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Quando pensi di essere Dustin Hoffman di Rain Man e invece sei Tom Cruise, video antologico, epico!


15 Apr

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Forse, non vi siete accorti dei mutamenti cronenberghiani avvenuti nel Cinema e nella vita di tutti i giorni con l’avvento dei social

Be’, chi della mia generazione non ricorda piacevolmente la canzone leitmotiv di Lucio Dalla per Lunedì Film di Rai 1?

Sì, so che voi sbarbatelli, se la doveste ascoltare oggi, riproposta in qualche programma nostalgico, pensate e pensereste:

ma chi sta cantando? Mario Biondi?

 

Peraltro, Lucio si limitava a una sorta di grammelot onomatopeico abbastanza incomprensibile ma di sicuro effetto, come un cantante jazz di New Orleans. Tra Dario Fo e un pazzo di Firenze.

Sì, per noi il Cinema rappresentava un appuntamento fisso il lunedì sera. Quando, vivaddio, l’assurdo Canone Ordinario (ordinario di che?) aveva motivo d’esistere. Mediaset era agli esordi e I Bellissimi di Rete 4 erano solo ai loro albori.

Poi, si sarebbero affinati, involgariti nel seno debordante, nel portentoso décolleté piccante e nei collant fenomenali della mitica Emanuela Folliero.

Che di Cinema ne sapeva quanto mio nonno di astrofisica. E, per introdurre il filmone in programmazione, recitava a pappardella i testi che le davano da leggere. Peraltro, erano quasi sempre estratti estrapolati dallo stesso dizionario dei film di Mereghetti o addirittura sintesi ricavate proprio dall’affiliata rivista tv Sorrisi e canzoni.

A Lunedì Cinema, avranno dato almeno cinquemila volte Lo squalo di Spielberg.

Sì, Lunedì Cinema chiudeva i battenti con l’approssimarsi dell’estate. Stagione di Spiagge alla Fiorello e di bagnanti italiani a Ibiza a esaltarsi con la radiolina che riproponeva Miami di Will Smith.

Sì, Fiorello, persona di rara ignoranza che prese Giosuè Carducci e, senza vergogna, se ne saltò con La nebbia agli irti colli…

Mitico!

Fiorello, davanti a quella donnona di Katia Noventa, oca da Karaoke, per fare il figo, le disse che conosceva il teorema di Pitagora. E, dinanzi a milioni di spettatori, lo enunciò da Bruno Sacchi de I ragazzi della 3ª C.

Molto pressappochista, il Fiorello disse sfacciatamente che, in ogni triangolo isoscele, il quadrilatero costruito su Siracusa è equivalente all’unione dei rettangoli dei due cateteri.

Sì, è questo secondo voi il Teorema? A proposito, voi, che fate tanto i trasgressivi e gli anticonformisti, avete mai visto l’omonimo film e letto il libro di Pasolini con Terence Stamp?

Rosario Tindaro Fiorello, non di Siracusa, bensì di Catania. Idolo!

Ah, ma avete allora proprio bisogno di una stampella. Più che uomini da Noventa, siete oramai a novanta, diciamocelo, dico, senza infingimenti e libretti di giustificazione con l’alibi della vostra indisposizione psicofisica dovuta allo stress di una vita febbricitante che vi ha fatto ammalare di qualunquismo, retorica e populismo a iosa.

Ma non perdiamoci in nostalgie da Stranger Things, in passatismi scolastici. In esaltazioni del Cinema degli anni settanta quando invece siete nati appunto nei seventies ma eravate troppo piccoli per poter aver visto Un attimo, una vita di Sydney Pollack.

Vi dichiarate degli espressioni astratti ma, più che al pittore Pollock, sinceramente assomigliate, molto realisticamente, solo ai polli che appunto allevava mio nonno. Pollon!

Sì, dopo l’avvento dei social, chiunque si professa attore e regista di livello e carica video in cui ha filmato una vedova che beve il caffè al bar di Zio Nino, gridando di essere il nuovo Paolo Sorrentino.

Sì, estetizzanti idolatrie di voi stessi da peggiori Toni Servillo.

Il Cinema è cambiato, la vita è cambiata. Dovete aggiornarvi.

Essere uomini come il Falotico.

Classico uomo per il quale tu pensi di averlo finalmente inquadrato e anche inc… o e invece presto, con un suo amico, girerà un grande mediometraggio.

