Si stanno ingenerando discussioni in merito a Loro. Sì, perché Loro non è suddivisibile se non per pura logistica distributiva. Perché, se un tempo potevano proiettare C’era una volta in America integralmente, tutto d’un fiato, e la gente, piacevolmente, adorò ammirare sconfinatamente le 4h leoniane, oggi, in tempi di Instagram e format televisivi, la gente si è talmente impigrita che un film di quattro ore non ha il “tempo” di vederlo. Invece ha tempo per stare su Facebook tutto il giorno nell’esporre al pubblico ludibrio le sue infedeltà coniugali, i suoi mal di pancia, i suoi pensieri lascivi e sfacciatamente edonisti, per 15 minuti peraltro di celebrità futile, anzi, “utile” a un ammasso d’imbecilli che la segue. In un reciproco “baciamano” di leccate di culo e servizievoli omaggi che pendono dalle labbra del più “bravo” leader della sua personalità abietta ma tanto appariscente da confonderla per forte, distintiva soggettività affascinante. Cosa ci sia di affascinante in qualcheduno che mercifica la sua anima per qualche like in più, me lo dovete dire.
Allora, Sorrentino, messo alle strette probabilmente dalla Universal, è stato costretto a “spaccare” il suo film in due tronconi. E dico io… come vi permettete di recensire un film a metà?
Ma si sa, impazza la mania dei tuttologi, di quelli che vogliono arrivare primi sul pezzo. Allorché, anche Mereghetti, in barba alla sua serietà, in tempistica da record, ieri pomeriggio, subito dopo la proiezione per la stampa, ha scritto la sua recensione sul Corriere della Sera. Ma io son uomo occhiuto e raramente mi sfuggono i particolari… nessuno ha notato che, nel corso della serata di ieri, Mereghetti ha più e più volte modificato la sua recensione, correggendola “online” e aggiustando il tiro. Sì, prima l’ha inserita battendo e sbaragliando la concorrenza, tanto per far sì che il suo articolo sbancasse e primeggiasse, ottenendo migliaia di visualizzazioni in una manciata di minuti, quindi, ben conscio di essere stato troppo radicale e cattivo con Sorrentino, l’ha cambiata “in corso d’opera”, riservandosi il diritto di aspettare la seconda parte e, attendendo, come fa sovente, gli altri giudizi critici, per farsi un’idea più obiettiva, meno personale e probabilmente più meditata, coscienziosa e lucida, senza farsi assalire dagli umori superficiali di una sbrigatività che potrebbe costargli la reputazione “intonsa”.
Eh sì, siamo ossessionati dalla sveltezza, dall’efficienza immediata, e tutti si affannano per tagliare il traguardo prima degli altri. Sì, per vincere il premio del più “in gamba”. I grandi film abbisognano di lentezza… per goderli con calma, per amarli e metabolizzarli, non vi corre dietro nessuno. Altrimenti rischiate di prendere delle cantonate incredibili. E poi applicate lo stesso metro di giudizio nel giudicare il prossimo con questo parametro fallacissimo, geriatrico, psichiatrico, “diagnostico” assai poco speculativo e invece tanto volgarmente affrettato e, dico io, anche affettato.
Il problema è che quasi tutti vogliono vedere il film che avrebbero voluto vedere. E io insisto a urlare… ma se nessun film vi piace e quasi tutto ciò che vedete lo liquidate in maniera odiosamente sprezzante e programmaticamente cinica, perché il film non lo fate voi? Ah, capisco, perché non ne siete capaci e, alibi ancor peggiore che avallate a vostra discolpa, perché non avete “tempo”. Siete presi da cose più importanti. Allora, non andate al cinema! E non ci ammorbate!
Oggi va di moda la teoria del “secondo me è così, non si discute, scusa, adesso devo guardare quell’altro film”…
Sì, un impazzimento di massa che è iniziato molto prima del berlusconismo, molto prima della comunicazione globale, molto prima dell’involgarimento del gusto, molto prima dell’uomo, oserei dire.
E avete smarrito il concetto di bellezza in chissà quale anfratto del vostro rinnegato, sepolto e mai disseppellito inconscio. Ognuno vede la bellezza a modo suo, non esistono più canoni, sebbene resista quello di “regime” della RAI.
Al che, abbondano come sempre le frasi fatte e le più mediocri “sveltezze”… il Cinema di Sorrentino è velleitario, ridondante, barocco, ed ESTETIZZANTE.
Anche il Cinema di Zack Snyder è estetizzante. Ma che significa estetizzante? Ogni autore estetizza la sua visione come meglio crede. Davvero credete che le immagini “rozze” e “spoglie” di Garrone siano meno estetizzanti di quelle di Sorrentino? Davvero siete fermamente convinti di un’idiozia ciclopica del genere? Davvero pensate che il Cinema “verità” di Andy Warhol sia “oggettivo?”.
Ma quando è partito tutto questo? Da quando, sui b(r)anchetti di scuola, vi hanno insegnato che Leopardi è un romantico pessimista e Foscolo un “ermetico?”.
La dovete finire con queste classificazioni generiche. E poi smettetela di “interconnettere” gli artisti. Leggo cose come… la prima mezz’ora di Loro è à la Scorsese. Mentre l’inizio delirante assomiglia quasi a Lynch.
Dovete rispettare gli artisti, e anche le persone, per la loro unicità. Se uno è così, è così. Non tutti hanno scopato la prima volta a 13 anni, alcuni venivano picchiati dal padre, altri avevano una madre maniaca religiosa, altri son figli di Silvio… Capisc’? Dalla diversità delle nostre storie nasce la grandiosa eterogeneità del Cinema e della vita.
Da questa vostra smania di omologare tutto, vivisezionarlo, rapportarlo ad “altro”, giocare di patenti, etichette e “prognostici” giudizi, nasce il grande problema della modernità.
Nascono i conflitti di classe, si partoriscono i fascismi, si diventa razzisti, xenofobi, omofobi, intolleranti e solipsistici. Ma cos’è questa prevenzione? Sì, siete incurabilmente prevenuti e per sanarvi non servirà neppure una pessima canzone di Mario Venuti!
– Stefano, non capisco. Mi sembri una persona tanto razionale, posata e ponderata, e non comprendo come tu faccia ad avere una vita sempre così precaria e incasinata. Sono due cose che non si “conciliano”.
– Non capisci perché sei scemo.
– Spiegami.
– Ma che vuoi che ti spieghi? Dai su.
– No, vorrei capire. Adori il Cinema di Sorrentino e ascolti la musica country. Mi pare impossibile.
– Ti pare impossibile perché forse sei un idiota?
– No, peraltro non capisco come mai uno come Berlusconi, artefatto, truccatissimo, potesse cantare canzoni napoletane con Apicella.
– Sei più idiota di quello che pensavo.
– No, è solo che vorrei inquadrare. Essere certo che sia così.
– Basta, mi hai stufato! Pigliati questo pugno in faccia.
di Stefano Falotico