Il Principe e il suo dis-correre
Amo la “sconsideratezza spudorata” della libertà, anche quando il mio pudore sarà deriso e il mio Cuor “saccheggiato” da ignobili spaventapasseri.
Ah, ma chi vorreste spaventare?
Me la rido, anche “sguaiatamente”, e v’inguainerò di guai se, ancor di serpi-…lingue, ammonirete, “inquisitori” e delinquenti, la mia sovranità che si “sbatte” il vostro ano.
Vengo Io, Principe e, forse, mai Re, con questa mia a dirvela tutta, come una lettera di Totò, di stessa educazione raffinata da sportivo Milito nel mio “nerazzurro”, cari zuzzurelloni.
Udite e sentite davvero le mie parole perentorie.
Ah, le intimoriste perché m’intimidissi ai vostri ricatti, alla vostra stracca prosopopea, alle vostre fendenti risa(tone), e, quando soffrivo, ero immensamente solo e disperato, giocaste a baloccar la mia testa, a “reprimerla” con paranoie e suggestioni, “ustionaste” il mio amor proprio e sradiscaste l’orgoglio per sbucciar la mia pelle.
Sì, “pregavate”, invidiosi del mio genio senza le vostre matte regole, per “ammattire” me, per sfiancarmi ed estrar la mia anima, “dissanguandola” per un pranzo “ludico” di carnalità sempre più (s)porche.
Ah, vi ho scoperti, e ora tremate pure, ché qualcuno, nel bel mezzo della festa, “bussandovi” alle (s)palle, vi concerà più di quanto foste già sconci.
Sono un Falotico riesumato, perché amerò col garbo d’una eleganza che vi sarà sempre scevra.
Ah, “ingozzati” di “scettri” dal “vello d’oro” e di sentimenti carta velina, tracimerete per eccesso di “sudori”, sempre “caldi”.
Ah, come invidio la vostra idiozia.
L’Italia di oggi, “governata” da pazzi di buffonesca superbia, sta languendo nella povertà.
Fratelli & sorelle, di questa Notte incerta, accarezzate il mio cranio e, con me, miracolato di tante multiple rinascite, ci benediremo nel mio Vangelo.
Eccomi…
A te, studente senz’Arte né parte, che non sai dove andrai a parare, non accontentarti di “parartelo” per una casetta con “una” da “parati” e da pianti(ne).
Studia, coltiva il sapere, ambisci, e non essere mai presuntuoso come gli “untori”.
Perché, di troppo tuo ardire ed ardere, al primo “passo falso”, ti sgambetteranno, ti bruceranno, e ti spezzeranno ancor più le gambe.
“Infilatene”, nel mezzo del cammin di nostra vita.
A te, mignottone che ti credi un grande “uomo” solo perché fotti & “inculi”, e tutti i “cretini” mandi a fanculo, è meglio se non m’incontri, perché il tuo collo potrebbe un po’ incrinarsi.
A te, “donna” che tanto abbindoli i verginelli perché captasti le loro purezze “vogliose” per divorarli da “vorace”. Attenta, l’agnellino potrebbe “alluparsi” troppo.
E domani chiederti il “divorzio” per “violenza sessuale”.
A te, mentecatto che terrorizzi la povera gente con la tua boria da “pezzo grosso”.
Solo di merda sei sempre più un merdoso, come le stronzate che caghi dal bocchino d’una pipetta per quelle “bocche” delle tue “pupone” lobotomizzate.
A te, amico che tradisti la mia stima.
Ora, non son più “muto”, salutami il tuo esoso mutuo e le tue mule.
Perché, come Clint del suo pugno di dollari, ti reciterò questa citazione, ché tu la tenga ben a mente, sesquipedale demente!:
Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride. Ha subito l’impressione che si rida di lui. Ma se mi promettete di chiedergli scusa, con un paio di calci in bocca ve la caverete.
Fortuna e gloria agli uomini di buona volontà.
Sono un portento!
(Stefano Falotico)