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TITANIC è un capolavoro, voi no!


15 Jun

Titanic Winslet DiCapro


Bisogna abbattere la Critica cinematografica assai vetusta, dunque parziale, superata e logora, bisogna scardinare i luoghi comuni, non solo sulla Settima Arte più raffinata, anche di noi stessi…

Ancorati a una visione vecchia, dobbiamo svecchiarci e ringiovanire tutti assieme appassionatamente.

Evviva la retorica? No, la veritas.

Ebbene, con lo spopolare del web, tutti si stanno dilettando a far i tuttologi, anzi i dietrologi.

No, gli psicologi, i cardiologi, pure i virologi. E questo morbo è più virale del fantomatico Covid-19.

Su cui avrei da dirvene, anzi, già ne sparai parecchie nel mio libro Bologna HARD BOILED… in vendita sulle maggiori catene librarie online (questa dicasi, ah ah, pubblicità occultissima).

Sì, i potenti stanno occultando la verità, seppellendola in un mare d’inganni. Noi, circuiti, traviati, adesso tutti vaccinati.

Ci allarmarono e terrorizzarono, incatenandoci in quarantene figlie dell’oscurantismo più medioevalistico.

Così è, non voglio sentire ragioni. Da un po’ ci si può spostare, fra l’altro, tra regioni. Anche erogene? Oh, finalmente si può fare all’amore senza la profilassi delle precauzioni?

Ciak, azione. Cos’è un film con Siffredi Rocco? Macché. Oramai, Rocco è andato… e non solo con quelle… da tempo immemorabile. Rocco è fottuto, moscissimo. Bisogna pensare al nuovo. Ci siamo induriti e rotti le palle a causa dei lockdown esagerati.

Uomini e donne, eh eh, siate accalorati. Negazionisti, non negateci però il piacere dell’amoroso contagio più letizioso, oserei dire sfizioso, per la donna cremoso e per il maschio voglioso.

Basta, adesso. Non facciamo all’amore, facciamo i seri. Sì, le persone troppo serie non sanno amare neppure il Cinema con gusto e quella sana impudicizia che fa rima con godibilità malata soltanto di fottuta, superba malizia.

Che voglio dire con questo? Sono affetto da anti-moralismo, da ermetismo, oppure da poetico decadentismo? Non lo so.

Voglio dire che i veri amanti del Cinema e non solo di questo, eh sì, non hanno alcun pregiudizio.

Sono capaci di amare un film abbastanza mieloso e sdolcinato come Paura d’amare con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, in quanto romantici come quel frustrato di Giacomo Leopardi, e allo stesso tempo sanno adorare anche Julia Roberts di Pretty Woman.

Ecco, se sei Richard Gere del succitato film di Garry Marshall (anche quello con Al, eh eh, lo è), vieni reputato figo. Se sei un cassaintegrato, vieni considerato un miserabile che deve pagarla, sennò non arriva/i a niente! Ah ah.

Di mio, sono Al Pacino di Serpico. Non mi vendo. Amo le donne ma posso giurarvi che non ne pagai mai una alla pari del grande Charles Bukowski. Allora, non capisco perché i perbenisti vogliano farmela pagare. Che ho fatto di male? Ah, ma allora sono dei moralisti falsi. Sono dei maniaci. Ah ah.

Comunque, io non sono un monaco. Detto questo, Capodanno a New York, sempre del Marshall, non è affatto male. A parte il fatto che abbiamo un Jon Bon Jovi nelle sue ultime, musicali performance decenti. Poi, abbiamo un parterre di donne capaci di risvegliare un morto qual è De Niro alla fine del film (spoiler!) Dunque, il film è vedibile, eccome. Ah no? Halle Berry, Lea Michele, ancora Pfeiffer Michelle, Sofia Vergara (cioè la controfigura e la “brutta” copia dell’ex pornoattrice Esperanza Gomez), Jessica Biel, Katherine Heigl e Sarah Jessica Parker? No, quest’ultima è racchia. Ex del Cage? Mah, contento lui…

È sempre assomigliata, molto vagamente, a Barbra Streisand. Con l’unica differenza che Barbra è una cantante che, pur esteticamente impresentabile, grazie alla sua voce melodiosa, riusciva a essere la Maga Circe. Insomma, non certo fisicamente una sirena. Ah ah.

Ah, mi son dimenticato di Hilary Swank. Ora, ha delle gambe magnifiche ma ci sarà un motivo se interpretò Boys Don’t Cry? E ho detto tutto.

Arriviamo a noi. Tanto, con queste qua, pezzi da novanta…, non potremo arrivare a una beneamata minchia. Ah ah. Sono inarrivabili. Vi arriverete soltanto se siete ricchi come Richard Gere. Ah ah.

Oppure se le vedrete nelle loro scene di sesso. No, non sex tape, cavolo! Pensate sempre a quello? Mi riferivo ad Halle Berry di Monster’s Ball unrated. Ah ah.

Sì, siamo uomini e donne angariati da una vita ladra e puttana. Al che, per compensare le mancanze e il vuoto interiore, non riuscendo a riempire e tappare i buchi…, ci diamo al Cinema, dando ancora più soldi a Richard Gere. Ah ah.

Be’, col tempo, compresi di essere demenziale come Mel Brooks. Cioè, in una società di matti e dementi, sono stato l’unica persona al mondo capace di distruggere un intero ordine psichiatrico, emulando, contro ogni strizzacervelli, il Mel di Alta tensione.

È vero, non sto mentendo. Mi credete? Miscredenti, atei, creduloni? Sì, un plurilaureato in Freud, ah ah, pensò che fossi da manicomio. Al che gli chiesi con estrema nonchalance:

– Mi tolga una curiosità, primario e luminare. Qual è la percentuale di guarigione dei pazienti in quest’istituto ove sono internati i suoi curati…?

– Una ogni morte di papa.

Uhm… sarebbe la morte cerebrale di Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo?

 

Dopo questa risposta, fui dimesso e tutti gli psichiatri furono radiati dall’albo.

Ora, prendiamo un regista che è sempre stato fissato coi manicomi. Ovvero John Carpenter.

Io sono l’unica persona al mondo capace di guarire Amber Heard di The Ward e Sutter Cane de Il seme della follia (eh già, il matto è lui, non Sam Neill), in virtù del fatto che sono il bambino sano di Village of the Damned. Comunque, non sono albino, non sono neanche un alpino. Però sono una cima. Ah ah.

E dire che fui scambiato per Fantozzi/Paolo Villaggio. Be’, in effetti, se mi fossi attenuto ai metodi psichiatrici, sarei divenuto Christopher Reeve dopo la sua caduta da cavallo.

Sono rimasto lo stesso… Superman. Ovviamente.

Comunque, complimenti di nuovo ai medici. Mi scambiarono per Fracchia la belva umana e invece non riuscirono a capire che fui e sono Clark Kent. Ah ah.

Voi credete nell’imponderabile? Non tutto ha una spiegazione scientifica nella vita.

Sì, credo in tutta sincerità di possedere poteri paranormali.  A mo’ di Chris Walken de La zona morta e di Jude Law di The Young Pope. Più che altro, quando sono in vena, riesco a entrare in telepatia, no, in empatia-sintonia col prossimo. A meno che lui non soffra, nei miei riguardi, di preconcetti e consequenziali antipatie. Ah ah. E vi garantisco che non c’è bisogno di essere laureati in psichiatria per capire che, se una persona si vuole suicidare, è perché è caduta in un profondo stato di apatia o melanconia. Oppure, non più gli tira a causa dei farmaci assunti. Oppur ancora vuole andarsene via in mezzo a tanta pazzia.

Io sono cinico? No, realista.

Un mio ex amico mi domandò:

– Stefano, secondo te, se la tua ragazza (la sua, oh, non la mia, suvvia) ti lascia, non bisogna farsene un cruccio? Anzi! Forse non era quella giusta! Sì sì, è così.

– Come no… Forse invece era quella giusta. Ma tu non eri quello per lei, giusto? Sbaglio? Per lei eri per di più sbagliato.

– Quindi, mi devo suicidare?

– No, ti dico la verità. Se vuoi consolarti, leggi le frasi dei baci Perugina.

– Sei troppo pessimista.

– Invece tu sei troppo ottimista.

– No, dico solo che non bisogna farne una tragedia. Me ne troverò una migliore. Sì, la troverò. Però, che (s)figa!

–  Vuoi che ti sia sincero?

– Certo.

– Non la troverai.

– Perché mai?

– Hai la stessa età di Richard Gere ma, a differenza di Richard, non hai i suoi soldi.

– E che significa?

– Significa che, al massimo, troverai una vecchia di settant’anni!

 

Perché sopra scrissi… ex amico? Perché si ammazzò. Lo uccisi io? No.

Ecco, che c’entra tutto questo con la cinefilia e i luoghi comuni attorno al Cinema? C’entra, eccome se c’entra. Se invece non entra, significa che non te l’ha data. Ah ah. Solitamente, tutti quelli che dicono che Nicolas Cage sia/è inespressivo (si fottano i congiuntivi del cazzo, ah ah), non hanno mai recitato neppure nel suo film peggiore come interprete, ovvero Zandalee. Però, vi avrei messo la firma per essere al posto suo. Il suddetto, molto sudaticcio film, eh già, fa schifo per l’appunto al cazzo ma Nicolas Cage, in tale pellicola, ha un paio di scene da Siffredi. Capisc’ a me!

Nel Cinema e nella vita vera, senza falsità o consolazioni, si fa tutto un altro campionato. E io sono stanco di passare il tempo a fare le classifiche. Continuate, pure, a farvi le seghe. A fare le distinzioni. Volete essere uomini distinti. Fidatevi, è meglio Basic Instinct. Non desidero per nulla fottermi nel discutere col prossimo se sia più bello Taxi Driver o Al di là della vita. Film metafisici par excellence. Nel primo vi fu Cybill Shepherd, nel secondo, Patricia Arquette ma, rispettivamente, entrambi i protagonisti non è che se le scopino molto. Diciamocela! In Taxi Driver, De Niro salvò una prostituta minorenne. La gente lo elevò ad eroe. Dopo aver portato la Shepherd a vedere un porno, lei lo scambiò per un pervertito e lo mandò a farsi fottere. Alla fine, gliel’avrebbe data tutta ma lui la mandò a fanculo. Ah, bella roba, ah ah. Nella vita reale, comunque, Cage la sbatté in quel posto a Patricia molte volte. Nel frattempo, girò pure City of Angels.  La verità è una sola (l’accento ficcatelo voi, a piacimento!). Nicolas Cage è un grande, Richard Gere è un grande (guardatelo ne Gli invisibili, eh eh, incapaci).

E, secondo me, chi parla ma non fa mai nulla, se la fa solo sotto. Per esempio, da un punto di vista prettamente cinematografico, Over the Top con Stallone è un film puerile. Cioè, avreste preferito che avesse vinto o vincesse Bull Harley? Ah ah.

Col passare del tempo, ho capito che Titanic di James Cameron è un capolavoro. Sì, lo è. In poche parole, Cameron voleva arrivare allo spettacolare e devastante climax dello scontro con l’iceberg del transatlantico ma, per tre ore abbondanti, non ci raccontò questo.

Cioè, noi sapevamo già come sarebbe andata a finire ma volevamo vedere come sarebbe finita, cosa fu quella storia. Questo si chiama genio.

Cameron ribaltò il concetto secondo cui la trama sarebbe importante. No, la vicenda narrataci può essere anche apparentemente banale e sdolcinata. Niente è banale e dolciastro se chi dirige la storia sa come emozionarci, sa come viverla… sa come tenerci col fiato sospeso.  Soprattutto perché volevamo vedere integralmente le tette di Kate Winslet ma Cameron ci fotté.

Dunque, sapete chi dice roba del tipo… oramai è stato già detto e inventato tutto? I falliti. Quelli che parlano e criticano. E basta. Oppure, peggio, esaltano e magnificano i “maestri” perché loro non lo sono. Ma, idolatrando i maestri, si sentono meno stupidi e meno inetti.

