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Il grande ritorno di Tom Hanks con Greyhound, il mio ritorno alla vita normale piena di femministe come in Grindhouse e di fascisti scimmie come in Greystoke


06 Mar

Tom+Hanks+92nd+Annual+Academy+Awards+Executive+Wa6tD8iaCKxl

Sì, Tom Hanks. Quest’uomo dal viso pacioso, uomo di buon cuore o forse uno che, dietro le fattezze leggermente infantili di Big, è certamente un gigante.

In Big, interpretò un uomo già fatto, non so però se strafatto, che regredì all’infanzia. Cioè, la storia della mia vita, fidatevi, una pazzesca sfiga.

Un uomo che, comunque, dopo essersi in maniera quadridimensionale ributtato nella mischia, ancora a Natale prepara il presepe col muschio, sperando che sotto l’albero arrivi regalatogli, forse da Bob De Niro di Paradiso perduto, un altro film della pornoattrice Brooks Mischa. Per essere Billy Bob Thrnton di Bad Santa.

Estasiandosi dirimpetto alle sue forme rotonde da teen pure milf, liberandosi in un tragicomico Eh, la madonna alla Renato Pozzetto.

Eh sì, Da grande voi che vorreste fare, ragazzi liceali?

Sì, siete stati sinceri. Vorreste farvi Mischa. Vi stimo molto. Non siete come quegli ipocriti che sbandierano ai quattro venti di avere un lavoro dignitoso, coprendosi dietro la maschera sociale e poi di notte vanno a puttane.

Sono un uomo che adora le donne e non sono affatto misogino come Kurt Russell di A prova di morte. Le donne mi saltano addosso, comunque, per distruggere tutta la mia carrozzeria. E io, pure a malavoglia, debbo recitare la parte del duro Jena Plissken, urlando poi come Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown:

Basta adesso!

 

Per certi versi, la mia vita è attualmente identica a quella di David Lo Pan. Incontrai una ragazza dagli occhi verdi che adorò la cultura cinese e ringiovanii di brutto. A volte esagero e vengo scambiato per un mariuolo come Lupin. Sì, l’idolo del manga giapponese ispirato ad Arsenio dallo stesso cognome.

I maschi, gelosi che io concupisca le loro signore, allupandole non poco, mi urlano che faccio pen’.

Faccio benissimo, invece.

E m’inseguono dunque per le strade, di notte, per bruciarmi vivo come Freddy Krueger di Nightmare. Mi gettano addosso infamie, ah, questi infami. Vogliono darmi alle fiamme con l’arsenico!

Poiché, grazie al mio fascino eternamente giovanile come quello di Johnny Depp nell’appena menzionato film di Wes Craven, turbo i sonni non solo delle adolescenti in piena turbolenza ormonale, bensì sono anche l’incubo peggiore, sessualmente parlando, pure degli uomini sposati con donne che non hanno oramai più le mestruazioni.

Di mio, a parte le esagerazioni in puro stile falotico, sono contento che Kurt Russell, a prescindere dai suoi personaggi nella finzione spesso molto tosti e bastardi, sia un uomo serio. Sposato da decadi con Goldie Hawn.

Li rivedremo assieme in The Christmas Chronicles 2. So che a molti di voi intristisce vedere il loro beniamino di The Thing adesso invecchiato poiché voi non sapete rispettare l’anzianità.

Un uomo che, dall’alto dei suoi quasi settant’anni, eh sì, ha ora altro a cui pensare piuttosto che penare… sempre per quella cosa…

Deve pulire casa.

Invece, dovreste scappellarvi dinanzi a Kurt. Uno che conobbe benissimo il motto Finché dura siamo a galla e ora, vista l’andropausa, al massimo può tirarsela… da ex durissimo che fa il gallo.

Di mio, posso dire che la scorsa settimana mi scrisse, in chat privata su FB, una mia ex fiamma. Si chiama Backdraft? No, ha un nome proprio piuttosto diffuso. Ancora da me volle le fusa. E io ne rimasi confuso.

Mi guardai allo specchio e mi riconobbi identico a William Baldwin. Sempre di Fuoco assassino, miei lupetti.

La mia vita è un casino. Come detto, oltre al lavoro di pompiere, cioè spegnere gli incendi pericolosi delle zone boschive muliebri e delle mule, tiro a campare come meglio posso.

Devo tirare acqua al mio mulino, amici.

Perennemente annego, fottuto nella precarietà economica. Pochi soldi spendendo ma spedendo domande di assunzione anche alla suora di nome Assunta.

No, non voglio farmi monaco ma, come si suol dire, devo prendere quel che passa il convento.

Ma ci stiamo perdendo in stronzate peggiori di The Hateful Eight. Sì, Tarantino resuscitò pure Kurt ma i suoi ultimi tre film, sebbene scritti magnificamente, sono un Abuso di potere rispetto ai suoi Tempi migliori.

Sì, Tarantino crede di poter oramai fare quel cazzo che voglia e perse di vista, secondo me, il Cinema coi “controcazzi” di una volta, a proposito de Le iene.

Invece Tom Hanks continua a mantenere un profilo attoriale davvero impeccabile. Da distinto gentleman che non fu solamente un Falò delle vanità facilmente spegnibile.

Un fuocherello fatuo nient’affatto, diciamo, sebbene interpretò Joe contro il vulcano e, d’Insonnia d’amore, rischiò di bruciarsi per una biondina come Meg Ryan. Andò bene e, avvolti dolcemente in un magico sentimento quasi mai pateticamente sentimentalistico, di notte si scaldarono vicendevolmente anche se lei, a quei tempi, forse pensò ancora a Dennis Quaid. Che le inviò privatamente dei messaggi per cercare di riconciliarsi… C’è posta per te.

Ora, a parte i giochini e le analogie autobiografiche, so che a molti di voi non fa impazzire Tom Hanks.

Poiché sbrigativamente lo identificate solamente come il Forrest Gump di turno. E non vi risultò molto credibile nella parte del villain di Era mio padre. Ma provate, ripeto, voi a conservare una fiera dignità senza incazzarvi se interpreterete Sully e non riceverete nemmeno una misera candidatura a nessun premio importante. A me, sinceramente, girerebbero un po’ i coglioni.

Ma Ton Hanks non è uno che viva di titoli e referenze, di lauree e di riconoscimenti meritocratici. Non è mica una bella statuina qualsiasi. Insomma, parliamo dell’unico uomo nella storia del Cinema, assieme a Spencer Tracy, ad aver vinto due Oscar, cioè due stupende, dorate statuette, per due anni consecutivi.

Non è certo un viziato capriccioso che va imboccato e istradato al sistema come Leo DiCaprio di Prova a prendermi. Semmai, prostituendosi a un lavoretto demagogico asservito solamente a squallide istituzionali bolse e retrograde. Mi pare sacrosanto che continui a volare alto con la fantasia come Walt Disney di Saving Mr. Banks e che volteggi, finché potrà, come un Concorde.

Concorde, poveri cazzoni. Da non confondere con la città natia di Tom Hanks, ovvero Concord della California.

Ah, assisto a ragazzi dispersi nelle loro isole fintamente felici come Hanks di Cast Away.

Gente che, non possedendo il talento di Tom, insiste ostinatamente a crearsi alibi pur di non tornare coi piedi per terra. Gente oramai abbattuta e imbruttita, soprattutto nell’animo, dall’animosa guerra quotidiana spesso acrimoniosa e lacrimosa che non può essere riportata indietro nemmeno da Hanks di Salvate il soldato Ryan.

