27 Settembre 2019, The Irishman sarà presentato in anteprima mondiale al prestigioso New York Film Festival. Alla presenza del suo titanico regista, Martin Scorsese. Uno che certamente non abbisogna di presentazioni, e tutto il cast al gran completo. Diciamo, tirato a lucido.

Ce ne rendiamo conto? Un’epopea gangsteristica di 3h e trenta minuti, pronta a sbarcare in streaming il 27 Novembre. Vale a dire a distanza di due mesi esattissimi dalla sua presentazione ufficiale.

Nelle sale, poche ma buone, indipendenti e accuratissimamente selezionate, il primo Novembre, il giorno di Ognissanti. Cristo santissimo, dopo la notte di Halloween nella quale Michael Myers del capolavoro omonimo di John Carpenter, in una cittadina sonnolenta dell’America, seminò il panico.

Calmate gli animi. Alcuni appassionati di Cinema stanno impazzendo, non stanno più nella pelle. Chiamate Donald Pleasence in caso di crisi di gioia troppo incontenibili.

Telefonate anche a Jamie Lee Curtis. Donna che, nonostante il sequel non apocrifo di David Gordon Green, è oggi calma e matura, milf di ottima stagionatura, donna di sublime levatura. Donna che, onestamente, malgrado l’età, ancora un po’ a noi uomini lo fa diventare duro. Sì, son lontani i tempi in cui, in Una poltrona per due, mostrò un seno enorme, ma fidatevi… vale ancora il prezzo del biglietto…

E potrà dunque invitarvi a casa sua, in caso di vostri scompensi psicologici, servendovi una camomilla calda. Semmai prima eccitandovi ancora di più nel riproporvi, dal vivo, il suo spogliarello di True Lies.

Sì, siamo tutti scalmanati. The Irishman, rendiamocene conto.

Uno dei film più attesi della storia del Cinema, cazzo.

Manca pochissimo. Nella sera del 27 Settembre, avremo già inoltre i primi responsi critici della stampa internazionale. Oddio, ho lo sturbo!

Sì, film orgasmico, un film che provoca piaceri infiniti, qualcosa d’immenso più di mille masturbazioni eseguite all’unisono su Sharon Stone di Casinò. Figa incommensurabile, diciamocela. Basta! Mi serve un’ambulanza. So già che, alla fine della mia visione del trailer completo, urlerò come Lino Banfi de L’allenatore nel pallone dopo il secondo goal della salvezza di Aristoteles. Delirio, DE NIRO!  Il pubblico è visibilmente in visibilio. La folla inneggia, le tribune sussultano, in platea la maschera ha notato che c’è un uomo, il Joker, che non indossa le vostre maschere. Quell’uomo sono io. Autore dei libri Robert De Niro, l’intoccabile e Martin Scorsese, la strada dei sogni, regolarmente in vendita su Amazon, IBS.it e su tutte le altre maggiori catene librarie online nei formati Kindle, eBook e rinomato, intarsiato, finissimo cartaceo.

Intanto, ieri è uscito pure questo KINDLE con in copertina una delle donne più belle d’Italia. Ovviamente, l’ho scritto io.

Sono un Ronin, un mercenario senza padrone.

 

di Stefano Falotico

Quando gli idioti pensano di avere di fronte Giancarlo Giannini di Ti voglio bene Eugenio ma si accorgono che sei davvero un Giannini iper-normalissimo, ingenuo ma genio, che doppia al Pacino di Riccardo III – Un uomo, un re ed è Louis Garrel


18 Sep

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Eh già, che tragicommedia pazzesca che è stata la mia vita. Per me ma soprattutto per gli altri. Una sorta di sceneggiata napoletana, una pochade, una pantomima di fraintendimenti, di sospetti dalle proporzioni disumane, di semi-complotti da Amleto ma soprattutto di super scemotti che di me credettero d’aver capito tutto e invece nemmeno io capii qualcosa del sottoscritto. Ah ah.

Cosicché fui il protagonista assoluto, oserei dire da incontrovertibile premio Oscar sacrosanto d’una commedia degli equivoci disarmante, il re(o) d’un valzer pirandelliano di maschere camuffanti, di birbanti bastardi, di furfanti che se la fecero nelle mutande, di vigliacchi e cazzoni andanti, di colpi bassi e offese a raffica.

Per un minestrone-zibaldone ove nessuno dei contendenti di tali orgogliose diatribe e meschine rivalse piccine, di questa tenzone ove tutti facemmo la figura, sinceramente, dei coglioni, volle ammettere i suoi sbagli.

Proseguendo indefessamente, da fessi e basta, detta come va detta, a mantener salde le nostre posizioni poco savie.

Fra odi, pettegolezzi e zizzanie da Tina Pica ove io sto giocando tuttora al ruolo del principe Antonio de Curtis, in arte Totò, come ne Il medico dei pazzi.

Invero, d’invertita parte.

Non sono io infatti a credere di essere attorniato da matti, bensì sono i matti a credere che io sia pazzo.

Dunque, in tale pasticciaccio, da diavolaccio mi reco al ristorante e ordino un caffè caldo, dopo di che mi reco in pasticceria e me ne frego se non apparterrò mai alla crème de la crème.

Mando a cagare ogni ipocrita espressione consolatoria come bonjour finesse. Anche perché i francesi non sanno neppure che significhi questo detto storpiato dagli italiani con la panza piena e ignoranti.

Poiché, malgrado tutte le botte ricevute e i metaforici pugni allo stomaco vomitati e senza parsimonia dati, nonostante tanti infingardi invidiosi m’abbiano villanamente gridato “Crepa!”, a me piacerà eternamente gustare dolcemente una farcita crêpe alla Nutella.

Poi, col mio magnetico sguardo al cioccolato, mi dà zucchero osservare una donna dallo splendido culo dondolante che, sul marciapiede antistante, cammina fighissima, stimolando il tiramisù della mia voglia matta assai capricciosa da monello onestamente molto bello.

Sì, non sempre sono in forma. Però, a causa delle mie emozioni, diciamo, basculanti, del mio carattere umorale perfino instabile o forse semplicemente odiosamente amabile, per via del mio carisma bestiale, perciò dagli stronzi considerato insopportabile, talvolta in profondissima depressione casco.

Questo già spiacevolmente nella mia dura esistenza innumerevoli volte avvenne e, diciamocelo, proprio un cazzo venne.

Ah ah. Non chiedo venia ma non mi faccio in vena. Che volete che sia? Un peccato veniale, suvvia.

Dapprima, per risollevarmi dall’inculata devastante, optai per il misticismo e la new age.

Ma m’accorsi subitaneamente che Jude Law di The Young Pope non è santo per niente.

Ah, certo, riesce a fregare Silvio Orlando. Me no.

Lo va difatti a dire a sua sorella che non s’ingroppò Ludivine Sagnier.

Beato lui. Voi non v’inchiappettereste una così?

In The Young Pope c’è un altro falso mai visto, Stefano Accorsi.

Uno che in Radiofreccia perse le parole e si suicidò. Però, nella vita reale, non ne perse nemmeno una. Come no?

Laetitia Casta lo sa. Ma, appurato che Laetitia ebbe che Stefano la tradì ripetutamente, essendo l’Accorsi un Maxibon, ovvero uno che non ama le scremature ma a cui piace sia una bianca che una nera, da cui Du gust is megl che uan, lo mandò a fare in culo. Direttamente.

