Posts Tagged ‘Pupi Avati’

Una settimana impegnativa: reunion inaspettate, il Cinema rivive con Joe Wright, DiCaprio e De Niro, inoltre intervisto Dario Greggio!


17 May

joe wright donna finestra

Sono stanco che parliate di Tarantino. Dovreste scoprire, finalmente, quel genio che è Joe Wright.

Regista di altra pasta, coltissimo, lui citazionista in modo non futile e bambinesco. La donna alla finestra è stato contestato da tutti per il suo finale ritenuto assurdo.

Siete sicuri che sia improponibile? Anna/Amy Adams soffre di agorafobia. Allora, come ha fatto ad uscire di casa per sfuggire alle grinfie del maniaco? Giocoforza, come si suol dire, per salvarsi la pellaccia, ha dovuto superare il suo disturbo con un atto di violenza involontario.

Per questo, paradossalmente, è riuscita a curarsi. Ma voi dimenticate sempre i dettagli. I dettagli sono imprescindibili.
Parimenti, so che reputate i miei filmati decisamente insensati. Ne siete sicuri? Osservateli attentamente e scoprirete, tra le fighe, no, righe, i miei omaggi da cinefilo di razza. Lavori certosini, studiatissimi, ove ogni inquadratura non è mai messa alla ca…o, cioè a caso. Eh eh.

Nel frattempo, Robert De Niro ha subito un infortunio sul set di Killers of the Flower Moon. Nessun problema, però. Bob è riuscito a superare un grave cancro alla prostata. Dunque, è immortale come Freddy Krueger di Nightmare, ah ah. Cape Fear docet, ah ah.

A fine anno, girerà anche About my Father con Sebastian Maniscalco, alias Crazy Joe Gallo di The Irishman.

Intanto, ho intervistato anche un mio amico ritrovato a proposito di Pupi Avati.

Non in tanti, effettivamente, sanno che Edward Furlong, cioè John Connor di Terminator 2, l’unico John Connor memorabile, ha lavorato perfino con Avati per I cavalieri che fecero l’impresa.

Comunque, bella impresa essere riuscito a recitare con un altro Edward, cioè Norton, per American History X. Ed essersi ridotto con la panza neanche a quarant’anni, caro Furlong. O no?

Sempre parlando di Terminator, chi oramai non conosce Ezio Greggio? No, Dario. Dario Argento?

Epica la mia incursione in tale livestreaming. Del tutto imprevista e non calcolata.

Oggi, devo lavorare all’editing del mio nuovo libro Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Mentre domani non sarò a Bologna a “causa” di un viaggio di lavoro? No, di piacere. E ci richiamiamo al titolo suddetto.

Ah, io me la sudo. La vita è dura, bisogna indurirsi…

E ho detto tutto.

Anzi no. Adolf Hitler aveva paura di un solo uomo. Quest’uomo fu Winston Churchill.

Alla pari del grande Gary Oldman, se qualcuno osa abbattermi coi suoi ricatti, io non mi arrendo. Anzi, incito la folla delle macchine ribelli? No, io urlo We Shall Never Surrender!

Se siete disturbati e non accettate questo, io vi dico NO HAY PROBLEMA! Ah ah.

A differenza di Furlong, ho quasi 42 anni ma un altro aspetto. O no?

Ho sempre adorato i colpi di scena.

 

di Stefano Falotico

Come dicono a Bulagnasocmel che cartola!american history x furlong nortonterminator 2 furlong schwarzy

Gabriele Muccino attacca Pasolini: pensavo fosse scemo come Silvia la pescivendola, invece è più scemo di Silvio il pollivendolo


21 Feb

muccino fratelli

Abbiamo letto e sentito le parole di quell’idiota patentato di Gabriele Muccino. Una vergogna italiana. Da quando ha cominciato a girare pseudo-Cinema, il Cinema stesso italiano è affondato miserabilmente nella poltrita scemenza più borghese.

