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Fidatevi, è meglio essere un latinista che un latin lover, meglio essere un Kitano che una cagna


14 May

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Sì, nella mia vita, fratelli e sorelle della congrega, ne ho viste poche ma ne ho ascoltate parecchie.

Il novanta per cento delle donne vogliono solo i soldi, tutti gli uomini vogliono quella. E su questo non ci piove.

Nella mia vita, ho visto e sentito uomini dire che Tony Scott era meglio di suo fratello Ridley e che Benedetta Parodi è più sexy della sorella Cristina.

Davvero un’umana parodia. Come si può soltanto paragonare un filmaccio come Revenge col peggior film vendicativo di Ridley, ovvero Il gladiatore?

Revenge col Costner valeva il prezzo del biglietto solo per le gambe fenomenali di Madeleine Stowe. Una per cui, anche se saprai di essere l’ultimo dei Mohicani, accetteresti pure lo scalpo e il fallo, no, fatto di rimanere scapolo pur di passare con lei l’ultima notte ficcante della tua vita.

Sì, Cristina Parodi ora è un po’ invecchiata ma, al pari di Madeleine, possedeva un paio di cosce tali da corrompere anche il bravo Giorgio Gori. Uno che forse non ha lo stesso sex appeal di Richard Gere ma che con Cristina non è mai stato certamente un ghiro. Sì, di notte, fra le loro lenzuola pullulavano orgasmici ghirigori. Fidatevi.

Stesso discorso dicasi per l’antipatica ma indubbiamente notevole Ilaria D’Amico. Una che ha reso Buffon proprio un buffone e che l’ha data persino a Bruce Willis ma non a Fabio Caressa. Che sta appunto con la sorella di Cristina, Benedetta.

Sì, Fabio, così come proverbialmente dice alla fine del primo tempo delle partite di Calcio ai telespettatori, ovvero, le squadre vanno al riposo e i giocatori si bevono un tè caldo, dopo aver fatto l’amore con la sua compagna, dice lei che, dopo essersi riposato, gli deve preparare una colazione secondo le sue storiche ricette. Solo dopo aver mangiato come un ludro, può concedere a Benedetta i supplementari.

Sì, noi uomini siamo dei coglioni, abbocchiamo alla prima che mostra un bel paio di quadricipiti e tifiamo per gente pallosa che prende a calci le palle, spezzando i menischi dei disoccupati che li riempiono pure di soldi.

Le donne sono perlopiù delle stronze. Vanno dal loro maschio dopo che sono andate con altri cinquemila individui elaboranti i gameti col testosterone e anche i gemiti per gli estrogeni, e sono gelosissime se il loro uomo guarda le altre donne. Però, nel frattempo, amano farsi guardare pure dalle lesbiche in un gioco di provocazioni interminabili.

Insomma, delle pazze isteriche al servizio di leccaculo.

Sì, io commisi un solo errore nella vita. Quello di aver scopato.

Ah ah. Sì. Da allora, persi ogni passione per il Cinema di Miyazaki e divenni un Porco Rosso.

Tutte le mie malinconie da Takeshi Kitano e il mio adulto infantile come ne L’estate di Kikujiro, cazzo, andarono a farsi fottere.

Lei, in preda a paranoie incredibili, mi telefonava in piena notte, chiedendomi se mi stavo scopando un’altra. Per tranquillizzarla, le dicevo che stavo riguardando Hana-bi quando invero stavo rispolverando sia Anna che Julianne Moore di Boogie Nights. Una che mica si accontenta di un cazzone qualsiasi, pretende il massimo.

E qui ci sta tutto il mio umorismo nero da vero Beat.

Lei sapeva benissimo che stavo mentendo. Sì, sinceramente non stavo né guardando il capolavoro di Takeshi né scopando nessuna. Stavo solamente sognando.

Ah ah.

E lei mi aveva appena rotto i coglioni.

Sì, per me è stata una tragedia andare a letto con una. Da allora, tutte le donne vogliono venire a letto con me. Peraltro, pure gli uomini, questi omosessuali maniaci e bisex.