Ah, maledetti, mi faceste incazzare e persi la testa. Sbranato dalla rabbia, inizialmente pensai che sarebbe stato opportuno isolarmi all’Overlook Hotel come il mitico Jack Nicholson di Shining.

Per sgombrare la mente da ogni porcata subita.

Però, anziché diminuire l’ira, crebbe a dismisura in ogni sen(s)o ancora la sfiga.

Ma ora di nessuno ho più paura, essendomi venuta una voce da doppiatore Giancarlo Giannini e una bella faccia da culo come il migliore lupo “cattivo”.

No, non Al Pacino ma sempre lui, vale a dire Bob De Niro di Cape Fear.

Detto ciò, oggi ho letto un annuncio lavorativo che potrebbe fare al caso mio…

Stiamo cercando una figura di BIBLIOTECARIO/A presso le biblioteche di Bologna.

Profilo ideale:

Laurea di primo livello in: Lettere, Archivistica e Biblioteconomia, Scienze Storiche; Scienze dei Beni Culturali o Beni Culturali.

Esperienza documentata in servizi bibliotecari di front office.

Competenze relazionali elevate quali le capacità di ascolto, accoglienza, comunicazione efficace, spirito di gruppo, adattamento agli ambienti pluri-culturali.

Conoscenza del software gestionale SEBINA NEXT.

Disponibilità da settembre 2019

Mansioni da svolgere:

Servizi di Front Office: Gestione del pubblico (accoglienza, prima informazione, iscrizione al servizio e attività di prestito/restituzione, assistenza e orientamento all’uso delle risorse, iscrizioni).

Reference di base e specialistico.

Servizi di Back Office: Gestione del patrimonio documentario (ricollocazione, riordino scaffali, etichettatura, gestione emeroteca, gestione materiali informativi).

Sorveglianza e riordino dei locali della biblioteca anche in occasione di iniziative culturali diurne, serali o festive.
Attività di supporto alle iniziative culturali finalizzate alla promozione del Servizio e del suo patrimonio

Si offre:

Contratto e inquadramento a seconda del profilo individuato. Inoltrare candidature con foto a…

 

La mia risposta:

Buongiorno,

mi chiamo Stefano Falotico.

Ho letto su Indeed che siete in cerca di un bibliotecario. Ho altresì letto la descrizione della vostra prestigiosa offerta, dunque mi candido e v’invio il mio c.v.

Detto ciò, non posseggo una laurea triennale in Lettere, Archivistica e Biblioteconomia, ma ho scritto numerosi libri, romanzi d’avventura, noir e perfino storie erotiche, saggi monografici su registi e attori di estremo rilievo mondiale. Opere ottimamente apprezzate, tutte regolarmente in vendita sulle maggiori catene librarie online, dotate di codice ISBN e depositate legalmente proprio alle nazionali biblioteche di competenza e archiviazione dei testi editi in Italia.

Su Amazon e su IBS.it, le più fornite e importanti librerie online, per l’appunto, potete trovare tutte le mie pubblicazioni nei vari formati cartaceo e digitale:

https://www.ibs.it/libri/autori/Stefano%20Falotico

Sono anche creatore, ideatore e curatore di alcuni siti a tematica cinematografica come www.mulhollandlynch.com e da parecchi anni svolgo, in veste di collaboratore giornalistico, il lavoro di critico e recensore presso la rivista Daruma View:

http://darumaview.it/author/stefano-falotico

Poche settimane fa, infatti, da accreditato stampa sono stato alla 76.a Mostra d’Arte Internazionale d’Arte Cinematografica come inviato della rivista suddetta per recensire i film presentanti a quest’importantissima kermesse. Inoltre, l’anno scorso, il quotidiano Il Giornale mi ha dedicato un bellissimo articolo comparso nella pagina Spettacoli riguardo la mia monografia sul cineasta John Carpenter:

http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/john-carpenter-genio-discusso-destinato-rinascere-1581202.html

Se foste interessati alla mia candidatura,

potete gentilmente scrivermi alla seguente mail oppure telefonarmi al numero… al fine di poterne discutere assieme.

Distinti saluti,

Stefano Falotico

 

Ecco, arrivati a questo punto della storia, assomiglio sempre più al vero, attuale amante e marito di Laetitia Casta, cioè Louis Garrel di J’accuse del Polanski. Secondo voi, no? Secondo me, sì.

O forse ho solamente una voce migliore del figlio di Giancarlo.

 
Morale: a dispetto delle batoste micidiali di cui patisco ancora il contraccolpo, di Joker ce n’è solo uno, gli altri non sono nessuno.

 

di Stefano Falotico

joker phoenix

Marion COBRA Cobretti – Un cortometraggio di Stefano Falotico


18 Sep

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In America, viene commesso un furto ogni 11 secondi, un’aggressione ogni 65 secondi, un reato di sangue ogni 25 secondi, un omicidio ogni 24 minuti e 250 violenze carnali al giorno.

Appartengo alla sezione gasati. Forse un po’ Abatantuono, sballato e completamente fuso.

Fa parte del personaggio. Sì, mentre la società viene funestata da un’umanità allo sbando, il Falò, con charme e strepitoso, implacabile, insormontabile sangue freddo da salamandra ancestrale, osserva la fatiscenza grazie all’arte scientifica della sua onirica decadenza abissale.

Fluttuando fra pub imolesi e gli American Graffiti di balli latinoamericani. In mezzo alla gente che sculetta, infoiandosi nel voyeurismo più passivo, Falò osserva con occhio fintamente mesto, nei suoi ricordi rimesta e semmai ordina anche una minestra.

Poiché la minestra riscaldata fa bene quando il mondo è oramai alla frutta e necessità di un uomo che forse non indossa occhiali Ray-Ban, un ficcante uomo bannato dalla frivolezza di massa che però sguscia tra la folla incazzata e occhieggia nel lanciare ammiccamenti inequivocabili, con malandrino carisma, a donne dagli ottimi fondoschiena danzanti negli ormoni suoi ancora potenti.

Un uomo puro dal fascino trasparente che s’eleva e distingue dai comuni mortali, è abbagliante fra le spente, ingrigite persone annebbiate che vollero di loro stolti intendimenti colpevolizzarlo coi loro moralistici indottrinamenti al fine d’obnubilargli la mente e farlo cascare nel più triste ottundimento.

Un uomo che conquista le donne soltanto con la virtù maliarda del suo occhio sinistro associato a un fantastico strabismo di Venere che ha poco di schizofrenico, bensì molto di bellezza anomala assai stordente, cari deficienti.

Un uomo che disserta perfino del compianto, mica tanto, Tony Scott. Dando lezioni di Cinema con calma olimpica mentre impazza la musica e i pazzi, cioè la maggior parte degli uomini, bigotti, scemi e limitati, agganciati a vetusti valori oramai ridicoli, da nazifascisti gironzolano incoscienti.

Falò non abbisogna dei moti rivoluzionari degl’idioti populistici, non è amico degl’incoscienti motociclisti anche se adora Mel Gibson d’Interceptor e, ai criminali, sussurra un laconico, eloquente…

Qui la legge finisce e comincio io.

Sì, non adopera questa frase (s)cult solamente contro le teste di minchia ma soprattutto la utilizza con le donne troppo timorate di dio e svampite che, a forza d’ascoltare Fedez e compagnia bella, finiranno appunto in mutande.

