Posts Tagged ‘Politica’

Il Falò, man alla TAXI DRIVER


09 Sep

Gli spiriti dell’isola! Non I Segreti…20220830_184018

Dracula fu Principe, alias Prince Vlad.

Assorbenti, da non confondere con la carta igienica Regina.

PH buono di bagnoschiuma Neutro Roberts? Lei è di Rh positivo o negativo? Lei è un uomo acqua e sapone, cioè H2O o da borotalco? Uh uh.

Di mio, non fui mai segato scolasticamente. Non so se sessualmente da qualche gay. Sono ca… i suoi. Julia Roberts fu segata? A scuola non lo so. Da me, qualche volta, sì. Eh eh. Soprattutto in Pretty Woman.

Viene qui tratta da “principessa”. Che sig., sì, signore e gentleman il bel Richard…

Gary Oldman, ne L’ora più buia, cioè The Darkest Hour (in english, ih ih) è il Primo Ministro.

Invece, Kristin Scott Thomas non è da confondere con Lady Diana, cioè Kristen Stewart? Ah ah.

 

Marra e Alò discussero di Cinema, politica e donne: dissentii su molti punti, anche sui miei di punti sutura e sui bassi punteggi di ferali stroncature, poiché io riaccendo la Settima Arte con un Falò


02 Apr

 

Sì, in questo clima di perenne, catacombale quarantena ove, al massimo, posso gironzolare nel mio vicinato, sedendomi sul muricciolo del palazzo accanto al mio, osservando dal vialetto antistante e limitrofo molti pazzi che forse abitano in qualche granitico stabile, pur essendo molto instabili e fragili poiché senza basi, nel basamento della colonna portante del nostro e mio reiterato isolamento coatto, avvistai su YouTube il Marra. Che a prima vista sembra un tamarro, appartenente dunque ai maggiori coatti. Invero è un pensatore libero tatuato, non solo sul corpo, di fregiata passione per il Cinema e anche per il porno… e ho detto tutto. Egli, volatile e forse anche volubile nel variegato, pindarico pensiero, nel suo voglioso essere sé stesso senza gabbie castranti del fascismo schiacciante, essendo appassionato di scibile, sibila con carisma da Jim Morrison ante litteram del web, in quanto con pose da iguana emula di bella voce il Re Lucertola. In mezzo allo zoo di un’umanità animalesca e tremenda, giustamente se la tira… con far saccente. A volte in lui avverto un meridionale accento che presto si fa “all’amatriciana” perfino su camicia hawaiana. E, in questo suo video autoglorificante il suo pavoneggiarsi da ottimo uomo padrone incontrastato della sua mente succhiante sempre nuove idee, punzecchia Alò. Che per BadTaste.it e Il Messaggero fa il critico, giocando spesso a fare il birichino. Leccando un po’ il Cinema dei bambini e i supereroi fumettistici che oramai sono troppo cresciutelli, come si suol dire, per interpretare la parte dei giovincelli. Alò non è vecchio, anzi, tutt’altro. Forse è giovanilistico. E sfodera una capigliatura da Wolverine probabilmente perché il suo barbiere, vista l’emergenza del Coronavirus, forse a casa sua cura le doppie punte delle sue due amanti, Scarlett Johansson ed Elizabeth Olsen. Sì, il barbiere ama le sbarbine, i grandi Big Jim giocano ancora con la Barbie mentre io lascio apaticamente crescermi la barba.

Il barbiere è poligamico mentre io sono polimorfico. Poliedrico uomo giammai (s)fatto di un’anima di polistirolo ma, sino a un paio di anni fa, col fegato amaro e a pezzi, per di più malato di colesterolo. In questo clima di colera ove la gente in quarantena, soffocando e delirando a causa della solitudine agghiacciante, si dà alla collera, ancora mi piace fare il normalissimo Joker della situazione anomala. Come dissi io, il folle incita la folla. Poiché la folla è stanca di dare retta alla noia imposta. La gente è disperata, Conte decreta nuovi divieti mentre Dracula il conte vorrebbe solamente che ogni pipistrello come Batman, non solo dal suo castello, voli alto come un grande uccello. Da cui il film Birdman. Così come il personaggio del film appena sopraccitato, eh sì, mi sento un Michael Keaton salvato grazie alla mia virtue of ignorance, sebbene forse alla fine, anziché volare lassù in cielo, lui morì. Sì, al suolo spiaccicato poiché suicidatosi. Non credete alle favole. Un uomo che visse per molto tempo nel sotterraneo, se non ha un maggiordomo che lo serva e riverisca, se non possiede una villa ove può spacciarsi per gallerista di quadri di grandi artisti, seducendo ogni Catwoman con la sua doppia personalità affascinante da uomo, più che brillante, ipocrita e molto abbiente col facile conto in banca impressionante, non sarà Superman. Bensì farà la fine di The Punisher.

Ah ah. Sì, ripudiato dalla società in quanto mai si svendette, a differenza di Robert Downey Jr., a stronzate come Iron Man, avrà molti hater che vorranno educarlo alla demagogia più scolastica. Allora sì che venne fuori… tutto duro. Così come affermò Pasolini, non si cambia la storia con la moderazione, bensì con un no secco, doveroso, imperioso e soprattutto impietoso. Con l’extrema ratio più tosta, piuttosto. Poiché se ammazzi un’anima giovanile, speri che torni come prima? A posto? A volte può succedere, nella vita, d’incontrare dei veri ottusi, mica come il materico Frank Sheeran. Gente senza resipiscenza, malata di mente incurabilmente. Fascista e retrograda nonostante viviamo nel 2020.  Mentre io continuerò a vivere come piace a me.

Fine della parabola e morale amorale: a un certo punto Clark Kent viene accerchiato, cercano d’indebolirlo con la kryptonite. Al che, a differenza di Sansone, non muore lui, muoiono solo i filistei.

Di mio, gigioneggio.

di Stefano Falotico

JOKER: la sua plusvalenza nella società odierna e l’ignoranza del retropensiero degli uomini di panza


15 Nov

joker

Ora, chiariamoci, bambagioni e leggeri sempliciotti, detti gianduiotti. Dovete avere la pancia assai pienotta per pensare che, alla soglia del 2020, possa esistere ancora un inconfutabile status quo.

No, non usai a sproposito il termine plusvalenza. Di solito, dicesi, no, dicasi e trattasi di termine utilizzato in linguaggio economico e non cinematografico.

Secondo i titoli di Borsa, la plusvalenza è l’incremento di valore.

Dunque, in modo falotico e metaforico, adotto altresì questo termine, miei uomini abietti e bigotti, pieni forse di lingotti e il cui unico divertimento è mangiare panzerotti e prendere a botte quelle che considerate delle mignotte, per affermare in totale orgoglio che Joker è un capolavoro dai molteplici valori che cresceranno smisuratamente nel corso del tempo e accresceranno giustamente la sua nomea di film insignito, in modo sacrosanto, del Leone d’oro.

