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Come dice il grande Mr. Black/Victor Wong ne Il signore del male, esistono fenomeni inspiegabili


19 Apr

wong signore del male

Sì, più passa il tempo e più mi convinco che Il signore del male sia davvero il capolavoro assoluto e inarrivabile di John Carpenter.

Qui, il Master cos’ha fatto?

Ha girato uno degli horror filosofici più belli di tutti i tempi. Metafisica pura. Genio immane.

No, mi spiace deludervi. Io potrei essere l’incarnazione del liquido verdognolo contenuto nella teca del sotterraneo?

E dunque rispondere alla lapidaria frase di Donald Pleasence: colui che dormiva si sta svegliando?

No, io sveglio lo sono sempre stato.

Ma, si sa, l’ignoranza regna sovrana e le persone trascendenti vengono spesso offuscate dalla cafoneria di massa, dalla visione superficiale della realtà.

A maggior ragione, se è una visione della vita ipocrita e catto-borghese.

Da coloro che insistono con la teoria che i buoni saranno premiati ai cattivi puniti, agli scienziati del 1930 che elaborarono con loro orrore una teoria che dice che non tutto può essere dimostrato, noi abbiamo cercato di mettere ordine nell’universo. Ma abbiamo scoperto una cosa molto sorprendente: anche se esiste un ordine nell’universo, non è affatto quello che noi avevamo in mente!

Sì, per quanto riguarda, ad esempio, il sottoscritto non è, non sarà mai spiegato precisamente da nessuno psichiatra e scienziato dei fenomeni neuronali, questo miracolo impressionante.

Sono stato accusato d’inattendibilità e infantilismo.

Peraltro, fu tale e sbalorditivo l’improvviso risveglio che fu più comodo asserire che delirassi.

Non è vero.

Ciò a cui spesso di me assistite, miei stolti, sociali assistenti soltanto dei vostri cervelli nani che amano darsi delle spiegazioni plausibili, non corrisponde alla realtà dei fatti?

Purtroppo, è la versione più fedele alla realtà che possiate minimamente immaginare.

Per farla breve, se un metafisico viene scambiato per meta-scemo, non scriverà mai una monografia su John Carpenter.

Se invece comincia a ragionare con la sua testa, può diventare straordinariamente gigantesco.

Portare la realtà a un altro livello spirituale e concettuale.

Ora però voglio farvi ridere.

In radio, impazza una pubblicità: stare troppe ore davanti al pc, può rovinare la vista.

E io aggiungo: stare per troppo tempo coi piccini, può rovinare la vita.

Insomma, non allarmatevi. Non c’è niente di anomalo e preoccupante. Qualcosa d’illuminante, però, sì. Così come ne Il signore del male si afferma che Dio e il Diavolo potrebbero essere la stessa creatura, perché mai non credere che io possa essere sempre stato uno che davvero ama vivere così e in fondo del sesso e dello squallore quotidiano poco m’importi? Ne Il seme della follia, d’altronde, viene esplicitamente esposta un’atra incognita assai veritiera.

Se il 90% per cento della gente crede in una realtà oggettivistica, è gente soggettivistica.

L’ho già detto. Ah, mi fate ripetere.

Il Cinema di Kubrick è grandioso. Ma non m’interessa più.

Gli preferisco Clint Eastwood, forse l’ultimo dei viventi umanisti.

Il Cinema di Woody Allen è molto bello. Ma, a parte un paio di film, tre probabilmente, veramente perturbanti e bergmaniani, come InteriorsSettembre Un’altra donna, sono stanco dei suoi drammi leggeri.

Così come penso che la saga de Il padrinoLa conversazione e Apocalypse Now siano dei capolavori intoccabili ma non possiedono quella splendida anima di Peggy Sue si è sposata.

Che scena quella del finale. Quando Peggy/Turner si risveglia dal suo coma.

Forse questa vita è stata solo un sogno, un incubo, forse solo una realtà ultraterrena, un giorno, potrà dirci chi siamo.

Noi tutti.

Forse io sono nessuno. Tu anche. Siamo tutti fratelli di quest’infinto tempo senza spazio e viceversa, di questo mondo a cui comunque dobbiamo essere eternamente grati.

Perché, anche se non dovesse esistere dio, ci è stato comunque concesso il privilegio di un sospiro, di un attimo incantevole.

Sì, lo so, se mi provocate, la prendo malissimo e poi impreco, bestemmio. E dico cose orribili.

Ma sono umano, purtroppo.

