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Richard Gere vs Robert De Niro, la sfida titanica fra due attori agli antipodi, anzi, antichi


15 Sep

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Partirò con una lunga premessa, sapendo che domenica non andrò a messa ma guarderò il Barcelona di Messi, che forse gioca Sabato. Ecco, in tempi quando il mio “arbusto”, veloce e dinamico, viaggiava alla velocità della luce, “sguaiato” e “iracondo”, molte donne, attratte dal mio “uomo” (in)consapevole di tale potenza erotica, che emanavo con vocativi del tipo Ehi tu, donna, vieni a me, fregandomene di essere preistorico nel corteggiamento, per circuirmi, sognando una futura trombata, a casa mia recapitavano fiori, nell’illusione che avessi potuto appunto, “a punta”, entrar furente nei lor for(n)i. Vennero disilluse e rimasero esterrefatte dinanzi al mio ascetico esser buddista della “miglior” specie, cioè quella di uno che non vuole né reincarnarsi né “incanalarsi” nella carne. Si consolarono con un guitto che promise loro mari e monti e le lasciò poi dallo psicanalista a rielaborare il lutto di un’amara scopata. Sì, io non credo né all’amore, né alle more, né tantomeno alle coppie. Oggi pomeriggio, dopo essermi sorbito un caffè davvero buono, “ammirai” una coppia di fidanzatini che passeggiava tranquilla poco distante dal bar. Sembravano contenti e, mano nella mano, si scambiavano effusioni con lui che sembrava uscito da un film degli anni cinquanta e lei “felice” che la prendesse per il culo. Penso che poi l’avrebbe anche presa in figa. Una coppia giovane che probabilmente si sposerà e divorzierà dopo essersi spossata coi pannolini. Meglio i tortellini alla panna, fidatevi, uomini di “fede”. Ah ah.

Io scherzo, sappiatelo, donne, quando non scherzerò più e schizzerò. I miei non sono discorsi di uno “schizzato” ma di uno che di voi si è scazzato. Ah ah.

Ma passiamo al Gere. Gere, dopo una carriera da “simbolo del sesso”, si sta riciclando in film pacati, amarognoli, dolciastri, in cui inappuntabile sfodera sempre il suo carisma caldo, recitando in sordina, non dando troppo nell’occhio e, senza far rumore, accumulando anche elogi per la sua attorialità adesso matura, da brizzolato con qualche ruga di troppo e la pancetta sempre in “self control” da chi, nonostante l’età, si mantiene bene. Insomma, un uomo che ancora “spinge” per le settantenni oramai in menopausa devastante ma anche per le racchie trentenni che, non riuscendo più a illudersi che potranno un giorno concupire Brad Pitt, immaginano d’incontrare l’attempato Richard a Manhattan per un ultimo bacio alla Muccino con un uomo che possa “capirle”, essendo Richard un lupo navigato che ne ha viste di cotte e di crude…

Nonostante tutto, nonostante io sia asessuato, Gere mi piace. Ha un non so che di uomo che usa il dopobarba in modo “liftato”. Non lo so, anche se spesso, ultimamente, ha fatto ruoli da barbone.

 

De Niro, invece, che lunedì inizierà le riprese di The Irishman, ha concesso un’intervista in cui spiega perché aiuterà Barbuda.

 

Che voglio dire? Non lo so. Ma Gere che fa lo psichiatra che cura tre poveri Cristi è qualcosa che mi lascia imbarazzato…

Perché essere normali quando si può essere Norman?

Avete notato che Gere coi capelli bianchi sembra un topo mentre De Niro, coi capelli tinti, sembra al top?

 

Insomma, Gere può parer bravo quando vi pare, ma De Niro è più scorsesiano. Diciamocela!

In buona sostanza, non sono Cindy Crawford, una che stette per an(n)i con Richard ma pare non abbia disprezzato che De Niro, negli anni novanta, le abbia dato una spintarella. Ah ah.

 

Una vera pretty woman. Come no!

 

Comunque, non dovete credere a tutte le stronzate che dico. Non fate le stronze.

