Kurt Cobain: a vent’anni dalla sua mortacci tua, Falotico vi racconta l’ultima volta che assieme si suicidarono…
Vent’anni fa e un giorno, moriva Kurt Cobain, la domanda è: era un grande o un montato? E soprattutto chi è stata la più grande rockstar? Jim Morrison
Non ho mai nutrito troppa simpatia per Kurt. Mi ha sempre dato l’impressione, cantando in quel modo, di essere uno di quei maialini scannati al macello così come “grungeiando” mugolava il suo “dolore”, soffertissimo, ah ah, esistenziale da uno che prima s’era fottuto bellamente, con tanto di lor belate “belline”, cento groupie al ritmo di “come as you are” di pecorina. Ma ammansiva il vostro gregge da valle inconsolabile di lacrime “arrabbiate”. Un ipocrita, insomma, osannato dalla società anni ’90 in cerca della sua pulp fiction musicale. Sì, prima le ammucchiate e poi l’ira da Mucchio selvaggio alla Peckinpah perché s’era rotto il cazzo dopo l’indigestione di “basso”.
Per questa mia, speditemi in manicomio e ballerò il lento… “sciolto” sul… light my fire del Morrison mentre sarò picchiato da spranghe “dure” a friabile adattarmi ai vostri gusti. Sì, a tutti piace(va) Cobain, di mio ho sempre preferito il sigaro cubano di Al Pacino di Scarface e a Michelle Pfeiffer, perfettina e incazzosa se le si rompon le unghie, due cubiste cubane con Fidel Castro nella vostra baia dei porci a cui faccio guerra. Abbaiamo! Non abbassiamoci!
Questo sono io, l’irriverenza guascona come può essere la smorfia alla Max Cady di De Niro, uno che ha il coraggio di sputtanare questa borghesia falsa. Prima educa i figli alla mansuetudine senza marijuana e poi critica uno come Max che veste camicie hawaiane. Con tanto di tatuaggi da marinaio, essendo stato in galera per colpa delle omissioni “peccatorum” dell’avvocato bugiardo perfino a sua moglie, a cui non confida il suo tradimento “galeotto”.
Sì, in utero…
Passano gli anni, oggi abbiamo le magic mielose di Chris Martin, ieri John Legend col suo basculante addome da negro “latino”, domani tornerà di moda il jazz del cazz’.
E si fa di tutta una banda un fascio… di nervi, tanto esploderete in “fuoco” artificiale, dopo il ”glande” freddo”, da sagre paesane dei vostri fintissimi idoli, ben peggiori dei santi patroni meridionali.
Di mio, ficco in autoradio i miei strange days, per il resto potete suicidarvi.
Se non vi piaccio, in quella tavola “calda” servono il prosciutto della tua donna sgelata dopo tanta carne in scatola della sua mente da “imbottigliata”. Offrono gratis la “salsa” con le patatine di lambada…, alcune però non sono “originali”, son abbronzate di lampada(rio). E vai di mossa, di mousse, di musetto e attenti alle scosse!
Fidatevi, meglio un pneumatico come me di uno come il Cobain. Che sfruttava il vostro “teenagerismo” nichilista e “turbolento” per poi scrivere nei suoi diari che non provava empatia.
Però con quelle che gli sudavano sopra… sì.
E Bruce Springsteen? Fino a “Nebraska” ci s(t)iamo, poi ha sbandato.
Ma in fondo fa bene. Tanto “Sulla strada” non lo legge più nessuno.
Oggi, la gente preferisce le hit “toste” col culo parato da sparlatori dietro le pareti insonorizzate della falsità ancor più “assordante”. E voglion tutti vincere la classifica stando in pantofole.
Per quanto mi concerne, so che la cerniera serve per far uscir l’uccello.
E non tarpategli le ali, mie polle, sono le parti migliori assieme alle vostre cosce… si spera non troppo “cotte”, altrimenti poi mi chiederete gli alimenti. Di mio, voglio solo che aumenti di volume, tu puoi “volumizzarlo”, alimentandolo con qualche toccatina… di pepe e molto sale. Il punto saliente del gradimento.
Di petto son stopposo, di patta c’è, di patti non puoi prendermi sul serio.
Pattuiamo questo: io pattino, ti sbatto e non spiattellarmi la morale da tiro al piattello.
Cosa voglio dire? Sono criptico? No, di mio vivo nella cripta e basta.
È già troppo farti ascoltar la musica vera, spaccarti i timpani e tamponarti.
Ma, pur essendo già morto, vesto più nudo dei tuoi scheletri nell’armadio.
Ora, basta con le tue melodie e dì a tua moglie che me la dia!
Suvvia! Via e poi giù!