Sono cazzi davvero amari, fratelli e sorelle.

Devo diventare come Gesù Cristo, donarmi all’intera umanità e moltiplicare il mio pesce.

Faccio quel che posso, non chiedetemi un miracolo che non sta né in cielo né in terra.

Ha fatto bene Bob De Niro a rifiutare la parte dei due ginecologi gemelli omozigoti nel film Inseparabili.

Di Bob De Niro ce n’è uno solo, unico e inimitabile.

Di uomini come me non c’è nessuno.

Già, è stato un errore essere nato in questo mondo di uomini e donne, di animali e alberi, di gente inalberata e a vicenda inculata.

È solo un porcile.

Sì, sono un uomo antico, di un’altra epoca, un uomo latino.

Che vive nel suo temp(i)o.

A me di questi fottuti tempi moderni non piace niente.

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Kevin Costner, l’eleganza di Hollywood


27 Jul

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Ed eccoci qua a parlare del sempre bel Kevin Costner. Il cui nome completo all’anagrafe è Kevin Michael Costner, nato il 18 Gennaio del 1955.

Un uomo figlio di un elettricista e di un’attrice. E dunque il nostro Kevin, attratto dal suo lato materno-artistico, con estrema baldanza si dà al Cinema, che quasi subito si accorge di lui. Ha un faccino pulitissimo, è elegante nei modi senza essere affettato, ostenta un’enorme sicumera. E a passi svelti scala i ripidi gradini di Hollywood, per agguantare già il successo dopo soltanto una manciata di film.

Invero, sin dai primissimi anni ottanta, ottiene dei piccolissimi ruoli in pellicole abbastanza trascurabili, imbroccando poi un film che all’epoca fece abbastanza clamore, Il grande freddo, ma le sue scene vennero eliminate dal montaggio finale. E finalmente nel 1985 azzecca da protagonista due film che lo portano alla ribalta, ovvero Fandando e Silverado. Il primo è firmato da Kevin Reynolds, col quale poi Costner lavorerà ancora nell’altrettanto apprezzato Robin Hood – Principe dei ladri ma anche nel “disastroso” Waterworld, il secondo invece proprio da quel Lawrence Kasdan che l’aveva cancellato dal Grande freddo.

Fandando diventa un piccolo cult, tanto da invogliare anche il nostrano cantante Luciano Ligabue a omaggiarlo a squarciagola in una canzone famosissima pressappoco di quel periodo, e Costner pare infermabile.

 

Nel 1987 è il compassato, intransigente, integerrimo Eliot Ness nel capolavoro The Untouchables – Gli intoccabili di un ispiratissimo e antologico Brian De Palma, che riunisce a sé un cast lussuoso (Sean Connery, Andy Garcia e Robert De Niro versione Al Capone), forgiando di afflato epico un’epopeica storia gangsteristica ai tempi del Proibizionismo.

Quindi interpreta due film minori rispetto a quello di De Palma ma che al botteghino vanno forte, Senza via di scampo con Gene Hackman e Bull Durham.

Nel 1989 è il magico, vellutato protagonista de L’uomo dei sogni di Phil Alden Robinson e nel 1990 esce col bruttissimo Revenge di Tony Scott, pellicola pseudo-bollente con una Madeleine Stowe molto avvenente, ma anche con la sua opera capitale, Balla coi lupi, da lui appunto diretta con inaspettata maestria, gusto sopraffino delle immagini, e interpretata con sofisticatezza “liberal” da uomo bellissimo, selvaggio ma al contempo sobriamente affascinante e impossibile. È il film che vale tutta una carriera e Costner ha “solo” trentacinque anni, incassa sette premi Oscar, sbaragliando l’agguerritissima concorrenza del superbo Quei bravi ragazzi. È un anno nel quale però la cinquina dei film candidati come Best Picture, fra lo Scorsese di Goodfellas e il Coppola de Il padrino – Parte III, annoverava anche l’abominevole Ghost!

Ma gli Oscar grandiosamente vinti son comunque meritatissimi, e potevano essere perfino molti di più.