 

di Stefano Falotico

Buona e cattiva Pasqua, nel giorno dell’ascensione, siate “maligni” e amate Richard Gere


16 Apr

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Sì, ho fatto un sogno strano. Ho sognato che nel soggiorno, di notte, venissero a visitarmi dei cagnolini, tutti bardati e “sbadati” a festa. Si cibavano di pranzetti che, da dietro il televisore, spuntavano. Rosicchiavano, spolpavano le ossa, carpendo il midollo spinale della mia predisposizione alla bontà, non al buonismo. Mentre in Corea del Nord si annunciano bombe atomiche, a Bologna ieri piovve, di tuoni tonitruanti peggiori delle calamità “artificiali”. Ma, tornando al sogno, esso poi svoltò favolistico in una dimensione colorata in cui i cani scomparivano e mi trovavo in un viale alberato, “oscuro” come la selva di Dante, in cui Silvia di Leopardi mi accompagnava alla ricerca di conigli giganteschi. E, svegliandomi, mi venne in mente Richard Gere. Uomo oggi attempato a cui però le donne vorrebbero ancora “attentare”, leccando la sua capigliatura brizzolata per rinascite “pasquali” degne del settantenne ingrigito eppur ancor fascinoso che Gere è in baldanza del suo sessappiglio col dopobarba sensibile del borghese anomalo, piccante di sguardo “pruriginoso” nella Cindy Crawford sua che fu. Esce The Dinner e le recensioni americane ne parlano come di una stronzata colossale, sesquipedale. Di mio, so che stamane ho bevuto un cappuccino e poi il caffè, ammirando le cosce di una vecchia che conosce l’odore del tempo e sa che le sue “uova” non sono più quelle di una volta in cui, anche lei, sognava la lingua del Gere in stati bradi del suo non essere “cristologica”. D’altronde, Gere sarà protagonista di Three Christs. Ogni povero Cristo ha l’agnello che si merita. E quella vecchia al dito, nonostante la morte del marito, porta ancora l’anello mentre le donne “sensuali” sognavano Gianni Agnelli. Sappiatelo, quando il buonismo vi sopraffarà e vorrete tanti farvene al “cioccolato”.

Con questa stronzata, vi lascio mangiare.

 

 

Siate Norman, non normali.

 

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THE DINNER – TRAILER ITALIANO UFFICIALE


16 Apr

DAL 18 MAGGIO AL CINEMA. Una cena tra due fratelli con le rispettive mogli in un ristorante di lusso fa venire a galla un orribile segreto. Tratto dal best-seller “La cena” di Herman Koch, THE DINNER di Oren Moverman è una bomba ad orologeria, perfettamente congegnata, che distruggerà per sempre, nel tempo che va dall’antipasto al dessert, la vita di ognuno dei protagonisti. Stan Lohman (Richard Gere), membro del Congresso in corsa per la carica di governatore, accompagnato dalla giovane moglie Katelyn (Rebecca Hall), invita a cena in uno dei ristoranti più esclusivi della città suo fratello minore Paul (Steve Coogan) e la moglie Claire (Laura Linney). Quella che sembra essere una normale riunione familiare, si rivela essere invece l’occasione per discutere di un terribile omicidio commesso dai rispettivi figli e ancora impunito. I quattro genitori si trovano di fronte ad un doloroso dilemma morale: proteggere i propri ragazzi nascondendo la verità o agire secondo giustizia e denunciare il crimine?

Portata dopo portata i rapporti si frantumano e si svelano i veri volti dei quattro protagonisti, restituendo una rappresentazione feroce della natura selvaggia dell’uomo, ben celata sotto la superficie delle convenzioni sociali e delle apparenze borghesi.

Dramma, commedia, satira, thriller: The Dinner è tutto questo e, sulla scia del successo di Perfetti Sconosciuti, terrà gli spettatori inchiodati in sala in attesa della decisiva e sconvolgente ultima portata.

 

Richard Gere ne i Tre Cristi


09 May

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Giunge direttamente dal mercato dei film di Cannes la notizia secondo cui, dopo L’angolo rosso, Jon Avent e Richard Gere torneranno, rispettivamente come regista e attore, a lavorare assieme per il film Three Christs. Trama “semplice semplice”, cristologica, appunto: basato sulla novella autobiografica di Milton Rokeach, il film seguirà le “strambe” vicende psichiatriche di un dottore (Gere) dell’Ypsilanti State Hospital in Michigan, che dovette “risolvere” la vita di tre pazienti, ognuno dei quali si credeva e affermava di essere (un povero) Cristo.