Finale col botto… in faccia
Una scrive su Facebook che, dalla fretta, si è mal rasata le ascelle e chiede alle sue “amiche” se credono sia eroticamente, per il sabato sera “pompante” in discoteca ritmata di musica “incazzata”, affascinante il semi-pelo per il maschio “intravedente”, e se questo “stratagemma” può aiutarla a rendersi più piacente per la penetrazione lenta e non troppo scimmiesca.
Intervengo a sproposito nello spazio commenti e le scrivo che a me piace King Kong. Anzi, che io e King ci siamo sposati da un anno e aspettiamo Cita in formato gigante. Non abbiamo però i soldi per mantenerla e neanche quelli per la balia. L’affideremo a Tarzan, di “adozione” africana-leggendaria da libro della giungla…
Lei non capisce e chiede se sto provocando per puro gusto (s)fottente, alludendo che mi piacerebbe leccargliela su far lo spiritoso animalesco prima della bestialità ancor più (s)fottuta.
Al che, “controbatto” e le scrivo che sono in verità solo un barbone in cerca di pelliccia per la notte. Ma da cacciatore potrei pelargliela come la favoletta di Cappuccetto con un unico finale possibile. La polizia becca il mio Jack lo squartatore e io me lo do ad altre gambe. Tu la dai, dondolante va ergendosi come la quercia in mezzo alla foresta, colante me lo trancerai se non vorrò disboscarlo prima della pioggia equatoriale, accaldato-irrequieto di battermi il petto perché tu me lo estrai, tagliandomelo evirante.
Ecco, penso che Kurt Cobain fosse romantico a suo modo. Io, a mio “mondo”, sono un leone, domani un elefante, ieri più pachidermico di un imprenditore che sfrutta i dipendenti, in un’altra era sono quel che sono.
O ti vado bene, o evviva le foche. Se non accetti lo zoo, posso fare il delfino.
Se hanno chiuso le piscine, posso almeno pisciare?
Ora, mi chiederai: non puoi perché non ce l’hai più dopo l’evirazione. C’è sempre il pappagallo artificiale.
Sì, diciamocela. Cobain era un uccello in gabbia. Compreso che Courtney Love era carina, sì, ma voleva troppi altrui ca(na)rini, si sparò evitando che gli strappasse anche il “grunge” dello “sdrucito” pantalone urlante.
Detta pene al (di)vino. E non voglio sentir altri cazzi.
Jim Morrison è il più grande perché comprese the end prima dei titoli di “coda”… dopo che Marlon Brando disse la verità di questa società che fa orrore.
Punto e a capo?
No, da Coppola in testa.
E ora “spariamocele”.
– Come va?
– Non funziona un cazzo. Comunque, lo riparerò. Uno ne ho, eppur son bipede.
Comunque, per finire del tutto, vi racconto questa.
An(n)i fa, una tizia di Roma volle per forza, “di brutto”, incontrarmi con la scusa che era affascinata dalla mia mente.
Scendo dal treno, lei mi fissa, allaga tutta la stazione e, per far sì… che non chiamassero soccorso a causa dell’allagamento della Termini, mi salta addosso e me lo evira con un morso netto.
Risolto l’allagamento, sì, dopò si asciugò in fretta, dicasi “ritiro dopo che volle tirarmelo”, mi vide catatonico, immobile e mi disse: “Stefano, non starmi così, non ti manca niente”…
Insomma, Cobain doveva andare a farselo attaccare varie volte dopo gli innumerevoli strappi da isteriche.
Alla fine, optò per la soluzione che taglia i “testicoli” al toro.
Si ruppe proprio il cazzo. Completamente.
Una pistola e basta coi grilletti.
Insomma, non so se Cobain fosse un genio. Ma d’altronde non lo era Dostoevskij, non lo era Mozart, non lo era Einstein e non lo sei tu. Non lo è nessuno. Diciamo che esistono persone che fanno della loro particolarità un modus creativo. Canalizzano la loro predisposizione a essere quel che sono (in)nati.
Ma poi succede inevitabilmente questo. Cobain andava, come un comune mortale, come tutti, al bar. E la barista, anziché chiedergli “Cosa vuole?”, gli ordinava “Dammelo”.
Lui aveva bisogno solo di un digestivo.
E, nauseato, si sparò in bocca.
Fine della storia.
Comunque, domani, ricordatevelo, non si scappa. Anche se stasera avete scopato, dandovi una visione euforica della vita, diciamo una momentanea “botta”, a meno che non siate crepati per overdose, ah, ben vi sta, eccessivi, vi toccherà la solita merda.
In senso figurato della condizione umana?
No, nel senso stavolta proprio di merda. A meno che domani non caghiate il cazzo.
Non so voi, di mio cago regolarmente.
I problemi nascono con le stitichezze della società rivoltante.
Insomma, cagano storto e pisciano fuori dal vaso, cioè me lo rompono.
E che puoi fare?
Adesso, apro il mio sogno nel “cassetto”. Ed estraggo il fucile.
Sì, sono Walt Kowalski, altro che Cobain.