In Italia, dopo l’iniziale clamore e le sperticate lodi riservategli post-Festival di Venezia, Joker, a livello prettamente critico, precipitò nelle quotazioni dell’intellighenzia, a mio avviso assai poco accorta, avveduta e intelligente.

Sì, dopo l’esplosione di apprezzamenti a iosa, in Italia, molti sedicenti intellettuali d’infima categoria retriva, aderendo alle critiche poco lusinghiere ricevute da Joker oltreoceano da parte della Destra formata dai repubblicani conservatori, s’allinearono a questo stupido, poco innovativo pensiero comune da untori.

Pericoloso e fallace. Poiché, come sappiamo, Joker dice, anzi urla in maniera irosa e senza fronzoli molte verità che molta gente ancora, peccando di miserabile indifferenza e stantia ipocrisia atta, per l’appunto, a mantenere saldi i finti valori di un’insana, agiata, pigramente adattata borghesia, non vuole assolutamente sentire.

Michael Moore, nella sua disamina invereconda e tosta, fu molto chiaro invece riguardo i reali meriti di Joker, azzardando perfino nel paragonarlo a un capodopera che non ha nulla da invidiare alle opere di Stanley Kubrick. Soprattutto, facendo implicito eppur al contempo ineludibile riferimento ad Arancia meccanica.

Sì, Michael ebbe e ha ragione. Non voglio altrimenti ascoltare pareri discordi, quindi contrastanti e oserei dire guastanti l’unicità di tale masterpiece a sé stante, riguardo tale sua affermazione apodittica, miei catto-borghesi ancora legati a vetusti stili di vita falliti e stanchi.

Francesco Alò stroncò, con immonda superficialità, The Irishman e io lo licenzierei in tronco per tale sua video-recensione immediatamente da mettere al rogo in modo fulmineamente bruciante.

Ma su Joker fu lungimirante e illuminato come un Falò. Ah ah.

Andando a par(l)are sanamente, nella sua lunga esegesi, addirittura sul welfare.

Sì, come dico io, chi ha i soldi e dunque vive nel Paese dei Balocchi, eh già, si scompiscia di risate nel prendere per il popò, di sfottò, chi possiede invece saggi occhi ed è perciò un mitico Pinocchio.

Pinocchio seppe, fin dapprincipio, che si può essere principi nell’anima ma, senza una lira, si finisce nel ventre della balena e poi non riesci a pagarti nemmeno una scatoletta di tonno.

Ah ah.

Sì, è per colpa di te, moralista vecchietto, oh, mio italiano medio-basso come Geppetto, se i giovani sono nella mer(da).

Poiché i PD-idioti garantirono ai giovani la Terra Promessa ma seppero solo realizzare programmi politici con Tiziana Panella.

Una che di cosce è indubbiamente molto bella ma che, ogni pomeriggio, al di là delle sue fenomenali scosciate, ci propone e propina le solite litanie, sempre le stesse nenie, puntualmente la stessa retorica liturgia, intervallata solamente dalla sua gamba Sinistra che incrocia la caviglia destrorsa da cavallona che, con tutta probabilità, essendo faziosa a morte, adora pure Fabio Fazio e quest’Italietta rimasta ferma a Eros Ramazzotti e all’amaro Montenegro.

Ah ah.

L’altra sera, Salvini fu in Piazza Maggiore a Bologna. E i bolognesi, finto-comunisti, anziché recarsi in piazza per urlargli che è un incosciente pazzo, salirono su palazzo Re Enzo per scattarsi selfie con tanto di panorama della folla gremita.

Questa gente, insomma, si professa di Sinistra ma vuole, per l’appunto ipocritamente, solamente sindacare e stare lassù, nei piani alti, come il sindaco.

Qui a Bologna siamo pieni di maschere finte, parimenti bugiarde come il dottor Balanzone.

Uno che si spaccia per erudito, raffinato, coltissimo e sapiente ma, in verità, non soltanto non conosce Roma e dunque La Sapienza, ma non fece mai l’amore nemmeno con Giulia Sapienti.

Io sì, Giulia lo sa e io, come Gianni Togni, rimango un personaggio da circo perché mi piace pure la figlia di Moira Orfei.

Sì, in passato vissi di fantasie e fui considerato un lebbroso come Arthur Fleck, fui talmente depresso che la gente pensò che soffrissi di qualche distrofia muscolare come Elephant Man.

Fui considerato un meno(a)amato come Sly Stallone di Cop Land, ovvero un pachiderma sordo, tonto e sognatore che, come dice Harvey Keitel lo stronzo, credette che davvero la canzone We Are the World fosse un’ode ecumenicamente realistica.

Sì, infatti lo è, ah ah. Ma se io non andai mai a letto con la mia Annabella Sciorra è solo, solo come un cane perché sapevo che lei, apparentemente così dolce, in verità vi dico che se la fece, che fece, non soltanto con Peter Berg, bensì persino col produttore, ovvero Harvey Weinstein.

Ah ah.

Su Joker, fratelli della congrega, sentii stronzate micidiali.

Mi toccò, no, Annabella non mi toccò ma, guardandomi così derelitto, se le toccò perché si dimostrò, in tale occasione, donna con le palle, anziché un’ipocrita, bastarda vigliacca, ah ah… dicevo, se la toccò, ohibò, no, sto cercando lavoro sul celeberrimo, felsineo Mercatino di Annunci Gratuiti, Il Bo, no…

Dicevo, mi toccò pur udire che Joker è un film senza stile, dunque pure brutto, cioè una merdata, a livello tecnico.

Quest’oscenità non fu cagata da gente del liceo, bensì dai più imbecilli degli istituti tecnici.

Ho detto tutto.

Ebbene, Joker verrà candidato all’Oscar, oltre che per l’interpretazione da Magistrale, no, magistrale e basta, oltre un livello puramente (da) professionale, ah ah, di Joaquin Phoenix, in particolar modo per le categorie tecniche, vale a dire montaggio, fotografia, sonoro e chi più ne ha più ne metta.

Sì, amici, mettetele tutte qua sul letto e io penserò a (s)truccarle. Ah ah. Con me si sciolgono e ogni loro imbroglio da professoresse falsamente crocerossine, eh sì, io disinfetterò, smacchiandole con l’alcool e poi macchiandole in cul’. Ubriacandole di amore così tanto che impazziranno e dovranno ricoverarle per colpa della loro febbre a 90°.

Basta, infermieri, tenetemi fermo, voglio restare infermo. Facciamo tutti del casino. Che avvenga in casina, in cascina o in cantina, non c’importa che si chiami Tina ma basta che si chini.

Sì, siamo stufi della varechina. Vogliamo anche una valchiria.