Una volta, già tanti anni fa, dissi al mio psicologo che, arrivato a quel punto, volevo farla finita.

Lui mi disse:

– Soffrirai moltissimo. In maniera devastante. Ma non farlo. Vale la pena vivere. Anche per te.

Potrebbe essere qualcosa di veramente magico.

 

Non so se avesse ragione, non ho la presunzione di definirmi un messia. Questo lo fanno gli schizofrenici e lo fa Alice Cooper, appunto, di Prince of Darkness.

So che lo specchio potrebbe riflettere l’incommensurabile. E io stesso ho paura di toccarlo.

 

di Stefano Falotico

ll Joker Rosso Malpelo, forse Marino, dice il suo verismo


06 Apr

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Senza peli sulla lingua.

Un saggio critico riguardo il valore di alcuni miei libri mi ha reso molto felice, entusiasta di me stesso.

No, non mi piace auto-incensarmi. Peraltro, lo trovo sconveniente e inopportuno.

Poiché è gradevole ricevere dei complimenti ma si viene anche investiti di carature, di responsabilità che spesso non mi sento d’indossare. Non ho il carattere. Non per codardia, solo perché mi stancherei di essere una star.

Avrei sempre i riflettori puntati, gli occhi addosso. Se andassi, di prima mattina, a bere un caffè in un bar di periferia, coi capelli spettinati e la tuta mal stirata, qualche pazzo paparazzo venderebbe la mia foto a caro prezzo.

Deridendomi poi con la scritta falsissima: guardate come si è ridotto.

Però posso attestare che questo testo mi ha inorgoglito soprattutto perché è stata un’analisi lucida, anti-retorica dei miei lavori e probabilmente della mia anima.

I personaggi di Stefano Falotico corrono, vanno, cercano, si dimensionano diversamente, in base ai casi e alle circostanze, ma mai in qualità di vittime reali, bensì di protagonisti, anche impavidi e caparbi. Essi sono la volontà che incide nella loro vita. Quando i casi della vita vogliono che essi tornino al loro quotidiano essere, scoprono in se stessi una sorta di ambiguità, di plurivalenza, di crudeltà, di crudezza e nel loro cuore rinvengono un “cruciforme” destino. Essi non si deprimono mai: lottano, escono allo scoperto, vincono e perdono, ma non sono mai realmente sconfitti. In loro si legge: desiderio, brama, moto variamente accelerato, ricerca della vastità del creato, in una specie di sublimazione che consente loro di uscire dal greto del fiume della vita per cercare un’onnipotenza personale, in un “irreligioso” silenzio. Essi troveranno siepi e alberi, aspre montagne e fiumi agitati, alte maree e ripidi camminamenti, tunnel e altipiani lussureggianti. Essi troveranno estati, primavere, autunni e inverni. Ma non si arrenderanno al destino o al fato. In loro la lotta è un “classico essere” e un “azzardato divenire”. Incontro, scontro, conversazione, avversità, devozione, “dialogismo”, biasimo, amore, “disamore”, dolore, costanza, “endemica malattia”, catastrofe, polimorfismo e fallimento si aggrovigliano in un “enclitico” divenire, che fa sì che un’azione priva di tono ne assuma uno, avvalendosi di un “precedente soggetto”. Tutto l’insieme diviene in Stefano Falotico “filosofia vitale” e “naturale disfacimento” in vista di successive “grandezze”. Grandezze che egli non identifica, ma che lascia intuire o supporre, perché è cosciente che sia un cattivo scrittore colui che fornisca soluzioni o che faccia di ogni argomento una “tematica” per riduttive conversazioni.

No, non vi è mai piaggeria nei miei libri. Perfino in quelli all’apparenza patetici, lagnosi. Nemmeno nei miei scritti più infoiati, infervorati, ardimentosi.

V’è una sempre più profonda presa di coscienza ineludibile sulle molteplici sfaccettature del mondo. Un’impietosa consapevolezza, specie nei confronti di me stesso, del fatto che non esiste e non può in alcun modo esistere la verità assoluta, ognuno vive la sua realtà, ognuno ha il suo mondo.

Non vi è sconsolazione, chiamatela anche col sinonimo sconsolatezza, non sono dei piagnistei tristi e miserevoli, non sono ravvisabili in essi gracchianti, indisponenti lamenti. No, non sono delle lagne. Delle elegiache prese di posizione. Non sono radicali neppure quando mi esprimo su certi universali temi in maniera quasi dogmatica e assolutistica. In una parola, convinta.