Eh sì, Houston, abbiamo un problema. Questi qui si sono allunati nel mondo fra le nuvole come in Apollo 13. Oppure, non solo persero il treno ma pure l’aereo come in The Terminal.

Sono solo dei gran pagliacci come Hanks di Ladykillers.

Ah, signora, vedo tanti ragazzi ridotti male. Pensi che vivono giornalmente un Inferno ma pensano di essere dei geni come Leonardo del Codice Da Vinci.

Disperatamente, vogliono darla a bere a me. Dicendo che dovrebbero dare a Cesare, cioè a loro stessi, quel che è di Cesare. Non li voglio come amici. Ma quale veni, vidi, vici!

In passato io tante volte vinsi poi, per molto tempo, fui un vinto. Basterebbe guardare le foto di quando ebbi diciott’anni per evincerlo.

Ora posso dire questo:

chiedo venia se attaccai molte gente ma non ebbi tutti i torti. Onestamente, presi troppe torte. Non solo in faccia. Fui emotivamente dissanguato.

Almeno, posso chiedere qualche vena? No, non sono venale, i miei furono peccati veniali. E non ho intenzione di donare il sangue all’AVIS. Perlomeno, lo donerei pure ma sono sangue blu, specie rara. Adesso abbiamo anche il coronavirus. Un tempo vi fu l’AIDS di Philadelphia.

Ecco, se andate da molte persone e chiederete loro quale sia il loro attore preferito, in pochissime vi risponderanno Tom Hanks.

Poiché Tom Hanks ha un volto troppo “normale” e insignificante, anonimo. Ai giovanissimi invece piacciono i duri come Tom Hardy, alle donne uomini sex symbol come Tom Cruise.

Invece, io credo che non puoi stare a Hollywood a grandi livelli se sei un coglione. Sì, molta gente guarda Tom Hanks e pensa… che faccia da pirla, che bambagione.

Per molti, insomma, Hanks è inesistente… quasi un demente con la sua faccia troppo da bravo ragazzo.

Chiariamoci subito su quest’aspetto. Per arrivare a Hollywood, non basta trascorrere otto ore in palestra al giorno ed essere dei fighi. Non sopravvivi in un ambiente di merde e figli di puttana come Hollywood solamente se buchi lo schermo e non solo quello…

– Scusa, Stefano. Pensi di essere come Tom Hanks?

– No. Ma nemmeno tu. Quindi, smettila subito di prendere per il culo la gente.

 

Morale: il mondo è un posto dove bisogna farsi il culo. Non soltanto quello di Rita Wilson, la moglie di Hanks. Che, secondo me, non è poi tanto male…

 

di Stefano Falotico

Coronavirus, un virus letale di pandemia mondiale – I migliori film sull’argomento


05 Mar
CILLIAN MURPHY in 28 Days Later Filmstill - Editorial Use Only Ref:FB sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com Supplied by Capital Pictures

CILLIAN MURPHY
in 28 Days Later
Filmstill – Editorial Use Only
Ref:FB
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
Supplied by Capital Pictures

stefano falotico homeboyRiferendomi a FilmTv.it.

Ebbene, promisi che avrei scritto solamente un post a settimana. Ma, vista la gravità in cui incombe la sanità mondiale, per qualche giorno, non inserirò recensioni, promettendomi d’inserirle prossimamente.

Ora, dico che questo scritto potrebbe essere frainteso. Come dirò, nelle righe seguenti, ora dobbiamo sorbirci soltanto notizie, ahinoi, incresciose e purtroppo gravi.

Citerò qui tre pellicole che, in qualche modo, sebbene assai dissimili nelle tematiche, negli assunti e negli sviluppi narrativi, sono associabili al coronavirus.

Innanzitutto, Virus letale. Il coronavirus, a quanto pare, è molto simile al virus “ignoto” in cui si parla nel film di Petersen. Simile all’ebola ma non diagnosticabile del tutto. Poi… E venne il giorno. Nel film di Shyamalan, non si tratta di un virus vero e proprio, bensì di qualcosa ancora una volta simile però, per certi versi, al coronavirus. Cioè, qualcosa arrivato praticamente dal nulla che contagia le persone a velocità pazzesca e infermabile.  Una sorta di Seme della follia alla Carpenter.

Se avete visto il film di Shyamalan, sapete bene che quello fu un morbo virale, forse di origine sovrannaturale e non scientificamente del tutto spiegabile, che portò la gente alla pazzia. Il coronavirus sta invece portando anche a stati di impazzimento sociale e di panico. Quindi, 28 giorni dopo di Danny Boyle. Un film apocalittico.

Poi, non per sembrare pateticamente autoreferenziale per l’ennesima volta, personalmente vi fu il mio cosiddetto male oscuro. Cioè l’apparentemente insanabile mia depressione annale. Che stette per distruggere ogni mia difesa immunitaria dell’anima. Ma non mi abbattei e combattei per vincerla.

Debbo ammettere che sottovalutai la situazione sin all’altro giorno. Mi parve infatti che, fra le persone, incitate dai soliti eccessivi mass media sensazionalistici, si fosse diffuso un allarmismo esagerato.

Invece, d’estremo malincuore, debbo constatare che purtroppo ciò che all’inizio mi sembrò qualcosa di trascurabile, ahinoi, si sta espandendo a macchia d’olio.

In questi giorni luttuosi e tristi in cui tetramente si stanno avvicendando, a velocità pazzesca, morti su morti inarrestabilmente, non rividi neanche le repliche del programma pomeridiano di attualità dal nome Tagadà.

Poiché quest’anno la faziosa, assai antipatica eppur inoppugnabilmente sexy Panella Tiziana mostrò le sue magnifiche, inarrivabili gambe scosciate soltanto un paio di volte. Rimanendo castigata in abiti talari e repressasi sensualmente in una capigliatura e in un look da sessantenne monaca di clausura.

Per cui, perdendo facilmente interesse per questo programma, peraltro apertamente schierato discutibilmente su una linea politica dichiaratamente di parte e a radicale favore di un opinabile partito non appartenente a quello del compianto Marco Pannella, non potendo unire l’utile al dilettevole, cioè rifarmi gli occhi sull’insuperabile milf Tiziana Panella, ammirandone estasiato i morbidi, suadenti, meravigliosi e selvaggi accavallamenti “gambali”, nel frattempo gustando gli stuzzicanti, stimolanti discussioni fra ospiti spesso culturalmente provoca(n)ti, eh eh, pensai fosse doveroso non informarmi in merito a tale “malattia venerea” che si sta propagando, mefitica, nei nostri corpi più delle sane e consapevoli libidini del maschio eterosessuale sessualmente di robusta e sana costituzione.

Sì, è una tragedia in atto. Pare infermabile questo morbo pandemico sul quale neppure gli scienziati e i medici più in gamba delle superbe gambe di Tiziana non capiscono un cazzo.

Al che, affidandomi alla mia imbattibile, resuscitata memoria, rimembro… il tempo in cui, piccolo quasi quanto Christina Bale de L’impero del Sole, eh già (Christian è classe ‘74, io del 1979), forse una delle migliori pellicole di Steven Spielberg in assoluto, datata 1987, nel 1986 anche qui in Italia furono tutti spaventati a morte dall’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl.