In giro, sento un sacco di cazzate. Sento che il mondo è peggiorato, che la società fa schifo. Che gli uomini e le donne sono imbarbariti. Mi spiace deludere questi tristissimi luoghi comuni.

Sembrano Harvey Keitel sia di Taxi Driver che di Holy Smoke.

Sono peggiorati quelli, coloro che fanno certi discorsi. Perché non sanno fare altro. Solo chi fa, sbaglia. Rimedia figure di merda e non. Altrimenti, siamo soltanto zombi. E molti di voi lo sono ma non lo sanno.

Di mio, posso dire che ho una certa faccia da culo.

Infatti, le donne mi guardano e pensano: quel ragazzo va fottuto a sangue.

Sì, molte donne vogliono, in tempi di pari diritti, farselo come un uomo.

Un tempo, solo gli uomini lavoravano.

Oggi come oggi, il culo se lo fanno anche quelli che non sono omosessuali attivi.

Insomma, come dice Peter Boyle, chi più chi meno, siamo tutti fregati.

Dunque, fottetevi, ah ah.

Su questa cazzata, vi lascio alle vostre porcate.

Domani, devo farmelo ancora.

Invece per voi saranno cazzi amari.

 

di Stefano Falotico

Venezia 77, diario di bordo: solo due nottate stavolta per me, la famiglia Coppola, l’alluvione mattutina d’un 7 Settembre infausto ma mi sento rinvigorito e rilluminato, anche onestamente accreditato sfigato, è bellissimo!


09 Sep

Mainstream+Red+Carpet+77th+Venice+Film+Festival+3hsHmCUKrhPlChe dire? Quest’anno, Il Festival di Venezia è stato decisamente molto particolare. E forse io, alla soglia dei quarantun anni (li compirò, ahimè, fra pochissimi giorni, ovvero il 13 di questo mese), sento che davvero, questa volta, qualcosa nel mio animo s’è irrimediabilmente perduto. Non respiro infatti più quella delicata magia dei primi tempi quando vi andai da esordiente, ignaro perfino di dove fosse e sia tuttora ubicato lo storico, lussuoso Palazzo del Cinema che ospita la celebre kermesse, nostro fiore all’occhiello e vanto nazionale di pregiata Biennale.

Che io mi ricordi, io, peraltro famosissimo per le mie tragicomiche amnesie da Guy Pearce di Memento, ecco, per quanto io a stento rammenti o possa non ben rimembrare quella prima volta mia al Lido avvenuta oramai in tempi lontanamente siderali, il primo film che vidi alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia fu il bellissimo Cop Land di James Mangold.

Uscito sui nostri grandi schermi in data esatta del 25 Ottobre del ‘97.

Cop Land fu presentato, fuori concorso, credo all’ex sezione Mezzanotte. Aggiungo io… e dintorni. Ancora prima che impazzasse Gigi Marzullo oggi giorno, con la sua rubrica cinematografica, oppure precisamente quando Gigi cominciò a spopolare furiosamente col suo oramai leggendario ex programma televisivo chiamato Sottovoce. Che cosa? Non è ex di niente? Ancora lo programmano nel palinsesto notturno?!

Ora, la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?

Celeberrima domanda retorica, oserei dire soltanto ridicola, espressa spesso da Gigi ai suoi ospiti incolpevoli che dovettero sorbirsi, di altre domande impertinenti, un’interrogazione, diciamo, quasi più imbarazzante della domanda porta (no, non Porta a Porta di e con Bruno Vespa, bensì participio passato del verbo Porgere) loro sopra scrittavi.

Che io mi ricordi, mi colpì comunque la sua intervista a Lino Capolicchio ma soprattutto non dimenticherò mai la puntata nella quale una Milly Carlucci, eh sì, ancora al massimo del suo splendore e al più alto rigoglio delle sue magnifiche gambe seduttivamente inguainate in collant assolutamente eccitanti e morbidamente trasparenti, scosciando con levigata morbidezza di quadricipiti longilinei ed allineati alla sua mise di tacchi a spillo vertiginosissimi, fece sì che io arrossissi, no, mi scordassi immediatamente di ogni quesito marzulliano stupidamente cervellotico e invece, alla maniera di Woody Allen, di contraltare facessi l’amore con una persona che stimai, cioè me stesso. Dicasi anche autoerotismo sentito in modo profondissimo, diciamo anche da uomo aspirato nella depressione e nel buio più nero sprofondato in maniera poco ispiratrice di slanci vitali amorosamente condivisi e più calorosi.

In pratica, l’autoerotismo è una pratica demonizzata e malvista da quasi ogni donna, anche dalle più divinizzate e beatificate, alla base forse della rottura di p… e, sì, di legali pratiche (che avevate capito?, scusate, ah, come siete maliziosi) che condusse, assieme probabilmente alla relazione di Woody con la figlia adottiva “avuta” da Mia Farrow, alla separazione coniugale, non tanto di constatazione amicale/amichevole, diciamo, fra Diane e il genio di Manhattan.

Ma non perdiamoci in seghe… mentali e non, arrovellandoci pateticamente di onanistiche dietrologie e retro-pensieri più bigotti della crociata scagliata contro Woody dall’America puritana, detta altresì solo ipocrita.

Veniamo… al dunque, detto anche… sodo. Non ero ancora maggiorenne il giorno del 5 Settembre quando Cop Land fu presentato in Sala Grande alla presenza di Sylvester Stallone e Ray Liotta.

E mia madre dovette fare i salti mortali per convincere la bigliettaia a darmela, sì, la possibilità di entrare in galleria in mezzo alla platea che applaudì, a fine eiaculazione, no, proiezione, così come dopo l’amplesso mostrato e appieno ben svolto da Woody de Il dittatore dello stato libero di Bananas.

Sì, soffrii del complesso di Edipo da episodio, per l’appunto, alleniano di New York Stories, quindi, volete farmene una colpa?

Guardate che vi farò curare da Billy Crystal di Un boss sotto stress se ancora azzarderete ad accusarmi di essere affetto da attacchi di panico quando vedo Bob De Niro buttarsi via in commediole più scialbe di Ti presento i miei, ah ah.

Ecco, in Cop Land vi è/fu anche Bobby. Oltre a un cast di facce scorsesiane da far impallidire ogni uomo scaldato e sovreccitato allo spasmo come se si trovasse dinanzi a Cathy Moriarty di Toro scatenato.

Eh già, c’è/ vi fu anche lei. E la Moriarty è/fu anche in Analyze That.

Sbaglio? Non credo affatto.

Guardate, nella mia vita incontrai papponi e corrotti più viscidi di Sport di Taxi Driver e serpi velenosi più indistruttibili di Robert Patrick di Terminator 2.

Ma me salvai grazie alla mia purezza da Superboy/Michael Rapaport.

Bisogna stare attenti, comunque, non solo agli uomini moralmente stronzi.

Anche le donne apparentemente più innocenti come Ksenia Rappoport de La doppia ora di Giuseppe Capotondi (presentato in Concorso a Venezia, rendiamocene conto!) possono abbattere ogni Filippo Timi all’apparenza duro, dicendogli soltanto che non è più figo come un tempo e ora abbisognerebbe di un riporto…

Molta gente, in Italia ma non solo, parla degli altri e di Cinema senz’alcuna cognizione di causa.

Ecco, stimo Fede Frusciante ma, l’altra sera, mi trovai da un mio amico e, in maniera scanzonata, riguardammo un suo video sui peggiori film “di” San Valentino.

A un certo punto, sostenne che Richard Gere sia il re degli incapaci. Adesso, possiamo sindacare su Autumn in New York, reputandolo giustamente un film sentimentalmente zuccheroso e insopportabile.

Ma ricordiamoci che, per essere Richard Gere e Nicolas Cage, bisogna avere le palle.

Nicolas Cage, Sofia Coppola e Gia Coppola sono raccomandati? Certo ma la raccomandazione devi mantenerla. Anche la pensione d’invalidità, miei furbetti, se fingerete di essere malati di mente e poi, ogni notte, non solo la vostra vita, metaforicamente, andrà a puttane. Non raccontiamoci pugnette, suvvia, mezze calzette e cazzoni vari.

Dunque, non spariamo cazzate. Per esempio, Cristiano Ronaldo sa benissimo che, per essere Ronaldo, deve mantenere una disciplina ferrea. Se fossi in lui, comunque, lascerei subito stare quella Giorgina o come cazzo si chiama lei. Uno che sa giocare di tiri così, cazzo, potrebbe riempire l’incrocio dei “peli” di una molto più figa della sua faccia imbattibile da culo.

E basta anche col criticare Matteo Salvini con la sua nuova “topa” Francesca Verdini. Non tutti possono essere James Bond e di Sean Connery, a dirvela tutta, ce n’è solo uno?

Forse due. Chi è il secondo?

Non lo so, forse un signore colto come Guglielmo da Baskerville che visse da metronotte alla Jimmy Malone, spesso soltanto alone, il quale conosce la perfetta differenza fra un volpone e la Sala Volpi, fra la Coppa omonima e quella di voi nonni. Ah ah, non sono secondo a nessuno. Infatti, sono ultimo. Ah ah.

E quando incontri uno così puoi anche dire Mai dire mai. Sì, è un tipo da Caccia a Ottobre rosso, un uomo immersosi in modo subacqueo nelle sue ansie oceaniche, quindi riemerso in gloria malgrado a Venezia, in data 7 settembre, alle 9 in punto di mattina, il cielo si oscurò, tanta pioggia a lui in testa precipitò eppur, testone, non è un coglione come quasi tutti ma un uomo che conosce il distinguo fra Amos Gitai e i gitani.

Chiariamoci molto bene. Non bisogna soffrire d’invidia né di gelosia.

Di Connery, eh sì, abbiamo appurato che ce ne siano due.

Di De Niro, invece, ne rimane solo uno per quanto sia ancora il mio attore preferito. No, non me ne identifico, di cognome faccio in effetti Falotico.

Nel giro di sei mesi, Robert De Niro dovrà girare After Exile, Wash Me in the Water con John Malkovich, Killers of the Flower Moon di Scorsese con DiCaprio, Gucci di Ridley Scott (uno qualsiasi, vero?), Armageddon Time di James Gray.

77 anni per Bob da poco compiuti e la settantasettesima edizione del Festival.

Per durare così tanto, significa essere forti, grandi.

E questo è quanto.

Adesso, scusate, sto lavorando all’editing di un libro di circa 400 pagine, domenica devo festeggiare il mio compleanno, quindi sto completando un’altra opera letteraria, devo incontrare la mia lei, gestire tutto ed essere pronto, il prossimo anno, a tornare di nuovo al Festival, conservando una dignità e una forza impressionante da Silvio Orlando de Il papà di Giovanna e de La passione.

Due film forse non capolavori ma che valgono il prezzo del biglietto.

Provateci voi a non essere Brad Pitt ma un comune Silvio.

Chi? Orlando o Berlusconi?

Non lo so, so soltanto che al Caimano preferisco darvi una mano…

Ché, come si suol dire, una mano lava l’altra e qui, in tale mondo di “mani pulite”, sono cazzi vostri amari se, presto, non riconoscerete di essere dei fottuti.

Sì, dovete e quindi dobbiamo prenderne coscienza. Possiamo, al massimo, essere i nuovi William Shakespeare. Facciamo ridere i polli. Ah ah. Non avremo mai la possibilità che vengono offerte ad altre… no, volevo dire, ad altri. Che poi… è la stessa cosa. Lui dà a lei il lasciapassare e lei dà a lui la sua passera. La vita è questa. Sì, fa schifo, si sa. E, se non lo sapete, ve lo dici qui senza fronzoli. Non otterrete neanche un modesto accredito stampa al Festival di Venezia per potervi permettere di essere come me.

Sì, salutatemi a sorrata. Eh già, ci sono quelli baciati da Francesca, quelli che cantano non è Francesca, Francesca non ha mai detto di no, ci sono gli amanti di Lucio Battisti e di Giuseppe Battiston, di mio, non sono da Sanremo e da teatro Ariston, sono un Aristogatto, sono Aristoteles de L’allenatore nel pallone con Lino Banfi, sono quel che voglio.

Poiché ebbe ragione Pino Daniele: iè so’ pazzo, iè so’ pazz’, non mi scassate u cazz’.