Perché lascio continuamente spazio al dubbio. Do importanza alle incognite, agli esistenziali enigmi.

Anche quando tostamente parlo di rivoluzioni, mi riferisco in particolar modo ai moti dell’animo. Agli invisibili cambiamenti che lo sguardo esterno non vede, forse non vuol vedere, ma che in noi avvengono, son già avvenuti. Forse ci son sempre stati, dovevamo soltanto aspettare che il tempo facesse sì che potessero mostrarsi, liberi da ogni sovrastruttura e mascherata dura.

Mi soffermo sui nostri interiori mutamenti che si riflettono conseguentemente sulla nostra percezione del mondo, a sua volta in perenne, impercettibile metamorfosi furente.

Sono libri veri. So che il termine veri induce al sorriso.

Ma vi è una sottile, infinita diversità fra il verismo e la verità. La verità, come detto, è illusoria, in un certo senso perfino utopistica. Come dico spesso io, solipsistica.

Il verismo invece è un atteggiamento intellettuale, psichico e ragionativo che si esplicita nella schiettezza.

Appunto, nella purissima presa di coscienza.

Col tempo, ho imparato a ironizzare, a sdrammatizzare sulle mie sfighe. Prima, semmai abbozzavo, facendo la figura del coglione.

Adesso sono diventato un commediante della tragedia umana di noi tutti.

Scherzo su quelli della mia generazione. Persone, a cui io stesso m’annetto, oh povero inetto, oh me, misero e poveretto, che senza autorevolezza e credenziali formali dissertano di Cinema e sulla vita tutta, sentenziando con fare perentorio. Arrogante, superbo da sapientoni.

Persone con ampie competenze. Non lo discuto. Ma che di mestiere non fanno propriamente i critici. Ma critici, d’altronde, lo siamo tutti.

Giudicare è facile, è lo sport nazionale.

Molti poi sono insaziabili. I loro video ottengono trentamila visualizzazioni ma non si accontentano della loro già ampia, invidiabile fetta di pubblico. Vogliono arrivare a quota centomila. Guadagnando un milione di dollari l’anno.

Le modelle su Instagram non ci stanno. Sul non ci stanno, vi chiedo di riflettere. Avete i soldi? E come fanno allora a starci? Comunque, non ci stanno lo stesso. Eh sì.

Una loro foto ha ricevuto la bellezza di 3 milioni di LIKE ma ecco che stanno “lavorando” a un altro shooting.

E, in questo gioco competitivo assurdo, oserei dire baroque, farlocco, grottesco, allucinante, non vince nessuno. Anzi, diventate, ora dopo ora, quel che non siete più, figli di questa modaiola era di maschere di cera.

In questo mondo farlocco, appunto, solo il Falotico, sinonimo di stravagante, è un essere anomalo e non è mai nell’anima vacante. In quanto eterno, imperturbabile Joker contento della sua “pochezza” aitante. Giammai sbraitante.

Uomo buffo che dà i buffetti, non desidera carnali buffet, che non abbaia come i cani.

Sì, vergo qui, fratelli, sorelle, compaesani, concittadini, nazional-popolari, contro ogni fascismo nazionalista, contro ogni ideologia sessista, contro ogni razzistica mentalità bigotta, contro ogni suprematista che diagnostica il prossimo in quattro e quattr’otto, il mio alter ego Giovanni Verga, in quanto uomo che vorrebbe amare una donna Vera, di nome ma non so se di fatto perché, onestamente, deve ancora farsi, e cantare al plenilunio come un uomo lupo che non deve più vergognarsi di essere affetto da licantropia cupa.

Sì, son lupo, le donne mi allupano e bevo birra di ottimo luppolo. Non è ancora giunto il momento di pregare la divina Provvidenza a mani giunte, a braccia conserte, genuflettendomi in segno di discolpa dinanzi ai miei (s)confessati pudori. Non è ancora arrivato il momento di abdicare alla demenza e lanciarmi giù nel dirupo, no, non ho mai a nessuno chiesto aiuto, a differenza di molti di voi che elemosinano compassione all’assistenza sociale, pregate la Madonna affinché vi faccia la grazia di salvarvi dalla vostra ignoranza e vi possa donare in grembo una donna vergine e pure vertiginosa d’amare liberi da ogni diavolo tentatore. Vi avrebbe studiato il Lombroso.

Che squallore!