Ora, Gere ha il suo fascino buddista che potrebbe giovare a tale operazione… in lui, ex sex symbol“decaduto”, son ravvisabili i tratti fascinosi di colui che per molto tempo scopò Cindy Crawford e interpretò svariati film romantici in stile Pretty Woman. Sì, Gere, nonostante i capelli ingrigiti, anzi “imbiancati”, possiede a tutt’oggi il carisma del “redentore”, di colui che può salvare i matti dai loro deliri onnipotenti con la “potenza” dei suoi occhi al sapor “Ti faccio passare io la voglia di crederti Dio, mi basta lo sguardo da cazzone col sessappiglio magnetico e ipnotizzatore delle mass(ai)e”.

Ma la questione potrebbe risultare anche un’emerita stronzata. Il problema è alla radice. Credo, in veritas, che molte persone, in questa società, si credano al di sopra delle parti e pensano davvero che la loro vita sia una missione “salvatrice”. Al che, ecco pullulare i predicatori, i fanatici religiosi che tanti scempi terroristici hanno compiuto, ma non “da meno” sono quei dementi che si credono, al contrario, incolpevoli e non porgono mai la loro guancia al prossimo perché ciò costituirebbe un segno di “troppa umiltà” e quindi, a detta loro, un’offesa alla loro dignità.

Siate clementi affinché la pace regni in questo mondo. Guardatevi in faccia e pensate a guarire prima negli animi vostri corrotti al fine che le coscienze di tutti possano ascendere al cielo.

 

Parola di Gesù, e chi crede al Nirvana è un idiota.

 

– Che la Madonna v’accumpagni… cari fessi che, come diceva Totò, davvero pensate che la Madonna abbia tutto questo tempo per accumpagnarvi.

Ah ah, e qui sono Al Pacino de L’avvocato del diavolo. Colui che (spoiler) in Sfida senza regole si credette Dio.

In buona sostanza, vivete la vostra (r)esistenza senza troppi “Cristi santi!” nella testa. E non smadonnate se la cantante Veronica Ciccone la diede quasi a tutti ma non a voi.

 

di Stefano Falotico

PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

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La festa delle tonne, no, delle donne, tre film e una mia citazione Wild(e)


08 Mar
Pictured: Sienna Miller and Heath Ledger star in CASANOVA, directed by , Lasse Hallström. Distributed by Buena Vista International. THIS MATERIAL MAY BE LAWFULLY USED IN ALL MEDIA ONLY TO PROMOTE THE RELEASE OF THE MOTION PICTURE ENTITLED "CASANOVA " DURING THE PICTURE'S PROMOTIONAL WINDOWS. ANY OTHER USE, RE-USE, DUPLICATION OR POSTING OF THIS MATERIAL IS STRICTLY PROHIBITED WITHOUT THE EXPRESS WRITTEN CONSENT OF TOUCHSTONE PICTURES. AND COULD RESULT IN LEGAL LIABILITY. YOU WILL BE SOLELY RESPONSIBLE FOR ANY CLAIMS, DAMAGES, FEES, COSTS, AND PENALTIES ARISING OUT OF UNAUTHORIZED USE OF THIS MATERIAL BY YOU OR YOUR AGENTS.

Pictured: Sienna Miller and Heath Ledger star in CASANOVA, directed by , Lasse Hallström.
Distributed by Buena Vista International.

02094009 02309917 festa delle donne

di Stefano Falotico, misogino, misantropo, forse t(r)op(p)o per le top(p)e.
E ricordate: se la coppia scoppia è perché ha sempre, prima, scopato.
E or, è ora che le donne a terra(gne) scop(p)ino.

Applauso, e che sia scosciata, no, scrosciante.

Non fatevi ingannare dai film sentimentalmente cinici, siate cinici davvero e al posto del miele usate il male


13 Jul

Spring-steen in Chicago: il Boss, dopo un tour spos(s)ante, lascia Patti Scialfa e si trasferisce, da New York, a “Ci-cago di notte”, portandosi dietro, nel (tras)loc(ul)o, anche il water e le candeline dei suoi fan.