Sì, nei primi giorni di Maggio.

Vi lascio col fiato sospeso e anche col ciuccio in bocca.

A presto.

 

 

di Stefano Falotico

 

hoffman rain man

cruise rain man

In Italia, i servizi giornalistici fanno schifo, molto meglio un bel servizio a queste ottime giornaliste


10 Dec

Selvaggia Lucarelli

Sì, in Italia, presso i giovani va di moda il lavoro del collaboratore giornalistico. Anch’io svolgo questo servizio, districandomi fra news e trailer, e dispensando, con originalità, acume irraggiungibile, competenza puntigliosa, efficacia stilistica e proprietà di linguaggio da sapido tuttologo, il mio utile quotidiano.

Sì, ambisco a un grande Quotidiano.

Nella mia vita, per molti anni m’è mancata la quotidianità. E mi reclusi in una vita da autodidatta molto sulle sue. Talmente sulle sue che persi perfino me stesso. Qualche mese fa, l’ho ritrovato. L’avevo appoggiato, per distrazione, su una mensola della cucina.

Sì, in Italia va forte il giornalismo. Perché, superate le lotte di classe, essendoci emancipati dal proletariato, ogni giovane ambizioso vuol far carriera, scrivendo articoli.

Sì, oggi come oggi chiunque, anche se non dotato di Laurea, desidera guadagnare soldi, scrivendo di tutto e di più.

Alcuni, pochi invero, sono seri e ben informati, dunque diffondono prestigiosa informazione coi fiocchi.

Altri, i più in realtà, scrivono fake news per gli allocchi.

Ad esempio, alla RAI sono una vergogna. Oramai non seguo più il “canale di regime” da una vita.

Sennò, mi devo sorbire V. Mollica che, visto che lo pagano profumatamente per fare pubblicità poco occulta, idolatra e magnifica ogni cazzata. E, mentre la sua panza cresce fra scarpette e molte molliche fra pizzaiole e pinzimoni, il Cinema va a puttane, a discapito dell’esaltazione di una cultura di massa per massaie.

Notizie date con estremo ritardo, pedanti, distillate con una retorica vecchissima ove ti vorrebbero far credere che l’ultimo film di Pieraccioni sia una pietanza raffinata da cineasta insuperabile.

Campare, scrivendo, è durissimo. Io aspetto ancora 800 Euro da un sito per cui ho collaborato, andato in fallimento. Dunque, posso prendere tutte le ricevute di prestazione occasionale e bruciarle assieme all’anno vecchio.

Ho intanto inviato la mia domanda d’iscrizione all’ODG. Ma non esiste più la DC. E pare che assumano, nei quotidiani “seri”, solo gente che vota il padrone fascista e che a stento conosce l’abc.

Sì, articoli redatti sotto dettatura, anzi, sotto dittatura.

A questo punto, credo che sia necessario da parte mia fare mente locale.

Il lavoro del giornalista cazzuto è qualcosa di molto difficile da realizzare. Non basta una laurea per arrivare a certi vertici, devi essere figlio del direttore, un raccomandato con tanto di timbro postale, oppure una bella donna con un paio di cosce da scriverci qualcosa nella sezione Spettacolo!

Sì, un belvedere, indubbiamente. Ma, a ben vedere, le giornaliste appunto più in gamba… e meglio retribuite sono quelle che, senza peli sulla lingua (mica tanto), disinibite sanno scosciare con eloquenza e non abbisognano di una dotta parlantina. Sì, che ce ne facciamo del colto eloquio dinanzi a queste cosce che parlano da sole?

Nel corso degli anni, che io mi ricordi, le giornaliste più “accreditate” son state anche delle fighe bestiali.

Verso i sedici anni, andavo matto per F. Bertelli. Quella di RAI 3. Adesso è invecchiata ma all’epoca, fidatevi, m’informavo sui morti nel Biafra solo per resuscitare dalla mia depressione galoppante grazie alle sue gambe allineate al mio volerle essere cavalcante.

La Bertelli era una figa sesquipedale.

Mi faceva impazzire anche E. Guarnieri. Una che iniziò, dopo averla data a Berlusconi, con Casa Vianello, ove appunto faceva la parte della passerona che il “tonto” Raimondo voleva trombarsi in assenza di Sandra Mondaini.