Ecco, ora sto esagerando. Sì, adesso potete darmi un calmante.

Preferisco, se voleste essere così cortesi d’accordarmelo, un Valium. Non ficcatemi in bocca dei neurolettici, sennò chiamerò io la neuro e vi legheranno al letto.

Ah ah.

Ecco, questo mio scritto all’apparenza potrà sembrare una stronzata, la classica faloticata. Quindi, penserete che io sia impazzito nuovamente.

No, siete in malafede. Voi pensate malissimo, il vostro pensiero riposto crede che io non stia composto e vada ancora ristrutturato. Impostori!

È una società destrutturata, scomposta, insomma, ora vanno messi tutti ai loro posti.

Non esiste più il posto fisso, fissa di una generazione andata a puttane.

Vogliamo essere salariati e non più angariati, non vogliamo più pen(s)arla come le cariatidi, bensì la pellaccia venderemo cara.

Eh sì, mi sa che, continuando con questa società (s)fatta d’iniquità, dovremo darlo via, esattamente sui viali.

E dire che c’è gente che mangia il caviale e che, per l’appunto, Tiziana Panella è così figa e vogliosa che non sarebbe soddisfatta neppure da un cavallo.

Oddio, che cazzo ho detto?!

Oddio, chiedo perdono. Ma almeno prima, dall’alto dei cieli, il Padreterno mi dia per borghesia, no, per cortesia, un edilizio condono.

Dammi, iddio, anche un Condom perché chiesi al mio vicino di casa, un normale condomino, di darmelo ma è da an(n)i che se lo fa e non ha mai tempo nemmeno per ficcarlo in quel posto alla moglie.

Insomma, siamo fottuti.

Dapprima a sangue sfottuti, quindi cornuti, mazziati ed evviva Anna Mazzamauro.

È sempre stata un cesso ma almeno, a differenza di queste attricette tanto belline ma incapaci, non recitò con attori water come Nudo Walter.

Recitò con Paolo Villaggio. Uno a cui non avresti dato nulla perché, a prima vista, poteva sembrare lo scemo di The Village.

Cioè Adrien Brody, invero Il pianista.

W la follia, il folle incita la folla. W Don Chisciotte, amico, dammi un altro Chinotto. Non ho però bisogno di un braccio destro leccaculo come Sancho Panza, bensì di uomini senza braccini corti.

Sì, il Falò è un uomo puro e lo dimostra questo post che scrissi precisamente un anno fa.

uomini donne

 

di Stefano Falotico

Tutti parlano di politica, ma non sono intellettuali, quindi si astengano


05 Mar
Sally Hawkins in the film THE SHAPE OF WATER. Photo by Kerry Hayes. © 2017 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights Reserved

Sally Hawkins in the film THE SHAPE OF WATER. Photo by Kerry Hayes. © 2017 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights Reserved

Sì, una delle grosse malattie di cui soffre l’Italia è questa: prima e dopo le elezioni, tutti s’improvvisano politici e improvvisamente scopriamo che dissertano di Marx e Stalin senza sapere neanche chi siano. Di colpo, se vincono i 5 Stelle, i radical chic scrivono che è una vergogna perché abbiamo dato il potere alla mediocrità intellettuale ma poi, se ben scavi sotto le apparenze di tanti bei discorsi fanfaroni, scopri che questa gente, appunto, sostiene che ciò che è accaduto è una vergogna in una Nazione che ha avuto come maestri delle arti e delle discipline umanistiche gente come Dante, Michelangelo, Leonardo.

Ecco, io chiederei davvero a questa gente se conosce questi artisti, poeti, letterati, pittori e scultori che cita a sproposito o è solo un vezzo per fare la figura di quelli di sinistra dietro discorsi di sofisticata facciata? Cosa c’entra la politica con Dante? Ah, è vero, perdonatemi, il Purgatorio è come una canzone di Giorgio Gaber. Scusate se ho legittimamente dubitato delle vostre “conoscenze”. Sì, se vai ad analizzare, è gente alle volte ben più mediocre culturalmente dello stesso Di Maio, e passa le sue giornate a inzozzare la sua bacheca di Facebook con foto in bella vista dei propri “promontori” fisici, fra ragazze finto colte e distortamente emancipate che credono che la vita giusta sia vestire alla moda, avere un lavoro da diecimila euro al mese, e poi far le squinzie per gli sguardi da “ludri” dei porcellini che irretiscono con le loro grazie, queste sì, volgari e narcisiste. Vogliono essere tutti ammirati/e per i loro pregi esibizionistici, ma non capisco per cosa io debba ammirarli/e. E poi i meriti non si guadagnano mostrandosi “fighi” e “tosti”. Mah sì, siamo tanto belli e carini, e poi diamo addosso agli handicappati…

Ci sono naturalmente quelli che parlano per frasi fatte. Al che, se vince Salvini, urlano che è uno scandalo, e che siamo tornati al fascismo. Poi, se chiedi loro cosa sia esattamente il fascismo, ti rispondono come da vocabolario, cioè una filosofia di vita da regime che non rispetta le diversità e la libertà di opinioni, e altre amenità generaliste e alla buona… Tutto qua? Io pensavo fosse qualcosa di più complesso, più inestirpabile, meno manifesto, più sottilmente crudele, più diplomaticamente subdolo. Ma anche in questo caso mi sbagliavo. Perché l’altra sera ero a un bar, è entrata una ragazza muta, per chiedere il caffè ha fatto dei gesti, e un ragazzo con la maglia del Che si è messo platealmente a ridere, trattandola da minorata mentale.

Vado su YouTube e pesco video “politici”. Uno attacca Sgarbi perché attacca Di Maio e un altro fa l’avvocato del diavolo e offende colui che ha offeso Sgarbi, al che quello offeso, che prima a sua volta era stato offensivo verso Di Maio, replica dicendo al suo offensore che sua madre batte sui viali, e questi (sì, questi, non questo, cari “acculturati”, in tal caso si scrive questi…), con “classe” da vero signore, ribatte che suo padre è un pederasta. Al che, mi metto a fare delle ricerche fra queste “nobili” personcine, e addivengo ai loro profili Facebook. Uno fa l’avvocato penalista, l’altro gestisce una delle discoteche più frequentate della riviera romagnola. E capisco che il loro “problema mentale” è qualcosa di cui non preoccuparsi perché, se quelle offese se le facessero dei giovani disoccupati e qualcuno li scoprisse, li sbatterebbero in qualche centro di recupero, invece vengono dalla bocca di due persone “rispettabili”. Eh, ma sì, in fondo sono insulti all’ordine del giorno… fra persone “cresciute”. Sì, uno di questi ha votato Renzi, e si professa di sinistra, liberale e democratico, l’altro ha votato Berlusconi e va a mignotte tutte le notti, ma è sposato con tre figli che ha iscritto alle scuole “migliori” e, quando esce con la moglie, la tiene sempre per mano, e amano assieme i film “buoni” come The Shape of Water. Questo per dire, fratelli cari, che io so la verità, e in questa vita posso permettermi di dire che votai PD con cognizione di causa. Non ho molti soldi, ma non elemosino pietà penosa, votando 5 Stelle, e non credo che tutti gli immigratori siano criminali, delinquenti e stupratori. Ma io sono “matto”, non sono “credibile”. Probabilmente, sono sempre stato stanco delle ipocrisie…  Cosa voglio dalla vita? La mia stranezza, che nessuno deve toccare. Ah, ma questa è patetica tenerezza. Eh sì, pecco spesso di poesia, per adattarmi al mondo dovrei andar in giro con un fucile e pensare solo a trombare.