Mi ricordo che, a quei tempi, fui in seconda elementare. E, al mattino, sbraitai come un matto peggiore di Christian Bale di American Psycho poiché, deprivato della mia colazione dei campioni, in quanto i miei genitori, terrorizzati che il latte fosse stato, più che parzialmente scremato, totalmente dalle radiazioni infettato, bevvi solamente acqua al mattino. Prima di recarmi alla scuola D. Sassoli ove, con tanto di grembiulino, da bravo bambino fui obbligato a studiare le tabelline poiché, pur essendo io già più enfant prodige di Christian, la Seconda guerra mondiale e il liceo scientifico Enrico Fermi avrebbero potuto aspettare ancora parecchio. Peraltro, m’iscrissi al Sabin. Mollando quasi subito poiché preferii, alle pedanti lezioni di Chimica, le mirabolanti regressioni infantili da Hook.

A proposito di Robin Williams di Jack e del piccolo grande uomo Dustin Hoffman, potremmo accostare il coronavirus al Virus letale di Wolfgang Petersen?

Petersen, regista de La storia infinita.

Le madri sono giustissimamente preoccupate che abbiano chiuso le scuole. I bambini, meno. Potranno volare sulle ali della fantasia in casa, accarezzando le morbide orecchie dei loro animali domestici.

Sì, bambini, finché potrete, non crescete mai.

La vita adulta, infatti, presenta molte problematiche. Se sarete omosessuali, semmai vi licenzieranno come Tom Hanks di Philadelphia, trovandovi una scusa bella e buona. In quanto omofobi.

Se invece siete eterosessuali che amano i Queen e Freddie Mercury, vi diranno che ascoltate musica da checche.

Se amate Bruce Springsteen, invece, vi diranno che siete troppo machi.

Per esempio, non capisco perché andiate matti per Glass e invece disprezzate il film più bello e maturo di M. Night Shyamalan. Ovvero E venne il giorno.

Sì, concordo con Enrico Ghezzi che lo definì un capolavoro. Sebbene molti di voi non l’abbiano capito.

Difatti, su metacritic.com ha una scandalosa media recensoria bassissima.

Sì, che grande film che è 28 giorni dopo.

Anche se, a mio avviso, sebbene buonista, la miglior pellicola di Danny Boyle è The Millionaire. Praticamente, la storia della mia vita.

Ora, la questione è questa. Come Stallone di Over the Top, nessuno credette che avessi una sola possibilità di vincere.

Poiché sbrigativamente, a proposito di pugilato, tutti pensarono che fossi tocco nel cervello come Mickey Rourke di Homeboy.

Peccato che sia un poeta. Carezzevole e melodico come Eric Clapton.

Sì, sono leggermente freak come Mickey Rourke. Meglio, no?

Noi tutti potremmo morire da un momento all’altro.

Lo seppe bene Adriana del secondo Rocky.

Sognate, amici, fratelli della notte. Non ammorbatevi. Vinceremo anche questa.

di Stefano Falotico

tiziana panella coronavirus

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An inexplicable and unstoppable event threatens not only humankind . . . but the most basic human instinct of them all: survival.

An inexplicable and unstoppable event threatens not only humankind . . . but the most basic human instinct of them all: survival.

Il Cinema ai tempi dei social e di YouTube è già diventato un Urlo alla Ginsberg?


20 Feb

who framed roger rabbit

 

 

Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate, nude…

Il Cinema è cambiato? Ma, soprattutto, esiste ancora?

Ebbe ragione Francesco Alò a definire Joker superiore a Parasite. La penso come lui, anche se dovrei vedere Parasite. Ah ah.

So che scontentò molti di voi, eh sì, Joker. Come direbbe Max Cady di Cape Fearsignorini che non fanno un soldo di lavoro tutto il giorno.

Di mio, non svolgo un lavoro prettamente normale. Anzi, spesso mi disoccupo di me stesso e ciondolo, in avaria, nell’ermetica visione del mondo più assurda, quindi giusta, e nella grottesca irriconoscibilità perfino per me stesso ignota.

Spesso, a tarda notte, svegliandomi di soprassalto per colpa di un rimbombante, nuovo incubo terrificante, madido di sudore anche durante un gelido inverno, come Jameson Parker nel finale de Il signore del male, provo a sfiorare lo specchio… del bagno dopo aver lautamente pisciato.

Da piccolissimo, me la feci sotto più volte. Sì, il bagno di notte mi agghiacciò. Temetti, infatti, che dallo specchio del bagno potesse spuntare Freddy Krueger di Nightmare. L’incarnazione, cioè, del povero diavolo.

Dopo aver visto invece Bastardi senza gloria, non ebbi più paura dei nazisti-fascisti diabolici, cioè coloro che bruciarono vivo Freddy, sì, dei genitori moralisti che arsero ogni sua seconda chance. Anzi, tornai in bagno molto più volentieri. Immaginando che al mio fianco, sotto la doccia, comparisse Diane Kruger.

Invece, dovetti subire ancora una doccia fredda. Spesso, scomparve pure il bagnoschiuma oppure andò via l’acqua quando ebbi la testa insaponata con lo shampoo.

Il lavoro. Quest’orpello dietro cui molta gente ipocrita si nasconde quando, semmai, non vuole occuparti di te o non vuole stare a sentirti.

Al che, ecco che scatta l’alibi dell’adesso sto lavorando, dopo ti ascolto. Ma poi lavori tu e lui deve comunque andare a letto presto perché domani deve lavorare quando tu vorresti parlargli ma lui può parlarti quando tu non lavori ma finalmente riposi. Cioè, come si suol dire, sei crollato.

I parassiti impazzano e chiedono l’assistenza sociale soltanto perché non solo nei confronti degli altri, bensì verso sé stessi, sono solidali. Al che nelle depressioni e soprattutto nell’ipocondria si solidificano, tirandosela da duri ma non soffrono solamente di spaventoso calo della libido, bensì non sanno più emozionarsi dinanzi a un grande schermo, manco a luci rosse, in quanto troppo indaffarati ad aggeggiare sul cellulare nella speranza di qualche contatto che possa farli sognare per qualche secondo di digitazione e clic scacciapensieri. Che virtuale elucubrazione, più che altro invisibile eiaculazione.

Più che smanettoni e leoni da tastiera, sono degli agnellini, sì, l’altra faccia di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti.

Al posto dei cuoricini, vicino alle foto delle donne da loro vagheggiate, per fare i fighi e gli originali, mettono le farfalline… del loro stomaco.

Forse, ebbe pure ragione Roger Rabbit. Lasciate stare Jessica e la sua farfallina, siate farfalloni. La gente è perduta, le persone scopano come conigli e ogni fantasia, anche romanticamente erotica, andò a farsi fottere.

Sì, oggi la gente non sogna più. Al massimo, scarica i porno. Sono lontani i tempi di Rocco e i suoi fratelli. Fu tutta colpa del Siffredi. Sì, a cosa servì L’albero degli zoccoli se, oggi giorno, date valore alle zoccole?

Sì, queste qua non sono più però tipe da Laura Betti e da bettole. No, stiamo scherzando? Oggi, sono studentesse universitarie apparentemente impeccabili. Pur provenendo da famiglie agiate che le mantengono e foraggiano, sostenendo i loro pseudo-studi, non si accontentano mica di una Laurea in Scienze dell’educazione. Eh no, per potersi laureare anche in Economia e commerciò, sulle pareti dell’Alma Mater Studiorum di Forlì, ficcano volantini per uomini volubili, soprattutto vogliosi di offrire loro il volatile, detto più volgarmente uccello.

Sì, una società puttanesca in cui a nessuno interessa più se viene… sputtanato.

Nel troiaio generale, tutti si credono pure critici di Cinema. Tuttologi, ecco il leader perfino d’ogni vicino influencer che, a sua volta, vorrebbe psicanalizzare, catechizzare, ammaestrare e pedagogizzare, plagiando il prossimo a suo diletto ma, sinceramente, è da un mese che non riesce ad alzarsi dal letto poiché ha l’influenza.