Poi è passata al TG5. Ma prima che dimagrisse troppo, ah, questa Guarnieri era tutta da guarnire…

Oggi, va forte T. Panella. Una la cui voce è peggiore di Crudelia De Mon ma le cui gambe sono più eccitanti di quelle di Sharon Stone.

Ma non perdiamoci in gambe e sgabelli.

Il chiodo fisso del mio “martellino” fu S. Aquino. Lei non mostrava molto le cosce ma aveva un paio de bocce che, anche se eri stato bocciato cinque volte, non te ne fregava un cazzo.

Anzi, ti fregava eccome.

È sempre quello a fregarci.

Lo sanno bene quelli che adorano Selvaggia. Scusate, non mi ricordo il cognome. Lei guadagna sui cazzi vostri.

E ho detto tutto.

Ma come cazzo ha fatto questa Selvaggia a diventare così ricca e famosa?

No, sbagliato. La domanda è: quanti c… i si è fatta?

Quando si dice una che lavora duro…

 

Morale della favola e della fava: la balla secondo cui chi guadagna molto è stato più in gamba degli altri, eh sì, non è vera. Devi essere stata solo più in gambona delle altre. Molto più brave, come ogni donna amante delle coccole, ma meno …ole.

 

Io, fratelli, vi dico la verità. Il resto è un troiaio.

Fidatevi.

Ed è per questo che molti vorrebbero mettermi in manicomio. Perché loro si vendono e io no.

 

di Stefano Falotico

Mentre al cinema danno La battaglia dei sessi, ancora si parla delle “manie” sessuali del Weinstein, in questo stagno ove tutti/e tirano i sassi da ossessi


21 Oct

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Sconvolgente questo caso Weinstein. Insomma, la RAI non aveva più argomenti per le sue farlocche trasmissioni inutili e annoianti e subito ha colto l’occasione per allestire “reportage” sulla violenza sulle donne, annegando al solito il tutto in un puttanaio di banalità, con ospiti discutibili e “vallette” in cerca del lor s(ucc)esso perduto. Si gonfiano i luoghi comuni, c’è la caccia al morboso più “inverecondo”, Weinstein viene dipinto solo come un (p)orco e, “gigantograficamente”, appare sui nostri schermi come simbolo del peccato più scandaloso. Mentre lo ritoccano di photoshop per renderlo ancora più lardoso. Colui che, in vestaglia, al crepuscolo, chiedeva massaggi anche a Giovanna Rei, che dichiara che, dietro quel “favore”, avrebbe ottenuto la parte di Juliette Binoche in Chocolat. Insomma, Weinstein è stato imperdonabile e i suoi atti sono agli atti, giudiziari e dell’FBI, ma davvero dovremmo credere a quest’assurdità secondo cui alla RAI la Rei (ma chi la conosce questa qui?) dice che fu così moralmente alta da rifiutare un ruolo internazionale solo perché la sua “religione” (infatti invoca Dio, mentre col balconcino vuole che la telecamera riprenda il suo essere rifatta, ah ah, dalla testa ai piedi in tacchi a spillo) non poteva “abbassarsi” a un pompino? Davvero crediamo che una che si presenta in passerella tutta scosciata e debordante di seno pompatissimo è stata così pia da declinare che Weinstein la pompasse? Ma per piacere. Non voglio giustificare il Weinstein, ma questo moralismo dell’ultima ora (da quali pulpiti!) mi sa di osceno, di gravissima ipocrisia.

Intanto ci si mette anche Tarantino in questa tarantella di falsità. Weinstein gli ha prodotto tutti i film e lui dice che sapeva ma ha fatto poco, però ora denuncia Harvey. Così “ritocca” la sceneggiatura del film su Manson, che doveva produrgli Harvey, perché presentava scene di violenza sulle donne, e dunque qualche maligno potrebbe pensar male.

La Rei è rea di menzogne.

E Roberto D’Agostino fa la parte del monaco agostiniano, su Vespa che dice Bing Crosby al posto di Bill Cosby.

Pietro Mennea è morto


21 Mar

Pietro Mennea è morto, “Mortacci!”, anche un pasoliniano avete “ucciso” per colpa che corse troppo, evviva Citti! Statevi zitti!

