Un mio commento plateale, senza vergogna, su Instagram…
Ebbene, che culo superbo, ottima, continua ammiccante a provocare con far piccante, sì sì, fottitene dei moralisti, insegui questa donna tua birbante e lasciaci guardarti desideranti di esserti ardenti, bacianti, esausti nell’ammirarti, lascia che io sia ardente nel focosamente bramarti e forse eccitarmi, che gnocca, che tocco delizioso di donna sfiziosa, anche oziosa, probabilmente scaldante e mi fermo, infermissimo, perché la rima potrebbe di lingua peccar lussuriosa e di te troppo vogliosa.
Non mi ha bloccato e sinceramente non è che questa qui poi sia un granché, ma ero annoiato.
Mah, se penso alla mia infanzia, ricordo che mi piacevano i gelati, leccavo avidamente, se penso alla mia adolescenza, nel mio carnet di masturbazioni da ossesso-deficiente ci fu anche quel troione di Eva Grimaldi, una donna che pare sia stata anche con Sean Penn fra un risotto e il chirurgo plastico, se penso a come sono adesso, non è che poi, detta come va detta, sia un patito del sesso. Di mio, mi piace accavallare le gambe con la sigaretta in bocca. Non so te. A te piace accavallarti?
I problemi si accavallano e io preferisco ancor sbugiardarvi. Vi credete stabili ma io vi dico che siete solo più grassi.
Non dovete allarmarvi, lo sapeva Leslie Nielsen ne L’aereo più pazzo del mondo.
Eh sì, non molti lo sanno ma, nel fervore delle mie rinascenze, molti anni fa (credo fosse il 2006), cominciai a buttar giù un libro mai finito. L’occhio di Pinocchio. Ma poi, per varie vicissitudini sfiancanti, fui dal fato avverso sfinito e caddi preda di una società alla Mangiaf(u)oco che, con le sue chiacchiere, voleva far sì che mi “frivolizzassi” (bellissimo neologismo) e mi attenessi al più bieco materialismo porco. E collassai, assillato da donne voraci che attentarono alla mia verginità, Loro, discinte e aggressive, vedendo il mio bel faccino e, ben consce fra le lor ardenti cosce ch’ero ancora sessualmente immaturo, mi ballarono attorno. Al che, tirando fuori le loro ispide linguacce desiderose di ciucciarmi e baciarmelo tutto, con occhi bramosamente vogliosi ardirono a turlupinare la mia virtù, affinché dentro di loro potessi dominarle con la mia spada da Re Artù. Vibrante di un Excalibur lubrificata con del burro ad addolcire la penetrazione sguainata del mio esser in loro interamente duro eppur non più moralmente integro, dopo che codeste, inguainate di reggicalze sfilate, nel sesso più mentecatto m’inguaiarono e nella perdizione m’infilarono, ficcandoselo. Perché, una volta persa l’innocenza, e lor signoria lo sapeva, mi persi e rappresi in una landa orrenda e putrescente di nightclub fetenti. Ancor per ghermir altre donne, concupirle come un lupacchiotto ed entrar nei lor cor(pi) di passioni sfrenatamente lussuriose. No, sto mentendo, per chi mi avete (s)cambiato? Senti, scambista, piglia questo! Ah ah. Eh sì, ciò non avvenne, solo in una io venni. Ella mi svenò, mi sverginò e poi a fanculo mi mandò. Lasciandomi esausto e di lei innamorato col membro ancor penzolante e densamente ingordo di volerla nuovamente ignuda, a me congiunta e untissima.
Fra noi, teneramente e di pene duramente, durò poeticamente un an(n)o, appunto. Me ero stato oramai violato, nella sua carne violacea (im)bucato. Oh sì, le fate son fatali ma sanno essere anche delle stronze fetali.
Prima le donne ti rendon teso(ro), tu te ne arrendi, a lor dietro le tendine lo (es)tendi eccome, ma è solo forse una canzone di Elio e le storie tese…
Grazie a Geppo mio papà
Se si china la Fata Turchina
Sento una forza dentro che neanch’io so come
Ed emetto una specie di fruppè
Elio voleva dire frappè? No, proprio fruppè.
