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A distanza di 5 anni da Birdman, tornerò al festival di Venezia, ed evviva la nuova carne di Cronenberg


09 Jun

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Sì, quest’anno, se vuole iddio, se le troppe sigarette che fumo non essiccheranno i miei polmoni, se il pneumologo mi dirà che, nonostante il possibile cancro, potrò restare piuttosto in forma per fine Agosto, tornerò alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del lido di Venezia.

L’ultimo film da me visto, visionato ma non vivisezionato in codesto luogo rinomato ove l’Hotel Excelsior ospitò Sergio Leone e Bob De Niro di C’era una volta in America, è stato Birdman, uno dei film della mia vita.

Ma, quando lo vidi per la prima volta al PalaBiennale, tendone da circo appositamente allestito per la kermesse veneziana e poi, tutto l’anno, smontato e forse adibito a baraccone ove la rediviva Moira Orfei, morta nel 2015 ma rinata grazie a un trucco digitale migliore dei suoi ex ceroni, gigioneggia pachidermica con far elefantesco fra trapezisti e Joaquin Phoenix di Joker, non mi piacque.

Per un ovvio, comprensibile motivo. In quel periodo, ero talmente rincoglionito che non mi accorsi di aver perso tre gradi all’occhio sinistro. Così, non munendomi di occhiali, vidi ben poco.

Avvistai da lontano un omuncolo di nome Michael Keaton che viveva come me.

Io sono un uomo del sottosuolo, amante di Dostoevskij e di Taxi Driver.

Un uomo che, nella vita, ha fatto una cosa simile al sottoscritto. Ovvero imbeccò, perfino un po’ sbeccato, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza da vero Genius-Pop inaspettato.

Un uomo misantropo, sepolto vivo da questa marcia società, un uomo che sogna di essere una star di Broadway e brama di calcare il palcoscenico come Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio.

Un uomo che, nella sua esistenza rancorosa, timorosa, schiva e ritrosa, capisce che lo stronzo Edward Norton non è in confronto nulla rispetto alla merda schifosa di quella critica altezzosa e così ottusamente puntigliosa.

Decide di spararsi in testa per rendere la scena più reale, molto teatrale.

Superando Eleonora Duse e Antonin Artaud con una prova talmente veritiera e follemente istrionica da meritare l’applauso a scena aperta e, oserei dire, il visibilio della folla incantata, perfino lo stupore entusiasmante della boriosa critica esaltata eppur sfigata e frustrata che, impressionata da tanta arditezza alata, scriteriata e sinceramente umana, rimane talmente allibita da scappare a gambe levate.

Alla fine, Michael si ucciderà lo stesso, nonostante la protesi facciale e dopo (non) averci perso appunto la faccia.

O forse, come un falco elevato, guarderà la miseria del mondo dall’alto della sua grandezza obiettiva da Orson Welles de Il terzo uomo.

Io, dopo tante bastonate, inculate, fottute delusioni spropositate, ora scrivo per Daruma View e Ciao Cinema, due testate migliori, senza dubbio, di voi testoni che mi prendeste per coglione, avendo io ottenuto in passato pochi istituzionali attestati da dimostrare.

Sono invero un fine conoscitore di Cinema in ogni sua segretezza infinita e più raffinata. Anche se talvolta cazzeggio da Quentin Tarantino dei quartieri bassi.

Ecco, dopo quella visione, ne patii ancora. Dopo quel viaggio a Venezia, brutte news mi aspettarono.

Anziché leggere Variety, ricevetti a casa comunicati che vollero attestare se volevo commettere qualche gesto pericoloso. Fui indagato per essermi ancora incazzato in modo smodato contro esponenti irriconoscenti del mio eccentrico uomo esagerato eppur carismatico.

Così, da allora, non misi più piede a Venezia. Tantomeno nella mia sanità mentale.

In quel periodo mi affiliai a una testa di cazzo che si professò essere il mio talentscout. Lo conoscevo da anni e lui, al telefono, mi disse un bel giorno che mi aveva da sempre considerato un genio spaventoso. Insomma, per lui, io fui un colpo di fulmine. Ma 15 min dopo mi arrivò perfino la telefonata di Andrea Diprè.

– Buongiorno. Il signor Falotico? Un suo amico mi ha detto che lei è uno che si crede un artista migliore di Caravaggio. Sono qui per aiutarla.

 

Sì, un amico davvero speciale. Ma, si sa, io sono amico di tutti. E decisi, sciaguratamente, di recarmi con costui al Festival per vedere chi avrebbe vinto il Leone d’oro. Alloggiamo in un ostello gestito da preti. E lui per tutta la notte volle condividere con me la sua passione sfrenata e onanistica per Miriam Leone, l’ex Miss Italia, sì, lei.

– Stefano, quella donna mi fa impazzire.

– Cosa ti provoca?

– Appena la vedo, arrossisco più dei suoi capelli.

– Capisco. È solo un arrossamento dovuto all’’imbarazzo?

– No, mi diventa tutto rosso e rizzo.

– Capisco. Ora però dormiamo.

– Stefano, abbiamo letti separati.

– Perché avresti preferito una stanza matrimoniale?

– No, ma vorrei che, per stanotte, mi facessi capire che non devo più fantasticare su Miriam. Devo darmi a donne rosse come te. Sei il mio M. Butterfly.

– Perché io sarei una donna?

– No, però con questa luce solare di fine Agosto, i tuoi capelli, da castani, son diventati vermigli. Posso offrirti uno shampoo smacchiatore per rifarti il look?

– Tu vorresti farmi e basta. Non tirare in bagno, no, in ballo il balsamo. Mio bello.

– Sì, ti vedo un po’ imbalsamato. Facciamo una doccia insieme?

– Sì, questa è la doccia. Fredda però.

– Ehi, che fai?

– Vado a dormire. Vai nell’altra stanza e tirati una sega, pensando a Miriam. A me ci penso io.

– E chi pensa a me?

– Nessuno. Comunque, se dovessi avere mal di stomaco, ricordati che qui, a Venezia, molti turisti hanno il mal di mare.

Se proprio non ce la fai, basta che ti butti sotto un motoscafo e non devi soffrire più pene d’amore.

 

Sì, senza dubbio era un ragazzo alle prime armi con molti sogni nel cassetto e soprattutto nel fazzoletto.

Ma era simpatico. Era ossessionato da Cronenberg.

– Stefano, concordi? David è un genio. No?

– Sì, tu no, però. E secondo me hai travisato tutto il Cinema di Cronny a tiramento di culo e di uccello.