No, non frequento più compagnie malate che possano influenzarmi. Io non sono influenzabile.

Sì, sono Bruce Willis di Unbreakable.

Un altro uomo, dopo tutti i farmaci assunti coattamente, sarebbe diventato un coatto o Ray Liotta del finale di Hannibal.

Sì, se siete positivamente diversi, la psichiatria vi tratterà da sieropositivi. Vi farà credere, sì, di essere sia Tom Hanks di Forrest Gump che quello di Philadelphia.

Vi bombarderà di neurolettici mentre io assisto a vari sbarchi virtuali in Normandia da Salvate il soldato Ryan pur rimanendo seduto sul seggiolino di fronte alla mia scrivania.

No, questi non sono Matt Damon, sono matti e basta. Non vanno salvati.

Un bombardamento di commenti dei più frustrati, no, inusitati, facilonerie e castronerie spropositate riempiono le giornate dei più diseredati, i disertori mitragliano sulle loro bacheche Facebook, corredandole di tante stronzate pirotecniche con cui vanamente tentano di allentare la noia imperante. Esplosioni e mine vaganti! Ma, allo stesso tempo, alla loro integrità morale attentano, dirimpetto alla loro precarietà da casi umani non arretrano ma insistono, a tamburo battente, per darci dentro.

Lanciando moniti contro la società, dichiarando guerra a un sistema per cui si sentono vinti ed emarginati, emotivamente sfiniti eppur non sventolano bandiera bianca nell’innalzare, di vanagloria, una vita oramai andata completamente a puttane.

Che siano i clienti delle studentesse universitarie sopra eccitate, no, citate? Sì, sono finiti i tempi puri de Il laureato. Perfino Maria Grazia Cucinotta, sì, l’ignorante maggiorata de I laureati del Pieraccioni, non ha più delle grosse boccione, è solo una bonacciona.

La sua bellezza sbocciò anche se forse, qualche volta, fu bocciata. Spesso fu anche sboccata malgrado lo prese in bocca pure dai maschi della Bocconi. Che bocc… ini! Alcuni, per ammantare tale atteggiamento loro codardo e infame di un po’ di raffinatezza, pateticamente definiscono questo modus vivendi col termine mica tanto bello, bensì da ribelli da cause perse, resilienza. Pur di non ammettere che le loro (r)esistenze non è che abbiano oramai più molto senso. Coi fegati amari e divorati, persi e rammaricati, attenuano le quotidiane amarezze, leccando un gelato e sognando un rovente caldo amore bello e impossibile dal sapore mediorientale come il celeberrimo ritornello di Gianna Nannini.

Sì, in effetti non sono una persona normale.

Da bambino adorai Rambo III. Dall’età di quattordici anni, capii che è una minchiata.

Molti di voi invece pensano che, spesso, Sylvester Stallone sia ancora bello, con le palle e con la faccia da pesce lesso, no? Tutto ciò è affascinante, cazzo.

Cioè, siete veramente tonti. Sly di Cop Land vi dovrebbe trivellare lì ove sapete. Così, aprirete le orecchie e forse, per una buona volta, capirete che nessuno è al di sopra non solo della legge, bensì dovrebbe quanto prima ammutolirsi e non spararle più grosse.

Per quanto mi riguarda, voglio rimanere un coniglio che ammanetta i luridi panzoni. A volte, succede però che metta le manette anche a Bob Hoskins. E dire che volle salvarmi da questa società di playboy della minchia.

Ah ah.

di Stefano Falotico

Federico Frusciante non ha capito nulla di JOKER: ha poco a che vedere con FALLING DOWN di Joel Schumacher ma ha molto da spartire con DOG DAY AFTERNOON e THE SILENCE OF THE LAMBS


29 Jan

Da circa un anno, sono in contatto con una ragazza per girare un cortometraggio. Al che, intervenni su un suo post in cui dissi, scherzando, che DiCaprio è meno bello di me.

Senza motivo alcuno, lei mi scrisse in chat che dovrei guardarmi allo specchio. Sì, dopo che lesse la mia sceneggiatura. Capace pure che me l’abbia fregata.

Ma chi cazzo credete di essere? DiCaprio lo vedrete col binocolo e mi sa che, se continuerete a tirarvela, vedrete anche qualcos’altro da lontano, di riflesso, diciamo.

Sì, quando m’incazzo, Vittorio Sgarbi mi fa un baffo.

Sono diventato uno psichiatra “cannibale” delle idiozie e delle battutine di cattivo gusto. Alla pari di Hopkins nella scena de Il silenzio degli innocenti in cui viene provocato dalla senatrice e lui psicologicamente la annienta, dicendole che i suoi capezzoli sono ora tropo duri dopo che allattò la piccola Catherine.

Al che, la senatrice gli urla che è un mostro orribile. Lui ridacchia e poi la sconvolge ancora. Rivelandole il nome dell’assassino, anche se non è lui.

Sì, per colpa di gente bigotta che me la combinò (s)porca, in questi anni mi sono indurito veramente troppo. Diventando una sorta di Matthew McConaughey di True Detective.

Un po’, anche, come Max Cady di Cape Fear.

Insomma, incontri Errol che vuole svezzare con crudeltà la verginità altrui. Col piccolo dettaglio che Errol ora ha di fronte uno più cattivo di lui. Questo non l’aveva previsto, però.

Sì, io sono amichevole, anzi amicale, spesso ammiccante con tutti. Tanto amico di tutti che, nel cammino della mia vita, fui accusato di essere solo come un cane.

Sì, poiché non attenendomi ai parametri istituzionali della borghesia felsinea, già ai primi vagiti della mia adolescenza tormentata, dunque già al fiorire di miei desideri, sin troppo pronunciati e marcati, presto stigmatizzati e marchiati, verso le vagine più rimarchevoli, eh sì, non comprendendo io la filosofia nerd dei miei coetanei, indaffarati più che altro a giocare col pc in videogame come Doom, le mie cosce, no, la mia (in)coscienza s’ottenebrò e sin da subito mi spompai e tutto s’annacquò. Questo mio (d)eludermi dal mondo, questo mio prematuro essere invero già troppo maturo, indusse gli adulti, anzi la gente che si considerò più grande psicologicamente e intellettivamente di me, gente che presuppose di essere, rispetto a me, molto più matura, ecco… dove minchia ero rimasto, andiamo avanti anche se, come appena accennato, molti pensarono che fossi rimasto indietro, insomma degli arretrati, portò gli adulti a vedermi come ragazzo vulnerabile, innocuamente indifeso.

Cioè, scambiarono uno che, anziché innamorarsi di Liv Tyler di Io ballo da sola, smanettava di brutto sulla figona del video di Vasco Rossi, Rewind.

Sì, me ne sarò sparate circa diecimila su quella lì. Anche se, in quel periodo pieno di seghe non solo mentali, andai matto pure per la super figa ciclopica di Smack My Bitch Up dei Prodigy.

Registrai, dopo la prima visione, immediatamente da MTV la suddetta, molto da me sudata, ah ah, clip con tale gnocca esagerata.

Però, dovevo premere pause, anzi stop prima del finale esplosivo, no, scandaloso. Sennò mi s’ammosciava proprio prima dell’attimo deflagrante e più schizzante del piacere focoso. Eiaculante! Eh già.

Che uomo brillante! Ah ah.

Non era una donna, bensì un uomo poco arrapante e, a darcela tutta, no, dircela, anche un po’ peloso.

