Sì, amici, io non ho mai mentito a nessuno. Mai e poi mai. Credo di aver sconfessato però il mio caro uccello per molto tempo. Un uccello or libero e ancor felino in mezzo a quest’umanità maligna e ferina.
Per anni, fui denominato Stefanino. Perché la gente, poco conscia di quel che invero son sempre stato, e soprattutto del mio arnese assai vorace ancora tosto e attrezzato, si creò delle strane idee attorno alla mia persona, combinando danni immani. Rattrappendomi in una dimensione talvolta da infante in quanto non capiva perché non volessi attenermi a questa cosa assai insulsa chiamata realtà schiacciante.
E, a forza di voler dar a tutti gl’ignoranti spiegazioni inutili, mi sbriciolai nella malinconia più pura, perdendo l’aroma del mio erotismo purpureo, castigandomi in colpe mai commesse soltanto per compiacere una borghesia stagnante nelle sue certezze bacate da malmessi che, manomettendomi, volevano imprigionarmi in qualche stupida diagnosi strafottente.
Ma il mio core fu divelto all’improvviso e mai mi sarei dovuto azzardare a mostrarlo in tutto il suo inferocito urlo sovrano e scucito, tanto angelico quanto magnificamente luciferino. Poiché addosso altre infamie mi piovvero e, per discolparmene, non poco faticai, nello sbudellarmi, a chiarire e certificare ogni mia assoluta, indiscutibile normalità straordinaria da uomo che adora l’imene di qualità. Sì, sono He-Man. Ah ah! Non più dovete menarmela!
Sin da piccolo son stato dotato… troppo oltre per esser capito e accettato. E dunque fui precocemente equivocato, le persone varie malattie mentali invocarono per riuscire a spiegarsi tanto fenomeno così armonico e florido. Valgo oro, luridi!
Dovreste evocare voi stessi e non vociare di volgare sbracare. Fate cagare!
Perché, da esistenzialista romantico, io soventemente disdegno la vita ruffiana del puttanesimo quotidiano e mi rannicchio nel segreto, anche nelle segrete, delle mie ansie. Donna, accoglimi fra le tue cosce prelibate, angosciami come solo tu sai fare nello strazio e nello struscio di un amplesso soffice, avvolgente, avvinghiante, avviluppante, forse solo inculante. Ah, lo so, non son stato elegante ma, suvvia, sii a me salivante. Succhiami e salirà. Baciami e s’innalzerà. Fottiti!
Ma son uomo che sa unire a questa stupenda virtù sognante, come detto, qualcosa che ora fa rima con gigante. Da enorme amante. E batte, batte, delle vostre idiozie se ne sbatte. Sbattendomene, da imbattuto, vado cremoso, caloroso e perfino poderoso. Cammino alto tra i furfanti irosi dal cattivo alito che si consolano con le battone mentre io, con piccanti battutine, son sempre ficcante, me la tiro… con classe da intoccabile uomo galante, voi siete rimasti degli elefanti e io, fantino, in sella cavalco ancora col mio simpatico pisellino ottimamente penetrante. Ahia, ahia, ahia, ah ah, gatta ci cova anche in questo caso? No, è sol gattona da pelare perché, se Poe scrisse il Gatto nero, io posso accarezzarla, bagnarla e scaldarla, inumidirla e sbiancarla mentre, ingrossandolo, lucidamente e lucidissimo, soffia e (s)pompa colando, probabilmente ancor indurendosi con tanto piluccare e poi, eiaculante, sfiancante, morbidamente danzante nuovamente risplende indistruttibile come il più pregiato diamante.
Insomma, altro che bambino. Ho una voce da Al Pacino, nient’affatto possiedo un uccellino e so muovere bene il bacino. Se non mi credete, chiedete in giro. Le donne con me diventano la Gioconda.
Ma attenzione ai girini. Potrebbe scapparci un altro Stefanino e sarebbero per voi cazzi ancor più amari e piccini. Questa si chiama volgarità? No, è solo una delle mie imbattibili specialità. E io posso permettermelo! Donna, è permesso? Ah no? Allora, pigliati un cinepanettone e buona pensione!
Che stronza! Le ho rivelato il mio cuore, mi ha offeso a morte. Sapete che vi dico? Era solo un troione!
Solo i POE-ti non deludono mai. Fidatevi.
di Stefano Falotico