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RAMBO: LAST BLOOD, un trailer pessimo – Gli stili educativi della vita, la mia libertà da semi-eremita e Re Mida contro i moralismi guerrafondai delle teste di m… a


21 Aug

michael filipowich mindhunter 2

Capitolo 1: ha ragione Todd Solondz

Sì, inondato da una furia celestiale, sto patendo gli strazi di me addolcito, non so se rinsavito, che un tempo giacque in una torta a mille strati. Ero inasprito, guardavo come Travis Bickle il bicchiere mezzo vuoto con tanto di aspirina.

All’epoca, il mio mentale stato si era talmente illiquidito nell’essersi sciolto a mio babà, sì, un pasticcione vivente pasticcino che potevi sciogliere in bocca soltanto accarezzandolo con un bacino, che stavo in fondo sbriciolato mentre, sopra di me, tutti festeggiavano con tanto di champagne e ragazze che, fra un cocktail con ghiaccio e gelide limonate arrapanti, scaldavano… sbrinandole di leccate spompanti.

Sì, gelide limonate. Perché questi ragazzi non sapevano dare un bacio caldo come l’ardente vodka servitavi da una di Mosca.

Trattavano le ragazze come delle matriosche. Dando loro solo un’oca al semifreddo.

Fidatevi, rispetto a questi bastardi, preferirò sempre Jeff Goldblum de La mosca. Almeno, è stronzo al massimo della più sexy sua forma.

Sì, erano tutti sparpagliati in qualche festa, brindando alla faccia del mio cioccolatino.

Sì, mi spalmavano d’offese.

Ora, vi racconto una barzelletta non proprio pulitissima che Angelo, ex mio diabolico compagno delle elementari, purtroppo tragicamente deceduto in seguito a un fatale incidente stradale, raccontò alla nostra scolaresca:

un uomo ha un figlio, cioè è padre di un bambino da educare.

Per farlo crescere sano e forte, per insegnargli dapprincipio che la melassa di molti sdolcinati film hollywoodiani e disneyani non corrisponde alla realtà, spesso cinica e desolante, deprimente e piena di quotidiane delusioni sfiancanti, lo indottrina e imbocca immediatamente alla stronzaggine del mondo.

Sì, suo figlio tornò da scuola. Suo padre quel giorno non andò a lavorare e dunque, al rientro del ragazzo a casa, doviziosamente gli preparò il pranzo luculliano e appetitosamente rosolato.

Prima assieme mangiarono degli ottimi spaghetti fumanti, mischiandoli al bis di delicate eppur piccanti penne all’arrabbiata, quindi si strafogarono di bistecche al sangue. Dandoci giù pesante.

Mangiato che ebbero come dei ludri, bevendo e scolandosi due bottiglie di vino, ficcarono nelle loro bocche pure tutta la frutta. Ingozzandosi di pesche, banane, lamponi e cocomeri.

Be’, essendo ancora un periodo scolastico, forse la frutta fresca non deglutirono, più che altro il padre, ruttando e scoreggiando tra un baffo leccato e un tovagliolo macchiato, disse al figlio…

– Cogli donna Rosa quando è matura. Io ho sposato una donna di nome Violetta quando era ancora vergine e m’ha fatto viola, m’ha pelato il culo come un melone.

– Capisco, papà. Sì, ma mamma dove sta?

– A leccare la noce di cocco di un uomo più peloso di una scimmia che non ama però mangiare gli arachidi. Ragazzo mio, gli arachidi, soprattutto se salati, sono buonissimi. Sono come le patate, piacciono a tutti gli uomini. Tranne a quelli che amano prenderlo nel culo. E tu non devi mai fartelo mettere. È chiaro?

Insomma, tua madre sta con King Kong.

– Capisco, papà.

– Comunque, ora dobbiamo digerire. La vita è dura ma ancora tuo padre è forte e non finirà a vivere nella foresta. Quindi, ci pappiamo il dolce.

– Va bene.

– Eccolo qua. Gustatelo tutto, è un dolcissimo profiterole. Ti do due palline. Sì, crescerai e avrai poi due pallone.

– Grazie.

 

Il pargolo afferrò il cucchiaio, non vedendo l’ora di divorare in un sol boccone tutti quei due bignè così farciti di cacao, ripieni di panna montata cremosa.

Sì, il giovane era ancora affamato come un lupo, nonostante avesse già fatto piazza pulita di mezza cucina.

A voglia dopo a lavare i piatti, sarebbero stati cazzi.

– Oddio! Che schifo! – urlò il ragazzo. Vomitando disgustato.

– Bravo. Non è un profiterole, è merda. E tu l’hai già mangiata. Quindi, sai cosa ti aspetterà in questa vita.

– Papà, perché mi hai fatto questo?

– Te l’ho detto. Devi subito comprendere lo schifo, essere pronto perché incontrerai lungo la via della vita, eh già, merde al cui confronto la merda che hai appena rimesso, eh sì, ti sembrerà Nutella di qualità.

 

Nessuno di noi bambini rise alla barzelletta di Angelo.