Col tempo, ho scoperto che se sei una persona geniale e in gamba chi t’invidia può solo ricattarti perché ha più soldi o si trova in una situazione di vantaggio psicologico. Il resto è una balla colossale…

 

di Stefano Falotico

 

 

Nel giorno delle votazioni, abbiate memoria dei vostri sogni


04 Mar

Born to Win

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«Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero.

Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale»

(Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari del 1975)

Ecco, non so se avete visto il film Il mio uomo è una canaglia del cecoslovacco Ivan Passer, con un ottimo George Segal e un Robert De Niro alle prime armi, già grande.

No, io non l’ho visto interamente ma ne ho recuperato stralci sul Tubo, e sicuramente è Cinema-vérité di grande dolenza e notevole impatto suburbano, degradato e incisivo, fotografia perfetta di un’epoca fortemente scossa da cambiamenti sociali, un ritratto sincero di un’America forse scomparsa, annientata da Trump e dai suoi fieri, stupidi sostenitori.

Ecco, guardatevi negli occhi e fatevi una domanda. Davvero, oggi voterete per la Destra? Darete ancora manforte a questo pazzo di nome Berlusconi, appoggerete le ideologie fasciste di Salvini, oppure, in preda alla vostra disoccupazione lamentosa, frignante, assillati dai circoli viziosi di vostre esistenze lagnose che non vedono scappatoie né vie d’uscita, vi affiderete a Di Maio, altro populista ignorantissimo che inizia i suoi discorsi con l’inascoltabile Io, personalmente…?

Al signor Di Maio, che ha plagiato un’intera fascia di popolazione poverella, illudendola con promesse a mo’ di zuccherini per addolcire la pillola, andrebbe spiegato che un uomo che vuole governare deve innanzitutto saper parlare. O dice solo Io o dice personalmente. E sull’uso abbastanza suo soggettivo dei congiuntivi mi asterrei dall’esprimere un giudizio. Non stimo Vittorio Sgarbi, è un isterico megalomane che si rifugia sempre nelle citazioni falsamente saccenti quando non ha argomenti, quando viene colto dall’ira, e non condivido i suoi insulti, che diventano volgari, oscenamente denigratori e irrispettosi. Ma, sicuramente, quando dice che votare 5 Stelle è decisamente “comico”, quando sostiene che il cambiamento, il vero cambiamento non può avvenire con la retorica e la demagogia spicciola, ha indubbiamente ragione. Perché i 5 Stelle, siamo seri, sono impresentabili.

Poi, votateli pure, e beati siano gli scemi…

Ecco, lo so. C’è molto di cui essere scontenti. Ai giovani d’oggi non vengono offerte molte prospettive, al che ecco che scattano le irrazionali paure e la gente si fa sopraffare dalla superstizione, e i moti oscurantisti attecchiscono su persone che son state circuite con le chiacchiere e le false garanzie di sussidi e tutele.

Ma quali complotti e cospirazioni! Dobbiamo ribadire le ovvietà e non farci travolgere da atteggiamenti folli. C’è gente che sta bene, lo è sempre stata, e protrae, reitera i suoi privilegi a scapito di chi dalla vita ha poco o niente. Lo cantava anche Bruce Springsteen…

Everybody needs a place to rest

Everybody wants to have a home

Don’t make no difference what nobody says

Ain’t nobody like to be alone

 

D’altronde, chi non vorrebbe una vita appagante, soddisfacente e senza preoccupazioni economiche? Sì, qualcuno c’è, e infatti è chiuso in un manicomio. Ah ah.

Bando alle ciance, alle ipocrisie, e alle verità contraffatte.

 

Il signor Renzi non è l’uomo dei miracoli, a lui sono imputabili molteplici colpe, ma errare è umano. Certamente, non è il massimo che si possa esigere e pretendere, ma dobbiamo essere schietti, obiettivi, non bere dalle fiaschette e poi delirare sulla realtà. Il PD perlomeno promette equità e combatte le ingiustizie con la moderazione giusta, con la lucida neutralità, si pone in una posizione che, com’è sano e naturale che sia, trova nei savi dubbi la condizione veritiera per non dissennare.

Il problema dell’Italia non è nella politica. È nella gente. Meschina, egoista, che appena vede un giovane con ambizioni artistiche lo castra e gli sbatte le porte in faccia, perché le sue “velleità” vengono considerate azzardate, puerili, perché non vuole arrischiarsi nel dare voce concreta a un punto di vista, vivaddio, vitale, fresco, innovativo. Perché i cambiamenti, appunto, spaventano. Allorché preferisce che le cose vadano avanti come sempre sono state. Ah, lo Stato… delle cose.

Non mi stancherò mai di dirlo e di puntare il dito contro l’ottusità, contro i pregiudizi, contro la chiusura mentale.

Siamo un Paese afflitto da una concezione distorta della bellezza. Bellezza per molti, a cui son state inculcate sin dalla più tenerissima età, delle ideologie bislacche, equivale a credersi critici di Arte e di Cinema con in mano la rivista per Giovani Marmotte, giustezza per molti significa essere come Don Abbondio, cioè a stare sempre nel mezzo per non porsi incognite nella coscienza, a zittire omertosamente le verità per patetico, insulso, orrendo quieto vivere menzognero e canzonatorio chi non si adatta a regole, ahinoi, ancora ancorate al fascismo, a impostazioni e modi di ragionare schematici, classisti, anche narcisistici ove ognuno coltiva il proprio orticello e pensa di aver capito tutto.

Io, nella mia vita, mi son preso le patenti più aberranti e sfiguranti il mio vero io. Ho sempre saputo quale era la strada giusta ma non l’ho mai imboccata. Perché sono un cocciuto, perché adattarsi all’andazzo stolto non mi va, perché sono una testa calda e faccio sempre quel cazzo che mi pare a modo mio. E sono stato ingiuriato, “nanizzato”, mi hanno detto che per la mia visione ascetica sono impotente, omosessuale, maniaco, anche pervertito. Perché non concepisco una vita in cui debba alzarmi la mattina per svolgere un lavoro che non possa darmi niente umanamente, non sono uno che timbrerà il cartellino metodicamente per coprirsi dietro la maschera della brava personcina. Le “brave personcine” sono quelle con più scheletri nell’armadio, sono pettegole, invidiose, ciniche, fraudolente, stronze e badano solo ai cazzi propri. E ammutoliscono chi non si allinea alle loro piccinerie, alla loro visione fetida e menefreghista.