Impazza allora a livello mondiale la Costner mania. E Costner fa la sua figura anche in un altro filmone, JFK di Oliver Stone, sebbene il suo fin troppo perfettino Jim Garrison sia stato incarnato da lui, sì, Costner, chi se no, con noiosa legnosità e pedante monotonia espressiva.

Nel 1992 interpreta una pura schifezza commerciale, Guardia del corpo, ma la colonna sonora e la voce di Whitney Houston elevano il film in gloria e la pellicola primeggia al box office. Consacrandolo ancora una volta come paladino del sex appeal di classe. Da vero, innegabile handsome.

Ma, all’apice apoteotico del suo splendore e anche del suo perlaceo, attoriale fragore, arrivano i primi passi falsi sonori, e si profila la temuta ombra minacciosa della débâcle più vergognosa. L’uomo del giorno dopo, la sua seconda regia, sebbene oggi sia stato leggermente rivalutato, allora fu stroncato in maniera impietosa, perché giudicato iper-retorico e fastidiosamente lunghissimo e pomposo.

Costner, fra romanticherie zuccherose e donne smancerose, si rifà un po’ la faccia, resa troppo insipida e liquorosa, con l’interessante Gioco d’amore di Sam Raimi, tornando di nuovo al baseball, sua inoppugnabile passione focosa…

Ma ne vogliamo parlare del pasticcio immondo La rapina? Oppure di Dragonfly? Filmacci!

E quando nessuno se l’aspettava, voilà, Costner se ne esce col suo stupendo terzo film da regista, Open Range, e dinanzi a questo suo colpo ci siam tolti il cappello, non solo da cowboy. Applaudendolo a scena aperta.

Eppure Costner arranca alla bell’è meglio o mal si arrangia, tra filmetti senz’arte né parte in qualche modo campa, i cosiddetti film alimentari, e poi in un istante rinasce da rapace, da uomo, checché se ne dica, indiscutibilmente capace.

 

E lo vedremo prestissimo in due serie televisive interessantissime, Yellowstone di Taylor Sheridan (negli USA peraltro già uscito fra controverse critiche) ma soprattutto in Highwaymen di John Lee Hancock.

Posso dirlo? Non sono una donna, ma a me nonostante tutto Costner piace.

E spero davvero che ci possa regalare altre sorprese!

 

di Stefano Faloticoattori-rinati-kevin-costner-02 attori-rinati-kevin-costner-01 attori-rinati-kevin-costner-03 attori-rinati-kevin-costner-04

Attrici bollite: Madeleine Stowe


17 May

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Ebbene, oggi voglio andare a parare su una donna che forse alle nuovissime generazioni dirà assai poco e probabilmente è perfino misconosciuta ai ventenni, l’ex bellissima Madeleine Stowe. Ex, perché oggi il suo viso è decisamente appassito e la florida venustà di un tempo è sdilinquita in un viso più volte ritoccato con la chirurgia facciale.

Madeleine Stowe nasce a Los Angeles il 18 Agosto 1958 e presto, alla sola età di dieci anni, comincia a studiare pianoforte, poi s’iscrive a dei corsi di recitazione e giornalismo all’università della California.

Subito viene notata e ottiene una parte abbastanza di rilievo in Sorveglianza… speciale di John Badham al fianco del navigato Richard Dreyfuss. Film da non confondere con due film, peraltro usciti proprio in quel periodo, dal titolo italiano abbastanza simile, ovvero Sorvegliato speciale con Sylvester Stallone e Sotto massima sorveglianza con Rutger Hauer e Mimi Rogers.

E immediatamente esplode con Revenge di Tony Scott con Kevin Costner ed Anthony Quinn in cui, oltre a mostrare tutta la sua avvenenza, si cimenta in torbide scene di sesso col bel Kevin. Sebbene le malelingue sostengano a tutt’oggi che nelle suddette scene sia doppiata da una controfigura.

La Stowe è una donna molto sexy ma quasi angelicata, onestamente assai fotogenica e brava, e fioccano le proposte lavorative.