Dovete sudarvela, qui non si regala niente. Bisogna farselo, come si suol dire. Io, nonostante gli ammaccamenti, le botte solo in testa (di altre botte, lasciamo stare subito), non demordo e ancora, polemico, azzanno chi mente dinanzi al vero e abbranco il capo branco che non vuole riconoscere le sue colpe da volpone che ora, bastonato, arranca. Mi dilanio, mi sventro ma non mi svendo! Non mi arrabbio. Mi arrangio…

Sì, ammaccamenti a tutt’andare ho ricevuto durante il tremendo viaggio. Ma solo quando compresi che non ero un eroe e non sono un uomo-macchina bensì un uomo e basta, ho sentito e vivamente sento la vita adesso in ogni magnifica, giusta ansia che finge di non interessarsi al sesso ma fa solo la figura del fesso? No, questo è ciò che voi vorreste che io dicessi. Io invece dico che son enormemente senziente non al dolce far niente bensì al far quel che mi va. Sento ogni incanto dei miei turbamenti. E non mi dolgo se tu non mi vuoi, se una che amo non mi ama. Infatti, no, non ne soffro, praticamente in tale struggimento son completamente rotto e spappolato. Ma io lo ammetto! Questo è vero! Come tutto il resto.

Eppure, malgrado tanti ammiccamenti, io continuo a porgerle i miei ammiccamenti. No, non voglio che mi sia amica, dunque non compiaccio il suo rifiuto e continuo a spingere d’occhiolino che non vede di buon occhio una simpatica amicizia. Mentirei al mio cuore ma soprattutto cederei alle lusinghe del demonio poiché sarei bugiardo di fronte al mio desiderio focoso come le stritolanti fiamme virulentissime dell’inferno del mio cor(po) turbinoso, quasi a luci rosse, forse solo da ex Lucignolo.

Invero, Pinocchio mi fa un baffo.

Ma simpatica de che? Ma quale complicità amichevole? Ma che diciamo? Ma che facciamo?

Lei sta con un altro? E che me frega? Bisogna invece che l’altro resti fregato, fottuto. Sì, sì, sì.

Tutti siamo colpevoli. Sì, nessuno è esente dagli sbagli, scagliate la prima pietra se, talmente impavidamente mentitori, negate dirimpetto al mondo i vostri errori!

Siete dei sobillatori, dei solitari aizzatori, degli “spingitori” del suicidio indotto ai cosiddetti deboli da bastardi istigatori, lasciatevi andare invece alle vostre pure sensazioni, siate impuri nei vostri clamori, datevi con amore e incontrerete una stronza che vi maltratterà con spontaneo fetore. Allora non vi meritava e non andava maritata.

Questo è poco ma sicuro. Tranquilli, fidatevi. La vita è sempre una fregatura. Altro che buonismi di confettura.

Sì, peccai come peccaste voi ma io sono sincero. Dunque, lo accetto, io eccedo, sbando, ancor lì lo prendo, un po’ come tutti, chi più chi meno, ma non so se perdonerò più.  Però, figlioli, d’ora in poi da me non avrete altri doni se farete nuovamente gli st… i.

Basta coi vostri trucchi, ho sfoderato il mio jolly e quindi non combiniamo più casini.

Or dunque io esigo di lasciarci andare a un casino pazzesco. Tiriamo fuori i denti e le unghie!

Finitela, pietistici, di buttarla in tragedia. Questa vita è una pagliacciata, si sa, ed è questo il bello!

Vince chi ha il coraggio di dire: questa è la mia vita, questa è la città della mia anima!

E non è Bon Jovi.

Io sono Il Principe. Non dei crimini vostri, della mia libertà! Delle mie tragedie, della mia ilarità, della mia idiozia, perché no, della mia sapienza, della mia sincerità.

Ah ah! Scendo le scale, cado in basso ma brindo. Perché, su questa scalinata, O’Sole Mio, Sta ‘nfronte a te!

Scusate, ora devo scolarmi un buon tè.

Sono un gigione. Sì, io gigioneggio alla grandissima.

 

Sono Lupo de’ Lupis.