Sì, io voto PD. Perché so che è un partito di merda ma è l’unico partito al momento equilibrato in quest’Italia di paranoici, di esaltati, di cretini, d’inquisitori, di medioevali puttanazzoni.

Questa è la mia nave, questo è il mio destino, e voglio visitare la vita.

Pictured: Captain Jack Aubrey (RUSSELL CROW) and his Warrant Officer, Physician Stephen Maturin (PAUL BETTANY).

Pictured: Captain Jack Aubrey (RUSSELL CROW) and his Warrant Officer, Physician Stephen Maturin (PAUL BETTANY).

 

di Stefano Falotico

L’illusione di realtà, la solita politica e il fascino “buddista” di Richard Gere


24 Feb

Richard Gere

Uno dei ricatti maggiori che un giovane subisce da coloro che si reputano, senza ragion veduta, “adulti”, è il continuo rimprovero, estenuante, triste, manicheo, assillante, secondo il quale deve attenersi alla realtà e “crescere”. Il concetto di crescita è qualcosa che mi ha sempre ossessionato e al quale non riesco a darmi una risposta chiara ed esaustiva. Ho una visione “aliena” del mondo, e poco a questo mondo mi allineo. Credo che siamo creature evolute dotate d’intelligenza, di un cervello che ci ha permesso di vivere lontani dalla bestialità e, da scimmieschi Neanderthal, ambendo a definirci appunto umani, nel senso completo del termine, affettivo-cognitivo e sensibile, anzi, senziente agli stimoli esterni, ci siamo inventati un sistema di sopravvivenza che ci ha concesso l’illusione di realtà. La cosiddetta realtà non esiste, è un basamento, potrei dire, rapportato alla nostra età e a ciò che ci viene chiesto in base alla nostra anagrafe e a quel che si suppone debba essere il modello comportamentale attinente al nostro periodo vitale.

Non credo in Dio, sebbene da piccolo il lavaggio del cervello giudeo-cristiano a cui fui sottoposto, come quasi tutti della mia generazione, deve avermi indotto ad astenermi dal piacere, anche frivolo, per buona parte del mio “processo evolutivo”. In fin dei conti, ritengo qualsiasi tipo di religione, soprattutto quella cristiana, appunto, un limite sesquipedale alle nostre potenzialità emotive, un freno ricattatorio alle nostre innate, immense potenzialità. Perché, aderendo a questi falsi credo, ci si castra in tutta una serie di dinamiche, anche relazionali, improntate al senso di colpa, alle responsabilità più mendaci e ingannevoli, e il pensiero, libero e anche vivaddio autarchico, viene così castigato da precetti e “prescrizioni” assurde, figlie della paura, della superstizione, perfino dello scaramantico più medioevale oscurantismo ideologico.

Benché meno credo alla politica. I partiti sono soltanto la propaggine, fintamente incarnata a livello illusoriamente istituzionale, di quelle idee che un certo gruppo di persone ritengono essere quelle valide al fine che la società “progredisca” secondo i dettami che vogliono loro. Allorché s’istituiscono per “garantire”, almeno così sostengono loro, mentendo, quelle stabilità apparenti per le quali si prodigano.

In questa società odierna, confusa, esterofila, cultrice di un bello soltanto di facciata, superficiale e sbrigativa, impostata unicamente sul “valore” dei soldi, in cui le individualità vengono orrendamente soppresse solo perché si viene considerati come merce produttiva e non come uomini, appunto, le persone sostanzialmente votano chi possa garantire loro i privilegi e le comodità per le quali vivono, o meglio s’illudono che sia la vita.

Un povero vota i grillini perché è stato “rassicurato” che avrà un sussidio di disoccupazione, un insegnante vota PD perché, nonostante le tante bugie e le promesse mai mantenute del pinocchio Renzi, comunque si sente protetto in quella realtà con cui ha imparato a convivere e che, nel bene e nel male, gli sembra l’unica possibile e incontrovertibile. Perché almeno avrà il suo stipendio, perché almeno non perderà nulla e, pur sapendo che la sua esistenza sarà sempre alquanto mediocre, patetica e lamentosa, non ne vede un’altra realizzabile e probabilmente non vuole neppure vederla.

Poi ci sono i salviniani, persone di cultura retrograda, fascista e razzista, sessuofoba e quant’altro, spaventati perennemente da tutto ciò che ai loro occhi appare inconcepibile. E dunque temono il “diverso”, quello di un altro Paese, ché gli frega il lavoro o la fidanzata perché semmai è solo più bravo e più sexy, e allora si rifugiano nella retorica più bieca, ignorante e secessionista. Nel giustizialismo agghiacciante.

Ci sono gli artisti, persone che credevano nel potere della parola, nel potere della bellezza, nella comunione appunto fra i popoli attraverso la vera cultura, che non è il nozionismo becero di chi s’illude che la “perfetta” forma mentis possa nascere da licei e scuole istitutrici di un sapere puramente, stupidamente appreso, dunque “rappreso”, solo a livello teorico, mai davvero empaticamente comunicante con le istanze reali, ma astruso, astrattissimo, parto degenerato del classismo più abbellito da quel porco orpello del classicismo più dottamente, anzi indottamente, scolastico, sciocco e bambinesco, paraculo e irresponsabile, buono solo a quelli… di papà con la panza piena e il cocktailino in mano fra “grandi” discorsi oratori e chiacchiere da studentelli col ciuccio in bocca. Noiosi, prevedibili, in una parola insignificanti.

La realtà stessa è un’illusione. Oggi vieni considerato un nano perché nessuno ha investito sul tuo talento, sempre compresso, punito e ingiuriato, domani sei un gigante perché la tua “piccolissima” idea ha fatto felici molte persone.

Di mio, posso dire che non credo a quelli che dicono che fanno le “cose” per gli altri, perché vogliono dare.

Quando si dà qualcosa, ci si aspetta sempre un riconoscimento, un apprezzamento, ci s’illude allo stesso modo che, attraverso il valore datoci dagli altri, il nostro stesso valore umano possa uscirne gratificato, lo si fa per ottenere maggiori “garanzie” sulla propria autostima, per venirne appagati e semmai anche più “istituzionalmente” pagati.

Ma questa si chiama vanità, non grandezza, e nemmeno umiltà, neppure bontà.

