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Perché continuate a ostinarvi con Christopher Nolan e Alejandro González Iñárritu? Meglio il Falotico, uomo che ama Scorsese e sbuccia pure le scorze di limone, in quanto (s)cortese


09 Oct
Filmstill-Editorial use only Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch Ref: 11736 Supplied by Capital Pictures Tel: +44 (0)20 7253 1122 sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com (BD079)

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Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch
Ref: 11736
Supplied by Capital Pictures
Tel: +44 (0)20 7253 1122
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
(BD079)

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

   


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Batman

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Hathaway Catwoman

Mi sono più e più volte espresso su questi due cineasti, che voi a torto (ché questi si prendono sempre tutta la torta, lasciando gli spicchi a registi ben più validi e gustosi) considerate dei giganti del Cinema contemporaneo. Troverete, in merito, i miei scritti dispersi nel net e su www.mulhollandlynch.com, una delle mie creazioni crateriche, scriteriate e poliedriche.

Vi basterà approfondire l’argomento, digitando i loro nomi in Search nel suddetto mio balzano sito da vero costruttivista-futurista qual sono. Ciò che invece non è Nolan, che a mio avviso non ha trovato il bandolo della matassa e gigioneggia di qua e di à, vendendovi fumo negli occhi da illusionista ottico del prestige che gli conferite insipientemente. Perché, probabilmente tediati da una vostra vita angosciosa, meccanica, burocraticamente allineata a una borghesia mendace, incasellata in una quotidianità ammorbante, fatta di gesti metodici e giornalieri a dissipazione del vostro potenziale castrato, vi lasciate ingannare dalla sua grandeur e, in una società talmente involgarita nei gusti, il suo stile registico vi appare elegante.

Ora, è bene che conosciate l’italiano. L’eleganza non ha molto a che fare con la sofisticatezza, con l’artefatta destrezza di Nolan. Un director tecnicamente impeccabile, cartesiano, maniaco delle inquadrature simmetricamente fini, ma scarso trasmettitore di pathos ed emozioni sentite. E, per la sua proverbiale maniacalità, viene da sempre erroneamente, mostruosamente scambiato per l’erede di Stanley Kubrick. Innanzitutto, i paragoni mi stanno antipatici. Noi, in quanto esseri umani, siamo tutti diversi l’uno dall’altro. E dunque, in virtù di questo teorema inconfutabile, un regista, che non è certamente un alieno, per quanto possa essere paragonato a un altro, analogicamente, non sarà mai il suo “discendente”. Perché i suoi codici genetici di vita vissuta, introiettata, captata ed emozionalmente interiorizzata, e dunque da lui proiettata e rappresentata sullo schermo, può essere tutt’al più avvicinabile, per somiglianze tematiche e stilemi, a quella di un altro. Ma ovviamente non identica. Anzi…

Anche io ho una vita simile a un mio amico. Ma io a tre anni leggevo Pippo e il pesce magico e forse lui invece veniva schiaffeggiato da nonna Papera, che gli tolse il ciuccio… con troppa avventatezza, traumatizzando la sua primissima infanzia disneyana. Ah ah.

Anch’io ho assimilato, nel corso della mia esistenza da peccatore come tutti, questo sporco mondo ma io lo filtro, trasfiguro, sublimo e canalizzo in un certo “modus operandi” mentre quella che pulisce le scale nel mio palazzo… è una bella ragazza, su questo non ci piove e io dentro di lei spioverei volentieri, eccome se scolerei tutto in lei, ma trova il suo massimo giovamento nel disinfettarsi dalle frustrazioni, schiumando di bagni orgasmici il suo boy raccattato alla Festa dell’Unità mentre mangiava il panino con la porchetta.

Sono scelte di vita, di gusti e di papille gustative che preferiscono addentare carne di maiale piuttosto che un ragazzo affettato… Di mio, non sono mai affrettato sia nei giudizi che nelle scopate.

Ma andiamo avanti.

L’unico gran bel film di Nolan è Insomnia. È stata postata, su un sito di Cinema al quale collaboro, la mia recensione a riguardo. E subito si è scatenato il putiferio. E son stato attaccato e crocifisso per colpa di tanti Ponzio Pilato che hanno frainteso il mio messaggio.