Avrei da raccontarvene di quel periodo veramente sfigato del mio essere Quentin Tarantino di Dal tramonto all’alba.

Eh, come ancora me la tiro. Un paio, in effetti, me ne tirai anche su Juliette Lewis… di Cape Fear. Ah, quelle cosce morbidamente vellutate, lisce come pesca da accarezzare di primo mattino e deglutire come una sveltina ah, che spensierata sobrietà fu quella mia dolce volgarità nel mio allisciarmelo da lupo cattivo come Max Cady/De Niro.

Datemi pure del cretino, io so che Juliette ama molto il cremino…

Molti credettero che fossi un vizioso viziato assai capriccioso e più complessato dell’appena eccitante, no, citata Juliette. E pensarono che mio padre fosse Nick Nolte, cioè un ipocrita che di giorno svolgesse un lavoro utile alla burocrazia e di notte, segretamente, “racchetasse” sulle milf che, giocando a squash, via cavo sviluppavano le sue malsane voglie sulle donne più perversamente sexy.

Sì, Illeana Douglas di Cape Fear è un po’ come la signorina Silvani/Anna Mazzamauro di Fantozzi.

Oggettivamente, fa schifo al cazzo ma forse, proprio per via della sua evidente bruttezza inconfutabile, emanava un non so che di morbosamente attraente.

No, mio padre non fu avvocato, si laureò in Scienze politiche. Che è un ramo di Giurisprudenza.

Svolse il lavoro di capufficio. Non gli piaceva affatto ma doveva pagare il mutuo della casa.

Di mio, rimasi muto, spesso nella cameretta. Ah ah.

Ho sempre saputo che, quando io e mia madre eravamo in vacanza d’estate nel paese dei miei genitori, mio padre deve averci dentro a più non posso pure sulle tenniste che, verso quel periodo, mostravano le gambe, più di una valletta, sulla terra verde di Wimbledon.

Non so quali fossero le sue preferite. Di mio, posso dire che, appena vedevo Gabriela Sabatini, qualcosa non rimaneva più piccino e s’ingrandiva più delle mie pupille dilatate su vasi dilatatori tesi alla massima potenza. Mio padre non è originario di Potenza, bensì di un paesino vicino Matera, eh sì, uomini maturi.

Siete duri nella testa come dei Sassi ma molto mosci altrove. Ficcatevelo/a dove dico io.

Anzi, pazzo come John McEnroe, arrivavo subito all’ace a mo’ di Pete Sampras.

Sì, vi ho detto che ero già precoce, anche di eiaculazione. Nella vita e nella figa volevo arrivare istantaneamente al sodo, senza girarci attorno e senza far godere lei.

Sì, non è che vivessi una vita godibile. Onestamente, vissi molte fighe virtuali ma assai poche a livello tangibile.

Ah ah, questa è bellissima. Sì, mi toccavo come un ossesso ma, in quanto a reale sesso, la mia quaglia poco quagliava. Anzi, appena incontravo una, lei violentemente mi offendeva in tre secondi ritti, no netti, e me la squagliavo mentre lei, sicuramente, con un altro se la squagliava…

Sì, le ragazze non vogliono un tipo sveglio, sincero o troppo svelto, bensì uno che se la tiri/a da dritto e nelle gambe, no, in gamba.

Sì, dei cazzoni farisei. Come detto, felsinei. Sì, il bolognese medio parla di donne a destra e a manca ma, sostanzialmente, mangia solo la carne dei tortellini.

Ah ah.

Anni fa, un’altra che mi fece perdere la testa, soprattutto i testicoli, di dritto e rovescio… fu Flavia Pennetta. Come direbbero a Bologna, in fallo, no infatti… un’ottima penna. Traducibile in passera di livello superiore alla media. Già oltre, come me, gli onanismi scolastici assai ombelicali della scuola media e più dotata in maniera da 110 e lode. Diciamo che non ho bisogno di allori e lauree, ce l’ho profumato di quasi trenta centimetri. Parlatene con colei che mi sverginò e capirete perché mi disse che, non solo gli altri, bensì io stesso di me capii un cazzo.

– Siamo sicuri che, prima di questa selva, no, di questa sera… tu fossi vergine? E sei sicuro di essere uno da Cinema di Bergman, depresso che odia il contatto fisico? Non hai mai pensato che Mark Wahlberg di Boogie Nights è come il tuo “Grande Lebowski” che cura ogni frigida e la rende rossa, non solo nei capelli, come Julianne Moore?

– No, non ci avevo mai pensato. Fammici penare meglio, no, volevo dire pensare.

– Per forza. A furia di sentirti dire che eri meno dotato, te n’eri convinto. Parte tutto dall’ipofisi, sai? Ti hanno suggestionato. Direi invece che, stanotte, tu hai sanato ogni mio pensarmi poco donna.

– E come avrei fatto?

– Mi sa che la vergine ero io…

 

Ah, gambe toniche quelle di Flavia Pennetta, miei uomini con la panza piena che aspettano solo la domenica per magnare le pennette all’arrabbiata perché vostra moglie non vuole che amiate il gioco, non delle palline, bensì del pallone.

Siete dei palloni gonfiati.

E da tempo immemorabile, davvero poco memorabile, oramai i coglioni che non siete altro, eh già, hanno rotto quella, no, la scapola dell’ultimo scapolo, oh, miei ammogliati.

Ora, questo lungo e grosso pene, dopo tale disamina vera da uomo penoso, spesso fallace, fallico o solo pen(s)ante, no, questo palloso panegirico, per venire… a una questione che mi (s)preme di più.

Cioè, credo che la gente di me non avesse capito nulla.

No, non sono mai stato il tipo da canzoni di Leonard Cohen e da La Mer da Charles Trenet. Anche se, crescendo, odio sempre più andare al mare. Appunto… ah ah.

Credo di essere un montanaro come Max Cady.

Vi ricordate la scena del pestaggio di Cape Fear?

Avvocato. Avvocato, sei tu, vero? Avvocato. Vieni fuori, dai forza, fatti vedere. Io non sono un povero pezzo di merda. Io sono meglio di tutti voi. Io imparo meglio di voi, leggo meglio di voi, ragiono meglio di voi e filosofeggio pure meglio di voi. E durerò più di voi. Ti credi che un po’ di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro?

 

Bob De Niro, per questo ruolo, fu candidato all’Oscar ma fu battuto da Anthony Hopkins de Il Il silenzio degli innocenti. Sapete, no, che Jonathan Demme, prima di affidare la parte ad Hopkins, pensò proprio a De Niro?

Infatti, qualche anno fa, De Niro e Bradley Cooper avrebbero dovuto lavorare nell’ancora irrealizzato Honeymoon with Harry. Che doveva essere diretto da Demme.

Cazzi loro…

Per farla breve, io fui accusato di fobia sociale, di semi-schizofrenia diabolica come Linda Blair de L’esorcista, di essere l’incarnazione, ah ah, dell’innocenza del diavolo. Mi diedero la patente di attore monstre delle sue menzogne, di Pinocchio, di finocchio, soprattutto di figlio di ‘ntrocchia, questi figli di troia.

Di mio, posso dire, che d’inculate ne ricevetti tante.

Posso dire che colei che mi sverginò era di Trieste ma non apparteneva alla minoranza slovena.

M’insegnò tutto, dove toccarla e come incularla ma alla fine mi coglionò e mi mandò a fare in culo senza più bisogno di fotterla. Ah ah.

Se fossi voluto andare con una dell’est, bastava che chiedessi alla ragazza delle pulizie del mio pazzo, no, del mio palazzo, di smettere di farselo da sola.