 

di Stefano Falotico

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Cos’ho imparato dalla vita? Che Johnny Depp e Brad Pitt sono indubbiamente belli e fotogenici, altresì ho appreso di possedere un fascino da Dean Corso de La nona porta, anche da James Dean e basta


16 Aug

nona porta depp

Sì, senz’ombra del diavolo, no, del dubbio… credo di essere il figlio di Mia Farrow di Rosemary’s Baby, geneticamente possiedo l’autoironia intellettuale d’un John Cassavetes ante litteram, ho scoperto di non essere misogino, neppure misantropo, eppure preferisco l’originale Sharon Tate alla Margot Robbie di C’era una volta… a Hollywood. Adoro inoltre tutti i film di Roman Polanski, compreso lo stupendo e sottovalutato, per l’appunto, L’uomo nell’ombra.

Ultimamente, mi stanno perfino proponendo dei lavori da Ghost Writer e la mia attuale lei sostiene che alcune mie espressioni le ricorda/ino Ewan McGregor.

Ora, non esageriamo. Ewan è molto più alto di me, sebbene il McGregor di Big Fish sia spiccicato al sottoscritto. Ah ah.

Sì, sono sempre stato uno storyteller, un inventore di trame spesso fantasiose, autore di libri che oscillano fra il thriller e il fantastico in maniera meravigliosa. Libri la cui prosa, barocca-gotica, ricolma di qualche stronzata, di voli pindarici dei più azzardati e descrizioni minuziose, gioca sulle emotive, soventemente vergognose, perlomeno inconfessabili sensazioni interiori che ognuno di noi vive anche se spesso nasconde per timore di cascare nella ridicolezza, diciamo nel ridicolo. Non poetizziamo troppo, suvvia.

In quest’ultima decade, ho affinato spaventosamente la mia allure da uomo decadentista. Molte volte, inoltre, sono stato dal dentista. Sapete com’è… a forza di mangiare il gelato al cioccolato, è spuntata qualche carie. Non vi preoccupate, basta una bella e approfondita igiene dentale e, se qualche vecchia cariatide, la quale non comprenderà la vostra giovinezza eterna da Johnny Depp, il quale a sua volta è sicuro che abbia pattuito un contratto faustiano per conservare la sua immacolata beltà pulita da elisir di magnifica, lunghissima vita, dicevo… se delle cariatidi, non comprendendo le ribalde vostre sensuali gagliardezze da ragazzi maledetti, vorranno sbattervi in un centro di salute mentale, sbattetevene.

Ecco, Johnny Depp non è un uomo normale. Credo che ogni psichiatra del pianeta Terra non possa contraddirmi in merito. È infatti inconfutabile il fatto inequivocabile che, se un uomo, nella sua vita riesca a fare all’amore con Winona Ryder e chi più ne ha ne metta di super femmine da spot Calzedonia con tanto di eleganza da donne d’alta classe recitativa che lavorarono perfino con Scorsese e Coppola, riuscendo nel frattempo a lavorare con Kusturica, sia un genio assoluto.

Metteteci pure che Depp, oltre a possedere una bellezza dionisiaca, oserei dire idilliaca da far impallidire, anzi, arrossire-arrossare, finanche bagnare ogni essere dotato di estrogeni del nostro mondo, è pure chitarrista-bassista apprezzabilissimo, ecco, possiamo affermare insindacabilmente che Johnny non appartenga alla razza di animali così come praticamente tutti i cosiddetti uomini del globo terrestre. Comunque, non sono omosessuale, sono eterosessuale. A Depp e a Brad Pitt, preferisco Amber Heard. Dato che è in causa giudiziaria col Depp, la contattiamo subito su Instagram per vedere quello che si può/possa fare…

Sì, voglio segnalarla. Non si doveva permettere di rompere i coglioni a Johnny. Come direbbe Sgarbi, andasse a dar via il c… o. Diciamo, comunque, che una remotissima possibilità che io possa sbaciucchiarla c’è. Non ridete. Mantenete un contegno, non date spettacolo.

Sono più cinico di Polanski, sono molto più giovane di Depp e, oltre a essere l’unico attore di me stesso, dono riservato forse solo a Dio, sono uno scrittore amabile e un mezzo-doppiatore dalla voce e gola profonda cavernosa da cavernicolo facilmente troglodita di corpi cavernosi dilatati dinanzi a ogni selvaggia come Amber, indosso tutti i miei fallimenti esistenziali col savoirfaire dell’uomo che non deve chiedere mai… alla Caritas e all’assistenza sociale poiché non è un comune idiota che non ha mai visto Gli invisibili con Richard Gere, non è un uomo che scriverà patetici opuscoli e vademecum intitolati Recupera la tua autostima, guardandoti allo specchio e capendo, obiettivamente, che non sei Depp e Pitt ma non sei nemmeno un cesso della Stazione Termini, non è uomo che ci tiene/tenga a dimostrare di esserlo, esibendosi in linguacce su Instagram al fine che qualche tonta e sciocchina possa abboccare alle sue smorfie da Fabrizio Corona dei poveri che va(da) compatito e soprattutto preso a sberle non sventole come la Belena e la Heard, non è un uomo che vuole/voglia arrivare subito al dunque, eh sì, non soffro/e di eiaculazione precoce, non è un uomo perbene, no, per niente. Possiede/o l’anima mirabile di Elephant Man e la cultura di Frederick Treves e di Hannibal Lecter.

Questi sono super uomini alla Nietzsche, cazzo.

Dunque, in un mondo in cui molta gente pensa che Pamplona di Fabri Fibra featuring Thegiornalisti sia una canzone che dica il vero sull’attuale porcile della società, svelando chissà quali segreti del nostro contemporaneo status penoso e puttanesco di volpi, lupi, cani e porci, feriti ed ammazzati, uno come me può solo adorare il film Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche, stare con una donna magnifica che si distingue/a principescamente da qualsiasi donna oramai svaccatasi, può inevitabilmente soltanto essere un recensore di Cinema più ricercato dell’Indio di Per qualche dollaro in più, un writer amante di Clint Eastwood dal carisma mille volte superiore a ogni Sean Connery/James Bond, con tanto di stempiatura da alopecia androgenetica del testosterone caldissimo, un uomo che ne sa una più del diavolo di The Ninth Gate.

Sì, il diavolo non esiste. Non esiste neanche dio, purtroppo. E Il Signore del male di John Carpenter, assai sottovalutato ai tempi della sua uscita, è uno dei film più belli del mondo.

Sicuramente più bello di Johnny Depp e Brad Pitt.

Di mio, faccio quello che posso. Ho acquistato un giubbotto da Wish. Mi sta benissimo. Perché l’ho comprato? Perché fa figo? No, perché costava poco ma fa la sua porca figura da Al Pacino di Serpico. No, non è un chiodo da Cruising. Non provateci… Allocchi, non sono Lefty di Donnie Brasco.

E questo è quanto.

È finito ferragosto, è finita domenica, sta finendo l’estate e fra poco inizierà il Festival di Venezia ove parteciperò in veste di accreditato stampa. Venerdì prossimo, invece, dovrò lavorare all’editing del mio nuovo romanzo scritto in stream of consciousness. Libro di circa 500 pagine. Al che, incontrerò la mia lei. Qui, la vita si sta facendo molto, molto dura. Teniamo duro.

L’importante è raccontarsela un po’, non mentendo però sul fatto assai reale, tangibile in due tre miei sex tape privati che, nella mia vita, ho/abbia fatto all’amore con tre ragazze diverse, una più bella dell’altra. La terza, quella di ora, è molto più bella di Amber Heard. No, non sono un attore hard, non sono affatto matto, ballo benino il Tango, la mia lei è insuperabile col tanga e di tanto in tanto però non valgo un cazzo. Come tutti. Non mi pare un problema insormontabile.

Ora, come ho fatto a conquistare la mia lei? Le scrissi… sei una gran figa. Lei apprezzò tantissimo e non la reputò affatto una volgarità.

Anzi, mi disse: – Di solito, ci provano viscidamente, scrivendomi… complimenti, sei una donna molto bella. Sono degli ipocriti di merda. Tu sei stato alquanto diretto.

Io: – Sì, sono stato spudorato. Peccato che io non sia bello come te.

– Sì, fai veramente schifo. Non ti si può vedere. Se fossi in te, quando vai in giro, indosserei in viso un telo da Joseph Merrick?

– Perché mai? Sono, sarei un mostro?

– No, sono gelosa da morire.
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di Stefano Falotico

Coronavirus, stato di fascismo, Sean Penn che delira in modo autoritario, rinnegando Mystic River, Pasolini e tutto questo gran casino per colpa di chi, come Macron, tacque… lavandosene le mani


22 Mar

Richard+Gere+IFC+Cinema+Society+Host+Screening+b7-VLGcbr1Bl

In stati di forza maggiore, anche la gente più menefreghista si raccoglie giustamente in preghiera.

Finalmente, discolpandosi dai suoi oscurantismi e dalla quarantena mentale che la ibernò e imprigionò in schematismi a quanto a pare ancora non debellati. Difficilmente sbudellabili, no, superabili nonostante, da più di vent’anni, sia sopraggiunto il nuovo millennio. Per cui io presupposi che, superando la data fatidica di questa sogliola, no, soglia che corrisponde alla cifra 2000, le persone rinsavissero e moderassero i loro preoccupanti, ahinoi incurabili, eh sì, squallidi bigottismi.

Molta gente vivrà sempre nel coprifuoco delle anguste pareti soffocanti delle loro mentalità retrograde, ottuse, facinorose, stupidamente e vi(ri)lmente vigorose, incriminando il prossimo per adattarlo a uno stile di vita ignorante e pusillanime, basato su una falsa competizione assai pericolosa.

No, non sono nei riguardi di persone così, oh no, nient’affatto screanzato, maleducato, cafone o testardo.

Nemmeno voglio sottoporle a un j’accuse tremendo quale si meriterebbero. Anziché sbraitare e inveire in modo disordinato e sguaiato, chiedo cortesemente loro che si guardino allo specchio, recitando in modo sacrosanto un mea culpa potente, abrasivamente annerente ogni loro giammai sconfessata sconcezza arrogante e, sinceramente, da malati di mente insanabilmente.

Siamo di fronte a una tragedia annunciata.

Sì, i più competenti organi della sanità mondiale avvertirono e avvisarono, anzitempo, i capi di governo degli stati più economicamente sviluppati. Mettendoli in guardia in merito ai possibili, per l’appunto, nefasti sviluppi che tale contagio ferocemente non arginabile avrebbe scatenato non solo negli equilibri socio-politici stessi, bensì nei confronti del bene dell’umanità tutta così come pensammo, erroneamente, potesse essere. Un’umanità lesa nel suo amor proprio. Eppure non ancora arresa.

Venderemo cara la pelle, anche le palle. Anzi, avete le palle o cazzeggiate?

Il coronavirus sta mietendo vittime sproporzionatamente, ora dopo ora, incessabilmente. Cosicché, i metodi restrittivi e gli assai tardivi, inutili provvedimenti attuati oltre tempo massimo, ahinoi, si stanno rivelando fallimentari e forse ancora peggiori, dunque più immondamente deleteri di questo morbo che non si può prevenire con un vaccino da morbillo. Parliamo di un morbo che provoca sintomi come la poliomielite.

Per superare questa crisi, non solo respiratoria, dobbiamo spremerci le meningi. Dobbiamo arrivare a un’idea costruttiva che non ci provochi dolori inauditi come la meningite.

Molti medici errarono. Erranti o erronei? Nel senso che peregrinarono a vuoto o che sbagliarono? Sì, lo furono…

Fallaci! Ci vorrebbe Oriana!

Dopo l’impazzare di tanti virologi che, nelle ultime settimane, si affannarono a fornire spiegazioni più o meno plausibili, inerenti gli stati d’uno statuto, no, stato così oramai allarmante e forse irrecuperabilmente pazzesco, avremo lo spopolare e il pullulare, come funghi, di psicologi per sanare gli scompensi generati presso le persone che, distrutte e destrutturate dal terrore indotto loro da decreti legislativi effettuati, eh sì, ripeto… tardivamente, stanno addirittura pensando a un imminente suicidio (in)evitabile.

