Sì, da tempo immemorabile son afflitto da una sindrome ineludibile.
Così come Bob De Niro non può cancellare il suo neo dalla guancia, particolare segno distintivo della sua atipica bellezza anomala, differente dai canoni classici e dai mascelloni alla Brad Pitt e Ronn Moss, io non posso disincagliarmi dalla mia espressione imbattibile.
Mio cavallo di battaglia infrangibile. Posso provare a imitare Johnny Depp e la somiglianza, sì, c’è. Indubbiamente. Eppure sono anche simile ad Al Pacino e, appunto, a De Niro.
Attori più malinconici e meno freak rispetto al ribaldo Johnny.
Posso fare il comico, spesso lo sono per mia natura imbarazzante e sfacciata, ecco. Ma non convinco appieno nella parte “mostruosamente ridicola” di Benigni. Sguardi ben attenti intuiscono, al mio terzo aggrottar la fronte, a basamento di un naso pronunciato e aquilino, che Tim Roth mi fa un baffo. Sì, sovente mi lascio crescere i baffi poiché, se la donna baffuta è sempre piaciuta, D’Artagnan fa più vintage, più uomo d’antan. Forse d’annata. Come il vino stagionato, più passa il tempo e più divento prelibato per bocche buone. Quelle alcoliche d’amore rosé di donne osé e ipercaloriche in tutti i sensi. Delle ottime assaggiatrici, non so se massaggiatrici, sicuramente stiratrici e grandi attrici. Sì, con me, Meg Ryan di Harry ti presento Sally è sostanzialmente amatoriale nel suo orgasmo simulato. Con me, le donne sanno spingersi a finzioni ben più esagerate. Che audacia! Grida spropositate, platealmente finte e fottutamente stronze. Urlano come delle pazze… e che cazzo! Per forza, non gliela fo, come dicono in Toscana, manco se mi tirano i capelli e le orecchie. Eppur, tiranti, vibranti e cazzeggianti vanno i nervi a fior di pelle nei loro for(n)i di tante palle… ficcanti che mi raccontano per non farmi incazzare in maniera sbraitante. Sì, come mi prendono per il culo le donne, nemmeno Casanova. Quello se ne fotteva e, per consolarsi, anziché ovulare le galline spennacchiate, si cucinava delle uova al tegamino, cantando nello spiazzo della sua terrazza che affacciava al Canal Grande. Poiché lui prendeva due piccioncine con una fava di Fuca e ed era perennemente fucker d’una fica merdosa con cui sognava lo sfogo iroso, eppur si ammalò di scolo ondoso e odioso. Ah, poveri miei bavosi.
Ah ah. Come sono autoironico. Farò la fine di Sean Connery. Chissà!? Anni fa ne ero convinto. Stavo perdendo i capelli. Ne perdevo a ciocche. Adesso son ricresciute e al massimo sarò come Nicolas Cage. Un uomo The Rock su stempiatura d.o.c.
Un vero man da stress da vampiro. Sì, a me è successa la stessa cos(ci)a. Dopo aver fatto l’amore con una gnocca come Jennifer Beals, sì, era indubbiamente bella colei a cui diedi piacevolmente del tu e fai tu ché è meglio così, mi sveglio in piena notte di soprassalto, devastato da languori affamati mai visti e mi ficco in gola degli scarafaggi. Pappandomeli con tanto di volto schifato da puro Scarface. Non sarò mai Alain Delon ma sono bassino quanto lui. Non sarò Liam Neeson per la ragione contraria. Liam è stato l’eroe della serie Taken. Di mio, non ho intenti vendicativi bollenti ma ho solo voglia di quella cosa viola con cui l’uccello vola? Macché, ardo dentro, mi fanno gola, ah che acquolina, i ravioli al vapore roventi, ordinati alla rosticceria cinese, splendida carne abbrustolita del mio pollo fritto al limone per una via oramai take away. Eppur conservo il viso roccioso di Clint Eastwood con tanto di foto simile ai suoi loghi della Malpaso e Warner Bros nei titoli di testa dei suoi capolavori crepuscolari. Color crema e nocciola tendente al noir, marrone tendente all’uomo duro che fa venire due marroni di ferro, bianco lattiginoso su neri, no, nei sparsi lungo tutto il mio corpo su carnagione chiara da cowboy del Texas e uno sfrontato cavaliere pallido del mio cianotico esser spietato. Soprattutto verso me stesso. Insomma, le ho tutte. Una testa di cazzo molto The Mule. E dire che scopai anche una mula e poi una mulatta quando ancora avevo i denti da latte. Datemi quella stalla, no, stella di lattea e fatemi sceriffo. Siatemi stalloni, spaccatemi il grugno e avrò anche il labbro pendulo e affascinante di Sylvester.
di Stefano Falotico