Salve, mi conoscete, non necessito di presentazioni.
Son Silvio, il cavalier mascarato che spacca il culo a “tutte”.
Invincibile, “bellissimo”, di parrucchin sempre più fascista e parruccon’!.
Mi ripresenterò alle elezioni, senza macchia e senza vergogna, defenestrando tutti i miei miseri avversari e impiccandoli col mio sorriso “piccante”.
Non c’è nessuno come me.
Ma sono qui, in veste di recensore, poiché dopo innumerevoli, indicibili, inenarrabili scandaletti e zoccolettie, da “ruby-condo” e “bel gioioso”, mi han costretto a una cura riabilitativa al fin propedeutico di curar il mio “sbatterle” da “imbattibile”.
Sì, mi han incatenato ma il mio uccell è sempre più scatenato.
“Infiammato” e di oratoria “raffinata”, oral o anal, quel che importa è affettarvi, fotterle e sfilettar la Minett’!
Ma, come vi dicevo, dopo questa grande abbuffata, son seguito dall’assistenza sociale che vuol ficcarmi un po’ di sale in zucca.
Sì, son capitalista e tutte per me si “sgolano”, mentre voi ardite al “decollarmi”.
Così, per “colpa” vostra, io “tocco”, ma or mi tocca una “stronzata” che non avrei mai visto in vita mia: Al di là della vita di un “certo” Martin Scorsese.
Sì, questa gente non la sopporto. Io, che me ne sto in villa col mio “gabbiano”, devo scender in “basso” a farmi i cazzi dei paramedici e degli eroi dostoevskijani della Notte.
Ebbene, se la Legge è uguale per tutti, allora anch’io, mi “abbasserò” al suo volere.
Partiamo, or dunque.
Il film è tratto dal libro omonimo di Joe Connelly edito (o si dice “editto”, vaffanculo all’edilizia…) dalla Tropea (che sarà un’altra da ficcar in cul’!).
Questo romanzo “di merda” è la storia di uno sfigatissimo infermiere che non è riuscito a salvare la vita a una ragazzina drogata e, per tutte le due ore, ci scassa il cazzo con i suoi complessi.
Fine della recensione.
Ora, datemi quattro troie e levatemi dalle palle questa “roba”.
A parte gli scherzi. Pleonastico sarebbe descrivere quest’immensa opera di Scorsese, allucinazione impressionante, costruita sulla malinconia di Frank Sinatra, “squillante” nel nostro nervico, inquieto Cuore. Magmatica discesa negli inferi, nel Mondo che piange i suoi dolori e non mendica materialismo.
Signore e signori, il Maestro è tornato.
La folla, per le strade, mi omaggia, spargendo petali rosa lungo il mio cammino, e salutando l’Altissimo, fra donne impazzite d’amore che non stan più nelle mutande e uomini che me “lo” ardiscon rosicando d’una invidia come non mai