La maestra, invece, contattò subito suo padre poiché secondo lei il padre era uno stronzo.

– Pronto, è lei il padre di Angelo?

– Sì, perché?

– Domani, l’aspetto.

– Io domani lavoro.

– Me ne sbatto il cazzo, signore. Suo figlio ha recitato davanti a tutta la classe una porcata.

Ora, signore, il ragazzo non può parlare in maniera così sboccata alla sua età. È colpa sua se non ha saputo imboccarlo coi giusti precetti pedagogici. Porti suo figlio a vedere Cenerentola, non gl’insegni certe stronzate senza Fantasia.

– Signora maestra, le posso dire una cosa?

– Mi dica, signore.

– Lei è una merda.

 

Ah ah.

 

Capitolo 2ieri mattina al bar è partita una rissa, per sedare il macello è intervenuto Salvini

Ieri, successe un putiferio.

Parcheggiai la macchina. Al che, attraversai la strada. Sto sempre molto attento prima di attraversare.

Eppure, uno (poi scoprirete che invece era una su una vecchia Uno) svoltò l’angolo senza guardare e stette per investirmi:

– Dio d’un Cristo della madonna puttana di Gesù! Che cazzo fai? Le pare il modo? Per fortuna son dotato di riflessi migliori di Flash Gordon, altrimenti avrei fatto la tua fine. Sì, tu sei un uomo finito. Quanti anni hai? Una trentina? Sì, sei un tipo da Cinema di Avengers. Cioè sei già fottuto.

E quella zoccoletta al tuo fianco chi è?

– Guarda che guidava lei, non io. Non te ne sei accorto? Tu, fantoccio, oltre a dover cambiare gli occhiali, devi andare pure da uno bravo…

– Ah, allora non sai una minchia del mondo. Chi dice donna dice danno. Devi guidare tu la macchina. Non farti scarrozzare da questa succhiacazzi.

Donna al volante, pericolo costante!

– Ma tu sei pure maschilista.

– Sì, tu sei frocio.

– Tu sei malato!

– Anche tu lo sarai dopo che te l’avrò suonate. Ti cureranno al traumatologico.

– Ora, faccia di porco, stai esagerando.

– Tu non sai che cos’è l’esagerazione. La tua ragazza lo sa. Ieri me la sono inculata e ha capito che tu oltre un certo limone, no, limite, non riesci a spingere.

– Adesso sei andato troppo oltre. Troppo, troppo, troppo! Tenetemi fermo!

– Ma che dici, pappagallo? Tieni zitta la bocca, piuttosto. Ricorda la stronzata che mi diceva sempre mio padre. Sei come L’orlando furioso ma non hai la classe di Ariosto, più che altro, nascesti pollo e morirai arrosto! E, dopo che le avrai prese, la tua ragazza mi farà un bocchino in questa fine di caldo agosto!

– Dio mio! Ti spacco, io ti spacco!

 

Volarono calci e pugni, tutti gli avventori del bar s’ammutolirono. Qualche avventore perfino s’avventò. Il barista intervenne per separarci. C’eravamo attaccati come delle ventose. Botte da orbi, piroette da Bruce Lee, pedate nel culo da Bud Spencer, io che tirai i capelli a questo mezzo pelato e lui che cercò di arrabattarsi, forse solo sempre più arrabbiarsi, tra mille schiaffi.

Perfino la sua ragazza, quella che guidò la macchina del cazzo, mi colpì la testa a colpi di borsetta con tanto di sbavato rossetto e i profilattici mal conservati che, dalla sua custodia, schizzarono dappertutto!

La folla andò in visibilio. Una vecchia mezza sorda, con in mano un’Oransoda, non sentì il casino pazzesco ma si divertì da matta/i.

Incitando all’urlo senile di:

– Forza, figli di troia! Datevele sode! Intanto, io ordino pure una Lemonsoda e una Pelmosoda. Spremetevi, avanti, cazzoni!

 

Uno chiamò il numero verde, uno l’ambulanza, un altro la polizia.

Nel frattempo, finii di bere il mio cappuccino e, nel frastuono generale, non pagai lo scontrino.

Sgattaiolando via con il sole del primo mattino già inoltrato nel mio calore da uomo con l’uccello a mezzogiorno che non deve mai dar conto a nessuno.

Soltanto alla ragazza del tipo da me smontato, ragazza cattiva da educare dopo il tramonto. Sì, quella della borsetta.

Infatti, prima di uscire dal locale, raccolsi uno dei profilattici della succitata minzione, no, sopra menzionativi, quindi mi girai verso il ragazzo suonato:

– Ehi, bello, questo stasera lo userò con la tua bella.

 

Nonostante fosse mezzo morto dissanguato, urlò come De Niro/Al Capone alla fine de Gli intoccabili:

– Tu non sei niente! Sei solo chiacchiere e distintivo!

Salvini lo chiuse in manicomio.

 

Capitolo 3i miei genitori mi hanno insegnato che non si conquista il rispetto e la dignità dietro la maschera delle lauree e dei titoli da mettere a brodo

Sì, la mia adolescenza fu funestata da fighetti liceali assai indignitosi. Facendo contenti i genitori, adempiendo ai loro dettami, ogni mattina si presentavano a scuola tutti compunti. E i compiti?