Seduto sul cesso, dopo aver lasciato la bionda cessissima, ispiratrice del suo “Tunnel of Love”, medita d’incontrare una “potta” scialba, malata incurabile delle sue canzoni. A Philadephia, s’imbatterà miracolosamente in lei, e se la sbatterà senza paura di contrarre alcun virus venereo. Saranno “focosi”, con lei sempre “I’m on Fire” per Nove settimane e il “mezzo” suo.

Finita la bott(an)a e via, Bruce piangerà l’inevitabile tragedia del suo s(ucc)esso, diluendo le lacrime nella fotografia primaverile d’un ispirato Robert Richardson che, giocando con l’ombra del mito che fu, trasforma policromaticamente il film in un esplosivo “Born to Run”. Dopo la fine, sarà “The Rising?”.

Paura d’amare

 

Paura d’odiare: un amabile cameriere, condannato ai servizi (a)sociali perché turlupinava le cas(s)e della salute mentale, parodiando i pazienti senza pazienza totoiani, viene castrato e non scatta la “chimica” con la donnaccia infermiera del reparto presso cui ora è in “culo”, no, scusate in cur(i)a. Timoroso della sua impotenza, perde a poco a porco, la sua voglia parca e va al parco a dar da mangiare docilmente gli “uccelli” altrui. Prendendolo in quel posto fra “viados” alberati e siringhe per “tirarlo” su.

Stanno tutti bene

Stanno tutti male: Dopo Tornatore rimbambito e Kirk Jones imbacuccato in De Niro “rattrappito”, un film onesto, crudo, senza miele che fa (d)an(n)i come un centravanti di sfondamento nel letto delle sue “tifose”. “Bomber” delle curve da ola, uno che dà in figa con foga senza fisico da foca, viene invidiato dai cornuti avversari battuti dai suoi colpi di testa e di “qualcos’altro” fra un corner e il pazzo sanissimo “piazzarlo” sotto l’incrocio dei peli delle calze a rete.

di Stefano Falotico, un uomo che non se lo piglia mai. E chi se lo piglierà?

The Jackal


17 Feb

Mezzanotte del riscatto di Richard: dicesi “tardivo”, prossimo al senil avervi insederato! L’Oscar è suo!


30 Nov

Quest’anno, l’Oscar come Miglior Attore è suo. Alla facciaccia dei detrattori. Il detrattore va in trattoria e mangia coi ratti

Lo so, vi sta antipatico. Solo perché si portò a letto, “ammogliandosela”, la superba Cindy Crawford, famosa per il suo neo atipico da tipetta topona. Crawford non ammoscia, Crawford è da “affondare” di “rafforzante”.
Be’, pare che anche quello di De Niro, celeberrimo di “stampo sulla guancia-zigomata”, se la sia fatta.
All’attore di Hollywood, una Cindy miei candidelli.

Che cosa rosicate? Richard, in fondo, è ben più misero di me.
S’incravatta, s’impomata eppur di gigolò non è come Al Pacino. Che fu calunniato quando ebbe successo, con le solite cattiverie infami sul sesso. Sì, sparsero la voce che, prima di essere Al, “abbacinava” le donne sicule. Son scherzi da prete. Il padrino non ci sta! E vi rifilò dei colpi in pancia!

Ecco, Al Pacino calza a Richard, essendo stato Richard a “rubargli le scarpe” per Arbitrage. Ruolo per cui era designato Alfredo e che invece andò poi al Gere.

Io so tutto. Mentre voi cazzeggiate e “mollate”, contentuzzi delle vostre (in)felicità da ipocritoni, io scruto la fauna di Los Angeles, e me n’affamo, alla faccia di voi, beffatori. A chi volete portar iella? Son io che vi sbudellerò di “patenti” pirandelliane se vorrete ancor cancellar le mie centomila trasformazioni, annerendomi in un “nessuno”, miei piccoletti qualunque. V’illudete, vi prostituite, v’inculate a vicenda, eppure siete sempre più insoddisfatti, soffrendo “pene” che aumentano parimenti all’uccello tanto “infornato” quanto sempre più “panettiere” da farine del vostro zucchero a velo velenoso.
Che vergogna! Adesso, pure con la lavandaia. Uno che vi s-tira il pann(olin)o. Che sconcezza!

Pane al pane e vino ai divini. Ma quali divani!