Ma io parlo al vento…

 

Mah, prima mi piaceva Al Pacino, col passare degli anni sto prendendo maggiore confidenza con il mio fascino alla Richard Gere. Belloccio, moderato, di classe, sempre sulle sue, un uomo che ammicca, scherza con gusto, è autoironico anche quando potrebbe permettersi di fare lo stronzo, pacifico, contemplativo, calmo, pacato, in una parola falotico…

 

di Stefano Falotico

 

Franny

Gere The Dinner Hachiko Gere

Guardiamoci negli occhi, il 4 Marzo perché dovete votare la lista Falotico, lo sostiene Costa e indosso la Lacoste


20 Feb

Brad-Pitt-Fight-Club

Questo è un pezzo di Francesco Costa. Se non vi piace, saltate direttamente al pazzo Falotico, no, al pezzo mio, al pezzo tuo che puzza e le puzzole anche loro han bisogno di pezze. A proposito, che fine ha fatto Andrea Pezzi? Stava con la Pandolfi, ma è rimasto un Ovosodo.

La scelta in vista delle elezioni politiche del 4 marzo è purtroppo tanto semplice quanto deprimente. Qualunque analisi delle opzioni a disposizione, infatti, non può prescindere da un triste dato di fatto che non mi sembra evidenziato a sufficienza da opinionisti, esperti e addetti ai lavori, che invece nella grandissima parte dei casi stanno facendo finta di raccontare un’elezione normale, una corsa dei cavalli come tutte le altre. Cosa che non è.

Guardiamoci negli occhi. Che siate di destra o di sinistra, che vi piaccia o non vi piaccia il governo Gentiloni, se siete un minimo seri e informati, e avete un po’ di onestà intellettuale, sapete che oggi in Italia c’è purtroppo un solo grande partito in grado di farsi carico dell’immane responsabilità di governare la settima economia del mondo ed è il Partito Democratico. Lo dico senza nessun orgoglio e anzi con grande amarezza e preoccupazione. Vorrei che non fosse così, sarebbe meglio per tutti, PD compreso, ma è così. Il re è nudo. Se avete anche solo un briciolo di percezione di cosa voglia dire governare un paese – prima ancora di capire se governarlo bene o male: governarlo – e farne gli interessi e rappresentarlo nel mondo, se conoscete anche solo un po’ cosa deve e non deve fare un governo, cosa può e cosa non può fare, cosa devono essere in grado di fare le persone che ne fanno parte, lo sapete anche voi: e non è una cosa bella.

Potete detestare Matteo Renzi, potete pensare che l’attuale classe dirigente del Partito Democratico sia troppo centrista oppure schiava dei soliti sindacati (sono diffusissime entrambe queste critiche), che sia troppo dura o troppo morbida con i migranti (sono diffusissime entrambe queste critiche), che gli 80 euro siano stati un modo balordo di spendere i soldi, che la Buona scuola sia un fallimento, eccetera. Non sto dicendo che non abbiate ragione, magari avete ragione, non è questo il punto: non voglio contestare queste idee. Il punto è che meritereste di trovare sulla scheda elettorale delle plausibili opzioni alternative al Partito Democratico: meritereste di avere la possibilità di scegliere un’altra strada, non fosse altro che per il sano principio dell’alternanza, senza per questo temere tragedie. Eppure – guardiamoci negli occhi – sapete anche voi che oggi l’unico governo da paese normale che queste elezioni possano esprimere, l’unica classe dirigente da paese normale che questo paese possieda, sia in questo momento quella del Partito Democratico e dei suoi alleati. Gentiloni, Padoan, Bonino, Calenda, Bellanova, Della Vedova, Boschi, Scalfarotto, Minniti, Delrio, Franceschini, eccetera. Non è la classe dirigente migliore possibile. Orrore, sto allora forse dicendo che è la meno peggio? No, magari. Sto dicendo che è l’unica.

La coalizione di centrodestra non è una coalizione, non ha un leader e non ha progetti comuni a parte qualche vuoto slogan. È enormemente più pericolosa e farsesca di quella che tra il 2008 e il 2013 ha letteralmente trascinato il paese a un passo dalla bancarotta e dal completo commissariamento in stile Grecia, cioè a un passo dal momento in cui forse i soldi che avete in banca non valgono più niente, per capirci. Il tutto mentre il suo capo, che incidentalmente era anche capo del governo dell’Italia, veniva processato per frode fiscale e prostituzione minorile e il Parlamento votava fingendo di credere che una sua giovane amica, diciamo così, fosse la nipote di Hosni Mubarak. È successa veramente quella cosa lì, sapete? Ci si mette un attimo a tornarci. Ci si mette un attimo. E lo ripeto: questa coalizione di centrodestra è enormemente più pericolosa di quella che ha già distrutto il paese una volta. Oggi non ha più quel leader, che è suonato dagli anni e ineleggibile, e non ne ha nessun altro; ed è composta per metà da due partiti di estrema destra la cui linea politica è un miscuglio di razzismo, populismo da bar e teorie del complotto.

L’attuale Lega è vista con preoccupazione e fastidio persino da gente come Roberto Maroni e Luca Zaia, che hanno almeno un’idea di cosa voglia dire la responsabilità di governare qualcosa; quando invece basta ascoltare Matteo Salvini parlare di dazi per rendersi conto che proprio non sa quello che dice. Fratelli d’Italia è una ridicola e inquietante parodia del Movimento Sociale Italiano, perché dopo Fiuggi persino dentro Alleanza Nazionale avrebbero giudicato come uno sciroccato – come minimo – chi avesse aderito a una teoria del complotto sui ricchi banchieri ebrei che vogliono distruggere l’Europa contaminandone la razza o fosse andato a fare sceneggiate da Bagaglino davanti al Museo Egizio di Torino.

Forza Italia non esiste. È un involucro con un leader che non è riconosciuto come tale da nessuno – nemmeno dal gruppetto di fedelissimi che gli fanno da badanti per affetto, per antica stima o per opportunismo – che unisce pezzetti di una logora classe dirigente guidata solo da interessi individuali, pronta a sparpagliarsi il giorno dopo il voto in nome della propria personale sopravvivenza, come già accaduto dopo le elezioni politiche del 2013. Gli unici che dentro Forza Italia hanno un’ambizione politica vera – e in quanto tale rispettabile – sono quelli che vogliono fare le scarpe a Silvio Berlusconi, che saranno quindi i maggiori agenti di caos dal 5 marzo in poi. Ma attenzione, breaking news: non si possono fare le scarpe a Silvio Berlusconi, perché Forza Italia è di sua proprietà. Non è un partito vero. Dopo il voto si atomizzerà.