Anche se, a tutt’oggi, nonostante siano laureati, ancora pretendono di voler mettere a posto i miei puntini sulle i.

Ma la finissero. È una marmaglia di porcelli ipocriti. Si fanno commiserare, mentendo a loro stessi, andando in giro a dire che sono poveri e in mutande solo perché quel giorno la scema delle loro frivole socialità animalesche, eh sì, non gliel’ha data. Dunque s’inchinano al pietismo e alla retorica più falsamente sinistroide.

Sì, in seguito alle inculate pazzesche che ricevono, in quei momenti d’abbattimento devastante, leggono tutti i passi migliori di Stalin, quindi accendono Instagram e scrivono a tutte le più grandi fighe, ammonendole neanche se fossero Savonarola:

Ma non vi vergognate? Svergognate! Alla vostra età dovreste studiare, invece che star discinte a posare. Dovete sposarvi. Che cosa lascerete ai posteri?

 

E loro rispondono tutte in cor(p)o: lasceremo fiumi di sborra più del fiume Nilo. Tu invece che lascerai? Questo tuo messaggio altamente denunciabile e perseguibile legalmente?

Sì, davvero, non se ne può più di tutti questi falsi.

Meglio io ché non rinnego di avere cento film pornografici di Jules Jordan.

Se non vi piaccio, mi compro un altro filmetto e poi terrò sempre in gloria questo “pazzo”, Michael Filipowich di Mindhunter 2, il quale sostiene di conoscere sette lingue, in verità non sa parlare nemmeno la sua madrelingua correttamente, cioè praticamente assomiglia a molti di voi.

Millantate di essere artisti, grandi attori, critici d’arte e di Cinema imbattibili ma soprattutto, solo dopo aver letto due post del sito lascimmiapensa.com, pensate di aver capito tutto della vita.

Sì, devo dirvi la verità.

Mi piace romanzare le mie sfortune.

Ma indubbiamente io e John Rambo siamo forse la stessa persona.

Tutti pensano di farci il culo e ridono come matti alle nostre (s)palle.

Con molto ritardo, realizzano che i topolini sono loro.

Credono di averci sepolti vivi con una bombardata d’offese.

Sì, credo di essere sempre stato un puro. Mi commuovo e soffro dinanzi alle sciagure e alle sofferenze altrui.

Così come Rambo che, tornato dalla guerra, apprende che il suo amico è morto di Cancro.

Continua per la sua strada ma qualche arrogante continua a non sopportarlo.

Come sapete, Rocky e Rambo sono i due personaggi più iconici di Sylvester Stallone.

Rocky Balboa e Rambo sono in verità la stessa persona ma non perché a interpretare i rispettivi personaggi sia stato ed è, appunto, Stallone.

Rocky, nonostante i pugni presi, non si arrende mai.

Rambo si è già arreso. È la versione Breaking Bad di quelle tamarrate che a me piacciono.

Sì, perché io sono tamarro. M’è sempre piaciuto andare in giro e fotografare i culi delle ragazze. Però, per molti anni subii i lavaggi mentali e i condizionamenti demagogici di gente salottiera.

Che volete farci?

Volete chiamare il prete?

Be’, diverrà mio amico come quello del cazzo di Vampires.

Sì, la libertà crea joie de vivre, le ideologie, le imposizioni, le ottuse posizioni creano le psicosi.

Non c’eravate ancora arrivati?

di Stefano Falotico

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A Rambo preferisco Rocky, alla moglie di Stallone le figlie


01 Aug

stalloneROCKY con Little Marie docet: la mia unica debolezza è non avere debolezze, è avere ciò che i ricchi, in quanto avari, non avranno mai neanche in primaverarambo stallone

 

Sì, devo cambiare le cuffie e il microfono. Inserire nuovi spinotti mentre Stallone la dovrebbe finire con gli spinoff di Rocky, ovvero Creed.

Infatti, a quanto pare, girerà il settimo film della saga su Balboa, il suo miglior personaggio in assoluto.

John Rambo è altrettanto iconico e riuscito ma è la versione cattiva di Rocky. M’ero già poco tempo fa espresso su questa sottile, antitetica eppur molto importante, imprescindibile sfumatura.

Rocky era un cane bastonato, anzi, spesso solo come un cagnaccio. Ma sarebbe finito peggio, cioè incagnito, se l’avessero fatto solo abbaiare, no, arrabbiare.

Lui avrebbe terminato di svolgere anche il suo lavoro da underdog riscuotitore di crediti, abbandonando ogni residua speranza da clandestino pugilatore e, a gran malincuore, si sarebbe ritirato con la coda fra le gambe, come si suol dire. Del tutto svalorizzato e screditato.

Probabilmente, emarginato completamente, osteggiato e vilipeso da una società cinica e spietata, totalmente ignudo, dirimpetto a una nuova provocazione smodata, villana e screanzata, avrebbe dato di matto e l’avrebbero ricoverato.