Poiché Fedez e la Ferragni hanno i soldi e vi stanno platealmente coglionando mentre l’uomo Falò non deve chiedere mai. Egli guarda la sua bella e col solo potere della sua voce roca e rock, eh già, quando lei mangia troppo, ingrassando, le dà un con(s)iglio molto saggio:

Le patatine potrebbero affogare nella salsa.

Lei, basita, risponde:

– Non va bene che bagni la patatina nel ketchup? Dove dovrei bagnarla?

– Ah, non lo so. Nella maionese, comunque, sarebbe meglio.

– Dici?

– Sì. Soltanto che devi mescolare solo in una direzione. Se cambiamo posizione, le uova potrebbero impazzire.

 

Non ci crede nessuno che io abbia 40 anni.

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di Stefano Falotico

Mickey Rourke offende De Niro a Live – Non è la D’Urso… che Braveheart


16 Sep

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Ah, cuore impavido e temerario quello di Mickey.

Un attore oramai bistrattato per l’ennesima volta dalla Hollywood che conta. E lui dunque, fottendosene, se la racconta, narrandoci aneddoti dei quali non importa niente a nessuno se non al suo portafoglio. Considerato che per queste patetiche ospitate Mickey riceve un cachet esorbitante soltanto, appunto, per recitare le sue memorie piagnucolose. Per le quali riceve la grazia e l’assoluzione perfino da Barbara. Una che sicuramente non è la Madonna nonostante sia bravissima a impersonare la parte della santarellina.

Sì, Mickey non ha affatto disimparato a recitare. Quando vuole, malgrado cinquemila botulini, tremila operazioni chirurgiche al suo visino, 4 milioni circa di liposuzioni, sì, arrotondiamo per i suoi vistosi, mal dissimulati difetti… fisici, sa inscenare pianti clamorosi e addirittura più degni del suo cammeo strepitoso nel film La promessa del suo amico Sean Penn. Che gli fregò l’Oscar.

Sì, Mickey avrebbe meritato di vincere l’Academy Award per The Wrestler ma rimase traumatizzato quando a impugnare la statuetta fu Sean pe Milk. Nascose la sua delusione dietro un tenero applauso, appunto, di facciata. Rodendo dentro e probabilmente, in cuor suo, silentemente bestemmiando. Al che, puntualmente, a scadenze (ir)regolari come uno scalcagnato orologio svizzero, Mickey si presenta bellamente (mica tanto) alle trasmissioni Mediaset. Moltissimi anni fa partecipò anche a Scherzi a parte, poi fu la volta di Paolo Bonolis. Andò anche alla Rai da quel fariseo di Fabio Fazio. Torniamo però a Bonolis. A Paolo, Mickey confidò le sue esperienze psichiatriche, non lesinando in dettagli assolutamente insignificanti e agghiaccianti pur di ricevere l’applauso di finta commozione del pubblico pagato per recitare meglio di Mickey stesso quando, nel finale di Angel Heart, scopre che il suo personaggio ha venduto l’anima al diavolo. Eh sì, in Italia molte persone curano la disoccupazione, facendo le comparse nelle platee dei programmi tv. Visto che non sanno scrivere, come me, dei saggi monografici sugli attori, ambiscono ai 15 nanosecondi di pubblicità-celebrità della loro spiattellataci falsità. Appena le inquadrano, ridono anche se la battuta, per esempio, di Zelig fa piangere ma, soprattutto, andando ad alimentare questo sistema imbonitore da Essi vivono.

Mickey vi sguazza e approfitta dell’italica idiozia per sfruttare i cretini impiegati comunali e parastatali che, dopo una giornata nella quale hanno lavorato, sì, leggendo Il corriere dello Sport e osservando nella pausa caffè le gambe della signorina Silvani, si mettono in pantofole la domenica pomeriggio sul tardi, dopo che sono peraltro finite le partite di Serie A, allentando la noia da spioni amanti del gossip più truce e da guardoni delle cosce plastificate, patinate della D’Urso. Donna sempre ottimamente pettinata su sguardo fake da catodica, no, catatonica che fa finta di commuoversi e provare empatia nei riguardi del debosciato di turno “straordinario”. Il quale, a sua volta, c’illustra tutto il suo campionario di sfighe e inculate senza risparmiarci un solo attimo di tregua. Per la gioia dei coglioni poveretti che guardano ‘sta roba di merda. Mickey c’ha detto, anzi, disse che doveva avere un ruolo in The Irishman. Quello che posso dirvi io, amici o nemici che siate, è che a differenza del personaggio di Mickey in Angel Heart, eh già io so chi sono! Voi no.

Sì, quando ritorno io, Mickey Rourke de L’anno del dragone mi fa un baffo. Ora, tutti zitti, bambagioni. Sì, sono Johnny il bello, ribelle contro le ingiustizie come Mel Gibson di Braveheart. Se non vi sta bene, scrivete alla De Filippi. Ma, per piacere, lasciate stare i poeti. Cari uomini e donne, che potete farmi? Sono Francesco. Sì, uno che piace ad Helena Bonham Carter. E non è facilissimo. Essendo Helena una mezza freak da Tim Burton e più colta di Kenneth Branagh.

E ricordate… Le mie notti sono più belle dei vostri giorni. Voi una come Sophie Marceau ve la sognate. Io me la scopai ma non ho da rendere pubico, no, pubblico il mio essere diabolico.

Ah ah!

 

di Stefano Falotico

 

sophie marceau notti belle

 

 

marceau braveheart

JOKER & la Critica snob


12 Sep

excalibur jokercritica joker

Ebbene, dopo tempo immemorabile, ho comprato di nuovo la nostra rivista FilmTv.

Su suggerimento di un mio amico, mi sono precipitato in edicola.

Gli ultimi numeri da me comprati son stati quelli riguardanti gli speciali dedicati all’immane John Carpenter.

Essendo io l’autore del libro John Carpenter – Prince of Darkness, non posso esimermi dall’essere inevitabilmente attratto da tutto ciò che riguarda il maestro. Compresa, ovviamente, la super-deluxe edizione di uno dei suoi massimi capolavori, rieditata in fastoso Blu-ray di prossima uscita. Vale a dire il 31 Ottobre. Che ve lo dico a fare? La notte di Halloween.

Sebbene, debbo esservi sincero, questa festa pagana, da noi importata abusivamente, essendo noi figli della cultura ellenica-saracena limitrofa a quella mitteleuropea, non appartiene al nostro background e m’ha sempre puzzato di esterofilia peggiore di quella di Alberto Sordi di Un americano a Roma.

Ora, vi domanderete voi, che c’entra Joker con questa colorita prefazione? È stato un preambolo che, a prima vista, parrebbe poco in linea col discorso che qui, in totale umiltà, m’appresto a stilarvi, distillarvi, oserei dire a impartirvi. Che vi sia di monito come il severo cartellino giallo di un arbitro. Ché, mettendo freno alle vostre alzate di testa, ai vostri giochi più che balistici, sì, da ballisti, possa avvisarvi e avvertirvi se ancora, a causa della vostra fallacità, ah ah, commetterete sbagli clamorosi. Amputando film più potenti del sinistro del grande Bonimba, ovvero Boninsegna.

Film imprendibili che cerca(s)te di parare. Dunque stroncare! Ma, con le vostre critiche lentissime, imbarazzanti, appari(s)te soltanto più rincoglioniti di quel buffone di Gigi Buffon. Uno che oramai ha la schiena a pezzi ma non se la sente di ritirarsi. Poiché, se lo fotografano assieme alla sua iper-scosciata Ilaria, deve ottemperare al ritratto del maschio di sana e robusta, fisica costituzione. Deve cioè apparire sempre figo poiché lei è figa. Capisc’?