Sì, Muccino, fautore di queste storielle d’amore insulse che hanno fatto la felicità di cinquantenni depressi, in crisi esistenziali soltanto perché la loro squadra preferita, semmai l’Inter, ha perso e la loro moglie è malata ma loro sono Kevin Spacey di American Beauty e stanno cazzeggiando con una ventenne burina alla ricerca del proustiano lor tempo perduto, ero(t)icamente scaduto.

Lui che ha fatto sì che un imbecille come Stefano Accorsi diventasse miliardario e potesse oggi pubblicizzare la Peugeot 208, con la sua voce da bolognese e la celeberrima S di socmel delle due Torri che, strascicata, diviene lassiato al posto di lasciato e sì uno “sci” alla Alberto Tomba.

Già che è stato con Laetitia Casta, perché non ha promosso anche la Renault? L’ha lassiato? Non gli ha dato il lassativo? Sì, andasse a cagare!

Sì, lasciamo stare Stefano, mio omonimo e natio della stessa città, appunto, in cui sono nato io.

Una mi disse che gli assomigliavo. Le diedi uno schiaffo nonostante questa qui fosse una bella sberla. Me ne fotto.

Bologna. Una città dal centro storico piuttosto decoroso ma malfamata. Frequentata da gente borghesissima. Tutta chiacchierona che s’è sempre professata amante della Settima Arte coi tortellini a ingozzarli di sbrodolanti (s)vaccate.

E poi quell’altro… Pupi Avati. Solito Cinema passatista, malinconicamente tristissimo, angosciante. Oppure infarcito di amori adolescenziali insostenibili peggiori del fratello cerebroleso di Gabriele, Silvio. Un aborto spermatozoico, una scimmietta da zoo. Un incapace secondo me anche fra le lenzuola.

Sì, pare che Tamburini, famosa rosticceria del capoluogo emiliano, cerchi carne cotta e macinata per un tortellone al dente. Silvio potrebbe tornare utile alla cuoca. E Silvio la infarcirà di besciamella col ragù marcio.

Che poi fanno schifo i primi piatti di Tamburini. Si fanno pagare venti Euro per cento grammi di ravioli ed è meglio, fidatevi, sputtanarsi trenta Euro per comprarsi un porno con Viola, donna con cui vola.

Sì, un bel porno di peluche alla Andrea Roncato, con queste passerone dai culi che parlano…

Ma tutta l’Italia è a pecora. Spopola Marco Giallini coi suoi denti ingialliti, Mastandrea con la sua alopecia, Bentivoglio con la sua faccia incartapecorita, Gassman Alessandro con la dentatura di Jim Carrey di The Mask, e soprattutto lei, mrs. antipatia per antonomasia: Jasmine Trinca, che fu elevata da un Nanni Moretti già andato. Jasmine, il ritratto della snob per eccellenza che vaga di città in città, semmai succhiando il gunman Sean Penn o leccando l’uccello a Jean Reno.

Propinandoci la sua faccia da succhiacazzi macilenta. Sì, è dimagrita, Jasmine. Adesso è cresciuta. E, come tutte le donne cresciute, è diventata leggermente più simpatica ma comunque proporzionalmente più troia.

Belle gambe, una silhouette al formato d’uno stuzzicante, ammiccante gourmet, sì, potrebbero prenderla per lo spot della mozzarella questa bufala attoriale dalla carnagione lattea come tutti questi altri bocconcini che puzzano di sterco di mucca.

Sicuramente il mio “formaggio” non lo avrà.

Se Pasolini, secondo Muccino, ha impoverito il Cinema, posso dirvi solo una cosa. Pasolini amava i pisellini ma non era un cazzone come Gabriele.

Di mio, amo i fagioli. Soprattutto perché, dopo averli mangiati, posso scoreggiare meglio in faccia a questi puttanoni.

Ribadisco, andate a farvi fottere.

Non pensavate che fossi così? Infatti. Sono peggio.

Se vuoi rompermi il cazzo, ci sta. Il mio si riaggiusta sempre. Il tuo culo no, però.

Scusate, ora devo mangiare una clockwork orange.