La gente, oh sì, sta impazzendo. Senza la sua consueta, normalissima uscita il sabato sera, si sente morire.

Asfissia(re)!

Conobbi un ragazzo che perse la testa per Consuelo, comunque. Non per le uscite consuete. Anche se poi è la stessa coscia, no, cosa.

Senza Consuelo, non usciva (per) niente… Al che si diede all’onanismo appartato, libero da sguardi indiscreti privo di oltraggi al pudore. Ah ah.

Forse non ebbe tutti i torti quest’uomo deluso, non so se peloso. Gli vidi il viso e basta, Consuelo gli vide, spero per lui, qualcos’altro.

Chi ammazzò Pasolini? Giuseppe Pelosi?!

Io vissi periodi inimmaginabili di solitudine, la seppi gestire, anzi no. Quindi posso comprendere tutte le persone che, limitate nella loro inalienabile libertà personale, si sentano oggigiorno sperdute e onestamente asfissiate. Una vita, donne e uomini miei, da reclusi, una vita sprofondata nell’agonico dolore della tetraggine più silenziosa e cupa. È tutto chiuso!

Una vita da lupi, anzi da agnellini sgozzati. E se, metaforicamente e non, emettendo lamenti, vorrete slegare le catene angarianti che vi stanno immobilizzando in una vita pantofolaia e casalinga, triste e mortifera, prevedo per voi altre reprimende.

Che vita, in una parola, straziante.

Bando alle ciance!

La gente infatti, angosciata e divorata dalla più allucinante paura tremenda, grida mortificata. Rimpiangendo perfino già la sua vita di merda dalla nascita.

Sì, molti pensano… mah, prima non è che andasse benissimo. Lo prendemmo sempre in culo. Ci chiudemmo nei riguardi del mondo. Adesso, va peggio. Almeno prima c’incularono. Adesso manco quel godimento masochistico. Comunque, cuciniamo. Tanto al ristorante non possiamo andare. Ora qualcosa mastichiamo.

Obesità a gogò, à gogo.

Aspettando Godot!

Capolavoro di Samuel Beckett su pazzi che aspettano la manna dal cielo.

Speriamo che almeno non chiudano pure i supermercati. Quella, sì, che sarebbe un’inculata. Più che altro, un suicidio di massa lento e terrificante. Per l’appunto… Vai di anoressia, di bulimia! Vai di abulia e di apatia!

Sì, chiusero le elementari, le scuole medie, le superiori e le università. Fra poco chiuderanno anche i negozi di alimentari.

Sta andando a puttane la catena alimentare! Perché prima, no? Gianni Agnelli, dall’attico del suo essere avvocato, padrone della FIAT, mangiò tutti e soprattutto tutte.

– Donna, vuoi lavorare? Prima, fammi il lavoretto!

 

Ah, la gente della famiglia Agnelli, quindi tifosa della Juventus, no, la gente anela disperatamente un tempo isperato che spera che avvenga quanto prima, in cui uscire di casa, festeggiando allegramente.

Brindando appassionatamente, esorcizzando gli orrifici, finalmente scongiurati timori dissoltisi come neve al sole dopo tanto rigido inverno.

Sì, sarete sghiacciati e potrete ritornare ad amoreggiare calorosamente di giorno come si confà a ogni uomo che vuole vivere un po’ di salubre normalità. E che cazzo! Ah ah! Amoreggiare per modo di dire.

Vi dico subito che, se siete poveri, dopo i trent’anni non credo che amoreggerete molto. No, non dico che dobbiate andare a troie. Ma le donne vogliono i soldi. Anche gli uomini. Ah ah.

Il Falò ne sa una più del diavolo. Poiché il diavolo è lui. Egli è Lucifero, l’angelo cacciato dal Paradiso.

Tanto in paradiso stanno sempre in quarantena. Non si può scopare, non si può bere, non si può neanche andare in bagno per praticare la minzione.

Sì, in paradiso vi sono solo anime beatificate. Beatificate di che? È un’esistenza al di là della vita. Cioè, è una vita inesistente. Ah ah.

E che cos’è quel film? Paranormal Activity? Una di queste sere piazzerò la mia fotocamera in direzione del mio letto. Filmerò me che dormo. Poi, andrò in cucina. Tornerò con una faccia da Marilyn Manson e il mio film, girato in dormiveglia da semi-sonnambulo, sarà campione d’incassi.

Tanto la gente dorme, dei film non capisce nulla.

Ma ci rendiamo conto? E quell’altra stronzata? The Blair Witch Project?

Sì, domani filmerò me stesso che uscirà/ò di casa…, sì, per chiedere lo zucchero alla vicina. Solo quello, però. È una strega. Almeno non è cattiva. Bona sicuramente non lo è, fidatevi. Non è bona, sì, è però almeno buona.

Oh, se dovesse chiudere la Coop, certamente la mia vicina saprà darmi da mangiare. Da cui il detto, vecchia gallina fa buon brodo.

Ah, umanità cinta in raccoglimento, così intristita e notturna, avvinghiata nella morsa tentacolare di robuste, castranti reprimende purtroppo analoghe alle assurde normative agghiaccianti più memori d’ere oscurantistiche, sì, oscenamente fascistiche.

Siamo cascati forse nell’era del proibizionismo. L’alcol non è proibito ma nemmeno quelli dell’alcolisti anonimi possono riunirsi da sobri. Kevin Costner inchiappettò Al Capone/De Niro in The Untouchables di De Palma.

Prevedo pochi culi che mostreranno le chiappe chiare a Palma di Maiorca.

Guarderemo il film L’orca assassina con Bo Derek e, dinanzi a lei, saremo Tarzan…

Ma quale orco! Ma quale porco! Sono un uomo che conosce Edgar Allan Poe più di come tua sorella conosca il tuo amichetto. Fidati. Io lessi tutti i racconti di Poe, anche a letto. Tua sorella volle sbattere l’amico tuo pisello, paesello, pischello… a letto, lo guardò negli occhi, s’accorse che fu incerto sul da farsi e pensò… va be’, cambiamo pagina. Con questo, è capitolo chiuso.

Ah ah.

Bandito tutto. Tranne i banditi che, fregandosene del bando emesso da Conte, furoreggiano ugualmente a briglia sciolta dopo aver gozzovigliato, tacitamente e criminosamente, alla faccia dei coglioni che stanno rispettando le regole. Chi tace, acconsente. Noi, giusti, acconsentimmo anche se è dura resistere. La notte si fa sempre più dolorosa, oh, miei puri! E che siamo più grulli, oh, miei brilli?

Ha ragione il Joker.

Che urla quel Donald Trump? La folla è in rivolta, la Francia si sta prendendo le sue colpe, i proibizionisti adesso capiscono che la situazione andava fermata prima.

È degenerata!

Di mio, riesco sempre a conservare un self control impeccabile.

Ci vuole karma e sangue freddo…

Bevo un caffè della Segafredo e me ne frego.

Sono un uomo che muove il cucchiaino, nella tazzina, in modo triviale come Bob De Niro di C’era una volta in America.

Un gesto talmente volgare da rasentare l’epico più memorabile.

Presto, figlioli, sarà in vendita il mio nuovo capolavoro letterario.

Almeno per Pasqua, se non potrete magnare come degli animali, potrete finalmente leggere e aprire… la vostra testa. Comunque, evviva le uova.

Abbiamo l’art. 650. Se si trasgredisce, si rischiano tre mesi di carcere o di arresti domiciliari, oppure un’ammenda.

Io fui fermato dalla polizia pur essendo in regola. Ma si abusa.

Ogni scusa è buona per far sì che un cittadino normale paghi multe assurde cosicché il governo avrà i soldi per sanare l’ingeneratosi debito pubblico mostruoso. I poliziotti sono stati incaricati da Alec Baldwin di Americani, eh sì, non di vendere coltelli, bensì di praticare ed emettere denunce sgozzanti gli stipendi, come se nulla fosse, per non essere licenziati e fare carriera in modo, per l’appunto, abusivo, illecito. Molto (dis)onestamente. Diciamocela!

Il capo della polizia:

– Bene, figliuolo. Sei di pattuglia sino a mezzanotte. Se, domattina, non avrò sulla mia scrivania duecento denunce, ti ficcherò in carcere.

– Sia fatto, comandante.

 

Cosicché, ben venga che siano fermati e semmai perfino arrestati i trasgressori più cretini che, sugli attici privati, organizzano rave parties da debosciati. Ma non puniamo e denunciamo chi, di certo, non ha i soldi di Sean Penn. Altro idiota che vorrebbe mobilitare l’esercito. Già in Mystic River commise un errore, anzi, un tragico orrore. Ammazzò il suo miglior amico poiché lo ritenne responsabile dell’omicidio di sua figlia. Qui si fa di tutta erba un fascio! Eh sì.

Pasolini ammonì in merito. Fu lapidario. Conte adottò l’estrema ratio e non il buon senso.

Ma prima avrebbe dovuta adottarla. Non ora.

E sapete che vi dico, miei poveri cristi? Richard Gere è un bell’uomo anche ora che ha una certa età. Ah ah.

di Stefano Falotico

Che bello, nonostante tutto, l’involontario franchise su Hannibal Lecter


25 Feb

red dragon norton

Sì, Red Dragon non è un grande film anche se in alcuni momenti lo è. Ma sono momenti sparuti in mezzo a circa due ore ove, più che spaventati, ci sentiamo spauriti da tanta sciatteria e facile commerciabilità.

Detto ciò, Red Dragon di Brett Ratner, come da me già sottolineato, non rappresenta il coronamento e il completamento di una trilogia incentrata sull’assai inquietante eppur irresistibilmente affascinante figura antropofaga dello psichiatra killer Hannibal Lecter. È una sorta di reboot sui generis e allo stesso tempo un mediocre remake dilatato e molto più cinematograficamente ed emotivamente piatto di Manhunter.

È un prequel dunque, altresì, de Il silenzio degli innocenti ove però, malgrado alcuni trucchi per ringiovanire Anthony Hopkins, Hopkins appare svogliato e stanco. In cui l’altro Anthony, cioè Heald, nella sua parte storica dello stronzissimo Dr. Frederick Chilton, prima ovviamente di essere cannibalizzato e assassinato, trucidato fuori scena da Lecter del sequel, per l’appunto, The Silence of the Lambis, appare sformato e anche lui bolso. Anzi, pare pure ritardato e tutta la sua smagliante, bastarda forma del precedente, dunque succedente (se preferite successivo, era per fare la rima baciata, eh eh) personaggio combaciante al suo stesso, da lui dapprima incarnato e poi scarnificato, ah ah, character, si perde in espressioni da semi-handicappato. Forse solo da attore quasi mai dal Cinema di serie A cagato e dunque ritornato nella Hollywood importante poiché solamente di cachet ben pagato.

Harvey Keitel rimpiazzò Scott Glenn nella parte di Jack Crawford. Ed è poco credibile poiché, se in Cop Land fu assolutamente pertinente la sua recitazione con accento newyorchese di Brooklyn, in quanto natio e quindi originario esattamente di quei luoghi, risulta invece stonato nei panni del super agente speciale dell’FBI.

La colpa fu di Dino De Laurentiis, detentore dei romanzi di Thomas Harris alla base di questa anomala trilogia semi-quadrilogia. A quei tempi, cioè pochi anni prima di morire, il grande Dino s’affezionò a Keitel, ficcandolo dappertutto. Lo inserì anche, di altro mostruoso miscasting, in U-571, sempre da lui prodotto.

Edward Norton, per quanto sia un attore potenzialmente molto più talentuoso ed espressivo di William Petersen, non regge il confronto col Will Graham, per l’appunto, di William.

In molte scene è magnetico. In tante altre sembra solo un viziato studentello di Yale col ciuffo platinato per piacere a qualche bombastica di Playboy.

Ralph Fiennes, di cui poi vi parlerò meglio, più che Lupo Mannaro/Dente di fata, sembra Johnny Depp/William Blake di Dead Man.