Dunque, non vuole mollare la presa anche se non ne prende più una. Fu un portiere magnifico, grazie alle sue parate vincemmo il mondiale del 2006. Ma dovrebbe guardarsi adesso allo specchio e ammettere che i suoi riflessi non sono più quelli di una volta.

Inutile tirarsela… da maschione quando sei al massimo, oggigiorno, pur sempre un marcantonio ma anche un bel coglione.

Gigi, lascia perdere. Hai fatto il tuo tempo. Dedicati a una carriera da commentatore e da opinionista. Poiché, ora come ora, come portiere sei molto discutibile. E combini papere a tutt’andare.

Ecco, tale metafora lungamente calcistica voglio qui applicare a quei critici un po’ superati che, sul nuovo numero del cartaceo di FilmTv, con enorme, scandalosa supponenza liquidarono il capolavoro di Todd Phillips, appioppandogli voti alquanto bassini. Figli soltanto della loro mentalità assai retriva, per non dire leggermente cretina.

Non me ne vogliate. La mia stima nei vostri confronti non muta. Come cantava De Gregori, non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore, come sostenuto da Checco Zalone nei riguardi di quel matto di Cassano, invece, non è da uno sputo all’arbitro che si giudica se sei un signore. Ah ah.

Sì, Giulio, Giona e Luca, siete qui sul banco degli imputati. Si scherza, eh. Non arrabbiatevi mica.

Poiché voi, impuntandovi sul Cinema d’una volta, con i vostri voti assegnati a Joker, senz’offesa, in questa settimana vi siete un tantino sputtanati.

Voi assai celermente rifilate sgambetti scriteriati al Cinema forse troppo veloce, troppo avanti rispetto ai vostri difensivismi da coloro che, barricatisi nell’esegetica cinematografica passatista, adottano puntualmente il catenaccio più oltranzista, intollerante e, per l’appunto, troppo moderato ed equilibrista.

Stando appunto sulla difensiva, non esaltandovi più di tanto, anzi per niente, dinanzi a film che, spiazzando le vostre certezze, v’hanno colto in contropiede, mandandovi in fuorigioco.

Qui, io v’ammonisco affinché possiate seriamente meditare sul vostro sensazionale errore e tornare sui vostri passi.

Giona, dico a te, sei un critico di risma bravissimo ma, stavolta, ti sei approcciato a Joker con troppa imperdonabile superficialità. La tua erudizione non t’ha salvato dalla mia simpatica punizione. Hai peccato, insomma, di tua esaltata vanità in tal caso da trombone.

No, il tuo misero 5 manco per il cazzo ci sta. Che film hai visto? Poi, concludi la tua breve disamina, il tuo sintetico trafiletto, dicendo che è meglio Endgame.

Eh no, qui hai trollato di brutto, Giona, hai toppato.

Luca e Giulio, invece, ora dico a voi. Acclama(s)te Ad Astra, stronzata galattica, in quanto siete fidi scudieri di James Gray e mi sottovaluta(s)te con tal vostro prosopopeico fare fanfarone quest’opera immensa di Phillips?

Eh già, mi sa che dovete cambiare prospettiva. E vi dirò anche altro. Dove vsionaste questo film?

Al Festival di Venezia? Mah, a me viene il dubbio che, piratato, lo trafugaste da uno dei produttori della Warner Bros e l’abbiate perciò guardato su un televisore a dodici pollici in b/n degli anni sessanta, prima appunto dell’avvento della New Hollywood.

Se andate alla Comet, vi tirano dietro un tv al plasma della Philips. Con una sola L. Con 50 Euro in più, prendete comunque quello della Sony, è meglio. Fidatevi.

Ah ah.

Ma io vi perdono e qua vi dono l’assoluzione. Per questa volta, vi do da recitare cinquanta Ave Maria e tre Pater Noster più una sberla da Don Camillo.

Alla prossima, non passa. Non transigerò.

Parola di Arthur Fleck.

Un uomo che conosce il Cinema, la vita, anche la figa migliore poiché ne passò così tante che ora se ne fotte altamente.

Sì, ne vidi di tutti i colori. Ebbi sfortune tragicomiche ma sono ancora sveglio, in palla per sapere che Joker è veramente un capolavoro e Zazie Beetz una gnocca mai vista di colore. Zazie colora le notti più cupe, malinconiche e tenebrose grazie al delizioso, eccitante tocco del suo caliente, profumato splendore.

Dio mio, tenetemi fermo. Ah ah. Le voglio saltare addosso, non si può vedere da quando è figa.

Se mi venite a dire che non è così, vi siete rimbambiti come Murray Franklin/De Niro.

Eh già. Usiamo il passato remoto!

Chi vide Joker in anteprima mondiale a Venezia seppe che Arthur Fleck/Phoenix, dopo una vita in cui lo prese platealmente in culo, trovò il coraggio di ribellarsi con furia ai tre manigoldi stronzissimi e bulli in metropolitana.

Quindi, assalito da una forza miracolosa, si precipitò ad abbracciare la sua bellissima Zazie/Sophie Dumond. Non oso pensare a cosa successe, in quella sua notte da ingordo lupo scatenato, fra lui e Zazie.

Un amplesso più devastante della bomba di Hiroshima. Chiamalo scemo… ah ah.

Da quell’orgasmo rinascente, Arthur divenne come Re Artù.

Artù fu il re, Joker è il Principe.

E ora per nessuno ce n’è.

Al momento, nella mia vita affettiva, sentimentale, forse pure sessuale… qualcuna c’è. Una o due o tre? Chissà.

Ma ancora lei, la prescelta, non ha estratto la mia spada dalla roccia.

Vediamo se ce la farà…

Quanto devo aspettare? Sto impazzendo.

Ah ah.

 

Morale della fav(ol)a: Arthur, dopo quella notte, superò ogni sua lentezza, venendo… no, divenendo impetuoso e uno straordinario buffone irresistibile mentre Gigi Buffon, nonostante da anni scopi Ilaria D’Amico, diventa sempre più tristo e polentone.

 

di Stefano Falotico

JOKER VINCE IL LEONE D’ORO, il mio video di risposta a victorlaszlo88


09 Sep

Ebbene, victorlaszlo88 ha realizzato un video, il suo secondo/terzo suo in pochi giorni su Joker.

Ebbene, victorlaszlo88 ha realizzato un video, il suo secondo/terzo suo in pochi giorni su Joker.

Eh sì, tutti si stanno in massa ricredendo, recitando il mea culpa e l’atto di dolore a discolpa della loro frettolosità, ah, cattiva consigliera, per cui, in tempi sospetti eccome, addivennero alla lapidaria, sbrigativa conclusione secondo la quale Joker sarebbe stato la solita burla e bufala della DC Comics.

Oh, rimembro le vostre lapidarie risa quando, da IMDb, prendendo voi superficiali informazioni su tale pellicola in lavorazione, sentenziaste in merito con prosopopea alquanto disgustosa. Sì, voi emettete sempre giudizi facili, figli spesso della vostra boria. Della vostra supponenza, della voglia smaniosa di essere, per l’appunto, i primi a decretare verdetti originali dei quali fregiarvi. In modo tale che un giorno, in punto di morte, quando il prete vi donerà l’estrema unzione, potrete sussurrargli che voi vedeste sempre giusto. E che aveste probo gusto.