Prima l’avrebbero fortissimamente insultato, sì, in maniera inusitata, dunque, dopo averlo bloccato, bocciato, boicottato e dopo avergli infilato il bastone fra le ruote in ogni dove, l’avrebbero maltrattato, reputandolo un’ultima ruota del carro, brindando sul camion dei falsi, pagliacceschi vincitori col drink in mano.

A Rambo andava subito data una mano, non una lametta da barba per sgozzare ogni sua già bruciacchiata, decollata speranza. Decollò, voleste decollarlo ma non a picco colò. Anzi, in culo ve lo ficcò.

Rambo, dopo essere stato medaglia al valore, soldato rimpatriato e perfino ultra-decorato, fu dallo sceriffo stronzo, infatti, che scorretto fallo, psicologicamente sodomizzato.

Cosicché, ancora non guarito, bensì sguarnito d’ogni dignità in quanto atrocemente nell’onore e nell’amor proprio spogliato, avrebbero addirittura attentato ai suoi passati traumatici, risvegliandolo dal letargo e inducendolo a un’irosa esplosione scriteriata.

Presto sedata per ancor più servirgli una fottuta, bastarda, doppia inculata.

A Rocky Balboa invece, miracolosamente, una seconda chance fu generosamente data. Dal cielo gli fu fortunatamente addosso piombata e donata. Mentre a Rambo i cattivi vollero soltanto riempirlo di piombo. Altra sfumatura che, per nessuna ragione al mondo, andrebbe trascurata.

Sì, desiderano che Rambo fosse del tutto oscurato in quanto, vivendo lui da ascetico vagabondo un po’ troppo cogitabondo, forse anche tonto, i fascisti pensarono bene, anzi malissimo, di rimproverarlo, di spedirlo coattamente in cura solamente perché, nonostante fisicamente fosse assai muscolato, la sua barbetta era trascurata e Rambo girovagava a zonzo con aria da gonzo, malinconica e sconsolata. Voleva farsi solo una birretta, cuccarsi forse un’insalata per una discreta, serena mangiata. Invece gli stronzi vollero papparselo e inchiappettarlo.

Rambo non era certamente il primo venuto e sappiamo bene che si dimostrò un osso duro.

Lo stesso lo prese in quel posto ma almeno restituì pan per focaccia a quel panzone di Brian Dennehy, trivellandolo pure in maniera sacrosanta e assai cazzuta, in modo parimenti micidiale da pollo nel girarrosto.

Rocky invece, nonostante le iniziali, comprensibili titubanze poiché, dopo tanta sociale latitanza, umanamente credette che sarebbe stato controproducente rigettarsi nella mischia, rischiando ancora una volta una figuraccia, tergiversò. Rimanendo un po’ sull’introverso.

Pensò che, dall’incontro contro Apollo Creed, ne sarebbe uscito sfigurato, massacrato e, costernato, nelle costole spappolato, sarebbe rincasato ancora più incazzato.

Invece, contro ogni pronostico a lui sfavorevole, sì, perse ugualmente ai pugni, no, ai punti ma, se l’incontro fosse durato solamente dieci secondi di più, sarebbe stato lui ad alzare le braccia in segno di vittoria. Mica pugnette. Mica pizze e fichi, pizzicotti e fighelle. Ricotte.

Ecco, spesso nella mia vita, ho fatto cascare le braccia, invece, a tutti.

Sono stato la pecora nera in quanto non mi è mai piaciuto fare il bugiardo e campare d’ipocrisie figlie d’una mentalità laida partorita dalla gente di panza piena e perciò pure nel cervello assai larda.

A forza di ricevere a raffica botte pazzesche, sono oramai indurito e collaudato.

Invero, come girano le cos(c)e a questo mondo, lo compresi già dopo il servizio civile. Non feci il militare, cazzo, lì ancora maggiormente i caporali e i maggiori, di nepotismi, nonnismi e bullismi m’avrebbero fatto a sangue il culo, ma comunque me lo spaccai lo stesso, archiviando tutti i manifesti della Cineteca di Bologna ove prestai diligentemente il mio obolo da obiettore di coscia, no, di coscienza.

Ah, lavoravo cinque ore al giorno. Ma non servì a molto. Dopo circa un anno di servizio, ferie e permessi inclusi, guadagnai un cazzo. Roba che in un giorno, oggigiorno, una modella su Instagram, oltre ad archiviare sempre più followers nel suo carnet personale, becca sempre a ogni orgia, no, ora… un figo della madonna, che lei non è, da chiavare perché sa mostrare la carne e non abbisogna, dunque, di girare di locandine in bettole per trovare un lavoro da sguattera, da cameriera. Diciamocelo, la cameriera è una donna onesta eppur da molti trattata a pesci in faccia in modo disonesto. E non vuole la riscaldata minestra! Infatti, serve in una trattoria che offre ai clienti solo il caffè amaro.

Se non vi sta bene solo il caffè ma volete il tè, la cameriera vi sbatterà… solo fuori dalla finestra.