– No, io l’ho capito benissimo. E sono Tom Stall di A Histoty of Violence.

– Il bambino de La zona morta, no? Tuo padre non ti capisce, giusto? Vorrebbe che tu fossi un calciatore. Se lo fossi, non dovresti sudare sette camicie per avere Miriam. Mi sbaglio? Invece tu sei iscritto a Filosofia Teoretica. La vedo molto dura. Miriam te lo farà pur diventare duro ma ama gli uomini duri.

– Cioè, secondo te, è una zoccola? È dolcissima, invece.

– Sì, quando le dai diecimila Euro.

– Ma no! Lei è famosa perché è bellissima. È stata madre natura a regalarle il successo. Lei è purissima, un angelo.

Sai chi invece credo che sia una troia? Selvaggia Lucarelli. Guarda questa foto.

– Fa’ vedere, da’ qua. Cazzo, ma questo sei tu assieme a lei.

– Sì, l’ho scattata alla Feltrinelli di Padova. Lei stava lì presentare Che ci importa del mondo.

– E invece, visto che la consideri una troia, che ci facevi tu, lì?

– Mi trovavo da quelle parti.

– Uhm, capisco.

– Stefano, a me è piaciuto da impazzire A Dangerous Method. Grande prova di Keira Knightley.

– Mi pare ovvio che ti sia piaciuto. Quello che non è tanto ovvio è perché tu dica… da impazzire. Sei già la Knightley del film, lo sapevi?

– Che vorresti dire?

– Niente, hai mai letto Freud e Jung?

– No. Dai, Stefano, piace anche a te Miriam, vero?

– No, le preferisco Emma Stone.

 

Questo mio amico molto “particolare”, dopo questa mia risposta ambigua come la fine di Scanners, è ancora, a distanza di cinque anni, rinchiuso in camera.

Non di quell’albergo. Di un manicomio.

Io invece volo sempre più alto. Tutte lo vogliono ma io sono troppo malinconico per tutte queste bagasce da festivalini.

E sono La mosca!

 

di Stefano Faloticobirdman falotico

C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino, Trailer Reaction: una schifezza


21 May

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Ecco, chiariamoci subito. A me non piace affatto questa moda smodata di esprimere giudizi su YouTube e sui social, denominata appunto trailer reaction.

È una cattiva usanza americana diffusasi a macchia d’olio anche nel nostro Paese, il culto parecchio esterofilo nell’assumere i comportamenti peggiori e più bifolchi degli Stati Uniti.

Cioè farsi il film ancora prima di averlo visto dopo aver visto solo un paio di minuti semmai pure di sfuggita.

Ah, lo so, voi siete specializzati a farvi i film. Ad esempio, al min. 2:12 di questo trailer, ecco che compare con tanto di gamba accavallata una cavallona che certamente vi ha eccitato a morte, ché fa sangue e sesso immediato, Margaret Qualley.

Bene, finitela di farvi delle fantasie tanto la vedrete solo sul grande schermo.

Se vi dico che è così, è così. Perché voi, al massimo, siete uomini così così, mentre questa passerona sconsiderata è la classica topa, no, tipa che appena la vedi, esclami: ah però, capperi!

 

Ecco, vi fermate all’esclamazione, però, appunto! Perché tanto a letto sarà qualcun altro a urlare di gioia con lei. Fidatevi, continuate a dormirvela. Almeno non soffrirete.

Varie volte l’ho fatto pure io. Dire però? No, commentare i trailer e le donne a tiramento…

E sul Joker con Joaquin Phoenix ne ho sparate a iosa solo dopo aver visto, come tutti voi, un piccolo teaser.

Oggigiorno, sì, impazza la tuttologia. Materia non acclarata scientificamente in cui chiunque, dallo scaricatore di porto al plurilaureato di Oxford, vuole dire la sua appunto su tutto, anche proprio sul gentil sesso.

Ah, ma non vi contenete, siete incontenibili e pure incontinenti, oramai azzardate di commenti volgarissimi più violenti di Charles Manson.

Io dirò la mia, anzi, la ribadisco senza battere ciglio. È inutile che Margot Robbie occhieggi da dolce cerbiatta e si atteggi a Sharon Tate. La sua incarnazione mi pare fuori luogo. E la scelta di casting di Tarantino un’emerita stronzata.

Mi pare ovvio che se Sharon Stone, sì, ho scritto Sharon Stone, non è un errore, fosse stata trent’anni più giovane, l’avrebbe interpretata lei.

La Stone è donna quasi identica alla compianta, ahinoi, massacrata Tate.

Donna super sexy di alta scuola seduttiva come la Tate. Maliarda, elegantissima, provocatrice nata.

Ed è per questo che per il suo ruolo di Ginger in Casinò ha ricevuto una nomination all’Oscar sacrosanta.

Dio santo, in questo splendido capolavoro immortale, ogni volta che viene immortalata, è davvero una figa esagerata anche quando, distrutta nel finale, crepa marcia e drogata.

Parliamo però, appunto, di Scorsese. Uno che ha saputo esaltare in Fuori orario anche quella faccia da coniglia di Rosanna Arquette. Altra classe rispetto a questo scornacchiato, semi-cornuto di Quentin.

Un esaltato che ha ficcato in questo film la Robbie. Tale donnetta è solo una coniglietta da Hugh Hefner, suvvia. Nemmeno questo perché Hefner oramai non c’è più. Assumetela alla merceria e, quando venderà le calze alle vecchie, dite lei che è una mezza befana.

Ma sì, a me la Robbie non piace per niente. Molto meglio Baggio Roberto, detto Roby, uomo con due piedi migliori del feticismo di Tarantino, con due gambe da vero calciatore-cacciatore di taglie, mie quaglie che tanto non quaglierete la Qualley. Che cosce il Roberto, che portamento, che curve di dribbling ficcantissimi.

Sì, la Robbie non mi stimola (per) niente. Appena la vedo, anzi, mi convinco di essere buddista come Roberto.

È una bellezza plastificata. Insipida più del piatto d’insalata di una anoressica frustrata.

Quentin, non me ne volere, sottolineo ancora una volta che tu sei stato il pregevole, stimabilissimo e assai amabile, nonché mirabile autore di tre capolavori, ovvero Le ienePulp Fiction e Jackie Brown.

Qui però siamo al tuo nono film e, fra il dire e il cazzeggiare, questa mi pare proprio la sesta, consecutiva iper-puttanata. Ma quale hype.

Già mi ero espresso sul primo filmato da me reputato inguardabile. La solita triviale spacconata.