I panni sporchi non van lavati nei tradimenti di famiglia, ma esposti in pubblico. Se siete ossessionati dal pube, pubblicate. Invece no, di Clooney George v’”innamorate”, sognando il suo cotonato che “brizzolato” ruzzoli in voi, le zozze. Che zoccolone!

Sì, scherzate e volete l’uomo “maturo” (credo non sia il vero “duro”) di fascino “screziato”.
Che screzio. Ah, come vi screpolate le labbra e crepate d’invidia per la sua Stacy, ginnasta che “avvoltola” il suo “smoking”, “affumicandoglielo” di scopa che scoppietta “al tappeto”. Che mossa da lottatrice. Invece voi, “casalingue”, sol di lingua inaridita e spruzzata d’aceto nelle insalate, lordate le “lodi” d’un marito già sudicio che, di par suo, s’appaia “sudato” a “una” da sedar di “sedere”.
Che schifezze!
Mamma mia, che sifilide catodica, vi dichiarate cattolici con tanto poi di foto (segnaletica…) ambigua su Facebook dell’amico a fianco del vostro consorte con le braccia al vostro sen assetato. Conserte, assortite e tirate le cuoia.
Che malesorti. Che maialini! Che sorci! Che porconi!

Basta, ghiri che vi raggirate, date a Gere il Re del suo girino.
So che voi donne “lo” volete. Vi piacerebbe un figlio da cotanto sperma.

A me piace, non sono omosessuale, ma sono un Uomo.
Quindi, amo chi è un grande, come me.

Sì, è una società di puttane conclamate. Prima, negli anni ’80, avevano almeno un po’ di ritegno. Adesso si tingono, si fan mantenere, e dunque si tengono. Ma son più meretrici di Mara la “stiratrice”.

Oggi pomeriggio, sempre attraverso questo mezzo dei “Mi piace-Condivido”, falso come una stampante a colori per la vostra testa in bianco e nero d’inchiostro “simpatico”, mi contatta una senza “cappella”.
Elargendomi “grandi complimenti”.

– Sei carino. Mi dai il tuo (ucc)cel.?
– Sì, hai due belle tette. Però, ora devo preparare la cena. A base di peperone.
Ciao.
– Ma come? Non ho delle fantastic boobs?
– Certo, infatti mi son già salvato le tue immagini.
In poche parole, per “farla” breve, me lo leccheresti?
– Credo di sì. Anzi, certo. Cosa vorresti di più?
– Che ti togliessi dalle palle!

Scoprii, tramite un altro suo contatto, ch’è una lesbica ragionierina del reparto amministrativo da segretaria-“segregata”, la qual nel Tempo perso s’”annoia”, fottendosene degli spam.

Ecco, recapitai al suo compagno, trovato nelle “Informazioni” del suo “nobile” Profilo, tutta la “messaggeria”.

Domani non divorzieranno.
Il fidanzato pare che sia un pappone.

Ho detto tutto.

Osserviamo tutti i ruoli che gli sfuggirono per “una manciata di secondi”, e furon la fortuna di altri.

Se il Poker non è fortunato, l’asso nella manica te lo sbatte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Trappola di cristallo (1988)
    Willis Bruce.
    Meglio così. Richard è da doppiopetto, non da canottiera.
  2. Wall Street (1987)
    Michael Douglas.
    Peggio. Douglas è un erotomane, pure i soldi vuole.
  3. Traffic (2000)
    Ecco, qui Michael rinsavisce salvando la figlia.
    Gere sarebbe stato più credibile.

    A me Douglas, nella scena del “salvataggio”, parve uno che “ammiccava” all’attrice minorenne, “sangue del suo sangue”, un “Drogami nelle doghe”:

  4. Fuga di mezzanotte (1978)
    Brad Davis.
    Una faccia come il culo.
  5. Arbitrage – Sesso, potere e denaro (2012)
    Appunto.