No, invece la modella d’Instagram vi serve sul piatto d’argento la sua carrozzeria dorata per onanismi vostri da uomini a cui, in quegli attimi bollenti, più della vostra salsiccia ottimamente rosolata, non darei mai in mano, appunto, qualcosa di fine e di porcellana. Le vostre mani, oltre che sporche, tremano e potreste rovinare un vassoio che vale dieci milioni di modelle intoccabili perché troppo belle.

Eh sì, mie porcelle, no, porcellini, sono Lupo Ezechiele e vi conosco perché io non sono un ipocrita che pensa che la vita sia solamente rose e fiori, baci Perugina e confetture di miele.

Già, qualche volta pure io me la tiro, lucidando tutta la mia cristalleria d’assaggiatore che sorseggia le migliori, femminili bellezze rosate come il vino più pregiato, ambendo a smaltarne le lor labbra con calorosa, densa freschezza masturbata e, da buona forchetta di codeste tutte da gustare, sognandone le linguette allo scoglio, speriamo non allo scolo, i baffi mi lecco. Che leccornia ma loro con altri mi mettono le corna. Insomma, stimolano le mie cornee ma sono delle zoccole senza cuore.

Alcune sono solo delle galline spennacchiate ma non è da questo che si giudica un cedrone gallo che da bianco lo fa diventare giallo e poi rosso con tanto di cresta cremisi e finale cremoso.

A parte gli schizzi, no, gli scherzi, Rocky è un glande, no, un grande.

Avete presente quando avverte Little Marie, l’attrice Jodi Letizia, riguardo alle ipocrisie del mondo adulto?

Rocky le dice che lei si comporta da mignottella e, così facendo, a lungo… andare, la gente, quella che mangia solo le tagliatelle, comincerà davvero a considerarla come tale se non si darà presto una regolata.

Sarà per sempre confinata, stigmatizzata e come puttanella etichettata.

Poiché la gente preferisce farsi un quadretto assai distorto del prossimo, un’idea più conveniente e sbrigativa. Per lavarsene le mani, appunto.

E non vuole mai rivedere le proprie (im)posizioni nemmeno se uno le smonta e smentisce pezzo per pezzo.

Per esempio, se uno viene troppo velocemente preso per pazzo, agli occhi di chi emise questo giudizio sveltissimo, senz’appurare nel profondo, quel ragazzo rimarrà sempre pazzo.

Può diventare pure Gandhi e queste persone diranno che fa Gandhi per far credere a tutti che in verità non è un pensatore libero ma un povero cristo che si spaccia per uomo elevato. Continuerà a puntargli il dito, imputandosi, urlandogli perfino che s’è sputtanato.

Poiché, se prima era pazzo, adesso manco usa il cazzo. Sì, sputtanato significa non andare a puttane.

Quante cazzate… la gente, Gesù mio.

Cosicché, se vi sarete/foste annoiati di una vita di balli e cani, no, canti, vi diranno che vi siete arresi, che siete degli vigliacchi e sopravvivete alla bell’è meglio in squallidi appartamenti e in fatiscenti auto-inganni. Ah, non mi incantate. In voi non m’incarnate.

Arriverà un cinquantenne a farvi la morale per puro, sadico gusto di farvi del male. Farvi e farvi, sempre farvi.

Vi dirà… che siete uomini senza dignità che si fanno soltanto gli atti impuri quando, in verità, lui fa ben di peggio.

Oltre a segarsi, quasi ogni notte va appunto ove sapete. A mignotte!

Però, ogni domenica brinda con moglie e prole, continuando a raccontarsi frottole, magnandosi anche delle dolci frittelle.

I suoi amici credono che sia un grande uomo perché è perfino un tosto lavoratore. Non sta fermo una sola ora. Ci dà!

E voi, giovani, continuerete a farvi fottere da una merda così.

 

Morale della favola:

aveva ragione Trautman quando avvertì lo sceriffo, dicendogli che gli sarebbe convenuto mollare subito la presa. Lo sceriffo continuò a fare lo smargiasso e a ridersela grassa…

E aveva ragione pure Apollo Creed quando, dopo trenta secondi di match, capì immediatamente che aveva di fronte uno più forte di lui.

Sì, vinse. Ma solo nel primo perché aveva più esperienza, si chiama vantaggio psicologico, appunto.

Nel secondo però perde perché Rocky è, appunto, più forte e s’è esperito duramente dopo il primo incontro.

Insomma, la gente vede assai bene, spesso finge di non vedere, dunque ti sottovaluta apposta, facendoti credere assurdità perché è consapevole che, se scopri la verità, hai due reazioni possibili.

o come Rambo scoppi oppure finiscono loro scop(pi)ati.

Perciò farà di tutto per buttarvi giù e distruggervi, ne inventerà sul vostro conto di tutti i colori per farvi passare dalla parte del torto.

Voi pazientate, resistete e aspettate il momento giusto.

Quando vi sentirete pronti, sferrate un mancino pugno pari ai loro colpi bassi e ai loro giochetti mancini.