Sì, mi sono servite molto le cure psichiatriche.

Se prima ero pasoliniano, ora sono in ogni ano.

Sì, come v’inculo io, nessuno.

Diciamocelo.

Insomma, testa di cazzo ero e ora sono pure cazzuto.

Se non ti sta bene e mi dai del farabutto, t’intubo mentre inserisco un altro video su YouTube.

Tornando a Silvia, sì, è una pescivendola. Ma è anche una buona sventola. Non comprate da lei, squali, il pesce fritto. Silvia ve lo renderà ritto ma sicuramente, dopo avervi circuito, vi annegherà.

E ben vi starà. Silvia è una vera (p)orca.

 

di Stefano Falotico

Anche i diavoli terroni fanno il cul a Balanzone


30 Nov

GettyImages-Laetitia-Casta-squared

Da Wikipedia:

Balanzone, conosciuto anche con il nome di dottor Balanzone (in bolognese Dutåur Balanzån), è una maschera di origine bolognese. Appartiene alla schiera dei “vecchi” della commedia dell’arte, talvolta è chiamato dottor Graziano o semplicemente il Dottore. Nella versione goldoniana de Il servitore di due padroni prende il nome di dottor Lombardi.

 

Uomo umanista, umano, si capisce. Uomo che ha studiato i classici, fanatico di Fellini e soprattutto di un buon, rosolato piatto di tortellini. Con tutta la “besciamella” che serve alla sua signora. Povera donna che lo salvò da una vita di merda. Subito istradandolo a riprendere gli studi, sì, ma quelli magistrali.

Eh sì, perché Balanzone, nonostante se la tiri da sapientone e da dotto, da erudito e colto, è in verità solo un gran cafone, un ignobile trombone. E, alle scuole serali, fra una birra e l’altro, in quanto già precoce alcolizzato, si diplomò in maniera alticcia. Per poi allevare i figli a istruzioni da troioni e a insegnamenti “alte” da bamboccioni.

Sì, volle che i figli frequentassero il Ginnasio dopo aver appurato e (mai) considerato i loro fisici goffi, sgraziati, da impiastri impacciati e poi, (di)venuti adolescenti impasticcati, credette bene che una cultura liceale potesse renderli ellenici. Perché, imparando da latinisti sboccati, con tanto d’inglese maccheronico, la storia della Magna Grecia, avrebbero poi potuto meglio raccattare e ricattare le ragazzine inferiori del Rubbiani. E, semmai, una volta laureati, sposar le stesse, regalando loro i rubini e un rubinetto placcato oro.

Ah, ma certamente meglio di quelli del Tanari, Istituto Tecnico Commerciale per futuri impiegatini fantozziani o del catasto. Oggi, disoccupati e senza danari. Eh, già da qui, si può evincere il classi(cisi)smo e suddividere la lotta di classe in caste.

Eh sì, Balanzone è un ammiratore di Stefano Accorsi… two gust’ is megl’ che one, e sai quanto rosicava quando Stefano si scopò Laetitia Casta?

Aj, quanto era (Maix)bon’ quella “pennona”.

Ah, il panzon’ è anche fan di Avati Pupi. Uno che è stato preso a modello perfino da Bono Vox con la sua Magnificent? Ah no, chiedo venia, quello era Magnificat!

Ma il Balanzon’, dopo aver magnificato quella gran figa di Laetitia, sbavandole dietro come un maialon’, poi andava a messa in modo doviziosamente letizioso e, nonostante svolgesse un lavoretto da coglion’, recitava appunto il cantico del Vangelo secondo Luca, ove Maria ringrazia iddio per averlo salvato… da tutto questo bolognese, sporco bordello! Che ipocritone!

Eh sì, Balanzone, in casa sua si comportava come Peppone, pigliando i figli a ceffoni, ma poi si redimeva, salendo le scale del porticato che conduce alla basilica di San Luca. Appunto. Pregando in ginocchio dopo aver glorificato privatamente tutte quelle gnocche, con tanto del culo di Claudia Koll in Così fan tutte.

