Sì, non riesco a capacitarmi della vostra unanime venerazione per Scarlett.
Come, d’altronde, non riesco a capire che ci troviate di così irresistibile in Michelle Hunziker.
Sì, parimenti al successo inspiegabile di Laura Pausini, non capirò mai che ci vediate di tanto sensuale in queste due. Siete uomini da misteri di Fatima che, appena vedono Scarlett e Michelle, gridate alla Renato Pozzetto: eh, la Madonna!
La Hunziker ha sempre avuto un fisico mozzafiato ma i suoi modi smancerosi, le sue moine da immigrata raccomandata grazie a Eros Ramazzotti, la sua cosiddetta simpatia programmatica, appunto da varietà e spettacolini televisivi di grana grossa, mi fanno accapponare la pelle. Rabbrividisco.
Capisci che questa un film di Bergman pensa che sia Ezio Greggio vestito da Marty Feldman.
E Martufello secondo lei, a mio avviso, è Woody Allen.
È strano però questo fatto.
Com’è possibile infatti che non mi piaccia Scarlett quando, invero, la mia prima ragazza, una triestina bionda come lei, coi capelli a caschetto come la sua Black Widow, era praticamente identica alla Johansson?
Non mi credete?
Sì, non so come successe. C’incontrammo in chat, in uno di quei siti per cuori solitari da Seduzione pericolosa.
Parlammo per giorni interi. Io avevo inserito un paio di mie foto e lei altrettanto.
Io, sinceramente, non ero molto interessato. Anzi, mi stava soltanto stressando. Tramite mail, mi arrivavano sempre le notifiche per cui su questo sito c’erano, nella mia posta privata, dei messaggi di lei.
Io andavo a sbirciarli e notai un interesse da parte sua sempre più smodatamente crescente. Si era già sbriciolata.
Sì, stava scoppiando di desiderio. E forse, nell’intimità della sua solitudine, guardando le mie foto, screpolata si dannava bollentissima.
Io ero molto titubante, non mi ero trovato mai, prima di allora, a dover dibattere coi miei demoni sessuali, essendo io sempre stato un ascetico convinto eppur onanista incallito.
Ma lei spingeva sempre di più. Chiedendomi perfino d’incontrarla. Scese lei da me. E l’aspettai alla stazione. Presto tutto salì.
Io, totalmente incosciente, la prima cosa che feci fu prenderle la mano.
Lei rimase piacevolmente scioccata. Già scottata, cottissima. Dunque, c’inoltrammo lungo i colli bolognesi, giungendo in prossimità di un parcheggio appartato. E lei si avventò sul mio collo, succhiandomi tutta la lingua.
Era pieno giorno e le chiesi di calmarsi. Lei si calmò anche se dovetti comunque chiamare lo spurgo perché, pur non essendoci ancora stato fra noi alcun rapporto, diciamo, strettamente intimo e da pre-igiene intima, aveva già allagato l’intero abitacolo della macchina in maniera quasi infima.
E mi sembrava che stessimo entrambi nel film The Abyss. Con la macchina immersa nelle profondità della sua eccitazione oceanica. Come il finale di questo filmone di Cameron.
Inoltre, più io, come il Titanic, affondavo di lingua, più lei colava a picco.
Sì, mi sverginai con lei. Ecco, come detto, se già accadde quest’allagamento senza che neppure mi fossi avvicinato al suo Triangolo delle Bermude, immaginate quando le sfilai le mutande e le fui totalmente ignudo.
Fu qualcosa da mostro della laguna.
Altro che La forma dell’acqua.
Purtroppo, non sto scherzando, le cosce andarono così. Volevo dire, scusate, le cose.
Lei abbisognava a ogni ora del mio anfibio e se ne squamava, viscidamente lasciava che esso sibilasse serpentesco come un cobra e sfibrasse frusciante, sempre più ingrossante prima che tutti e due ci spompassimo (s)venenti.
Io colavo solo dopo un’ora, lei dopo trenta secondi era già barcollante.
Sì, impazziva per me, si dimenava, mi abbrancava, poi mi abbracciava, di nuovo baciava e ancora di gattona covava.
Sì, questo è uno dei miei più grossi segreti che solamente ora vi ho confidato.
No, non scherzo. Questa è proprio vera.
E lei era realmente spiccicata a Scarlett.
Chi mi conosce, lo sa. Si chiama Roberta.
E allora come mai non mi piace Scarlett?
Perché forse, sì, mi piace moltissimo ma sono come Bill Murray di Lost in Translation.
Fra me e Roberta finì. Lei era più grande di me, soltanto però all’anagrafe.
Io, come Murray, le sussurrai qualcosa all’orecchio.
Volete sapere cosa?
Le dissi che io sono una persona troppo malinconica e, al di là del piacere intenso di quei giorni nostri estremamente passionali, lei aveva ancora bisogno di divertirsi ed essere ingenua.
Lei mi disse altrettanto. Cioè che lei era la mia prima ragazza e non poteva essere l’unica della mia vita. E che io, dunque, non potevo stare con lei sino alla morte.
Io, col passare del tempo, l’avrei peraltro resa involontariamente infelice. A causa dei miei umori balzani, dei miei repentini sbalzi emozionali, delle mie depressioni e nevrosi.
Amici, pensate che io menta?
Be’, mi conoscete. Ne sparo tante. Ma in questo caso son stato molto sincero.
E persino commovente.
È tutto vero.
Ma è stata una bellissima storia d’amore durata come un soffio di vento.
Sì, io e Bill Murray ci assomigliamo tanto. Siamo entrambi consapevoli che la vita sia dolce ma è anche amara.
E perciò porgiamo a tutti il nostro sorriso beffardamente triste e al contempo magnificamente contagioso.
Chi non ci vuole credere, è solo un idiota.
di Stefano Falotico