 

di Stefano Falotico

La realtà non è mai quella che pensiamo, vedere questa foto per credere, incredibile


22 Oct

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Realtà

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Ecco, porgo questa foto su Facebook. Al che, la gente mi chiede: ma che è? Arrivano le congetture, la gente suppone…, ah, questi supponenti. Meglio il Sole a Levante che a ponente! Si avvicendano, sì, le supposizioni. Il mistero s’infittisce. 1) è un UFO. 2) è la spada laser di Star Wars. 3) è la luce rossa di un cinema porno. 4) è un uomo al momento dell’orgasmo nel buio della notte. Sì, nell’attimo topico della sua esplosività incandescente. 5) è la copertina della nuova edizione avveniristica de Il rosso e il nero di Stendhal.   No, la risposta esatta è il mio nuovo modem di Fibra, fotografato di traverso a tarda notte mentre tu, nel frattempo, l’hai infilato dritto a tua cugina. A cui è andato storto.   Sì, la realtà è mutevole, è nell’occhio di chi guarda. Ad esempio, Grillo è stato attaccato per le sue frasi sugli autistici. Ma avete frainteso. Non voleva offendere le persone affette dalla sindrome di Asperger. Avete strumentalizzato le sue parole. Grillo non ha offeso nessuno. Ha semplicemente detto che i fascisti sono come gli autistici. Tu cerchi un confronto e loro ribadiscono le loro idee sordamente, ciecamente, senza ascoltare il pensiero democratico altrui. Come dire: Falotico scrive un libro erotico e la gente pensa che Falotico sia un pervertito. E perché mai? Falotico non ha mica scritto che vuole andare in giro a stuprare le donne. Falotico, anzi, ha scritto che le donne vanno amate, desiderate, possibilmente scopate. Se poi siete femministe frigide, non è colpa del Falotico. Nemmeno del vostro ginecologo. Come dire: se tu pensi che Scorsese sia un genio solo perché ti ha divertito con Quei bravi ragazzi, non hai capito un cazzo di Scorsese e credo neppure della tua cattiva ragazza. E poi chi l’ha detto che un panino necessiti del ripieno, dell’hamburger e del contorno di patatine fritte? Un panino può star bene anche così. Ficcato in pancia. E chi l’ha detto che il Falotico è una specie di licantropo? Egli volteggia all’alba nelle strade appena illuminate di Bologna mentre quelli in villa dormono. E, fra il dire e il fare, Falotico lupeggia. Considerate questo mio scritto una puttanata? Sì, lo è. Come la vita. La tua, non la mia. Sì, la tua vita non è quella che pensi, è quella che peni, mentre la realtà di tua moglie è di un altro pene. Pensaci, su. 44506938_10212313535176375_6436844499850231808_n 44643387_10212317203748087_9081584639448973312_n

 

 

 

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Ipotesi di realtà e teorie del complotto di tua sorella

 1) Realtà numero uno: siete crollati a pezzi e vi hanno macellato

Siamo, anzi, siete oberati da una realtà schiacciante dalla quale cercate di sfuggire con tutta la forza che avete in corpo. Ma più vi affannate, dannandovi come dei matti, per trovare le vostre stabilità, per raggiungere un po’ di omeostasi emozionale, di pace interiore, di serenità, detta come va detta, e più la downward spiral, appunto, questo circolo vizioso ineludibile, vi trascina sempre più nella melma. E, a ogni minuto che passa, assomigliate a Sam Rothstein/De Niro di Casinò. Eravate oltre, estremamente intuitivi, persone dal fiuto infallibile e invece, guarda un po’, siete state talmente geniali da perdere tutto, e ora delirate inascoltati come Jack Nicholson de La promessa. Nessuno più si fida di voi, siete risultati inattendibili, ma avevate ragione, ragione da vendere. Eppur, per colpa di umanissime, sanissime fragilità franaste, vi perdeste nella depressione e, in certi momenti, forse durati anche anni, diventaste, sempre a proposito di Nicholson, quello di Qualcosa è cambiato, misantropi, avviliti da disturbi ossessivo-compulsivi bestiali, cominciaste a segregarvi nella vostra stanzetta e, squinternati, perdeste il senno e anche il senso non solo delle cose ma anche delle cosce. E inveiste senza motivo sulle vostre persone più care, come lupi inferociti alla Shining.

In preda a incontrollabili crisi di nervi, inizialmente avete cercato di tranquillizzarvi, facendo mente locale e affidandovi alla meditazione trascendentale, alle letture di filosofia orientale, a qualche profeta che potesse illuminarvi e salvarvi dall’apoteosi delle vostre nevrosi.

Ma nemmeno questo servì, ancora una volta cadeste, precipitaste in caduta libera, sfatti come pere cotte. Al che impazziste e alla vostra porta suonarono fragorosamente quelli della Municipale per ricoverarvi in un ospedale psichiatrico. Eravate in balia delle vostre furiose rabbie, nessuno ascoltò con attenzione la vostra storia e vi sedarono come cavalli. E gironzolaste in quei putridi, osceni corridoi asettici, fra gente messa peggio di voi, che urlava da mattina a sera, sprovvista di lacci alle scarpe perché in questi posti non si possono portare i lacci. Ché poi potreste usarli, distrutti come siete e con manie suicide, per spezzarvi il polso o, se son lacci lunghi, addirittura per impiccarvi.