Cioè una Songs of Innocence senza Experience (capita la citazione?), ovvero Spider di Cronenberg con degli occhi da pesce lesso che ha appena assunto trecento gocce di Valium che però vorrebbe fare il macho da Grande Fratello con tanto di tatuaggio da burino, ex buon’anima di Pietro Taricone.

Philip Seymour Hoffman si vede pochissimo e devono avergli dato milioni di dollari per farsi crescere la panza più di quella che ebbe, facendo qui peraltro un cazzo. Anzi, denudandosi a torso nudo.

Ebbe ragione allora il cieco Al Pacino di Scent of a Woman a smutandarlo, no, a sbugiardarlo.

Bisogna essere proprio ciechi per fingere di terrorizzarsi così come invece fa lui, recitando malissimo, dinanzi a un Ralph Fiennes ignudo che non farebbe paura manco a mia nonna paterna coi mutandoni.

Sì, dirimpetto a questo Ralph, ci voleva la Sora Lella di Bianco, rosso e verdone. A dirgli ma che gnoccolone che sei. Ma che te credi che so’ così decrepita che me la faccio sotto?

E, a proposito di cecità, Emily Watson interpreta la parte di una cieca.

Lo è anche nella vita reale? No. Ma dovrebbe esserlo. È un’ottima attrice ma non deve guardarsi molto allo specchio. È veramente brutta forte.

Solo nella finzione, Daniel Day-Lewis si tolse/rese The Boxer per lei.

Ah ah.

Tutti i personaggi di Ralph Fiennes che, purtroppo, un adolescente medio è costretto a interpretare poiché glieli appioppano

Ma partiamo con Richard Gere. Per molto tempo le donne desiderarono appiopparselo ma lui non le vide proprio.

Di mio, posso affermare di aver vissuto una vita appagante. Poiché credo di non essere mai nato. Quindi, non me la sono mai davvero goduta. Meglio così. Avrei avuto troppe responsabilità se fossi stato identificato come un figo.

Già così come sono messo, faccio fatica a entrare in un locale affollato di grandi fighe. Sento i loro sguardi addosso. A volte sono di derisione, altre volte per niente.

Se fossi Richard Gere, andrei sempre in bagno. Per farmele? No, per farmela sotto. Cazzo, come fa un uomo solo a soddisfare l’intero genere femminile?

Non gliela popò, no, po’ fa’, infatti.

Sì, la vita di Richard Gere dev’essere stata una merda.

Io, al massimo, ebbi degli attimi durati a loro volta istanti infinitesimali nei quali m’angosciai, godendo. E viceversa.

Sì, ricevetti a mio danno molte diagnosi sbagliate. La patologia di cui evidentemente soffro è depressione bipolare con trascorsi, tutt’ora non sempre superati, di atimia e anedonia.

Ora, per essere un po’ goliardici, posso dire che l’atimia, erroneamente confusa con timidezza, è quell’atteggiamento che ti porta a non esternare le tue emozioni.

E che di conseguenza scatena l’anedonia appaiabile all’apatia. Anche all’abulia.

Cioè, puoi essere Richard Gere di Pretty Woman e incroci Julia Roberts che esibisce delle bellissime gambe inguainate da topa al top da spot Calzedonia, di cui fu, non so se sia ancora testimonial.

Di primo acchito, istintivamente, vorresti corteggiarla in maniera signorile eppure virile ma comunque da marpione come Gere di American Gigolo. Non importa se non hai il suo stile.

Ma sei affetto pure da disistima nei confronti di te stesso e non le sei affettuoso come vorresti. Sinceramente, come la vuoi in maniera impeccabile e al contempo peccaminosa.

Insomma, sogni sempre una vita in prima linea, da premier in pectore e da premiere in pompa magna ma rimani un ghiro alla Gere da L’incredibile vita di Norman.

Cioè, sostanzialmente uno che s’arrangia come può, alla bell’è meglio. Fra imbranataggini, effimeri sogni di gloria, un amico che ti fa la morale come Steve Buscemi e, semmai, pure una figlia che ti rivolge la parola solo trenta secondi prima dei titoli di coda del film Gli invisibili.

Ah, bella roba. Se a ciò aggiungiamo il fatto che non vuoi neppure avere figli ma, a differenza di Mr. Jones, neanche una sexy psichiatra come Lena Olin può salvarti e in bocca salivarti poiché non rinunci al tuo lato oscuro da The Jackal, conservando un fascino bestiale pur stando rinchiuso nella tua prigione, spesso non solo emotiva, mi dareste un motivo valido perché mai non dovrei sentirmi un invalido?

Sì, sono troppo intelligente per soccombere e darmi al suicidio. D’altronde, conosco molte persone che vanno matte per un film dolciastro e mielosamente strappalacrime, dunque insopportabile, come… Come un uragano.

Sì, esistono. Parlo degli uomini. Sognarono per anni la Diane Lane di Unfaithful, cioè una milf da pellicole softcore di Adrian Lyne ma non soltanto non incontrarono una Lolita ma adesso si sono ridotti a cantare, al plenilunio, con Joe Cocker di 9 settimane e ½. Denudando i loro pudori fottuti.

Ma sono uomini da pediluvio, dai. Nelle loro anime è un diluvio!

Sì, sono diventati come Mickey Rourke… di oggi. Semi-barboni che, per sanare i loro istinti lupeschi da volponi animaleschi e porcelleschi, si danno al Cinema più cazzuto di Joe Dante, eccitandosi da cinofili, no, da cinefili esaltati dinanzi alle scene da zoofilia, quasi da incazzosi e permalosi pensionati alla bocciofila più sporca, de L’ululato.

Lo dico da una vita. Molti uomini, da giovanissimi, furono puri come il Mowgai. Quando alcune donne li inzupparono nei loro bagnetti dopo la mezzanotte, la loro purezza andò a farsi friggere. E divennero dei Gremlins. Ma almeno vennero…?

Mah, degli Small Soldiers, diciamocela. Sanno tirare fuori le palle solo quando vivono nelle loto miniature da Benvenuti a Marwen. Degli uomini, più che danteschi e romantici come il sommo poeta Alighieri, sognatori d’un utopistico Ritorno al futuro dei loro conigli da Chi ha incastrato Roger Rabbit.

Insomma, dei castrati.

Ecco allora che, nostalgici e passatisti, rammemorano tutte le volte che da adolescenti furono davvero innamorati. Sebbene, vada detto, fossero stati anche integralmente, (in)consciamente deficienti.

Perlomeno furono, sono e forse sempre saranno dei dementi. Beati lori che non capiscono un cazzo e pensano, ahinoi, di essere invece degli dei scesi in terra.

Sì, sono talmente limitati che sanno commentare le foto delle modelle su Instagram con commenti veramente fantasiosi. Cioè… sei una dea.

Non è che vadano molto oltre.

Ma che Zeus vi fulmini! Ah ah. Anzi, come disse Christopher Lloyd di Ritorno al futuro, grande Giove!

Cioè, si credono fighi come Richard Gere ma in verità sono schizofrenici come i tre coprotagonisti di Three Christs. Cristo santo! Lo/i chiamavano Trinità

Che c’entra Ralph Fiennes?

C’entra eccome. Per anni costoro videro e bramarono Juliette Lewis di Cape Fear ma, anziché diventare dei lupi cattivi come Max Cady/De Niro, si diedero a fantasie virtuali come in Strange Days.

Poco erotiche e, a dircela tutta, poco eroiche. Autoerotiche, sì, però.

Pensano ancora di non avere nemmeno un tallone d’Achille di Troy ma se la tirano da Brad Pitt quando invece manco vanno a troie e continuano a tirarsela e basta, cazzo.

Almeno, Lenny Nero/Ralph trascorse veramente dei momenti piuttosto spinti con Juliette. Questi qua invece, anche se li spingi, non si sparano nemmeno. Se ne sparano e basta. Ah ah. Se li spingete però giù dal balcone, potrebbero anche non morire. Ed essere stati offesi e basta. Ah ah.

Sì, sono dei Francis Dolarhyde di Red Dragon. Si considerano diversi ma superiori e perfino ammazzano gli ebrei, metaforicamente i diversi veri e i diversamente abili, poiché pensano di volare alto/i come le aquile reali.

Loro, capisci, si sono evoluti. Sì, con la panza da Fiennes di Schindler’s List.

Un giorno si redimeranno come Magwitch di Grandi speranze?

O peggioreranno ancora di più? Oltre a essere dei mostri nell’anima, saranno demoni, no, deformi anche in viso e maggiormente terrificanti come Lord Voldemort degli ultimi Harry Potter?

Sì, loro sono cresciuti. Sono così cresciuti che praticano bullismo dietro una maschera.

Non è che siano invero le donne a cui Dolarhyde cavò gli occhi? Si mettessero gli occhiali.

Sono mentitori peggio di Pinocchio. Il quale, perlomeno, fu un burattino di legno creato da Collodi.

Sperano di fare all’amore con le belle donne laureatesi con lode ma, in tutta onestà, li vedrei bene in manicomio psichiatrico.

Sì, disprezzano i finocchi, ce l’hanno con tutti. Si accaniscono contro la società.

Se posso dare loro un altro coniglio, no, consiglio… basta che telefonino al centro di salute mentale loro più vicino e troveranno certamente una scema psicologa apprendista che, per fare esperienza, saprà imboccarli con un po’ di zucchero.

Sì, la maggior parte delle psicologhe sono delle frustrate sessuali. Oppure delle paracule. Coglionano i pazienti per prendere più… soldi. Che cazzo avevate capito? Ah, abboccate facilmente, eh?

Qualche volta, però, dal cielo scende uno più bravo a scrivere di Tarantino. Cioè Martin McDonagh di In Bruges – La coscienza dell’assassino. Al che avete ora di fronte un sensitivo come Will Graham unito al genio di Hannibal Lecter.

Non vi vedo benissimo. Voi che dite? Oh, se vi sentite troppo male, per radio passa ancora Eros Ramazzotti con La nostra vita. Sì, la canzone di un altro stronzo. Da quando vinse Sanremo con Terra promessa, pigliò tutti per fessi. Pure quella gran fessa che fu di Michelle Hunziker. Adesso Michelle non è più un’oca, prese tante oche. Avrà capito come cazzo vanno le cosce, no, le cose. No? Oh, tenerezze, vi si vuole bene, eh? Non solo non capirete mai un film di Bergman perché dentro certe cosce, no, cose non vi passaste, secondo me non capite manco che vivete felici perché siete da neuro.

Ci siete arrivati ora, finalmente?

Il più grande film di Cronenberg non è La mosca né A History of Violence, è Scanners. La storia di un diverso. Ma non diverso nel senso di matto o malato di mente o meno(a)mato. Un diverso superiore reso “cieco”. Perché neanche uno strizzacervelli… più cattivo di Michael Ironside riesce più a tenergli testa.

Ora, amici e (a)nemici, devo lasciarvi fuori. Mi sa che sono troppo grande per voi.

Buonanotte, idioti.

Andate tutti a letto e salutatemi le vostre madri. Le conobbi a fondo.

di Stefano Falotico

JOKER: a parte Joaquin Phoenix, Richard Gere meriterebbe l’Oscar


22 Dec

mindhunter

La mia vita è stata una tragedia? Una commedia? Una pantomima? Una recita scespiriana? Una pochade? Una porcata? Un kammerspiel, una stronzata o una comica puttanata? Chissà.

Sì, posseggo un’innata vis comica.

Riesco sempre a trasformare gli attimi tragici della mia vita in qualcosa di ridicolo grazie al mio pigliare l’esistenza con filosofia. Con classe, soprattutto.

Figuratevi se la vita l’avessi pigliata davvero. Sì, credo aver vissuto Al di là della vita. Sono l’incarnazione di Nicolas Cage di Bringing Out the Dead.

Mi do ancora sensi di colpa per eventi occorsimi anni addietro dei quali invece non dovrei più preoccuparmi o discolparmi.

Nel film di Scorsese, Nic si affligge per non essere riuscito a salvare una tossica.

Nel mio film, invece, quello proiettato nella mia anima ogni santo giorno maledetto, vari demoni dostoevskijani mi rendono agitato e nevrotico come De Niro di Taxi Driver.