Mennea, campione olimpionico e duecentometrista fin al male incurabile per cui, defunto, oggi se ne celebrano gli allori. Oro di primati e primi podi prima dell’avvento di Carl Lewis e dell’uso degli anabolizzanti. Uno degli ultimi “alzabandiera” del tricolore vincente del nostro Paese oggi più arretrato di prima. Tutti fermi ai nastri di partenza e, se “sgattaioli” prima che (ti) “sparino”, sei “immortalato” nel “finish” d’una foto “ricordo” per le prese in giro da pista “ciclabile”.

Nato a Barletta il 28 Giugno del 1952, deceduto ieri Notte per cause appurate alla sua purezza.

Intellettuale, pluripremiatosi anche di varie lauree, specializzato in Educazione Fisica, un fisico mai laureato però in Fisica ma designato al “ruolo” dell’orgoglio nostro, oggi di plastiche e “ritocchi” in laboratorio. Hanno clonato le pecore, domani cloneranno anche tua madre, rendendola “a pecora” per “esporla” agli orrori dei bisonti sui viali…

Filantropo, innanzitutto educatore della Pedagogia a questa società italica d’imbecilli.

Partiva piano, “in sordina”, recitando la parte del “coglione” ai “blocchi”, poi accelerava e metteva al tappeto, tagliando quasi sempre il traguardo per primo.

Detentore di vari record, fu solo superato da palestrati più “pompati” e “dopati”.

Specializzato in varie categorie, non solo sportive, se ne va un genio, la Freccia del Sud.

Mica chi scaglia di “freccette” a “facili bersagli”.

 

Gli Oscar sono il calcolo delle probabilità


14 Feb

Ove ci si spartisce la torta, “YouTube”, invece, è l’inflazione “impennata” dei “pinnacoli” senza la “colada”… ma colando fra i collants

… Per “scrollarselo” d’ingollata, palleggiando di testo(ster-c-o)ne

La de-generazione di massa-ggiatori oggi socialmente “inappuntabili” di puntini “digitali” a puntare le “ballerine” di “YouTube” che danzan nel loro “schizzo” orgasmico-“igienico”… su(dato) punta di “pen’”

Il tempo trascorre e “tutto” s’alliscia, io non mi smentisco mentre i miei coetanei è da un po’ che son indementiti. Gli “adulti” stan messi peggio, “a pecora”. Masticandosi mentina fra le “linguette” rosicone, attizzano ormonalmente l’onanismo oggi “internettiano” da “gentleman” alla Nanni Moretti su “cappuccino” del “Mi scappello” al caro diario di loro “arie” da amatori nel Pollo Amadori che s’inebria da “Icaro”, “rubicondo” e iroso, nel “sognarle” nude per farsi del “ma(ia)le” senza “sachertorte” ma “insaccate”.

Sì, Pasolini non era uno da pisolini e aveva già profetizzato il porcile di questi “pisellini” da “fagioli” nei soliti ignoti di notti davvero “bucate”, di proprio “bucare” lo schermo fra lenzuola “bianche” come lo sperma autoerotico da veri “eroi”.

Sì, a tali uomini davvero “cresciuti”, dedicherò un libro mio prossimo “intimo” intitolato “La biancheria del banchiere nel suo branco nudo e crudo per t-ergerlo dinanzi a Kim Kardashian scudettata come la zebra juventina, il suo cowboy è nero, che sculetta sulla banchina da brava bambina”.

Sì, “YouTube” è oggi invaso da una “mole” di “monolitica” sessualità videoludica nella libido più “insospettabile” da spioni delle cosce-conduttrici, che lor “ammanettan di manette” nelle fantasie color “grigio-perla”, lo smutandarsi “boxer” del virile a patire una realtà frustrante e a “godere”, masochista, di “sparate sadiche” pen-s-ando, analmente, d’un fustigarla con le fruste dietro l’arma “invisa” del vispettin PC. PC, acronimo del “maschio” che “pascola” onomatopeico, tale e quale a Giovanni il poeta, nel cazz’ che fa “Lillona, sei Camilla e io, non calmo, vorrei che il mio fuscello in te entrasse come un Fusillo, mia bonazza bella che bevi e belerai il mio ef-fonderti-sfondar’”.

“Uomini” degni della nomea di topi, tanto che ambiscon a Miriam Leone per “mirarla” dal basso “in alto”, e anelan a “umiliarla”, riempiendo la pagina dei “Commenti” con “palle in buca nel catodico davvero carino”.