Ora, avete la fissa che i remake debbano essere una marchetta e che siano indubbiamente, logicamente più brutti dell’originale in quanto loro copia. Il remake, nell’accezione migliore della sua definizione, è un rifacimento. Dunque una rivisitazione, una rielaborazione personale, un prospettico punto di vista rispetto a qualcosa di definito che l’ha preceduto e che può essere e dev’essere, in taluni casi, rivisto. Con oculatezza. State in occhio, figlioli, e siate pure Pinocchietti se vorranno fregarvi.

Insomnia è un ottimo noir di bellissime atmosfere, con un Pacino magnifico, e a me non importa nulla che sfiguri rispetto all’originale con Skarsgård. E non mi frega un beneamato cazzo che la storia sia diversa.

Perché vi arrabbiate se qualcuno fa il remake del film di un altro? Ora, noi tutti sappiamo che, pur cambiando le ambientazioni, il lavoro, la condizione sociale dei personaggi, l’epoca storica e il contesto, più o meno un regista gira sempre lo stesso film. Così come Dostoevskij scriveva sempre lo stesso libro, stesso discorso è applicabile a Shakespeare. E perciò al Cinema. E a me stesso. Ché scrivo tanti libri, tutti apparentemente differenti fra loro ma sostanzialmente, se non uguali, assai simili.

Avete mai visto un film di Bergman con Rita Hayworth che balla seminuda il tango? E un film di Woody Allen con Christian De Sica che urla ah buzzicona?

E poi, scusate, Paul Schrader, sia come sceneggiatore che come regista, gira sempre Taxi DriverHardcoreLo spacciatoreAl di là della vitaThe Walker e soprattutto il suo straordinario, ultimo, First Reformed, cosa sono se non un rifacimento sui generis di Taxi Driver?

Quindi, Schrader (piglio lui come esempio ma tale esempio è estendibile a tantissimi altri registi) può rifare il proprio remake e Nolan non può fare il remake?

Ma per piacere, non c’entra niente il mercantilismo. Le opere commerciali di Nolan sono tutte le altre.

Il cavaliere oscuro è un capolavoro? Ma de che? Per sua stessa ammissione, Nolan ha dichiarato che l’incipit di The Dark Knight è praticamente un’emulazione di Heat di Michael Mann. Sì, infatti dopo mezz’ora il film annoia a morte, se non fosse per il compianto Heath Ledger che ci fa divertire con le sue pazzie.

Adesso, bestemmio, The Dark Knight Rises gli è superiore. Voi che lo reputate invece il più brutto della sua filmografia. Basterebbe la scena della fuga dalla prigione catacombale di Bale, coi carcerati che tifano e lo sospingono, inneggiando in visibilio, verso la libertà, per far sì che sia meglio del suo precedente.

Almeno, finalmente, per una buona volta con Nolan, siam riusciti davvero a emozionarci.

Elegante non significa adulterato. John Carpenter è un regista elegantissimo. I suoi film sono pieni di squartamenti, di truculenze abbondano, eppure John le mette in scena con una tale classe da sbalordirci.

Prendete Fog, che classe!

Inception, un capolavoro? Ma per l’amor di Dio! Basterebbe la scena di Mulholland Drive, in cui Laura Harring si sveglia in piena notte e costringe Naomi Watts a seguirla al Club Silencio, per spazzare via questo giochetto immondo di Nolan.

In quei fotogrammi di Mulholland Drive vi è tutta la magia sognante di un incubo meravigliosamente poetico.

Interstellar? Parte molto bene, poi regge solo sul carisma di McConaughey e sul suo pianto isterico quando vede i suoi due figli cresciuti. Ma il finale è una cafonata micidiale. E il resto del film un mezzo Star Trek da far cascar le palle anche a un eunuco.

Dunkirk, stendiamo un velo pietoso. Retorica ruffiana senza un briciolo di sincerità. Una schifezza.

Per quanto concerne invece Iñárritu, Birdman è eccezionale. Praticamente la storia della mia vita.

 

Sì, come il mitico Michael Keaton, in mezzo alle mummie che si aspettavano da me una recita convenzionale, ho indovinato per “imprevedibile virtù dell’ignoranza” un colpo di scena “suicida”, un colpo stupendo, fra l’altro stupendo tutti e piazzandolo nel culo ai critici damerini con la panza piena delle vite altrui.