Devo esservi sincero. Salvai la vita a molti ragazzi in tempi non sospetti. Prima che costoro, a cui regalai una speranza esistenziale, mi coglionassero per volermi vedere rovinato.

Sì, alle scuole medie, consigliai alla ragazza di cui fui innamorato, eh già, d’iscriversi a un istituto per geometri. Le dissi che, una volta che si sarebbe diplomata, avrebbe dovuto poi laurearsi in Ingegneria Edile.

Ciò infatti avvenne ma lei a letto con me mai venne. Da qualche anno, peraltro, lei ha messo su famiglia col mio ex amico di banco delle scuole elementari. Lei progetta palazzi e per le sue progettazioni viene pagata così tanto da poter permettere a tutta la sua famiglia di comprare nuove ville. Spesso suo marito, cioè il mio ex compagno, non lavora e lei lo mantiene. Il mio ex amico regalerà alle figlie, per Natale, la casa di Big Jim. Ho detto tutto.

Comunque, per consolarmi, l’altra sera rividi La zona morta. Ove, come sapete, Chris Walken si risveglia dal coma e, dopo aver subito un tragico incidente, scoprì che la sua donna scopò e sposò un altro. È penoso, sì, questo Chris ridotto come un povero cristo “illuminato” che concede pene, solo per una notte, alla donna che, involontariamente, gli causò la disgrazia. Sì, se quella notte lui non l’avesse mai accompagnata a casa, lui non avrebbe mai fatto il frontale contro il camion che si sfracellò contro la sua macchina. Cioè, La zona morta è la storia di un professore che diede lezioni di cultura e di vita a degli studenti, forse pure ripetenti, ma rimase poi indietro rispetto anche all’ultimo analfabeta che lo trattò da ritardato. Ah, bella roba.

Secondo me, fra l’altro, il marito dell’ex donna di Walken fu uno dei suoi ex studenti. Ho detto tutto.

Nel film ciò non viene esplicitato ma la faccia di Walken, dopo aver visto il figlio piccolo della sua ex donna, la dice tutta. Sì, pare che con lo sguardo dica:

– Assomiglia a suo padre. Era uno che bocciai tre volte.

 

Sì, dovete sapere che molta gente malata di mente, cioè schizofrenica, quando comprende di non aver mai vissuto pienamente la propria vita reale, penosamente crede di essere Walken de La zona morta. Ne vidi e vedo ancora tanti così.

Sino a qualche anno fa, per esempio, frequentai un tizio. Essendo costui rimasto vergine sino a quarant’anni suonati, una sera mi confidò che voleva metterlo in culo a tutti. E che era (a)sceso sulla Terra per fare l’angelo sterminatore. Sodomizzando l’intera umanità che l’aveva messo in croce.

Gli risposi:

– Anche il prete della tua parrocchia vorresti fottere?

– Sì, lui è il primo della lista. È il Maligno!

– Davvero? Mi pare l’unico che ancora ti dica… che dio ti benedica.

 

Eravamo a casa sua, seduti sul divano a guardare la televisione. Per questa mia impavida freddura, mi saltò al collo. Stette per strozzarmi. Mi sentii spaccato, spacciato, praticamente soffocato. All’improvviso, dalla tv accesa, annunciarono l’elezione al papato di Jorge Bergoglio. Lui, commosso, mi lasciò stare. Inginocchiandosi in estasi come se avesse visto la Madonna.

E io urlai:

– Alleluia, alleluia. Sia lodato Gesù Cristo!

 

Comunque, l’elezione di Papa Francesco non servì a salvare il mio amico. San Francesco parlò agli uccelli. Il mio amico riesce ancora a non parlare con nessuna passera. Però si redense. Adesso, per sentirsi parte integrante di tutti gli animali terrestri, ogni mattina dà da mangiare ai piccioni. Poi, nel primo pomeriggio, guarda Uomini e donne. Ogni volta che una nuova coppia, pagata cento volte di lui per recitare la parte degli innamorati, si bacia, lui piange e canta a squarciagola Grande Amore. E la sua vita riprende Il volo!

Insomma, non tutti nascono Richard Gere.

Già ve lo dissi tempo fa. Richard non è mai stato candidato all’Oscar poiché considerato troppo bello.

Ma è, dopo De Niro, Al Pacino e Anthony Hopkins, il mio attore preferito.

È infatti l’unico attore della storia del Cinema a essere stato protagonista de I giorni del cielode Gli invisibili e de L’incredibile vita di Norman, riuscendo nel contempo a essere il principale interprete di American Gigolo, di Pretty Woman e di Affari sporchi. Richard Gere è un grande uomo, in tutti i sen(s)i. Tu, per esempio, ti saresti arrabbiato a morte se fossi stato considerato, per almeno trent’anni, il più grande sex symbol vivente. Senza però mai aver vinto niente d’importante. Richard Gere invece continua ad applaudire attori e uomini molto meno belli e bravi di lui perché non è un poveretto che delira e dà di matto se qualcosa gli va storto. Il novanta per cento delle persone invece se la prende ed è per questo che il mondo è in guerra e va a puttane. Qualcuno, allora, pensa che il mondo giri attorno a sé stesso (o a sé fesso) e offende il prossimo quando quest’ultimo non la vede come lui. Di conseguenza, si scatenano le lotte personali e nascono spesso le tragedie. L’altra sera, per esempio, mi contattò una tizia:

– Mio figlio non parla più ed è diventato muto dopo che a scuola l’hanno massacrato d’insulti. Che dice? Lo porto da uno psichiatra?

– No, signora. Lo sederanno e basta. Lo porti da me.

– La smetta! Lei è solo un ciarlatano!

– Ah sì? Allora perché sta chiedendo consiglio a me?

– Mi scusi, sono pazza. Le chiedo perdono. Non mi rendo conto di quello che faccio.

– Cioè lei è come il novanta per cento delle persone.

 

Ora, io ho rivisto Joker più e più volte.

Non riesco davvero a capire come possiate considerare C’era una volta a…  Hollywood un film maturo, anziché quello che è, ovvero una bambinata, e Joker invece, al contrario, un film puerile.

È esattamente l’opposto. Tarantino reinventa una tragedia mostruosa, Joker esplicita una tragedia “fantasiosa”. Vidi inoltre molte video-recensioni inerenti il film di Todd Phillips. Non ne vedo molte, invece, sui film di Todd Solondz, ah ah.

Permettete di dirvelo, nonostante vi stimi, siete tutti sbagliati, no, sono tutte sbagliate.

Mi riferisco, perlomeno, a quelle che accolsero tiepidamente tale suddetta pellicola. Per esempio. Mr. Marra sostiene, a spada tratta, che Arthur Fleck impazzisca quando smette di assumere gli psicofarmaci. No, invero non è proprio così. Terminato l’effetto compressivo dei farmaci, così si dice in psichiatria, i suoi canali della mente sono nuovamente liberi. Cosicché, Fleck riacquista coscienza. Quindi si ribella. Prima cioè era stato sedato poiché la psichiatria, erroneamente e orridamente, considera diversa una persona non adatta ai canoni della società. Dunque, come in Minority Report, per paura che, per via della sua alterità emozionale non allineata al pensiero comune, prima o poi Arthur sarà esposto a una reale situazione in cui non saprà gestire le sue emozioni, rendendosi dunque pericoloso per sé e per gli altri, lo arresta chimicamente, imprigionandolo nella castità psicomotoria ed emotivamente alterata, ingannandolo subdolamente. La cosiddetta suggestione. Prevenire è meglio che curare? Antico dilemma per cui Shakespeare si sarebbe scervellato. La risposta giusta è essere anche nel non essere in quanto noi tutti siamo quello che crediamo di essere. La maggior parte delle persone non si rende conto, purtroppo, di chi è/sia. Dunque di chi non è e non sia. E giammai sarà. Forse è l’alta borghesia o la finta cortesia. Forse è la dogmatica Chiesa o, appunto, un generalista, relativistico chicchessia. Pensandosi chissà chi, infatti crede perciò di poter decidere arbitrariamente chi sia l’altro nel volerlo recidere e/o psicologicamente recintare. Questa invece non è né la verità né l’obiettività, né l’intelligenza né l’elevazione ideologica. Si chiama nazismo ed è una cosa oscena. Ancora quanto mai attuale nella cosiddetta realtà. Avete visto C’era una volta a… Hollywood? L’attore che interpreta Charles Manson, ovvero Damon Herriman, è lo stesso che interpreta Manson nella seconda stagione di Mindhunter. A prima vista, quando faccio il cretino apposta, cioè il Joker, potrei sembrare Manson. Purtroppo sono come Holden Ford/Jonathan Groff. Perché purtroppo? Perché è più facile vivere da pazzi.  Se sei uno psicopatico come Manson e ti sbattono all’ergastolo, resisti. Poiché ti crei un altro delirio compensativo. Se sei Holden Ford, vedi tutto lucidamente. Ed è molto dura. Poiché in tre secondi netti, hai già capito chi hai di fronte.

Ora, vi spiego. Partiamo da questo basilare presupposto. Lo psicopatico, quasi sempre, ricommette lo stesso crimine. Non se ne rende neanche conto, è la sua inconscia natura a portarlo a delinquere nelle stesse modalità, sì, modus operandi, della prima volta. Lo fa per soddisfare suoi sopiti desideri sessuali inappagati che riversa nel crimine da lui perpetrato. Vi faccio un esempio lapalissiano. Il carnefice designa nella sua mente la vittima prescelta. Il novanta per cento dei crimini odierni avvengono telematicamente, cioè sono di bullismo psicologico. Il carnefice sceglie, a suo libero arbitrio, la vittima su cui accanirsi. La vittima crolla. E viene ricoverata. La vittima segue un percorso riabilitativo per dimenticare il trauma inferto a suo danno e, finito che ha di svolgerlo, perdona il carnefice e lo assolve.

A questo punto, il carnefice ritorna sul luogo del delitto, infierendo nuovamente e agendo psicologicamente su quelle che crede che siano ferite ancora aperte della vittima per indurre la vittima di nuovo a reazioni psicotiche.

Cioè, il carnefice cerca di nevrotizzare la vittima e portarla a uno stato di disordine post-traumatico.

C’è un piccolo particolare però che è sfuggito al carnefice.

Vale a dire, il carnefice pensa di conoscere a memoria la patologia di cui è affetta la vittima per colpire su di essa nei suoi punti sensibili.

Nel frattempo, però, la vittima ha imparato a conoscere i suoi stessi punti deboli e si è rafforzata enormemente.

È a questo punto il carnefice che rimane scoperto.

Sotto ogni punto di vista.

Sarebbe come dire che i fan della setta di Charles Manson erano convinti di trovare in casa Polanski, eh già, una donna debole e indifesa, Sharon Tate, andando a colpo sicuro.

Invece, sbagliarono la mossa e si trovarono di fronte Brad Pitt.

Dio che inculata bestiale, cazzo.

Il che sarebbe come dire, allo stesso modo, che Roman Polanski, dopo aver appreso della notizia di sua moglie stuprata, dilaniata e squartata, avrebbe avuto due possibilità: spararsi in testa o impazzire e di conseguenza finire rintronato in un centro di salute mentale a vita. A elaborazione impossibile di un lutto senza spiegazioni razionali, plausibili.

Lui invece intraprese la scelta più difficile.

Cioè, se già prima dell’omicidio di sua moglie, era un grande, poi divenne ancora più grande, sublimando nell’arte ogni suo demone interiore.

E L’ufficiale e la spia lo dimostra.

di Quentin Tarantino, no, di Stefano Faloticothree christs

La critica moderna, guidata dagli youtubers Joker Marino, Federico Frusciante, victorlaszlo88, Lorenzo Signore, Mr. Marra vs la Critica accademica


17 Jun

james-deanOra, saltate questo lungo preambolo se non amate l’autoironia, la Critica sui generis e passate al capitolo 2 che verte sulla questione enunciatavi nel titolo…

Comunque sia…

Lo spettatore amatoriale che critica i critici veterani è triste quasi quanto Paul Schrader che girò un film con James Deen e più moscio di Richard Gere de Il primo cavaliere?