Poi c’è il Movimento 5 Stelle. Di nuovo, guardiamoci negli occhi. Trattare il Movimento 5 Stelle come un’opzione politica normale e non come una grave e pericolosa minaccia per la collettività è davvero colpevole: ed è tanto più colpevole quanto è alto e illustre ogni singolo pulpito che in questi anni ha contribuito a lisciargli il pelo e giocare col baratro per guadagnare pubblico o togliersi qualche personale sassolino contro Renzi, col risultato di sdoganare una classe dirigente della quale la cosa migliore che si possa dire – la cosa migliore – è che sia tragicamente impreparata, a cominciare dal suo leader che vorrebbe governare l’Italia avendo nel curriculum l’esperienza di webmaster e steward allo stadio. La cosa peggiore: un gruppetto di buoni a nulla – pochi in buona fede, altri in malafede – che mente in continuazione, che usa la completa incompetenza come bandiera, che ottiene consensi soffiando sui nostri peggiori istinti, che sta facendo disastri ovunque governi, che non è riuscito nemmeno a fare delle liste elettorali e un programma senza commettere errori da dilettanti, che non saprebbe amministrare un condominio ed è direttamente comandato da una società di consulenza. Dai, di cosa stiamo parlando.

Non mi dilungo su Liberi e Uguali solo perché, al contrario del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, non ha nessuna speranza di arrivare al governo, per quanto possa comunque fare danni. Dentro e fuori Liberi e Uguali anche i pochi benintenzionati sanno che fine farà questo cartello elettorale dal 5 marzo: la fine che ha fatto L’Altra Europa con Tsipras allo scorso giro, e Rivoluzione Civile a quello prima, e la Sinistra Arcobaleno a quello prima ancora. Smetterà di esistere, si sbriciolerà nelle mille sigle che l’hanno costruito allo scopo di farsi riportare in Parlamento. L’avranno sfangata, ora ognuno per sé e dio per tutti, benintenzionati e non: tra cinque anni ne riparliamo. Basterà trovare un altro nome, un altro logo e un altro estemporaneo leader da usare per tre mesi, vedremo quale innocuo ex magistrato ci sarà sulla piazza.

Ora, credetemi. Scrivo tutto questo senza un minimo di soddisfazione. Nessuna. Vorrei che ci fosse in Italia un normale partito di sinistra, come Syriza o come la Linke, e invece ci ritroviamo con questo sgorbietto utile a far fare un ultimo giro di giostra a una classe dirigente arrivata al capolinea più o meno nel 2011. Vorrei che ci fosse in Italia un vero partito conservatore, come la CDU o come il Partido Popular, e invece ci ritroviamo con una cosa a metà tra Moira Orfei e Alba Dorata. Tutti i paesi europei fanno i conti con movimenti estremisti, populisti, anti-immigrati, eccetera, ma noi siamo gli unici in cui questi movimenti contano tutti insieme – M5S più Lega più FdI – quasi il 50 per cento dei voti, secondo i sondaggi. Quasi il 50 per cento. Per cui senza dubbio questa è l’offerta politica che ci meritiamo e che avrà la meglio il 4 marzo: e d’altra parte non vedo a sinistra e a destra del PD tutto questo struggersi davanti alla scheda elettorale. Mi sembrano tutti piuttosto entusiasti di votare le opzioni di cui sopra. Gli unici che andranno a votare col mal di pancia sono quelli che andranno a votare l’unico partito normale di questo paese, che peraltro lo ha reso incontestabilmente migliore di come fosse cinque anni fa nonostante quel risultato elettorale balordo e nonostante Matteo Renzi dal 4 dicembre 2016 a oggi abbia sbagliato tutto quello che poteva sbagliare.

Questo non è un post che invita a votare Partito Democratico. Questo è un post che prende atto con enorme preoccupazione del fatto che oggi in Italia la democrazia sia mutilata non dai presunti “poteri forti” – semmai dalla loro pavida abdicazione – bensì dall’impossibilità di esercitare una vera scelta tra opzioni politiche anche molto diverse ma che non facciano temere tragedie. Perché di questo si parla, e se non ne avete la percezione forse pensate che un governo Salvini o uno Salvini-Meloni-Di Maio non possano davvero accadere (in questo caso chiedete agli americani) oppure siete come me, privilegiati quanto basta da sapere che ve la caverete in ogni caso.

Io vivo in una delle città più prospere e meglio amministrate d’Italia, sono un uomo, ho la cittadinanza italiana, sono relativamente giovane, sono normodotato, sono autosufficiente, sono eterosessuale, sono bianco, non ho figli, ho un lavoro stabile e che mi piace e uno stipendio che mi permette di vivere serenamente. Sono letteralmente il ritratto del privilegio, in un posto come l’Italia del 2018. Non sono al riparo da tutto – uso le strade e gli ospedali che usiamo tutti, pago le tasse, mi affido alle forze dell’ordine per la mia sicurezza, eccetera – ma comunque vada me la caverò. Posso permettermi di votare per “dare un segnale” o perché Renzi mi sta sul cazzo, posso votare per contestare una sola questione – che sia il caso Regeni o la gestione dei flussi migratori – infischiandomene del fatto che il ministro degli Interni Matteo Salvini e quello degli Esteri Carlo Sibilia proprio su quelle questioni avrebbero fatto e faranno molto peggio. Io lo posso fare, starò bene comunque, anzi, magari mi tolgo pure una soddisfazione. Se però siete donne, studenti, stranieri, genitori, malati, disoccupati, precari, disabili, omosessuali, non bianchi, se non potete vaccinarvi, o se avete a cuore la serenità di almeno una di queste categorie di persone, io ve lo dico, guardiamoci negli occhi: forse non ve lo potete permettere, di giocare col fuoco.

 

Ecco, la versione con Paolo Rossi e il coro dell’Antoniano dello Stato Sociale di Una vita in vacanza mette indubbiamente allegria, è gioiosamente contagiosa.

Sprona all’azione, motiva i neuroni e tiene lontano dalla vita i coglioni. Vero, signora?

Ora, possiamo votare Renzi ma dobbiamo essere obiettivi. Perché non possiamo votare Grillo?

Perché gioca sulla povera gente, illudendo con populismi agghiaccianti. Come la cazzata sesquipedale secondo la quale ci si può emancipare dal lavoro perché siamo arrivati già al punto che i robot possono sostituirci.

Sì, certamente… come diceva Troisi al pazzo. E chi scriverebbe i miei libri? La fantasia non è delle macchine.

Invece il Dalai Lama, uno che può permettersi di contemplare dalla mattina alla sera, visto che ha tutto pagato…, probabilmente non saprebbe mai girare Kundun di Scorsese e nemmeno Silence.

Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto…

Sì, massime e frasi che servono ai disoccupati quando guardano un porno e si fanno anche masturbazioni mentali. Poi, lì vediamo picchiare il vicino di casa perché non gli ha passato lo “zucchero”.

Sì, ho conosciuto gente che ama Iron Man e poi non capisce Birdman.

Detto questo, Salvini può andare a prenderselo nel culo.