Distruggendo, sfracellando, annichilendo in un nanosecondo, come un colpo di pistola alla tempia, tutte le idiozie sul mio conto, semplicemente scrivendo un libricino… Che me ne faccio di fare e rifare il Revenant?

 

Cosa ne penso di Catwoman? Catwoman indossa sempre la maschera. Una bella rottura di coglioni riuscire a scioglierla. Marion Cotillard invece è proprio una passerona acqua e sapone.

 

– Stefano, sai che sei uno psicopatico come Batman?

– Sì, quale dei due, Bale o Keaton? Di mio, sono il loro remake. Non lo sapevi?

– No, non lo sapevo.

– Perché sei frocio.

– Può essere. Tu invece?

– Sono misterioso ed etero. Ma potrei sbattertelo nel culo lo stesso.

 

cotillard

di Stefano Falotico

Il ritorno di Jack Nicholson per il remake di Toni Erdmann


08 Feb

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La notizia è di quelle da leccarsi i baffi. Non ce l’aspettavamo e, come un fulmine a ciel sereno, ci coglie piacevolmente sorpresi. Solo pochi giorni fa, l’attore Peter Fonda aveva dichiarato che il grandissimo Jack Nicholson era andato “ufficiosamente” in pensione, dando l’addio alle scene dopo una dozzina di film pluripremiati con gli Academy Award, un record imbattibile di nomination e tre Oscar tondi tondi. Invece, stando a Variety e ad altre testate autorevoli del panorama hollywoodiano, Jack sarebbe pronto per tornare sul grande schermo come protagonista assoluto del remake di Toni Erdmann, il film pronto a debuttare prestissimo anche nei nostri cinema, osannato dalla Critica mondiale (meno però dalla nostra, assai perplessa) e candidato alla statuetta prestigiosa per la categoria, appunto, di miglior film straniero. Jack sarebbe infatti in trattative con la Paramount che finanzierà il progetto e sarà affiancato dalla “regina” delle commedie per adulti Kristen Wiig. Nicholson, entusiasta dell’originale, avrebbe immediatamente, senza pensarci due volte, accettato di prestare il suo volto al bizzarro personaggio lunatico e “creativo” di Toni Erdmann. Questo “rifacimento” non ha ancora un regista e neppure uno sceneggiatore. Quindi, è ancora prematuro parlare di una possibile data d’inizio delle riprese. Speriamo che, in quest’intervallo di tempo, Nicholson non ci ripensi e decida invece, come tutti c’auguriamo, di fare appunto il suo entusiasmante ritorno. Ricordiamo che l’attore è dal 2010, anno della sua ultima apparizione in Come lo sai di James L. Brooks, che non recita più in un film.

 

 

 

di Stefano Falotico

“King Kong” (1976) – Recensione


23 Oct

L’isola dell’antro e dell’ansito “primitivo”

La follia del tycoon De Laurentiis s’inerpica lungo la via “pericolosa” del remake, l’impareggiabile confronto con il ’33 più splendente e rivoluzionario, di quel B/N “ingenuo” ma già “proiettato” oltre, nei confini sconfinati dell’immaginario collettivo. La creazione “eterea” d’una creatura sovrannaturale, imponente a imprimersi nelle iridi mnemoniche, memorabilia del fantasy a venire. Dunque, avveniristico Oceano d’una “nebbia” che si diraderà dalle “comiche”, ancora Cinema muto ma mutuato nell’urlo della “foresta”.

Film “su commissione” come sarà Dune di Lynch… Stavolta, la scelta ricade su John Guillermin, artefice (e “artificiere”) de L’inferno di cristallo, il primo blockbuster sui “fuochi assassini“.

Infatti, in mezzo all’Indiano e fra gli indiani selvaggi, “qualcosa” non (in)quadra nel Cielo. Una nube sospetta, di origine “atmosferica” anomala. Ad avvistarla è un antropologo “clandestino”, già un Jeff Bridges “rebel” di ricerche indagative nel “grande sonno” da Lebowski per evincere e sviscerare la purezza dell’umanità fra le putredini dell'”ignoto”, del caso troppo presto “risol(u)to”. Il dubbio anzi risorto dell’enigma che non fa dormire, l’insomnia “somma” delle “certezze” che non persuadono, la ragione scientifica (ir)razionale.

Perché c’è del “fumo” nella “coltre?”. Una variante del “Meteo” o il respiro di un animale “selvatico?”.
Il superomismo della “scimmia?”.