Sì, ho scritto James Deen, non James Dean.

James Deen è la nemesi di James Dean. Tanto Jimmy fu la simbolizzazione, per quanto mitizzata volgarmente, romanzata, empiamente stilizzata della gioventù bruciata piena di palpiti romantici, d’eterna inquietudine combattiva, d’incandescente purezza sentimentalmente travolgente, ovvero l’incarnazione della rabbia giovane quasi appunto malickiana, oscenamente mistificata però dai cultori e fautori bassamente giornalistico-giovanilistici, appunto, cioè adulti rincoglioniti idolatri e nostalgici delle giovinezze lor perdute nella panza e nella corruzione da riempire e infangare di triti luoghi comuni insopportabili ché, a loro squallido ardire, è bello ardere e identificare in modo pressapochista nella distorsiva nomea iconica d’una idealizzata, forte, eterna sindrome da Peter Pan e nella stupida magnificazione bambinescamente cazzuta de Il selvaggio, quindi a erezione, no, elevazione di nostalgie ed elegie brandiane e coppoliane, Rumble Fish docet, santificanti e dunque limitanti, al solo scopo… mercantilistico e superficiale, agiografico e banale, semplicistico e oserei dire scandaloso, scostumato, vergognoso di alzar in auge quella… che è invero l’emotiva complessità di un periodo importantissimo della vita di noi tutti, cazzo, dicevo… mi son perso fra anacoluti dal costrutto sintattico più articolato di un infinito rutto brutto… in parole povere, James Deen, il pornoattore osceno, è un misogino edonista mostruoso e marcio, un sodomita violento e ai limiti della legalità delle donne comunque più vicine alla femminilità animale, quindi di Dean ha solo il nome.

Deen è uno sgorbio e ha storpiato pure il fantastico cognome del protagonista della Valle dell’Eden.

E The Canyons è un film impresentabile non perché io sia un moralista che fatica/chi a digerire l’idea che lo sceneggiatore de L’ultima tentazione di Cristo abbia ficcato… Dean nella sua porcata per rendere Autofocus la sua bischerata, no, capisco benissimo che dietro questa sua scelta di casting via sia un’idea meta-cinematografica pari quasi alla metafisica di Taxi Driver, comprendo appieno che, così facendo, Schrader abbia voluto eccentricamente omaggiare appunto sé stesso, essendo lui un calvo cineasta solipsista e calvinista, ossessionato dalla carne, da temi come il peccato, l’irredenta natura ambigua del sesso e dell’amore in una società andata a puttane più delle clienti di Woody Harrelson di The Walker o del super figo Richard Gere di American Gigolo, no, non è questo il punto. Nemmeno G.

Il grande Cinema è splendida finzione. American Gigolo è un bellissimo film proprio perché non c’era John Holmes a interpretarlo. Non so se mi stiate seguendo. Bensì appunto v’era Gere.

Forza, sveglia, non dormite da ghiri!

Un sex symbol, certo. Che peraltro sarebbe divenuto totalmente tale soltanto dopo questo film. Richard Gere, un celeberrimo donnaiolo incallito che è stato sposato a Cindy Crawford, l’unico stronzo di classe che poteva permettersi la lussuria, no, il lusso di essere il protagonista della pellicola All’ultimo respiro, remake neanche tanto malvagio, a darla tutta, no, a dirla tutta, di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard, recitando spesso semi-ignudo in piscina assieme a quell’ex Femme Publique immane e stra-gnocca di Valérie Kaprisky, donna impudica e pubica, senza far rimpiangere del tutto l’originale puro.

Evviva le guerre puniche!

Ma Gere è un attore coi contro-coglioni, non schizziamo, poveri idioti schizofrenici, e soprattutto… non scherziamo.

Guardatelo ne L’incredibile vita di Norman oppure ne Gli invisibili. E capirete che, oltre al sempiterno fascino virile da piacione, v’è sempre stato molto di più, miei cazzoni.

Richard Gere è uno che ha sempre saputo eccome il fallo, no, fatto suo. Un attore con due palle così.

E qui ci vorrebbe, a gridarvelo in faccia, Mario Brega di Un sacco bello, così come urla infatti al figlio scemino che Don Alfio è uno di Chiesa che la sa lunga.

James Deen è il peggio del maschio, roba che Bobby Peru di Cuore selvaggio, cioè Willem Dafoe, vale a dire uno degli attori preferiti di Paul Schrader, neanche a farlo apposta, se lo tromba più velocemente di un’eiaculazione precocissima senza neppure cagarlo di striscio.

Paul Schrader, che film merdoso che è il tuo The Canyons. Per fortuna, ti sei rifatto con First Reformed. Sennò ti avrei spedito a fumarti un cannone…

Sì, un tempo, ai due giorni di leva, chiedevano ai ragazzi se amavano i fiorellini. A me chiesero come mai mi piacevano i tortellini ma non gradivo molto le bolognesi.

Se qualcuno rispondeva sì ma, alla domanda se gli fosse piaciuto fare il fioraio, rispondeva che, altresì, amava la natura colorata e bella eppure al contempo non si sarebbe mai sognato di fare il giardiniere contento o di vendere rose rosse alle donne innamorate non solo di Richard Gere per una vita apparentemente felice, ecco, a questo qualcuno prescrivevano la visita dallo psichiatra.

Io sono il Joker, anche Matthew Modine di Full Metal Jacket.

Se costui si opponeva a questa sorta di castrazione psicologica assurda, lo riformavano. Ma non rilasciandogli la patente di uomo troppo dolce ed educato, dalle buone maniere sensibili non pronto a un mondo guerrafondaio manieristico di fascisti-filonazisti, bensì lo rispedivano al mittente con la patente discriminatoria di frocio assai prossimo alla demenza.

Sulla lettera, diciamo, di dimissione non v’era scritto esattamente frocio bensì eufemisticamente lo si mandava a cubiste, no, a cubitali lettere, a quel paese poiché non ritenuto macho abbastanza e dunque adatto, oddio sto morendo, a una vita da duro che tutti incula.

È questo che ci ha insegnato la nostra Italia. Complimenti, valori di “sana e robusta Costituzione”.

No, non ho nulla da dissentire in merito. Come no? Infatti io ho svolto il servizio di obiettore di cosce, no, di coscienza.

Detto ciò, non traviate le mie parole, non travisatemi.

Tutto quest’ambaradan, questo pen(s)oso panegirico per arrivare a una questione che mi sta sinceramente più a cuore.

Sì, tutti questi damerini, questi (ig)nobili figli di papà di vent’anni che non se lo sono mai fatto a dovere, mi stanno sul culo.

Se avessi detto che mi stanno in un posto simmetricamente perpendicolare allo sfintere, mi avrebbero pure tolto la possibilità di obiettare e dire la mia. Vi pare normale?

A noi, critici e figli della generazione X, forse con una Lancia Ypsilon, uomini “Smart” insomma, chi spezzerà delle lance in nostro favore? Ah, non ci disprezzerete e dunque l’anima non ci spezzerete.

Vi faremo a pazzi, no, a pezzetti, a pezz(ent)i. Paz e devi avere Pazienza, anche Andrea…

Dobbiamo mettere i puntini sulle i e anche forse su quelle greche, non siamo probabilmente dei latinisti e amanti dei peplum ma forse adoriamo i piedi femminili, siamo feticisti di e come Tarantino?

Siamo misogini come James Deen o come Stuntman Mike di A prova di morte?

Odiamo gli attori cani, dunque non siamo dei cinofili, bensì solo dei cinefili?

La domanda sarebbe da porre al mitico Ignazio La Russa. Vi ricordate?

Incorre in un frequente lapsus il candidato di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa mentre si rivolge a Luca Miniero, regista del film Sono tornato che ha come protagonista il Duce: “Un film troppo commerciale…”.

Alcuni sostengono che io meriti molto più successo E che i miei circa 370 iscritti al mio canale YouTube Joker Marino siano davvero pochi. E sul modello 730 abbia poco da recensire…

Ora, noi siamo bravissimi, in effetti. Spesso, lo dico orgogliosamente, siamo più intuitivi, colti e preparati di gente che scrive, dietro fior di quattrini, per quotidiani nazionali.

E mi riferisco naturalmente, oltre che a me stesso, ai succitati Frusciante, Victor, Signore, forse anche a Willy Signori e vengo da lontano.

C’è chi ha mille iscritti al suo canale e chi invece 100 mila. Chi invece ne ha tre, ovvero sé stesso e i suoi genitori. Io non sono invidioso di chi ha più di me. Chi fa da sé…

Dunque, lunga vita a Fede, nostri fedelissimi.

È meglio insomma Falotico, detto Falò delle vanità, oppure Francesco Alò?

È meglio Mereghetti o le sorelle Laura e Luisa, figlie di Morandini?

Chi è nato prima? L’uovo o la gallina?

E Falotico è una gallina dalle uova d’oro? Cioè, quasi (a) gratis, continua a fare le video-recensioni di film altissimi ma, se fosse andato, ogni santo giorno, al semaforo di Via Prati di Caprara, per elemosinare du’ lire, forse oggi avrebbe più soldi?

È un critico amatore pur non essendo un armatore, è un amante della più elegante Ars Amandi e un adoratore del Cinema bello, non bellico, quanto i migliori film di Elia Kazan? Oppure era meglio se fosse nato davvero come Antonella Elia?

O è invece un cazzaro, un casinaro, un coglione, per farla breve e sveltina?

Siamo tutti pirla in questo mondo?

E perché mai sfruttarono la virilità grandiosa del magnifico Richard Gere a uso e consumo delle donnette che hanno sempre utopisticamente sognato di vederlo nei panni di Lancillotto?

Tornando a La Russa, stamattina uno in radio, un lavoratore stacanovista e bravissima persona, a tale domanda fattagli, ecco, ha risposto così:

– Che cosa faceva nella vita jean-Jacques Rousseau?

– Russò.

 

Invero, non fu una domanda ma una barzelletta raccontata dallo stesso radioascoltatore che, finito di spararla, volle puntualizzare che lui, oltre che lavoratore duro, è un grande musicista.

Ci siamo capiti. Ho detto tutto. Noi siamo più bravi dei cosiddetti critici da cui tutti pendono dalle labbra ma forse ha fatto bene James Deen a buttarla in vacca.

Se proprio ci andrà grosso, no, grassa, potremmo pure campare con un mezzo stipendio ottenuto dalle visualizzazioni, ma non potremmo mai permetterci di avere la villa a Mulholland Drive.

Noi continueremo però, resilienza e Resistenza permettendo, ad amare alla follia Lynch, vedendo Naomi Watts e Laura Harring col binocolo e invece il Pinocchio Deen vedrà gnocche a tutt’andare, sgranocchiandosele, le gambe sgranchendosi, scrocchiandosi le nocche, pieno di balocchi, no, baiocchi.

Chi ha occhio, no, orecchie per intendere, intenda. Altrimenti, se non volete starci a sentire, c’è sempre la RAI.

Evviva noi, youtubers a cazzo loro, gli altri sono tutti troioni.

Perciò, arriviamo al punto cruciale, alla morale della fav(ol)a:

se James Dean interpretò Il gigante, se James Deen è un cane e La Russa un cinofilo, perché Falotico non può essere un cinefilo normale?

Dio can’!

 

di Stefano Falotico

01 Jan 1955 --- James Dean --- Image by © Sunset Boulevard/Corbis

01 Jan 1955 — James Dean — Image by © Sunset Boulevard/Corbis

Tu dici? Dica duca, duca dica, molta gente non può amare Stranger Things, sapete perché?


03 May

stranger things 3

Sì, ho visto The Judge. Con un grande Robert Downey Jr.

E quando mai non è grande? Lo è sempre stato. Anche nelle commedie adolescenziali degli anni ottanta ove sfoderava il suo faccino pulito eppure già furbetto. Essendo troppo furetto, cadde in catalessi, in vie traverse s’infilò e, per un po’, Hollywood non se lo cagò.

Lui perfino si drogò, in carcere finì e parse finito. Ah, uno come lui, vi pare normale?