Che vi devo dire? Sono un macigno, forse un nero cigno, forse arcigno, fui Lucignolo e anche Pinocchio ma le bugie hanno le gambe corte, i vostri nasi sempre più s’allungano e ce l’avete molto più di me corto…

Il cervello. Quell’altro… non m’interessa.

Come dice il grande Renato Pozzetto di Grandi magazzini, signora, so che il cane è castrato, non ho mica paura che m’inculi…

Sì, non possiamo continuare a farci coglionare da gente che guardava roba come Lui è peggio di me e La casa stregata.

Comunque, anche Stallone è un ipocrita.

Nel quinto Rocky, dice al ragazzo che è un cocone, per svegliarlo, mettendolo in guardia dal successo e dal sesso arrivati troppo in fretta.

Peccato che da parecchio, fra l’altro, Stallone stia con Jennifer Flavin. Una rossa praticamente identica a quella mentecatta che George Washington Duke dà come premio a Tommy “Machine” Gunn/Morrison.

Sì, la Flavin fa la bella vita, va tutti i giorni in palestra e se la tira da milf assai figa.

Ha trovato quel coglione di Stallone che si spacca la schiena per girare il prossimo episodio de I mercenari, così che in famiglia possano continuare a pagare le super bollette e saldare i bolli della Porsche, della Ferrari e forse anche della Mercedes.

Sinceramente, mi farei le figlie di Stallone.

Ragazze che potrebbero insegnarvi, fidatevi, molte più cos(c)e dei luridi tromboni maestrini che oramai nessuno s’incula e che soprattutto da una vita non trombano.

Questa è la mia dichiarazione di dignità con tanto di mandare a fanculo questa gente falsa con gl’interessi della presa per il deretano non solo a loro. Pure a quelle due gran fighe delle figlie dello Stallone italiano…

M’immagino la scena…

Stallone, come un Provolone, scopre che ho scopato il sangue del suo sangue. Al che si precipita sotto casa mia per spaccarmi la faccia. Suona potentemente al citofono. Non gli apro. Sfonda allora il portone come Rambo e sale le scale a velocità pazzesca pari alla sua corsa fra le montagne del quarto Rocky:

– Falotico, apri! O prendo a calci la porta?! Chi cazzo pensi di essere?

– Sono Oscar – Un fidanzato per due figlie.

 

 

Stallone, dinanzi a questa mia risposta velocissima e imprevista, rimane stordito, spiazzato, imbambolato.

Mentre lui resta istupidito per circa una settimana intera, io gli scrivo la sceneggiatura del nuovo Rocky.

Al che, apro la porta. Stallone è fermo lì come uno stoccafisso, da settimana immobile, senza cibo né acqua. Una situazione orribile.

Gli do un pugno.

– Signor Stallone, mi sente?

– Sì, scusi. Eccomi. Dove sono?

– Tenga, licenzi il cazzone screenwriter del nuovo Rocky e usi il mio script.

– Ok. Vuole che la paghi?

– No, bastano le sue figlie. Pensi, Sly, sono loro che mi pagano affinché faccia gli straordinari.

Veda ora però di non rompere più il cazzo.

 

Comunque, le figlie di Stallone sono tre, forse quattro.

Dove stava la terza?

Sempre con me? Dove cazzo vuoi che stesse?

E la quarta?

Nascerà.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Sarà un’estate di titoli caldi, il listino della Notorious Pictures ha un film in cartellone che è la storia della mia vita


06 Jul

stallone rambo last blood

Ora, chiariamoci. Beniamino Placido, il senior president della Notorious Pictures, mi sta simpatico.

Ha questa faccia da patatone, a metà strada fra Clive Owen e un toscano di origine controllata come il Chianti, certamente più presentabile di quella schifezza d’uomo di Rocco Siffredi. Uno che continua a propinarci la sua pubblicità delle patatine…

Basta, davvero. Almeno rinnovasse il suo repertorio. È come se il grande Castor Troy/Nicolas Cage girasse il seguito di Face/Off e recitasse alla hostess milf, molto battona, perennemente la solita, storica e stoica battuta da faccia da culo mai vista: mi dà gusto mangiare la patata.

Alla lunga, annoierebbe. Probabilmente glielo allungherebbe sempre ma noi spettatori non godremmo più di un colpo di genio così sfacciato. Sfrontato e gasato, limonato.

Dai, le limonate vanno forte con questo caldo.

Di mio, compro quelle della Sanpellegrino. Per un gusto pieno e deciso. Sì, vado dalla commessa della Conad, gran bella ragazza, una buona gnocchina. Lei non mi fa pagare nulla. Soltanto che mi rilascia sempre lo scontrino fiscale perché la polizia, altrimenti, sarebbe nei suoi riguardi assai irriguardosa e fiscalissima. E, si sa, fra le sbarre, non puoi nemmeno mangiarti una barretta di dolce cioccolato.

Comunque, le donne amano il bis. Se poi, oltre al dessert, sarete alla frutta in fatto di soldi, al tiramisù ci penserà il fratello di Troy, Alessandro Nivola.