Col secondo, da poco rilasciato, siamo andati veramente peggio. Di brutto, bruttissimo. Un orrore mai visto.

Almeno, dopo non averlo inserito nel primo, hai subito inquadrato Al Pacino. Mi pareva il minimo.

Ma da allora in poi è un tripudio di riprese troppo sature, di stivali da cowboy senza fascino, di piante e plantari, di piedini e leccatine, con un DiCaprio svaccato e scoglionato in piscina, con un Manson e un Bruce Lee che assomigliano rispettivamente al folle omicida-sicario e al re del kungfu quanto la signora Fiorini del mio palazzo assomiglia a Margaret Qualley.

Sì, la Fiorini è stata professoressa di Fisica ma, non so perché, solamente a suo marito è scattata verso di lei la chimica. O era invece insegnante di Chimica e il marito non aveva semplicemente il fisico per avere una donna più fica? Mah.

Bravissima donna, comunque. Peraltro, suo figlio è alto un metro e novanta e giocava nella Virtus Bologna, un bel ragazzone, insomma, mentre con sua figlia non prendevo quasi mai l’ascensore perché, stando in sua compagnia, mi andava di premere il pulsante rosso e, così facendo(mela), avrei dovuto far aspettare mezz’ora gli altri condomini.

Poi, spesso non ero munito di Condom e non volevo una suocera come sua madre.

Insomma, sua figlia era la Margaret Qualley del quartiere. Ho detto tutto.

Così come dico che voi a Cannes sicuramente l’acclamerete ma a me pare un’immensa bischerata questo C’era una volta… a Hollywood.

E poi che sono questi puntini di sospensione?

Ce la vogliamo dire? Tarantino, in confronto a me, non vale una pippa.

Ovviamente, il paragone tra me e DiCaprio non esiste neanche. Direi che posso (s)battermela con Brad Pitt. Sì, una bella lotta fra me e Brad. Vincerà comunque lui. Sì, lui guadagna venti milioni di dollari a film. Io venti Euro al giorno.

Ho detto tutto.

 

di Stefano Falotico

 

C’era una volta… a Hollywood? Ah, questo teaser è proprio brutto, al momento vince sempre The Irishman


20 Mar

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Ma che roba è questa qua? Ora, io non sono uno che giudica un film da un trailer, anzi, da un teaser.

E Tarantino è troppo imprevedibile per poter capire che razza di film abbia tirato fuori soltanto assistendo a un minuto e mezzo di filmato.

O forse ero stato io a farmi un’idea ben diversa di questo progetto. Dapprima, se ne parlò come di una sorta di noir molto drammatico incentrato su Charles Manson. Poi capimmo che Manson e la sua setta avrebbero fatto solo da sfondo, alquanto velato per quanto cruciale, alla vicenda narrata. Che invece verte principalmente su un attore e la sua controfigura.

Dunque, ripeto, ero stato io a prefigurarmi un film dalle atmosfere diverse che, almeno a pelle, da questo primissimo assaggio, non ho respirato e non traspaiono.

Pensavo a qualcosa di cupo.

Inoltre, continuo a sostenere che Margot Robbie non assomigli assolutamente a Sharon Tate, appunto, l’ex moglie di Polanski trucidata da quegli psicopatici per mandato di quel tipo manicomiale di Manson.

È lui al minuto 1 e 09? Credo di sì. L’attore Damon Herriman.

E Rafal Zawierucha interpreterà il “cameo” di Roman? Ma smettetela!

La Robbie qui appare molto bella ma, ripeto, come già scrissi, la sua è una bellezza da Baywatch. Con Sharon Tate ha poco a che vedere. Sharon era conturbante, maledetta, insomma una da Polanski. La Robbie, per quanto molto avvenente, ah, niente da obiettare in merito, mi è sempre parsa un po’ di plastica.

DiCaprio e Pitt sembrano le brutte copie di Robert Redford e Paul Newman e chi è quello lì? Quello sarebbe Bruce Lee? Ma dai. Assomiglia a Bruce Lee più il cinesino da cui ogni mattina vado a prendere il caffettino. Ed è anche più veloce. In tre secondi, prepara un ottimo caffè, cazzo, proprio buono. Con tanto di piroetta sul bancone e spaccata a chi non paga il conto.

Questo Mike Moh non c’assomiglia pe’ niente, parafrasando la celeberrima battuta di Roberto Benigni in Johnny Stecchino.

Fra l’altro, sfatiamo un altro luogo comune. Secondo cui i cinesi sarebbero tutti uguali e con la stessa faccia.

Infine, Pacino? Sì, dov’è finito? In questo trailer, di Al nemmeno l’ombra.

Insomma, Quentin, al momento questo suo film mi pare la sua solita gigionata, spacconata, sostanzialmente una mezza minchiata come The Hateful Eight.

Sa bene, signor Quentin, che io non giudico mai dalle apparenze. Ma mi sa che lei prenderà una bella trombata da Martin Scorsese col suo The Irishman.

Sebbene, lo ammetta, io sia il primo a temere che The Irishman possa deludere enormemente, tragicamente le mie aspettative. Il mio incubo peggiore.

Ma così non sarà e a Hollywood, un giorno, ricorderanno che c’era Scorsese mentre lei, Quentin, stava molto più in basso. A lustrargli le scarpe come Frank Vincent di Quei bravi ragazzi.

Si fidi. Lei è un bravissimo sceneggiatore ma con la classe e la cultura vera di Martin ha poco a che vedere, a parte DiCaprio.

E ho detto tutto.

Sì, al momento gliele suono, caro Quentin. Questo trailer fa veramente schifo e non pochino. Sembra lo spot del Galbusera.

Mio Quentin, mi sa che, se continuerà con queste cazzate, la verrò a trovare a San Quintino. E le offrirò, fra un secondino e l’altro che gliele danno di santa ragione, un farcito panino. Più nutriente di questo suo Cinema macrobiotico e invero un po’ zotico. Di troppa carne al fuoco, senz’anima se non citazionismi a iosa, come al solito. Un Cinema ipertrofico, pieno di cinquemila idee da far gridare tutti al capolavoro, invero sterile, secondo me dimenticabile, iper-frenetico, esagerato con tanto di finto logo della Columbia.

Sì, un buon panino, mio Tarantino. Perché lei spesso fa impunemente il paninaro e ficca troppa “senape” nei suoi dialoghi.

La senape è buona. Se troppa, è stomachevole.

E sa che le dico? Sebbene io sappia che mi linceranno vivo tutti i suoi irriducibili ammiratori, qui lo dico e non lo nego. Lei ha realizzato tre grandissimi film. Che sono Le iene, Pulp Fiction, Jackie Brown.