Sì, dalle sbarre d’acciaio, da quello che sembrava uno spietato Verdetto finale e una carriera evaporata in Bolle di sapone, il mitico Robertone divenne Iron Man, dunque un gran riccone molto piacione.

Una vera resurrezione dopo il pessimo film Restoration. Robert smaltì anche i chili di troppo dovuti agli psicofarmaci e alle sue luculliane cene ai ristorantoni assieme a quelle brutte compagnie di magnoni e e di qualche magnaccia. Mangiò tanto, mannaggia!

Ma tornò a essere uno dei migliori attori della sua generazione come i più pregiati Wonder Boys.

Che personaggione! Sì, foste troppo faciloni a dargli del coglione e del troione, miei cafoni, perché Robert vi smentì da gran signore e straordinario attore.

Camaleontico, lui cambiò registro perfino del suo indagato ingiustamente accusato di esser stato tropo presto trombato e divenne Sherlock Holmes. La sua caduta non era elementare manco per il cazzo, miei Watson.

Ecco, direi di soffermarci proprio sull’investigatore creato da Arthur Conan Doyle.

Alzi la mano chi non lo conosce? Ah, lei non lo conosce? Be’, certo lei conosce soltanto i gialli alla Agatha Christie dei programmini della tv come Chi l’ha visto. E poi, dopo queste sue notti nere, si sveglia al mattino e torna a far la commessa alla Conad. Ma quale Conan Doyle!? Lei non conosce nemmeno Arnold Schwarzenegger il barbaro. Di nome lei fa Barbara, però. E va in giro, fra un amante e l’altro, conciandosi come la squillo Jane Fonda, alias Barbarella! Ah, che bellezza…

Sì, in Italia vanno forte questi reportage televisivi da Zodiac dei poveri ove il criminologo della mutua Meluzzi avrebbe da dirne anche sulla mia condomina del settimo piano di cognome Luzi.

Imputandola del crimine di aver rubato una mela alla Coop. Suvvia, era solo una melina, una meluzza. Forse un melone, mio capoccione!

In Italia sono tutti santi, esenti da peccati e senza scheletri nell’armadio. Invero, qui vedo pochi sani di mente ma molte donnette che, stravaccate sul divano, mangiano le mentine, sanificando le loro frustrazioni nell’ammirare Richard Gere di Pretty Woman.

Donne che vogliono essere come Julia Roberts e vestono firmate Calzedonia.

Ieri, ad esempio, una della mia età, quindi vicina alla quarantina, ha scritto che su Facebook stava guardando I Goonies per la prima volta in vita sua.

Costei ha mai avuto un’infanzia, essendo stato l’appena succitato film di Richard Donner uno degli imprescindibili must di ogni infante?

No, è una donna che non conosce Richard Donner, ama appunto Richard Gere e già a 15 anni perse la verginità con l’Arma letale di un burino poco Superman.

Comunque, a 8 anni, sì, fu una sognatrice che idealizzò il suo falco della notte come in Ladyhawke, può essere. Però la purezza durò meno del suo primo rapporto sessuale assai dimenticabile, una sveltina impercettibile.

Sì, già in prima media conobbe un suo coetaneo alquanto precoce che, con lei, poco dopo ma molto porco e affatto calorosamente parco, fu Furia cieca a letto. O forse dietro i cespugli di un parchetto oppure con la luna piena in un parcheggio.

Tanto furioso che dopo tre secondi… ho detto tutto.

Ed è per questo che tale donnetta non può apprezzare Stranger Things poiché la sua vita è stata sempre troppo pratica, materialisticamente già molto sviluppata e soltanto adesso, come una Marina Ripa di Meana sui generis e degenerata soprattutto, scopre il suo Ritorno al futuro. O no?

Non lesse la più bella, adolescenziale letteratura detection, non guardòTorna a casa, Lassie!, è sempre stata lessa, non vide Piramide di paura, non giocò nemmeno con la Barbie perché Toys secondo questa qua è un brutto film ed era già in cerca del suo Big Jim da femminista Demi Moore di RivelazioniToys è comunque la pellicola peggiore di Levinson. Su questo io e lei concordiamo?

Sì, una donna indirizzata prematuramente al Michael Douglas più sessualmente allupato e semi-maniaco come Sharon Stone di Basic Instinct.

Ah, i suoi amanti son tutti stati dei Bandits da strapazzo. Neppure boni sebbene lei sia sempre stata la loro “colonna sonora” alla Bonnie Tyler di Total Eclipse of the Heart.

Lei, molto opportunista, con tutti andò ma prima o poi incontrerà un Wizard of Lies e ho detto tutto.

Oppure, nonostante i consigli paterni, potrebbe trovare suo marito coinvolto in uno scandallo alla Paterno.

Sì, davvero. Non sono misogino e misantropo. Ma sono stufo di questo Cinema “adulto”. Invero soltanto adulterato in storie di adulteri, (s)figate e cazzi che non m’interessano.

Almeno, fossero storie disperate come Attrazione fatale. No, trattasi di vicende mielose da Gabriele Muccino, di film mielosi da Moccia, con trame da mocciosi che si credono cresciuti.

Ah, cresciuti lo sono. Troppo e malissimo.

E la dovreste smetterla di accanirvi su Stranger Things. Ché è una strepitosa serie. Sì, verissimo, scopiazza da tutto il Cinema prima maniera di Spielberg, da Joe Dante, perfino da Alien e compagnia bella.

E quindi?

Vedete, voi potete dire quello che vi pare su di me. Ad esempio che io sia matto.

Dite? Ne siete estremamente sicuri?

No, dico, come diceva Totò, mi dica duca, duca dica.

Si ricordi però che sono il Principe e pure L’imperatore di Capri.

Signori si nasce e io modestamente lo nacqui.

E, se dico che Stranger Things è figo, così sia scritto e così sia fatto.

di Stefano Falotico

Sì, Richard Gere non si tocca. So che voi donne l’avreste voluto toccare eccome, ma è un grande untouchable, ah ah


13 Apr

gere motherfatherson

Io l’ho già detto. L’ho già scritto più e più volte. Come scriveva il Morandini, Richard Gere ha il “sessappiglio”. Ah ah.

Sì, è indubitabile. È un uomo dal fascino caliente.

No, sfatiamo per l’ennesima volta quest’immonda diceria sul mio conto. Al mio co… to ci penserà qualche donna cotta. Ah ah.

No, non sono omosessuale. Ma adoro molti attori bellissimi. Io sono un adoratore della bellezza totale. Che sia maschile, femminile, di ogni t… a, tipa, che sia la bellezza dei quadri del Caravaggio, un dribbling di Roberto Baggio, una sensuale ninfea che posa (s)velata nei primaverili giorni inoltrati d’un dolce Maggio, amo come ogni topo il formaggio, ottimo…

Pecorino ma forse meglio pecorina. Ma, come Gere, non sono mai pecoreccio.

No, nonostante io emani un fascino a pelle, diciamo, odio la volgarità, conservo intatta l’eleganza dell’uomo che facilmente non si dà. Che ammicca silente, gioca taciturno di sguardi complici finto-acquiescenti, sguardi bollenti eppur freddi che vorrebbero qualcosa di più di un rapporto amichevole e stucchevole, mi becco spesso degli schiaffi disdicevoli eppur conservo una faccia da c… o, come si suol dire, indiscutibile. In una parola, estremamente piacevole.

La faccia di un uomo che non si vende eppur le donne con me (s)vengono.

Sì, ne ho a bizzeffe. Ah, son sventole. Sì, mi dan delle pizze con tanto di olive. Mi contattano sempre. E ciò, amici maschi, sapete bene che fa venir du’ palle tremende.

A parte gli schizzi, gli schiaffi e gli scherzi, Richard Gere è stato penalizzato, sì, famoso participio passato derivato da pene, ah ah, per il fallo, no, il fatto di esser troppo bello.

Quando si dice… ah, ma quello lì buca lo schermo. E anche qualcos’altro.

Sì, Richard è uno dei massimi bucanieri. Non piace solo alle bianche. È un uomo talmente sensuale che non ha sesso. Lo fa alle rosse, alle svedesi, alle portoricane, alle thailandesi, alle giapponesi, alle nere e perfino alle eschimesi. Ogni mese, a ogni ora del giorno e della notte, questo ci dà eccome di “botte”.

Spinge, insomma. Ah ah.

È uno dei più grandi glandi viventi della storia. Sì, no, perdonatemi.

Un grande col sex appeal piccante.

Fu scambiato solo per un bellimbusto aitante. Ma io vi dico che in Cotton Club fa la sua porca… figura anche di recitazione pura e sfavillante.

Lui dà fiato alla trombetta, Diane Lane si tromba ed è tutto un sassofono da duro di marmo.

Sì, col tempo il Gere si è tolto molti sassolini dalla scarpa.

Negli ultimi suoi film è stato proprio superbo.

E ora voglio spararmelo di brutto in questo.

Ricordate: Richard non perde il pelo, no, i capelli ci sono ancora tutti, il vizio ovviamente no.

E indossa giacca e cravatta da piacione di razza.

Su capigliatura albina che fa sempre molto volpino. Oggi, più che da Cotton Club, da cotton fioc. Miei finocchi.

Sì, Richard è uno che lo guardi e capisci che in certe cos(c)e sei ancora all’abc.

Mentre lui, cazzo, recita pure per la BBC.

Richard, un uomo delicato e sensibile come lo shampoo Neutro Roberts.

E infatti Pretty Woman ne sa qualcosa…

O no?

 

 

di Stefano Falotico

Il famoso sessappiglio di Morando Morandini, parola inventata dal compianto decano dei critici italiani a proposito di Richard Gere e altri/e belloni/e


22 Mar

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Ecco, se digitate sessappiglio o anche sessapiglio su Google, non troverete, a parte forse il dizionario Olivetti, nessuna corrispondenza.

Perché sessappiglio non esiste in italiano. Eppure, il dizionario dei film Morandini n’è colmo.

Nella recensione di Affari sporchi, il critico suddetto e compianto, a proposito di Richard Gere, dice o meglio diceva testualmente quanto segue:

Gere esibisce il proprio sessappiglio come una nave inalbera la bandiera di combattimento.

Tant’è che questo suo neologismo, coniazione scherzosa, come ha ben osservato qualcuno, del più comunemente noto sex appeal, è entrato a far parte del gergo di molti. Addetti ai lavori e non, cinematografici e non, per ironizzare sull’evidente carica sensuale di un attore o di un’attrice. Sensualità evidente e lapalissiana nel caso del succitato Gere.

Ma anche una sensualità talmente sfacciata e appunto palese da diventare, in alcuni film, eccessiva, fuori luogo e ridicola. Tale da inghiottirsi la serietà della performance.

Insomma, un uomo talmente sexy, affascinante e carismatico, soprattutto per il gentil sesso, da avere non tanto il sex appeal bensì, ah ah, il sessappiglio. Che suona molto come presa in giro.

Una sensualità così debordante da risultare imbarazzante. E patetica.

Più volte, in alcuni miei scritti, io stesso ho usato questa parola, cambiandola a mia volta e storpiandola in sessapiglio con una sola p. Ché rimbomba ancora di più di sonora bertuccia all’erotismo plastificato di massa.

Quello che mi chiedo però, dopo aver visto L’incredibile vita di Norman e Gli invisibili, ove Gere è tutt’altro che sexy, ma davvero Gere aveva e ha il sessappiglio?

O era solo invece un grande attore mai preso troppo sul serio per via del fatto che era eccessivamente bello?

Sono molti i casi di attori e attrici tanto belli che la lor bellezza li ha mangiati vivi. La classica arma a doppio taglio.

A tutt’oggi, ad esempio, Brad Pitt non viene ancora considerato un grande. Ma solo un discreto attore, appunto, belloccio per antonomasia.

Insomma, per essere dei grandi attori, bisogna per forza essere Dustin Hoffman? Per essere delle grandi attrici, bisogna essere necessariamente Meryl Streep?

Due che, rispettivamente, non sono quelli che si possano definire propriamente dei “figoni?”.

Di questo ne siete e siamo sicuri?

Come dice il detto: quella lì è bravissima ma è pure bellissima. Il che non guasta mai.

 

di Stefano Falotico

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