Uno che, in Wizard of Lies, ha la sfiga di essere il figlio del più grande figlio di troia della storia. Chi è Brad Pitt?

Alessandro, in Face/Off, nella scena del carcere infatti recita un’altra battuta devastante. Proprio tirando in ballo il celeberrimo dolce inzuppato nel caffè, ripieno di crema pasticcera, zucchero, uova e mascarpone.

Mah, si dice che lo zabaione sia un afrodisiaco mentre la zuppa inglese la offriamo a quel cafone che continua a prendermi per coglione.

Per troppo tempo si approfittò della mia buona fede e io non gli regalerò mai più nemmeno un profiterole.

Sono un uomo che, a parte gli scherzi, vive delle sue ascesi spirituali. Qualche volta mi curo dagli ascessi mentre voi, cari cessi, salivate d’infiammazioni ghiandolari e ormonali per qualche donna al mare in bikini che vuole la crema solare ma non il vostro “ice cream”.

Dalle mie parti, ad esempio, aperta tutto l’anno e non solo nel periodo estivo, vi è la gelateria Voglia matta.

Molti anni fa, fra uno yogurt e l’atro, fra un gelato alla banana e una mia leccata alla padrona per non pagare la vaschetta del bacio con l’amarena, pensai d’incontrare in questa bottega… perfino Catherine Spaak.

Ah, Catherine spaccava davvero. Soprattutto quando ad Harem indossava lo spacco.

Uh, che freddura bollente che è questa. Ah ah.

Sì, sono un critico cinematografico come il compianto Beniamino Placido, omonimo del capo della Notorious. Oramai questo è arcinoto, lo sanno pure i vecchietti del circolo della bocciofila.

Ecco, la domanda è questa: i fascisti trattarono Rambo da matto, facendogli perdere ogni matta voglia, ma si erano informati bene su chi fosse? Lui li infornò.

È quello che nel grande Cinema chiamano colpo di (s)cena.

Di mio, sono uno Stallone che spesso sta sul moscio.

Ma non fatemi incazzare, eh. Sennò saranno amari.

Altro che al mare. Mi dovete amare, è un ordine. Se lei, uomo, non mi ama, io amerò sua moglie. Va bene, così?

 

– Falotico, ma lei lo sa che non è un uomo normale?

– Lo so. Sei tu che non lo sei, non lo sai.

– Cosa dovrei sapere?

– Che sei un Minotauro, no, volevo dire un minorato. Hai preso il Tavor?

– E quindi? Io sono normodotato, invece.

– Sì, io no, però. Ora lo prendi in culo.

 

Da allora, non riesce più non solo a mandarmi a cagare ma nemmeno a indossare i jeans e a calzare il cavallo dei pantaloni.

Comunque, me ne fotto.

Sono strafottente, un cazzone.

 

Ecco, detto ciò, sperando di avervi divertito, devo ammettere altresì con estrema onestà che ogni teoria freudiana con me andò a puttane.

Secondo Freud, la malinconia nasce dalla carenza affettiva, anche sessuale.

La gente mi provocò molti anni fa. Spronandomi a fare cowgirl. In parole povere, volle sverginarmi.

Io volli appurare se ero un puro soltanto da atti impuri o se duramente avesse funzionato.

Funzionò eccome, anche troppo.

E ora sono più triste di prima.

Questo non è un colpo di mitragliatore, non è un colpo di scena, è un altro pugno allo stomaco alla società erotica del porcile di massa. Sì, fra Rambo e Rocky, io scelgo sempre Rocky.

Perché io sono fatto così. Non mi cambia nemmeno Gesù.

Figurarsi dei poveri cristi.

Lo so, è triste che vi abbia detto la verità.

Anche molto vero. No, non sono come quasi tutti. Sono un diverso, lo sono sempre stato e non mi svenderò mai. A costo di morire povero, appunto, in canna o senza più cartucce e frecce al mio arco.

O come un pagliaccio con la maschera grottesca e tragicomica per sembrare felice.

Sono pure assai dissimile rispetto sia a Michele Placido che a Beniamino.

Sono un uomo tranquillo.

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Il Cinema e la Musica italiana ci deludono sempre, platealmente, anche la Settima Arte americana sta andando assai male, per fortuna esiste Scorsese


01 Jun

rambo 5 poster

Italoamericano doc con la sua compianta madre che gigioneggiava sempre di cammei strepitosi, preparando le polpette come il piombo che fanno bum bum in Quei bravi ragazzi e arrabbiandosi dinanzi alle bestemmie di suo marito in Casinò. Donna che sapeva far di conto non solo alla cassa bensì nella sua famiglia. Non quella dei Corleone, però, istruendo Martin alla giustezza. Poiché Martin, come Harvey Keitel di Mean Streets, era combattuto se associarsi alla piccola manovalanza del crimine di Little Italy oppure se farsi fariseo prete. Seguendo la tradizione ipocrita di molti figli d’emigrati che, non trovando una buona sistemazione, finirono col pontificare da quale pulpito…

Donna che educò zio Marty a sacri, inscindibili valori veri e veraci. Martin comprese, come in The Departed, che non possedeva, nel bene e nel male, il fisico e la cattiveria per superare i test attitudinali d’una polizia fascista, ma non aveva neppure i requisiti genealogici e caratteriali per diventare un gangster cinico e cattivissimo. Traviato e debosciato, soltanto in riga irreggimentato.