 

 

di Stefano Falotico

La vita ideale è forse quella “inguinale”, sì, mie linguine allo scoglio… c’è anche l’inguine di pene… scagliatevene e “squagliatevela”…


29 Jan

Basta che funzioni

Molti vivono di ideali e ne rimangono schiacciati. Preda delle loro ideologie bacate, di continui risentimenti, di faceti sentimenti, avvoltolati in vite all’apparenza linde e in verità centrifugate nei soliti odi. Anche iodi, plurale di iodio. Sì, cazzo, le piscine sono olezzate da quel maledetto cloro. No, forse lo è il mare. Fatto sta che la gente è umorale, tutta in tinto coro, emozioni come le maree, oggi affogano nelle banalità e nei falsi perbenismi, domani si accapigliano per un nonnulla. Al che si fan la lotta, coltivano il loro orticello, preoccupati solo dei lor mal di pancia. Di mio, non ho il mal di mare, ma sono un uomo di mar-essere. No, avete capito bene. Non malessere. I miei periodi inquieti appartengono a Goethe, adesso ridono le mie gote, infatti sono la Gioconda. Ah ah. Sì, sono un mentitore imbattibile, un creatore di stronzate per alleviarmi dal mal di vivere. Oggi sono simpatico, domani sono l’antipatia fatta persona, emblema mutevole di una personalità cangiante come un bel, soffice culo di donna basculante che adesso te lo tira su e, non dandola, ti mette a novanta. Ah ah.

 

Citerei a tal proposito due “monologhi” esemplificativi. Uno di Andrea Costanza, mio amico scrittore, l’altro di Basta che funzioni.

 

L’ipocrisia del mondo sinistrorso è indecente. Non li sopporto più. Fanno i cantori della buona morale, gli internazionalisti apologeti di un umanitarismo solo parolaio e mai davvero sentito e applicato nelle cose quotidiane, cianciano e s’infervorano sulle ingiustizie del mondo e poi magari sono i primi che guardano avanti, con magnetica indifferenza, con le loro sciarpette color arcobaleno, sulle disgrazie del dirimpettaio o di chi sta loro accanto. La verità è che sono un bluff. Sono della stessa pasta rispetto a quelli che dicono di voler combattere, i piccoli-borghesi, i piccoli-borghesi sempre, in quanto travestiti da avanguardia progredita. Ma non è vero. Loro non sono progrediti. Sono solo dei gran bugiardi, perché anche loro sono affetti dal morbo dell’iper-individualismo, e si credono ammantati dal candore di chi si crede moralmente ed eticamente superiore. Sono lupi travestiti da agnellini, dicono di rifarsi a un certo armamentario ideologico di cui, andar bene, sanno poco o nulla; ad andar male, lo tradiscono, e lo tradiscono perché lo hanno sempre tradito in nome della fuffa. Sono fabbricatori di stronzate. Sono nient’altro che il cane da guardia di un potere che ci vuole tutti quanti servi automi di uno spettro totalizzante, lo spettro cioè del capitale, che abita il mondo governandolo nelle fondamenta, livellando ciò che c’è da livellare, corrompendo ciò che c’è da corrompere, comprese le anime. Non ci sono superstiti. Siamo tutti morti.

 

 

Ma qual è il significato di tutto? Niente! Zero! Nulla! Tutto finisce in niente, anche se non mancano gli idioti farfuglianti. Non parlo di me, io la visione ce l’ho, sto parlando di voi, dei vostri amici, dei vostri colleghi, dei vostri giornali, della tv. Tutti molto felici di fare chiacchiere, completamente disinformati. Morale, scienza, religione, politica, sport, amore, i vostri investimenti, i vostri figli, la salute… Cazzo, se devo mangiare nove porzioni di frutta e verdura al giorno per vivere… non voglio vivere! Io detesto la frutta e la verdura! E i vostri omega tre e il tapis roulant e l’elettrocardiogramma e la mammografia e la risonanza pelvica e, oh mio Dio, l-la colonscopia… e con tutto ciò arriva sempre il giorno in cui vi ficcano in una scatola e avanti con un’altra generazione di idioti, i quali vi diranno tutto sulla vita e decideranno per voi quello che è appropriato. Mio padre si è suicidato perché i giornali del mattino lo deprimevano e lo potete biasimare? Con l’orrore, la corruzione e l’ignoranza e la povertà e i genocidi e l’AIDS e il riscaldamento globale e il terrorismo e quegli idioti dei valori della famiglia e quei maniaci delle armi. «L’orrore» dice Kurtz alla fine di Cuore di tenebra, «l’orrore».E beato lui non distribuivano il Times nella giungla. Eh, se no l’avrebbe visto l’orrore. Ma che si può fare? Leggete di qualche massacro nel Darfur o di uno scuolabus fatto esplodere e attaccate “oh, mio Dio l’orrore!” e poi girate pagina e finite le vostre uova di gallina ruspante, perché tanto che si può fare, si è… si è sopraffatti. Anche io ho tentato di suicidarmi, ovviamente non ha funzionato. Ma perché mai volete sentire queste cose? Cristo, avete già i vostri di problemi! Sono sicuro che siete ossessionati da un gran numero di tristi speranze e sogni, dalle vostre prevedibilmente insoddisfacenti vite amorose, dai vostri falliti affari. “Ah se solo avessi comprato quelle azioni, se solo… se solo avessi comprato quella casa anni fa, se solo ci avessi provato con quella donna…” Se questo, se quello… Sapete una cosa? Risparmiatevi i vostri “avrei potuto” o “avrei dovuto”. Come mia madre diceva sempre “se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carrozza”. Mia madre le ruote non le aveva, aveva le vene varicose. Eppure la signora ha partorito una mente brillante. Mi hanno preso in considerazione per il Nobel per la fisica. Non l’ho ottenuto, però si sa, è tutta politica come ogni altra finta onorificenza. Detto tra noi, non crediate che io sia amareggiato per qualche batosta personale. Per gli standard di una insensata e barbarica civiltà, sono stato piuttosto fortunato. Ho sposato una bella donna che era ricca di famiglia, per anni abbiamo vissuto a Beekman Place. Insegnavo alla Columbia, teoria delle stringhe.

 

Di mio, posso dirvi che è meglio un riso agli asparagi oggi piuttosto che prendere uno spago e impiccarsi, gli spaghi vengon bene alla carbonara. E sui carbonari avrei da dirvene… sulle carbonare invece sta la mia pancetta e “fila” bene di “formaggio”.

 

La gente si fa sempre i cazzi tuoi. Alcuni ne hanno molti, io sono normodotato, ne ho uno. Alle volte funziona, in altre giornate sono moscio.

 

Dovete darmi una spinta. Eppur vengo trafitto dalle spine. Sì, stasera faccio gli spinaci.

 

di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

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