 

Arrivano Abuso di potere di Jonathan Kaplan con Kurt Russell e Ray Liotta, nel quale ancora una volta si spoglia piacevolmente, ma soprattutto L’ultimo dei mohicani di Michael Mann con Daniel Day-Lewis.

L’anno dopo spicca in un altro grande film, America oggi di Robert Altman, ove esibisce addirittura il suo primo nudo integrale.

Quindi Occhi nelle tenebreChina Moon e un altro capolavoro, o giù di lì, il distopico e stupefacente L’esercito delle 12 scimmie di Terry Gilliam con Bruce Willis, e lei nei panni di una sensuale psichiatra.

Ma all’apice del suo successo, l’incantesimo si spezza e la sua fama s’incrina. Arrivano tanti film mediocri o solo pomposi, come La figlia del generale con John Travolta, Impostor e We Were Soldiers con Mel Gibson, oppure dimenticabilissimi come la sciocchezzuola Avenging Angelo con Stallone. Peraltro il suo penultimo film, considerando il successivo e da noi inedito Octane, film del 2003.

E da allora niente più Cinema. Solo robetta e insulsi tv movie molti dei quali da noi non sono mai arrivati.

Il 27 Maggio del 2014 Deadline dà la notizia che tornerà a lavorare in un lungometraggio, The Runner con Nicolas Cage. Il film, abbastanza inguardabile, da noi esce solo in home video ma la Stowe non c’è. No, la Stowe in verità non ha mai preso parte a questa pellicola.

Ma anche a nessun’altra. E dire che non ha novant’anni.

Che è successo? Stranito, rimango basito.

 

di Stefano Falotico

Tokarev, recensione: recessione-regressione di Nic ad accensione-ascensione-(re)missione


25 Apr

Tokarev Dvd

 

Tokarev

L’amore incenerisce, l’amore prosciuga, l’affetto “letale” per i figli annienta, accende, propulsivo si fa “acerrima” vendetta, rage e revenge, furi(os)a indomita, cane “slabbrato” nelle emozioni scalfite, divelte, spappolate, (e)rotte, vulcanicamente risorte in (g)rido del viso canagliesco-cane del “neanderthaliano” Nic Cage ad apice di fervore ritorsivo, d’occhi suoi magnetici, glaciali, freddi come una scogliera asciutta in rivoli ribollenti d’una schiumosa forza combattiva nel risorgimento teutonico delle energie virili (dis)seppellite, ascia di guerra formato capigliatura “secca”, nervosa, tensiva del brivido di rabbia “pistolante”, avvolto in giacca “lurida”, “scuoiata”, che lo percote visceralmente, sanguigno e sanguinario, limpidamente violento, feroce come un bmovieinstant classic” da “taggare” subito all’interno e “interiora” della serie “rinomata” delle categorie di film, appunto, da “(re)legare” all’home video d’una Italia Uno e Mediaset smorzata nella prima, quasi seconda, sera(ta) pallida d’iridi nostre ancor incandescenti ad emozionarsi per nostalgici tuffi negli anni 80 in cui, forsennatamente, si produceva a iosa certa “roba(ccia)” ros(s)a.

Mi è piaciuto to die for questo Tokarev, titolo originale “stravolto” nel (com)mut(at)o Rage della versione originale americana, da noi rimasto (in)tatto della stranezza registica anacronistica di Paco Cabezas, direttore senza fronzoli che ha il (co)raggio, in tal “ciarpame d’autore” dei nostri radicalchic an(n)i contemporanei troppo “seriosi”, di confezionare un solido, robustissimo action “ingenuo” e geniale di spropositata “cattiveria”, parimenti proporzionale all’atto “bullistico” osceno commesso, “vomitato” da ragazzacci davvero “belli”, bruttissimi-bad senz’anima ma molto animali.

Succede per “voluttà godibile” di stronzi senza par(t)i, la tragedia e, allora, allo sc(i)occare del vandalismo omicida, scatta irruento il Cage irrefrenabile, iroso, appunto rossissimo, che s’incupisce nel terrore di ciò che abominevolmente è (ac)caduto e si addentra nei meandri del crimine da (ri)vendicare e “addentare”.

