Sì, l’Italia è un Paese che secondo me andrebbe restaurato dapprincipio, dalle fondamenta, come si suol dire.
Eh sì, se mancano i fondamentali, vi rispediamo alle scuole elementari.
Anzi, come diceva il mio professore di Tecnica, forse di Disegno, andate presi e spediti al negozio di alimentari.
Cosicché i vostri pezzi di carne, dopo che vi macellaste e maceraste da soli, prostituendovi già nella prima adolescenza al porcile di massa, saranno (non) vivamente esposti assieme alle piastrelle insanguinate dei vostri sporchi tor(t)i insanguinati che, per un’escrementizia vita intera, hanno copulato con mucche e donne dunque svaccate.
Ah, dovreste soltanto mungere il latte coi vostri denti cariati, miei asini. Lasciate stare pure ogni mula oramai andata.
Io nella vita commisi errori più sesquipedali di Al Pacino di Ogni maledetta domenica e di Clint Eastwood, appunto, di The Mule.
Ma sono cosciente di averlo preso in culo molte volte senza far casini della madonna.
Be’, a dire il vero, volli fare il vendicatore alla Eastwood di Gran Torino ma, dopo la cagnara, guido spensieratamente ora la macchina come un bel cinesino.
Fate sempre gli sceriffi con le stelle di latta e anche con le libellule, da voi raccattate sui viali, monopolizzando ogni piacere vitale a vostro godimento dettato dalla legge fascista dei vostri tiramenti di culo a strisce.
Elvis Presley, assieme al Boss, è il più grande. Elvis non è morto, è immortale.
E la dovreste finire di emularlo, miei mitomani uomini calabro-lucani, acconciandovi come lui ma soprattutto come Carlo Verdone di Gallo cedrone.
Sì, di generazione in (de)generazione si ripete puntualmente la stessa troia, no, storia. Gli adulti cafoni che si credono cresciuti e a posto, ah ah, arbitrariamente legiferano indiscriminatamente sulle coscienze giovanili. Scrutando furtivamente pure le cosce… delle minorenni.
Additando i più ribelli, dunque secondo me i più spiritualmente belli, forse anche fisicamente. Poiché, invidiosi a morte, appunto, delle gioventù vigorose, straordinariamente ormonali, con tutta la cattiveria e il marciume che hanno in corpo, cazzo, ambiscono a castrarli per poi ridere alle loro (s)palle come porci.
Sembrano John Lithgow di Footloose. Oppure Nick Nolte di Cape Fear.
Oppure sempre Lithgow. Sia di Doppia personalità che di Verdetto finale con Denzel Washington.
Nel film di De Palma, Lithgow apparentemente è un bravo signore rispettabile. Invero è un guardone repellente. L’unica cosa che però non osserva attentamente è la sua immagine allo specchio.
Fa lo psicologo-psichiatra che non analizza la sua deformazione professionale, nemmeno rispetta l’ontologia dei retro-pensieri della sua testa di minchia.
È talmente nevrotico che ammorba la moglie Jenny, specializzata in oncologia.
Una che cura ogni uomo dal cancro, dai tumori e dal melanoma ma non è riuscita a capire la melanconia di suo marito maniaco. Incurabile ma comunque alla fin fine inculabile.
E dire che si chiama Lolita Davidovich, avrebbe quindi dovuto capire subito che suo marito era ed è amante dell’omonimo libro di Nabokov e delle varie trasposizioni cinematografiche con in cima alla lista quella celeberrima di Stanley Kubrick.
A mio avviso, anche Kubrick comunque soffriva di gravi turbe psichiche assai voyeuristiche. Prendiamo per esempio Eyes Wide Shut. Inquadra il culo di Nicole Kidman neanche se fosse stato Tinto Brass de L’uomo che guarda.
Quindi, signor Kubrick, mi spiace che sia morto ma io l’avrei visto bene a brindare al bar dell’Overlook Hotel con quegli altri due lupi solitari niente male.
Ah ah.
Di mio, molta gente mi ama, alcuni non mi cagano, come tutti gli esseri umani piscio. Ma mai fuori dal vaso e non la faccio sporca.
In tanti, a proposito ancora di Lithgow, cercarono di farmi passare per delirante paranoico. Eh sì, come Washington del film succitato.
Basta, adesso.
Quando uno è più bello, cazzo, è più bello. Forse sì, forse no. Ci starà o mi manderà a fanculo? Domanda esistenzialista, probabilmente fancazzista. Eh sì. Fottetevi.
Denzel Washington è davvero un genio.
Già nel 1991, sebbene involontariamente, poiché drogato e narcotizzato da quel motherfucker di Lithgow, anticipò il sito blacked.com, scopandosi una milf bionda simile a Brandi Love.
Una donna il cui nome e cognome la dice e dà tutta: Linda Dona.
Avete capito? Non è tanto, invero, linda ma la dona… se poi le fai un dono.
A volte io sono un horseman molto spiritoso, oltre che indemoniato, perciò spiritato.
Vi ricordate le battute di Totò in… Lascia o raddoppia?
Mike Bongiorno gli pone questa domanda:
– Mi sa dire come si chiama questo cavallo?
. Donato.
– Bravissimo. La risposta è esatta, congratulazioni. Come ha fatto?
– Eh, semplicissimo. Non vede? Ha la bocca chiusa.
– E con questo?
– Come si dice… a cavallo donato non si guarda in bocca.
Insomma, ragazzi. Non siate Ricochet e rincoglioniti. Siate pure leggermente incoscienti. Ma soprattutto siate fra le cosce.
di Stefano Falotico