Perché egli ama i cardinali e i vescovi della felliniana Roma ma sa solo far predicozzi, tratta le donne come bestiame e quel che gl’importa è solo della sua panza sesquipedale.

A questo qui preferirò sempre Andrea Roncato, uno che almeno aveva la dignità di dire che amava la “peluche” e non voleva spacciarsi per educatore nei confronti di quelli da lui reputati ebetucci.

Ah, povero diavolo! Che gran genio che son stato. Ops, Un mister hula hoop.

Uno che finalmente l’ha sputtanato e gli ha tolto la maschera da vecchiaccio oramai andato. Balanzone è uno che non ha mai saputo lavorare e mai ha studiato, infatti portava solo le letterine da un ufficio all’altro e si spacciava per esperto di Lettere, non ha manco saputo argomentare il motivo bacato per il quale arbitrariamente voleva che i giovani in fiore si comportassero, a vent’anni, come rincoglioniti in calore, per indurli prematuramente alla sua lercia stoltezza di enorme corruzione, per invogliarli a una vita da puttanoni.

Socmel, dio porc’ e di un boia Giuda ladro, come ce l’ha ficcato in cul, incù, quest’uomo da “cuculo”.

 

di Stefano Falotico

 

L’ultimo dei minuti, cioè gli smunti, i “migliori” allenatori di Calcio per le mie ossa


19 May

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Bando alle ciance, apriamo questo post cinematografico-calcistico con un’ovvietà ch’eppur (non) lo è.

In esultante maschilismo amaro, “mesto” in cappuccini appunto miscelati “sobri”, in una pesantezza di stomaco ch’eppur dimagrir mi fa, “alzo” quest’aforisma “lungo” e “duro” in memoria di voi, io Ulisse in mezzo ai porci, no ai froci, no ai porci.

In verità vi dico che, dopo mille (ri)flessioni, giungo sempre alla conclusione che molte donne, senza giustificazioni di sorta e sorca, zoccole sono. E sempre lo saranno.

Così sia scritto e così vengan… (s)fatte.

Ora, prendetele a Calci(o).

Sì, non solo William Hill sa che il Calcio sconfigge ogni barriera sessuale, razzista, omofoba, xenofoba che è la stessa cos(ci)a, e nazista-fascista. Lui è il Calcio! E, scommettendo, perderete anche la faccia, oltre ad aver smarrito la f(at)ica in quel “corner”. Una punizione di “calibrata balistica”, di sfortunata cabala, di presa per il popò di una (con)sorte fedifraga, appunto cornificante mentre alla mattina, con l’amante, mangia il cornetto nel vostro uomo ammorbidito come un “cremoso” croissant.

Sì, io sono un eremita che, nel suo “seminterrato” d’angosce, conosce le cosce meglio di chi ne “fruisce”, perché egli non sa che il frutto “prelibato” della “mora” è la morte sua. Questa dicasi stronza(ta).

– Ciao, sono Stefano. Come va, Eleonora? Ah, capisco. Stai sempre in quel “marcamento a zona”.

– Come ti permetti?

– Io mi permetto questo ed “alt(r)o”. Ti espello anche dopo averti pelato di “pressing”.

– Sei tu che stai diventando pelato. Calvo!

– Evvica il Ca(l)cio sui maccheroni. Forza Italia! Vaffanculo.
Abbasso la cornetta e lei ancora mi fa cornuto.

Ma passiamo a cos(c)e serie.

Ventura è il nuovo allenatore della “Nazionale”, a Mourinho offrono 15 milioni di Euro all’ano sfondato suo, “grande” special one del cazzo, e Rafa Benitez, dopo aver mandato a culo un’altra squadra, “annota” sul tacc(uin)o un ben farcito tacchino con contorno di maiale alla trattoria “Furbi alla faccia di chi ci dà i soldi per mangiare”.

 

Sempre più “magro”, di mio deglutisco “carne fresca”.

 

di Stefano Falotico

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