La mia seconda tizia era più grande di me. All’anagrafe. Io avevo 28 anni, lei 33. Che colpo d’ano.

Oh, non è colpa mia se non ci arrivate…

Così come non è colpa mia se odiate Philadelphia di Jonathan Demme perché siete omofobi e considerate Bruce Springsteen un troione. Pigliatevi pure Eddie Vedder, quel pelato di Billy Corgan, Kurt Cobain e tutti quei froci. Ah ah.

E non è neppure colpa mia se odiate la classe della prima della classe, Jodie Foster.

Ora, che c’entra il Frusciante?

C’entra il Frusciante, eccome. Mi specchiai, mezzo nudo, davanti allo specchio.

Mi sa che sto facendo la fine di Anthony Kiedis.

Dunque, non voglio più sentirmi accusato di stronzate.

Pigliatevi Muccino, suo fratello e tutta la retorica catto-borghese di quest’Italia di (po)lentoni, di tardone e ritardati, e soprattutto vedete di non rompere più i maroni.

Purtroppo o per fortuna, sono diventato identico a Rust Cohle.

Metto le corna al diavolo e pure al mio miglior amico. Partono risse mai viste.

 

di Stefano Falotico

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TOP TEN Denzel Washington


09 Dec

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Oggi parliamo del più grande attore nero di tutti i tempi. Il super negro per antonomasia Denzel Washington.

Da me ribattezzato, in più occasioni, come Tartufone Motta. Non è lui? È un uomo dolce noir, ah ah, coloratissimo come il carbone. E adesso ha pure il panzone da uomo che ha mangiato tanti buoni cioccolatini fondenti.

Ora, sapete bene chi è questo pezzo d’uomo alto un metro e 85 che cammina sempre a schiena dritta e ha un sorriso che bagna tutte le donne? Anche le più algide della Scandinavia?

Non so se avete visto The Night Of. John Turturro, suo amico, ha avuto un figlio da una nera e n’è venuto fuori un bel mulatto. Al che, questo figlio moro sbiadito al latte come Otello viene redarguito da John. Otello, uno che a forza di scoparsi la sua bianchetta mula (eh sì, siamo a Venezia, vicino a Trieste, patria delle mule) super passerona Desdemona, ha assunto un colorito meticcio, e nel 1995 fu interpretato da Laurence Fishburne nell’adattamento dell’omonima tragedia scespiriana, o shakespeariana e oh quant’è bona Tiziana, diretto da Oliver Parker. Non vale un cazzo, Laurence. Desdemona, nel suddetto film, era interpretata da Irène Jacob, una francesona naturalizzata svizzera. Come appunto il Lindt. Svizzero? No, Novi. E questa Jacob te lo fa tutto nuovo. Fidatevi. Ve lo carbonizza.

Ecco, il figlio sanguemisto dice al padre che vuole fare una tesi di Laurea su Jamie Foxx. E John ridacchia. Perché Jamie non è Denzel!

Allora dice a suo figlio che, anziché scegliere Jamie, attore bravissimo e Ray Charles oscarizzato, se vuol fare un figurone davanti ai professori, cazzo, deve scrivere una tesi su the greatest, Denzel appunto. Puro toro da monta inarrestabile.

L’orgoglio di tutto il popolo afroamericano. Uno che, dopo il divorzio dei genitori, fu sbattuto in collegio e si fece un culo come una casa per superare tutti i pregiudizi dei bianchi fighetti, per sconfiggere le puttanate sull’apartheid e sulla tonalità viola di ogni segregazionismo di merda. La merda, nerissima, soffice e granulosa, che non è la pelle dei neri ma l’anima stronza di questi repubblicani porci.

Denzel è grandissimo. Sì, un figlio di puttana con due palle di marmo. Un colosso, un mito, uno che l’ha ficcato in culo a quel burino di Russell Crowe, fottendogli l’Academy Award con la sua camminata da Alonzo di Traning Day.

Sì, mi ricordo quella cerimonia di premiazione. La vidi in diretta. Fu anche l’anno di Halle Berry, fidatevi, un pezzo di gnocca da mettere al tappeto ogni Naomi Campbell della minchia. Halle, una che schienò anche Billy Bob Thornton di Monster’s Ball con quel suo culo superbo. Un culo incantevole da morirci dentro, un culo immane dipinto da Giotto, un culo dalle perfette proporzioni geometriche, un culo irresistibile che avrebbe fatto la fortuna di Tinto Brass.

Un culo magnifico. Oddio, non fatemici pen(s)are. Allucinante.

Ma torniamo a Denzel, non perdiamoci in quel figone di Halle. Ché poi è capace che vieni deriso da Al Pacino di HeatCi sei voluto entrare e ci sei rimasto!

Denzel è l’erede di Sidney Poitier. Un altro bell’uccellone. Sì, in Indovina chi viene a cena?, Sidney, con un’invidiabile faccia di bronzo, si presenta a casa dei coniugi Spencer Tracy e Katharine Hepburn, per chiedere la mano e anche qualcos’altro della loro figlioletta.

Spencer Tracy, nonostante la diffidenza iniziale e i suoi pregiudizi razzisti, capisce che sua figlia ama quell’uomo. E questo “strano” accoppiamento ha da farsi perché questi due ragazzi sono esseri speciali.

Sì, Spencer voleva il bene della figlia. Altrimenti sarebbe cresciuta malissimo, guardando i porno con Lexington Steele e sarebbe diventata Julianne Moore di Lontano dal paradiso.

Ma sì, Julianne, lascia questo pavone di Dennis Quaid a Santa Auzina. Una non tanto santarellina.

Lascia che Dennis vada a zoccole. No, non mandare la tua vita a puttane, Julianne, che te ne fai di un troione quando desideri solo un grosso nerone?

Sì, Julianne Moore è un’altra che ti arrostisce. Ma secondo me è troppo pallida. Questa rossa lentigginosa ha bisogno di un Denzel Washington che le doni un colorito, diciamo, più roseo.

Sì, Denzel è uno che può soddisfare anche la più repressa frigida timorata di Dio. Di fronte a un Washington, anche la compianta Rita Levi-Montalcini avrebbe perso i neroni, no, i neuroni. Ah ah!

 

Ma quali sono le migliori performance di questo maschio enorme?

Lasciamo stare Glory e anche Gloria di Umberto Tozzi.

 

Manchi tu nell’aria

Manchi come il sale 

Manchi più del sole

Sciogli questa neve 

Che soffoca il mio petto

T’aspetto Gloria

Eh sì, a Margot Robbie di The Wolf of Wall Street non serviva un Leonardo. Ma un Man on Fire.

Che cazzo vuole questa Margot? Il divorzio? Ma che ha da sbraitare questa gallina? È solo Molto rumore per nulla. Chiamate Malcolm X e fatele capire che nella vita, anziché Leo, poteva incontrare anche Tom Hanks di Philadelphia. Non le va a genio, Leo? Ah, ma pretende troppo costei. Vuole i soldi, i gioielli, la Porsche e pure i figli. Che si fotta!

Sì, Denzel ha una marcia in più, Il tocco del male da uomo He Got Game.

Denzel è uno che vola alto. Chiedetelo a quell’altra mignotta di Kelly Reilly di Flight. Prima si drogava, poi incontra Denzel. Lui continua a ubriacarsi ma, con Denzel, un cane sciolto, Kelly faceva la gattina. Eh sì.