 

 

“Arbitrage”, il Trailer


27 Jun

 

 

 

Ecco il trailer di Arbitrage, con un Richard Gere da Oscar, alla faccia dei suoi detrattori. Film che segna il ritorno, sul grande schermo, anche di Tim Roth

 

Robert Miller (Richard Gere), magnate dell’alta finanza, sta cercando disperatamente di vendere il proprio impero economico prima che le autorità scoprano i suoi illeciti finanziari e che la sua vita vada in rovina, trascinando nel fango anche la figlia e la moglie Ellen (Susan Sarandon), a cui è legato nonostante abbia da tempo una relazione con la giovane mercante d’arte Julie (Laetitia Casta). A causa di un terribile incidente che lo vede coinvolto nell’omicidio dell’amante, Miller si ritrova però costretto a chiedere aiuto a Jimmy Grant (Nate Parker), il figlio di un ex dipendente, mentre il detective Michael (Tim Roth) cerca con ogni mezzo di far luce sui punti oscuri della vicenda.

 

 

(Stefano Falotico)

Il “doppio” Gere, ghiro…


14 Mar

Chi è Cassio? Doppi giochi di “pie”, pedine spie…

Richard Gere è “toponimo” del suo cognome quasi omonimo, anzi Uomo, pavone “a ventaglio” d’una Bellezza sempre “brezzolatamente” ingrigita ma “a planar” di suoi folti capelli di liscezze d’uno “scialbo-shampoo” dalle punte annerite Sol di “fiochezze”.

Gigolò d’attempata ma sicura “maniera”, è ancora arioso d’un frizzante sessappiglio moderato d’occhi “civettuoli”, quasi dunque femminei, ambigue essenze/ialità del maschio in personam a impersonar, quindi, se stesso di matura scioltezza di riflessi prontissimi nell’apparente sonnecchiarli di palpebre un po’ “aggrottate” nella fronte rugosa, col solito fascino “frontale” di chi sa d’esser ancora beniamimo e beneamato dal gentil sesso, dunque amabile anche al suo falò, perché “armato” d’egregia, signorile autostima “aviatrice” ma rassicurante.

Pe anni, ha incarnato, infatti, il modello, il sex symbol delle fantasie da allibir di rosa purpurea del suo (palco)scenico finzionale, quanto regalmente realissimo, come a dir loro: “Sono qui, potete toccarmi, anche solo dietro lo schermo, ma un po’ vi schernisco spassandomelo/a con Cindy Crawford”.

Un gran bello, senza dubbio, atleticamente forse “imbolsito” da una “cera” sul viso di troppa crema/cremosità, e una legnosa “attitudine” a un “vecchio” metodo attoriale.
D’ammodernar sempre col démodè congenito d’una “indemoniata” severità garbata e “classicheggiante”, forse perfino troppo castigato rispetto all’odore della sua “pelle”, alla feromonica emissione eroticamente ipercalorica d’una “dieta al carisma” a vincer i sofismi delle diegetiche.

Lui è questo, ma qui è anche altro.
Ralenti-ato” come i fotogrammi già “fotografici”, flashback ripetuti a “riavvolgerlo”, nell’avvolgente Luce diafana di Jeffrey L. Kimball, maestro delle cromatiche “cromature” del John Woo prettamente più “americano”.
Quello, appunto, mnemonico, “aerobico” nel Tempo e nelle amicizie virili da windtalker o da kafkiani paycheck.

Cassius, in originale, da noi Cassio, nessuno l’ha visto, è morto, no, è scomparso nel buio, lasciando ultime tracce di sangue a Washington.
Collo reciso di dovizia affilata a mozzar giugulari troppo “parlanti”.

Film di ombre, oldissimo, ma mobilissimo nella “sabbia” del balletto fra suoi specchi “nitidi” ma pieni di polvere, non solo da sparo.

Il famoso tema del doppio, qui “intitolato”, guerra fredda non solo politica, ma “lucertolesca” fra anime di “giuste” menzogne, “fraudolenti” però fratelli delle stesse missioni.

Come il finale, quando Gere “abbranca” la sua vendetta, e si riflette già scomposto e (s)morto, spezzato suo vetro d’un destino sempre cicatrizzato di fratture. Infrantissime appena le (s)legava e “allacciava”.
Già, troppo placato, troppo “pensionato” per essere davvero Lui.

Il resto, (non) è scritto nella trama, e Michael Brandt dirige nel filo sottile dei complotti e, soprattutto, della complicità.
Non solo USA, anche nostra.

(Stefano Falotico)

Il trailer italiano della Eagle Pictures:

 

 

Eh sì, tieniti stretti i tuoi (ne)mici…

Genius-Pop

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