Ah, ne “carezzan” le gambe su occhi “sgranati” mentre “sgranchiscon” nel loro “gancio” di “tiro volatile”.

Sì, ma non pensate che sian solo dei puberali che ce l’han “su di giri(ni)”.

No, tali sconcezze, irriguardose del gentil sesso, “fiorenti” come la “crescenza che fila di mozzarella”, “vengon” da impiegati del ca-tasto con apparenze da casti, da industrialotti che ho colto in castagna mentre il “lor” era cotto su “smaltarlo” alla “castorina” Tomei Marisa nel “David Letterman” più in minigonna, da irreprensibili e “integerrimi” gendarmi-carabinieri dell’arma…

Sì, oggi il web permette a ogni (im)potente di “farsele” in “diretta”.

Le maggiori vittime di queste “freccette rosse al bersaglio” sono Ilaria D’Amico e “amichette” televisive varie, “in onore” all’Alba Parietti che (li) fu(mava) su sgabello oggi “presieduto” da Victoria Cabello.

Che “bellezza”, che roba eh? Che cos(c)e ha prodotto l’Italia, ove tutti son “signori” con tanto d’attestato e “testicoli” alla Briatore “testacoda” da magnamagna. Sempre il “maccherone”, sempre dei pastasciuttari!

Le donne, però, ci van vicino da “micine”:

– Ciao, mi chiamo Stefano.
– Ciao, mi “chiavo” Alessandra.
– Sei lesbica?
– No, ho “fatto” chirurgia anatomica.
– Insomma, prima avevi un “animale”, adesso una “selva forestale”.

Quindi, con me, eminenza imbattibile senza battone e senza mai le batterie scariche della mia centralina elettrica cervellotica, c’è poco da competere in merito agli Oscar. M’han soprannominato lo Zio, e metto zizzania al Kodak Theatre, “poltrendo” in poltrona e avendo già scommesso su tali cavalli vincenti, senza gli accavallamenti del fegato ma applaudendo a MacFarlane! Anche Al McFly! McDonald’s no!, son l’inaffidabile Duffy Duck!

Se vi recherete su lottomatica.it, ci son già alcune quote per il vostro allibatrore.

Basta donne coi “vibratori”, vibrate nel Cinema e non datevi all’affossarvela. Tuffatevi nella magia, finitela con questi “santini” tamarri dei vostri spogliarellisti edonisti per “equine” toccatine, bensì concentratevi su un attor degno di nota. Ecco, tirate fuori dal borsello il taccuino, il blocco note e smettetela a farvi il viaggio “notturno”. C’è una sola Notte, appunto (e virgola…), che dovete appuntarvi, puttane!

Gli americani anticipano Pasqua con quest’evento “resurrezionale”.
Mica come voi galline che v’indaffarate e accapigliate per il pelo migliore. Infatti, i vostri capelli son sempre “permanenti” lì, dalla parrucchiera. Vi conosco, eh? In quelle botteghe, sboccate, vi sfogate, adocchiate il garzone “sfigato” e gli conficcate occhiatine occhialute a espellerlo perché non gradite il suo peloso “rader” il pavimento dalle doppie punte della chioma fluente, fosforescente di tinture su tinta unita o doppia nel biondo-fuxia alla Pink, la cantantucola del rock “Bocca di rosa…”.

Ora, ho già piazzato 5 Euro su Il lato positivo, basta con questi lati B. Prendete la biro, pulitevi col bidet, non deridete il bidello, non sbudellatevi di pettegolezzi, e “incrociate” solo nella casella del film di David O. Russell. La finiamo con queste grida chiassose da gassosa? Che cazzo mangia quela sicula tanto sicura di sé? Una cassata siciliana? Allora, non scassasse la minchia!

Poi, scoppiate di flatulenza e pretendete il dimagrimento in palestra pilates ma, depilate, non siete lo stesso soddisfatte. Sfatiamo queste “fate”.

Già, la porcella-na Kidman Nicole non vincerà proprio niente di nulla.

Daniel Day-Lewis indossa il Butcher del Levi Strauss, il jeans più amato da Michael J Fox di Ritorno al futuro.
Infatti, prima del Parkinson, ci “dava” di power of love nei “Huey Lewis and the News”. Sì, la news sua fu che invecchiò prima del Tempo, io son ringiovanito, scoprendo il DOC del Christopher Lloyd, senza i suoi cuculo da disturbo ossessivo compulsivo. Vero?