Poi, sinceramente, ha proprio rotto le p… e. Sì, lei è un pallonaro.

Ripeto, staremo a vedere. Mi auguro per lei, anche per me, in quanto spettatore che ama le grandi robe, che sia davvero un capolavoro.

Ma la prima mia impressione m’induce a un severo giudizio lapidario.

Questo è.

E, se non mi sbaglierò a visione avvenuta, la saluterò una volta per tutte.

Quasi quasi meglio Zeffirelli.

 

di Stefano Falotico

Once Upon a Time in Hollywood, il film più atteso dell’anno? Da voi, forse, da me per niente


25 Jan

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Ecco, lo sapevo. Sono uscite le nuove immagini ufficiali di Once Upon a Time in Hollywood su Vanity Fair.

Ecco, Vanity Fair. Questo la dice lunga. Infatti, il film del Quentin mi sembra patinato, da rivista di moda.

Su Facebook, impazzano le stronzate. C’è chi, non avendolo neanche visto, e come poteva vederlo fra l’altro, grida al capolavoro della storia del Cinema.

Sbavando per Margot Robbie. Definendola la donna più bella del mondo!

Delirio totale, cecità universale, oserei dire spaziale e intergalattica.

Gli rispondo che, a mio avviso, attendo molto di più di andare a mangiarmi una brioche con la marmellata fra cinque minuti, dopo che avrò finito di cagare.

Chiariamoci molto bene, bimbi. Tarantino è andato molto, molto bene sino a Bastardi senza gloria. Ma, dopo Kill BillDjango Unchained e soprattutto The Hateful Eight, credo che trascorreranno molti anni prima che possa amarlo come lo amavo prima. Prima, deve sostenere varie “cure riabilitative”. Dopo di che, dopo che avrà espiato la colpa di aver girato queste bischerate modaiole e dimenticabilissime, se busserà alla mia porta, chiedendomi lo zucchero, potrei farlo sedere. Ma non a capotavola, comunque, bensì vicino alla stufa elettrica per riscaldarlo dalle freddure che ci ha rifilato, alimentandolo di calore artificiale. Perché il mio calore umano, soltanto dopo che avrà girato altri capolavori sentiti e non queste ruffiane seghe sesquipedali, potrò concederglielo di grazia, elargendogli un bacino sulla fronte.

E chiariamo anche questo. Margot Robbie è un mezzo cesso. Sì, il Frusciante mi aggredisce per questa mia lapidaria affermazione, definendola una “potta” bestiale.

Ma de che? Sembra appena uscita dal mondo dei robot, è plastificata, una bagnina da Baywatch che non emana un briciolo di sensualità.

La vera Sharon Tate è morta a 26 anni quando ne dimostrava già quaranta. Il suo viso era antico e allo stesso tempo diabolicamente seducente. La Robbie, e non fatemi citare, per piacere, quell’altra stronzata di The Wolf of Wall Street, il peggior Scorsese di sempre, sembra un manichino ossuto, una smorfiosetta né carne né pesce. Sì, non è carnosa né carnale e il mio pesciolone da me non avrà mai. Preferisco farmi prete piuttosto che sturare questa lavapiatti. Un bel prete, porco dio, sì, che la sera prepara frittura marina alla griglia, accompagnando il tutto con un vinello scacciapensieri per allietare il sonno di una notte in bianco, o forse (r)osé, prima della predica mattutina davanti a delle bacucche che furono come Margot Robbie. Sì, dopo la loro giovinezza da contro-cazzi, da iene in calore, dopo i mille pulp fiction fra amanti gonzi come Tim Roth e neroni alla Samuel L. Jackson, con tanto di voce dura da Luca Ward e del sano, saporito Negroni, curarono il loro amaro, trovando un lavoro da hostess alla Jackie Brown. Conobbero poi un Robert Forster di turno, uomo pacato, a modo, sensibile, dopo tanti puttanieri cinici e lerci, credendo di stare bene. Forse ascoltando Giorgia alla radio…

Volano le libellule

Sopra gli stagni e le pozzanghere in città

Sembra che se ne freghino

Della ricchezza che ora viene e dopo va

Prendimi non mi concedere

Nessuna replica alle tue fatalità

Eccomi son tutto un fremito, ehi

 

Ecco, secondo voi questa è una canzone o una lagna mentre, fra lasagne, tortellini e altri funghi porcini, tali pseudo-donne tagliano le cipolle o solo capiscono quanto furono polle?

Sì, sfogate tutte le frustrazioni dalla psicologa, altra repressa ma almeno più furba che campa sui traumi altrui per avere una cucina migliore, si diedero combattive al femminismo coattissimo come in A prova di morte. E, appunto, desiderarono con tutte le forze vendicarsi dei David Carradine che le sfruttarono…

Al che, interviene il solito radicale del cazzo. Sostiene che Tarantino sia Cinema di serie C. E che gli unici registi degni di essere chiamati tali sarebbero Wenders, Antonioni, Bergman.

Sì, altri molto allegri, aggiungerei io. Vicino al cimitero, li vedrei alla grande. Con tanto di omelia funebre.

Tarantino è carnascialesco e cazzaro ma questi esagerano di contraltare. Diciamocelo. Non vi è più religione!

Il Frusciante insiste nel dire che scrivo puttanate.

E io:

– Piuttosto mi stupisco di te. Hai detto in cinquemila tuoi video che le donne più affascinanti e belle son quelle con dei difetti, anche fisici. E mi cadi sulla “perfezione” della Robbie? Mi sembra una scelta banale.

 

Lo perdono e lo benedico. In men che non si dica!

 

Detto ciò, ognuno si faccia piacere ciò che vuole, io non mi faccio oramai piacere niente. Soprattutto se devo compiacere il prossimo.

 

Quella che chiamate normalità è solo un atteggiamento equidistante, moralista, ricattatorio, perbenista e falso quanto fatuo

Sì, questa putredine buonista di cui il mondo odierno è oggi afflitto, ahinoi, è da ricondurre a tale schiera pusillanime di educatori della psiche, a questi tutor economisti dell’animo umano.

Se dovessi attualmente definirmi, mi appiopperei da solo l’etichetta di coraggioso. No, non incosciente. L’incosciente è colui che agisce senza pensare e non sapendo assolutamente a cosa andrà incontrò se continuerà a perseverare nel suo atteggiamento ostile verso la maggioranza del pensiero comune.