Sì, la fava di Pinocchio per una fata potrebbe divenir qualcosa da favola…
Se poi la fata era, come nella miniserie Le avventure di Pinocchio del Comencini, la tettuta Lollobrigida, allor sì che cresci in fretta e soprattutto furia e, dalle mini-seghe, passi alle milf in un batter baleno. Sì, oramai sei fottuto come fossi stato mangiato in culo alla balena! O alla balera!
Molti uomini invece retti, che non pensano solo al femminile retto, nonostante si sposino e sian fedeli, perdon lo stesso la retta via e impazziscono. Prendete ad esempio Robin Williams de La leggenda del re pescatore. Un maniaco ammazza sua moglie e il professore finisce barbone. Jeff Bridges si sente responsabile della tragedia perché involontariamente aveva spinto il suo radioascoltatore a “spararla grossa”.
Deluso dalla fidanzata e semi-disoccupato, Jeff/Jack Lucas vaga abbattuto e delirante per le strade del suo fango, e prega la statuina di Pinocchio, sperando che almeno questo burattino di legno possa comprendere il suo dolore di vivere. Ma anche Robin la tiene in mano.
E, tornando a Re Artù, arriverà il miracolo. Perché il Sacro Graal, amici carissimi, altro non è che la speranza di noi tutti ritrovata.
La nostra vita adulta rasserenata.
Ed è per questo che del Toro e Matteo Garrone sono affascinati dal mito sempiterno di Pinocchio.
Geppetto, per Garrone, doveva essere Toni Servillo, adesso sarà Benigni. Che girò la sua versione benign(esc)a con Kim Rossi Stuart as Lucignolo.
Dico a voi, amici che spesso mi coglionate, siete proprio il Gatto e la Volpe.
La mia vita non è una cuccagna e non and(r)ò mai con le cagne.
Può darsi che il Falotico, il sottoscritto, sia un cesso d’uomo o un grandissimo.
Sicuramente, non date retta a Paolo Crepet (non è ancor crepat’!), il quale sostiene che i cosiddetti adulti siano ancora dei bambini malcresciuti e che non sappiano educare i figli, invero più grandi di loro.
Ecco, dopo tutto ciò, Collodi era un favolista come moi. Mai si laureò con lode e spesso la sua testa doveva superare innumerevoli volte il collaudo.
Di mio, vorrei guidare un’Audi ma non posso.
Punto e basta.
Sì, io guido la Punto. Lei guida la Mercedes? Beato lei. Si scopa anche un’Alfa Giulietta? Ah no, è vero, sua moglie si chiama Flavia Lancia. Lancia Flavia, sì, scusi. Mah, una lontana mia parente si chiama invece Silvia Nissan.
Già, tornando al mio libro incompiuto L’occhio di Pinocchio, Luciano Ligabue, in Eri bellissima, così cantava…
Eri davanti a me, davanti agli occhi del bambino
E gli occhi del bambino quelli
Non li danno proprio indietro ma
Facevi gola e soggezione!
Ho ancora un occhio da Pinocchio. Mentre tu, lercio farabutto, non porgermi l’occhio da finocchio per incularmi. Stringimi la mano, il mio uccello lo st(r)ingo da me.
Evviva! Si brinda, si brilla e, dai su, andiamo a ubriacarci. Saremo brilli ma dalla società fascista non verremo mai resi dei rigidi birilli.
Dai, grullo, porgimi un’altra grappa e dammi un’altra guappa! In quest’osteria io me l’ingroppo e con lei vado al galoppo. Cameriera, un’altra scaloppina! Ehi, bambina, non fare la zoccolina. Dai, Simona, si limona! O(r)mone, non fare il culatone. Servitemi i culatelli!
Un due tre, stavolta l’hai preso in quel posto te. E ora vai a farti il bidet!
Alé! Miserere, misero me!
di Stefano Falotico