Un uomo, il Martino, sempre dubbioso. Anche se bere un Martini o un’Oransoda. Un uomo sodo che forse voleva assurgere a moderno Gesù precipitato nell’inferno di Hell’s Kitchen come il suo paramedico di Al di là della vita. Ma comunque amava troppo le donne per santificarsi e si concesse il lusso dell’Ultima tentazione di Cristo con Rossellini Isabella. Una che all’epoca era bellissima. Più figa di Barbara Hershey.

E divenne appunto un cineasta di risma, non un teppistello da squallide risse né un predicatore dei poveri…

È per questo che adoro, venero, idolatro più di una comare palermitana nei confronti del sacro rosario, il suo Cinema violento, cazzuto, religiosamente arrabbiato e viscerale, corporeo e al contempo intriso di pura metafisica incendiaria come Toro scatenato, il suo romanticismo sfrenato come quello di Sam Ace Rothstein per la sua Ginger/Sharon Stone. Un uomo talmente innamorato, il Sam, da regalare la chiave non solo del suo cuore, bensì quella patrimoniale, alla protagonista di Basic Instinct. Una a cui io darei solo quello… e basta. Capace che poi, come in Casinò, lega nostra figlia a letto mentre lei se la spassa col tuo amico d’infanzia, un povero cazzone, e con un pappone di bieca ordinanza, un James Woods di nome Lester Diamond. Un uomo poco adamantino, un puttaniere incallito, un viscido truffaldino.

Che capolavoro Casinò. Un film peraltro doppiato da Dio, con un Manlio De Angelis al suo massimo storico, un Gigi Proietti migliore di tutti gli Stefano De Sando e i Ferruccio Amendola possibili, e quella figa pazzesca…

Ah, Sharon, già il nome m’accende e volo/a alto. Profuma di stronza di classe, di provocatrice d’alto bordo. Mica come queste popolane attricette che stanno in Italia. Paese che, come giustamente asserì Pier Paolo Pasolini, finge di essere progressista e culturalmente avanzato, invece rimane puntualmente, ciclicamente, ciecamente fermo ai suoi bassi rituali, al suo raccapricciante, scandaloso classismo sociale, alle sue varicose vene e alle sue vane, effimere lotte operaie dinanzi a gente come Berlusconi e suo figlio. No, non Pier Paolo, Pier Silvio. Uno che sa come accontentare il popolino, riempiendo le tasche di quell’ipocrita di J-Ax. Il quale a sua volta, con gli anelloni al dito e i miliardi che gli escono pure dalle orecchie, continua ad ammorbarci coi suoi tormentoni, adesso con Tormento.

Canzone furbissima ascoltata da una generazione disperata di ragazzi, ahinoi sprovveduti e troppo ingenui, che non sanno come scaricare le loro benedette ire se non scaricando la musica di uno che, dietro la facciata dell’underground da centri sociali, invero solamente /vili prende per il culo. Assolutamente.

Così come fa il Cinema italiano. Nanni Moretti lo definiva e definisce tuttora Cinema ricattatorio e ruffiano.

Cioè quel Cinema che pare ammantarsi di un’aura impegnata e pedagogicamente inappuntabile, in realtà compiace soltanto i malumori della gente frustrata, consolandola con quello che la gente vuole sentirsi dire. Suonandosela e cantandosela, appunto.

Uguale alle canzoni di Vasco Rossi. Uno che ancora riempie gli stadi perché l’uomo medio, rappresentante della maggioranza, s’identifica in questo asino che raglia e che parla, declama la libertà con più soldi di Bono Vox degli U2. E fu lanciato perfino dagli Stadio…

Sono stanco perfino di Marco Bellocchio e Gianni Amelio. Un tempo erano forti, Così ridevano, schierati davvero contro un sistema corrotto. M’hanno anche loro rotto.

Col loro Cinema a metà strada tra una fiction con Giorgio Tirabassi di Pietro Valsecchi e un programma elettorale, un Cinema falsamente politico che va perennemente, noiosamente a parare sui capi dei capi, su Cosa Nostra, sulla malavita organizzata, su Tangentopoli e gli intrallazzi perfino dell’ex papa Ratzinger, dei paparazzi e gli strafalcioni lessicali di Antonio Razzi.

Anche The Irishman sarà un film di mafia, come si suol dire.

Ma qui viaggeremo su alti livelli, a grandi velocità come in Ford v Ferrari del grande James Mangold.

Ecco, siamo stanchi di questo vecchiume italico, di questi bellocci e di questi sterili, deprimenti balletti.

Di questi vecchietti a vent’anni e di questi tromboni in verità solo emeriti coglioni.

È arrivato Rambo.

Anche se il trailer del quinto è una bella porcata…

rambo-last-blood

woods stone casinodi Stefano Faloticode niro stone casino

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