Lupo, (s)macchiato dal suo essere un ex egli stes(s)o criminale che sperava d’aver trovato la tranquilla pace domestica. Invece, il cane, “domestico” non è più, non può addomesticarsi ma grugnire, abbaiare, “rabbuiarsi”, “bua” d’un dolore incommensurabile, infoiarsi, lasciarsi scop(pi)are dal sé (ri)generato del suo cuore famelico di giustizia, si lascia travolgere e si “coinvolge”-(s)volge per una storia da mettere a posto di pareggiamento dei “cani”, dei con(t)i tra facce di culo, cuoio di capelli pettinati nel pelo contro pelo, i cattivi vuole impalare perché capire come si deve al mondo devono i poco doviziosi, non sta calmo e non vuole arrestarsi e nemmeno arrestarli, bensì “sbucciarli”, strabuzzato sbranarli, ammazzarli, starnazza, un guercio al s(u)olo stramazza, dilaniato dal Nic in formissima simil-Cuore selvaggio immerso nell’acido della sua affascinante stempiatura carismatica formato “roccia” dissol(u)ta.

Bang, fotti(ti), basta(rdo)! Spu(n)ta il verme, alt(r)o solitario fra i bass(ott)i, Nic avanza distrutto, nel fango, fra i “roiti”, i “rutti”, eruzione! Spara, spacca, furente agguanta, sfida di guanti di faccia di pelle fra i polli, scontro senza sconti di nervi, “innevate” emozioni tenute a bada or (ri)sorgenti d’ira. Irto, sgualcito, rovina(to) per i villain che non avevan, “villanissimi”, calcolato quanto può mordere il wild del suo heart, non demorder e farli, a sangue, morir’ d’urli d’arti attentati, stritolati, un “articolato” come un mulo, a romper il silenzio del muro. Urto, “unto”, “bisonte”, leone, gazzella imprendibile, la polizia non può farci nulla, fatteli, fatevela sotto(sopra).

E il semi-capolavoro, malinconico di quel che non può più (t)esser la tela dei ragni, è servito “cold”, caldissimo. Sono cazzi amari.

 

di Stefano Falotico

I sette film dell’ultimo trentennio più “importanti”, dopo di me


10 Oct

Se Ed Norton patì eternamente nella venticinquesima ora, io “subisco” solo “Il Sole 24 Ore”, giornalaccio vecchio come il cucco dei vecchioni, “infarcito” di economie del mio wall street da una poltrona per due

Sì, Monty Brogan scopava Naturelle, cioè Rosario Dawson…
creek, serie televisiva al genitivo sassone. Infatti è il “fiume mistico” dei nativi americani che non tollerano “insediamenti” anomali dei britannici. I vari Anthony Hopkins e Daniel Day-Lewis sono avvertiti. Infatti, Daniel lavora con Spielberg, Tony, per colpa dei troppi rifiuti da parte del “puritanesimo” a stelle e strisce, “lo ha fatto” similarmente, di reazione cannibalistica (detta anche sopravvivenza per “magnare”), a tutti, soprattutto a se stesso, visto che l’hanno “imprigionato” sempre nel ruolo del “folle”.

Rimangono pur sempre dei camaleonti, e saranno presti sui nostri schermi con due personaggini niente male:Hitchcock che, mentre si grattava il gozzo, ordinava perentoriamente alle sue attrici di non “annuire” troppo alle vogliettine dei “gargarozzi” di quei rospi lì seduti nella loro “finestra sul cortile“, sempre a “psychotizzare” dei cazzi fuori dalle loro competenze. Virtuosi di virtualità “erotica”, dunque “paraplegici” mentali.
Eppure, siamo onesti, Grace Kelly era un “bel vedere”.
Speriamo che Nicole Kidman, “reinterpretandola”, “adattandola” ai giorni nostri, meno “pruriginosi”, sia ninfomane come ogni Von Trier “vuole ma non può”.

Sul Day-Lewis stenderei un velo pietoso. Ogni cinquemila anni, si decide a “tornare”. E viene candidato all’Oscar.
Detta, papal papal’ a pelle e “a palle”, ha scassato la “minchia”, appunto.