Incapperà nella più aperta e sfacciata derisione, verrà bombardato dagli improperi più abominevoli e facinorosi, sarà furentemente emarginato, schiaffeggiato nell’onore, leso nell’amore proprio, impoverito nella speranza e saccheggiato nel morale.

Perché, giocoforza, lo costringeranno ad abdicare e ad adattarsi al becero qualunquismo, lo obbligheranno a mutilare il suo cuore per dissanguarlo nel volgare torpore, lo intristiranno e spegneranno nella solitudine, schivandolo e coprendolo dei peggiori appellativi infamatori. Lo scherniranno e lo blandiranno, lo eviteranno e probabilmente anche evireranno. Soffocandolo e obliandolo nella loro ipocrisia, nella loro malsana visione abietta e assolutista della vita. Abituandolo, dietro proibizioni, ricatti appunto, reprimende e imperterrite, ottuse umiliazioni ad alienarlo, frenandone gli istinti, placandone le vivaddio salubri ire, gli slanci vitalistici, smorzando la sua temerarietà per improntarlo all’adempimento manicheo di un mondo contraffatto, bugiardissimo che spesso premia gli strafottenti e gli stronzi e lincia i valorosi, lanciando loro contro moniti, vili attacchi sfrontati e prosciugandoli nel vivo ardore.

No, non posso darvi ragione. Anzi, nonostante i patimenti subiti, le ferite da voi inferte che forse mai più rimargineranno, sono come John Travolta nel finale di Face/Off. Quando il medico gli chiede se vuole che gli cancelli la cicatrice e lui invece gli nega la sua asportazione, dicendogli mellifluo e sicuro di sé che quella cicatrice indelebile, così visibile, quell’imperfezione dell’epidermide segnata a vita, non gli è stata donata da nessun dio, bensì dal criminale che lui ha combattuto per tutta la vita, Castor Troy. Colui che vigliaccamente voleva ammazzarlo e, sbagliando la mira, a bruciapelo ha ucciso invece suo figlio.

Sono dettagli importantissimi in un film. E anche nella vita vera di tutti i giorni. Non dobbiamo mai rinnegare o rimuovere i nostri dolori ma addirittura coccolarli, custodirli nel grembo delle nostre paure, forse oggi esorcizzate, vinte o annientate, sì, ma giammai sopite perché quei dolori ci tengono desti, ci conservano svegli, reattivi. E sappiamo che non dobbiamo, al pari di Travolta, più distrarci. Perché qualcuno, nascosto nel buio o fra le siepi, da dietro la trincea della sua viltà potrebbe ancora volerci colpire. E distruggere.

Io, ad esempio, so benissimo chi qualche giorno fa, uno scuro figuro, commentò su YouTube un mio intervento, testualmente scrivendo ciò: che tristezza, addio.

È ovviamente un profilo falso e il mio non è, come non è mai stato, nessun delirio delirante paranoide.

Follia è semmai l’evidente, continuo imbroglio di un povero matto invidioso da me fortunatamente smascherato da tempo immemorabile che insiste nel voler attaccare da dietro le “maschere”, non avendo, a differenza di me, il coraggio del confronto. E neanche nessun talento se non i suoi ipocriti, pedanti, ripetitivi luoghi comuni patetici e asfissianti.

La musica non cambia.

E dunque persevera nei sotterfugi e nelle offese a distanza, sperando di farmi cadere per poi farmi reagire in maniera scriteriata e insensata, come già avvenne. Per dimostrare di avere avuto ragione sul mio conto. E ridersela sotto i baffi.

Questo, mi spiace, idiota, non te lo permetterò più. Mai più. Fattene una ragione.

E saresti molto gentile se volessi arricchire la tua biblioteca, imbellettata di cazzate e dolciastre sciocchezze, con uno dei miei tanti libri. Ché ti entri molto in pancia, così ti curerai dalla precoce demenza che pare ti attanagli dalla nascita.

Gli fui chiarissimo. Gli dissi che mi stava ampiamente sottovalutando e la trappola che mi aveva teso in cui, ahimè, per debolezza momentanea e inaspettata sua mostruosità, caddi, gli sarebbe ritorta contro di giustizia divina.

Ma non volle darmi ascolto.

E ora, massacrato dal suo abominio, sconsolatamente, orrendamente prega giorno e notte affinché possa io commettere altri errori o malestri per appurare la sua “vittoria” da imbecille.

Non avverrà, mio caro. Mettiti l’anima in pace.

Sì, negli ultimi quindici anni, ho fatto le cose per compiacere i dementi. Gli stolti.

Io rimango me stesso.

Per fortuna. Come Roddy Piper di Essi vivono. Capiti gli inganni, non lo/mi freghi più. Devastante. Qualcosa di non calcolato. Qualcosa di potentissimo.

Balliamo come degli scemi o mi stringi la mano?

Non stringi niente? Non è che mi fai come Berlusconi? Menomale che non mi hanno stretto l’uccello. Suvvia, da un puttanone come te, mi aspetto più “eleganza”, bello mio.

Altrimenti che Presidente del “CONIGLIO” sei.

Fratelli e sorelle, la seduta è tolta. Andate a farvi fottere. Ho ora da leccare un ghiacciolo.

E ricordate: il Genius volteggia, cazzeggia, amoreggia, talvolta scoreggia ed è essenzialmente una bella gatta da pelare.

Abbiate fede. E, se non avete fede, almeno chiedete il divorzio.

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di Stefano Falotico

Annuario di FilmTV e il mio video promozionale su Clint Eastwood


12 Dec

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Bob De Niro non muore mai, io pubblicherò, dopo Carpenter, un libro eroticus-diabolicus magnifico e andate a dar del matto e del fallito alle zoccole lobotomizzate che vi trombate


27 Nov

De Niro

Sì, andate a prendervelo nel culo, come dice Bob al signor Pellegrini in The Fan.

Mick Jagger è frocio?

Stefano Falotico è matto?

Ah sì? Tu sei un babbeo, invece, lo sapevi? Se non lo sai, come diceva Totò, informati.

Mentre voi state lì a cazzeggiare di troie, fighine e figotte coi cocktail da babbioni, vi credete giornalisti e riciclate un paio di news da morti di fame, io ancora una volta ve lo metto in culo, ballando nel mio chalet, e indossando anche lo scialle.

Una su Instagram fa la stronza, le dico che voglio leccargliela senza dubitare un istante che sia una puttana. Sì, le dico, come Tarantino di Dal tramonto all’alba, che mi farebbe molto piacere. Sapendo che ora partirà in quinta, la scema.

Ovviamente, infatti dice che vuole denunciarmi. È uno spasso far infuriare queste oche.