E dunque, nel momento in cui il padreterno v’accoglierà nell’abside, diciamo, sull’altare del Giudizio Universale, avrete soltanto peccati veniali da confessare.

Sì, inginocchiati dinanzi al creatore dell’universo, colui che instillò ad Adamo la scintilla vitale, così come magnificamente dipinse Michelangelo nella Cappella Sistina, gli confesserete solamente di esservene tirate un paio sul fondoschiena splendidamente attizzante di Anne Hathaway di The Dark Knight Rises.

Sì, un lato b per cui forse Anne usò anche una controfigura più bella di Catherine Bell che, appunto, rimpiazzò Rossellini Isabella ne La morte ti fa bella quando Isabella si spoglia e s’immerge in piscina.

Ah, Catherine Bell, co-protagonista di Una settimana da dio. E ho detto tutto.

Dio v’assolverà ma poi voi, al solito troppo verbosi, ossessionati anche lassù in cielo da una smaniosa voglia esibizionista giammai parca di vanità, invero porca di stronzate in quantità, affermerete che peccaste anche dirimpetto a Michelle Pfeiffer/Catwoman nella vostra età dell’innocenza.

Al che Dio, avendo voi osato di troppo osé, vi punirà, vi flagellerà e all’inferno vi spedirà. Tra le fiamme dei vostri desideri proibiti squallidamente confessati senz’alcuna pudicizia, arderete senza pietà, infausti poiché, al pari del Faust di Goethe, vendeste l’anima al diavolo pur di ottenere dieci visualizzazioni in più dei vostri video cosiddetti fastosi ma soprattutto festosi.

Eh sì, victor… stavolta l’hai sparata grossa. Joker non è un cinecomic. Posso affermarlo in totale vanagloria, senz’alcuna remissione peccatorum, in quanto lo vidi in Sala Grande in quella che posso reputare, appunto, a ragion veduta, una delle più belle giornate della mia vita.

Dopo aver fatto la (tra)fila per un’ora davanti alla Sala Darsena, per colpa di Paolo Virzì, membro della giuria entrato nella sala suddetta per prendere visione della nostra pellicola in questione, fecero entrare tutti quelli posizionati davanti all’entrata posteriore. Disinteressandosi dell’altro troncone di accreditati-spettatori situati ove io, assieme agli altri, stazionai/mmo come dei coglioni, ricevendolo appunto nel didietro da bambagioni.

Al che, bestemmiai e qui chiedo venia a Cristo se, così blasfemo in quel mio attimo maledetto d’oscena perdizione, offesi in maniera sacrilega la sua santissima Trinità. Mi dolgo e mi pento con tutto il cuore, mi riprometto, in tal mio sentito appunto pentimento, di non offenderlo mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato.

Ah ah. Ho già avuto un ripensamento, comunque. Ho appena rivisto il video di Emmanuelle Seigner in passerona, no, passerella durante la cerimonia di chiusura di tale festivaliera manifestazione. Che figone.

E qui posso rivelarvi, senz’alcuna inibizione, che m’è partito un eh, la Madonna alla Renato Pozzetto.

Dannazione!

No, non potevo perdermi Joker. Infatti, dapprima disperai, dissennatamente mi contorsi nella rabbia più luciferina. Quindi, recuperata che ebbi la calma, feci mente locale, iniziai a pensare e a riflettere mi soffermai. Cazzo, mi sovvenne che ci sarebbe stata anche la proiezione in Sala Grande alle 11 e 30.

Al che, subito dinanzi alla Sala Grande, dopo aver bevuto un caffè e dopo aver fumato dieci sigarette, mi precipitai.

Le persone già nei pressi di tale zona calda, cazzo, accaldate e accalorate si stavano predisponendo, allineate come indiani in trincea prima dell’assalto alle maschere dai visi pallidi che c’avrebbero strappato i biglietti.

– Dici che ce la facciamo a entrare, stavolta?

– Sì, ce la facciamo. Non siamo fra i primi ma stiamo messi bene. Siamo nel mezzo. Sì, ce la faremo.

 

La proiezione iniziò con un leggero ritardo e il sottoscritto dovette sorbirsi, seduti maleducatamente al mio fianco, due semi-svedesi, forse crucchi d’ascendenza babilonese (sì, parlavano in un incomprensibile gergo figlio della Torre di Babele misto all’esperanto d’ascendenza poliglotta in cui ravvisai perfino frasi da napoletani come i due neri de L’aereo più pazzo del mondo).

Fatto sta che l’unico profeta rimango io. Cambiai il nome del canale da Stefano Falotico a Joker Marino circa un anno fa.

Al solito, vidi giusto.

Tornando invece a Paolo Virzì.

Ecco, mi ricordo che tutti, pensando d’aver capito tutto di me, considerandosi più avanti del sottoscritto, mi dicevano, anzi dissero:

– Stefanino, hai visto My name is Tanino?

 

So che sulla scena di sesso fra Edoardo Gabriellini e Claudia Pandolfi di Ovosodo, da me riveduta sino allo sfinimento, è il caso di dirlo, una scena che mi consumò da lupo mannaro, ah ah, scena topica in cui l’ex super topa Claudia avvinghia fra le sue bellissime, travolgenti gambe sudate tutta l’irruenza di Edoardo, sverginandolo come solo una lupa sa fare, eh sì, Claudia è romana forte, compresi già che sarebbe stata una mia esistenza da Risorse umane.

Sì, verso il 2003 mi sverginai con una piuttosto carina. Anche se non figa come Micaela Ramazzotti de La prima cosa bella.

Però, ci stava. Oh, mi ricordo che ci stette eccome.

Poi, si susseguirono interminabili Notti magiche sin al mio crollo totale.

Chi sono ora?

Uno che, dopo La pazza gioia, è una bella faccia da culo come Joker.

No, non sono un maniaco ma adoro Jonah Hill di Maniac.

Poiché ricordate: al motto Forza Roma, forza luoi, son finiti i tempi cupi, ho sempre preferito Barbara Cupisti. Una stra-gnocca mai vista.

E Carlo Verdone de Il bambino e il poliziotto lo sa.

Dunque, mi sa che adesso voi siete Piermaria Fabris di Compagni di scuola, eh sì, invecchiati malissimo.

Siete uomini che, dopo la prima volta, come Sergio Rubini di Al lupo al lupo, vi credeste John Rambo ma assomigliate davvero a Oscar Pettinari di Troppo forte.

Dunque, Joker, alias Travis Bickle/Arthur Fleck, se vi dice che il Cinema lo conosce bene, non sostiene puttanate. Lo so, sono qualche volta insostenibile, ci vado giù pesante, come si suol dire.

Ma solamente perché, essendo stato per troppo tempo penante, adesso son pensante.

Se vi dice/o anche che voi parlate tanto ma mi sa che conoscete poco pure quella… è perché è così.

Mi raccomando, non fatemi la fine di questo bovaro.

Poiché, da Joker, potrei tramutarmi in The Punisher.

 

 

 

di Stefano Falotico

verdone compagni di scuola ED2tJcMXkAESziN taxi driver

JOKER di Todd Phillips è un capolavoro o, come sostenuto da alcuni critici col paraocchi, un j’accuse troppo sbrigativo e superficiale, poco attizzante?


04 Sep

joker 2

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Be’, ricollegandomi a quanto da me già detto in merito alla recensione di Paolo Mereghetti riguardante Joker, uscita sul Corriere della Sera, Mereghetti ha assegnato solo 7 al film di Phillips.

