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Richard Gere sostiene che siamo tutti folli e io, in mezzo alla foll(i)a, sono il più sano di tutti


29 Sep

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Gere, in forma smagliante, nonostante la pancetta abbondante e i capelli “albini” di una senilità leggermente precoce, era a Roma a presentare il “suo” ultimo film. Interrogato sui massimi sistemi, ah ah, con consueto charme inappuntabile, ha espresso questo suo pensiero forse buddista, forse positivista, forse fatalista e persino pessimista, ah ah…

 

guardi in questo mondo siamo ormai tutti folli, la soluzione sarebbe quella di creare una community che renda più facile lo stare insieme, l’ascolto e la fiducia. Il motivo per cui molti, me incluso, si rivolgono allo strizzacervelli è perché è l’unica figura professionale, che può permettersi il lusso di prendersi il tempo per ascoltare.

 

Sarà vero? Insomma, Gere crede davvero alla psichiatria e ne è cliente, come si suol dire un “socio”, un habitué? O l’ha detto semplicemente perché, essendo uomo di tanto successo e molto sesso, soprattutto nel passato, si sente in colpa nei confronti dei tanti “malati” e poveri cristi della faccia-“feccia” della Terra e ha voluto consolarli “benevolmente”, condividendosi, eh eh, nelle loro psicopatologie? Si sa, la gente comune è così presa da vite che odia ma fa, non si sa perché, di tutto per mantenere. Pare che, soffrendo, stiano meglio, una contraddizione in termini, un paradosso allucinante di questa nostra umanità bestiale.

Eh sì, ci sono i solipsisti, che in cuor loro conoscono la verità ma, puntualmente, la rifuggono, adattando appunto anche le sfighe secondo i loro tornaconti e “tornar comodo”, rigirando le frittate e facendo apparire il prossimo come il “matto” di turno che, a sentir loro arrogante, non ha capito un cazzo della vita ed è soltanto uno scemo del villaggio. Basano la loro vita sulle esigenze del momento, cambiando rotta ove tira meglio il vento. E credo siano dei miserabili, oscenamente già fottuti, loro sì, nel cervello e nell’anima. Dei finti furbi, che inventano sempre l’escamotage più vantaggioso, la chiacchiera più “scaltra” alla loro immagine e somiglianza di una realtà che plagiano secondo il godimento del periodo loro più confacente al soddisfacimento del benessere istantaneo. Di quegli attimi piacevoli da cambiare, quando diventano spiacevoli, appunto a piacimento. Gioco di parole che rende l’idea…

Ci sono poi i moralisti e gli ipocriti, quelli che “puntigliosamente” vanno a messa alla domenica e, se non ci vanno, comunque son sempre lì a farti la predica. Guardano nei presunti peccati degli altri, per scappare dalle loro colpe, dalle loro responsabilità morali, morali, cari, ripeto, moralisti. E son sempre scontenti se uno se la passa alla grande, adducendo il fatto che costui sarebbe felice perché incosciente. Altri uomini fake.

Ci sono quelli “sistemati”, che s’illudono che il conto in banca e il lauto stipendio mensile siano delle ragioni per affermare che sono in gamba e si son creati, “giustamente”, i loro privilegi, alla faccia dei fessi e di chi mal si adatta all’andazzo, che per loro è indiscutibile. Se li attacchi, ti dicono che sei polemico e troppo negativo, o peggio ti sputano in faccia che dovresti trovarti un lavoro “serio”.

Ci sono, categoria orribile, i finti depressi. Quelli che, visto che in questo mondo sono quasi tutti tristi o non soddisfatti, davanti agli altri recitano la parte anche loro degli scontenti. E poi da dietro deridono le tue “debolezze”.

Ci sono poi quelli come me, che credo oramai abbiano capito come gira il mondo, e se ne fregano delle falsità, delle “versioni ufficiali” e mainstream persino delle notizie che vengono date in radio o in tv, e cercano sempre l’essenza delle cose.

Insomma, i matti. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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