E io le mando una missiva: stai attenta che non sia a denunciare quel pappone del tuo ragazzo e gli sfondi il deretano alla prossima minaccia. Siete due troioni e basta. E lo sapete. Quindi, levatevi dai coglioni. Altrimenti castro il cretino e a te regalo tutti i film di Bergman. Ti passerà la voglia di frivolezza, sciocchina.

– Cosa? Io ora ti rovino.

 

Ah sì? Bene, piazzo tre videocamere attorno alla sua casa e faccio cagare lei e il ragazzino nelle mutande. Imitando Michael Myers.

Poi scappo, me la rido di gusto e caccio una scoreggina.

Sì, borghesi fascistoni del cazzo, palestrati di merda, avete trovato chi v’inchiappetta col solo potere di un neurone sinistro, molto sinistro.

Sì, Bob De Niro ha annunciato che probabilmente, dopo The Irishman, come io predissi, girerà Killers of the Flower Moon.

E poi un altro progetto con O. Russell.

Te invece, panzone trombone, vedi di evacuare la diarrea dal tuo culo flaccido. Vai forte di logorrea in quanto a offese, vediamo se vai forte con tal purgante!

Se non ti sta bene, non so che farci. Il gastroenterologo può aiutarti. Una bella puntura nell’ano e vedrai come ti normalizzerai…

Io sono sempre stato uno stronzo. E cago meglio di voi le merdate.

Perché voi avete pubblicato la letterina a Babbo Natale, io invece sono Babbo Natale!

Ah ah!

E ora mi trasformo in Michael Douglas e v’inculo ancora a sangue.

Vi sta bene come un vestito rosa. Invece, alla tua donna non dona il rosa. Le dono questo. E lei arrossisce. Eppur gradisce.

 

di Stefano Falotico

I sexy symbol son spesso anche dei grandi attori, mi spiace, ma è così, è giusto che lo sappiate


30 Oct

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L’invidia è una brutta bestia, vero nani, vero Nanni?

Col passare del tempo, nell’incedere fra alti e bassi della mia vita da peccatore come tutti, ho imparato a comprendere che, per quanto possa dispiacervi, per quanto, nelle vostre retoriche malsane possiate obiettarla e aborrirla, la cosiddetta verità psichiatrica, salvo rari casi, è purtroppo o per fortuna la verità stessa inconfutabile della vita.

Mi spiegherò meglio, in maniera ancor più apodittica e superbamente dogmatica.

La psichiatria, sintetizzandola un po’ alla buona, crede sostanzialmente che ogni “patologia” di cui soffre un individuo sia sostanzialmente riconducibile a una spaccatura avvenuta fra il soggetto interessato e la realtà esterna. Questa discrepanza ha creato dei forti conflitti psicologici che, giocoforza, hanno costretto, spesso inconsciamente, la persona a far sì che erigesse delle barriere fra lui e il prossimo, o più in generale fra lui e il mondo tutto, inducendola ad “ammalarsi”.

Vi faccio un esempio. Una persona che, per limiti personali, difficoltà caratteriali, pesanti rifiuti e delusioni o per avverse circostanze si è trovata in un’ostica, perigliosa, disagevole o addirittura dolorosa situazione esistenziale, per sopperire al dolore delle sue perdite, si crea in maniera solipsistica, oserei dire autoctona, il suo mondo.

Allora, c’è la classica donnetta che, detta come va detta, visto che nessun uomo se l’è mai filata, diventa maniaca religiosa e si professa spiritualmente elevata.

C’è invece il nerd che, ostracizzato dai suoi coetanei, boicottato da professori boriosi che lo angariano, guarda film dalla mattina alla sera, adattandoli alla sua visione frustrata. Cosicché, un film di Tim Burton diventa automaticamente un capolavoro perché è un’elegia colorata della poetica dei freak e dei diversi. E via dicendo. E Lynch, ai suoi occhi immaturi, diventa un cantore della sua realtà sognante e metafisicamente sfigata.

È così!

Nanni Moretti, ad esempio, è sempre stato un malato… lo dimostra il semplice fatto che, essendo un uomo profondamente polemico, rancoroso, molto pieno di sé, da vent’anni a questa parte c’ammorba con film “psichiatrici”. Appunto.

L’unico film bello di Moretti è Caro diario ove, con grande leggerezza, anzi, soave, divertente leggiadria, ironizza con far malandrino e faceto, senza troppa presunzione, sulle folli contraddizioni del mondo.

I suoi film d’esordio, soprattutto, sono i film di un giovane arrabbiato, fanatico delle istanze sinistroidi post-sessantottine, appunto autarchici. I film di un uomo con manie di grandezza, di uno sfegatato narcisista incurabile. Che par avesse l’ardire, alquanto odioso, di voler dare lezioni di vita al prossimo.

E quando. in Aprile, dice che Al Pacino è sempre più basso… in realtà, l’avete orrendamente frainteso. Non è una semplice battutina satirica. Io credo che Moretti di gente come Pacino, indubbiamente molto più brava e carismatica di lui dal punto di vista puramente attoriale, sia oscenamente invidioso.

Perché Moretti… voi dite che possiede il fascino dell’intellettuale raziocinante e pensatore. No, ha un naso da strega di Biancaneve ed è sinceramente bruttino. Poco eccitante sessualmente.

È così! Tant’è vero che uno dei suoi attori preferiti è Silvio “cesso” Orlando…

Perché in lui vede l’uomo senz’ombra di dubbio simpatico, esteticamente impresentabile, ma umano…

Perdonate questo mio lungo preambolo a introduzione della materia trattata, anzi, qui da me narrata…

 

Brad Pitt è bravo

In Italia, ahinoi, da una vita siamo stati ingannati. Si ha una pessima, distorta concezione del concetto di bellezza. Bellezza, agli occhi dell’italiano, a causa della sua bacata educazione scolastica, e poi vi dirò perché, corrisponde spesso a melanconia, a tristezza, a resilienza da onorare…

E la parola “grande” viene applicata a quegli uomini che, spesso spossati da eventi traumatici, hanno comunque saputo combattere per i loro ideali “nobili” di grandezza e gloria.

Dante era uno che non scopò Beatrice. E allora la ficcò… nella Divina Commedia. Leopardi, l’emblema del semi-impotente con tendenze omosessuali (vedi la sua relazione nascosta con Ranieri), fu ossessionato da Silvia. Ma Silvia si scopava i popolani e Giacomo non lo cagava. Al che Giacomo, fra una sega e l’altra, pensando ossessivamente al culo di Silvia, scrisse L’infinito a sublimazione della scopata mai avvenuta. Eppur fu inculato…

Interminabili spazi di là da quella… ecco, sull’al di là… da quella, potremmo indagare di esegesi infinitamente masturbatorie. Ah ah.