Ora, conoscendo i parametri piuttosto severi di Mereghetti, sapendo bene che lui fa sempre così, ovvero all’uscita di un film si mantiene abbastanza moderato, senza sbilanciarsi troppo, non mi stupisco del suo voto non eccelso.

7, nella scala della valutazione mereghettiana, è un signor voto. Questo va altresì detto.

Basti pensare che al magnifico Crash di Cronenberg, Mereghetti nel ‘95 diede solo due scandalose stellette, scrivendo nella sua lapidaria disamina una stronzata da immediato ricovero psichiatrico, vale a dire:

il Cinema di Cronenberg è una macchina autoreferenziale in sé perfetta ma il Cinema e la vita abitano altrove.

Sì, credo che avesse usato quest’esatte parole. E ora non ho voglia di stare a scartabellare in libreria alla ricerca dell’opuscolo di aggiornamento del 1995 firmato da Mereghetti per controllare.

Posso solo affermare che forse, al posto di abitano, scrisse stanno ma è la stessa cosa. Ah ah.

Soltanto pochi mesi dopo, Mereghetti cambiò però drasticamente opinione e oggi come oggi reputa Crash un intoccabile capolavoro.

Credo che la stessa sorte capiterà a Cosmopolis, attualmente fermo ancora, appunto, a due stellette del cazzo.

Scanners invece è passato da 3 a 4, cioè il massimo.

Eh sì, Paolo non si espone mai troppo. È un furbacchione. Dice la sua ma senza dare nell’occhio e recita le sue video-recensioni in sordina con tanto di birignao da milanese di origine controllata. Dunque, con la ponderatezza algida dell’uomo del nord che non vuole lasciarsi andare ad emozioni troppo entusiastiche.

Sì, Paolo abbisognerebbe di essere educato da Nic Cage di Cuore selvaggio. Altro film non particolarmente amato da Paolo ai tempi della sua uscita, ora invece da lui ritenuto un film, appunto, emozionante e stimolante più di una notte di sesso con Lena Paul, celeberrima pornoattrice americana verso la quale, onestamente, ogni uomo sanamente eterosessuale sente squagliare la sua pelle di serpente.

Il serpente e la lucertola, la salamandra e gli anfibi vari, tranne quelli militari di Dr. Martens, sono animali a sangue freddo.

Be’, non so voi, ma io dinanzi a Lena Paul, anche in pieno inverno rigidissimo, mi sfilerei la giacca da Sailor, simbolo della mia individualità e della fede personale, e la permeerei, assai premerei, riscaldandola a mo’ di pullover avvolgente.

Sì, Lena, una donna più bollente di una corposa maglia di lana.

Ah ah.

Poi, dopo aver giaciuto con quest’irresistibile meretrice, uscirei dalla sua casa e conserverei intattamente il mio aplomb da Humphrey Bogart, tirandomi su il bavero dell’impermeabile. Cosicché, alla gente in strada, guardona e pettegola, moralista e falsa, farei credere di avere un metafisico fantomatico mistero da Franco Battiato, in quanto inforcherei pure un paio di lenti nuovissime con tanto di trasparenza traslucida da film noir e luci al neon.

Le stesse che il tuo ottico ti diede l’altra sera.

Sì, ti conosco. La scorsa notte, tu guardasti un filmetto con Brandi Love e da allora, eroticamente aggradandone, perdesti non solo due gradi alla sfera dell’occhio sinistro ma anche le due palle che sono ubicate normalmente ai lati di quella cosa, si spera ritta quando eccitata, che sta in mezzo alle gambe, perpendicolarmente situata in maniera diametralmente opposta al buco ove di solito s’infila la supposta.

Ma non perdiamoci in puttan(at)e.

Torniamo all’irreprensibile Paolo.

Un uomo che si mantenne equidistante sia dai critici che esaltarono Joker che da quelli che a man bassa, appunto, lo struccarono, no, stroncarono impietosamente.

Ora, Mereghetti è chiaramente del PD, dunque la deriva ribelle di Arthur Fleck/Phoenix nel pre-finale non deve aver apprezzato molto.

Sì, negli ultimi venti minuti del film, Fleck/Phoenix, stanco di essere un semi-disoccupato perennemente angariato, dissanguato, dai bulli asfissiato, dagli psicologi crocifisso e dalla società di massa nell’amor proprio trafitto, si trasforma in Che Guevara dei poveri. Sembra perfino che sia diventato Beppe Grillo. Questo, sì, un vero pagliaccio socialmente pericoloso. Sì, Beppe, a forza di promettere facili illusioni agli italiani disperati, sarebbe da spedire in cura da un altro Grillo. Quello Parlante di Pinocchio.

Il Grillo Parlante, nella favola di Collodi, non fa una bella fine ma almeno per un po’ riesce a contenere gli exploit del burattino di legno. Ah, un burattino che propugna pure i robot.

Beppe manovrò come Mangiafuoco tutti i grillini, designando Di Maio a capo del carrozzone. Anche del cazzone.

Comunque, quelli di estrema Destra non stanno messi meglio. Sono come quei nazi-fascisti di CasaPound che aggrediscono senza motivo, in modo gratuitamente vergognoso e pretestuoso, il povero Arthur Fleck in metropolitana.

Sì, gente che non merita il mio rispetto. Gente che si prende gioco della gente timida, della gente debole, insomma degli ignobili vigliacchi. Incapaci, peraltro, di fare i forti da soli, bensì san stupidamente essere violenti e maneschi soltanto quando sono in gruppo, cioè in branco.

Al che, succede l’incredibile, l’impensato. Fleck, quest’uomo all’apparenza cacasotto storico, questo elephant man denigrato ed emarginato, questo Vito Andolini/De Niro de Il padrino – Parte II prima di diventare spietato come Marlon Brando, costui che le classiche donne stronze e altezzose definirebbero un ragazzo meraviglioso, eufemismo da loro adottato per non offenderlo, dicendogli che ai loro occhi appare sinceramente come una persona speciale, cioè pure peggio, ovvero uno storpio, uno a cui non darebbero un bacio con la lingua nemmeno se fosse più ricco di Vittorio Feltri, ecco, giunto allo zenit delle offese oramai intollerabili, Fleck si trasforma, come da me già detto, in Eric Draven de Il corvo.

E lì sono cazzi amari per gli altri.

Afferra i tre tizi della metro e li picchia con calci volanti e pugni da Mike Tyson. Dunque, dopo averli tramortiti con una potenza devastante più furiosa di Jean-Claude Van Damme nel finale di Kickboxer, si trucca da down? No, da clown e fugge via dalla sua notte apparentemente, tragicamente interminabile.

Involandosi verso la sua bella, Zazie Beetz.

Qui, Todd Phillips è stato davvero un grande.

Io ho sempre appoggiato la teoria di Orson Welles. Secondo il quale il sesso in un film mainstream è decisamente irrilevante e superfluo. Per l’appunto, non parliamo di un porno, bensì di Cinema con la c di c… o maiuscola.

Il non visto, il fantasticato, il non detto, il suggerito, l’evocato e non mostrato, fidatevi, è ancora più perturbante ed eccitante del tutto… filmato. Filtrato e fluidificato.

Che cosa successe fra Arthur e Sophie Dumond/Beetz dopo che Fleck, rinnovato nel coraggio e nelle forze, si precipitò da lei e la baciò con una passione così intensa da fare spavento a ogni attore di film per adulti?