Così, il nostro Jack-Jeff s’imbarcherà (anche “figurativamente” negli effetti speciali di Rambaldi, “animatronico” E.T. “di un altro Pianeta”) nel viaggio picaresco alle origini, forse della vita o della sua (ri)scoperta.
“Navigherà” assieme all’alive, bellissima ed esordiente già sgambata e in gambissima Jessica Lange, s(c)orretto dal dirigente affarista Wilson, un Charles Grodin serissimo.

Rinverrà un’Isola di Pasqua, ove si annida il mistero ancestrale più “biologo”. In mezzo a quella giungla benedetta da Dio, “giace” e rinasce, in ogni Notte di “plenilunio”, un “mostro” antropomorfo da “petrolieri”. Appunto, da “giacimento minerario”, da farci tanti soldi: Kong, King Kong.
Un gorilla gigantesco che possiede l'”elephant man” più umano e sensibile, un “tenerone”.

Kong vuole Jessica, sarà la sua “sposa”, la bella e la bestia…
Un “matrimonio che (nons’ha da fare“, impossibile.
Ma Jessica s’innamora, anzi s’infatua del romanticismo “innocente” di Kong, sfidando nel finale (tragico e melodrammatico) il “grattacielo” delle infrangibili ottusità, l”Empire state Building” delle follie “bombarole”.

Inferiore all’originale, un “prodotto” sbancabotteghino, ma superiore all’idiozia di Peter Jackson.
Con la Naomi Watts che non può competere con l’ambiguità della Lange e col suo erotismo vero.

(Stefano Falotico)

Perché il King Kong di Jackson fa schifo?

Guardate questa clip e poi ditemi:

 

“La cosa”, recensioniamolo…


04 Jul

 

Gelatine d’Antartide viscida

 

Caposaldo del fanta-horror, ecco il prequel de La cosa, incursione transgenere che definirei “gelatinosa”, ibernata in tese cacce claustrofobiche nella suspense di respiri angoscianti ma palpitantemente, per noi smaliziati, alquanto noiosi in quanto, dopo multiple visioni “specialistiche” da cinefili oramai freddi e calcolatori, siam “teporizzati” in emozioni già (pre)viste e desuetamente rispettate con puntiglio cronologico del colpo di scena “comandato”, atteso e piazzato con qualche “scarto” di variabili non disattese.

 

Trama ridotta a una lastra di ghiaccio dalla misterica presenza di forma “aliena”, o forse anomala, per i soliti esperimenti da laboratorio di ricercatori “eremiti” fra polari battiti cardiaci del “romanticismo” scientifico fuori dal Mondo e dall’epoca odierna.

“Russi” installati su una base lastricata di cellule “impazzite”, o meglio clonate nella mutazione “assorbente” di un non ben identificato “oggetto” vivo e vegeto di tentacolare famelicità carnivora.

 

No, non può rivaleggiare col modello e antesignano dell’82 firmato John, ma emana una strana sensazione di morte lungo la schiena, “cutaneamente” rabbrividita dall’aria condizionata di cinema rinfrescati dal caldo estivo battente e turgido.

 

L’eroina è carina, modellata su estetiche canoniche d’una Bellezza che non turba ma stuzzica, soffice d’occhi azzurri intonati alle sintonie raggelanti di lacere abrasioni brucianti ad “appiccarsi” al mostro “(non) infiammabile”, che si rigenera come un T-1000/Robert Patrick del … giorno del giudizio di James Cameron.

Ed è proprio Cameron che fa capolino, più che il Re John.

Il finale ribalta The Abyss e lo cita platealmente in una caleidoscopia celeste ove, stavolta, la nave è il covo d’una serpentesca creatura di “fetale” rifugio, sotterraneamente colonico, nel “matriarcato” dell'”amazzone ibrida” di “femminea” voracità. Ignoto spazio profondo d’artigli extremely dangerous e letali, sceso e approdato sul nostro Pianeta da predatore vibrante di sue spire divoratrici.

 

Il duro Edgerton è il sopravvisuto, alive sino alla rivelazione finale ambigua.

 

Il contagio s’è annidato nei titoli di coda, ove i crediti son inframmezzati da una “perturbazione” ansiogena d’immediato monito catastrofico.

 

(Stefano Falotico)

 

 

Genius-Pop

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