Sì, Kelly lo molla ma ora soffre pene d’amore. Denzel le fu Inside Man, perché Denzel è un amatore straordinario. E lo sa Viola Davis di Barriere. Che, alla fine di ogni notte, con lui sorride e grida evviva Il sapore della vittoria – Uniti si vince.

E questa scena è un capolavoro!

E a proposito di football e Barriere varie, com’è la scena finale de Lo chiamavano Bulldozer?

Quando dal nulla quella montagna di Bud Spencer riappare come per miracolo e distrugge il merdoso che sbianca?

Sì, a me piacciono le bambinate così come agl’imbecilli piacciono le porcate.

 


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Barriere

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di Stefano Falotico

Che batosta devastante, per tutti noi, persone normali, questa legge sul Copyright


20 Sep

Essi vivono Philadelphia Hanks
Sì, lo scorso, recentissimo 12 Settembre, il Parlamento Europeo ha approvato questa bacata, campatissima per aria legge sul Copyright.

E, stamattina, ho ricevuto una spiacevole sorpresa. Il caporedattore di uno dei siti di Cinema a cui stavo, con enorme energia e prodiga diligenza, collaborando, allestendo news sui film in lavorazione, è giunto alla conclusione che il sito chiuderà fra pochi giorni.

 

Buongiorno ragazzi,

intanto vorrei ringraziarvi per il lavoro svolto con JN, per l’impegno e l’entusiasmo con cui vi siete dedicati a questo progetto.

Purtroppo, nonostante tutta la nostra buona volontà non siamo riusciti a dare a JN quel tocco che ci permettesse di posizionarci in maniera competitiva sul mercato, sicuramente troppo saturo!

La recente legge sul copyright non aiuta di certo i progetti come JN, e credo che purtroppo in un futuro molto breve molti siti saranno costretti a chiudere.

Non è stato per niente facile giungere a questa decisione e mi dispiace molto comunicarvi che la nostra bella avventura con JN giunge al termine.

Tutti i pagamenti verranno effettuati a fine mese, momento in cui il sito verrà chiuso.

È stato un piacere per noi avere la vostra collaborazione e percorrere assieme a voi questo breve tragitto.
Auguro ad ognuno di voi un futuro colmo di bei progetti e che i vostri sogni possano diventare realtà
.

 

Questa dicasi, platealmente, mazzata. Innanzitutto, non guadagnavo tantissimo con le mie quotidiane collaborazioni, ma erano quei piccoli soldi in più che mi permettevano di sbarcare il lunario. Quel paio di centinaia di Euro che fanno la differenza fra vivere e morire.

Poi, m’inorgogliva prestare le mie conoscenze al servizio degli appassionati di Cinema. Che ne fruivano e potevano essere ogni giorno informati.

E infine mi faceva curriculum. Adesso che il sito chiuderà, l’intero archivio di notizie e post, in un nanosecondo scomparirà, come se non fosse mai esistito.

Sì, ho salvato tutto in un pregevole doc Word, ma non potrò mai attestare questo mio lavoro in termine visivo-pratici.

 

Articolo 13: il super filtro preventivo del cazzo

Se venisse approvata la nuova direttiva le piattaforme online sarebbero legalmente obbligate ad applicare un controllo preventivo su tutto il materiale pubblicato dagli utenti, in modo da bloccare tutti i contenuti coperti da diritto d’autore. Si tratta di un sistema molto simile al Content ID di YouTube, un algoritmo che consulta un enorme database contenente tutte le tracce audio e video protette da Copyright e blocca in modo preventivo il loro utilizzo senza autorizzazione.

YouTube e Google, ma anche Facebook e altre compagnie simili, possono permettersi i costi di una tale infrastruttura ma le piccole imprese ne uscirebbero estremante svantaggiate e, a seguito di un’inadempienza, potrebbero essere divorate dalle cause legali e dalle sanzioni che ogni stato dovrebbe applicare per ciascuna violazione della direttiva.

Tale sistema di filtri preventivi non è del tutto irrealizzabile ma va ad azzoppare qualsiasi piattaforma online che non abbia le risorse per implementarli, andando quindi a trasformare Internet in un mercato monopolizzato dai grandi player del mercato che hanno le potenzialità per ottemperare alle direttiva. Inoltre tale controllo andrebbe a violare i principi di libera circolazione delle informazioni o della satira, applicando una forma di censura anche ai semplici fotomontaggi a sfondo umoristico e meme.

 

Wikipedia e i grandi, aziendali siti d’informazioni non saranno scalfiti da questa legge ma i piccoli “imprenditori”, le persone normali, che si erano magnificamente illuse di diffondere cultura con passione sincera, hanno preso una tremenda botta alla testa.

D’ora in poi, bisognerà stare attentissimi a inserire immagini, anche di film, che non siano coperte da Copyright e a fare le giuste citazioni, senza estrapolare più del dovuto.

Al solito, noi ne paghiamo le conseguenze, per colpa di quegl’imbecilli, creatori di fake news, che hanno indotto il Parlamento Europeo a questa radicale decisione tremenda.

 

Comunque, io sono sempre attentissimo nei miei libri, come il mio ultimo su Carpenter a non incappare nel fottuto Copyright. Infatti, la copertina, dietro miei precisi suggerimenti, mi è stata realizzata da una grafica. Se avessi utilizzato i fotogrammi dei film esposti, mi sarebbe giunta un’immensa sanzione penale e avrei dovuto ripubblicare il libro, rifacendo la copertina.

 

Insomma, non siamo figli di Berlusconi.

Ah sì, tu sei un giovane regista. E nel tuo film vuoi inserire una canzone di Eric Clapton? Sì, allora il tuo film lo vedranno solo i tuoi parenti e i tuoi amici più stretti perché, se non hai pagato un fottio di dollaroni a Clapton, la canzone te la ficchi in culo.

E, se vuoi proprio inserire una canzone nel tuo film, devi affidarti al cantante-barbone di strada ché, se gli dai tre Euro, forse ti concederà l’utilizzo del suo “hit” meraviglioso. Col mandolino e la sua voce roca identica, ah ah, a quella di Tom Waits!

In realtà, il Copyright è sempre esistito. E l’esempio delle mie copertine e di Clapton è stata un’iperbole.

Ma con quest’altra legge sarà ancora peggio.

Morale dell’inculata: se non sei nessuno, la scalata sarà durissima. Irta e pericolosa.

Se invece sei figlio di Agnelli, non avrai bisogno di andare da uno psicologo.

Eh sì. Sei figlio di Agnelli? Sai quante “agnelline” che ti fanno ridere da mattina a sera.

 

Christopher Nolan è un genio? No, non lo è. E, anche se lo fosse, ha anche i soldi per esserlo.

 

Potremmo tutti godercela, questa vita. Ma la piccineria di molta gente, le regole assurde non ce lo permettono. Ma noi combattiamo.

 

 

di Stefano Falotico

Nel giorno della morte di Jonathan Demme, rimembro gli altrui silence of the lambs


26 Apr

Io sono il creatore del libro Il fascino e la seduzione della solitudine, in vendita su lulu.com, libro incensato di lodi da chi ha avuto l’ardire di “addentarlo”, addivenendo a quello che per me è un piacere inequivocabile, lo stare soli, ed essere nella solitudine più solido. Non però di culo parato. Ma non mi considero un Buffalo Bill, sebbene la malignità di certa gente abbia voluto in passato affibbiarmi questa oscena patente. Però conservo, nella mia integrità psichica inalienabile, ripeto, il piacere innocuo, quanto mai innocente, di preferire la compagnia del mio lupo alle false compagnie ove ci si giudica per le fighe che si collezionano e per altri “gingilli” carnali di dubbio g(i)usto. Nella solitudine rinsaldo me stesso, steso certo, forse anche a primavera cervo, scrivendo opere come Il cadavere di Dracula, libro in vendita sulle maggiori catene librarie online e non solo… lib(e)ro attorniato da altri, lo dico con orgoglio, miei capolavori letterari.