Ah, secondo me, accadde qualcosa di mostruosamente bellissimo, di rovente e terrificante, di esplosivo, deflagrante, super-piccante e iper-ficcantissimo-leccante per una notte d’amore stra-scaldante.

Sì, Joker riesce a mantenere il suo immacolato candore nonostante sia oramai inequivocabile che con la sua voce roca, assai ammaliante, è davvero inchiappettante.

Se volete toccare con mano, siete le benvenute…

Come dico io, la faccia da schiaffi, cioè da culo… c’è tutta.

 

di Stefano Falotico

joker phoenix

Il JOKER di JOAQUIN PHOENIX: Character Study


03 Sep

joker phoenix

Che cos’è innanzitutto un character study?

Sarebbe da chiedere a quei folli psichiatri così supponenti che, in diagnosi superficiali assai sbrigative, specie quando c’è di mezzo la giustizia che, a sua volta, preferisce agire repentinamente senz’appurare approfonditamente, emettono giudizi lapidari capaci, nell’arco di una misera mezz’oretta in cui l’hanno eseguita, semmai leggendo nel frattempo le notifiche lampeggianti sotto un desktop col logo della Fortitudo, di rovinare tutto il libero, propulsivo potenziale a rinascere d’una persona che, semplicemente, per sfortunate circostanze, fu giocoforza obbligata a ribellarsi furibondamente, reagendo ad affronti e bullismi reiteratisi troppo a lungo.

Come si suol dire, lo scherzo è bello finché dura poco. Quando, invece ostinatamente, scelleratamente persevera nel protrarsi in maniera interminabile e infermabile, poiché nessuno interviene e intervenne a porgli un netto, radicale freno duramente, dall’apparente burla giocherellona si può passare al tentato omicidio o, peggio, all’istigazione al suicidio di un’anima Joker-iellata che, non essendo riconosciuta uguale e conformata ai dettami di massa, non essendo allineata alla carnascialesca cantilena stolta dei luoghi comuni propagati e tramandati di generazione in (de)generazione da una prosapia d’inestirpabili uomini immondi, non essendo ascritta semmai a un gruppo sociale per via d’una sacrosanta, vivaddio, natura inesorabilmente connaturata alla sua alterità troppo dissimile rispetto a un mondo appiattitosi nel pregiudizio e nella svelta supponenza plebiscitaria di una collettività malsana, un’umanità adattatasi alla retorica, ai verdetti esecrabili della propria facile boria merdosissima, un’umanità che impietosamente non solo non prova compassione o s’impietosisce ma perfino nella sua fallacità chiarissima volgarmente insiste, non recedendo dalle sue intransigenti (im)posizioni fasciste, ecco… dapprima quest’anima osteggiata, vilipesa ed emarginata nel silenzio s’ammutolisce, nella melanconia a prima vista pacifica e innocua s’intristisce, nell’amarezza e nell’arrendevolezza, nella mancanza di capacità reattiva si svilisce e nell’abbattuta autostima, dai farisei impostori, dai facinorosi imbattibili impunemente e ignobilmente scalfita, poltrisce o forse soltanto le sue rabbie ancor inesplose tremendamente, segretamente patisce.

Ecco, Joker, a detta dello stesso Todd Phillips doveva essere un potente monito scagliato in barba a questa società oramai irredimibile e barbarica. Che, edonistica, alle gioie più meschine ed egoiste incita, al solipsismo più menefreghista istruisce e ragiona a compartimenti stagni schematici, bigotti e qualunquistici.

Ebbene, Phillips c’è riuscito. Sì, a creare un’opera figlia della New Hollywood che, attingendo dalle cupe atmosfere malinconicamente oniriche di quei tempi tristi o forse soltanto rivoluzionari e stanchi delle baggianate ecumeniste di John Lennon e compagnia bella, combatté il pacifismo.

Sì, può apparire ossimorica quest’affermazione in termini, appunto, contradditoria.

Non dovrebbe infatti la pace regalare serenità e armonia? Non sempre, anzi, quasi mai la pace totale crea universale felicità perdurevole.

Viviamo in tempi ove impera l’ipocrita buonismo, ove tutti si scattano selfie a trentadue denti col drink in mano ma io, dietro questa contentezza tanto ostentata, dietro questa deflagrazione d’allegria a prima vista contagiosa e, appunto, disarmante, scorgo incurabile tristizia allarmante.

Sì, non siete felici ma vi hanno chiesto di esserlo a tutti i costi, costi quel che costi e voi abdicaste, rinunciaste per comodità ai vostri intimi credo inviolabili per non sentirvi diversi e guardati a vista. Cosicché, omologandovi all’andazzo ridanciano e frivolo, al solito putiferio carnevalesco, caciarone e chiassoso, politicamente corretto e improntato agli ordini impartitivi dalla pubblicità dei dentifrici e degli shampoo al balsamo, sembrate adesso tutti dei perfettini manichini appena usciti da un estetista che vi ha reso carini…

Sì, una società da Brazil di Terry Gilliam in cui chiunque, per non sentirsi escluso, (s)fatto come uno stampino, è uguale all’altro in tale processione di uomini e donne schifosi ma esteriormente bellissimi.

In Sala Grande al Festival di Venezia, ah sì, Joker io vidi.

Un evento che conserverò eternamente nella mia memoria. Sì, ancora forse non me ne rendo conto. Io assieme a un paio di migliaia di persone, sono stato fra i pochi fortunati al mondo a vedere uno dei massimi film degli ultimi dieci anni alla sua prima per la stampa. Che culo, ah ah.

E qui ancora spoilero in quanto sono uomo spoglio che tutti polverizzo.

Di Arthur Fleck non ci venne detto di quale malattia mentale soffra.

Notammo solamente che è affetto da un’esagerata ilarità smodata spontaneamente stupidissima. Meravigliosa!

Sì, una risata lontana dagli applause telecomandati e dalle risatine dell’ex Zelig ove spesso le battute in effetti facevano ridere ma altre volte facevano davvero piangere ma per cui la gente, sapendo che apparteneva al pubblico pagante, quindi probabilmente sarebbe stata pure inquadrata per i pochi istanti di celebrità catodica, rideva ugualmente. Eh sì, così se mi vedono nella replica registrata i miei figli, i miei amici e parenti, eh già, penseranno che me la sto ridendo da matti.

Sì, le persone sono pazze. Molti ragazzi venderebbero la loro madre come Anna Maria Barbera (che non è sposata all’impomatato direttore della Mostra, Alberto Barbera), eh sì, povera donna che a causa d’una vita difficile piena di sacrifici divenne appunto grassa e brutta, buttandola a ridere come la Sconsolata, suo nome d’arte, pur di avere una cena a base soltanto d’insalata o da salami con Vanessa Incontrada.

Vengono fuori gli animali più strani… la notte, diceva il profetico folle Travis Bickle di Taxi Driver.

Il mondo non è cambiato più di tanto. I cinquantenni stanno a casa d’estate mentre la moglie è in vacanza e sono talmente fedeli che, in assenza di quest’ultima, non la tradiscono con la prima sguattera incontrata in un bar. No, portano la fede al dito. Al massimo, si collegano, liberi da occhi indiscreti sul sito blacked.com.

Poiché, come dice l’imbecille detto italiota, non è mai vero tradimento anche se è stato un onanismo praticato con sentito, voglioso ardimento.