Ma ce la faceste. Una forza di volontà sovrumana che vi ha liberato dal girone infernale degli orrori psichiatrici. Ove gente con un potenziale enorme, solo a causa appunto delle loro estemporanee, mal dosate intemperanze, è stata ridotta come delle larve a forza di assumere farmaci potentissimi e neurolettici mostruosi. Gente che ora deambula in giro per strada con lo sguardo da zombi e non riconosce neppure i propri genitori.

Questa è una realtà.

La conoscete?

 

2) Realtà numero due: la vita è un inganno, “vincono” i furbi e chi sa vendere bene la propria merce

Siete stati sempre iper-diligenti, scrupolosi, fedeli osservatori d’integerrimi principi morali, avete letto cinquemila libri e possedete una cultura spaventosa. Eppur siete lo stesso nella merda. Anzi, era meglio se non aveste letto nessun libro. Perché avete quagliato, in termini pratici e di godimento personale, fisico, carnale o spirituale che sia, assai meno di un semianalfabeta che ha iniziato a lavorare a 14 anni, si è fatto il suo bel gruzzoletto, se ne frega altamente di chiunque e di ogni regola, e scopa da mattina a sera alla faccia dei coglioni che siete stati voi. Che pensavate che leggere Nietzsche vi avrebbe reso superuomini.

Al che, pietisticamente, elemosinate compassione, vi trovate alla vostra veneranda età con un cervello da far invidia ai più grossi e stimati luminari ma non potete dimostrare nulla. E oramai non vi assumono a lavorare neppure per pulire le scale perché siete troppo amareggiati, troppo “sporchi” nell’anima, siete marciti in seguito a troppe delusioni, e per pulire le scale ci vuole invece gente vigorosa fisicamente che, fra una stracciata e l’altra, ascolta Maledetto Luna-Park di Loredana Bertè.

E, quando rincasate e aspettate il vostro ragazzo, mettete su Gianna Nannini!

 

3) La realtà dei nerd

Un nerd lo riconosci subito. Un nerd è maniaco dei fumetti e dei cinecomic. E non sto parlando del Joker, un progetto che invece mi affascina terribilmente. Perché, almeno sulla carta, ha una sua poetica.

Il percorso del nerd è pressoché identico per tutti quelli che sono affetti da questa “malattia”.

Non ha mai creduto alle pedanterie scolastiche sui poeti classici della Letteratura italiana perché era roba triste. Roba pesante e manzoniana, foscoliani vagiti e leopardiani pessimismi cosmici.

Al che, a quindici anni ha cominciato ad appassionarsi di Anime e ha sempre preferito Akira a Shakira. Perché una come Shakira non lo cagava di striscio.

Sì, un uomo “yotobi”, un ragazzo d’oro, fantastico ma, diciamo, sessualmente poco appetibile, poco “forte”.

Sino a venticinque anni, andava benissimo dedicarsi ai fumetti. Si sognava spensierati, poi i tuoi genitori non potevano più mantenerti e allora come dovevi fare a pagare le bollette?

Ti sei creato il personaggio. E appunto un canale YouTube per tirare a campare con le visualizzazioni. E ora sei un patetico “guru”.

Uno che parla di film24h su 24, di musica fino all’ossessione ma se ti piazzano una cinepresa in cui devi recitare un monologo con la stessa forza espressiva e carismatica di Al Pacino, be’, dai su, è meglio fare una monografia su Fantozzi, no?

E ridiamo tragicomici sui nostri limiti, le nostre sfighe. Questa è la vita! Che film è uscito? Diciamo qualche altra puttanata copiata da un critico migliore di noi?

 

4) La realtà di chi si crede Michael Mann e pensa che un capolavoro come Nemico pubblico si possa girare in digitale con uno smartphone

Sì, adesso siamo pieni di “cineasti sofisticatissimi”. Non possono permettersi tutte le cineprese che usa Christopher Nolan e allora si son comprati il cellulare formato “Interstellar”. Con tutti gli optional fighi e cazzuti. Roba che l’attore preferito di Nolan, Christian Bale, di fronte al vostro super Android(e) vi fa la faccia di American Psycho, invidioso a morte di tal da voi ostentato “biglietto da visita”.