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Nelle mie “compressioni”, anche talvolta compresse, nella generale incomprensione, sempre più mi comprimo, no, volevo dire comprendo. Parlando con me stesso in onore della follia più brillante di venustà e libera, con molti lib(e)ri a me (af)fini, da schemi logoranti del pen(s)ar comune. La socialità l’ho sempre reputata imputante di puttanesimo, un costringersi, dunque costiparsi, in laidi compromessi per vendere la propria anima e barattarla al mercimonio collettivo ove il “valore” dominante è la “forza” dell’uccello e delle virilità più ripugnanti e schifose.

E se non lo sapete ve lo dico io. Nel 2010, Jonathan Demme era molto vicino a dirigere Honeymoon with Harry ma se ne farà qualcosa con Nick Cassavetes, figlio di John, specialista in elaborazioni del lutto e non.

Questo per dire che nonostante alcuni psichiatri della mutua, non alla Hannibal Lecter, abbian cercato di soffocare la mia natura bellissima e congiunta al cantico delle creature, rimango unicamente un Falotico… che avercene, dotato d’intelletto sensibile e fortunatamente non demente senile come molti giovani cazzoni e “cazzuti”.

In buona sostanza, comprate il mio Il cavaliere di Berlino. E vogliatene tutti.

 

Voglio concludere con una stronzata. Io sono un gelato all’italiana, nel senso che non lo “do” alle italiche, rimanendo in bianco e “al freddo”, ma non sono un caldo all’africana nonostante sia quasi estate. Nel senso, anche sen(n)o, che non vado con le negre. Ma, soprattutto e anche sopra di lei, d’estate ci sta? Ci sta tutto, anche essere e non essere come me. Mica come te. Tiè. Sì, il tè, beviamoci un Estathé.

di Stefano Falotico

PHILADELPHIA, Jonathan Demme directs Denzel Washington, 1993

PHILADELPHIA, Jonathan Demme directs Denzel Washington, 1993

I 60 anni di Tom Hanks, omaggio alla Forrest Gump


10 Jul

Ieri, Tom ha compiuto sessanta primavere. Ieri, mi sembra, non ricordo bene. Può darsi che fosse invece due giorni fa. Fatto sta che 60 sono, giorno più giorno meno.

Ecco, Forrest parla così:

provo spesso a vedere il mondo con gli occhi dei bambini, ma loro sono più grandi di me e non ci comprendiamo. Al che, preparo loro una torta ma me la tirano in faccia.

State lontani dalle ammiratrici che vi mirano. Quelle voglion solo fra le gambe la mirra! Sono miranti, non ammiranti. Né mirabili.

Il mondo si divide in due categorie indiscutibili. Nella terza ci sono io.

 

Più che Gump, sembra Falotico, ma è un Tom di doppio mento e anche doppia mente.
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di Stefano FaloticoTom+Hanks+Inferno+Press+Conference+Marina+KH8UCvG3aCXl

 

Il Cinema della discriminazione


25 Apr

Prefazione adirata a dover di cronaca “nera”

Qualche mese fa, in seguito a giuste e sacrosante dimissioni da un centro di salute mentale (termine che abolirei in quanto aborro già l’intentar l’aberrazione dell’“igiene” al cervello, roba che inorridirebbe Stanley Kubrick del più Christopher Nolan memento), qualcuno, non si sa chi…, piglia su la cornetta e telefona a un “egregio” neuropsichiatra con tanto di “lode”. Secondo me, e qui son Paul Vitti di Terapia e pallottole, l’amico del giaguaro che potrebbe essere l’“indagato” di presunto reato, tale “spiccato” medico “legale” infatti l’ha combinata “bella”, cioè sporchissima.
E gli sta come un vestitino nuovo.

In seguito a violenze psicologiche reiterate, dopo anni di dibattiti in tribunale molto appurate, aveva considerato quasi “infermo” il sano, pregiudicandolo di “socialmente pericoloso” e invece scagionando, ad adduzione (addizione?) di sintomi deliranti causa stress emotivo non collegabile alle offese ricevute e non “attestate” di prove,  le ragioni del fittizio, ma per lui “realissima” di “distacco” percettivo d’allucinazione e “voci”, decadimento psichico, sempre a suo dire (anche ardere inquisitorio…), non da imputare a un lestofante criminale che, dopo doverose “analisi”, è stato invece scoperto e causa del suo male nel pianger se stesso d’irreversibile specchio-anima traditrice (e)rotta.

– Pronto?
– Sa chi sono?
– No, non realizzo…
– Ma come? Lei è velocissimo d’intuito infallibile!
– Ah, adesso ricordo.
– Lei non vuole essere radiato dall’albo, vero?
– A che vuol alludere?
– Alla “malattia” metasifica della Luna. Secondo Lei, ero un lupo, anzi un licantropo, spauracchio con cui, nel Medioevo, additavano in modo eufemistico, ammantandoli di leggenda “favolistica”, gli “schizofrenici”.
La prego di controllare su ibs.it i libri (retro)attivi che le ho infilato di crisi di nervi alle sue cervella, con composto calmante a scalmanato (pre)giudicare. Predicato verbale! Non predichi!
Sa che potrebbe perdere il “privilegio” di “operare” sulla sua collega “apprendista”, la quale si “prostra”, servilissima, a cogliere ogni suo “fallo” per far… carriera?
– Non la capisco.
– La questione è semplice. Lei aveva accusato un savio che s’è dovuto sottoporre ai suoi “trattamenti”, quando invece il matto era proprio l’altro.

Questo le pare giusto?

– Eh, ma ci voleva Tempo per capirlo.
– Certo, comprendo. La macchina burocratica è molto lenta quando c’è da risarcire e molto svelta quando c’è da “decurtare”. Bisogna trovare una soluzione che zittisca il fattaccio. Spararle al volo.

Ora, mi stavo chiedendo… Vuole un “interrogatorio” formato quiz?

– Di che si tratta?
– Domanda uno: col suo “potere” mentale quante troione riesce ad abbindolare impotentemente di depot? Sono anche sue nipoti?
Domanda due: se non abbindola un genio, il genio potrebbe “introiettare” la sua “sperpicacia” da cacciator di “streghe” e stregarla in una morsa “stringata?”. Domanda tre: se due più due fa quattro, perché “lei” non ha considerato che non c’è due senza uno? Ricominciamo daccapo. Mi spiego meglio.

Lei è uno stronzo di “facciata” o ci fa a prender per fesso con la sua “faccina?”.

Non si sfacchini, la manderò in carcere di sicurezza così dei neri la “sfiancheranno” di “sedazione” al sedere, mio “culone”.

Ci sta?

– La denuncio!

– Sì, sì, certo, vai a dar via il culo. Mi pare la psichiatria migliore per sal(i)varsi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

E lo sottoscrivo. Basta coi sottobanchi e il branco!

Basta col tuo camice bianco! Camicia di forza e alziamo i calici!

  1. Philadelphia (1993)
  2. Sorvegliato speciale (1989)
  3. L’isola dell’ingiustizia. Alcatraz (1995)
  4. Il miglio verde (1999)
  5. Fino a prova contraria (1999)
  6. Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male (1998)
  7. Le ali della libertà (1994)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)