Però questi uomini pasciuti ed economicamente sistemati, cazzo, scoprono che la moglie non è andata a Rimini con le amiche come invece lasciò supporre loro.

E fanno la fine di Martin Scorsese sempre di Taxi Driver.

Ah ah.

Eh sì, la moglie fu stufa di tutti i suoi gelidi inverni da professoressa “tu mi stufi”, altezzosa e sempre tirata in tailleur da dottoressa Wendy Carr di Mindhunter (e ho detto tutto…), al che si diede a una seratina con Lexington Steele o con un mandingone come Dredd, uomo col martellone a riempire il vuoto pneumatico della donna da lui stantuffata per sbiancarla da una vita, più che nera, ingrigitasi nella noia più bruciante da strega-megera.

Ah ah.

Vedo giovani d’oggi assolutamente incoscienti che s’improvvisano commedianti da cabaret per 15 minutes di popolarità esibiti in bettole frequentate da Emil Slovak e Oleg Razgul di 15 minuti – Follia omicida a New York.

Sì, con Ragzul che li filma, brindando alla Vita è meravigliosa di Frank Capra, per poi spedire il tutto al Maurizio Costanzo di turno, ovvero Bob De Niro/Murray Franklin.

Sì, giovani inesperti, totalmente inconsapevoli di essere pagliacci d’avanspettacolo che, dopo aver inventato due barzellette che hanno fatto sganasciare soltanto la cerebrolesa bagascia con cui stanno, si credono Murray.

Non De Niro, però. Quello de Lo sbirro, il boss e la bionda.

L’uomo saggio da Broken Flowers che potrebbe tranquillamente ingropparsi Scarlett Johansson di Lost in Translation ma sa che Scarlett è ancora giovane, è una bimba. Forse lei si divertirebbe, anche lui, parecchio.

Ma poi, dopo che saranno venuti entrambi, cosa davvero tangibilmente ne sarebbe concretamente venuto?

Lei, a lungo andare, infatti, stando con un uomo molto più maturo, si rattristerebbe poiché lui ama Leonard Cohen e L’uomo che non c’era dei fratelli Coen mentre a lei, in fondo in fondo, piace ancora fare la troia, la Black Dahlia. Divertendosi a sfottere i ragazzacci che adorano le fighe di plastica come Black Widow.

Sì, la classica tipa laureatasi a pieni voti, col suo bagaglio dunque anche sessualmente da 110 e lode, dunque una che pensa di essere già arrivata e, prima di dartela affinché tu possa inserirglielo, pretende che tu la posso inserire come Harvey Weinstein…

Ah ah.

Ecco, verso metà del film Joker, questo Fleck malato non si sa di cosa, se di disturbo borderline, di deficit cognitivo, di complesso di Edipo, di schizofrenia ridens, ah ah, di psicosi compulsiva o forse solo di mal di schiena ipocondriaco grazie al quale si fa passare per invalido, rubando i soldi allo Stato, viene ferocemente aggredito in metropolitana da tre storpi nel cervello.

Questi tre minorati mentali assai robusti fisicamente pensarono d’aver di fronte a loro Ugo Fantozzi con una maschera da carnevale di Viareggio, invece scoprirono che Arthur Fleck non volle più lasciarsi infinocchiare come Tom Cruise di Eyes Wide Shut.

Sì, esasperato da una società di potenti che, per rincoglionirti e tenerti lontano dal loro porcile, ti fanno credere, con la suggestione psicanalitica e l’ipnosi alla tua debole ipofisi, che non avrai mai una donna con la mask veneziana, compie una trasformazione inaspettata, impressionando perfino la psicologa presso cui era in cura.

Sì, la psicologa di Fleck pensò, essendo lei donna che capisce tutto, che Fleck fosse un ragazzino timido come Jean-Louis Trintignant de Il sorpasso e invece scoprì che ebbe sempre di fronte il figlio di Bruce Lee, cioè Eric Draven…

Eh sì, al povero Fleck, gli uomini e le donne col cervello grande, ah ah, fecero credere che lui persino fosse cieco o che, perlomeno, soffrisse d’una visione alterata rispetto alla norma della realtà.

In un baleno, Fleck fu stanco d’essere sempre servile e di rispondere a un bocca al lupo o un odioso, falso in culo alla balena… prego, grazie, crepi.

– Ciao, Arthur. Hai preso, oggi, le medicine? Bravo. Il lavoro come va?

– Be’, non mi assume nessuno.

– Non disperare, figlio mio. Vedo che non ti tieni informato. Si sa, la situazione economica attuale è questa. Non sei mica il solo.

. Lei però guadagna centomila Euro all’anno.

– Mi sono fatta il culo. Vedrai che con un po’ d’impegno tutto si metterà a posto.

Viviamo in una società evoluta. Un lavoro adatto alle tue caratteristiche lo troverai. Non viviamo più negli anni settanta ove bastava un diploma per trovare un posto fisso. Oggi, anche per pulire i cessi, devi avere tre lauree in igiene mentale. Siamo progrediti.

– Appunto.

– Eh, ma non disperare. Non piangerti addosso. Forza e coraggio. Basta rimboccarsi le maniche.

Un tempo, donne malate di mente come Frances Conroy non si sarebbero mai sognate di avere un figlio così figo come Batman dal sindaco di Gotham City.

Be’, c’è da dire che lui non riconobbe la loro maternità e si comportò nei loro confronti come Mussolini.

Ma almeno a Thomas Wayne/Benito, tu e tua madre dovete una casa con un tetto.

Sì, è come Trump, Thomas. Sempre meglio di Matteo Renzi che, col suo concetto di dignità, s’è fatto fregare da Di Maio coi suoi utopistici redditi di qua e di là.

Sempre meglio di Salvini, uno che promise e promette mare e monti solo se lavori già alla Rai come la sua ex, la Isoardi.

Mentre a chi ama un’extracomunitaria come Zazie Beetz gli prescrive cure mediche a un centro di salute psichica.

Dimmi la verità, Fleck? Non auto-ingannarti. Senti molto la mancanza di una compagnia femminile?

– No, guardi. Conobbi una che al posto di un ragazzo volevo un modello dei profumi.

– Capisco. Quindi cos’è che ti turba tanto? Non ti piace Joker di Todd Phillips? Reputi che sia un film diseducativo da segnalare al team di Facebook, una giuria composta da Gene Hackman, appunto, di Runaway Jury, formata cioè da uomini e donne che bloccano uno se gli sta antipatico e non corrisponde ai loro background di razza, sesso e religione, mentre lasciano pubbliche le oscenità scritte da uno del loro social?

Che cosa ti angoscia? Il fatto che il novanta per cento della gente legge i libri e acclama Apocalypse Now ma non conosce Joseph Conrad? E alla Conad preferisce la Coin?

È questo che ti dà tanto fastidio? Guarda, stasera prendi il farmaco neurolettico di cui ora subito ti faccio la ricevuta. Vai dal farmacista, ficcati in boccale le pillole da me assegnateti e vedrai che sarai talmente rimbambito che ascolterai anche Meraviglioso nella versione dei Negramaro.

Vedi? Basta così poco per essere un ritardato come tutti.

 

Una delle più grandi tragedie di cui l’umanità abbia avuto e avrà memoria…

Joker, signore e signori, indubbiamente un capolavoro. Il migliore Cinema fintamente mainstream che è anche Arte purissima e celluloide vérité memore perfino di Born to Win e Bang the Drum Slowly.

di Stefano Falotico

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