A proposito di se “Qualcosa è cambiato”, Jack Nicholson s’è ritirato oramai, quindi non può vincere.

Vincerà De Niro, due come non protagonista e uno come principale, a differenza di Jack, due come protagonista e uno di voglia di tenerezza.

Il resto è una grandissima stronzata. Come dice Al Pacino di Profumo di donna.

Sì, e cos’è questa farsa che avete messo su?

Alla culla della leadership, preferisco il mio elevarlo. E tu levati di culo!

Sono come Roberto Baggio stasera a sfasare Fazio di dribbling coraggioso. Baggio subì un incidente gravissimo, non si rammollì e mi assomiglia perché, per essere un grande, ci vuole classe. E non la si acquista dalla Littizzetto o dalle mezze calzette.

A questi, solo un calcio, piazzato-in-crociato di palombella geniale.

Secondo il mio amico Ty di Facebook, la miglior canzone della storia del festival tricolore è “Mistero”.

Ci penso su, secondo me vale il primo Zucchero di donne du, tu, du, din don… simil Duran Duran.
Arrivò ultimo, poi cantò pure per il Papa.

Pollone, stavolta non siamo in sintonia d’onde di frequenza. Questa canzone, uscì quando mi “diplomai” d’Ottimo, naturalmente, nel periodo in cui frequentavo le medie. Ti racconto quest’aneddoto. Un pomeriggio, i miei compagni mi chiamarono per un’uscitella con le squinzie della terza “aula-aiuola-ahi ti voglio bene ma fottimi più soft, ascolto ancora Baglioni Claudio, non strapparmi la fina, sii fine eppur sfiniscimi di fiuto annusante fluidific(c)ante”. Alcune, però, eran già dotate di quarta, la crescita inversamente proporzionale del seno che si sarebbe poi “inserito” nel “superiore” istruirle. Ah, ne vennero “imboccate”. Come Nanni Moretti, indeciso se acconsentire, uscire o rintanarmi nella lettura d’un Garzanti da ganzo intellettuale Bignami senza ‘sta scassapalle odierna Mondadori della Bignardi Daria, optai per un “Fuck” sul mio diario, un Sega Mega Drive di “Mortal Kombat”, sparandomi un cazzone-segone al calcio rotante di spaccata alla Johnny Cage. Alla radio, passava “Mistero”, e io urlai “Enrico Ruggeri è come quella dei Matia Bazar!”. Scusate, quella è (di) Ruggiero Antonella. Da allora, la mia vita è un enigma. Sempre meglio del Cage Nicola. Gli ho funambolicamente preferito Van Damme e un sincero “Dai qua, donna, non rendermi un carpiato, capiscimi, non pisciarmi in testa, semmai renditi corpulenta ché, nell’andamento lento alla De Piscopo Tullio, capirai tutto senza Catullo Gaio…”.

Vieni appresso a me, non far la depressa, dai dai! Senti come spinge, come pompa questa musichetta!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento (1983)
  2. Gli amici del bar Margherita (2009)
  3. Happy Days – La banda dei fiori di pesco (1974)
  4. Maradona by Kusturica (2006)
  5. Daria, l’autunno è già arrivato? (2000)
  6. I diari della motocicletta (2004)
  7. Mortal Kombat (1995)

Roberto Benigni Show, parte prima


19 Dec

Berlusconi si ricandiderà ma il Diavolaccio l’ha già sputtanato. Vero puttanone?

 

Qui, tutti gli altri, compreso il primo. Stranamente, la Rai fornisce il codice da incorporare per tutti i video di questo spettacolo di Benigni, ma poi li ricollega sempre a quello iniziale.

Mah.

 

Americani a Roma: De Niro & Cage


10 Feb

 

Ah, la “casalinga” trasmissione “Che tempo che fa” sta riscuotendo “successo” anche all’estero, o forse alla Rai hanno tanti di quei soldi “canonizzati” da invitare, “esondandoli”, ospiti illustri come Robert De Niro e Nicolas Cage, in vacanze romane.

 

De Niro, in “pausa caffè”, qui in Italia, quando promosse Manuale d’amore 3, e Nic(ola) a presentarci, “robotico“, il suo nuovo Ghost Rider.

 

 

 

(Stefano Falotico)

 

 

Genius-Pop

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