Sì, anziché girare un film con una sceneggiatura particolareggiata e piena di personaggi di spessore, andate in giro a filmare per due ore e mezza i caseggiati fatiscenti di campagna, poi scaricate il video, lo montate un po’ alla cazzo, ficcandovi in colonna sonora i pezzi del vostro sbandato amico chitarrista, ma soprattutto “catarrista”, avvelenato, sì, da troppe sigarette “grunge”, e lo spacciate per arte “vintage” del nuovo millennio.

Diverrete il nuovo Soderbergh e Park Chan-wook? Ne dubito. Anche se, a forza di figuracce, sì, impazzirete e vi rifornirete dal pusher di Traffic  e vorrete spaccare tutto come Old Boy.

Eh sì.

 

5) Il vostro amico vi aveva scambiato per Mel Gibson di Conspiracy Theory e invece si è accorto che sei braveheart

Sì, il tuo amico non capiva perché un genio come te, anziché scoparsi una come Julia Roberts, era affascinato dalla “fantascienza”. E pensò che soffrissi di schizofrenia delirante come Russell Crowe di A Beautiful Mind.

Diceva che vedevi complotti e ostilità dappertutto. E ti dava pure del comunista che odiava i comunisti. Così, appena costui si è sverginato con un’oca dalle tette mosce, si è creduto un Dio e ha cominciato a trattare tutti a pesce in faccia. Credendosi “arrivato”. Ché doveva godersela e non aveva tempo da perdere coi “vigliacchi”, gli sfigati, i poveretti e i “falliti”. La vita è una. Non si può passarla a consolare i “dementi”.

Sì, compagni, qualcuno ha tradito. Qualcuno ha fatto il maiale.

Questa merda farà la fine di Ben Barnes/Billy Russo di The Punisher?

No, perché Frank Castle perdona.

Vero, amico?

 

La realtà è quella che ci pare. Fratelli.

I cazzi son amari? Il mio no, io non ho “palle”. Questo lo sa anche quella bagascia di tua sorella.

Sì, la realtà è bellissima.

Se sei uno studentello e la tua realtà è fare il figo con una cretina e disprezzare tutti, la tua realtà è quella.

La realtà di un nano.

 

La realtà è qualcosa di molto più profondo. Non tutti possono capirla.

 

– Ma chi cazzo credi di essere? Un genio?

– No, io non sono nessuno. Noi non siamo nessuno. Siamo anime nel mondo.

E questo dovrebbero capirlo tutti.

 

E ricordate: nella vita non esistono mai scelte sbagliate, esistono scelte incomprese.

di Stefano Falotico

I social e Facebook sono strumenti che distorcono la realtà e la gente “bluffa” dietro profili falsi? Secondo me è spesso il contrario, è la realtà falsa e troia a ingannare


07 Aug

Stephen King

Una delle grosse panzane e dicerie, che fa tanto felici i sociologi e gli psicologi della mutua, i quali par non vedano l’ora di poter demonizzare i social, additandoli come prodotto avariato di una società allo sbando e “senza valori”, è quella secondo cui Facebook sia ingannevole. Perché la gente, nascondendosi dietro profili falsi, può dunque bluffare e raggirare il prossimo, turlupinarlo e fargli credere cose assurde.

Sì, è così, infatti. Ma per gli idioti. Che raccontano frottole sul loro conto, si professano professori quando invece hanno appena la quinta elementare, e si spacciano per chissà chi. A vanto della loro pochezza, soprattutto morale e dell’oscena distorsione che praticano in particolar modo su loro stessi, nel contraffare la loro dignità per qualche Mi piace in più.

Sì, avrei da raccontarvene. Gente che scrive di aver frequentato le università più prestigiose, di possedere titoli accademici altissimi, che invero è moralmente, appunto, abietta, bugiarda, mentitrice e dunque “meretrice” su tutto.

Una settimana fa, ad esempio, mi contatta una ragazza. Mi chiede, come si suol dire, l’amicizia. Io ci vado sempre piano… al che, prima di concedergliela, scruto tra le sue foto per notare se gatta ci covava.

Mi sembrava, onestamente, un profilo vero. Una ragazza simpatica con tante foto di lei in compagnia di amici e amiche. E col suo gatto mentre lo massaggiava fra un risotto e un piatto d’insalata.

Ok, amicizia accettata.

Lei comincia dunque a scrivermi:

– Ciao.

– Ciao.

– Posso conoscerti?

– Conoscere ha un significato ampio e diversificato. Sì, possiamo scambiare due chiacchiere. Scusa, mi hai scovato nel Trova Amici? Sì? E perché mi hai inviato l’amicizia?