Sì, la dovreste smettere di dire che un attore bello è necessariamente un mediocre o uno che ha avuto solo del culo.

Alain Delon era bellissimo ed era anche (a parte tante cazzate) molto bravo. Prendetelo nei film di Visconti, nei polar e ne La prima notte di quiete.

Richard Gere, nonostante tante commediole stupidine, è uno dei miei attori preferiti. Lo sapevate? Be’, ve lo dico e ribadisco. Nei suoi ultimi film, specialmente, è stato eccezionale. L’ho visto ne Gli invisibili e ne L’incredibile vita di Norman, ed è stato un dio.

Se poi siete invidiosi perché stava e trombava la Cindy Crawford che fu… è perché siete appunto invidiosi e basta. E poi che charme, che classe in Schegge di paura.

E ovviamente andiamo, per finire, a parare su Brad Pitt e Leonardo DiCaprio. Sì, DiCaprio, da me il primo, in tanti non lo sopportaste. Perché, dopo Titanic, pensaste: ma guarda ’sto bambino quante belle bamboline che si fotte alla faccia di noi cassaintegrati ridotti nella merda.

DiCaprio, a mio avviso, non è ancora un grandissimo. E non sarà mai Bob De Niro. Ma è molto, molto bravo.

Brad Pitt, l’idolo delle donne da Intervista col vampiro in poi. Anzi, da Thelma & Louise.

Spesso cazzeggia. Ma l’avete visto, senza paraocchi, ne L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford? Non a caso vinse la Coppa Volpi, cari volponi rosiconi.

Come sappiamo, Pitt e DiCaprio stanno lavorando di nuovo con Quentin…

Marsellus Wallace: – Penso che ti ritroverai, quando tutta questa merdata sarà finita, penso che ti ritroverai ad essere un figlio di puttana sorridente. La faccenda è che in questo momento hai talento, ma per quanto sia doloroso il talento non dura. Il tuo periodo sta per finire. Ora, questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista. Vedi, questa attività è stracolma di stronzi poco realisti che da giovani pensavano che il loro culo sarebbe invecchiato come il vino. Se vuoi dire che diventa aceto, è così; se vuoi dire che migliora con l’età, non è così. E poi, quanti combattimenti credi di poter ancora affrontare? Mh? Due? Non ci sono combattimenti per i vecchi pugili. Eri quasi arrivato ma non ce l’hai mai fatta, e se dovevi farcela ce l’avresti già fatta.

Devo aggiungere altro? Quindi, finitela di lamentarvi e andare in giro come dei pazzi a sbandierare che non avete avuto fortuna ma eravate più belli e bravi di Brad Pitt.

Di mio, che posso dirvi?

Sono come Lincoln Hawk. Due mesi fa mandai un mio racconto a un concorso letterario.

E tutti a urlarmi… ma che sei impazzito? Non ce la farai mai. È un concorso per gente che a livello culturale ti distruggerà.

Infatti… abbiamo visto.

Questa la mail arrivatami ieri:

 

Cultora

 

 

Ecco, vi devo confidare una cosa, amici.

Ho capito, ma l’ho sempre saputo, che non sarò mai Alain Delon ma non sono nemmeno elephant man.

Non sono psicologicamente e fisicamente forte come Conan il barbaro ma non sono neppure “debole” e servile come Fantozzi.

Non ho la mente, e nemmeno vorrei averla, di un astrofisico nucleare ma certamente non ho la testa di Forrest Gump.

E probabilmente sono molto più bravo di te e anche più sexy.

Se vuoi dire che non è così, sei solo invidioso.

Sei invidioso? Mi spiace per te, ma è così.

 

Postilla: complimenti vivissimi a tutti gli stronzi malati di mente che hanno rimediato, ancora una volta, puntualmente, l’ennesima figura da merde…

 

E ora birra per tutti, offro io!


 

 

di Stefano Falotico

Povero Michael Madsen, solo lui sa quando è nato e iddio, IMDb e Wikipedia fanno confusione


18 May

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Sì, Michael Madsen, un uomo, un perché. Uomo che, nonostante la sua faccia da sberle da camionista del Texas, pare che in giovinezza abbia sostenuto studi classici e accademici e, dopo Wargames, ha fatto mezze comparsate in The Doors di Oliver Stone e poi si è un po’ più “allargato” in Thelma & Louise.

Michael divenne famoso grazie a sua sorella, Virginia, una da hot spot, una che aveva un culo fenomenale e due tette da sballo, e oggi invece è imbufalita oltremisura. Oggi potrebbe gestire qualche casa d’appuntamento con tanto di rossetto a mo’ di Via col vento. Eh sì, quando le grandi speranze svaniscono…

Ma Michael resterà nella storia soprattutto per essere stato il mozzatore di orecchie, Mr. Blonde de Le iene.

È stato il cattivone capellone porcone di Getaway, ove si spupazzava Jennifer Tilly da vero manigoldo luridone e ignobile, e Sonny di Donnie Brasco, ma lo ricorderemo per essere un “feticcio” di Tarantino.

È lui, con tanto di parrucchino, a far la parte del mammone in The Hateful Eight.

Ora, ha girato tanto di quella merda che si possono concimare interi deserti dell’Arkansas con le sue stronzate, ma una certa popolarità, soprattutto fra noi cinefili, ce l’ha.

Però, Wikipedia e IMDb dissentono sulla sua “classe”. Secondo il primo è del 1958, per il secondo del 1957.

Tenetelo a mente quando vostra madre, in punto di morte, vi confesserà che avete un anno in più di quello che avete sempre pensato.

Ah ah.

di Stefano Falotico

Attori bolliti: Kurt Russell


12 May

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Era ovvio che dovesse capitarmi a tiro il grande Kurt, che io qui sberlefferò con brio e sano sadismo. Ma come? Vi chiederete stupefatti voi. Proprio ora che è giunta notizia che sarà nel prossimo film di Quentin Tarantino, Once Upon a Time in Hollywood, in un parterre che comprende gli altisonanti nomi di Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie, degli immancabili Tim Roth e Michael Madsen, e del redivivo, ultra-ottuagenario Burt Reynolds? Eh sì, proprio a maggior ragione, aggiungo io, rincarando la dose.