Date il premio anche a quel Cristo di Willem Dafoe. L’unico attore dalla cui faccia comprendi subito che subì.
Giada Colagrande prova tutt’ora a sviluppare l'”ercolino” di “glassa”, toccandogli il glande.
Ma Lui urla “Non me ne frega un cazzo! Che cosa sfreghi? Voglio essere solo il più…”.
Intanto, il rapporto “coniugale” s’ammoscia, e Willem “sviluppa” solo un volto scavatissimo ogni sofferenza che (non) passa.
Da cui il detto “Se non scopi, in un modo o nell’altro dovrai cavartela. Dunque, scavi”.

Dopo tale “panegirico” di pene nei miei giri(ni) di parole, “verrei” subito alla “dura” questione.
Chi sono i cineasti migliori? Anzi, le pellicole da ricordare? Alcune lo sono, altre no. Dimentichiamole e bruciamole. Un falò.
Senza dubbio, innanzitutto, alcuni di loro non giocano a canasta e neppure a canestro, anche se Spike Lee è un “nero” a parte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Jackie Brown (1997)
    A Tarantino tutto il bene possibile.
    Anche perché, fra gli altri meriti, è stato l’unico a mostrarci Bridget Fonda come mamma l’ha fatta.
  2. A Serious Man (2009)
    Per molti anni vissi da “serioso” e non mi presero per un Uomo.
    Adesso vivo da “morboso”, e mi prendono per il Morbillo.Cosa vogliono le donne? Il “morbidone?”.
    Ecco, allora si beccassero questo.
    Cos’è “questo?”. “Quello” che entra in culo.
  3. Le belve (1971)
    Oliver Stone è un regista di merda. Tutti i suoi film sono “americanate” che cazzeggiano polemiche. E non vengono mai al “sodo”.
    Anche i suoi assassini nati sono “psichiatrizzati” nella faccia di Woody Harrelson.
    Ecco,
    Come fai a prendere sul serio un Woody?
    Allen “lo” sa… Infatti, non ha mai lavorato con l’Harrelson, nonostante la sua “verve” comica “spontanea”.
  4. Sin City (2005)
    Rodriguez l’ho visto dal vivo.
    Capisci subito che gira per “tiramento”.
    Già, in più, “unisce” al “fascino” del “cappello”, la “cappella” a Jessica Alba.Un vero “pistolero”. E noi siamo dei “pistola” a dargli i soldi del biglietto. E dello “scontrino fiscale“.
  5. Lincoln (2012)
    Ah, un Tempo Steven era Spielberg.
    Poi, ha cominciato a voler far piangere di retorica.Adesso, quando vedo Indiana Jones, mi sembra “preistoria”.
  6. Revenge (1989)
    Tony Scott è morto e pace all’anima sua.
    Questa è però, indelebilmente, la più grossa porcata che ha girato (le nostre…).Il senso di tal puttanatona dov’è?
    Anthony Quinn è un “armatore” sposato a Madeleine Stowe.
    Una che te “lo” fa diventare come la “stone“. Anche Sharon di “granitico” nella “granita”.
    Costner vuole inchiappettarla (come tutti), ma vuole “inchiappettare” anche il marito.
    Che si vendica e lo “sbatte” nel convento dei “cappuccini”.

    Ha fatto bene. Non capisco ‘ste anziane che si commuovono.
    Dico, che pretendeva ‘sto Kevin? Che la “tensione” non “calasse?”.

  7. Ghost (2011)
    Ho sempre odiato questo “strappalacrime”.
    Sì, le ragazzine mie coetanee erano da “strappo” per lo Swayze.
    Si davan tante “arie”, sperando che Patrick si “reincarnasse” dentro il “vuoto romantico”, e mi disgustavano, trattandomi da “arido”.Ho fatto la scelta giusta. Quella del “fantasma“.
    Lei non “lo” vede, ma è entrato in “punta di piedi”, da “ballerino“.

    Anche adesso che ha “cinquant’anni”, come si fa?

Genius-Pop

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