– Ho visto, per caso, un paio di tue foto. Mi sembri un tipo in gamba. E poi anche una brava persona.

– Brava persona… da cosa l’hai dedotto? Perché nel mio profilo non ci sono foto di me con un’ascia che sgozzo la gente? E, se ci sono, quello non sono io. È Michael Myers di uno dei miei film preferiti, Halloween.  Sì, comunque a conti fatti, sono bravo. Non vado però a messa la Domenica, qualche volta, se i miei ormoni non “ci stanno dentro”, mi faccio qualche seghina, ah ah, sempre che non possa “usufruire” della materia prima, non sono ricco come Berlusconi, quindi non sono corrotto perché la gente troppo ricca, fidati, o è Zuckerberg, che ha avuto l’idea geniale che ha sistemato lui e le sue tremila generazioni a vita, oppure ha delitto. Delitto non sta qua infatti per uomo derelitto e neppure per sinonimo di reato. Delitto, non molti lo sanno anche se hanno la cattedra alla Bocconi del cazzo, è il participio passato di delinquere. Che comunque è pur sempre un crimine.

Sì, Berlusconi delinquette. Delinquette è la terza persona singolare del passato remoto. Word vi darà errore perché “delinque” di approssimazione. E dunque Berlusconi è un delinquente. Che, in quanto uomo che ha delitto, e qui torniamo al passato prossimo, prossimo poiché abbastanza recente, si è fatto soldi a palate. E col suo potere corruppe tante donnette. Godendo di molti diletti e, traviato, debosciato, degenerato, scopò ogni zoccola “legalmente” di letto in maniera sghemba fra le gambe eppur mai troppo diretto, per sviare la legge sulla prostituzione minorile. Altrimenti, sarebbe stato inculato per direttissima.

Sì, un chirurgo può avere tanti soldi ma non così tanti da averne così tante…

Perché il chirurgo non ha delitto. E soprattutto, a differenza di Berlusconi, poco retto, che pagò avvocati e giudici, non ha “diritto”.

Sì, sono una brava persona anche se non navigo nell’oro.

Ho scritto molti libri ma non guadagno come Stephen King. Peraltro, se in uno dei miei libri, scrivo che in quella cittadina c’è il clown di Pennywise, interviene il centro di salute mentale per appurare se sono schizofrenico. Se lo scrive, come già in maniera celeberrima, lo scrisse King, ci fanno un sacco di film. E lui guadagna dieci volte di più coi diritti d’autore.

Va be’…

Sì, sono una brava persona. Ma non sono ancora “sistemato”. Sistemato nella nostra società equivale a non credere più nella forza della poesia e dell’immaginazione ma lavorare in comune. Parlare di Calcio per otto ore coi colleghi fantozziani, fingendo di svolgere le “pratiche”, e guardare di sottecchi il culo della segretaria del “capo”. Sì, la gente sistemata sta “bene”. Dei morti in vacanza…

Sì, sono un bravo ragazzo, non faccio parte della mafia ma mi piace Goodfellas.

– Ottimo, lo sapevo che eri una brava persona. Intuito femminile. Io sono una parrucchiera per uomini. Vieni a fare lo “shampoo” da me?

– Lo shampoo da te che vuol dire?

– Ecco, io ora apro la cam e te ne do un “(m)assaggio”. Me la rado tutta in diretta. Tu guarda. Se ti piace, passiamo a cose più “sostanziose” e reali. Sappi che appena accendo la cam, mi devi dare 50 Euro ogni 30 secondi. Ci stai?

– Sì, ci sto. Adesso chiamo la polizia postale e t’inculeranno loro. Dandoti una bella sciacquata e lavata di cap(r)a. Bagascia!

 

Questo per dire che siamo pieni di porci e porcelline… e io non ci sto!

Facebook è ingannevole per le puttane, per chi non ha niente da nascondere, no, non lo è. Anzi. Dai suoi scritti, dalle sue foto e dai suoi post, viene fuori tutta la splendida verità su una persona.

Ed è in questo caso che la realtà è più ingannevole di questo “tipo” di Facebook. Facebook, se ben usato, permette di stringere amicizie vere, è la realtà spesso stronza, ove se non indossi la maschera sociale e ti attieni alle etichette più farisee, vieni maltrattato, deriso superficialmente e “bannato”. Un macello.

 

Io vi benedico, figlioli e figliuole.

 

 

di Stefano Falotico

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