Perché al di là di Tarantino, che lo resuscita saltuariamente, Kurt Russell è praticamente scomparso da Hollywood e da anni arranca, con volto rubicondo e pacioccone, consolandosi con l’altrettanto attempata sua compagna storica, Goldie Hawn.

Ma andiamo con calma…

È nato in Massachusetts il 17 Marzo del 1951, esattamente a Springfield, amena località da non confondere con l’immaginaria cittadina della sitcom animata più famosa d’America, I Simpson.

Fra le tantissime particine da giovinastro scapestrato, è da menzionare almeno in quel periodo la sua prova pimpante ne Il computer con le scarpe da tennis, un film che già dal titolo è tutto un programma.

Quindi, come tutti sappiamo, diventa straordinariamente l’attore feticcio di John Carpenter, la faccia rozzamente nichilista che fa proprio al caso del regista di Halloween. Come dimenticarlo d’altronde nei panni di Jena Plissken nel capolavoro 1997: Fuga da New York e nel suo sottovalutato sequelremake Fuga da Los Angeles, ne La cosa, e come Jack Burton in Grosso guaio a Chinatown, senza trascurare il suo Presley nel tv movie Elvis, il re del rock?

Un attore inclassificabile, che gira soprattutto film, come si suol dire, gagliardi, per encefalogrammi forse non del tutto piatti ma comodamente in vacanza spettacolare, come Tango & Cash con Sylvester Stallone, il tronfio e pomposo Fuoco assassino di Ron Howard, il teutonico e indigesto Stargate di Roland Emmerich, il bel Breakdown di Jonathan Mostow e l’ottimo Indagini sporche di Ron Shelton.

Nel mezzo tanta robetta, dalla stupidaggine “cultUna coppia alla deriva di Garry Marshall con la sua consorte Hawn, all’ibrido Tombstone di George Pan Cosmatos (sì, il regista di Rambo 2 – La vendetta), da Gente del Nord di Ted Kotcheff (sì, il regista invece del primo e validissimo Rambo, First Blood) ad Abuso di potere di Jonathan Kaplan, e poi altri filmetti mediocri o solo sbagliati, La rapina, Poseidon…

Molti lodano la sua prova in Miracle ma invero io vi dico che è fenomenale anche nel film per bambini Dreamer – La strada per la vittoria.

Insomma, si è capito che tutto sommato mi sta simpaticissimo?

Detto ciò, mi fa tristezza che ora che è âgée lo voglia solo Tarantino.

Con lui ha appunto lavorato in Grindhouse, nel suo episodio A prova di morte, in The Hateful Eight e, se tutto andrà secondo i piani, nell’ultimo in dirittura d’arrivo.

Non mi accontento solo di un Tarantino spregiudicato che risveglia i “morti”, pretendo da Kurt di più. Molto di più.

 

di Stefano Falotico

Non tutti possono essere fan di Kurt Russell


11 May

Fuga da Los Angeles

Eh sì, il buon vecchio Kurt a cui dedicherò un post della “categoria” Attori bolliti, già da me opportunamente scritto ma in attesa di essere redatto, pubblicato, forse “redarguito”, ah ah. Eh sì, voi siete sempre pronti a redarguire le persone e gli attori, ma attenti ad ammonire, non espellete neppure sin a quando l’arbitro non ha esternato il cartellino rosso della vostra invalidità e dello scarso fair play del vostro sporco, lurido gioco, o forse “giogo”.

Sì, la dovremmo finire di catalogare le persone e plastificarle in questo mercimonio che è diventata tal vita edonistica e io dico impropria. Russell non ha mai rinnegato di essere un computer con le scarpe da tennis, sì, come me, che veste casual e non addebita alla gente, al primo che passa, crediti causali. Sì, lei è uomo, glielo dico e s’informi, che vuole addivenire, addivenire alle ragioni che stanno dietro una carriera che poteva avere più fortuna. Sì, lei è un dietrologo del cazzo, veda di far della “dietrologia” alla sua compagna e lasci pure che Kurt si sbaciucchi la sua attempata Hawn Goldie in campagna, perché è uomo bucolico, che spenna ogni pollo… una faccia da contadino zotico amatissima da Tarantino, uno che in Grindhouse mangia un hamburger alla piastra con tanto di piluccata di mani lercissime. Una creatura da Rob Zombie, un salsicciotto vivente spuntato fuori dalla cucina zozzissima di Jeff Fahey in Planet Terror.

Un terragno, un uomo che va dritto al sodo e canta con la sua bella come Elvis, il re del rock.

Care iene, con la J di Juventus, lui è ancora più Snake e mangia lo Snickers caramelloso dei vostri film “marmellata e slinguazzata”. Sì, slinguazzata è italiano puro, purissimo come un amplesso al cioccolato. In forma gergale, forse anche gutturale, è un bacio profondo che ti scioglie in gola e ti entra in culo soffice e cremoso…

È una pomiciata da manico di scopa…

A parte le stronzate, e Kurt ne ha girate tante, vedi Tango &…, fottutosi solo per avere cash…, Kurt è un fallito totale, e tu vedi di riorganizzare la cache del tuo cervello sbullonato, alza la “cloche”e infilalo in mezzo alle cosc’! Sì, è proprio una bella gnocc’!

Sì, Kurt è esperto di puttanate quanto io son provetto di onomatopeiche e giochi di lingua…

Sì, oggi è anziano. Sì, utilizziamo il termine giusto, anziano. Ma quale âgée, parola che come la scrivi la scrivi il tuo word ti darà errore. Che orrore queste donne “raffinate” che hanno paura della vecchiaia e per darsi un tono usano francesismi. Eufemismi per non dire a Kurt che è rincoglionito da un bel po’.

Sì, le vedo sfilare semi-ignude e poco asciutte su Instagram, in attesa di Un grosso guaio a Chinatown, del loro Jack Burton che le svecchi, appunto, da vite oramai rammollitesi e da segretarie “tu mi stufi”. Sì, van eccome “stufate”, in maniera arrostita, quasi come un roastbeef bisogna far loro delle “indagini sporche”.

Kurt è uomo rozzo che non sa che si può dire ròsbif oppure ròsbiffe o rosbìffe.

Non è fornito, ma un nichilista carpenteriano e fa saltare tutte le luci. Sì, lui sa che questo mondo sta andando a troie, allora spengiamolo, da spengere.

Voi siete uomini da spingere? Vedete comunque di non rompere il cazzo. Soprattutto il vostro.

– Falotico, lei è pazzo, lo sa?

– Sì, e lei è un tonto, lo sa? O vuole che la raddrizzi io?

Dark Blue Russell

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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